IL CAFFÈ 21 settembre 2014 34 Lo ricerca. Gli svizzeri sono ai primi posti nel riconoscere i principi di libertà e di eguaglianza. Eppure... Veri democratici soltanto se c’è solidarietà sociale Welfare e Diritti 1 IL LINK Il report integrale dello studio edizione 2014 dell’European Social Survey in pdf su www.europeansocialsurvey.org/pe rmalink/800ea36f-3a8d-11e495d4-005056b8065f.pdf 2 3 4 5 IL GENOCIDIO Watchers of the sky di Edet Belzberg, anteprima svizzera dedicata al tema “Genocidio: la nascita di una nozione” il 25 settembre alla Franklin University L’ESODO “Rwanda: La surface de reparation” di Francois Xavier Destors e Marie Thomas Penette, anteprima svizzera al Cinestar di Lugano il 26 settembre IL COLONIALISMO Concerning violence di Göran Hugo Olsson, anteprima svizzera il 27 settembre con tavola rotonda dedicata al colonialismo di ieri e di oggi. Al Cinestar LA CONDIZIONE FEMMINILE Le regine di Saba di Manon Loizeau, la rivoluzione delle donne nello Yemen, in collaborazione con Amnesty International. Al Cinestar il 28 settembre Siamo tutti democratici, ci mancherebbe altro, ma il nostro concetto di democrazia non è così compiuto come sembra, visto che il report dell’European Social Survey segnala - in tutto il continente - un forte scetticismo sulla sua applicazione nella solidarità sociale. Si avverte una preoccupante indifferenza al welfare, al concetto di inclusione, di protezione sociale, del farsi carico di povertà e disuguaglianze. Così come si sottolinea superficialità nell’affrontare concetti quali diritti umani, razzismo, xenofobia. Insomma, diritti e tutele di una nuova cittadinanza che stentano a farsi strada. Temi su cui la Svizzera e il Ticino, si ricorda nelle opinioni nella pagina a fianco, dovrebbero rivendicare una loro nobile tradizione. Una tradizione, una coscienza che da Lugano il primo Festival dei diritti umani vuole risvegliare. EZIO ROCCHI BALBI L e recenti esperienze di politica internazionale hanno minato l’idea che la democrazia sia “merce d’esportazione”, ma la fiducia che il modello democratico, anche quando è quello in cui si vive, non corrisponda a quello idealizzato viene meno leggendo l’ultimo studio dell’European Social Survey. Scorrendo le tabelle del rapporto condotto su scala continentale, infatti, si L’iniziativa scopre che l’“anello debole” della catena tra i tanti diritti dati per acquisiti è il welfare, bocciato da ben 26 Paesi. La Svizzera, fortunatamente, è ai primi posti nel riconoscere e apprezzare i principi democratici del proprio Paese, e poco importa se alla domanda “siamo tutti democratici?” il punteggio è (di poco) inferiore a quello albanese. Significativo che il sentimento della democrazia abbia inglobato il concetto di inclusione, di protezione sociale, del farsi carico della povertà e delle disuguaglianze. In una parola di quegli ideali non certo comodi, ma che ricordano come la dichiarazione universale dei Diritti Umani, approvata dall’Onu nel lontano 1948, sia troppo spesso rimasta lettera morta. Ideali, antidoto alle diseguaglianze, ingiustizie e alle lesioni alla dignità umana, di cui si è fatto giusto carico il primo Festival dei diritti umani di Lugano (vedi articolo in basso). A scanso d’equivoci è meglio precisare che lo studio dell’Euro- pean Social Survey conferma che la stragrande maggioranza degli europei condivide la fede democratica, ma mai come in questa edizione 2014 è percepile la differenza tra l’ideale e il reale. Va Dal 25 al 28 settembre a Lugano un Festival sul risveglio delle coscienze Fiction, documentari e dibattiti per denunciare le discriminazioni U “Gabriele Nissim: “Questo forum è dedicato a chi vuole cambiare veramente le cose” na piattaforma libera e un grido di denuncia per risvegliare le coscienze, una tribuna aperta per ritrovare il gusto di pensare, di farsi delle domande. Per parlare di diritti dell’uomo, anche attraverso il cinema. È un Festival drammaticamente d’attualità quello che si terrà per la prima volta, dal 25 al 28 settembre, a Lugano. Quattro giorni di fiction, documentari, relazioni e dibattiti per discutere e capire i diritti umani. L’obiettivo non è tanto suscitare indignazione di fronte agli attentati contro la dignità dell’uomo, ma mostrare, informare, denunciare, cercando di porre le basi affinché questi temi gettino almeno il seme di una discussione aperta, soprattutto tra i giovani. L’importante, come giustamente osserva il saggista Gabriele Nissim, tra i relatori del Festival, è che un’iniziativa culturale come questa non si limiti a lasciare “tracce”, ma sia seguita dalla volontà e la passione di continuare il confronto. Anche se non è facile, in questi tempi dove a prevalere è l’individualismo più egoista, affrontare temi scomodi, difficili e che, per quanto ci circondino e ci coinvolgano, spesso fingiamo di non vedere. Possiamo, ad esempio, ignorare che in questo inizio di terzo millennio la parola “genocidio” abbia ancora una sua tragica attualità, ma le proiezioni di “The Birth of a Notion” e “La surface de reparation”, e i conseguenti dibattiti, ci ritrascineranno in Rwan- da sè infatti, che i Paesi dell’Est, russi e ucraini in prima fila, manifestano una certa sfiducia nelle regole basilari della democrazia, ma il dato non è sorprendente considerando la scarsa esperienza sul campo maturata finora in quegli Stati. Invece ciò che accomuna tutti i cittadini del Vecchio continente è la sottovalutazione di quella che è considerata la componente sociale della democrazia. Una scarsa considerazione che è maturata anche nei Paesi dove pure l’opinione pubblica INTEGRALISMO L’integralismo religioso in “Timbuktu” diretto da Abderrahme Sissako da, tra le stragi di Tutsi. Un promemoria della minaccia dell’integralismo religioso non ci farà pensare solo all’eclatante fenomeno dello Stato islamico, del Califfato, ma anche alla misconosciuta Mauritania con il film “Timbuktu”. E la condizione della donna, è forse giusto ricordare, non si limita alle nostrane disparità salariali, ma è ancora fatta di violenze e tratta di essere umani come ricorda “The price of sex” di Mimi Chakarova. O ancora che il “colonialismo” non è solo quello egemone degli ultimi gadget tecnologici globali, ma una condizione che tuttora coinvolge continenti interi. Con buona pace di quegli “human rights” che l’Onu aveva messo per contratto quasi un secolo fa.
© Copyright 2024 ExpyDoc