Ufficio Stampa Piazza Prampolini, 1 – 42121 Reggio Emilia tel. (+39) 0522 456532 –348 8080539 fax. (+39) 0522 -585241 [email protected] Il tè delle muse Domenica 1 marzo alle 16 Palazzo dei Musei Reggio Emilia Gli Etruschi e gli Altri VEI, LA DEA DI SERVIROLA con Roberto Macellari L’appuntamento del Tè delle Muse che avrà luogo in Museo domenica 1 marzo alle 16 si collega alla mostra “Gli Etruschi e gli Altri”, attualmente allestita al secondo piano del Palazzo dei Musei. Roberto Macellari porterà l’attenzione sui culti etruschi nel Reggiano, in particolare su quello di una divinità femminile (Vei, la dea di Servirola). Il santuario dell’abitato etrusco di Servirola alle porte di San Polo d’Enza ha restituito due rari nomi di divinità, graffiti entrambi con punta sottile sul fondo di ciotole impiegate per le necessità del culto, che dischiudono interessanti spiragli sui costumi religiosi della comunità etrusca che risiedeva nella valle dell’Enza. Il primo è una dedica a Vei, cui si è indotti ad affiancare altri due documenti epigrafici che hanno la medesima provenienza. Vei, che diede nome alla città di Veii/Veio, è la divinità etrusca omologa della greca Demetra e della romana Cerere, connessa alla sfera agraria, della fertilità della terra e per estensione dell’essere umano, come sorgente di forza vitale e generatrice. Le implicazioni infernali del suo culto sono da interpretare nella prospettiva della credenza in una rinascita dopo la morte. L’acqua riveste un ruolo fondamentale nella pratica del suo culto, ma come elemento fecondatore, ancor più che risanatore. E’ tentante immaginare che a Servirola il suo culto si imperniasse sul pozzo costruito al centro dell’abitato, e - ma con minore evidenza - anche su quello ai margini dell’insediamento. Le olle deposte nei due pozzi potevano far parte del servizio vascolare del santuario, essendo adibite alla preparazione del pasto per la divina commensale, probabilmente destinate a contenere e cucinare granaglie. Sono compatibili con il suo culto anche i contrappesi da telaio in terracotta raccolti sia nel “pozzo del centro” che in quello “del margine”, i quali potrebbero alludere alla confezione di abiti per la statua della dea; e così pure le offerte di maiali e porcellini, animali che potevano devastare i campi coltivati ed erano perciò potenziali nemici della dea. La devozione a Vei trova il proprio baricentro nell’Etruria centro – meridionale, con una ventina circa di testimonianze, soprattutto nell’ambito di centri urban. La pianura padana ha recentemente restituito due nuove testimonianze di questo culto, rispettivamente in un santuario ubicato nel settore più elevato della Mantova etrusca; ed in un santuario di Cerere alle porte di Parma, frequentato dalla metà del III secolo a.C., il cui culto si imperniava, come a Servirola, su un pozzo costruito con ciottoli di fiume.
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