RELAZIONE INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2015 Desidero in primo luogo rivolgere un cordiale saluto a tutti gli intervenuti ed un sentito ringraziamento per la loro presenza, che è prova dell’interesse con cui viene seguita l’attività della Corte dei conti ed in particolare di questa Sezione. L’apertura dell’anno giudiziario rappresenta tradizionalmente l’occasione per effettuare una breve rassegna dei temi di maggior interesse e dei relativi indirizzi giurisprudenziali assunti dalla Sezione nell’anno precedente, sia nell’ambito dei giudizi di responsabilità, sia in quello dei giudizi pensionistici. In materia di responsabilità amministrativa, il giudizio di maggior rilievo, anche finanziario, è quello che ha avuto ad oggetto il rimborso ad una società concessionaria di trasporto pubblico dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), rimborso che secondo l’attore erariale avrebbe provocato un danno di oltre 2.750.000 euro. Di tale danno sono stati chiamati a rispondere, a vario titolo, l’intera Giunta provinciale in carica all’epoca dei fatti, nonché alcuni dirigenti della Provincia, ai quali veniva richiesta la restituzione degli importi corrisposti sulla base di provvedimenti, predisposti e adottati all’unanimità dei convenuti, con i quali era stata deliberato il predetto rimborso. Il giudizio si è concluso con la pronuncia di assoluzione di tutti i convenuti per carenza dell’elemento soggettivo della colpa grave. Il Collegio, senza entrare nella questione di principio della legittimità del rimborso dell’IRAP in via generale, ha infatti ritenuta determinante nel caso specifico l’obbiettiva incertezza interpretativa dell’art. 17 della legge prov. 16 del 1985, il cui disposto era alla base del contestato rimborso, incertezza derivante, a sua volta, dalla difficoltà di inquadrare l’IRAP tra le tipologie tributarie esistenti. In tale situazione, tenuto conto che la norma provinciale citata –peraltro anteriore all’istituzione dell’IRAP- esclude dal computo dei costi aziendali, sulla cui base, in contrapposizione ai ricavi, deve essere determinato il contributo, soltanto le imposte sul reddito e sul patrimonio, il Collegio non ha rinvenuto nel comportamento tenuto dai convenuti quegli elementi di grave ed inescusabile negligenza che caratterizzano l’elemento soggettivo necessario a configurare una responsabilità amministrativa. Nell’ambito delle sentenze in tema di responsabilità, va segnalato un profilo interessante, ed anche inedito, consistente nell’espresso ordine alla Provincia di recuperare i rimborsi per spese legali pagati agli amministratori e di tenere al riguardo informata la Procura. Questa è la vicenda: in una vertenza relativa al 1 contestato rimborso di spese legali disposto dall’Avvocatura della Provincia in favore di diversi amministratori della Provincia stessa, nonostante che questi non avessero assolto all’onere di presentare una parcella redatta in modo conforme alle vigenti tariffe professionali, la Sezione, a seguito della sopravvenuta sentenza della Corte Costituzionale n. 19/2014, recante (tra l’altro) la declaratoria di illegittimità costituzionale della disposizione nella fattispecie applicata (art. 12 della l.p. n. 1/2011), ha stabilito - con conseguente improcedibilità del giudizio - che, stante la valenza retroattiva delle pronunce di accoglimento della Consulta, non potessero essere poste a carico della convenuta, a prescindere dalla sussistenza o meno dell’elemento soggettivo della colpa grave, le conseguenze di una serie di erogazioni di pubblico denaro effettuate in vigenza di una norma successivamente cancellata con efficacia ex tunc. Peraltro, atteso che sono state in ogni caso operate corresponsioni prive di fondamento giuridico in favore di un certo numero di amministratori o ex amministratori, la Sezione ha disposto che occorre procedere al recupero nei confronti dei beneficiari delle somme ai medesimi erogate ed ha posto quindi a carico dell’Ente l’obbligo sia della tempestiva attivazione delle necessarie procedure, sia di fornire notizie alla Procura regionale in ordine all’avvio, all’andamento ed all’esito delle procedure medesime. Va infine rilevato che una percentuale rilevante dei giudizi di responsabilità trattati nell’anno ha riguardato il danno all’immagine della pubblica amministrazione (art.1, comma 1-sexies della legge 14 gennaio 1994, n. 20 aggiunto dal comma 62 dell’art. 1 della 6 novembre 2012, n. 190). Tutti i casi trattati traevano origine da sentenze penali pronunciate ex art. 444 c.p.p. ( c.d. “patteggiamento”). Come è noto, se da una parte il riconoscimento insito nella sentenza di patteggiamento “pur non essendo oggetto di statuizione assistita dall'efficacia del giudicato, è una prova di tipo presuntivo” (cfr. Sezione Ia sent. 13.03.2014, n. 406) –e infatti, qualora il giudice civile o amministrativo intenda disconoscere tale efficacia probatoria, alla stregua di un orientamento ormai consolidato “ha il dovere di spiegare