ANALISI NUMERO 20 - MARZO 2014 LE PATOLOGIE VALVOLARI ANALISI DELL'ATTIVITÀ DI RICOVERO, DELLA MOBILITÀ OSPEDALIERA, DELLA COMPLESSITÀ ORGANIZZATIVA E DELL'APPROPRIATEZZA PROFESSIONALE CENTRO STUDI • Valeria Glorioso • Giulia Mori Centro Studi Assobiomedica - CSA Centro Studi Assobiomedica - CSA Centro studi intitolato a Ernesto Veronesi Direttore: Paolo Gazzaniga INDICE INTRODUZIONE3 OBIETTIVI5 DATI, VARIABILI E METODI 7 1. DATI 7 2. S ELEZIONE DEL CAMPIONE 9 3. VARIABILI 11 4. M ETODI 14 DESCRIZIONE GENERALE DELL’ATTIVITÀ DI RICOVERO 16 1. OSPEDALIZZAZIONI16 2. MODALITÀ DI DIMISSIONE MOBILITÀ OSPEDALIERA 20 25 1. INDICATORI DI MOBILITÀ 25 2. I NDICATORI ECONOMICI 32 3. I FATTORI DI ETEROGENEITÀ 35 COMPLESSITÀ E APPROPRIATEZZA 37 1. COMPLESSITÀ ORGANIZZATIVA 37 2. APPROPRIATEZZA PROFESSIONALE 45 OSSERVAZIONI CONCLUSIVE 50 APPENDICE53 BIBLIOGRAFIA55 PUBBLICAZIONI DEL CENTRO STUDI ASSOBIOMEDICA 58 LE PATOLOGIE VALVOLARI INTRODUZIONE Oggi, grazie al progresso della scienza medica e al crescente miglioramento delle cure sanitarie (con particolare riferimento all’avanzamento tecnologico dei dispositivi medici e dei farmaci), nei paesi industrializzati si possono osservare un aumento della speranza di vita alla nascita e un incremento della qualità della vita rispetto a pochi decenni or sono. Tuttavia, nonostante queste misure siano indice di un diffuso sviluppo, esse comportano anche, insieme ad altri fattori, un aumento della popolazione anziana al quale è legato l’aumento della frequenza di patologie croniche tipicamente correlate all’invecchiamento. Infatti, l’invecchiamento della popolazione è generalmente accompagnato da un aumento del carico delle malattie non trasmissibili (Epicentro - Istituto superiore di sanità). Secondo le stime dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), nel 2010 il numero di persone con 65 anni o più ammontava a circa 12 milioni e duecentomila (il 20% circa della popolazione italiana). Nel rapporto "Stato di salute e prestazioni sanitarie nella popolazione anziana" del Ministero della Salute si stima che nel 2000 la popolazione anziana determinava il 37% dei ricoveri ospedalieri ordinari e il 49% delle giornate di degenza. Considerando i dati delle dimissioni ospedaliere relativi al 2010, queste percentuali variano di alcuni punti, circa il 42% dei ricoveri ospedalieri ordinari e il 39% delle giornate di degenza, mantenendo comunque tassi nazionali piuttosto alti. Inoltre, è riconosciuto in letteratura che la popolazione anziana sia più soggetta a malattie degenerative rispetto al passato (Iung et al. 2003, Nkomo et al. 2006, Ambler et al. 2005). Tra queste, le patologie valvolari rivestono un’importanza considerevole sia per l’elevata prevalenza che hanno sulla popolazione, sia per la ricaduta economica che hanno sul bilancio sanitario nazionale. Le valvulopatie, le malattie che colpiscono le valvole cardiache, sono comunemente note come patologie che rientrano tra i fattori che possono causare lo scompenso cardiaco, ossia l’incapacità del cuore di fornire sangue all’organismo in quantità adeguata che, quando non viene trattato in tempi brevi, può portare alla morte del paziente per scompenso cardiaco progressivo – nella maggior parte dei casi – e alla morte improvvisa nel 30-50% dei casi (linee guida Anmco – Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri). Le due patologie valvolari più frequenti sono la stenosi aortica e il rigurgito mitralico. La stenosi aortica, ossia il restringimento della valvola aortica, è la patologia valvolare più frequente nei paesi industrializzati, presente in maniera calcifica nel 2-7% della popolazione con più di 65 anni (Vahanian et al. 2012) e con una frequenza a livello europeo del 43,1% nella popolazione generale (Iung et al. 2003). Il rigurgito mitralico, ossia l’incontinenza della valvola mitrale, si colloca al secondo posto in Europa, con una frequenza del 33,6% (Iung et al. 2003). Queste patologie, se diagnosticate e trattate tempestivamente, possono portare a tassi eccellenti di sopravvivenza nel breve e nel lungo periodo. Infatti, i tassi di sopravvivenza a seguito di interventi per patologie valvolari garantiscono una qualità della vita soddisfacente nella popolazione affetta da tali patologie: come evidenziano Iung et al. (2007) la sopravvivenza ad un anno a seguito di intervento alla valvola aortica è del 93,2%, mentre a seguito di intervento alla valvola mitrale è del 92,8%. Gli interventi chirurgici più frequenti comportano la sostituzione e la riparazione valvolare, con l’uso di bioprotesi (derivanti da tessuti del paziente stesso, di altro essere umano o di origine animale), oppure protesi valvolari meccaniche prodotte industrialmente. La mortalità operatoria a seguito della sostituzione di valvola aortica, intervento più frequente e preferibile in caso di stenosi aortica, si aggira attualmente 3 LE PATOLOGIE VALVOLARI intorno all’1-3% nei pazienti con meno di 70 anni, mentre può salire fino al 4-8% nei pazienti più anziani (Vahanian et al. 2012). Nel caso del rigurgito mitralico, invece, è preferibile seguire una procedura di riparazione valvolare, a seguito della quale, nella popolazione trattata, emerge un tasso di mortalità perioperatoria inferiore: 2,1% rispetto al 4,3% della sostituzione valvolare (Bridgewater et al. 2011), migliorando sia la sopravvivenza che la funzione ventricolare sinistra dei pazienti e riducendo il rischio di morbilità nel lungo periodo. Inoltre, i ricoveri per questo tipo di patologie dovrebbero avvenire in strutture equipaggiate con particolari attrezzature che permettano di effettuare determinati tipi di intervento. Spesso, per questa e altre ragioni, non tutti gli interventi chirurgici per patologie valvolari avvengono nella regione di residenza del ricoverato. Questo comporta un trasferimento di risorse monetarie dalla regione di residenza del paziente verso la regione dell’istituto di ricovero. Infatti, la mobilità sanitaria interregionale rappresenta un tema importante che riguarda in special modo i DRG (Diagnosis Related Group) chirurgici anziché quelli non chirurgici. Cislaghi e Giuliani (2012), analizzando alcuni DRG sia medici sia chirurgici, mettono in evidenza che la maggioranza dei ricoveri che avvengono su distanze brevi (inferiori ai 60 minuti) tra la residenza del ricoverato e l’istituto di ricovero (ricoveri effettuati quindi prevalentemente nella regione di residenza) sono relativi a situazioni di emergenza o urgenza e sono omogenei su tutto il territorio nazionale, come nel caso del DRG 127, che raggruppa le diagnosi per insufficienza cardiaca e shock. Al contrario, più della metà dei ricoveri che avvengono in strutture che distano più di 60 minuti rispetto alla regione di residenza del ricoverato ricadono, tra gli altri, nei DRG 104 e 105 che raggruppano gli interventi alle valvole cardiache con e senza cateterismo cardiaco. 4 OBIETTIVI L’obiettivo principale del presente lavoro è migliorare la conoscenza del fenomeno dei ricoveri ospedalieri in caso di patologie valvolari, attraverso una serie di indicatori, alcuni dei quali validati a livello internazionale. Specificamente, gli aspetti di nostro interesse sono principalmente tre: • descrizione del fenomeno; • la mobilità ospedaliera; • la qualità delle prestazioni erogate. In primo luogo, nonostante si possano reperire dalla letteratura a nostra disposizione dati relativi alla prevalenza e alla mortalità legate a questo genere di patologie (Iung et al. 2007; Vahanian et al. 2012), riteniamo che sia utile, con i dati più aggiornati a nostra disposizione, fornire un quadro completo delle ospedalizzazioni in caso di patologie valvolari a livello nazionale e regionale. In secondo luogo, come evidenzia la letteratura presa in esame (Cislaghi e Giuliani 2012, Checconi 2012, Folino-Gallo e Ricciardi 2004), i ricoveri ospedalieri dei cittadini italiani possono avvenire in regioni differenti da quelle di residenza (mobilità interregionale1). Questo fenomeno può essere espressione di una carenza di strutture adeguate in determinate regioni o di insoddisfazione dei cittadini verso l’assistenza offerta dalla propria regione. Il nostro obiettivo è quello di analizzare le dimissioni con diagnosi di patologie valvolari a livello nazionale e regionale offrendo un quadro, il più possibile esauriente, della mobilità ospedaliera per formulare alcune ipotesi sui possibili fattori determinanti della mobilità sanitaria, inclusi i meccanismi di remunerazione. In terzo luogo, descrivere le modalità di erogazione delle prestazioni è importante per valutare il livello di qualità delle prestazioni ospedaliere e, quindi, per misurare la complessità organizzativa e l’appropriatezza professionale dei ricoveri esaminati. Questi indici di attività ospedaliera sono utili a valutare alcuni aspetti della qualità dell’assistenza, in particolare in un sistema di finanziamento (come quello vigente) basato sulle prestazioni erogate, che ha aumentato l’interesse verso la misurazione dell’attività ospedaliera. Il nostro obiettivo è quello di indagare il percorso assistenziale dei ricoverati con diagnosi di patologie valvolari attraverso l’analisi della durata della degenza ospedaliera e del tipo di dimissione (complessità organizzativa), del tipo di procedura o intervento effettuato (appropriatezza professionale) e della comorbilità (Vahanian et al. 2012; Cartabellotta 2009; Jung et al. 2007; Vitullo et al. 1997). 1. Con mobilità ospedaliera interregionale si indica il fenomeno dei ricoveri che avvengono presso strutture che non sono site nella regione di residenza dei pazienti, grazie alla libertà di scelta del luogo di cura che il SSN lascia ai propri cittadini. Per rispondere alla necessità di trasferire risorse monetarie verso la regione di ricovero da parte della regione di residenza del ricoverato è stato introdotto un tipo di tariffa chiamata tariffa unica convenzionale (TUC) al fine di compensare i costi dell’assistenza di quei pazienti per i quali il finanziamento pro-capite del SSN è stato attribuito ad una regione diversa da quella in cui è stata fornita la prestazione. 5 LE PATOLOGIE VALVOLARI Alla luce di questi obiettivi, l’analisi è guidata dai seguenti gruppi di interrogativi: • Qual è la prevalenza delle patologie valvolari? Qual è il tasso di mortalità (letalità ospedaliera) per questo tipo di patologie? Qual è il regime di ricovero e il tipo di struttura prevalente in caso di ricovero per questo tipo di patologie? • Qual è la percentuale dei ricoveri che avvengono in regioni diverse da quella di residenza (mobilità ospedaliera sia attiva che passiva)? Qual è il saldo della mobilità ospedaliera? Quali sono i fattori che possono determinare la mobilità ospedaliera? • Come vengono impiegate le risorse nell’attività ospedaliera? Qual è la complessità organizzativa dei ricoveri presi in esame? Quali interventi o procedure vengono effettuati coerentemente con le linee giuda? Qual è la severità dei casi analizzati? 6 DATI, VARIABILI E METODI 1. DATI Per rispondere agli interrogativi specificati in precedenza, sono state utilizzate basi di dati raccolte da fonti differenti. In particolare, si tratta di dati relativi ai ricoveri ospedalieri, al tipo di struttura di ricovero, alla popolazione residente, al reddito medio comunale e alle tariffe ospedaliere. RICOVERI OSPEDALIERI Le informazioni relative ai ricoveri ospedalieri sono tratte dalla banca dati delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) riferite all’anno 2010 raccolte annualmente dal Ministero della Salute a partire dal 19912. Nelle SDO vengono raccolte tutte le informazioni essenziali alla conoscenza delle attività ospedaliere, nel rispetto della privacy dei pazienti. Le schede sono compilate dal medico che ha avuto in cura il paziente ricoverato, successivamente trasmesse alle regioni e in seguito al Ministero della Salute. Esse sono compilate obbligatoriamente a seguito di un ricovero a carico del SSN da parte di strutture pubbliche e private accreditate, mentre per le strutture private - non accreditate - non esiste l'obbligo di invio delle cartelle al Ministero della Salute, proprio perché le prestazioni ospedaliere erogate da questo tipo di strutture non sono rimborsate dal SSN. Le informazioni raccolte sono di tipo clinico e organizzativo e riguardano: diagnosi e sintomi rilevanti; interventi chirurgici; procedure diagnostico-terapeutiche; modalità di dimissione; unità operativa di ammissione e di dimissione; trasferimenti interni; ecc3. STRUTTURE SANITARIE Per le informazioni relative al tipo di struttura sanitaria è stata utilizzata una banca dati reperibile sul sito del Ministero della Salute in cui sono contenute tutte le strutture di ricovero presenti sul territorio nazionale. Da questa banca dati è stato estratto il codice per individuare il tipo di struttura. 2. D.M. del 28 dicembre 1991, Istituzione della scheda di dimissione ospedaliera (G.U. Serie Generale, n. 13 del 17 gennaio 1992). Specificatamente, la base dati SDO del 2010 è stata resa disponibile dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute al Centro Studi Assobiomedica. 3. Nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero dell’anno 2010 il Ministero della Salute riporta la distribuzione degli errori riscontrati nella compilazione delle SDO, in base al quale è possibile quantificare gli errori di rilevazione delle informazioni contenute nella base dati. Il totale di schede errate per l’anno in questione è dell’11,2%. Gli errori attribuiti ad ognuna delle variabili di nostro interesse sono i seguenti: diagnosi (principale o secondaria) errore del 0,70% e 0,60%; intervento (principale o secondario) errore del 0,09% e 0,29%; regime di ricovero errore del 0,05%; ASL e comune di residenza errore del 0,09% e 1,35%; istituto di ricovero 0,09%; modalità di dimissione 0,03%; motivo di ricovero in day hospital 0,19%; codice identificativo 0,63%. 7 LE PATOLOGIE VALVOLARI POPOLAZIONE Le informazioni sulla popolazione residente in Italia nel 2010, utilizzate per calcolare i tassi standardizzati per età e sesso, sono tratte dai dati ufficiali demografici dell’Istat. In particolare, sono stati utilizzati i dati intercensuari al 1 gennaio dell’anno 2010, ottenuti dall’Istat attraverso operazioni di ricostruzione intercensuaria (riallineando le serie della popolazione residente nel decennio 2001-2011), effettuate rispettando i vettori di popolazione per singolo anno di nascita, sesso e cittadinanza. REDDITO MEDIO A LIVELLO COMUNALE Per ottenere il reddito medio a livello comunale è stato utilizzato: a. al numeratore: i redditi imponibili ai fini delle addizionali IRPEF (valore sul quale si applica l’aliquota per determinare le addizionali regionali e comunali dovute) dei singoli comuni italiani raccolti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) dell’anno 2010, per singolo comune (ottenuti sommando l’ammontare per classi di reddito all’interno di ogni unità comunale); b. al denominatore: il totale delle frequenze per classi di reddito. 