...Robertino divenne così un eroe. Zurlo era molto invidioso che tutti i suoi compagni stessero con Robertino anche se lo conoscevano solo da poco tempo, così, per fargli un dispetto, gli disse che nel bosco c’era un dottore che lo poteva aiutare a risolvere il suo problema. Robertino si incamminò nel bosco con Musica e Smeraldo. Ad un certo punto sentirono dei rumori, si avvicinarono ad un albero e videro lì, sopra ad un ramo, uno scoiattolo che chiese loro cosa stessero cercando. Robertino rispose che erano alla ricerca di un dottore. Lo scoiattolo disse che in quel bosco non si era mai visto un medico. Subito dopo, però, si ricordò di avere un amico di nome Celestino specializzato in medicina che sapeva fare ottime pozioni per risolvere diversi problemi. Tutti andarono subito a far visita a Celestino che abitava in una casa sull’albero di quercia più grande del bosco, fatta di noci con il tetto di pinoli e la porta costruita con una ghianda. Quando arrivarono davanti alla porticina bussarono ed aprì lo scoiattolo che li invitò ad entrare nella sua casetta ma visto che per loro sarebbe stato impossibile, fu lui a raggiungerli. Celestino, dopo aver ascoltato Robertino, disse che l’unica pozione che gli era rimasta era quella che faceva diventare tutte le persone che l’avessero bevuta uguali a coloro che l’avevano richiesta. Robertino ringraziò lo scoiattolo e si fece dare subito la pozione che il giorno seguente portò a tutti i suoi compagni e quelli, dopo aver ascoltato il racconto del bambino, la bevvero. Zurlo tentennò un poco ma poi si fece convincere e bevve anche lui. Ora tutti erano uguali: stesso viso, stesso corpo, stesso carattere, stessi difetti. Che incubo! Che monotonia! Decisero di andare allora da Celestino e gli chiesero di far ritornare tutti come erano prima. Lo scoiattolo li accontentò e disse: “Quando tornerete a scuola guardate bene i vostri compagni e noterete che sono tutti diversi tra loro ed è proprio la differenza la cosa più bella. Ciascun volto è il simbolo della vita e ciascuna vita merita rispetto”. Gli amici trassero un grande insegnamento da quelle parole e capirono che l’amicizia è il tesoro più grande che si può trovare e per Robertino fu un antidoto contro la sua malattia, la linfa vitale per superare i momenti di difficoltà. C’era però ancora qualcosa che mancava a quel bambino. Un giorno tutti decisero di fare una cosa importante per Robertino: una raccolta di fondi per finanziare la ricerca sulle malattie rare. Organizzarono una festa in suo onore con tanti striscioni, palloncini, fuochi d’artificio, leccornie di ogni tipo ed una torta a forma di “R”. Era stata invitata anche la più famosa band del mondo che si offrì di fare un concerto di beneficenza e permise a Robertino e Musica di suonare nel gruppo. Fu bellissimo, si divertirono tutti. Fu una festa piena di suoni, colori e tanta allegria che saliva su, su fino alle nuvole ed anche più su. Tutti riuscirono ad essere contenti e spensierati, si raccolsero molti soldi e, come previsto, furono devoluti per finanziare la ricerca in grado di trovare la cura giusta alla malattia di Robertino. Per il bambino fu il giorno più bello della sua vita perchè aveva trovato dei veri amici, la speranza di guarire e finalmente fare spensieratamente quello che più gli piaceva: suonare. Dopo qualche tempo, infatti, gli scienziati scoprirono quale fosse la malattia di Robertino; egli era affetto dalla sindrome di “Grantesta” causata da una quantità eccessiva di liquido che portava ad un sovradimensionamento della testa. Trovarono una cura e Robertino fu il primo che volle sperimentarla. Non si capì mai se fosse la molecola usata per curarlo a fare effetto o se il fatto che nessuno faceva più caso al suo strano fisico: tutti lo vedevano uguale a loro e quindi nessuno notava più la sua testa grande e le sue esili gambine. Robertino trascorreva tutto il tempo a giocare e a saltare con Zurlo e gli altri e sembrava che tutto ciò irrobustisse anche il suo fisico. A Robertino la vita non era sembrata mai così bella ed anche tutti gli altri erano felicissimi perchè ciascuno aveva scoperto un grande valore, “la vera amicizia” che fa accettare gli altri senza guardare le loro “diversità”.
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