le ragioni per cui l'imputato avrebbe chiesto di essere punito per una sua insussistente responsabilità ed il Giudice penale abbia accolto la richiesta, anziché proscioglierlo (cfr. Sezione Ia sent. testé citata)-, è altrettanto vero che una sentenza irrevocabile ex art. 444 c.p.p. non può essere sic et simpliciter automaticamente determinante ai fini della sussistenza di un danno all’immagine arrecato alla P.A.. In sostanza, pertanto, anche se nella maggior parte dei casi i delitti dei pubblici dipendenti concretizzano un danno all’immagine della stessa - e la conseguente 2 sua risarcibilità - tale danno va pur sempre accertato nella sua ontologica esistenza; la Sezione ha, pertanto, sempre prestato la massima attenzione nel vagliare se, nel concreto, un danno all’immagine si fosse anche effettivamente, ed in quale misura, verificato. In tema di pensioni civili e militari, vanno segnalate in particolare due sentenze, di cui non risultano precedenti. La prima di esse ha riguardato il prelievo operato sul trattamento pensionistico tramite l’applicazione del “contributo di solidarietà” previsto dall’art. 1, comma 486 della legge n. 147/2013 (legge di stabilità 2014), in ordine al quale il ricorrente, lamentando la asserita violazione del giudicato costituzionale formatosi in materia di “contributo di perequazione” a seguito delle sentenze del Giudice delle leggi n. 223/2012 e 116/2013, ha invocato la rimessione alla Corte costituzionale per ritenuto contrasto con gli artt. 3, 23 e 53 della Carta fondamentale. La Sezione, alla luce dell’ordinanza n. 22/2003 della Consulta e della documentazione elaborata dalla Camera dei deputati in sede di iter approvativo della legge suddetta, ha ritenuto “nella specie dirimente la circostanza che le somme trattenute ex art. 1, comma 486 cit. non vengono destinate alla fiscalità generale, bensì acquisite dalle competenti gestioni previdenziali obbligatorie, anche al fine di concorrere al finanziamento degli interventi (v. il precedente comma 191) a favore dei lavoratori cd. esodati”, stabilendo che “la denominazione di ‘contributo di solidarietà’, lungi dal mascherare un’imposizione di natura tributaria, corrisponde pertanto effettivamente alla funzione del prelievo in questione che il Legislatore, nel rispetto del riferito indirizzo della Corte costituzionale, ha inteso delineare”, con conseguente declaratoria di infondatezza della prospettata questione di legittimità costituzionale. La seconda vertenza ha riguardato l’invocato accertamento, da parte di una docente dichiarata inidonea alla funzione per motivi di salute e collocata fuori ruolo con utilizzo permanente in altri compiti, dell’asserito titolo alla cessazione dal servizio con diritto a pensione dal 1° settembre 2013, secondo i requisiti previsti dalla disciplina anteriore alla c.d. riforma Fornero, ai sensi dell’art. 14, comma 20 bis della legge n. 135/2012 di conversione del decreto-legge n. 95/2012 (recante “disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica”): ciò in base all’assunto che il precedente comma 17 del suddetto articolo, in quanto riferentesi al “personale dipendente docente a tempo indeterminato”, fosse applicabile anche alla propria posizione e non invece, come sostenuto dall’Amministrazione 3 resistente, al solo personale insegnante. La Sezione, alla luce della ratio, e quindi dell’ambito applicativo della normativa in questione, come desumibile anche dalle relazioni illustrative del citato decreto legge e dai lavori della Commissione Bilancio del Senato concernenti l’esame dello stesso, ha ritenuto che detta normativa “non sia suscettibile di estensione al personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti”. Sempre in tema pensionistico, si segnala che in due vertenze sfociate nella accertata irrepetibilità, ai sensi dell’art. 206 del d.P.R. n. 1092/1973, di indebito pensionistico erogato ad ex dipendenti del Ministero della Difesa, è stato posto in rilievo un aspetto poco considerato nella giurisprudenza della Corte, ovvero la possibile responsabilità dei funzionari dell’amministrazione di appartenenza in caso di mancato recupero dell’indebito. In esse infatti la Sezione, oltre a stabilire (“non essendo emersi, per quanto attiene alla genesi dell’indebito, profili di censurabilità imputabili all’operato dell’INPS”) “il diritto dello stesso INPS a rivalersi nei confronti dell’ordinatore primario di spesa, ovvero l’Amministrazione militare, delle somme indebitamente erogate a far tempo dal trasferimento della partita pensionistica all’Amministrazione previdenziale”, ha disposto, atteso che dalla adottata pronuncia di primo grado “scaturisce potenzialmente un aggravio patrimoniale a carico dell’Erario” e quindi avendo riguardo al comma 2 del citato art. 206 - “l’inoltro della sentenza medesima alla locale Procura contabile per le conseguenti determinazioni”. Ritengo interessante anche dar conto di alcune sentenze, tutte nell’ambito della responsabilità amministrativa, emesse nel corso del 2014 in esito a giudizi di appello avverso pronunce di questa Sezione. Con sentenza n.425, la Sezione Prima centrale ha pienamente confermato la pronuncia di primo grado n . 