8 TARIFFARI OSPEDALIERI La tariffe associate all'episodio di ricovero sono tratte dalla banca dati del Centro Studi di Assobiomedica che raccoglie tutti gli atti normativi aggiornati al 2012 compresi quelli in vigore nel 2010 riportati nella tabella 1, secondo la regione. Da essi sono state estrapolate le tariffe associate: ai ricoveri ordinari maggiori di un giorno; ai ricoveri 0-1 giorno e diurni; ai valori soglia attribuiti ai sei DRG analizzati; e il relativo incremento pro die per i ricoveri che superano i valori soglia. Tabella 1 – Atti normativi regionali in vigore nell’anno 2010 Regione Atto normativo Abruzzo DCA_40_2009 Basilicata DCA_1035_2009 Bolzano DCP_1192_2009 Calabria DCA_12_2010 Campania DGR_1104_2009 Emilia Romagna DGR_69_2011 Friuli Venezia Giulia DGR_1535_2009 Lazio DGR_436_2007 Liguria DGR_196_2010 Lombardia DGR_10804_2009 Marche CIRCOLARE_67790_2009 Molise DGR_783_2009 Piemonte DGR_44-2139_2006 Puglia DGR_2858_2010 Sardegna DGR_9-3_2005 Sicilia DA_18_10_2007 Toscana DGR_1184_2008 Trento DGP_467_2010 Umbria DGR_298_2009 Valle D’Aosta DGR_1401_2009 Veneto DGR_916_2006 2. SELEZIONE DEL CAMPIONE In una prima fase esplorativa dello studio sono stati estratti i casi (dimissioni ospedaliere)4 di nostro interesse selezionando determinate diagnosi principali e secondarie identificate con i codici ICD-9-CM (International Classification of Diseases, 9th revision, Clinical Modification, aggiornamento 2007) associati a differenti codici DRG. 4. Per mancanza di informazioni individuali relative ai pazienti nella base dati utilizzata non è possibile, in questo studio, prendere in esame i ricoveri riconducibili a un solo paziente, potrebbero infatti esserci casi di ricoveri ripetuti per un solo paziente. Per questo motivo le nostre unità di analisi sono le dimissioni (o ricoveri) e non i pazienti. 9 LE PATOLOGIE VALVOLARI In questa fase di selezione dei casi è stata effettuata una prima estrazione dalla base dati SDO 2010 distinguendo le informazioni relative a specifici codici di diagnosi ICD-9-CM e specifici codici DRG versione 24.05 che indicano le patologie valvolari oggetto di studio6. Le operazioni svolte per estrarre le informazioni di interesse sono state le seguenti: 1. per effettuare la prima estrazione sono stati identificati i casi (dimissioni) associati a determinati codici di diagnosi ICD-9-CM (diagnosi principale e secondaria dalla 1 alla 5) e creato il sottoinsieme 1; 2. per effettuare la seconda estrazione sono stati identificati i casi (dimissioni) associati a determinati codici DRG, utilizzando come base dati il sottoinsieme 1, e creato il sottoinsieme 2; 3. infine, sono stati selezionati i casi (dimissioni) associati ai DRG più frequenti (90% della distribuzione) contenuti nel sottoinsieme 2 e creato il sottoinsieme 3. I sottoinsiemi così distinti (con le rispettive numerosità indicate nella tabella 2) sono il risultato delle tre operazioni di selezione che hanno portato al campione finale (sottoinsieme 3). Per verificare eventuali cambiamenti del fenomeno nel tempo, è stata ripetuta la stessa procedura sulla base dati SDO 2009 che è stata utilizzata come termine di confronto durante le analisi preliminari, tuttavia, a seguito di un’attenta comparazione tra le due basi di dati (SDO 2010 e SDO 2009) sono state riscontrate differenze minime (sostanzialmente e statisticamente poco significative) e, per questo motivo, si è deciso di concentrare le analisi solo sulla base più recente a nostra disposizione, relativa all’anno 2010. Pertanto, tutte le elaborazioni riportate nel presente studio, da ora in avanti, sono tratte dalla base dati SDO 2010. Tabella 2 – Numero di casi considerati nell’analisi, secondo il sottoinsieme di dati Sottoinsieme Numerosità casi 1 Codici di diagnosi (principale e secondaria dalla 1 alla 5) selezionati 430.443 2 Codici DRG selezionati 244.414 3 Codici DRG più frequenti 218.143 Fonte: elaborazione Centro Studi Assobiomedica (CSA) su dati tratti da SDO 2010. 5. La versione attualmente utilizzata è la 24.0, in vigore dal 1 gennaio 2009 come stabilito dal D.M. del 18 dicembre 2008. 6. L’elenco dettagliato dei codici ICD-9-CM e DRG utilizzati in questa fase è riportato in appendice. 10 3. VARIABILI Per rispondere agli interrogativi specificati in precedenza sono stati selezionati quattro principali gruppi di variabili: • indicatori di diagnosi e intervento o procedura; • indicatori di attività ospedaliera; • indicatori socio-demografici ed economici; • indicatori di mobilità ospedaliera. INDICATORI DI DIAGNOSI E INTERVENTO In questo lavoro l’attenzione è focalizzata su alcune patologie specifiche e sugli interventi ad esse associati. Specificamente, vengono presi in esame indicatori binari di presenza di una delle patologie analizzate nelle diagnosi primarie e secondarie, e indicatori binari che denotano l’utilizzo di una determinata procedura o intervento associato alla diagnosi. Tutti i codici afferiscono al sistema di classificazione internazionale delle malattie ICD-9-CM (International Classification of Diseases, 9th revision, Clinical Modification)7. La classificazione internazionale è finalizzata a tradurre in codici alfa-numerici i termini medici in cui sono espressi diagnosi di malattia, altri problemi di salute, procedure diagnostiche e terapeutiche. I caratteri fondamentali della classificazione sono i seguenti: • l’esaustività, in quanto i cedure; gruppi coprono l’intera popolazione di malattie e pro- • la mutua esclusività, perché ciascuna entità è classificabile soltanto in uno dei raggruppamenti; • il numero limitato dei raggruppamenti (circa 15.000 codici); • la specificità dei raggruppamenti in ragione della rilevanza delle entità nosologiche dal punto di vista della sanità pubblica. Un altro indicatore utilizzato nelle nostre analisi per raggruppare i codici di diagnosi in gruppi omogenei al loro interno è il codice DRG (Diagnosis Related Groups)8 in italiano ROD (Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi). I DRG dovrebbero essere utili a individuare: i profili di carico assistenziale; i consumi simili di risorse intra-categoria (classificazione iso-risorse); nonché i tipi di ricoveri simili dal punto di vista clinico (significatività clinica). Infatti, essi sono ordinati in una scala nominale a più classi utili a individuare le categorie di ricovero simili clinicamente e simili per intensità di consumo di risorse. Inoltre, la definizione delle categorie è basata sulle informazioni presenti 7. Con il D.M. del 18 dicembre 2008 riguardante l’aggiornamento dei sistemi di classificazione adottati per la codifica delle informazioni cliniche contenute nella scheda di dimissione ospedaliera per la remunerazione delle prestazioni ospedaliere (G.U. 9 marzo 2009, n. 56), viene adottata dal 1 gennaio 2009 la versione italiana 2007 dell’ICD-9-CM, che sostituisce la versione del 2002. 8. Il D.M. del 14 dicembre 1994 riguardante le tariffe delle prestazioni di assistenza ospedaliera (G.U. 24 dicembre 1994, n. 300) è l’atto normativo che conferma l’adozione del sistema di classificazione DRG/ROD (Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi), oltre a determinare per la prima volta le tariffe massime di riferimento a livello nazionale per le prestazioni di assistenza ospedaliera. 11 LE PATOLOGIE VALVOLARI nelle SDO. Per le ragioni sopraelencate, i DRG possono essere utilizzati ai fini della stima della remunerazione (teorica) dell’attività ospedaliera per acuti, attribuendo specifiche tariffe alle prestazioni ospedaliere erogate. All’interno del sistema DRG, le categorie diagnostiche MDC (Major Diagnostic Categories) forniscono un raggruppamento ulteriore dei DGR in classi diagnostiche. Tutti quelli qui considerati sono associati alla MDC 5 – malattie e disturbi del sistema cardiocircolatorio – e sono divisi a seconda del tipo: medico (M) e chirurgico (C). In caso di complicazioni e/o comorbilità è presente una diagnosi secondaria, diversa dalla principale che, in modo statisticamente significativo, prolunga la durata di degenza di almeno un giorno nel 75% dei casi. Infine, i DRG sono caratterizzati dalla presenza o meno di procedure assistenziali specifiche nella descrizione. Ad esempio, la maggior parte dei DRG oggetto di queste analisi sono caratterizzati da cateterismo cardiaco. In altri casi, la presenza di determinati codici di diagnosi, sia principale sia secondaria, comporta l’assegnazione a DRG particolari per diagnosi diversamente complicanti. Nella tabella 3 sono riportati i DRG da noi selezionati e le relative caratteristiche. Tabella 3 – DRG oggetto di analisi, secondo MDC, tipo e descrizione DRG MDC Tipo Descrizione 104 5 C Interventi sulle valvole cardiache e altri interventi maggiori cardiotoracici con cateterismo cardiaco 105 5 C Interventi sulle valvole cardiache e altri interventi maggiori cardiotoracici senza cateterismo cardiaco 121 5 M Malattie cardiovascolari con infarto miocardico acuto e complicanze maggiori, dimessi vivi 124 5 M Malattie cardiovascolari eccetto infarto miocardico acuto, con cateterismo cardiaco e diagnosi complicata 125 5 M Malattie cardiovascolari eccetto infarto miocardico acuto, con cateterismo cardiaco e diagnosi non complicata 127 5 M Insufficienza cardiaca e shock Fonte: elaborazione Centro Studi Assobiomedica (CSA) su dati tratti dalla guida ai DRG di M. Nonis e E. Rosati. INDICATORI DI ATTIVITÀ OSPEDALIERA Nel presente studio sono state prese in esame alcune caratteristiche dei ricoveri utili a rispondere alle nostre domande di ricerca. Specificamente, vengono presi in esame sette indicatori di attività ospedaliera, tutti ricavati dalle informazioni contenute nelle SDO: • Modalità di dimissione: questo indicatore assume valore 1 se la dimissione è avvenuta per decesso; 2 se la dimissione è stata ordinaria a domicilio; 3 se è avvenuto un trasferimento (ad altro istituto per acuti oppure nello stesso istituto da altro tipo di attività di ricovero o da altro regime di ricovero); 4 se c’è stata una riabilitazione (anche a seguito di trasferimento); 5 se la dimissione è avvenuta con assistenza (ordinaria presso residenza sanitaria assistenziale, a domicilio con attivazione di ospedalizzazione domiciliare oppure ordinaria con attivazione di assistenza domiciliare integrata); e 6 se la dimissione è stata volontaria. 12 • Decessi: questo indicatore assume valore 0 se il ricoverato è stato dimesso secondo una modalità diversa dal decesso; 1 se il ricoverato è stato dimesso con decesso. • Tipo di attività: questo indicatore assume valore 1 se il tipo di attività di ricovero è per acuti; 2 se il tipo di attività è di lungodegenza; 3 se il tipo di attività è di riabilitazione. • Regime di ricovero: tale indicatore assume valore 1 se il regime di ricovero è ordinario; 2 se il regime di ricovero è in day hospital. • Tipo di struttura: l’indicatore assume valore 1 se la struttura sanitaria è pubblica; 2 se la struttura è privata accreditata; 3 se la struttura è privata. • Giorni di degenza: questo indicatore esprime la durata della degenza del ricovero espressa in giorni. • Regione dell’istituto di ricovero: questo indicatore è stato codificato utilizzando la codifica ufficiale Istat aggiornata al 2010, la stessa utilizzata dal Ministero della Salute. INDICATORI SOCIO-DEMOGRAFICI ED ECONOMICI Allo scopo di standardizzare la composizione socio-demografica ed economica dei gruppi posti a confronto e di evidenziare l’eterogeneità del fenomeno tra i gruppi considerati sono state incluse cinque variabili di controllo: • Classe di età: 0-19, 20-29, 30-39, 40-49, 50-59, 60-69, 70-79, 80-89, 90 + anni. • Sesso: maschio, femmina. • Regione di residenza: questo indicatore è stato codificato utilizzando la codifica ufficiale Istat aggiornata al 2010, la stessa utilizzata dal Ministero della Salute. • Macro regione di residenza: questo indicatore è stato codificato utilizzando la codifica ufficiale Istat suddividendo le regioni in Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole. • Reddito medio comunale: l’indicatore è una variabile continua che indica il reddito medio per singolo comune per l’anno 2010, espresso in euro. INDICATORI DI MOBILITÀ OSPEDALIERA In questo lavoro l’attenzione è focalizzata sulla mobilità ospedaliera e sulle dimissioni avvenute nella regione di residenza del ricoverato. Specificamente, vengono presi in esame due indicatori binari: • Mobilità: tale indicatore assume valore 1 se la regione di residenza del ricoverato – attività per acuti e regime di ricovero ordinario – non coincide con la regione dell’istituto di ricovero, valore 0 in caso contrario. • Stanzialità9: tale indicatore assume valore 1 se la regione di residenza del rico- verato – attività per acuti e regime di ricovero ordinario – coincide con la regione dell’istituto di ricovero, valore 0 in caso contrario. 9. La scelta di adottare questo termine che non è generalmente utilizzato in letteratura risponde alla necessità di creare un indicatore complementare a quello della mobilità, sia per il calcolo dei rispettivi volumi sia per il calcolo della remunerazione teorica dei ricoveri che avvengono in istituti presenti nella regione di residenza del ricoverato. 13 LE PATOLOGIE VALVOLARI 4. METODI L’analisi dei dati è stata effettua sottoponendo ad elaborazioni i valori contenuti nelle celle di uno o più vettori della matrice dati, mediante l’analisi monovariata, bivariata e multivariata della distribuzione delle variabili di interesse, considerate sia singolarmente sia congiuntamente. Per descrivere le variabili sono state utilizzate distribuzioni di frequenza, tabelle di contingenza e rappresentazioni grafiche. Inoltre, in alcuni casi, i valori caratteristici che forniscono informazioni rilevanti su alcune proprietà delle variabili sono stati messi in evidenza attraverso indici sintetici, misure di tendenza centrale e misure di variabilità. TASSI I tassi osservati10 e standardizzati11 per classe di età e sesso a livello regionale e nazionale sono stati utilizzati per calcolare la prevalenza dei ricoveri per patologie valvolari e la mortalità ospedaliera. Per prima cosa sono stati calcolati i tassi osservati, sia a livello regionale sia a livello nazionale; in seguito sono stati utilizzati i dati di popolazione distinti per fasce demografiche definite dall’Istat secondo età, sesso e regione di residenza, che sono stati poi impiegati nel calcolo dei tassi standardizzati. La tecnica utilizzata per ottenere i tassi regionali standardizzati è quella della standardizzazione con il metodo diretto12. Formalmente, il calcolo del tasso di ospedalizzazione nazionale è stato specificato come segue: Numero di ricoveri con codice di diagnosi principale o secondaria di patologie valvolari x 1.000 abitanti Popolazione residente Formalmente, il calcolo del tasso di mortalità ospedaliera nazionale è stato specificato come segue: Numero di morti ospedaliere per patologie valvolari Popolazione residente x 1.000 abitanti 10. Il tasso osservato (o grezzo) è un singolo numero calcolato come misura sintetica per un’intera popolazione e non considera le differenze dovute all’età, al sesso o ad altre caratteristiche individuali. 11. Se si vogliono confrontare gruppi di popolazione in cui esiste una diversa distribuzione di età e sesso è necessario considerare che quest'ultima può produrre un bias che può essere eliminato con la standardizzazione dei tassi, utilizzando una popolazione di riferimento. Il tasso standardizzato non ha significato di per sé, ma solo nel confronto fra due o più gruppi (nel nostro caso definiti dalle regioni) e riassume la condizione di un gruppo di casi che non sia influenzato dalle differenze di composizione della popolazione. 12. Attraverso la standardizzazione con il metodo diretto (o standardizzazione diretta o della popolazione “tipo”) si elimina l’effetto delle diverse distribuzioni dei decessi secondo l’età e il sesso. 