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17/2/2015
«Francesco spiega l’urgenza di ripensare il sistema globale con la solidarietà» ­ Vatican Insider
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16/02/2015 «Francesco spiega l’urgenza di ripensare il sistema globale
con la solidarietà»
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Pubblichiamo l’intervento del Presidente del Mcl alla
presentazione del libro di Tornielli e Galeazzi «Questa
economia uccide», volume che contiene un'intervista
esclusiva al Papa su capitalismo e giustizia sociale
CARLO COSTALLI*
ROMA
«Questa economia uccide» è il titolo che Andrea Tornielli e Giacomo
Galeazzi hanno voluto scegliere per il libro che oggi presentiamo. Il
volume è dedicato alla visione sociale ed economica di Papa Francesco,
che approfondisce così come emerge dalla Evangelii Gaudium e dai
numerosi interventi nei quali il Papa ha affrontato e approfondito tali
tematiche, compresa un’inedita illuminante intervista dello stesso Pontefice.
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Gli autori hanno scelto un titolo forte capace di scuotere. L’espressione più
dirompente usata dal Papa a proposito di economia. Ed hanno fatto
bene: perché la situazione determinata dalla globalizzazione, e dalla
sempre più evidente egemonia dell’economia finanziaria, costituisce un «unicum» nella storia dell’umanità. Un
«unicum» tanto sconvolgente da esigere tinte forti, anzi fortissime, per spiegarlo e farlo comprendere.
Quest’osservazione vale, anche e soprattutto, per i problemi del mondo del lavoro ai quali, proprio per la natura e il
carisma del nostro Movimento, siamo specificamente interessati. È, infatti, innegabile e di tutta evidenza che, già
negli ultimi decenni del secolo scorso, con l’affermarsi della globalizzazione e della egemonia della finanza
sull’economia reale si sono consolidate teorizzazioni e scelte che hanno frantumato la centralità del lavoro
cancellando, di fatto, l’occupazione dall’ordine delle priorità sociali.
È, così, nato un pensiero economico «eticamente distorto» che teorizza la cosiddetta «jobless growth»: la crescita
economica senza creazione di posti di lavoro. Tale pensiero si concretizza in devastazione sociale laddove il
progresso tecnologico consente di produrre sempre più beni e servizi con minore impiego di persone e, soprattutto
nelle delocalizzazioni, laddove l’assoluta autonomia dei mercati e la conseguente libertà dei movimenti di capitale
mette a contatto i capitali con altri capitali, bypassando di fatto il lavoro. Ricchezza finanziaria crea ricchezza
finanziaria. Il risultato è una divaricazione sempre più forte fra redditi da lavoro e profitti, tra crescita economica e
occupazione. Tale fenomeno Papa Francesco lo ha colto, in anticipo sui tempi, al suo primo profilarsi quando, come
primate d’Argentina, sperimentò, in prima persona, il crudele e devastante approccio con quell’«imperialismo
internazionale del denaro» di cui, dopo la crisi del ’29, Pio XI scrisse nella Quadragesimo anno.
«Il nuovo imperialismo del denaro toglie di mezzo il lavoro, che è il modo in cui si esprime la dignità dell’uomo e la
sua creatività, che è l’immagine della creatività di Dio. L’economia speculativa non ha più bisogno neppure del
lavoro, non sa che farsene del lavoro. L’economia speculativa insegue l’idolo del denaro che si produce da se
stesso. Per questo non si hanno remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori». Con queste parole ­ in
un’intervista rilasciata nel 2002 ­ Francesco descriveva il dramma del crac argentino. Un’esperienza che di lì a pochi
anni, nel 2008, avrebbe devastato e sconvolto l’intero pianeta con la crisi dei derivati partita dagli Usa. In queste
parole, del futuro Papa Francesco, è opportuno richiamare l’attenzione sulla definizione del lavoro come «modo in
cui si esprime la dignità dell’uomo e la sua creatività che è l’immagine della creatività di Dio». Un tema sul quale egli
ritornerà sistematicamente, da Pontefice, non solo nella Evangelii Gaudium ma anche in occasione delle sue visite
pastorali: in particolare nella Sardegna flagellata dalla crisi e dalla disoccupazione.