2/2012, relativa ad un contratto di sponsorizzazione di una manifestazione sportiva posto in essere da una società ad intero capitale pubblico. La pronuncia di appello ha infatti condiviso sia le argomentazioni di questa Sezione circa la giurisdizione della Corte dei conti sull’amministratore delegato per aver egli agito “al di fuori della società e per un interesse difficilmente riconducibile alla società stessa, rendendosi corresponsabile alla stregua quasi di un funzionario di fatto (degli enti proprietari) in una operazione sfociata in danno dei medesimi” sia la configurazione del danno, connesso ad una “occulta distribuzione di utili”, alla cui realizzazione hanno concorso sia i sindaci degli enti proprietari che l’amministratore della società. 4 Ancora in tema di contratti di sponsorizzazione, la stessa Sezione centrale, con sentenza n. 251, ha confermato la sentenza di questa Sezione n. 30/2011, relativa alla sponsorizzazione da parte della Provincia di un torneo di beach volley. A tale riguardo, la pronuncia di appello, rilevato che la vertenza non poneva in discussione, come sostenuto dalla difesa, l’opportunità delle scelte discrezionali, bensì la rispondenza ai precetti di legalità, imparzialità, congruità e trasparenza dell’attività amministrativa conseguente, ha pienamente condiviso le conclusioni di prime cure circa la circostanza che il fatto causativo del danno è stato determinato dall’illegittimità dell’istruttoria procedimentale, originata da una manifesta alterazione delle competenze ordinamentali, alterazione da cui è derivata la mancanza di un attendibile riscontro del sinallagma funzionale del contratto. Con due sentenze (n.836 e n.1052) la Sez. prima centrale ha poi sostanzialmente confermato le pronunce di primo grado n.17 e n.18 del 2012, di condanna di due docenti universitari in regime di tempo pieno alla restituzione dei compensi ricevuti per attività libero-professionali non autorizzate o comunque non autorizzabili. In particolare, è stato confermato il punto centrale delle due sentenze appellate relativo alla natura sanzionatoria dell’obbligo di restituzione. E’ stata invece disattesa l’applicazione del termine di prescrizione decennale statuita nella sentenza di primo grado, sulla base dell’argomentazione che la definizione legislativa dell’”obbligo di restituzione quale fonte di responsabilità erariale comporta che ad esso si applicano le norme sulla responsabilità medesima“, e, pertanto, il termine di prescrizione quinquennale stabilito per il risarcimento del danno erariale. Inoltre, con sentenza n.995, la ripetuta Sezione ha confermato integralmente la sentenza di primo grado n.28/2012, ivi compresa la ripartizione dell’addebito in essa formulata in relazione al ruolo che ciascuno degli appellanti ha svolto ai fini della determinazione del danno. La vicenda era stata originata dal conferimento da parte della Provincia di un incarico di studio a due soggetti estranei all’Amministrazione. La sentenza di appello ripercorre, confermandolo, l’iter ragionativo della sentenza di primo grado, ponendo in evidenza la contraddittorietà di alcuni passaggi procedurali e concludendo per “l’inconsistenza valutabilità in dell’intervento”. termini Infatti di le della discrezionalità espressa, la sua scarsa ragionevolezza, motivazioni, 5 “che la poco comprensibile avrebbero dovuto utilità suffragare puntualmente l’utilità e, nello stesso tempo ,la necessarietà della spesa effettuata, appaiono assolutamente generiche”, tanto più che nulla viene detto “in ordine alla effettiva e necessaria ricognizione del requisito della insufficienza organizzativa, la cui configurabilità presuppone che l’amministrazione abbia preliminarmente accertato l’impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno”. Infine, con sentenza n.127, la stessa Sezione di appello, pur giungendo ad una più mite valutazione del danno, ha condiviso pienamente le motivazioni della condanna e la ripartizione del danno tra i diversi responsabili del conferimento da parte di un Comune di un incarico ad un soggetto esterno teso a garantire “prestazioni altamente qualificate” nel settore degli appalti di lavori pubblici per l’asserita –ma non dimostrata- mancanza di professionalità specifiche tra il personale dipendente. Per quanto riguarda la tesi, nuovamente sostenuta dalla difesa, secondo cui il compito affidato non sarebbe stato da ricomprendere tra gli incarichi disciplinati dall’art. 7 comma 6 del d.lgs. n. 165/2001, come ritenuto in prime cure, ma si sarebbe trattato di un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, la sentenza di appello, dopo aver rilevato che la delibera comunale non lascia alcun dubbio circa l’esattezza dell’inquadramento della fattispecie nella prima delle due figure, conferma che la differenza fra le due (alta