14 MODELLI DI REGRESSIONE Per poter analizzare la mobilità nella sua forma di variabile dipendente dicotomica (che si articola in due sole categorie) si è fatto ricorso a un tipo di modello di regressione che risulta essere particolarmente indicato a tale scopo: la regressione logistica binomiale. Usare questo strumento è utile per stimare la probabilità che si verifichi o meno un evento, e viene utilizzato quando si è interessati a studiare o analizzare se esiste o meno un’associazione tra una variabile dipendente dicotomica e una o più variabili indipendenti. Nel caso in cui l'associazione tra variabili sia presente, la regressione serve per stimarne l’intensità. Nel nostro caso l’associazione presa in esame è quella tra l’andare in mobilità o non andare in mobilità e il tipo di struttura (pubblica o privata accreditata), secondo il DRG chirurgico (104 e 105), al netto di sesso, classe di età, macroregione di residenza e reddito a livello comunale del ricoverato. Tuttavia, l'interpretazione dei risultati di modelli di questo tipo può essere complessa perché la funzione non è più lineare, per questo motivo, al fine di rendere leggibili i risultati, è stato necessario calcolare una misura in grado di quantificare l'intensità dell'associazione tra le variabili, in termini di differenze di probabilità assolute tra gruppi di dimissioni. In altre parole, si tratta di stimare in che modo varierebbe la probabilità predetta per ogni dimissione se mutasse il valore della variabile indipendente di interesse, a parità dei valori assunti dalle altre variabili inserite nel modello. Per calcolare la media campionaria degli effetti marginali per ciascun caso si calcola l’effetto marginale medio all’interno della popolazione di riferimento, che è interpretabile con una certa approssimazione come una differenza di probabilità tra due gruppi, e le differenze di probabilità che ci forniscono direttamente l’intensità dell’associazione. Per poter analizzare la complessità organizzativa attraverso l’associazione tra la degenza media e i decessi, invece, si è fatto ricorso ad un modello che tenesse conto della natura quantitativa della variabile dipendente. In pratica si tratta di una variabile che prevede un semplice conteggio, con stati enumerabili dove ogni stato è trasformato nella categoria corrispondente: numero di giorni di degenza. Le suddette categorie sono mutuamente esclusive, sono ordinate ed è possibile definire la distanza che separa ciascuna di esse dalla precedente. Il modello di regressione indicato per questo tipo di variabile è il modello log-lineare di Poisson. Nel nostro caso, l’associazione presa in esame è quella tra la degenza media (il numero di giorni, in media, che indicano il tempo di ricovero) e i decessi, secondo il DRG (104, 105, 121, 124, 125, 127) al netto del tipo di attività, sesso, classe di età, macroregione di residenza del ricoverato. Comunemente si utilizza una funzione legame di tipo logaritmico, che permette di evitare valori attesi negativi, ossia privi di senso quando si tratta di un conteggio sempre maggiore o uguale a zero. Anche in questo caso le quantità di interesse sono state trasformate in effetti marginali medi. 15 LE PATOLOGIE VALVOLARI DESCRIZIONE GENERALE DELL’ATTIVITÀ DI RICOVERO 1. OSPEDALIZZAZIONI La distribuzione delle dimissioni per patologie valvolari nell’anno 2010 secondo il DRG (tabella 4) mostra che circa 3 dimissioni su 4 sono legate a diagnosi per insufficienza cardiaca e shock (DRG 127). Questo dato è consolidato dal Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero dell’anno 2010 in cui emerge che il DRG 127 è il secondo per frequenza su tutti i DRG in Italia. In totale sono state rilevate 206.573 dimissioni che ricadono nel DRG 127, precedute solo dalle 323.412 dimissioni per il DRG 373 (parto vaginale senza diagnosi complicanti). Con percentuali molto minori, che si aggirano intorno al 4% e 5%, troviamo gli altri DRG di nostro interesse. Tra questi, i DRG chirurgici 104 e 105 hanno una frequenza molto simile, da cui si deduce che circa 5 dimissioni su 100 sono avvenute in seguito ad interventi chirurgici. Tabella 4 – Distribuzione delle dimissioni, secondo il DRG: frequenze assolute (N) e percentuali (%) DRG Descrizione N % 127 Insufficienza cardiaca e shock 124 Malattie cardiovascolari eccetto infarto miocardico acuto, con cateterismo cardiaco e diagnosi complicata 164.438 74,4 11.698 5,4 104 Interventi sulle valvole cardiache e altri interventi maggiori cardiotoracici con cateterismo cardiaco 11.652 5,3 105 Interventi sulle valvole cardiache e altri interventi maggiori cardiotoracici senza cateterismo cardiaco 11.102 5,1 125 Malattie cardiovascolari eccetto infarto miocardico acuto, con cateterismo cardiaco e diagnosi non complicata 9.808 4,5 121 Malattie cardiovascolari con infarto miocardico acuto e complicanze maggiori, dimessi vivi 9.445 4,3 218.143 100,0 Totale Fonti: tutte le elaborazioni di dati riportati in tabelle, o in forma grafica, da qui in avanti sono a cura del Centro Studi Assobiomedica su dati SDO 2010. La fonte è specificata solo in calce alle elaborazioni in cui sono riportati dati tratti da fonti diverse. Nella tabella 5 possiamo osservare i volumi delle dimissioni a seconda della regione di residenza e del DRG. Le dimissioni più numerose sono avvenute in Lombardia (33.653) di cui circa 26.000 ricondotte al DRG 127 (valore di molto superiore rispetto alle altre regioni italiane). Per Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia abbiamo valori simili che si aggirano intorno ai 18.000 - 20.000 dimissioni, di cui circa il 75% è associato al DRG 127. Inoltre, in queste stesse regioni, ad eccezione della Lombardia, le dimissioni associate al DRG 105 sono maggiori rispetto a quelle associate al DRG 104. Le uniche regioni in cui si riscontra un numero maggiore delle dimissioni associate al DRG 104 sono Piemonte, Lombardia, Liguria, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria. 16 Tabella 5 – Distribuzione delle dimissioni, secondo la regione di residenza e il DRG: frequenze assolute Regione Piemonte 104 105 121 124 125 127 Totale 1.209 928 522 863 608 7.803 11.933 Valle Aosta 11 26 5 24 16 208 290 Lombardia 2.471 1.265 1.486 1.904 956 25.571 33.653 5 94 43 86 105 1.295 1.628 28 126 49 97 82 1.382 1.764 Veneto 351 1.524 483 955 1.590 13.114 18.017 FVG 267 294 221 215 169 4.304 5.470 Liguria 386 318 308 438 193 5.790 7.433 ER 628 1.232 659 944 978 14.664 19.105 Toscana 932 966 838 955 640 9.180 13.511 Umbria 131 253 120 192 222 2.926 3.844 Marche 200 382 519 482 323 5.614 7.520 Lazio 909 983 732 913 905 14.669 19.111 Abruzzo 194 247 213 232 298 5.113 6.297 91 47 34 69 37 1.407 1.685 Campania 1.035 583 937 870 815 12.254 16.494 Puglia 1.066 458 543 653 610 10.799 14.129 Basilicata 175 77 92 71 83 1.473 1.971 Calabria 641 235 431 415 257 6.931 8.910 Sicilia 683 647 1.020 1.007 685 15.936 19.978 Sardegna 179 306 150 241 217 3.601 4.694 55 105 35 64 18 367 644 11.647 11.096 9.440 11.690 9.807 164.401 218.081 Bolzano Trento Molise Res. estero Totale Nota: 62 casi mancanti. Nella tabella 6 le dimissioni sono distribuite secondo il tipo di struttura e il regime di ricovero. Le dimissioni che avvengono presso strutture pubbliche sono molte di più rispetto a quelle che avvengono presso strutture private. Inoltre, considerando il regime di ricovero, si può osservare che sia i ricoveri ordinari sia quelli in day hospital avvengono principalmente in strutture pubbliche (81% circa) anziché in strutture private accreditate (18% circa) e solo una piccolissima percentuale avviene in strutture private (0,1%)13. Prestando attenzione alle frequenze totali, inoltre, si può notare che i ricoveri in regime ordinario sono 211.850 sul totale di 218.143 (circa il 97%). 13. Come specificato in precedenza, le strutture private non accreditate non hanno l’obbligo di inviare le proprie SDO alle regioni. Inoltre, nelle strutture private accreditate è possibile che il ricovero avvenga in regime convenzionato o non convenzionato e l’obbligo dell’invio delle SDO sussiste solo nel caso dei ricoveri convenzionati. Purtroppo, con i dati a nostra disposizione non è possibile distinguere tra i due tipi di ricovero. 17 LE PATOLOGIE VALVOLARI Tabella 6 – Distribuzione delle dimissioni, secondo il regime di ricovero e il tipo di struttura: frequenze assolute (N) e percentuali (%) Regime di Ricovero Ordinario Day Hospital Totale Pubblica Privata Accreditata Privata Totale N 172.447 39.284 119 211.850 % 81,4 18,5 0,1 100,0 N 5.136 1.154 3 6.293 % 81,6 18,3 0,1 100,0 N 177.583 40.438 122 218.143 % 81,4 18,5 0,1 100,0 Tabella 7 – Tasso di ospedalizzazione per tutte le dimissioni con codici di diagnosi ICD-9-CM che indicano patologie valvolari: tasso osservato, tasso standardizzato (std) per età e sesso e intervalli di confidenza al 95% intorno al tasso standardizzato, per 1.000 abitanti Regione Tasso osservato Tasso std I.C. 95% Piemonte 2,7 2,4 2,4 - 2,5 Valle d'Aosta 2,3 2,2 2,0 - 2,5 Lombardia 3,4 3,5 3,5 - 3,6 Trentino-Alto Adige 3,3 3,6 3,5 - 3,7 Veneto 3,7 3,8 3,7 - 3,8 FVG 4,4 3,8 3,7 - 3,9 Liguria 4,6 3,5 3,4 - 3,5 Emilia Romagna 4,3 3,8 3,7 - 3,9 Toscana 3,6 3,1 3,0 - 3,1 Umbria 4,3 3,7 3,5 - 3,8 Marche 4,8 4,2 4,1 - 4,3 Lazio 3,4 3,5 3,4 - 3,5 Abruzzo 4,7 4,4 4,2 - 4,5 Molise 5,3 4,7 4,5 - 4,9 Campania 2,8 3,5 3,5 - 3,6 Puglia 3,5 3,8 3,8 - 3,9 Basilicata 3,3 3,3 3,2 - 3,4 Calabria 4,4 4,7 4,6 - 4,8 Sicilia 4,0 4,3 4,2 - 4,4 Sardegna 2,8 3,0 2,9 - 3,1 Italia 3,6 18 Figura 1 – Tasso di ospedalizzazione per tutte le dimissioni con codici di diagnosi ICD9-CM che indicano patologie valvolari, standardizzato per età e sesso suddiviso in quartili, per 1.000 abitanti 1° Quartile (2,2-3,4) 2° Quartile (3,4-3,6) 3° Quartile (3,6-4,0) 4° Quartile (4,0-4,7) Nella tabella 7 sono riportati il tasso osservato a livello nazionale e, per ciascuna regione, i tassi per le dimissioni con codici di diagnosi di patologie valvolari (cfr. allegato 1). Entro ciascuno strato, ossia entro ciascuna combinazione delle due variabili di standardizzazione (sesso ed età), è riportato il tasso di ricovero regionale osservato e il tasso di ricovero regionale standardizzato con l'intervallo di confidenza corrispondente. Il tasso di ospedalizzazione osservato dice che, nel 2010 in Italia, circa 4 dimissioni ogni 1.000 abitanti sono avvenute per diagnosi di patologie valvolari. Guardando ai tassi regionali, invece, si può notare la marcata differenza tra alcune regioni. La regione con il più basso numero di dimissioni per patologie valvolari è la Valle d’Aosta (2,2 dimissioni per 1.000 abitanti) e le regioni con il più alto numero di dimissioni per patologie valvolari sono il Molise e la Calabria (4,7 dimissioni per 1.000 abitanti) al netto della composizione di età e sesso di tali regioni. Come si può vedere, nelle regioni più "giovani" (ad esempio la Sardegna) il tasso standardizzato è maggiore del tasso osservato; ciò significa che se la Sardegna aves- 19 LE PATOLOGIE VALVOLARI se la stessa struttura demografica (distribuzione della popolazione residente per sesso ed età) dell'Italia intera, il suo tasso di ospedalizzazione sarebbe un po' più alto di quello effettivamente osservato. Al contrario, in una regione più "vecchia" come la Toscana, il tasso standardizzato è minore di quello osservato; ciò significa che se la Toscana avesse la stessa struttura demografica (distribuzione della popolazione residente per sesso ed età) dell'Italia intera, il suo tasso di ospedalizzazione sarebbe un po' più basso di quello effettivamente osservato. Nel caso di queste due regioni, infatti, l’effetto della standardizzazione risulta chiaro: i tassi osservati dimostrano che in Toscana il tasso di ospedalizzazione è decisamente più alto che in Sardegna (3,6 per 1.000 abitanti contro 2,8 per 1.000 abitanti); tuttavia, i tassi standardizzati dimostrano che se Toscana e Sardegna avessero la stessa distribuzione per sesso ed età (ossia la stessa dell'Italia intera) allora i rispettivi tassi di ricovero sarebbero sostanzialmente identici (3,1 per 1.000 abitanti contro 3,0 per 1.000 abitanti). Osservando la figura 1 in cui sono riportati i quartili della distribuzione dei tassi standardizzati, si può notare una distribuzione molto eterogenea tra le macroregioni italiane. Le regioni che ricadono nel primo quartile (2,2-3,4 dimissioni per 1.000 abitanti) sono Valle d’Aosta, Piemonte, Toscana, Sardegna, e Basilicata; nel quarto quartile (4,0-4,7 dimissioni per 1.000 abitanti) troviamo le regioni con i tassi standardizzati più alti: Marche, Abruzzo, Molise, Calabria e Sicilia. Considerando il DRG più frequente, il DRG 127 (insufficienza cardiaca e shock), è possibile paragonare i dati a quelli riportati nello studio di Valle et al. (2006) in cui si considera solo il DRG 127, ottenendo un tasso di ospedalizzazione nazionale legato a fenomeni di scompenso cardiaco pari a 3,0 per 1.000 abitanti per l’anno 2000. Tale risultato è simile (e leggermente inferiore) al tasso nazionale osservato (3,6 per 1.000 abitanti) riportato nella tabella 7. Questa differenza è probabilmente dovuta al fatto che il tasso del 2010 è relativo ai sei DRG considerati nel presente studio e che tra il calcolo dei due tassi sono trascorsi dieci anni, per questo è plausibile aspettarsi un incremento. 2. MODALITÀ DI DIMISSIONE Nella tabella 8 è riportata la distribuzione dei ricoveri per modalità di dimissione. L’ordinaria a domicilio è quella prevalente: circa 8 dimissioni su 10 avvengono secondo questa modalità. Le altre modalità di dimissione si aggirano tra il 6-7% (trasferimento e decessi) e il 2-4% (con assistenza, volontaria, riabilitazione). Tabella 8 – Distribuzione delle dimissioni, secondo la modalità di dimissione: frequenze assolute (N) e percentuali (%) N % 171.606 78,7 Decessi 14.418 6,6 Trasferimento 13.691 6,3 Riabilitazione 9.131 4,2 Volontaria 4.794 2,2 Con assistenza 4.456 2,0 218.096 100,0 Ordinaria a domicilio Totale Nota: 47 casi mancanti. 20 Nella tabella 9 le percentuali delle dimissioni sono riportate secondo la modalità di dimissione e i sei DRG. Se si osservano i decessi si può notare che il DRG 121 non presenta alcun valore in ragione del fatto che nella descrizione contiene già la modalità di dimissione dimessi vivi e per tale motivo i valori per questo DRG sono presenti solo nelle altre modalità. Tabella 9 – Distribuzione percentuale delle dimissioni, secondo la modalità di dimissione e il DRG Codice DRG Modalità di dimissione 104 105 121 124 125 127 Totale Decessi 1,9 3,4 -- 1,0 0,1 93,5 100,0 Ordinaria a domicilio 3,2 2,8 4,0 6,0 5,4 78,6 100,0 Trasferimento 16,9 16,7 12,9 7,0 2,9 43,8 100,0 Riabilitazione 37,6 37,4 2,7 1,8 0,5 20,0 100,0 Con assistenza 2,0 2,0 4,6 0,7 0,5 90,3 100,0 Volontaria 0,2 0,2 6,3 2,8 2,8 87,7 100,0 Totale 5,3 5,1 4,3 5,4 4,5 75,4 100,0 Come visto in precedenza, il DRG 127 è il più frequente e per questo motivo le percentuali più elevate dei ricoveri per quasi tutte le modalità di dimissione si concentrano in questo DRG, ad eccezione della riabilitazione, per la quale le percentuali maggiori sono associate ai DRG chirurgici 104 e 105. Inoltre, la percentualizzazione per riga della tabella 9 risponde a questa domanda: quale modalità di dimissione è mediamente più frequente, in un tale DRG, rispetto alle altre modalità di dimissione? Se si guarda ai decessi rispetto alla dimissione ordinaria a domicilio, ad esempio, è possibile notare come i decessi siano mediamente maggiori (3,4%) per il DRG 105 e minori per il DRG 104 (1,9%), mentre per le dimissioni ordinarie a domicilio si verifica specularmente il contrario (3,2% per il DRG 104 e 2,8% per il DRG 105). Guardando nel dettaglio i decessi secondo il DRG nella figura 2, si può osservare l’alta percentuale dei decessi per il DRG 127. Subito dopo si trova il DRG 105, con una percentuale di decessi maggiore rispetto a quella del DRG 104. La percentuale minore di decessi si registra per il DRG 125 (il penultimo per frequenza tra i DRG considerati). 21 LE PATOLOGIE VALVOLARI Figura 2 – Distribuzione percentuale dei decessi, secondo il DRG Nella tabella 10 è riportato il tasso di mortalità ospedaliera14 osservato a livello nazionale e, per ciascuna regione, i tassi di mortalità per le dimissioni con codici di diagnosi ICD-9-CM di patologie valvolari (cfr. allegato 1) entro ciascuno strato ossia entro ciascuna combinazione delle due variabili di standardizzazione: sesso ed età; il tasso di ospedalizzazione regionale osservato e il tasso di ospedalizzazione regionale standardizzato con il relativo intervallo di confidenza corrispondente. 