In quell’occasione il Papa ne parla in modo semplice e diretto aprendo uno squarcio che consente di vedere le
ragioni profonde della crisi: «La mancanza di lavoro ti porta a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro manca la
dignità! E questo non è un problema della Sardegna soltanto… non è un problema soltanto dell’Italia o di alcuni
Paesi d’Europa, è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un
sistema che ha al centro un idolo che si chiama denaro».
Infatti, specifica il Papa, «la crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una
profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!». E ovviamente la negazione del primato
dell’essere umano porta immediatamente con sé il disconoscimento del valore della persona e di conseguenza della
centralità del lavoro, che viene ridotto a semplice «variabile dipendente» delle esigenze del profitto e dei mercati con
tutte le devastazioni e tragedie che ne conseguono. Il primato della persona e la centralità del lavoro nel processo
economico produttivo sono incompatibili «con un orientamento antropologico che riduce l’essere umano a uno solo
dei suoi bisogni, il consumo». Deve essere comunque ben chiaro che questa estrema, e più che giustificata
crudezza, nelle parole che Papa Bergoglio usa per illustrare le ragioni profonde della crisi, non indulge in alcun modo
né alla resa né al pessimismo di una visione rinunciataria. Anzi, al contrario, il Papa chiude il suo discorso in
Sardegna con un vero e proprio appello: «Lottiamo tutti insieme perché al centro, almeno della nostra vita, sia
l’uomo e la donna, la famiglia, tutti noi, perché la speranza possa andare avanti… Non lasciatevi rubare la
CARLO COSTALLI
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«Francesco spiega l’urgenza di ripensare il sistema globale con la solidarietà» ­ Vatican Insider
speranza!».
Ma il Papa non si limita soltanto a un appello; indica anche la strada concreta attraverso cui mobilitarsi e costruire:
la strada della solidarietà. Francesco spiega l’urgenza e l’esigenza di «ripensare la solidarietà, non più come
semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di
vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo e di tutti gli uomini». Non è,
infatti, «la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e
porta a un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere
nell’altro non un concorrente, o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!».
Diventa, a questo punto, di tutta evidenza come la strada per una vera, sana ed equilibrata crescita economica
debba necessariamente passare attraverso il rovesciamento dei falsi idoli e dei falsi valori che la «finanza globale»
impone. Un rovesciamento che Papa Francesco sintetizza magnificamente in una brevissima ed efficacissima
frase: «Il denaro deve servire e non comandare». Questo ripensamento globale di tutto il sistema, secondo la logica
della solidarietà, incrocia necessariamente la cruciale questione della partecipazione. Nella società egemonizzata
dall’economia finanziaria assieme al lavoro diminuisce anche la partecipazione sia in senso generale, di
partecipazione politica, sia di partecipazione economica. La «dittatura del denaro» svuota di ogni contenuto tanto la
democrazia politica che quella economica. È, invece, proprio dalla partecipazione che bisogna ricominciare se
davvero si vuole il «ripensamento globale di tutto il sistema».
L’annichilimento della economia produttiva reale da parte della finanza speculativa crea, infatti, una nuova e diversa
contrapposizione che supera e vanifica la vecchia contrapposizione marxista tra capitale e lavoro: quella tra
produttori (lavoratori e imprenditori, soprattutto se piccoli e medi) e speculazione finanziaria. In questo quadro
diventa essenziale e strategico il rilancio della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa e il
rafforzamento dell’impresa cooperativa e solidaristica. Temi tradizionali per la Dottrina Sociale della Chiesa che, nel
nuovo e tragico contesto della globalizzazione finanziaria, tornano a manifestare, con forza dirompente, tutta la loro
attualità.
*Presidente Movimento cristiano Lavoratori
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