scarica file

LA MALASANITA’ NON DIPENDE DAI MEDICI
I CITTADINI DEVONO SAPERE COME STANNO LE COSE E COSA LI ASPETTA
Cari cittadini, da tempo si parla di sanità come uno dei mali italiani e i cittadini e l’opinione
pubblica identifi cano sempre più spesso gli stessi medici e gli operatori sanitari negli autori dello
sfascio. Al contrario di quello che vi viene raccontato, però, sono le scelte politiche nazionali e
regionali fatte dai governi che si sono succeduti in questi anni ad aver causato l’attuale situazione
della Sanità che è sotto gli occhi di tutti.
Basta ricordare quanto è avvenuto con i ticket: prima li hanno tolti, poi li hanno reinseriti, e adesso
hanno raggiunto dei livelli tali che molte famiglie non riescono nemmeno ad accedere alle
cure di cui necessitano per i prezzi troppo elevati delle prestazioni.
Sappiate che l’Italia è l’unico paese europeo in cui oltre il 20% del totale del costo della sanità è
direttamente coperto dai privati cittadini. Le scelte a dir poco dubbie operate dai diversi governi
hanno infl uito pesantemente sul funzionamento delle organizzazioni sanitarie senza intervenire
sulle reali cause di spreco e di ineffi cienza. Stiamo assistendo allo stravolgimento di fatto di
un modello di sanità che fi no a oggi ha garantito la tutela dei bisogni di salute di tutti, senza che
nessuno sappia prevederne tutte le conseguenze.
Quella che credete essere scarsa attenzione nei vostri confronti è solo il frutto di una progressiva
riduzione degli organici, dell’imposizione di turni massacranti, della precarizzazione dei
professionisti e della pesante interferenza della politica nelle scelte
manageriali e sulle scelte dei vertici delle ASL per soli meriti politici: tutte cose che impattano
negativamente sulla qualità dei servizi che vi offriamo e che non possono quindi essere all’altezza
di quello che chiedete e di cui avete bisogno e diritto.
Noi operatori sanitari ci rendiamo conto di questo malcontento diffuso e siamo colpiti dalla vostra
crescente ostilità nei nostri confronti. Noi vi comprendiamo, ma allo stesso tempo siamo
scoraggiati, perché la nostra vocazione, il nostro operato, la nostra funzione e il nostro ruolo
vengono messi in discussione. E’ per questo che vogliamo condividere con voi queste
considerazioni
e informarvi su quello che vi aspetta, non per causa nostra:
-Dovete sapere che quando sarete ricoverati nei tanto pubblicizzati “reparti a gestione
infermieristica” non ci sarà il medico che ogni giorno vi sottoporrà alla visita e controllerà il vostro
stato
di salute. Questi reparti si propongono come un modo alternativo alla
degenza classica ospedaliera per pazienti impropriamente defi niti “a carattere post e sub-acuto”,
ma il medico in realtà non c’è.
-Dovete essere al corrente che quando andate nelle “Case della salute” non si sa chi vi prende in
carico. Chi è il responsabile del percorso diagnostico e terapeutico a cui dovete essere
sottoposti.
-Dovete sapere perché quando andate nei pronto soccorso trovate fi le immense e, se venite
ricoverati in osservazione, passano giorni prima che troviate un posto letto. La risposta è: perché
mancano i posti letto per accogliervi negli ospedali.
-Dovete poi sapere cosa succede alla provetta che contiene il vostro sangue quando vi recate a
fare delle analisi nelle strutture pubbliche in alcune asl di Roma. La vostra provetta viaggerà
per chilometri prima di arrivare al centro dove sarà esaminata. Questo a
causa della discutibile riorganizzazione della rete dei laboratori pubblici operata dal governo
regionale, che vi costringerà sempre più a recarvi nel privato invece che nel pubblico.
-Dovete sapere che sarà ridimensionata l’assistenza farmaceutica rendendo più diffi cile l’accesso
ai farmaci indispensabili e la lotta agli sprechi e che anche l’assistenza psicologica sta
progressivamente sparendo.
-Dovete sapere che sarà ridimensionata la prevenzione, quindi il contrasto dei pericoli derivanti
dalle aggressioni infettive e inquinanti ambientali e dai fattori di rischio causati da errati stili
di vita e disordini alimentari.
Cari cittadini, ci trovate ogni giorno al nostro posto, pur con tutte le inadeguatezze del sistema,
mentre cerchiamo di dare “in scienza e coscienza” tutte le risposte che possiamo ai vostri
bisogni di salute, tentando di rinnovare la passione per un lavoro insostituibile, che vorremmo fare
con la serenità che oggi purtroppo manca.