professionalità nella prima, nella seconda competenza a svolgere in relativa autonomia l’attività richiesta) non fa venir meno “la necessità che il ricorso alla collaborazione coordinata e continuativa possa lecitamente avvenire soltantoove occorra far fronte ad esigenze eccezionali e temporanee alle quali non si possa sopperire con la struttura esistente”. In definitiva, pertanto, per il ricorso ad ambedue le figure va motivatamente superato il cosiddetto “principio di autosufficienza”, secondo il quale la pubblica amministrazione deve provvedere ai suoi compiti con la propria organizzazione e con il proprio personale. Per quanto riguarda i conti giudiziali, nell’ambito del rinnovato impulso al settore e in linea con la tendenza normativa volta alla digitalizzazione delle relazioni istituzionali e dei flussi documentali tra le Amministrazioni e le Istituzioni di controllo, la Corte dei conti ha recentemente dato avvio alla messa in esercizio di un sistema informativo per la resa elettronica dei conti giudiziali, denominato con l’acronimo SIRECO. 6 Ciò premesso, essendo indubbi i vantaggi in termini di razionalizzazione dei processi di acquisizione dei conti e di risparmi di spesa derivanti dalla progressiva sostituzione dell’invio, trattamento e conservazione dei conti cartacei con le nuove modalità elettroniche ora utilizzabili grazie al SIRECO, è già stata avviata –e sarà incrementata e completata nel corso del corrente anno- un’attività conoscitiva e di sensibilizzazione diretta agli Enti e alle Ragionerie interessati, affinché la nuova modalità di creazione dell’anagrafe degli agenti contabili e di deposito dei conti in forma elettronica possa trovare nel tempo più breve possibile una utilizzazione generalizzata nell’ambito della nostra Provincia. Prima di concludere, vorrei sottolineare che, sia nel settore della responsabilità come anche in quello pensionistico, la Sezione non presenta alcun arretrato. Le sentenze relative ai giudizi conclusi nel 2014 sono state infatti già tutte depositate e per tutti i procedimenti pendenti a fine anno è già stata fissata l’udienza nei tempi strettamente connessi alle norme in vigore ed alle esigenze di notifica degli atti. Nella speranza di aver fornito un quadro chiaro ed esauriente dell’attività di questa Sezione e di non aver abusato del vostro tempo, ringrazio tutti gli intervenuti per la loro attenzione e invito il Procuratore regionale a svolgere il suo intervento. 7 Allegato – Dati relativi all’attività della Sezione giudizi di responsabilità giudizi pendenti al 1° gennaio 2014 7 giudizi introdotti nell'anno 24 totale 31 giudizi definiti con sentenza 8 giudizi definiti con ordinanza 8 totale giudizi definiti 16 15(*) giudizi pendenti al 31 dicembre 2014 giudizi pensionistici ricorsi in carico al 1° gennaio 2014 3 ricorsi introdotti nell’anno 14 totale 17 ricorsi definiti 9 8(*) ricorsi pendenti al 31 dicembre 2014 dati relativi ai giudizi di conto definiti decreti ex art. 32 R.D. 1038/33 15 decreti ex art. 2 L. 20/1994 (*) 724 Si tratta in larga maggioranza di atti introduttivi pervenuti negli ultimi quattro mesi del 2014, per i quali, in relazione ai tempi connessi alle norme in vigore e alle esigenze di notifica degli atti, non è stata tecnicamente possibile la trattazione nel corso dello stesso 2014. 8 BERICHT ANLÄSSLICH DER ERÖFFNUNG DES GERICHTSJAHRES 2015 Ich freue mich, alle Anwesenden zu dieser jährlichen Begegnung anlässlich der Eröffnung des Gerichtsjahres begrüßen zu dürfen. Ich bedanke mich für ihr Kommen und für das Interesse, mit dem die Tätigkeit des Rechnungshofes, und im Spezifischen dieser Sektion, verfolgt wird. Die Eröffnung des Gerichtsjahres bietet die Gelegenheit kurz auf die bedeutendsten, im vergangenen Jahr behandelten Themen einzugehen und die diesbezüglich von der Sektion angewandte Rechtsprechung hervorzuheben, sowohl in Hinsicht auf die Haftungsverfahren als auch auf die Verfahren in Pensionssachen. Im Rahmen der verwaltungsrechtlichen Haftung war ein Verfahren von besonderer Relevanz, nicht zuletzt wegen der beachtlichen Schadensersatzforderung der Regionalen Staatsanwaltschaft. Den Gegenstand des Verfahrens bildete die Rückvergütung der regionalen Wertschöpfungssteuer (IRAP) an eine Konzessionsgesellschaft des öffentlichen Personennahverkehrs. Laut Regionaler Staatsanwaltschaft hätte diese Rückvergütung einen Schaden von mehr als 2.750.000 Euro zur Folge gehabt. Es wurden die gesamte, im Zeitraum des Geschehens amtierende Landesregierung und einige leitende Beamte des Landes vor diese Sektion geladen, um sich für den genannten Schaden, jeder in dem für rechtens erachteten Anteil, zu verantworten. Es wurde die Rückerstattung jener Beträge gefordert, die aufgrund der Beschlüsse ausgezahlt worden waren, Beschlüsse, die von den Beklagten ausgearbeitet und einstimmig genehmigt worden waren und in denen die eben vorgenannte Rückvergütung verfügt worden war. Das Verfahren endete mit dem Freispruch aller Beklagten, weil das subjektive Element der groben Fahrlässigkeit fehlte. Der Senat hat - ohne auf die Grundsatzfrage zur IRAP-Rückerstattung im Allgemeinen einzugehen - im gegenständlichen Fall die objektive Unsicherheit der Auslegung des Art. 17 des Landesgesetzes Nr. 16/1985, auf dessen Diktat die beanstandete Rückerstattung fußte, für ausschlaggebend erachtet, Unsicherheit, die ihrerseits auf die Schwierigkeit zurückzuführen ist, die IRAP unter den bestehenden Steuertypologien einzuordnen. 