Governance – un Ateneo agile e veloce L’efficacia dell’azione dell’Ateneo risiede in prima battuta sulla chiarezza della sua governance. La normativa vigente e lo Statuto di Ateneo delineano i ruoli e le attribuzioni dei diversi Organi Collegiali (Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione, Dipartimenti, Scuole, solo per citarne alcuni). Il modo in cui tali ruoli ed attribuzioni vengono declinati nella prassi corrente determina il funzionamento dell’Ateneo ed in definitiva il suo stesso futuro. Io credo che la centralità dei Dipartimenti nella vita dell’Ateneo debba essere definitivamente ed ineludibilmente affermata. La governance centrale dell’Ateneo (Rettore, Consiglio di Amministrazione, Senato Accademico) deve mantenere il suo ruolo di indirizzo strategico, individuare gli obiettivi, definirli con chiarezza e coordinare le attività necessarie per il loro raggiungimento. In relazione a tali obiettivi, deve stabilire exante i criteri con cui verranno valutate le performance. L’Ateneo deve assegnare le risorse ai Dipartimenti e monitorare con attenzione la Didattica, la Ricerca, le attività assistenziali e quelle relative al trasferimento di conoscenza, basando su una seria valutazione ex-post le scelte e le assegnazioni future. Ritengo che dopo l’intensa azione di stabilizzazione del bilancio e di sistemazione dei conti condotta nel recente passato, l’Ateneo debba adesso procedere ad una nuova stagione di crescita, le cui strategie devono essere definite dalla governance centrale. Ma il cuore pulsante dell’Ateneo, dove risiedono le attività didattiche, di ricerca, assistenziali e di terza missione, sono i Dipartimenti e sempre di più dovranno esserlo nel futuro. Ai Dipartimenti va assegnato il massimo livello possibile di autonomia e quindi di responsabilità. I Dipartimenti dovranno godere di ampio spazio decisionale nello svolgimento della loro azione, ma d’altra parte andranno caricati della responsabilità delle loro scelte. Autonomia responsabile dovrà essere il principio di riferimento. Dovrà essere messo a punto un modello di attribuzione dei Punti Organico ai Dipartimenti, che consenta loro di effettuare la programmazione nella piena consapevolezza delle risorse disponibili in un arco di tempo ragionevole. Il modello di distribuzione dovrà tenere conto schemi con i quali le risorse sono distribuite a livello nazionale, garantendo necessario allineamento tra gli obiettivi dell’Ateneo e dei Dipartimenti che lo costituiscono, e tener conto degli aspetti didattici, di ricerca, assistenziali e di terza missione incardinati sui Dipartimenti. Il modello dovrà essere chiaro, semplice e soprattutto stabile nel tempo, in modo da assicurare un riferimento sicuro per le politiche che nella loro autonomia i Dipartimenti decideranno di adottare. Mi sembra d’altra parte evidente che i principi di autonomia e responsabilità possano essere attuati compiutamente anche in correlazione all’omogeneità del Dipartimento, nella sua composizione e nelle sue finalità. Un Dipartimento coeso è certamente nelle migliori condizioni per stabilire la sua programmazione e perseguire la sua politica: da questo punto di vista, la struttura centrale dell’Ateneo dovrà individuare le azioni più opportune per favorire questo percorso. I Dipartimenti dovranno essere messi nelle condizioni di poter svolgere efficacemente il loro ruolo istituzionale anche attraverso un’adeguata presenza di personale tecnico e amministrativo ben formato. Sono i Dipartimenti a essere responsabili della preparazione e dell’esecuzione dei progetti di ricerca, in tutte le loro fasi, dalla progettazione allo sviluppo ed alla rendicontazione. Affinché ciò possa avvenire è necessario che il Dipartimento disponga di personale in numero sufficiente, adeguatamente formato e pertanto in grado di fornire il proprio qualificato contributo. Anche da questo punto di vista sarà importante assegnare ai Dipartimenti il massimo livello di autonomia e responsabilità, delegando ad essi ed ai loro Direttori tutte quelle funzioni e attribuzioni (consentite dalla normativa) che permettano lo sviluppo dei progetti nel modo più efficace possibile. E’ evidente che tali azioni, che mirano all’autonomia e alla responsabilizzazione dei Dipartimenti, in una parola ad una autentica decentralizzazione, debbano essere accompagnate da una profonda analisi e revisione, lì