I Segretari Regionali delle Organizzazioni Sindacali della Dirigenza Medica, Sanitaria e
Amministrativa
AAROI EMAC – Dott. Quirino Piacevoli
ANPO ASCOTI FIALS MEDICI - Dott. Domenico Carnì
CIMO - Dott. Giuseppe Lavra
CIMO Settore Specifi co CoSiPS - Dott. Ernesto Cappellano
CISL Medici – Dott. Luciano Cifaldi
FASSID Area AIPAC - Dott.ssa Alessandra Di Tullio
FASSID Area AUPI – Dott. Giuseppe Inneo
FASSID Area SIMET – Dott. Enrico Di Rosa
FASSID Area SINAFO – Dott.ssa Luisa Paese
FASSID Area SNR – Dott. Stefano Canitano
FEDIR SANITA’ - Dott.ssa Elisa Petrone
UGL Medici – Dott. Eugenio de Werra
AVVISO A PAGAMENTO
Commento lettera aperta ai cittadini: "La malasanità non dipende dai medici". Ecco i pareri di
Lavra, Cappellano e Di Tullio Roma, 19 nov. - Pubblicata su "Il Messaggero" di sabato scorso una
lettera aperta ai cittadini del Lazio sulla malasanità nella regione, sottoscritta da numerose sigle
sindacali di medici. Una vera e propria denuncia della situazione della Sanità laziale, di cui i medici
si sentono vittime e non certo responsabili. Per i firmatari, infatti, si tratta di una situazione che sta
portando allo stravolgimento di un modello di assistenza sanitaria che fino a ora aveva garantito la
tutela dei bisogni di salute di tutti, con la conseguenza di generare carenze e inefficienze di
prestazioni, nonché tensioni sociali. Con la lettera, i camici bianchi prendono atto del crescente
malcontento dei cittadini e sottolineano di comprendere le ragioni della crescente ostilità verso la
categoria. Malcontento e ostilità che però devono tenere in considerazione la progressiva
riduzione degli organici, l'imposizione di turni di lavoro insostenibili, la precarizzazione dei
professionisti che la categoria dei medici ormai subisce da tempo: tutto ciò è fonte di gravi criticità
e mette l'intero sistema a rischio di casi di malasanità, non direttamente imputabili ai medici,
come sostengono le varie organizzazioni sindacali. "I medici del Lazio- commenta Giuseppe Lavra,
segretario generale Cimo Lazio- sono preoccupati ed amareggiati per la programmazione del
Servizio Sanitario Regionale che si sta attuando con gli atti aziendali in corso di adozione, in quanto
si stanno 'asfaltando' i Servizi a produzione diretta per creare apparati ipertrofici di supporto
burocratico in gran parte non utili per i cittadini. Inoltre i medici si sentono ingiustamente
maltrattati e umiliati dalle innovazioni organizzative fallimentari che si stanno prospettando in
alcune aziende sanitarie". E cosa succede alla prevenzione? A spiegarlo è Ernesto Cappellano,
coordinatore COSIPS (Coordinamento Sindacale Professionisti della Sanità): "Succede che le
aziende sanitarie negli atti aziendali fino a ora prodotti, hanno previsto il ridimensionamento dei
servizi medici che attualmente garantiscono la sicurezza alimentare e nutrizionale (SIAN) previsti
da precise disposizioni di legge per trasformarli in Strutture Semplici e accorparli in modo illogico e
innaturale con Servizi Veterinari che hanno invece come mandato la sorveglianza degli alimenti di
origine animale. Le competenze di medici e veterinari sono molto diverse e derivano da specifici
percorsi formativi universitari che non possono essere stravolti con un atto organizzativo locale.
L'illogicità è tanto più marcata quando con la motivazione di risparmiare vengono soppressi servizi
essenziali che garantiscono i controlli per la sicurezza degli alimenti, delle acque potabili e la
sorveglianza nutrizionale per la prevenzione delle malattie legate a una non corretta
alimentazione, ma le corrispondenti le risorse vengono invece dirottate verso la proliferazione di
Servizi amministrativi e di supporto". Intanto la Regione Lazio con l'emanazione del DCA 219/2014
ha deciso di procedere ad una ulteriore fase di "riorganizzazione, razionalizzazione e
consolidamento delle attività di laboratori analisi pubblici, attraverso l'adozione di un nuovo
modello basato sulla centralizzazione delle attività in un numero ridotto di strutture di elevata
capacità produttiva", collegate in rete informatizzata, individuando 8 Hub, di dimensioni anche
"sovraprovinciali o interaziendali" (incaricati di svolgere l'attività analitica cosiddetta complessa e
specialistica -7/8 milioni di esami ciascuno)nonché di compiti di coordinamento e gestione delle
risorse di personale, gestione centralizzata delle risorse strumentali e dei sistemi macchinareagenti, disattivando 34 laboratori pubblici di Analisi, di cui 16 collocati all'interno di Asl e 18
all'interno di AO/AOU. Questo il commento di Alessandra Di Tullio, Coordinatore nazionale FASSID:
"Tutto ciò è accaduto senza nessun confronto con le categorie interessate(associazioni degli
assistiti e OO.SS. del personale)e smentendo clamorosamente quanto deliberato nella
1040/2007,cardine del processo di consolidamento già avviato o completato dalla maggior parte
delle Aziende regionali ,in cui si ribadiva infatti l'esigenza di escludere la creazione di 'mega laboratori', promuovendo l'integrazione tra clinica e laboratorio, e 'considerando come rischio
proporzionalmente crescente di inappropriatezza l'eccessivo distacco della sede di produzione del
dato da quella della domanda clinica'. Gli Hub invece risultano per la maggioranza previsti presso
le sedi di Ospedali dell'ambito territoriale della città di Roma, qui dovranno quindi confluire sia il
personale che i campioni da analizzare da ampie zone, anche di montagna, della Regione Lazio,
con tempi di percorrenza di distanze elevate, in alcuni casi anche superiori agli 80 chilometri.
Appare evidente il possibile danno non solo per l'utenza, ma anche per il personale dipendente.
Non risultano poi minimamente quantificati in termine economici i benefici che deriveranno da
tale accentramento in relazione agli obiettivi finanziari del piano di rientro,al netto degli inevitabili
ingentissimi costi (anche questi non indicati) necessari alla realizzazione delle 8 previste megastrutture( a discapito di strutture già esistenti e ben funzionanti e vanificandosi così in diversi casi
gli investimenti pubblici già realizzati per l'accorpamento di laboratori aziendali in laboratori
'Core'), all'allestimento della necessaria rete informatica e di trasporto dei campioni".