[C-FOR - 2] CARLINO/GIORNALE/FOR/02 17/02/15

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FORLI’ PRIMO PIANO
MARTEDÌ 17 FEBBRAIO 2015
LA SANITÀ CHE CAMBIA
L’ACCUSA DI DREI
LA VIA D’USCITA
IL SINDACO HA DEFINITO
«DISASTROSA» L’AZIENDA:
«PENALIZZA FORLÌ»
IL PRESIDENTE DELL’ORDINE
DEI MEDICI AUSPICA
IL RITORNO ALL’AUTONOMIA
«Via dall’Ausl Romagna? Difficile
Ma così non si può più andare avanti»
Nel dibattito intervengono i sindacati dei medici: «Il pronto soccorso è già al collasso»
LA scorsa settimana il
sindaco Davide Drei ha
sbottato: «L’inizio dell’Ausl
Romagna è stato disastroso».
Il primo cittadino ha parlato
di penalizzazione
dell’ospedale di Forlì, con la
possibile perdita di chirurgia.
Altra bordata è giunta ieri.
Intervistato dalla nostra
redazione, il dottor Michele
Gaudio, presidente
dell’Ordine dei Medici, non è
andato per il sottile: «Meglio
tornare soli che restare dentro
la maxi Ausl». Il riferimento
citato da più parti è Imola, che
conserva la sua azienda
sanitaria pur essendo più
piccola di Forlì. Oggi sul caso
intervengono anche il
chirurgo Alberto Zaccheroni,
del sindacato dei medici
Anaao e il dottor Widmer
Ravaioli, del sindacato dei
medici Simet. Fra i camici è
sempre più diffusa la
preoccupazione riguardo a
un’operazione finora condotta
in modo poco trasparente e
comprensibile.
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TUTTO RESTA
COM’ERA? FALSO
ATTACCO Sopra, da sinistra: il dirigente regionale Tiziano Carradori,
l’ex assessore Carlo Lusenti, il direttore dell’Ausl Andrea Des Dorides
ALLARME Il pronto soccorso
Le risorse calano
e il modello organizzativo
è invariato: è evidente
che i servizi non possono
essere gli stessi
ALBERTO Zaccaroni, direttore
dell’unità di chirugia endocrina all’ospedale al Morgagni-Pierantoni e responsabile regionale del sindacato
Anaao: è possibile che Forlì
esca dall’Ausl Romagna?
«Mi sembra molto difficile, ora
che il percorso è in fase avanzata.
Ma va anche detto che così non si
può più continuare».
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Serve un direttore
generale innovativo
e slegato dai territori
ALBERTO ZACCARONI, primario e sindacalista
primo ad andare in tilt è il pronto
soccorso, ma accade anche perché
si tagliano i letti, non si potenziano la radiologia, i laboratori e così
via».
Cosa non la convince dell’atto aziendale dell’Ausl?
«Troppo generico, ci sta dentro
tutto e il contrario di tutto. L’uni-
co elemento esplicito è il modello
del ‘reticolo’, che non è adatto per
noi».
Cosa ci vorrebbe?
«Vede, in Italia non esiste
un’azienda sanitaria così grande
per popolazione e territorio. Occorre un sistema radicalmente
nuovo, che va studiato, magari
all’estero. E soprattutto bisogna
crearlo con il coinvolgimento dei
professionisti, cosa che non è stata fatta».
che non sia legata ad alcun territorio romagnolo, sia innovativa e decisionista. Chissà se la Regione lo
capisce».
È in vista la nomina del nuovo direttore generale: può
cambiare qualcosa?
Il sindaco Drei lamenta che
Forlì è penalizzata.
«Dipende. Il punto è che quella
posizione può essere ricoperta
con efficacia solo da una persona
Può riassumere i problemi?
«Non si riesce a lavorare nell’incertezza e senza avere più un interlocutore. Una volta c’erano il sindaco e il direttore dell’Ausl, ci si
confrontava. Ora i vertici della
maxi Ausl sono sfuggenti. Le riunioni sindacali sono pletoriche,
dopo che hanno parlato i dirigenti basta una replica e s’è già fatta
sera».
Ai cittadini i registi dell’operazione Ausl Romagna hanno
sempre detto che i servizi sarebbero rimasti inalterati.
«Non è così. Perché con meno risorse e lo stesso modello organizzativo, è evidente che i servizi
non possono essere gli stessi. Il
LA POLEMICA RAVAIOLI (SIMET): «COINVOLGA GLI ESPERTI»
«Dopo le parole, Drei deve muoversi»
«CARO sindaco, smetta di lamentarsi e dica cosa
è disposto a fare perché ci sia davvero un’inversione di rotta, dato che tutti hanno ormai compreso
che la scelta di creare la nuova Ausl è dovuta alla
volontà ravennate, sponsorizzata da Bologna, di
‘comandare’ l’intera sanità romagnola anche annientandone una delle realtà italiane di eccellenza, sia ospedaliera che nei servizi territoriali». É
un attacco ad alzo zero quello di Widmer Ravaioli, segretario provinciale del Simet, il sindacato
medici del territorio. Cosa fare allora?
«Invitiamo tutti i sindaci a vigilare sull’Ausl Ro-
magna che risponde ad alcuni livelli istituzionali
ma non a tutti. Dalla sua nascita ufficiale (1 gennaio 2014) l’Ausl Romagna non ha prodotto alcunché in termini di auspicata e integrata gestione della sanità, anche per mancanza di indirizzi
politici regionali, ottenendo moltissimo in termini di riduzione di personale e servizi». Il Simet
chiede infine a Drei di istituire commissioni di
professionisti che supportino l’azione di indirizzo politico delle singole amministrazioni e della
conferenza dei sindaci. L’ultima spiaggia? Una
raccolta di firme da parte dei cittadini.
«Il nostro ospedale era all’avanguardia, ma da dieci anni non si
fanno investimenti. Purtroppo però le parole non servono più, occorrono atti concreti. Finora non
ne ho visti. E dire che la collaborazione fra i sindaci dei maggiori capoluoghi e la direzione generale
dovrebbe essere scontata».
Dove sta andando la nostra
sanità?
«Il messaggio che ho compreso io
è che la Regione punta a una sanità medio-alta, disinteressandosi
delle eccellenze. Ma non funziona. In sanità l’eccellenza è fondamentale, di esempio agli altri, trainante. Si risparmia col servizio
migliore».
Qual è la via d’uscita?
«La cosa più semplice sarebbe ripartire da zero. Serve un modello
organizzativo nuovo, se no sono
problemi gravi».
Fabio Gavelli