Trattamento integrato nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e coinvolgimento dei familiari: un caso clinico Prosperini P. &,Gambaro E. &,Chieppa N. &,Binda V. &,Biroli G. ,Gramaglia C. #,Zeppegno P. &# & SC Psichiatria AOU Novara (NO) - # UPO “A.Avogadro” Novara (NO) - SC Dietologia AOU Novara (NO) Introduzione: La letteratura nazionale ed internazionale concorda ormai nell’indispensabilità di un approccio interdisciplinare integrato per il trattamento dei DCA. Il caso che vi andremo a presentare è il buon esito ottenuto con un intervento integrato in un quadro di Anoressia Purging gravissimo (BMI 9.1) in cui hanno collaborato figure professionali diverse (internisti, nutrizionisti, psichiatri, dietisti) appartenenti a strutture di cura differenti ma che hanno mantenuto una strategia terapeutica comune finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Emanuela, 43 anni, lotta contro l’anoressia fin dalla prima adolescenza. Sposata con due figlie, dopo la nascita della secondogenita ha raggiunto la consapevolezza di malattia e ha iniziato un lungo percorso di cura presso diversi specialisti pubblici e privati. Nonostante i vari tentativi di trattamento attraverso numerosi ricoveri sia in regime di Day Hospital che in altre strutture riabilitative specializzate, si è assistito ad un progressivo aggravamento con compromissione del suo funzionamento personale, sociale, lavorativo e soprattutto familiare (VGF 35) e conseguente separazione dal coniuge e allontanamento da casa per rifiuto da parte delle figlie. Metodologia: Si è proceduto con un lavoro di equipe multidisciplinare strutturata sul caso e appartenente a servizi diversi e composta da uno psichiatra, uno psicoterapeuta, uno psicoterapeuta della famiglia, un nutrizionista ed una dietista. Risultati: Nell’arco di 12 mesi, due trascorsi in SC Psichiatria, quattro in Casa di Cura specializzata e sei in Comunità Terapeuta per DCA, si è assistito ad un progressivo miglioramento del quadro psicopatologico ed organico complessivo con recupero ponderale (BMI 21.4), funzionale personale, sociale e familiare pressoché completo e stabilizzazione dei risultati ottenuti (VGF 90). Conclusioni: Il costante lavoro di equipe strutturato, con coinvolgimento dei familiari, ha consentito l’interruzione delle modalità manipolatorie proprie del disturbo, il buon controllo della sintomatologia ansioso depressiva e dismorfofobica, la regolarizzazione dei pasti ed il ritorno all’interno del nucleo familiare acquisito.
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