14. Il tasso di mortalità ospedaliera non indica né il tasso di mortalità della popolazione generale in Italia, ossia la percentuale di persone che sono decedute nel 2010 a causa di patologie valvolari sul territorio nazionale, né il tasso di mortalità operatoria, poiché le uniche informazioni a nostra disposizione sono relative alle dimissioni con decesso, il cui dato non fornisce il momento preciso in cui il decesso è avvenuto (durante l’intervento, a seguito di esso per complicanze, ecc.). 22 Tabella 10 – Tasso di mortalità per tutte le dimissioni con codici di diagnosi ICD-9-CM che indicano patologie valvolari: tasso osservato, tasso standardizzato (std) per età e sesso e intervalli di confidenza al 95% intorno al tasso standardizzato, per 10.000 abitanti Regione Tasso osservato Tasso std I.C. 95% Piemonte 2,1 1,9 1,8 - 2,0 Valle d'Aosta 2,0 1,9 1,2 - 2,7 Lombardia 2,2 2,4 2,3 - 2,5 Trentino-Alto Adige 2,8 3,1 2,7 - 3,4 Veneto 3,3 3,4 3,2 - 3,5 Friuli-Venezia Giulia 3,3 2,7 2,5 - 3,0 Liguria 4,5 3,2 3,0 - 3,4 Emilia Romagna 3,8 3,2 3,0 - 3,4 Toscana 2,9 2,4 2,2 - 2,5 Umbria 3,5 2,9 2,5 - 3,2 Marche 4,3 3,6 3,3 - 3,9 Lazio 2,9 3,0 2,9 - 3,2 Abruzzo 3,5 3,2 2,9 - 3,4 Molise 3,5 3,0 2,4 - 3,6 Campania 0,8 1,0 0,9 - 1,1 Puglia 1,2 1,4 1,2 - 1,5 Basilicata 1,3 1,3 1,0 - 1,6 Calabria 1,7 1,8 1,6 - 1,9 Sicilia 1,0 1,1 1,0 - 1,2 Sardegna 2,4 2,6 2,4 - 2,9 Italia 2,4 23 LE PATOLOGIE VALVOLARI Figura 3 – Tasso di mortalità per tutte le dimissioni con codici di diagnosi ICD-9-CM che indicano patologie valvolari, standardizzato per età e sesso suddiviso in quartili, per 10.000 abitanti 1° Quartile (1-1,8) 2° Quartile (1,8-2,7) 3° Quartile (2,7-3,1) 4° Quartile (3,1-3,6) Il tasso di mortalità ospedaliera indica la prevalenza dei decessi per i ricoveri con diagnosi di patologie valvolari nel 2010, si tratta di circa 2 decessi a seguito di diagnosi di patologie valvolari ogni 10.000 abitanti. Il tasso standardizzato più basso è registrato in Campania (1,0 per 10.000 abitanti), mentre il più alto nelle Marche (3,6 per 10.000 abitanti). Dalla figura 3 emerge che nel primo quartile (1-1,8 per 10.000 abitanti) ci sono Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia mentre nella parte più alta della distribuzione (3,1-3,6 per 10.000 abitanti) troviamo Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo e Marche. 24 MOBILITÀ OSPEDALIERA La mobilità ospedaliera interregionale è un fenomeno complesso nel suo insieme. Le elaborazioni qui proposte forniscono un quadro che permette di analizzare la mobilità ospedaliera sotto diversi aspetti. La cosiddetta mobilità fisiologica, che avviene tra aree di confine, si può verificare per carenza di strutture adeguate in una determinata regione. Tuttavia, questa non è l’unica motivazione che potrebbe essere influente sui ricoveri che avvengono in regioni diverse da quella di residenza. Infatti, un altro fattore influente è l’insoddisfazione per la qualità dell’offerta disponibile nella propria regione di residenza (sia essa percepita o oggettivamente misurabile). Dal punto di vista economico la mobilità può portare a meccanismi di flussi di risorse monetarie dalla regione di residenza del ricoverato alla regione in cui sono state effettivamente erogate le prestazioni. Questo circolo di risorse potrebbe considerarsi vizioso nella misura in cui non rispondesse a reali necessità della popolazione e del territorio sottraendo importanti risorse che potrebbero essere impiegate per migliorare la qualità dell’offerta ospedaliera nella regione di residenza del ricoverato. 1. INDICATORI DI MOBILITÀ La tabella 11 rappresenta una descrizione sintetica della migrazione relativa ai ricoveri ospedalieri per le patologie valvolari considerate. Vengono riportati i dati relativi ai ricoveri in regime ordinario e in attività per acuti in valore percentuale. Dai dati emerge che, per tutti i DRG considerati, in generale, la mobilità interregionale è relativamente bassa. Infatti, le percentuali di ricoveri avvenuti nella regione di residenza del ricoverato (valori riportati sulla diagonale della tabella 11) sono elevate, con i valori più alti in Friuli Venezia Giulia (98,3%), Lombardia (97,7%), Sicilia (97,4%), Veneto (97,2%), Sardegna (96,7%), Toscana (96,6%) Emilia Romagna (96,5%) e Umbria (96,3%). La percentuale più bassa, invece, si osserva in Valle d’Aosta (80,2%). Si può parlare di mobilità di prossimità o di confine per la maggior parte delle regioni poiché la mobilità avviene verso istituti di ricovero presenti in regioni diverse da quella di residenza del ricoverato15 ma comunque geograficamente contigue. Se si osserva la distribuzione percentuale nella tabella 11 considerando la regione di residenza (lettura di riga) si può vedere la mobilità passiva; invece, se si considera la regione dell’istituto di ricovero (lettura di colonna) si possono osservare le percentuali di mobilità attiva. Le percentuali più alte di mobilità passiva si osservano in Valle d’Aosta (10,6% verso il Piemonte e 7,4% verso la Lombardia); in Basilicata (5,9% verso la Puglia); e nella provincia autonoma di Bolzano (4,8% verso il Veneto e 1,9% verso la provincia autonoma di Trento). Si può parlare di mobilità passiva tra aree geograficamente distanti per residenti in regioni del Sud Italia verso istituti presenti nelle regioni del Nord Italia. 15. La mobilità di prossimità a livello italiano è pari a circa il 60% della mobilità sanitaria totale, considerando la totalità dei DRG (Checconi, 2012). 25 26 -- -- Marche Umbria 0,5 0,1 0,5 0,5 0,2 0,1 5,5 Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale -- Molise Campania -- Abruzzo 0,1 0,1 Toscana Lazio 0,2 Emilia Romagna -- Friuli Venezia Giulia 1,2 -- Veneto Liguria -- 0,1 Bolzano Trento 0,3 10,6 Lombardia Valle d'Aosta Pie 95,4 Piemonte Regione di residenza 0,1 -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- 80,2 0,1 VdA 16,0 1,8 1,3 2,8 2,3 1,8 1,3 2,4 0,7 0,5 0,6 1,0 0,9 2,1 3,0 0,6 1,3 1,8 0,4 97,7 7,4 2,4 Lom 0,7 -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 0,6 92,0 -- -- -- Bol 0,8 -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 -- -- 0,2 93,7 1,9 0,1 -- -- Tre 8,4 0,2 0,2 0,2 0,2 0,3 0,1 -- 0,1 0,1 -- -- 0,1 0,4 -- 0,7 97,2 3,1 4,8 0,3 -- 0,1 Ven 2,6 -- -- -- 0,1 -- -- -- 0,1 -- -- -- -- -- -- 98,3 0,6 -- -- -- -- -- FVG Lig 3,3 0,2 0,1 0,2 0,2 0,1 0,1 0,1 -- 0,1 -- 0,1 0,5 0,1 92,9 -- 0,1 -- -- 0,3 0,4 1,0 8,5 0,2 0,2 1,0 1,2 0,7 0,5 0,4 1,2 0,3 2,1 0,5 0,9 96,5 0,3 0,2 0,5 0,2 0,6 0,5 0,4 0,2 EmR 6,6 0,2 0,1 0,6 0,5 0,3 0,4 0,2 0,1 0,5 0,1 1,6 96,6 0,2 2,1 -- -- 0,5 0,1 0,1 -- 0,1 Tos 1,9 -- -- 0,1 0,1 -- -- -- 0,1 1,2 0,2 94,8 0,2 -- -- -- -- -- 0,1 -- -- -- Mar 3,5 -- -- 0,1 0,2 0,2 0,1 0,9 2,0 0,2 96,3 0,4 0,1 0,1 -- -- -- 0,1 -- 0,1 -- 0,1 Umb Laz 0,3 1,5 0,3 0,1 0,1 0,1 -- -- 0,1 -- 0,4 0,1 8,9 0,4 0,3 1,6 1,7 0,3 1,3 1,2 2,1 95,6 Regione istituto di ricovero 2,7 -- -- 0,1 0,1 0,3 0,1 3,2 92,7 0,6 0,3 -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 0,4 -- Abr 0,9 -- -- -- -- 0,5 1,2 90,6 0,6 0,2 -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 Mol 7,4 -- -- 0,3 1,4 0,2 93,4 0,5 0,1 0,3 -- -- 0,1 -- -- -- -- -- -- 0,1 -- 0,1 Cam 6,3 -- -- 1,0 5,9 94,9 0,4 0,6 0,2 0,2 -- -- 0,1 0,1 -- -- -- -- -- 0,1 -- 0,1 Pug 0,9 -- -- 0,4 85,0 0,3 0,4 -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- Bas 3,9 -- 0,1 90,5 0,6 -- 0,1 -- -- 0,1 -- -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 -- 0,1 Cal 8,9 -- 97,4 0,7 -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 -- -- -- -- -- -- 0,1 0,4 0,1 Sic 2,3 96,7 -- -- -- -- -- -- -- -- -- 0,1 0,1 -- 0,1 -- -- 0,1 0,1 -- -- 0,1 Sar Tabella 11 – Distribuzione percentuale delle dimissioni, secondo la regione di residenza e la regione dell'istituto di ricovero (le percentuali nelle caselle color grigio corrispondono alla percentuale di residenti ricoverati nella propria regione di residenza) – Attività per acuti in regime ordinario LE PATOLOGIE VALVOLARI In particolare si tratta dei residenti in Basilicata (1,2%) e Calabria (1,0%) verso istituti di ricovero della Lombardia; e dei residenti in Molise (2,4%), Basilicata (2,3%) e Calabria (2,8%) verso istituti di ricovero dell’Emilia Romagna. Per quanto riguarda la mobilità attiva, le uniche regioni che ospitano nei loro istituti di ricovero residenti provenienti da tutte le altre regioni italiane sono Lombardia ed Emilia Romagna. Nelle altre regioni, invece, troviamo almeno un valore nullo di mobilità attiva. Ad esempio, negli istituti di ricovero della Toscana non sono presenti dimissioni per le patologie valvolari considerate di residenti in Valle d’Aosta, Veneto e Friuli Venezia Giulia, e in quelli del Lazio non ci sono state dimissioni di residenti in Lombardia, Trento e Veneto. Inoltre, le regioni in cui si riscontra una bassissima mobilità attiva sono Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Tabella 12 – Distribuzione assoluta dei reparti di cardiologia e cardiochirurgia, secondo la regione dell’istituto di ricovero, anno 2010 Regione Cardiologia Cardiochirurgia Abruzzo 14 2 Basilicata 5 1 Calabria 17 1 Campania 39 6a Emilia Romagna 21 3a 4 2 33 8a 7 2a Lombardia 42 15 Marche 15 2a Molise 4 1 Piemonte 27 6a Bolzano 2 -- Trento 2 1 Puglia 32 2 6 2 Sicilia 39 6b Toscana 26 6b Umbria 5 2 Valle d'Aosta 1 -- 23 6a 364 74 Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Sardegna Veneto Italia Nota: a di cui 1 reparto di cardiochirurgia pediatrica; b di cui 2 reparti di cardiochirurgia pediatrica. 27 LE PATOLOGIE VALVOLARI Come è stato detto, uno dei motivi che potrebbero indurre alla mobilità è la carenza di strutture adeguate in una determinata regione. Nella tabella 12 sono riportate le numerosità dei reparti di cardiologia e cardiochirurgia (inclusi quelli pediatrici) nelle diverse regioni presenti nel 2010. Il primo dato da mettere in evidenza riguarda la Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano in cui sono presenti solamente reparti di cardiologia e non di cardiochirurgia, le stesse regioni in cui si riscontra la più bassa percentuale di ricoverati nella propria regione di residenza. I ricoveri per i quali è necessario un intervento chirurgico non possono avvenire in queste regioni e, quindi, i pazienti residenti devono necessariamente spostarsi verso altre regioni che possano soddisfare la loro domanda di prestazioni sanitarie. Al contrario, la regione in cui sono presenti più reparti di cardiologia (42) e di cardiochirurgia (15) è la Lombardia che, come si è visto, è anche la regione che più attrae nei propri istituti di ricovero i residenti di tutte le altre regioni. Infine, in Basilicata, Calabria, Molise e p.a. di Trento è presente un solo reparto di cardiochirurgia. I dati commentati fino ad ora riguardano tutti i DRG nel loro insieme, tuttavia, proprio perché è possibile dividere tali DRG in medici e chirurgici potrebbe esserci un effetto di composizione nascosto e, per questo motivo, è utile guardare le percentuali delle dimissioni distribuite secondo il DRG. I dati riportati nelle tabelle 13 e 14 suddividono le dimissioni rispettivamente per regione di residenza, evidenziando la mobilità passiva secondo il DRG, e per regione dell’istituto di ricovero, evidenziando la mobilità attiva secondo il DRG. 28 Tabella 13 – Distribuzione percentuale delle dimissioni in una regione diversa da quella di residenza del ricoverato (mobilità passiva), secondo la regione di residenza e il DRG – Attività per acuti in regime ordinario Codice DRG Regione di residenza 104 105 121 124 125 127 Piemonte 8,5 6,6 1,9 4,7 4,9 3,8 Valle Aosta 100,0 100,0 40,0 13,6 18,8 5,4 Lombardia 1,4 3,5 3,4 2,6 2,5 2,2 100,0 100,0 2,3 2,4 6,0 1,3 Trento 51,9 13,5 4,1 7,5 18,5 3,8 Veneto 22,0 6,3 5,0 2,5 3,6 1,8 5,6 6,2 0,0 2,9 8,4 0,9 Liguria 40,3 17,9 4,2 10,7 29,3 3,2 Emilia Romagna 28,2 6,5 2,5 4,4 3,7 2,2 Toscana 7,5 4,9 2,0 2,8 6,4 2,7 Umbria 37,6 9,9 0,8 11,6 8,1 2,9 Marche 29,3 10,4 0,4 6,6 16,7 2,0 Lazio 14,4 8,5 3,4 6,4 8,1 3,2 Abruzzo 36,3 26,0 3,8 8,9 13,1 4,7 Molise 28,6 55,3 5,9 13,4 40,5 5,5 Campania 23,2 24,5 3,1 7,6 9,3 4,2 Puglia 15,3 19,4 3,0 9,1 14,9 2,5 Basilicata 56,0 46,8 2,2 24,6 39,0 7,1 Calabria 40,1 48,8 1,4 18,3 38,5 4,3 Sicilia 15,8 12,4 0,9 5,0 6,2 1,4 Sardegna 29,2 9,8 -- 5,5 6,5 1,3 100,0 100,0 100,0 100,0 Bolzano Friuli-Venezia Giulia Residenti all'estero 100,0 100,0 Nella tabella 13 le percentuali di dimissioni avvenute in mobilità passiva sono molto basse per la maggior parte delle regioni per tutti i DRG medici (121, 124, 125, 127), d’altra parte per i DRG chirurgici (104 e 105) le percentuali di mobilità passiva sono più alte (56% per i residenti della Basilicata per il DRG 104 e 55,3% per i residenti in Molise per il DRG 105), rimanendo comunque basse in termini assoluti. Il valore di mobilità passiva più contenuto per entrambi i DRG chirurgici si registra in Lombardia per la maggiore offerta sul suolo lombardo di strutture sanitarie di alta specializzazione cardiochirurgica. Fanno eccezione Valle d’Aosta e p.a. di Bolzano in cui si rileva il 100% di mobilità passiva; infatti, come si è visto, i residenti in Valle d’Aosta e p.a. di Bolzano, dimessi secondo i DRG 104 e 105, sono stati costretti ad essere ricoverati in altre regioni per la mancanza di reparti di cardiochirurgia regionali. A livello nazionale, infatti, si registra una tendenza a muoversi in altre regioni soprattutto per le medio-alte specialità (Checconi, 2012). Il DRG 127, tra quelli medici, è il DRG per il quale si rileva la minore mobilità passiva (con valori compresi tra 0,9% dei residenti in Friuli Venezia Giulia e 7,1% dei residenti in Basilicata). A questo proposito Cislaghi et al. (2012), analizzando alcuni 29 LE PATOLOGIE VALVOLARI DRG sia medici sia chirurgici, sono giunti alla conclusione che i DRG associati a mobilità di breve distanza sono associati a situazioni di emergenza o urgenza e sono omogenei su tutto il territorio italiano. Il DRG 127 per insufficienza cardiaca o shock rientra in questa categoria ed è probabilmente per questo motivo che la percentuale è così bassa. I residenti in Friuli Venezia Giulia e Sardegna sono gli unici per i quali si può osservare almeno un valore nullo riferito alla mobilità passiva: mostrano infatti lo 0,0% di mobilità passiva per quanto riguarda il DRG 121. Più eterogenee sono le dimissioni per i DRG 124 e 125. Inoltre, nella stessa tabella è presente anche il dato relativo ai residenti all’estero e ricoverati in una delle regioni italiane ai quali, naturalmente, è associata una percentuale del 100% per tutti i DRG. Tabella 14 – Distribuzione percentuale delle dimissioni in una regione diversa da quella di residenza del ricoverato (mobilità attiva), secondo la regione dell’istituto di ricovero e il DRG – Attività per acuti in regime ordinario Codice DRG Regione istituto di ricovero 104 105 121 124 125 127 11,1 10,4 2,3 3,9 5,6 2,8 Valle Aosta -- -- -- 13,6 7,1 9,4 Lombardia 29,2 28,4 2,1 10,2 16,9 3,3 -- -- 8,7 4,7 6,9 4,2 Trento 7,1 25,9 7,8 4,4 1,5 5,3 Veneto 7,5 8,8 2,8 3,9 5,5 2,3 Friuli-Venezia Giulia 3,8 4,9 5,3 7,8 3,8 2,5 Liguria 9,4 7,4 5,4 10,2 31,1 5,2 Emilia Romagna 30,7 13,9 4,7 10,3 14,7 3,9 Toscana 15,5 9,1 2,5 7,2 8,9 3,0 Umbria 19,6 9,5 7,8 9,5 7,3 7,4 Marche 9,2 9,9 3,0 4,7 5,9 3,6 10,5 10,7 2,1 5,3 12,7 3,0 7,5 11,7 5,6 6,7 5,0 4,3 48,4 57,1 25,6 36,3 35,3 12,3 3,4 3,9 2,2 1,9 5,6 1,1 Puglia 12,5 7,6 1,5 3,6 4,9 1,8 Basilicata 17,2 18,0 9,1 13,2 9,1 7,1 Calabria 1,4 0,9 1,9 1,5 2,5 1,5 Sicilia 0,5 4,1 1,2 2,5 1,6 0,7 Sardegna 3,1 1,4 3,2 3,7 1,5 1,7 Piemonte Bolzano Lazio Abruzzo Molise Campania Infine, nella tabella 14 viene mostrata, specularmente, la percentuale di mobilità attiva secondo il DRG e la regione di ricovero. Naturalmente, a causa della mancanza del reparto di cardiochirurgia, Valle d’Aosta e p.a. di Bolzano non presentano valori di mobilità attiva. I valori percentuali più alti per tutti i DRG per la mobilità attiva si osservano in Molise. 