1 In dieser Situation und unter Berücksichtigung der Tatsache, dass die eben genannte Bestimmung – die überdies bereits vor Einrichtung der IRAP-Steuer in Kraft getreten war – von der Berechnung der Betriebskosten – die, im Gegensatz zu den Einnahmen, als Grundlage für die Bestimmung des Beitrags dienen – nur die Ertrags- und Vermögenssteuern ausschließt, hat der Senat im Verhalten der Beklagten keine derartig unentschuldbare Nachlässigkeit feststellen können, die das für das Bestehen einer verwaltungsrechtlichen Haftung notwendige subjektive Element kennzeichnet. In Bezug auf die Urteile zum Thema der Haftung ist ein interessanter und erstmals behandelter Gegenstand hervorzuheben. Dieser betraf die ausdrückliche, an das Land gerichtete Anordnung, die für die Rückerstattung der Anwaltskosten zugunsten verschiedener Landesverwalter gezahlten Beträge wiedereinzubringen und der Staatsanwaltschaft darüber Bericht zu erstatten. Folgender Sachverhalt lag vor: Das Ermittlungsverfahren betraf die beanstandete Rückerstattung der Anwaltskosten zugunsten verschiedener Landesverwalter. Die Rückerstattung war von der Anwaltschaft des Landes verfügt worden, obwohl die Landesverwalter nicht der Verpflichtung nachgekommen waren, eine der geltenden Gebührenordnung entsprechende Rechnung vorzulegen. Entsprechend dem Urteil des Verfassungsgerichtshofes Nr. 19/2014, das (unter anderem) die im gegenständlichen Fall angewandte Bestimmung (Art. 12 L.G. Nr. 1/2011) für verfassungswidrig erklärt hat, hat die Rechtsprechungssektion festgelegt, dass, angesichts der stattgebenden rückwirkenden Urteile, der Wertigkeit Beklagten der nicht vom die Verfassungsgerichtshof Folgen einer Reihe von Auszahlungen öffentlicher Gelder angelastet werden konnten, die gemäß einer später ex tunc gelöschten Bestimmung getätigt worden waren, unabhängig davon, ob das subjektive Element der groben Fahrlässigkeit vorlag oder nicht. Demzufolge wurde das Verfahren für nicht verfolgbar erklärt. Nach Feststellung, dass die Zahlungen zugunsten einer bestimmten Anzahl von Verwaltern oder ehemaligen Verwaltern in jedem Fall ohne Rechtsgrundlage erfolgt waren, hat die Sektion zudem bestimmt, dass von den Empfängern die ausgezahlten Beträge zurückzufordern sind, und das Landes verpflichtet, umgehend die notwendigen Schritte zur Wiedereinbringung einzuleiten, sowie der Regionalen Staatsanwaltschaft über die Einleitung, den Verlauf und den Ausgang derselben Vorgänge zu berichten. 2 Es ist darauf hinzuweisen, dass eine beachtliche Anzahl der im vergangenen Jahr behandelten Haftungsverfahren den zum Nachteil der öffentlichen Verwaltung verursachten Imageschaden betraf (Art. 1, Absatz 1-sexies Gesetz vom 14. Jänner 1994, Nr. 20 eingeführt durch Absatz 62 Art. 1 Gesetz vom 6. November 2012, Nr. 190). Alle diese Fälle fanden ihren Ursprung in Strafurteilen, die gemäß Art. 444 StPO ergangen waren (sog. „patteggiamento“ – „Strafzumessung auf Antrag der Parteien“). Es ist bekannt, dass wenn einerseits die dem Urteil nach Art. 444 StPO eigene Zustimmung „zwar keiner Feststellung unterzogen wird, die mit der Rechtskraftwirkung einhergeht, dennoch einen auf Vermutungen gestützten Beweis darstellt“ (vgl. I. Sektion 13.03.2014, Nr. 406 „pur non essendo oggetto di statuizione assisstita dall’efficacia del giudicato, è una prova di tipo presuntivo“) – in der Tat, falls der Richter für Zivil- oder Verwaltungssachen diese Beweiskraft aberkennen wollte, muss er, gemäß einer inzwischen konsolidierten Rechtsprechung, begründen, weshalb der Angeklagte den Antrag stellen sollte, für etwas bestraft zu werden, für das er nicht verantwortlich ist, und warum der Richter anstatt ihn freizusprechen dem Antrag stattgegeben hat (vgl. I. Sektion obgenanntes Urteil: „[il giudice] ha il dovere di spiegare le ragioni per cui l’imputato avrebbe responsabilità ed chiesto il Giudice di essere penale punito abbia per una accolto la sua insussistente richiesta, anziché proscioglierlo”) - es andererseits auch wahr ist, dass ein gemäß Art. 444 StPO ergangenes Urteil nicht sic et simpliciter automatisch ausschlaggebend für das Bestehen eines zum Nachteil der öffentlichen Verwaltung verursachten Imageschadens sein kann. Wenn auch in den meisten Fällen die Vergehen der öffentlichen Bediensteten einen Imageschaden zum Nachteil der öffentlichen Verwaltung zur Folge haben – und seine dementsprechende Entschädigung -, muss dieser Schaden im Wesentlichen in seiner ontologischen Existenz festgestellt werden. Deshalb hat die Sektion immer genauestens geprüft, ob im