Poesia - L`Archetipo

Poesia
È ancora qui l’inverno o già declina?
Con folate di gelo il vento morde
a tratti i primi ciclamini, e incerto
rende il responso dell’anemocoro
di flabelli strappati all’oleandro.
Negli occhi vacui fervono stupori
e smarrimenti ai segni controversi
di un tempo che lusinga e che tradisce.
Uscite allo sbaraglio ha il cuore se
volteggia in spazi aperti, in vuoti eterei.
Quanto di rado rivolgiamo al cielo
il nostro sguardo, presi come siamo
da una vita frenetica, portati
dalla giostra che segna dare e avere
e non conosce il ritmo imponderabile
delle stagioni, ignora voli e suoni
e ci rende guerrieri di cristallo
in groppa a inaffidabili destrieri,
o per astrali mancamenti siamo
sul dorso della tigre, e se scendiamo
ci divora la belva dell’angoscia.
Ma oggi c’è un fermento per le strade
perché un’acerba luce le percorre
con speranze ed umori di rinascita.
La venditrice di bonsai propone
piantine che millantano ascendenze
di foreste remote, ignote ai piú,
alberi senza fiori ma che sognano
pollini e gemme e nidi da proteggere.
Come anche noi, delusi, regrediamo
a epoche ancestrali, primigenie,
quand’eravamo corpi in divenire,
abbozzi di materia sostenibile
per futuri progetti trascendenti.
Qui la luce creata nei deserti
con turbini di sabbia, che ha volato
alta sul mare, scende a risvegliare
quello che nel vivente dorme o indugia,
fiamma canora, brivido solare.
Quanto di rado l’ascoltiamo, chiusi
nella gabbia di perdite e profitti,
voce che affronta questo giorno in bilico
tra sole e brume, musica e silenzio,
tra la cupa temperie e la ridente
epoca di rigogli e canti ai nidi,
luce sonora, ardente melodia.
Quanto poco ascoltiamo quella voce,
quanto di rado misuriamo il cielo
coi nostri sguardi d’angeli caduti.
La venditrice di bonsai sorride:
ha visto una farfalla iridescente
posarsi sopra un ramo in miniatura.
Vera o parvenza? Cosa importa, vede
nella sua mente un palpitare d’ali.
Fulvio Di Lieto
L’Archetipo – Febbraio 2015
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