30 Figura 4 – Tasso di mobilità ospedaliera passiva – Attività per acuti in regime ordinario, DRG 104 1° Quartile (1,4-14,8) 2° Quartile (14,8-28,4) 3° Quartile (28,4-38,8) 4° Quartile (38,8-100) Guardando le figure 4 e 5 si può notare l’alta variabilità di mobilità passiva che caratterizza le regioni italiane. Per il DRG 104 (figura 4) i residenti che sono ricoverati in regioni differenti da quella di residenza sono in percentuale più numerosi in Valle d’Aosta, Liguria, Basilicata, Calabria e Trentino Alto Adige; lo sono meno in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Lazio. I residenti nelle regioni Sardegna, Umbria, Abruzzo, Marche e Molise hanno comunque un alto tasso di mobilità passiva. Per il DRG 105 (figura 5) si possono distinguere alcuni gruppi di regioni. Infatti, i residenti che sono ricoverati in regioni differenti da quella di residenza sono in percentuale più numerosi al Sud (Marche, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia Campania e Sicilia) ad eccezione di Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Liguria; e meno numerosi al Centro-Nord (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana). 31 LE PATOLOGIE VALVOLARI Figura 5 – Tasso di mobilità ospedaliera passiva – Attività per acuti in regime ordinario, DRG 105 1° Quartile (3,5-6,5) 2° Quartile (6,5-11,4) 3° Quartile (11,4-25,2) 4° Quartile (25,2-100) 2. INDICATORI ECONOMICI Sulla base della normativa in vigore nell’anno considerato (cfr. tabella 1) sono state raccolte le tariffe regionali relative ai ricoveri per acuti in regime ordinario maggiore di un giorno. Per semplicità, per l’applicazione delle tariffe sono state considerate – dove presenti – le fasce con tariffa massima degli istituti di ricovero che possono prevedere un incremento della tariffa. In primo luogo, si è scelto di applicare la fascia più alta perché i DRG 104 e 105 sono chirurgici, per cui si può plausibilmente supporre che gli interventi valvolari vengano effettuati solo in alcune strutture sanitarie regionali e non in tutte. In secondo luogo, un altro motivo per propendere per questa scelta è stata l’urgenza dei ricoveri associati al DRG 127 che spesso avvengono in strutture dotate di Pronto Soccorso e Dipartimento di Emergenza e Accettazione di alto livello. Nel 2010 le regioni che non prevedevano differenziazione di tariffe sono Valle d’Aosta, Veneto, Abruzzo, Sardegna e Calabria. Le altre regioni hanno adottato un numero di fasce che oscilla da due (Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Puglia, Toscana) a sei (Campania, Sicilia) e che prevedono un incremento o un abbattimento della tariffa base regionale. 32 Sono stati qui considerati solo i ricoveri per acuti e quelli in regime ordinario maggiore di un giorno, poiché a quelli in lungodegenza e riabilitazione vengono applicate tariffe diverse. I ricoveri di questo tipo rappresentano comunque la maggioranza (97,2%) di quelli totali. Al fine di applicare correttamente le tariffe, di tali ricoveri sono stati presi in esame solo quelli sotto al valore soglia espresso in giorni: questa condizione è stata imposta perché alle degenze che superano tale soglia viene applicato un incremento tariffario pro die, diverso da regione a regione, che viene sommato alla tariffa associata al DRG (incremento giornaliero, fino alla dimissione del paziente). Per i ricoveri avvenuti nella regione di residenza del paziente è stata utilizzata la tariffa regionale - se in vigore - o quella ministeriale, mentre per i ricoveri avvenuti in mobilità è stata utilizzata la TUC. Nella tabella 15 è stata riportata la remunerazione teorica16 calcolata utilizzando i volumi dei ricoveri per DRG e le relative tariffe come precedentemente specificato. Per quanto riguarda la mobilità ospedaliera interregionale è stato calcolato il saldo di mobilità ottenuto sottraendo alla mobilità attiva quella passiva. Dai dati emerge che i valori negativi sono per lo più concentrati nel Sud Italia e nelle Isole, in particolar modo per i DRG chirurgici e il DRG 125. La regione con il saldo negativo più alto è la Calabria con circa 5 milioni di euro di perdita monetaria. Questo significa che i volumi di mobilità passiva superano quelli di mobilità attiva comportando una perdita di risorse monetarie da parte della regione di residenza del ricoverato. Solo cinque regioni presentano un saldo di mobilità positivo per il DRG 104 (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Molise) e solo otto regioni per il DRG 105 (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, p.a. Di Trento, Lazio e Molise). In particolare, la regione con il saldo positivo più alto per il DRG 104 è la Lombardia con circa 21 milioni di euro di entrata monetaria per mobilità. I DRG in cui i saldi di mobilità negativi sono presenti nel minor numero di regioni sono il DRG 121 e 127. Per quanto riguarda le dimissioni per i residenti all’estero vengono applicate le tariffe TUC 2010 rimborsate alle strutture sanitarie che li prendono in carico nell’ipotesi in cui ogni ricovero sia remunerato in ogni regione secondo tali tariffe. Nel pannello inferiore, in cui è riportata la remunerazione teorica per i ricoveri avvenuti nella regione di residenza del ricoverato (stanzialità), si possono osservare valori molto elevati in Lombardia con circa 57 milioni di euro per il DRG 104 e circa 71 milioni di euro per il DRG 127, infatti, i volumi per i DRG 127 e 104 sono i più elevati anche a livello nazionale. La Lombardia è seguita dalla Sicilia per il DRG 127 (con circa 43 milioni di euro) e dal Piemonte per il DRG 104 (con circa 24 milioni di euro). 16. Il concetto di remunerazione “teorica” viene utilizzato nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero dell’anno 2010, poiché essa è stimata sulla base dell'ipotesi che ogni ricovero sia remunerato in ogni regione secondo i valori delle tariffe sia regionali sia TUC. Per questa ragione, la rimborsabilità non coincide con i costi effettivamente sostenuti per l'assistenza ospedaliera dal SSN. 33 LE PATOLOGIE VALVOLARI Tabella 15 – Remunerazione teorica (in euro) del saldo della mobilità ospedaliera interregionale (pannello superiore); e remunerazione teorica (in euro) delle dimissioni nella regione di residenza del ricoverato (pannello inferiore), secondo la regione di residenza e il DRG – Attività per acuti in regime ordinario SALDO DI MOBILITÀ Regione di residenza Codice DRG 104 105 121 124 125 127 - 197.059 772.223 701.369 8.647 - 26.403 7.238 Valle Aosta - 242.699 - 455.890 - 8.647 -- - 3.619 24.632 Lombardia 21.379.532 7.715.057 - 82.146 577.088 294.953 692.443 Bolzano - 110.318 - 1.648.217 Trento - 286.826 Veneto Piemonte 12.970 7.544 1.810 98.529 368.219 8.647 - 11.315 - 25.333 52.002 - 1.213.493 736.437 - 47.558 49.034 41.619 169.690 - 110.318 - 70.137 51.882 41.490 - 14.476 188.848 - 2.890.319 - 631.232 17.294 - 7.544 7.238 298.325 419.207 1.595.614 60.529 173.504 184.572 640.442 Toscana 1.919.525 771.506 17.294 162.188 30.762 73.897 Umbria - 617.778 - 17.534 38.911 - 15.087 - 3.619 377.696 Marche - 683.969 - 35.068 60.529 - 33.946 - 63.334 240.850 Lazio - 860.477 420.821 - 43.235 - 41.490 85.048 - 73.897 - 1.323.810 - 701.369 17.294 - 18.859 - 43.429 - 49.265 772.223 35.068 38.911 90.524 - 5.429 287.378 - 4.655.399 - 2.174.243 - 38.911 - 188.591 - 57.905 - 974.347 - 750.159 - 1.016.985 - 191.585 Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Abruzzo Molise Campania - 34.588 - 135.786 - 112.191 Basilicata - 1.809.207 - 473.424 30.264 - 30.175 - 48.857 2.737 Calabria - 5.118.732 - 1.841.093 8.647 - 256.484 - 168.286 - 514.543 Puglia Sicilia - 2.316.668 - 981.916 12.970 - 90.524 - 57.905 - 249.061 Sardegna - 1.059.048 - 455.890 21.617 - 15.087 - 19.905 43.791 Residenti estero - 1.213.493 - 1.841.093 - 151.322 - 230.081 - 28.952 - 941.504 STANZIALITÀ Regione di residenza Piemonte 104 105 121 124 125 127 20.011.367 23.782.297 15.012.823 2.332.557 2.627.530 900.998 Valle Aosta -- -- 15.549 74.404 29.835 646.272 Lombardia 57.260.616 22.437.096 8.956.728 8.797.544 2.234.680 71.488.524 Bolzano -- -- 228.294 330.528 181.757 4.125.387 Trento 482.669 2.507.030 343.034 465.419 155.784 4.842.497 Veneto 9.330.941 39.180.305 1.963.834 3.775.412 3.023.909 31.040.717 Friuli-Venezia Giulia 6.398.492 5.904.974 1.460.710 1.017.474 369.648 17.423.600 Liguria 4.636.724 4.117.252 1.440.668 1.209.548 180.685 15.408.086 Emilia Romagna 9.006.490 18.856.134 3.430.356 2.354.567 1.673.785 39.113.785 Toscana 17.082.780 16.613.907 4.485.123 2.743.552 1.464.496 25.829.419 Umbria 1.678.756 3.948.002 501.880 609.552 389.844 9.417.369 Marche 2.992.097 6.838.961 4.037.222 2.520.234 886.663 26.743.849 Lazio 15.603.840 15.287.571 3.433.452 2.998.188 1.420.866 40.421.716 Abruzzo 2.479.639 3.101.839 991.375 702.552 427.391 13.015.257 Molise 1.310.379 357.904 156.276 210.041 38.222 3.929.309 Campania 14.533.303 6.786.245 4.429.443 2.842.799 1.268.273 33.913.865 Puglia 28.976.723 16.475.964 5.670.698 2.549.250 2.049.712 872.155 Basilicata 1.714.058 734.291 392.589 175.053 91.284 3.556.643 Calabria 7.136.523 1.891.781 1.750.052 1.184.198 267.553 16.721.083 11.591.810 9.663.421 4.908.038 3.248.396 1.099.749 43.219.310 2.669.125 4.703.890 681.263 700.521 327.995 10.085.851 -- -- -- -- -- -- Sicilia Sardegna Residenti estero 34 Si può notare come per il Veneto, seppure i volumi siano contenuti, il valore totale al lordo della tariffa superi quello dell’Emilia Romagna, che presenta invece il doppio dei ricoveri (essendo la tariffa dei DRG chirurgici molto maggiore rispetto alle altre regioni). Nella tabella 16 è riportata una sintesi della remunerazione teorica derivata dalla somma di mobilità attiva e stanzialità, secondo il DRG. Il DRG con il più alto valore è il 127 (con circa 472 milioni di euro), data l’alta prevalenza a livello nazionale (cfr. tabella 4), seppure il valore della tariffa ad esso associata sia di gran lunga minore rispetto a quello associato ai DRG chirurgici 104 e 105, comunque tra i più bassi valori associati ai DRG analizzati. Subito dopo troviamo i due DRG chirurgici 104 e 105, poi il DRG 121 (con la minore frequenza a livello nazionale) ed infine il 124 e il 125 al quale è associata la tariffa più bassa tra quelle considerate (con circa 19 milioni di euro). Tabella 16 – Remunerazione teorica (in euro) della mobilità ospedaliera attiva e della stanzialità ospedaliera, secondo il DRG – Attività per acuti in regime ordinario Codice DRG Mobilità attiva Stanzialità Totale 104 42.008.904 206.166.502 248.175.406 105 23.653.663 183.614.124 207.267.787 121 1.163.019 48.487.692 49.650.711 124 2.598.784 40.637.224 43.236.008 125 1.451.243 17.305.572 18.756.815 127 11.872.802 459.930.628 471.803.431 3. I FATTORI DI ETEROGENEITÀ Per approfondire lo studio del fenomeno della mobilità a livello nazionale è stata analizzata l’associazione tra le ospedalizzazioni che avvengono in mobilità e quelle che avvengono nella regione di residenza del ricoverato e il tipo di struttura di ricovero (pubblica o privata accreditata), preservando la distinzione tra il DRG 104 e 105 al netto di altre variabili quali sesso, classe di età, macroregione di residenza, reddito medio a livello comunale del ricoverato. I risultati di tale associazione sono espressi in probabilità marginali standardizzate (per cento) e illustrate in forma grafica nella figura 6. Come si può facilmente notare, non sono presenti ospedalizzazioni che ricadono nei DRG 104 e 105 nelle strutture sanitarie private (data la bassa numerosità dei ricoveri effettuati in strutture private non è possibile stimare le relative probabilità marginali). Per prima cosa, si può osservare che l’associazione tra le variabili prese in esame è positiva. Questo significa che la probabilità di andare in mobilità cresce al variare del tipo di struttura di ricovero (da 9% per le strutture pubbliche a 17% per le strutture private accreditate per il DRG 105; e da 11% per le strutture pubbliche a 20% circa per le strutture private accreditate per il DRG 104). Inoltre, le probabilità standardizzate sono in media più alte per il DRG 104 rispetto al 105. Dati questi risultati, si può supporre che la maggiore propensione ad andare in mobilità, che si osserva per le ospedalizzazioni in strutture private accreditate rispetto alle ospedalizzazioni nelle strutture pubbliche, possa essere dovuta al potere attrattivo di alcune strutture private accreditate per qualità della struttura stessa o dei professionisti che vi operano. Infine, 35 LE PATOLOGIE VALVOLARI per il DRG 104 tale fenomeno è più marcato, probabilmente perché, richiedendo l’uso di catetere durante l’intervento, esso comprende procedure più complesse rispetto a quelle che ricadono nel DRG 105 (“… senza cateterismo”) e, dunque, anche in questo caso tale fenomeno potrebbe essere dovuto in parte alla qualità e affidabilità di determinate strutture o del personale medico. Figura 6 – Probabilità marginale standardizzata (per cento) di andare in mobilità, secondo il tipo di struttura e il DRG 36 COMPLESSITÀ E APPROPRIATEZZA 1. COMPLESSITÀ ORGANIZZATIVA La complessità organizzativa può essere misurata e letta attraverso diversi parametri e indicatori (pesi ministeriali, peso tariffario e mortalità) relativi all’andamento delle attività sanitarie erogate, tra questi uno degli indici di attività ospedaliera generalmente calcolato per valutare la qualità organizzativa delle strutture sanitarie è la degenza media. Essa si calcola utilizzando il numero delle giornate di degenza rapportato al numero dei ricoveri (Vitullo et al. 1997). Dunque, uno dei modi attraverso i quali è possibile misurare la complessità organizzativa è proprio la durata della degenza che, in seguito, può essere messa in relazione ai diversi DRG, al relativo valore soglia e alla modalità di dimissione. Nella tabella 17 viene mostrata la distribuzione dei giorni di degenza secondo i sei DRG analizzati divisi per tipo di attività: acuti da un lato; e lungodegenza e riabilitazione dall’altro. Tabella 17 – Distribuzione delle giornate di degenza, secondo il DRG: valore soglia, media, deviazione standard, minimo, massimo e quartili – Attività per acuti (pannello superiore) e attività di lungodegenza e riabilitazione (pannello inferiore) Attività per acuti DRG valore soglia media deviazione standard min max p25 p50 p75 104 35 15,5 10,5 1 196 9 13 18 105 28 14,6 11,2 1 164 8 11 16 121 21 10,0 7,2 1 71 6 8 12 124 21 8,6 7,9 1 111 3 7 11 125 7 4,2 4,4 0 61 2 3 5 127 21 9,0 7,1 0 331 5 7 11 9,5 7,8 0 331 5 8 12 Totale Attività di lungodegenza e riabilitazione DRG valore soglia media deviazione standard min max p25 p50 p75 104 30 23,4 12,9 11 102 17 20 25 105 30 21,0 7,9 9 77 17 19 23 121 30 25,1 16,9 2 88 14 22 34 124 30 23,4 20,3 3 136 13 16 28 125 30 9,0 5,7 5 13 5 9 13 127 30 20,8 15,9 0 226 11 17 26 21,0 15,8 0 226 11 18 26 Totale 37 LE PATOLOGIE VALVOLARI Nel pannello superiore in cui sono riportati i dati dei ricoveri per acuti, si possono osservare alcune misure riassuntive come la media delle giornate di degenza. Essa è piuttosto contenuta rispetto ai rispettivi valori soglia (ossia il limite massimo di giorni dei ricoveri che varia a seconda del DRG17) per ciascun DRG: 15,5 giorni di ricovero in media rispetto al valore soglia di 35 giorni nel caso del DRG 104; 14,6 giorni di degenza in media rispetto al valore soglia di 28 giorni per il DRG 105; 10 giorni, 