konkreten Fall auch wirklich ein Imageschaden entstanden war und, wenn ja, dessen Ausmaß bestimmt. Im Hinblick auf Zivil- und Militärpensionen muss insbesondere auf zwei Urteile verwiesen werden, die einen erstmals behandelten Sachverhalt zum Gegenstand hatten. Das erste Urteil betraf den Abzug von der Rente durch die Anwendung des in Art. 1, Absatz 486 Gesetz Nr. 147/2013 (Stabilitätsgesetz 2014) vorgesehenen 3 „Solidaritätsbeitrags“. Der Rekurssteller hat diesbezüglich die beteuerte Missachtung der in den Urteilen Nr. 223/2012 und 116/2013 geäußerten Erkenntnis des Verfassungsgerichts bezüglich des „Ausgleichsbetrags“ (contributo di perequazione) eingewendet und die Überweisung an das Verfassungsgericht beantragt, weil der selbige Abzug im Widerspruch zu den Artikeln 3, 23 und 53 der Verfassung stehen würde. Diese Sektion hat im Lichte des Beschlusses des Verfassungsgerichts Nr. 22/2003 und der von der Abgeordnetenkammer im Rahmen der Genehmigung des obigen Gesetzes ausgearbeiteten Unterlagen, den Umstand für ausschlaggebend erachtet, dass in diesem Fall „le somme trattenute ex art. 1, comma 486 cit. non vengono destinate alla fiscalità generale, bensì acquisite dalle competenti gestioni previdenziali obbligatorie, anche al fine di concorrere al finanziamento degli interventi (v. il precedente comma 191) a favore die lavoratori cd. esodati“ und festgelegt, dass „la denominazione di 'contributo di solidarietà', lungi dal mascherare un’imposizione di natura tributaria, corrisponde pertanto effettivamente alla funzione del prelievo in questione che il Legislatore, nel rispetto del riferito indirizzo della Corte costituzionale, ha inteso delineare”, und demzufolge die Frage über die Verfassungsmäßigkeit für unbegründet erklärt. Das zweite Verfahren betraf eine Lehrkraft, die aus gesundheitlichen Gründen für die von ihr ausgeübte Funktion als ungeeignet erklärt und mit Zuweisung anderer Aufgaben außerhalb des Stellenplans versetzt worden war. Die Lehrkraft beantragte die Feststellung des beteuerten Rechts auf Dienstaustritts mit Rentenanspruch ab 1. September 2013, entsprechend den Voraussetzungen der vor Eintritt der sog. Fornero-Reform geltenden Regelung, gemäß Art. 14, Absatz 20-bis Gesetz Nr. 135/2012 mit dem das gesetzesvertretende Dekret Nr. 95/1012 umgewandelt worden war (welcher „disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica“, also dringende Bestimmungen zur Revision der öffentlichen Ausgaben enthält): dies, aufgrund der Annahme, dass der vorige Absatz 17 des obgenannten Artikels, der sich auf die unbefristeten Lehrbeauftragten („personale dipendente docente a tempo indeterminato“) bezieht, auch auf die eigene Position anwendbar sei, und nicht, wie die gegnerische Verwaltung behauptet, nur auf das unterrichtende Personal. Im Rahmen der Anwendbarkeit der gegenständlichen gesetzlichen Regelung, welche aus den Berichten zum genannten gesetzesvertretenden Dekrets und aus den Arbeiten der Bilanzkommission des Senats ersichtlich ist, hat diese Sektion erachtet, dass diese besagte Regelung nicht auf die Lehrbeauftragten erweitert werden kann, die aus gesundheitlichen Gründen für die von ihnen ausgeübte Funktion als dauerhaft ungeeignet, für 4 andere Aufgaben jedoch geeignet erklärt worden sind (detta normativa „non sia suscettibile di estensione al personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti“). Weiters ist im Rahmen der Pensionssachen darauf hinzuweisen, dass in zwei Verfahren, in 1092/1973, denen die der Unwiederholbarkeit, zugunsten Verteidigungsministeriums von gemäß Art. ehemaligen ungerechtfertigt 206 D.P.R. Bediensteten ausbezahlten Renten Nr. des festgestellt worden ist, ein in der Rechtsprechung des Rechnungshofes wenig berücksichtigter Aspekt in den Vordergrund gestellt wurde, und zwar die mögliche Haftung der leitenden Beamten der Zugehörigkeitsverwaltung bei nicht erfolgter Wiedereinziehung der ungerechtfertigt ausgezahlten Renten. Diesbezüglich hat die Sektion dem NISF – dem bezüglich der ungerechtfertigten Auszahlung nichts vorgeworfen werden kann („non essendo emersi, per quanto attiene alla genesi dell’indebito, profili di censurabilità imputabili all’operato dell’INPS“) – das Regressrecht eingeräumt, um von der Militärverwaltung, welche die Zahlung in Auftrag gegeben zurückzuverlangen hatte, („il die diritto dello ungerechtfertigt stesso INPS ausgezahlten a rivalersi nei Beträge confronti dell’ordinatore primario di spesa, ovvero l’Amminisitrazione militare, delle somme indebitamente erogate a far tempo dal trasferimento della partita pensionistica all’Amministrazione previdenziale“). Da aufgrund des erstinstanzlichen Urteils möglicherweise für die öffentliche Hand ein Schaden entstehen kann („scaturisce potenzialmente un aggravio patrimoniale a carico dell’erario“) und mit Rücksicht auf Absatz 2 des genannten Artikels 206, hat die Sektion die Übermittlung desselben Urteils an die Regionale Staatsanwaltschaft des Rechnungshofes zur Einleitung der weiteren Schritte verfügt („l’inoltro della sentenza medesima alla locale Procura contabile per le conseguenti determinazioni“). An dieser Stelle halte ich es für angebracht über einige im Jahr 2014 in der Berufungsinstanz ergangene Entscheidungen zu berichten, die angefochtene Urteile unserer Sektion betrafen. Die erste Zentralsektion hat mit Urteil Nr. 425 die erstinstanzliche Entscheidung Nr. 2/2012 voll bestätigt. Es ging dabei um einen Vertrag, der das Sponsoring einer Sportveranstaltung zum Gegenstand hatte und der von einer Gesellschaft hervorgebracht worden war, die sich ausschließlich in öffentlicher Hand befand. Das Berufungsurteil hat beide Begründungen dieser Sektion geteilt. Die erste hinsichtlich der Gerichtsbarkeit des Rechnungshofes über den Geschäftsführer, 5 weil „dieser außerhalb der Gesellschaft und schwerlich im Interesse derselben gehandelt habe und sich so, nahezu wie ein Beamter (der Eigentumskörperschaften), einer Handlung mitschuldig gemacht habe, die einen Schaden für dieselben zur Folge gehabt hat“. Die zweite hinsichtlich der Schadensursache, die mit Zusammenhang steht, einer an „verdeckten der Verteilung sowohl die der Gewinne“ Bürgermeister in der Eigentumskörperschaften als auch der Geschäftsführer der Gesellschaft beteiligt waren. Dieselbe Zentralsektion hat in Bezug auf weitere Sponsoring-Verträge mit ihrem Urteil Nr. 251 das Urteil Nr. 30/2011 dieser Sektion bestätigt. Letzteres betraf das Sponsoring eines Beachvolleyballturniers seitens der Provinz. Diesbezüglich hat das Berufungsurteil zunächst festgestellt, dass im Verfahren nicht, wie von der Verteidigung behauptet, die Zweckmäßigkeit der Entscheidungen der Verwaltung in Frage gestellt worden war, sondern die Erfüllung der Angemessenheit daraufhin die Vorschriften und bezüglich Transparenz Schlussfolgerungen der des Rechtmäßigkeit, folgenden Unparteilichkeit, Verwaltungstätigkeit, erstinstanzlichen Gerichts und vollständig bestätigt, laut welchen das Schadensereignis aufgrund der Rechtswidrigkeit des modus procedendi eingetreten ist, die auf eine offensichtliche Veränderung der Ordnungsbefugnisse zurückzuführen ist, woraus sich das Fehlen einer zuverlässigen Entsprechung des funktionellen Synallagmas des Vertrages ergibt. Außerdem hat die erste Zentralsektion mit zwei weiteren Urteilen (Nr. 836 und Nr. 1052) im Wesentlichen die erstinstanzlichen Urteile Nr. 17/2012 und Nr. 18/2012 bestätigt. Es ging dabei um die Verurteilung zweier in Vollzeit beschäftigter Universitätsdozenten zur Rückerstattung der Vergütungen, die sie für ihre freiberufliche Tätigkeit erhalten hatten, Tätigkeit, die nicht genehmigt worden war oder jedenfalls nicht genehmigt werden konnte. Insbesondere wurde der zentrale Standpunkt der beiden angefochtenen Urteile bezüglich der sanktionierenden Natur der Rückzahlungspflicht bestätigt. Nicht bestätigt wurde hingegen die Anwendung der im Urteil erster Instanz festgesetzten zehnjährigen Verjährungsfrist und zwar deshalb, weil laut gesetzlicher Definition die Rückzahlungspflicht einen Haftungsgrund gegenüber der öffentlichen Hand darstellt und somit auf diese die für dieselbe Haftung geltenden Bestimmungen angewandt werden („l’obbligo di restituzione quale fonte di responsabilità erariale comporta che ad esso si applicano le norme sulla responsabilità medesima“): Das 6 bedeutet folglich, dass für die Rückzahlungsplicht die fünfjährige Verjährungsfrist gilt, die für die Rückerstattung des Ärarschadens festgelegt worden ist. Überdies hat die vorgenannte Sektion mit Urteil Nr. 995 das Urteil ersten Grades Nr. 28/2012 vollständig bestätigt, einschließlich der Aufteilung der zur Last gelegten Beträge, die im besagten Urteil im Verhältnis zum Anteil eines jeden Berufungsklägers an der Verursachung des Schadens bestimmt worden waren. Der Fall fand seinen Ursprung in der Erteilung – seitens des Landes - eines Auftrags zur Ausarbeitung einer Studie an zwei verwaltungsexterne Personen. Das Berufungsurteil Überlegungen, bestätigt wobei die die im erstinstanzlichen Widersprüchlichkeit einiger Urteil dargestellten Verfahrensabschnitte hervorgehoben wird und die Haltlosigkeit der angegebenen Begründung, die unklare Sinnhaftigkeit und der schwer verständliche Nutzen der Handlung („l’inconsistenza della discrezionalità espressa, la sua scarsa valutabilità in termini di ragionevolezza, la poco comprensibile utilità dell’intervento“) geschlussfolgert werden. In der Tat sind die Begründungen, „die der Untermauerung der Zweckmäßigkeit und gleichzeitig der Notwendigkeit der getätigten Ausgaben hätten dienen sollen, völlig allgemein gehalten“, zumal keine Erwägungen „bezüglich der effektiven und notwendigen Feststellung der erforderlichen organisatorischen Unzulänglichkeit“ angeführt werden, „die dann gegeben ist, wenn die Verwaltung vorab festgestellt hat, dass es objektiv unmöglich ist, das eigene Personal einzusetzen“. Abschließend ist noch das Urteil Nr. 127 der eben genannten für Berufungen zuständige Sektion anzuführen. Es wurde darin zwar die Höhe