...Robertino divenne così un eroe. Un giorno Robertino e Pony Musica andarono in un giardino tutto ricoperto di bellissimi fiori: margherite, rose, tulipani, orchidee e violette. I due amici contenti, si misero a saltare, a giocare e a cantare. Dopo un pò li raggiunsero la Carota e l’Ape Andrea. I quattro amici decisero di fare una bella passeggiata nel bosco. Zurlo li osservava da lontano e li seguiva ma non aveva il coraggio di avvicinarsi a loro. Camminando camminando, sentirono da lontano un dolcissimo canto di uccelli. Seguirono quei gradevoli suoni finchè, all’improvviso, si trovarono di fronte ad un magnifico lago in cui nuotavano degli splendidi cigni. Era la famiglia dei cigni più bianchi del mondo: mamma cigno, papà cigno e tre bellissimi cuccioli. I quattro amici rimasero sbalorditi nel vedere quello spettacolo. Robertino chiese subito di conoscerli e la bella famigliola si presentò invitandoli a fare il bagno con loro. Tutti contenti si tuffarono in quel lago e si divertirono molto, anche se sul volto del bambino trapelava sempre un velo di tristezza. La felicità, però, durò poco perchè improvvisamente il cielo sembrò che si fosse oscurato e si iniziarono a sentire rumori strani: da lontano una nube rosa mista a fango e polvere si stava facendo strada in direzione del lago. Robertino ed i suoi amici, insieme ai cigni, si spostarono da una parte del lago dividendolo a metà. Una schiera di fenicotteri con il loro bellissimo piumaggio rosa, convinti di essere i miglioiri ed i più belli e considerando i cigni “diversi”, si posizionarono davanti agli avversari smarriti. I cigni allora capirono il perchè di ciò che stava accadendo: i fenicotteri volevano impossessarsi del magnifico lago e stavano per scagliarsi contro i cigni ma Robertino, Carota, Pony Musica e l’Ape Andrea non persero tempo: avevano delle fionde, chiesero delle piume ai cigni e le lanciarono contro i fenicotteri. Le piume iniziarono a solleticare gli uccelli e loro, morti dalle risate, caddero nel lago. Si erano divertiti tanto e per una volta non si sentirono più belli dei cigni perchè con le piume tutte bagnate erano loro “diversi” dagli altri fenicotteri; così capirono l’insegnamento e non vollero più scacciare i cigni, anzi divisero con loro il lago per sempre. Zurlo in quel momento capì di essere lui il “diverso” perchè era l’unico che non riusciva a fare amicizia e a stare con gli altri e, commosso e dispiaciuto, si avvicinò a loro dimenticando tutto il suo odio ed il suo rancore perchè aveva finalmente capito che la gioia e l’amore fanno superare ogni diversità. Erano tutti felicissimi, solo sul viso di Robertino appariva la sua solita tristezza perchè purtroppo, anche nei momenti più belli, non riusciva a dimenticare di essere diverso. I fenicotteri si incuriosirono e vollero conoscere la storia del bimbo. Decisero allora di accompagnarlo da un bravissimo medico per trovare una soluzione alla sua malattia. Tutta la comitiva salì in groppa ai fenicotteri che volarono lontano lontano fino a raggiungere un posto incantevole: tutto splendeva di mille colori, fiori ed alberi circondavano un grande giardino in cui tanti animaletti e bambini giocavano allegri tra loro. Robertino si fermò a guardare e notò che ciascuno di quegli esserini era diverso dall’altro e che ognuno aveva qualcosa di strano; in comune avevano solo l’allegria. Gli spiegarono che pur avendo dei difetti non erano mai stati tristi perchè la felicità non si trova nell’aspetto fisico ma nello star bene con se stessi e con gli altri e questo l’ avevano imparato quando il dottore aveva dato loro una medicina, la “medifelix”, medicina della felicità, che faceva scambiare a ciascuno la sua malattia con quella degli altri e quindi insegnava ad accettarsi e a non soffrire per la propria diversità. Anche Robertino provò e finalmente si liberò dalla sua tristezza che l’aveva accompagnato fino ad allora. Era guarito perchè si sentì “ugualdiverso” rispetto al mondo intero. Ora era davvero felice! Ciascuno a sera ritornò a casa e per i nostri amici quella fu veramente una giornata da non dimenticare: “Il trinfo dell’amore rende tutti uguali”.
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