9 giorni e 8,6 giorni in media rispetto al valore soglia di 21 giorni, rispettivamente per i DRG 121, 127 e 124; 4,2 rispetto al valore soglia di 7 giorni per il DRG 125. I valori minimi sono sempre compresi tra 0-1 giorno, mentre se si guarda ai valori massimi si possono notare diversi casi anomali nella parte alta della distribuzione di ricoveri che arrivano anche a periodi di degenza molto lunghi, fino a quasi un anno per il DRG 127. Nel pannello inferiore nel quale sono riportati i dati relativi ai ricoveri di lungodegenza e riabilitazione, invece, si può notare come la media dei giorni di degenza sia in generale, per tutti i DRG, superiore a quella dell’attività per acuti. Il valore maggiore si registra per il DRG 121. I valori minimi sono superiori rispetto a quelli precedentemente osservati per l’attività per acuti, ad eccezione del DRG 127 per il quale il valore minimo è sempre 0. Per i DRG chirurgici i ricoveri sono di minimo 9 (DRG 104) e 11 (DRG 105) giorni. I valori massimi sono più contenuti rispetto ai ricoveri per acuti, seppure superino ampiamente il relativo valore soglia (il valore massimo, anche in questo caso, si osserva in corrispondenza del DRG 127). Nelle figure dalla 4 alla 10 sono rappresentate le distribuzioni dei giorni di degenza per singolo DRG (troncate al 99%) con il relativo valore soglia, evidenziato in rosso. Da queste distribuzioni, in generale, si può notare che le giornate di degenza rispettano in gran parte il limite del valore soglia, con percentuali di casi oltre tali valori molto contenute. Come è stato già precisato in precedenza, il valore soglia indica il giorno massimo al di sopra del quale i casi sono considerati anomali per durata della degenza18. I giorni di ricovero successivi al valore soglia sono remunerati tramite un incremento pro die della tariffa della prestazione ospedaliera (compreso tra 100 euro e 943 euro, con un elevatissima variabilità regionale). Questo incremento può essere considerato un incentivo a rispettare il valore soglia dato che oltrepassato tale valore le prestazioni vengono remunerate tramite questo l’incremento pro die, il quale viene sommato alla tariffa associata al DRG. Tenere un posto letto occupato per più giorni rispetto a quelli ritenuti necessari potrebbe, dunque, essere fonte di una perdita teorica per la struttura sanitaria: essa infatti riceverà solo l’incremento pro die da associare al ricovero anziché ricevere un’altra tariffa piena per un nuovo ricovero. Questa situazione ipotetica potrebbe essere interpretata in due modi: da un lato, come un’inefficienza organizzativa della struttura sanitaria (ricoverare pazienti per più tempo rispetto al necessario potrebbe significare un’inefficacia delle terapie chirurgiche/mediche che hanno causato complicanze di vario tipo, le quali hanno prorogato il tempo necessario per la guarigione e quindi la dimissione); dall’altro lato, potrebbe essere interpretata come la volontà del personale medico ad assumere at- 17. Nella suddivisione proposta nella tabella 17 è stato considerato che il valore soglia delle dimissioni per l’attività per acuti vari a seconda del DRG, mentre per l’attività di lungodegenza e riabilitazione tale valore è uguale e varia a seconda dell’MDC e non dei DRG. 18. I valori “anomali” sono detti anche outliers. 38 teggiamenti opportunistici perché spinti alla dimissione anticipata del ricoverato per poter aumentare il turnover dei posti letto che si tradurrebbe, in pratica, nella possibilità di prendere in carico nuovi ricoveri remunerati con tariffe piene. Osservando la distribuzione dei giorni di degenza per i ricoveri che ricadono nel DRG 104 (figura 4) si può notare che le dimissioni avvengono prevalentemente tra l’ottavo e il decimo giorno, mentre per il DRG 105 (figura 5) tra il settimo e il nono. Come già mostrato nella tabella precedente, non sono presenti dimissioni entro le 24 ore dall’intervento (come era opportuno ritenere, essendo DRG chirurgici ad alta complessità) e le dimissioni nelle prime 48 ore sono contenute. Si iniziano ad avere dati più consistenti di dimissioni attorno al sesto giorno, fino al 23° (DRG 104) o 18° (DRG 105). Le code oltre il valore soglia arrivano fino al 60° giorno circa. Le code oltre al valore soglia dei DRG 121 (figura 6) e 124 (figura 7) sono contenute e procedono fino al 40° giorno circa. Anche in questi due casi non abbiamo dimissioni entro le 24 ore. Il picco di dimissioni per il DRG 121 si registra attorno al settimo e ottavo giorno, con valori alti tra i cinque e dieci giorni. Molte dimissioni per questo DRG avvengono entro le 48 ore. Per il DRG 124, invece, il picco di dimissioni si registra il secondo giorno di degenza, con valori alti tra il primo giorno e il nono, per poi diminuire in modo consistente. Nella figura 8 si possono osservare le dimissioni che ricadono nel DRG 125. Esse avvengono in gran parte entro le 24 ore e molte entro le 48 ore. Il valore più frequente di dimissioni si registra nel secondo giorno, per poi diminuire drasticamente. Inoltre, Il 99% delle dimissioni avviene entro il ventesimo giorno. Il DRG 125 è l’unico tra i DRG analizzati per cui la distribuzione sia concentrata per il 99% dei casi al di sotto di un valore così basso (7 giorni19). Le dimissioni che ricadono nel DRG 127 (figura 9) arrivano fino al 41° giorno di degenza circa. Anche in questo caso, come per il DRG 125, alcune dimissioni avvengono entro le 24 ore. I valori di dimissioni più frequenti si registrano tra il terzo e il nono giorno. Nella figura 10, infine, sono riportati i giorni di degenza per le dimissioni dell’attività di riabilitazione e lungodegenza. In questo caso le dimissioni sono distribuite in modo più uniforme tra il primo giorno e il 30° giorno (valore soglia), per poi diminuire come frequenza fino ad arrivare a pochi casi di dimissioni oltre il 60° giorno. Inoltre, per questo tipo di attività, si registrano poche dimissioni entro le 24 ore, proprio perché tali attività richiedono un ricovero mediamente più lungo rispetto a quelle per acuti. 19. Infatti, il valore soglia è ricavato dalla distribuzione delle dimissioni attribuite ad un determinato DRG. In questo caso si è registrata una distribuzione delle dimissioni per il DRG 125 concentrata attorno al settimo giorno; questo spiega il motivo del valore soglia così basso e della concentrazione delle dimissioni nei primi giorni del periodo di degenza. 39 LE PATOLOGIE VALVOLARI Figura 7 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%), secondo il DRG 104 e il relativo valore soglia (linea rossa) – Attività per acuti Figura 8 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%), secondo il DRG 105 e il relativo valore soglia (linea rossa) – Attività per acuti 40 Figura 9 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%), secondo il DRG 121 e il relativo valore soglia (linea rossa) – Attività per acuti Figura 10 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%), secondo il DRG 124 e il relativo valore soglia (linea rossa) – Attività per acuti 41 LE PATOLOGIE VALVOLARI Figura 11 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%), secondo il DRG 125 e il relativo valore soglia (linea rossa) – Attività per acuti Figura 12 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%), secondo il DRG 127 e il relativo valore soglia (linea rossa) – Attività per acuti 42 Figura 13 – Distribuzione della durata della degenza (troncata al 99%) e valore soglia (linea rossa) uguale per tutti i DRG – Attività di lungodegenza e riabilitazione Dopo aver analizzato la distribuzione della durata della degenza per tutti i DRG presi in esame, è stata approfondita l’analisi della degenza media come indicatore di complessità organizzativa. A questo proposito, è stata esaminata l’associazione tra la degenza media e i decessi, attraverso un modello di regressione. In particolare, l’associazione presa in esame è quella tra la degenza media (il numero di giorni, in media, che indicano il tempo di ricovero) e i decessi (modalità di dimissione: deceduto/non deceduto), secondo il DRG (104, 105, 121, 124, 125, 127) a parità di sesso, classe di età, macroregione di residenza del ricoverato e tipo di attività. I risultati del modello di regressione sono riportati in forma grafica nella figura 14. Come possiamo notare, l’associazione esiste ed è positiva per tutti i DRG tranne per il DRG 127. Ciò significa che all’aumentare della degenza media aumenta la probabilità di dimissione con decesso (a parità di tutte le altre caratteristiche prese in esame), ad eccezione del DRG 127 per il quale la relazione è negativa: al diminuire della degenza media aumenta la probabilità di dimissione con decesso. Questo fenomeno potrebbe essere ricondotto in parte al fatto che le condizioni del ricoverato si possono complicare nel tempo e, quindi, anche in seguito ad una prolungata terapia medico-farmacologica. In altre parole con l’aumento dei giorni di ricovero – in media – aumenta la probabilità di decesso20. 20. Ribadiamo che il DRG 121 ha solo una modalità di dimissione (malattie cardiovascolari con infarto miocardico acuto e complicanze maggiori, dimessi vivi), per cui il modello di regressione non fornisce informazioni sui decessi per questo DRG. 43 LE PATOLOGIE VALVOLARI Come si è visto, l’unica eccezione si riscontra per le dimissioni che ricadono nel DRG 127 per i quali l’associazione è invertita, seppure la degenza media stimata per le diverse modalità di dimissione sia poco variabile rispetto a quella stimata per gli altri DRG. Si tratta, infatti, del DRG che raggruppa diagnosi per insufficienza cardiaca e shock, condizioni cliniche per le quali i pazienti o muoiono subito – o entro pochi giorni – oppure si stabilizzano rapidamente grazie alle terapie medico-farmacologiche somministrate durante il ricovero. Figura 14 – Degenza media standardizzata (in giorni), secondo la modalità di dimissione e il DRG La degenza media è indice della funzionalità del sistema ospedaliero ed è legata alla produttività dei servizi ospedalieri, all’efficacia e alla complessità. Un valore basso potrebbe essere indice di un elevato grado di efficienza organizzativa ma non di efficacia (intesa come qualità dell’assistenza), perché per valutare questo aspetto sarebbero necessari altri dati sulle condizioni specifiche di ogni paziente. Si possono ritenere più complessi i ricoveri che ricadono nei seguenti DRG, in ordine: 104 (17gg ca.); 105 (15gg ca.); 121 (11gg ca.); 127 (10-9gg ca.); 124 (9gg ca.); 125 (4gg ca.). Questa classifica, ottenuta con le nostre stime, rispecchia quasi interamente l’ordine decrescente dei pesi ministeriali21, anch’essi utilizzati come indicatori di complessità organizzativa (104 – peso pari a 6,06; 105 peso pari a 4,56; 121 peso pari a 1,58; 124 peso pari a 1,20; 127 peso pari a 1,03; 125 peso pari a 0,70). 21. Il peso relativo di un DRG rappresenta il grado di impegno relativo in termini di costi e di impegno clinico di ogni DRG rispetto al costo medio standard per ricovero. 44 2. APPROPRIATEZZA PROFESSIONALE L’appropriatezza dei ricoveri non è un concetto privo di sfaccettature interpretative e abbraccia diversi aspetti legati alle ospedalizzazioni. Secondo Cartabellotta (2009), questo concetto composito può essere suddiviso in appropriatezza organizzativa e appropriatezza professionale. Questa separazione concettuale aiuta a considerare un intervento sanitario appropriato dal punto di vista organizzativo se viene erogato consumando un’appropriata quantità di risorse nel posto giusto e dal professionista giusto. Il primo aspetto relativo all’appropriatezza organizzativa sarebbe facilmente indagabile se si avesse la possibilità di utilizzare i dati relativi a tutti gli aspetti di gestione e controllo delle strutture sanitarie nazionali, non tutti i tipi di intervento in caso di patologie valvolari possono essere effettuati in tutti i reparti di cardiochirurgia delle strutture sanitarie presenti sul suolo nazionale. Analizzando il luogo di cura in cui avvengono gli interventi per i due DRG chirurgici presi in esame si potrebbe, ad esempio, verificare se essi vengano effettuati nelle strutture che presentano le caratteristiche giuste. Il secondo aspetto, invece, non può essere qui analizzato perché non si hanno a disposizione dati relativi del personale medico che ha effettuato l’intervento. In questa sede verrà utilizzata, quindi, la seconda definizione di Cartabellotta (2009), ossia quella di appropriatezza professionale. Secondo questa definizione, un intervento sanitario è considerato appropriato dal punto di vista professionale se viene prescritto al paziente giusto, nel momento giusto e se gli effetti sfavorevoli sono accettabili rispetto ai benefici. Con i dati a nostra disposizione è possibile analizzare diagnosi principali e secondarie indicate dai clinici, interventi principali effettuati, relazione tra diagnosi principali e interventi principali effettuati. Tabella 18 – Prevalenza delle diagnosi principali (pannello superiore) e diagnosi secondarie dalla 1 alla 5 (pannello inferiore), secondo il gruppo di patologia (rispettivamente identificati dalla radice di codice ICD-9-CM: 395; 394; 396): frequenze assolute (N) e percentuali (%) Diagnosi principale % N Patologie Aortica 1,33 2.901 Patologie Mitrale 0,78 1.711 Patologie Mitrale/Aortica 0,34 732 % N Patologie Aortica 1,23 2.679 Patologie Mitrale 1,55 3.372 Patologie Mitrale/Aortica 2,18 4.765 Diagnosi secondarie Nella tabella 18 viene mostrata la prevalenza delle diagnosi principali (pannello superiore) e secondarie dalla 1 alla 5 (pannello inferiore) di patologie della valvola mitrale (gruppo ICD-9-CM 394), della valvola aortica (gruppo ICD-9-CM 395) e di patologie concomitanti delle valvole mitrale/aortica (gruppo ICD-9-CM 396)22. Le patologie alla valvola aortica sono le più frequenti nel caso di diagnosi principale, seguite dalle patologie alla valvola mitrale e poi dalle patologie concomitanti. Ciò tro22. Per l’elenco completo dei codici di diagnosi compresi nel campione oggetto di studio si veda l’appendice. 45 LE PATOLOGIE VALVOLARI va conferma nella letteratura di riferimento che mostra come nei Paesi industrializzati in generale, e in Europa in particolare, le patologie alla valvola aortica siano le più frequenti (ricordiamo che tra le patologie valvolari la stenosi aortica è al primo posto in Europa per frequenza, seguita dal rigurgito mitralico). La prevalenza delle diagnosi secondarie è invertita e speculare rispetto alla prevalenza delle diagnosi principali. Questa condizione potrebbe essere plausibile dato che, spesso, nei pazienti affetti da tali patologie si può verificare un aggravamento della malattia ad una valvola che può portare al verificarsi di problemi anche all’altra valvola. Nelle prossime tre tabelle analizzeremo gli interventi principali con codici ICD-9-CM associati a diagnosi principali appartenenti ai tre gruppi di diagnosi sopra descritti (394, valvola mitrale, tabella 19; 395 valvola aortica, tabella 20; 396 valvola mitrale/aortica, tabella 21) per i DRG 104 e 105. Se si osserva la tabella 19, la distribuzione (troncata al 90%) degli interventi principali in caso di diagnosi di valvola mitrale mostra che i principali interventi sono di sostituzione valvolare con protesi meccaniche (40% circa) o biologiche (25% circa) e di riparazione valvolare (22% circa). È da osservare anche che tra le percentuali di sostituzione valvolare con bioprotesi e quelle di riparazione valvolare non si registra una grande differenza (3% circa). Tabella 19 – Distribuzione (troncata al 90%) degli interventi principali associati alle diagnosi principali con codice ICD-9-CM che ricade nel gruppo delle patologie della valvola mitrale (394): frequenze assolute (N) e percentuali (%) – DRG 104 e 105 Interventi N % 35.24 Altra sostituzione di valvola mitrale con protesi 457 40,0 35.23 Sostituzione della valvola mitrale con bioprotesi 291 25,4 35.12 Valvuloplastica a cuore aperto valvola mitrale senza sostituzione 255 22,3 39.61 Circolazione extracorporea ausiliaria per chirurgia a cuore aperto 73 6,4 88.56 Arteriografia coronarica con catetere doppio 38 3,3 35.22 Altra sostituzione di valvola aortica con protesi 30 2,6 1.144 100,0 Totale Le linee guida aggiornate al 2012 relative alle patologie della valvola mitrale indicano che alla riparazione valvolare è associato un tasso di mortalità minore rispetto alla sostituzione valvolare (Vahanian et al., 2012). In Italia, nel 2010, le sostituzioni valvolari sono state più frequenti rispetto alle riparazioni. Questo dato, in controtendenza rispetto alle indicazioni delle linee giuda, potrebbe suggerire che sarebbe opportuno ridurre le sostituzioni a favore delle riparazioni per diminuire il tasso di mortalità operatoria o post-operatoria. Confrontando tali risultati con lo studio di Iung et al. (2007), vediamo come la sostituzione valvolare sia stata effettuata in circa il 57,0% degli interventi in Europa nell’anno 2001, mentre la commissurotomia in circa il 38,0% e la riparazione valvolare in circa il 47% circa dei casi. Rispetto ai valori riportati nella tabella 19, confrontando i dati italiani del 2010 con quelli europei si evidenzia che gli interventi di sostituzione e di riparazione della valvola mitrale ricorrono con percentuali simili. 