des Schadens für geringer bewertet, die Begründungen jedoch, die der Verurteilung und der Aufteilung des Schadens auf die verschiedenen Verantwortlichen zugrunde liegen, wurden vollständig bestätigt. Den Beklagten war vorgehalten worden, dafür verantwortlich zu sein, dass eine Gemeinde einer verwaltungsexternen Person den Auftrag erteilt hatte, „höchst qualifizierte Leistungen“ im Bereich der Vergabe öffentlicher Aufträge zu gewährleisten, und zwar wegen des behaupteten – jedoch nicht bewiesenen – Mangels an Fachkräften in den eigenen Reihen. Die Verteidigung hat zum wiederholten Male die These vorgebracht, die erteilte Aufgabe falle nicht unter die in Art. 7 Absatz 6 des gesetzesvertretenden Dekrets Nr. 165/2001 geregelten Aufträge (was jedoch in erster Instanz angenommen worden war), da es sich nämlich um einen Vertrag über eine geregelte und fortwährende Mitarbeit handle. Nachdem festgestellt worden ist, dass der 7 Gemeindebeschluss keinen Zweifel darüber zulässt, dass der gegebene Sachverhalt korrekt der ersten Lösung zuzuordnen ist, hat das Berufungsurteil diesbezüglich bestätigt, dass der Unterschied zwischen den beiden (hohe Professionalität im Fall der ersten; Kompetenz, um die beantragte Tätigkeit entsprechend autonom ausführen zu können im zweiten Fall) nicht ausschließt, dass „die Notwendigkeit, auf eine geregelte und fortwährende Mitarbeit zurückgreifen zu müssen nur dann rechtmäßig erfolgen kann, wenn man außerordentlichen und vorübergehenden Bedürfnissen nachkommen muss, die mit der gegebenen Struktur nicht erfüllt werden können“. Um auf beide Formen zurückgreifen zu können, muss zu Recht das sogenannte „principio di autosufficienza“ („Prinzip der Selbstversorgung“) überholt werden, laut welchem die öffentliche Verwaltung ihre Aufgaben mit der eigenen Organisation und dem eigenen Personal zu erledigen hat. Im Bereich der verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen stehen Neuerungen bevor. Einhergehend mit der Tendenz zur Digitalisierung der institutionellen Berichte und des Dokumentenflusses zwischen den Verwaltungen und den Kontrollorganen, hat Informationssystems der Rechnungshof gestartet, das der jüngst die Einführung elektronischen Übermittlung eines der verwaltungsrechtlichen Rechnungslegungen dient. Genannt wird das System SIRECO und es wird zweifelsohne viele Vorteile mit sich bringen: Vereinfachung der Prozeduren zur Einbringung der Rechnungen sowie Einsparungen durch den fortschreitenden Ersatz der Übermittlung, Bearbeitung und Aufbewahrung der Rechnungen in Papierform durch die neuen elektronischen Mittel. Dies vorausgeschickt wird darauf hingewiesen, dass man bereits begonnen hat die Körperschaften und die Rechnungsämter über das neue System zu informieren und zu sensibilisieren. Die Einführung in das neue System soll während des laufenden Jahres gefördert und abgeschlossen werden, damit diese neue Methode zur Erstellung des Verzeichnisses der Rechnungsführer und zur Hinterlegung der Rechnungen in elektronischer Form baldmöglichst in unserem Land eine verbreitete Nutzung findet. Bevor ich nun zum Abschluss komme, möchte ich darauf hinweisen, dass an dieser Sektion, sowohl im Bereich der verwaltungsrechtlichen Haftung als auch im Bereich der Pensionen, kein Arbeitsrückstand zu verzeichnen ist. Die Urteile zu den im Jahr 2014 abgeschlossenen Verfahren sind bereits alle hinterlegt worden. Für die am Jahresanfang noch anhängigen Verfahren ist das Verhandlungsdatum 8 entsprechend der gesetzlichen Fristen und der Zustellungsbedingungen der Schriftstücke schon festgesetzt worden. In der Hoffnung, ein klares und vollständiges Gesamtbild der Tätigkeit dieser Sektion dargestellt und ihre Zeit nicht übermäßig in Anspruch genommen zu haben, bedanke ich mich bei allen Anwesenden für die entgegengebrachte Aufmerksamkeit und lade den Regionalen Staatsanwalt ein, das Wort zu ergreifen. 9 Anhang – Die Tätigkeit der Rechtsprechungssektion in Zahlen Verfahren über die verwaltungsrechtliche Haftung Zum 1. Januar 2014 anhängige Verfahren Im Laufe des Jahres eingeleitete Verfahren 7 24 Insgesamt 31 Mit Urteil abgeschlossene Verfahren 8 Mit Beschluss abgeschlossene Verfahren 8 Gesamtzahl abgeschlossener Verfahren 16 Zum 31. Dezember 2014 anhängige 15(*) Verfahren Verfahren im Bereich Pensionssachen Zum 1. Januar 2014 anhängige Rekurse Im Laufe des Jahres eingeleitete Rekurse Insgesamt 3 14 17 Abgeschlossene Rekurse 9 Zum 31. Dezember 2014 anhängige Rekurse (*) 8 Daten über die abgeschlossenen Rechnungslegungen Dekrete laut Art. 32 des Königlichen Dekretes Nr. 1038/33 Dekrete laut Art. 2 des Gesetzes Nr. 20/1994 (*) 15 724 Es handelt sich überwiegend um verfahrenseinleitende Schriftstücke, die in den letzten vier Monaten des Jahres 2014 eingegangen sind. Aufgrund der gesetzlichen Fristen und der Zustellungsbedingungen der Schriftstücke, konnten diese Fälle aus verfahrenstechnischen Gründen nicht im Laufe desselben Jahres behandelt werden. 10
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