dove possibile, delle procedure gestionali: occorre pertanto individuare le criticità dei processi amministrativi e verificare la possibilità di semplificare le procedure, al fine di ridurne i tempi di esecuzione. Credo che sia assolutamente necessario provare a liberare l’Università dagli eccessi di burocrazia, naturalmente nei limiti delle normative vigenti: l’eccessiva burocrazia rischia di soffocare la costruzione della conoscenza. Il nostro Statuto prevede che i Dipartimenti costituiscano le Scuole, con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche. La Didattica è, per Legge e per Statuto, incardinata sui Dipartimenti, che sono le strutture di riferimento dei Corsi di Studio. E sono i Dipartimenti ad attribuire i compiti didattici ai docenti che a essi afferiscono. E’ altresì vero che un Corso di Studi che si avvalesse solo di docenti del Dipartimento nel quale è incardinato potrebbe perdere l’occasione di arricchimento che un’apertura verso altre competenze e altri Dipartimenti consente. Proprio nel coordinamento della didattica, lì dove necessario o comunque utile e opportuno, sta il ruolo delle Scuole, nel mettere a sistema le risorse sul piano della didattica, nel cercare la migliore intersezione tra le esigenze dei Corsi di Studio (che spesso non si soddisfano restando all’interno di un solo Dipartimento) e le disponibilità di docenza dei Dipartimenti. Le Scuole possono anche favorire il dialogo tra i Dipartimenti nella progettazione di nuovi Corsi di Studio, cercando la sinergia tra le competenze disponibili su più Dipartimenti e contribuendo alla proposta di iniziative culturali e didattiche di alta levatura in grado di incrementare l’attrattività nei confronti degli studenti. Sul fronte della struttura centrale di Ateneo - ferma restando l’ovvia considerazione che, alla luce della Legge 240/2010, il Consiglio di Amministrazione è il pilastro della governance degli Atenei, in quanto è chiamato a deliberare sulla programmazione, sull’offerta formativa, sui temi della ricerca, oltre che del bilancio e del personale, assumendo pertanto compiti di gestione, amministrativi, ma anche di programmazione in relazione a tutti gli aspetti della vita universitaria - credo che negli anni del futuro mandato bisognerà dare piena attuazione a quanto lo Statuto dell’Ateneo prevede per il ruolo del Senato Accademico. Al Senato Accademico competono funzioni propositive e consultive in materia di didattica, ricerca, orientamento e servizi agli studenti. Il Senato Accademico, inoltre, è chiamato ad affiancare il Consiglio di Amministrazione e il Rettore nell’esercizio delle funzioni di indirizzo strategico, programmazione economica e finanziaria e coordinamento delle attività scientifiche e didattiche. Il Senato Accademico deve pertanto definitivamente assumere, nella nuova governance, il ruolo istruttorio, di iniziativa e di proposta per tutte le attività didattiche e scientifiche dell’Ateneo. Per la sua composizione, il Senato Accademico ben rappresenta le esigenze di tutte le componenti dell’Ateneo (sia dal punto di vista dei Ruoli che delle Aree scientifiche) e, per la presenza di un numero consistente di Direttori di Dipartimento (con il numero attuale dei Dipartimenti dell’Ateneo siede in Senato il 40% dei Direttori) è in grado di interpretare nel modo migliore la concezione prima descritta, che vede i Dipartimenti al centro della vita dell’Ateneo. Per assicurare il massimo coinvolgimento di tutti nella vita dell’Ateneo, rendendo lineare la trasmissione delle informazioni e facilitare la condivisione delle decisioni, è altresì importante ripristinare ufficialmente il ruolo del Collegio dei Direttori di Dipartimento che deve costituire l’essenziale cinghia di trasmissione tra gli Organi centrali (in particolare il Senato Accademico) la totalità dei Direttori e quindi dei loro Dipartimenti. Fondamentale è infine il ruolo del Nucleo di Valutazione che, in piena autonomia, è preposto alla valutazione di tutte le attività didattiche, di ricerca e amministrative dell’Ateneo. Solo un Nucleo di Valutazione autorevole e ben rappresentativo di tutte le aree del sapere, può, anche attraverso una critica costruttiva, consentire all’Ateneo di crescere e di raggiungere gli obiettivi del merito e del continuo miglioramento del proprio rendimento.
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