46 Osservando i dati riportati nella tabella 20 si può notare che per le patologie della valvola aortica si interviene prevalentemente con la sostituzione valvolare nell’87% dei ricoveri, sia che essa venga effettuata mediante protesi biologiche o mediante protesi meccaniche (ciò è in accordo anche con le linee guida aggiornate al 2012). Se per la sostituzione di valvola mitrale si preferisce intervenire utilizzando la valvola meccanica rispetto a quella biologica, in caso di diagnosi di valvola aortica si preferisce invece intervenire con valvole biologiche invece che meccaniche. Nel 90% della distribuzione degli interventi non compare la valvuloplastica (riparazione della valvola), probabilmente perché tale intervento alla valvola aortica non è ritenuto così efficace come quello alla valvola mitrale. Tali valori sono in accordo con quelli riscontrati nello studio di Iung et al. (2007), dal quale emerge che la sostituzione è la tecnica preferita (in circa il 97,0% degli interventi viene sostituita la valvola), mentre nello stesso studio emerge che sono state effettuate due sole valvuloplastiche per pazienti affetti da rigurgito aortico (mentre nessuna per stenosi aortica). Tabella 20 – Distribuzione (troncata al 90%) degli interventi principali associati alle diagnosi principali con codice ICD-9-CM che ricade nel gruppo delle patologie della valvola aortica (395): frequenze assolute (N) e percentuali (%) – DRG 104 e 105 Interventi N % 1.341 71,6 500 26,7 24 1,3 Cateterismo cardiaco del cuore sinistro 8 0,4 Cateterismo cardiaco combinato del cuore destro e sinistro 1 0,0 1.874 100,0 35.21 Sostituzione della valvola aortica con bioprotesi 35.22 Altra sostituzione di valvola aortica con protesi 88.56 Arteriografia coronarica con catetere doppio 37.22 37.23 Totale Inoltre, in conformità con linee guida e con alcuni studi in materia (O’Rourke et al. 2003), se si effettuasse un’esplorazione degli interventi per classe di età, si potrebbe vedere che le bioprotesi sono specialmente utilizzate nel pazienti anziani, mentre le meccaniche (che durano di più) sono preferite per i pazienti più giovani. Infine, nella tabella 21 sono riportati i dati relativi alla diagnosi di patologie concomitanti alle due valvole cardiache. Da questi dati risulta che l’intervento più frequente è sempre quello di sostituzione di valvola aortica nel 69% dei ricoveri (considerando protesi meccaniche e biologiche assieme) e della valvola mitrale nel 21% dei ricoveri (considerando protesi meccaniche e biologiche assieme). In questo caso la riparazione della valvola mitrale si effettua solo in una piccola percentuale di ricoveri (9%). 47 LE PATOLOGIE VALVOLARI Tabella 21 – Distribuzione (troncata al 90%) degli interventi principali associati alle diagnosi principali con codice ICD-9-CM che ricade nel gruppo delle patologie della valvola mitrale/aortica (396): frequenze assolute (N) e percentuali (%) – DRG 104 e 105 Interventi N % 35.22 Altra sostituzione di valvola aortica con protesi 156 37,2 35.21 Sostituzione della valvola aortica con bioprotesi 136 32,5 35.24 Altra sostituzione di valvola mitrale con protesi 59 14,1 35.12 Valvuloplastica a cuore aperto valvola mitrale senza sostituzione 38 9,0 35.23 Sostituzione della valvola mitrale con bioprotesi 30 7,2 419 100,0 Totale Per approfondire l’analisi degli interventi principali è stato considerato non solo il gruppo di diagnosi ma anche il DRG. La tabella 22 mostra la distribuzione degli interventi principali secondo il gruppo di diagnosi principale e il DRG (considerando solo i DRG chirurgici 104 e 105). In generale, per tutti i gruppi di diagnosi considerati, il numero di interventi effettuati che ricadono nel DRG 104 è maggiore rispetto al numero di interventi che ricadono nel DRG 105. Tabella 22 – Numero di interventi principali, secondo il gruppo di patologia, il DRG e il codice ICD-9-CM di intervento principale Intervento principale DRG 35.12 35.21 35.22 35.23 35.24 37.22 37.23 39.61 88.56 104 142 15 15 173 281 -- -- 38 38 105 113 14 15 118 176 -- -- 35 -- 104 1 743 276 9 11 8 1 11 24 105 3 598 224 12 7 -- -- 17 -- 104 23 74 91 7 37 -- -- 1 3 105 15 62 65 23 22 -- -- 1 -- Patologie Valvola Mitrale Patologie Valvola Aortica Patologie Mitrale/Aortica Per le patologie alla valvola mitrale gli interventi più numerosi sono quelli di sostituzione con valvole meccaniche (codice 35.24) e biologiche (codice 35.23) e riparazione valvolare (codice 35.12). Per questo gruppo sono inoltre presenti interventi di sostituzione di valvola aortica con valvole biologiche e meccaniche. Se si guarda al gruppo delle patologie della valvola aortica gli interventi nettamente più numerosi rispetto agli altri sono quelli di sostituzioni con valvole biologiche (codice 35.21) seguiti da quelli di sostituzione con valvole meccaniche (codice 35.22). Questo gruppo è l’unico in cui sono presenti interventi con cateterismo cardiaco del cuore sinistro (codice 37.22) e combinato del cuore destro e sinistro (codice 37.23), anche se con numerosità bassissime, e naturalmente ricadono nel DRG 104 (con cateterismo cardiaco). Anche in questo gruppo sono presenti interventi di sostituzione della valvola mitrale con i di- 48 versi tipi di valvola. Per l’ultimo gruppo di diagnosi (mitrale/aortica) gli interventi più numerosi sono quelli di sostituzione di valvola aortica, sostituzione mitrale con protesi meccanica e riparazione di valvola mitrale. In ultima analisi, esaminando la prevalenza di comorbilità nel campione oggetto di studio è possibile avere un quadro più completo del carico della malattia. Esaminando i dati osservazionali a disposizione, che contengono informazioni epidemiologiche e sul trattamento effettuato durante il ricovero, sono stati calcolati i punteggi dell’indice di Charlson (una misura della comorbilità generale) pesato per età. Tabella 23 – Distribuzione delle dimissioni, secondo l’Indice di Charlson pesato per età e la fascia di età: frequenze assolute I.Ch.P. 0-19 20-29 30-39 40-49 50-59 60-69 70-79 80-89 90+ Totale 0 385 198 462 1.332 2.714 5.573 9.144 3.968 159 23.935 1 233 237 698 2.209 4.900 11.554 26.365 35.030 8.728 89.954 2 7 29 95 561 2.208 6.659 16.954 22.475 4.891 53.879 3 6 12 39 216 906 3.059 9.049 13.802 3.225 30.314 4 3 1 9 52 302 1.365 4.494 6.914 1.465 14.605 5 1 0 1 11 68 373 1.231 1.782 361 3.828 6 0 0 0 0 9 37 158 266 47 517 7 0 1 4 12 26 104 227 263 51 688 8 0 0 1 2 8 31 71 89 14 216 9 0 0 0 2 4 9 28 40 8 91 10 0 0 0 0 0 1 5 13 2 21 11 0 0 0 0 0 0 0 1 1 2 Totale 635 478 1.309 4.397 11.145 28.765 67.726 84.643 18.952 218.050 Nella tabella 23 è possibile osservare la prevalenza in termini assoluti delle dimissioni secondo la fascia di età e il relativo punteggio dell’indice di Charlson. Come si può notare, la maggior parte delle dimissioni dei più giovani (fasce di età dai 0 ai 39 anni) ottiene un punteggio bassissimo di comorbilità (0-1) e solo una piccolissima parte ottiene un punteggio compreso tra 2 e 5. All’aumentare dell’età si può facilmente notare l’aumento del punteggio di comorbilità ottenuto, fino ad arrivare alle fasce di dimessi più anziane per le quali si arriva ad ottenere un punteggio di 11; e che nella maggior parte delle dimissioni è compreso tra 2 e 6. 49 LE PATOLOGIE VALVOLARI OSSERVAZIONI CONCLUSIVE Alle luce dei risultati delle analisi ottenuti nel presente studio, si possono tracciare alcune osservazioni conclusive sul fenomeno delle ospedalizzazioni per patologie valvolari in Italia nel 2010. Nel complesso le nostre analisi hanno mostrato la frequenza con cui le ospedalizzazioni per le patologie in esame si manifestano a livello nazionale e regionale; la distribuzione delle dimissioni secondo il regime di ricovero e il tipo di struttura e la modalità di dimissione a livello nazionale; il tasso di ospedalizzazione a livello nazionale e regionale; il tasso di mortalità ospedaliera a livello nazionale e regionale. Naturalmente in un unico studio non è possibile presentare in modo approfondito tutti gli aspetti sopra citati: servirebbe uno studio ad hoc per ciascuno di essi. Tuttavia, emergono risultati interessanti. In primo luogo, l’incremento nei Paesi industrializzati del tasso di ospedalizzazione per le patologie valvolari è un dato certo con cui ogni sistema sanitario nazionale deve fare i conti. Tale incremento è responsabile di un aumento dei costi sociali di cui la sanità pubblica deve farsi carico; d’altra parte è negli obiettivi dei Paesi più sviluppati ridurre i rischi di malattia e di mortalità per la propria popolazione. A livello generale si può concludere che, per i DRG considerati nei quali ricadono le diagnosi di patologie valvolari, il DRG 127 è al primo posto per frequenza (mentre è al secondo posto a livello nazionale). Tra gli episodi di ricovero selezionati, la modalità di dimissione più frequente è quella a domicilio, che potrebbe essere un indizio dell’efficacia di procedure e/o interventi effettuati durante i ricoveri esaminati. I ricoveri per questo tipo di patologie avvengono in prevalenza in strutture sanitarie pubbliche, per le quali i costi vengono sostenuti dal SSN. Le strutture pubbliche, nel complesso, offrono un servizio eccellente per tali prestazioni. L’Italia, infatti, vanta reparti di cardiochirurgia rinomati appartenenti non solo a strutture sanitarie private (accreditate e non accreditate), ma anche pubbliche. Per quanto riguarda il fenomeno della mobilità ospedaliera, dalle nostre analisi sulle ospedalizzazioni con diagnosi di patologie valvolari, emerge una mobilità ospedaliera interregionale contenuta (almeno per quanto riguarda i DRG da noi analizzati). É stata comunque riscontrata una maggiore mobilità per i DRG chirurgici, soprattutto nel caso del DRG 104, nel caso specifico dei DRG 104 e 105, la mobilità potrebbe essere associata prevalentemente alla mancanza di reparti di cardiochirurgia (specialmente per i residenti in Valle d’Aosta e p.a. di Bolzano). Grazie ai risultati ottenuti con l’analisi sulla mobilità è stato possibile calcolare la remunerazione “teorica” per tutte le regioni per i sei DRG considerati. Dai nostri risultati emerge che i saldi di mobilità delle regioni, che possono essere paragonati grazie all’utilizzo della TUC, sono negativi prevalentemente al Sud (soprattutto in Calabria e in Campania) ma anche in regioni del Centro-Nord (per esempio in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige), probabilmente per la mancanza del reparto di cardiochirurgia. Troviamo saldi di mobilità positivi prevalentemente al Nord (in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna) e solo in un'unica regione del Sud (Molise). Per le ospedalizzazioni che avvengono nella stessa regione di residenza del ricoverato il paragone è stato meno immediato. Infatti, come si è visto, in ogni regione si applicano le tariffe definite dal Ministero della Salute o dalla regione, ricavate da un'analisi dei costi di produzione delle strutture sanitarie. Per quanto riguarda questo tipo di remunerazione è stato riscontrato che la maggior parte delle regioni ha scelto di applicare tariffe molto simili 50 e allineate a quelle ministeriali, il che permette di trarre conclusioni riguardo all’entità della remunerazione teorica per i DRG considerati: la Lombardia é la regione in cui la remunerazione teorica è maggiore e in cui è presente il maggior numero di reparti di cardiologia e cardiochirurgia. A livello nazionale, il DRG 127, seppure presenti una tariffa molto minore rispetto ai DRG chirurgici, è quello che assorbe il maggior numero di risorse economiche: seguito dal DRG 104, il quale viene remunerato in misura maggiore rispetto agli altri DRG analizzati, questo è in linea con la distribuzione nazionale delle dimissioni. Infine, il fenomeno della mobilità, per i DRG 104 e 105, è fortemente associato al tipo di struttura ospedaliera, evidenziando una maggiore propensione alla mobilità (a parità di caratteristiche come sesso, classe di età, macroregione di residenza e reddito medio a livello comunale) quando il ricovero avviene in strutture private accreditate anziché pubbliche. Attraverso l’analisi della complessità organizzativa e dell’appropriatezza professionale si è potuto mettere in evidenza diversi aspetti. In primo luogo, l’esame della durata del ricovero, in relazione al valore soglia associato ad ogni DRG e ad ogni tipo di attività preso in esame, ha messo in evidenza una percentuale contenuta di dimissioni oltre tale valore (per tutti e sei i DRG considerati). Questo dato evidenzia uno spreco di risorse per la struttura sanitaria, perché i giorni di degenza in più vengono remunerati in misura notevolmente inferiore rispetto a quelli entro tale valore e potrebbero indurre a ipotizzare che la terapia scelta dal personale medico non sia stata efficace per il ricoverato. D’altra parte anche le dimissioni troppo “rapide” potrebbero essere considerate complesse e inappropriate: i clinici potrebbero essere incentivati a dimettere precocemente i ricoverati per poter beneficiare di un maggiore tasso di turnover. Mettendo in relazione la degenza media con la modalità di dimissione (non deceduto/deceduto) è stato riscontrato che all’aumentare della degenza media aumenta la probabilità di dimissione con decesso (a parità di sesso, classe di età, macroregione di residenza e tipo di attività) per tutti i DRG ad eccezione del 127. In generale, l’elevata degenza media potrebbe significare un alto grado di complessità e di inefficienza organizzativa. I nostri risultati mostrano la seguente classifica di DRG per elevata degenza media: 104, 105, 121, 127, 124 e 125. In secondo luogo, analizzando la prevalenza delle diagnosi e gli interventi principali ad esse associati sono emersi risultati interessanti riguardo alla relazione tra diagnosi principali e interventi principali effettuati. Infine, in generale si può vedere come, coerentemente con la letteratura di riferimento, le patologie della valvola aortica siano più frequenti rispetto a quelle della valvola mitrale o di patologie concomitanti ed esse vengono trattate prevalentemente con la sostituzione delle valvole mediante protesi meccaniche o biologiche. A questo proposito, si può notare come l’intervento principale effettuato in Italia sia in linea con quello indicato dalle linee guida europee (con la sola eccezione dell’intervento di sostituzione di valvola mitrale anziché di riparazione, quest’ultimo preferito dalle linee guida per il contenuto tasso di mortalità operatoria e post-operatoria). In ultima analisi, esaminando la prevalenza di comorbilità nel campione oggetto di studio è stato possibile avere un quadro più completo del carico della malattia sul sistema sanitario. L’onere sanitario si estende spesso oltre le singole patologie prese in esame, soprattutto nella popolazione più anziana (di età compresa tra 60 e 90 anni o più) e, anche per questi motivi, sarebbe opportuno considerare attentamente le comorbilità nel trattamento dei pazienti durante le ospedalizzazioni. 51 LE PATOLOGIE VALVOLARI I maggiori limiti di questo studio si posso riassumere nei seguenti punti: • la mancanza di dati esaustivi che permettano di analizzare un ampio arco tempo- rale ed effettuare analisi in chiave longitudinale le quali avrebbero potuto mostrare un incremento dei tassi di ospedalizzazione e di mortalità nel corso degli anni, per mettere in evidenza un aumento delle dimissioni con diagnosi di patologie valvolari, oppure una diminuzione dei tassi di mortalità ospedaliera, attribuibili all’avanzamento tecnologico, farmacologico e medico; • la mancanza di dati relativi alle tempistiche di diagnosi (principali e secondarie) e interventi, che permettano di cogliere il momento temporale in cui le diagnosi sono state formulate e gli interventi effettuati, per poter formulare osservazioni più approfondite riguardo all’appropriatezza degli interventi; • Inoltre, sarebbe stato utile riuscire a misurare sia il periodo di follow-up dei pa- zienti sia la frequenza degli interventi ripetuti su uno stesso paziente. Entrambe le misure avrebbero permesso di trarre conclusioni sia sugli outcome di breve e medio/lungo termine sia sui valori di mortalità e comorbilità che possono coinvolgere i pazienti e che, come la letteratura di riferimento mostra, sono maggiori nel caso di ricoveri ripetuti. 52 APPENDICE Allegato 1 – Codici ICD-9-CM di diagnosi di patologie valvolari (aorta-mitrale) utilizzati nella costruzione del campione finale 394 Malattie della valvola mitrale 394.0 Stenosi mitralica 394.1 Insufficienza mitralica reumatica 394.2 Steno insufficienza mitralica 394.9 Altre e non specificate malattie della valvola mitrale 395 Malattie della valvola aortica 395.0 Stenosi aortica reumatica 395.1 Insufficienza aortica reumatica 395.2 Steno insufficienza aortica reumatica 395.9 Altre e non specificate malattie reumatiche dell'aorta 396 Malattie delle valvole mitrale e aortica 396.0 Stenosi della valvola mitrale e della valvola aortica 396.1 Stenosi della valvola mitrale e insufficienza della valvola aortica 396.2 Insufficienza della valvola mitrale e stenosi della valvola aortica 396.3 Insufficienza della valvola mitrale e della valvola aortica 396.8 Interessamento multiplo della valvola mitrale e della valvola aortica 396.9 Malattie della valvola mitrale e della valvola aortica, non specificate 424.0 Disturbi della valvola mitrale 424.1 Disturbi della valvola aortica 424.90 Endocardite, valvola non specificata, causa non specificata 428.0 Insufficienza cardiaca congestizia non specificata (scompenso cardiaco congestizio non specificato) 428.1 Insufficienza del cuore sinistro (scompenso cardiaco sinistro) 746.3 Stenosi congenita della valvola aortica 746.4 Insufficienza congenita della valvola aortica 746.5 Stenosi mitralica congenita 746.6 Insufficienza mitralica congenita 746.7 Sindrome del cuore sinistro ipoplasico 746.81 Stenosi subaortica 747.1 Coartazione dell’aorta 747.10 Coartazione aortica (preduttale) (postduttale) 747.2 Altre anomalie dell’aorta 747.20 Anomalie dell’aorta, non specificate 747.21 Anomalie dell’arco aortico 747.22 Atresia e stenosi dell’aorta 747.21 Anomalie dell’arco aortico 747.22 Atresia e stenosi dell’aorta 53 LE PATOLOGIE VALVOLARI Allegato 2 – Codici DRG utilizzati nella costruzione del campione finale DRG Descrizione 104 Interventi su valvole cardiache e altri interventi maggiori cardiotoracici con cateterismo cardiaco 105 Interventi su valvole cardiache e altri interventi maggiori cardiotoracici senza cateterismo cardiaco 108 Altri interventi cardiotoracici 110 Interventi maggiori sul sistema cardiovascolare con CC 111 Interventi maggiori sul sistema cardiovascolare senza CC 124 Malattie cardiovascolari eccetto IMA, con cateterismo cardiaco e diagnosi complicata 127 Insufficienza cardiaca e shock 136 Malattie cardiache congenite e valvolari, età > 17 anni senza CC 137 Malattie cardiache congenite e valvolari, età < 18 anni 551 Impianto di pacemaker cardiaco permanente con diagnosi cardiovascolare maggiore di defibrillatore automatico (AICD) o di generatore di impulsi 552 Altro impianto di pacemaker cardiaco permanente senza diagnosi cardiovascolare maggiore 121 Malattie cardiovascolari con infarto miocardico acuto e complicanze maggiori, dimessi vivi 122 Malattie cardiovascolari con infarto miocardico acuto senza complicanze maggiori, dimessi vivi 123 Malattie cardiovascolari con infarto miocardico acuto, morti 518 Interventi sul sistema cardiovascolare per via percutanea senza inserzione di stent nell’arteria coronarica senza IMA 125 Malattie cardiovascolari eccetto infarto miocardico acuto, con cateterismo cardiaco e diagnosi non complicata 535 Impianto di defibrillatore cardiaco con cateterismo cardiaco con infarto miocardico acuto, insufficienza cardiaca o shock 536 Impianto di defibrillatore cardiaco con cateterismo cardiaco senza infarto miocardico acuto, insufficienza cardiaca o shock 536 Impianto di defibrillatore cardiaco con cateterismo cardiaco senza infarto miocardico acuto, insufficienza cardiaca o shock 54 BIBLIOGRAFIA Ambler, G., Omar, R. 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Modifiche introdotte nel passaggio dalla ICD-9CM 2002 alla ICD-9-CM 2007 e dalla versione 19ª alla versione 24ª dei medicare DRG. Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali - Servizio Sistema Informativo Sanità e Politiche Sociali. Tamborini V., Petrarca G. e Glorioso V. (2012). I sistemi tariffari per le prestazioni di assistenza ospedaliera. Un esame della normativa nazionale e regionale. Terzo aggiornamento. Analisi N.16, Dicembre 2012. Vahanian, A., Alfieri, O., Andreotti, F., Antunes, M. J., Barón-Esquivias, G., Baumgartner, H., Borger, M. A., Carrel, T. P., De Bonis, M., Evangelista, A., Falk, V., Iung, B., Lancellotti, P., Pierard, L., Price, S., Schafers, H-J, Schuler, G., Stepinska, J., Swedberg, K., Takkenberg, J., Otto Von Oppell, U., Windecker, S., Zamorano, J. L. e Zembala M. (2012). 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Versione in vigore per le attività dell’anno 2010. 57 LE PATOLOGIE VALVOLARI PUBBLICAZIONI DEL CENTRO STUDI ASSOBIOMEDICA ANALISI N. 0 Lo stato di attuazione della Riforma del SSN - Luglio 1995 N. 1 La manovra finanziaria 1997 - Febbraio 1997 N. 2 Lo stato di attuazione della Riforma del SSN - Primo aggiornamento Maggio 1997 N. 3 Appalti pubblici di forniture al SSN - Dicembre 1997 N. 4 La manovra finanziaria 1998 - Febbraio 1998 N. 5 Lo stato di attuazione della Riforma del SSN. Secondo aggiornamento Settembre 2000 N. 6 La manovra finanziaria 2001. Legge di Bilancio di previsione 2001-2003, e avvio del Federalismo fiscale - Febbraio 2001 N. 7 Cosa attende la Sanità nel triennio 2002-2004 e negli anni successivi Gennaio 2002 N. 8 I sistemi tariffari per le prestazioni di assistenza ospedaliera. Un esame della normativa nazionale e regionale in vigore - Settembre 2003 N. 9 I sistemi tariffari per le prestazioni di assistenza ospedaliera. Un esame della normativa nazionale e regionale in vigore. Primo aggiornamento Aprile 2005 N. 10 I sistemi tariffari per le prestazioni di assistenza ospedaliera. Un esame della normativa nazionale e regionale. Secondo aggiornamento Giugno 2010 N. 11 58 La mobilità sanitaria per la sostituzione della valvola aortica e la neurostimolazione cerebrale - Luglio 2011 N. 12 La disomogeneità nei livelli di assistenza specialistica ambulatoriale tra i servizi sanitari regionali - Dicembre 2011 N. 13 Il Federalismo sanitario: la gestione del SSN nel nuovo assetto di federalismo fiscale - Aprile 2012 N. 14 L’impatto della manovra sanitaria 2012-2014 sul settore dei dispositivi medici - Settembre 2012 N. 15 Prime considerazioni sui prezzi di riferimento pubblicati dall’Avcp in data 1 Luglio 2012 - Ottobre 2012 N. 16 I sistemi tariffari per le prestazioni di assistenza ospedaliera. Un esame della normativa nazionale e regionale. Terzo aggiornamento - Dicembre 2012 N. 17 L’impatto della manovra sanitaria 2012-2014 sul settore dei dispositivi medici. Testo aggiornato dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2013 Gennaio 2013 N. 18 Primo aggiornamento dell’analisi sull’impatto della manovra sanitaria 2012-2014 sul settore dei dispositivi medici. Testo aggiornato dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2013 - Aprile 2013 N.19 Analisi della normativa sull’accesso ai dispositivi per persone con diabete. Quantitativi, prescrizione e distribuzione di dispositivi medici per l’autocontrollo e l’iniezione di insulina - Novembre 2013 N. 20 Le patologie valvolari. Analisi della mobilità, complessità e appropriatezza Marzo 2014 GUIDE PRATICHE N. 1 Imposta di bollo. Regime degli atti e dei documenti nella fase di acquisizione di beni e servizi da parte delle aziende sanitarie - Marzo 1998 N. 2 Linee guida per la gestione di consulenze, convegni, congressi degli operatori della Sanità pubblica - Dicembre 1998 59 LE PATOLOGIE VALVOLARI N. 3 Linee guida per la gestione dei dispositivi medici in applicazione della Direttiva 93/42/CEE e della relativa legislazione nazionale di recepimento (D.Lgs. 46/97 e succ. modifiche) - Marzo 1999 N. 4 Direttiva europea 98/79/CE sui dispositivi medici per diagnostica in vitro Aprile 1999 N. 5 Semplificazione amministrativa. D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445: Testo unico in materia di documentazione amministrativa. (Dal documento cartaceo, al documento informatico) - Maggio 2001 N. 6 Dalla Lira all’Euro. Linee guida F.A.R.E., Assobiomedica e Farmindustria Settembre 2001 N. 7 Semplificazione amministrativa. D.P.R. 28 dicembre 2002 n. 4445 Testo unico in materia di documentazione amministrativa. Primo aggiornamento. E-procurement le gare elettroniche delle P.A. - Dicembre 2002 N. 8 Il sistema di vigilanza per i dispositivi medici - Marzo 2003 N. 9 La Direttiva 98/79/CE sui dispositivi medico diagnostici in vitro: domande e risposte - Aprile 2004 N.10 Direttiva 2004/18/CE del Parlamento e del Consiglio relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi - Luglio 2004 N.11 I rapporti dell’impresa con gli operatori della Sanità pubblica: convegni, congressi, consulenze, omaggi - Febbraio 2005 N.12 Rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Schema di decreto attuativo 2002/96/CE e 2002/95 CE (RAEE & RoHS) - Maggio 2005 N.13 Il sistema di vigilanza per i dispositivi medici e i dispositivi medico-diagnostici in vitro. Linee guida desunte dal documento della Commissione europea MEDDEV 2.12-1 rev. 6 (Dicembre 2009) - Gennaio 2011 60 OSSERVATORIO TECNOLOGIE N. 1 I dispositivi impiantabili per la Cardiostimolazione - Ottobre 2002 N. 2 La Chirurgia laparoscopica - Ottobre 2002 N. 3 Protesi ortopediche. Considerazioni sulla regolamentazione, biomeccanica e materiali - Febbraio 2003 N. 4 La prevenzione delle ferite accidentali da aghi e dispositivi taglienti Aprile 2004 N. 5 Medicazioni e bendaggi - Marzo 2007 N. 6 Tecnologie sanitarie emergenti nel settore dei dispositivi medici Dicembre 2011 STUDI N. 1 La spesa sanitaria, la Diagnostica di laboratorio e il mercato delle tecnologie - Settembre 1996 N. 2 I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche. Dati 1997 e anni precedenti - Marzo 1998 N. 3 Osservatorio Prezzi e politiche regionali di “acquisto al prezzo minimo” Aprile 1998 N. 4 Dispositivi per Stomia - Febbraio 1999 N. 5 La spesa sanitaria, la Diagnostica di laboratorio e il mercato delle tecnologie. Primo aggiornamento - Giugno 1999 N. 6 Ausili assorbenti per Incontinenza - Maggio 2000 N. 7 Medicazioni avanzate e medicazioni speciali - Ottobre 2000 61 LE PATOLOGIE VALVOLARI N. 8 La spesa sanitaria, la Diagnostica di laboratorio e il mercato delle tecnologie. Secondo aggiornamento - Ottobre 2000 N. 9 Protesi mammarie esterne - Novembre 2000 N. 10 Dispositivi per Incontinenza e ritenzione - Maggio 2001 N. 11 La Brachiterapia - Maggio 2001 N. 12 I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche. Dati 2000 e anni precedenti - Giugno 2001 N. 13 Protesi mammarie esterne - Primo aggiornamento - Giugno 2001 N. 14 Recepimento della direttiva 2000/35/CE e tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche - Novembre 2002 N. 15 Il Vaccino antiallergico - Gennaio 2003 N. 16 La Dialisi - Marzo 2003 N. 17 Medicazioni avanzate e medicazioni speciali. Primo aggiornamento Marzo 2003 N. 18 Il Vaccino antiallergico. Primo aggiornamento. L’immunoterapia allergene specifica - Settembre 2004 N. 19 La crisi finanziaria del Servizio sanitario e i tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche - Marzo 2005 N. 20 I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche. Dati 2005 e anni precedenti - Giugno 2006 N. 21 Aghi e siringhe - Febbraio 2007 N. 22 62 Lancette pungi dito e aghi penna per insulina - Ottobre 2008 N. 23 I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche. Dati 2010 e anni precedenti - Marzo 2011 N. 24 I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche. Dati 2011 e anni precedenti - Aprile 2012 N. 25 I tempi medi di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche. Dati 2012 e anni precedenti - Marzo 2013 N. 26 Le politiche pubbliche d’acquisto di dispositivi medici - Dicembre 2013 N. 27 Turchia - studio realizzato dall’ufficio di Istanbul dell’ICE-agenzia, su incarico e con la collaborazione di Assobiomedica - Marzo 2014 TEMI DI DISCUSSIONE N. 1 Spesa sanitaria e mercato delle tecnologie: verso un modello previsionale Dicembre 1996 N. 2 Le proposte di Confindustria per una nuova Sanità - Settembre 1997 N. 3 Scenari e tendenze per il settore delle tecnologie biomediche e diagnostiche Ottobre 1997 N. 4 Progetto Sanità Confindustria. Secondo rapporto - Gennaio 1999 N. 5 L’impatto economico dell’evoluzione tecnologica: aspetti di valutazione Febbraio 1999 N. 6 E-business in Sanità - Marzo 2001 N. 7 Il mercato dei dispositivi medici: profilo e aspetti critici - Aprile 2001 N. 8 Il mercato dei dispositivi medici: profilo e aspetti critici. Primo aggiornamento Ottobre 2002 63 LE PATOLOGIE VALVOLARI N. 9 Health Technology Assessment in Europa - Giugno 2003 N. 10 Scenari per il settore della Diagnostica in vitro - Dicembre 2003 N. 11 La Telemedicina: prospettive ed aspetti critici - Marzo 2005 N. 12 Il mercato dei dispositivi medici. Profilo del settore ed aspetti critici. Secondo aggiornamento - Luglio 2006 N. 13 Mappatura dei meccanismi di HTA regionali in Italia - Novembre 2012 N. 14 Il governo dell’innovazione nel settore dei dispositivi medici - Marzo 2014 64 I dati e le informazioni di cui al presente documento possono essere trascritte da terzi alla condizione che venga citata la fonte: Glorioso V. e Mori G. (2014), Le patologie valvolari. Analisi dell'attività di ricovero, della mobilità ospedaliera, della complessità organizzativa e dell'appropriatezza professionale, Centro Studi Assobiomedica, Analisi N.20, Marzo 2014 ASSOBIOMEDICA CENTRO STUDI Via Marostica, 1 - 20146 Milano - Tel. 02.34531165 - Fax 02.34592072 E-mail: [email protected]
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