sostegno per l`inclusione attiva (sia)

LE STRATEGIE DI CONTRASTO ALLA POVERTA’ IN UN MODERNO SISTEMA DI PROTEZIONE
SOCIALE
Il contributo del Servizio Sociale dei Comuni degli Ambiti Distrettuali della regione Friuli Venezia Giulia
Gli interventi statali di contrasto alla povertà nel nostro paese si inseriscono ancor oggi nel più tradizionale
panorama dei dispositivi di natura prevalentemente riparativo-assistenziale quali l’integrazione al minimo,
l’assegno ordinario di invalidità,la pensione e l’assegno sociale, per lo più rivolti ad anziani e disabili. Si tratta
dunque, nel complesso di una serie di misure passive di sostegno al reddito, frammentate e di natura
categoriale.
In assenza, dunque, di una indicazione di politica nazionale unitaria, le Regioni si sono mosse disciplinando
la materia in modo diversificato e finanziando specifici progetti ed interventi sul territorio. La nostra regione
aveva introdotto, in fase sperimentale con la legge regionale n. 6/2006 e con uno stanziamento di 22 milioni di
euro, Il Reddito di Base per la Cittadinanza che è stato abrogato, a meno di un anno dall’avvio effettivo della
misura, dopo solo la fase di ‘collaudo’, e sostituito con il “Fondo per il contrasto ai fenomeni di povertà e
disagio sociale”, caratterizzato da uno impegno di spesa per la Regione decisamente più limitato (4 milioni per
il 2008) successivamente sostituito con il Fondo di Solidarietà che ad oggi è sostenuto da un finanziamento di
euro 11.500.000 annui.
A fronte di un rinnovato interesse ad intraprendere un dibattito finalizzato ad individuare il tipo di policy più
adatto alla problematica, il Servizio Sociale dei Comuni può portare sulla questione, un suo punto di vista che
partendo dall’esperienza applicativa delle misure sopra citate e dal lavoro quotidiano sul fronteggiamento del
fenomeno nei territori, induca il legislatore a privilegiare una visione universalistica e promozionale che
consideri almeno tre dimensioni.
Una dimensione più propriamente economica che attiene al valore dei redditi disponibili delle persone e delle
famiglie, con particolare riferimento a coloro che presentano redditi più poveri. A tale proposito la cornice più
ampia in cui collocare tali riflessioni costringe a prendere atto di un andamento più critico della distribuzione
delle disuguaglianze dei redditi anche nel nostro paese. Tale situazione costringe ad assumere una visione
divergente che da una parte guarda alla tutela delle situazioni più compromesse che vivono una condizione di
povertà assoluta ma dall’altra cerca di intercettare le situazioni di rischio prima che si deteriorino e
cronicizzino, attivando le possibili capabilities personali, familiari e anche pubbliche e del privato sociale.
Si conferma anche da questo osservatorio un aumento soprattutto a far corso dal 2008, delle domande di
aiuto finalizzate al sostegno del reddito,anche nella nostra regione. In questo scenario il Servizio Sociale dei
Comuni si pone, quale principale, porta pubblica di accesso dei cittadini al sistema della protezione sociale.
Vale la pena ricordare che il servizio, gestito in forma associata negli Ambiti Distrettuali è presente con una
diffusione molto capillare su tutto il territorio regionale, offre orari e modalità di accesso che nel tempo si sono
ampliati e semplificati rendendolo facilmente riconoscibile e accessibile ai cittadini. Ad oggi si fa carico di circa
54.000 persone pari al 4,3% della popolazione, eroga misure diversificate di sostegno del reddito alle fasce
deboli della popolazione, utilizzando sia risorse comunali che regionali e una gamma crescente di servizi
aggiuntivi. Tramite i suoi professionisti garantisce l’accoglienza, la lettura e l’analisi della domanda sociale,
offre orientamento, consulenza e opera, laddove necessario, la presa in carico, sulla base di progetti
personalizzati. E’ attivatore inoltre, di collegamenti tra il cittadino e le espressioni locali della sussidiarietà
consentendo l’arricchendo dei “panieri offerti”attraverso la compartecipazione di risorse pubbliche e private.
Le due principali misure regionali che può erogare, come è noto, sono il Fondo di solidarietà regionale e
qualora previsto da specifica delega da parte dei Comuni anche la Carta acquisti (nazionale integrata con
fondi regionali). In particolare il Fondo solidarietà assicura in regione,sostegno a circa 5.800 nuclei familiari (di
cui ben il 91,4% adulti, per la maggior parte disoccupati e con figli a carico) ed è presente nel bilancio
regionale 2015 con una posta di 11,5 milioni di euro, come sopra ricordato, mentre la Carta acquisti conta
1
quasi 4.800 beneficiari e prevede per l’anno in corso un impegno di 3 milioni di euro. La Regione interviene
anche con il Bonus energia a beneficio di 45.000 famiglie per una spesa di 8,8 milioni di euro.
Con la legge finanziaria 2015 inoltre è stato riconosciuto un contributo sociale per l’accesso alle prestazioni di
assistenza specialistica ambulatoriale che abbatte il ticket sanitario. Attualmente il regolamento è in fase di
approvazione.
Le misure sostenute da fondi comunali, in genere sostanziano un’offerta aggiuntiva tramite trasferimenti
monetari ordinari ( continuativi ) o straordinari ( una tantum) a favore di un numero elevato di persone ( nel
2013:5118 persone il cui profilo è pressochè sovrapponibile ai fruitori del Fondo di Solidarietà regionale tranne
per una prevalenza di persone sole) cui si aggiungono gli interventi in natura ( pasti a domicilio o presso
mense, buoni spesa etc etc). Altre forme di aiuto indiretto sono definite dai Comuni e possono prevedere
abbattimenti ed esoneri sia nella tassazione locale sia nella partecipazione al costo di servizi usufruiti ed in
alcuni casi sono possibili anche prestiti d’onore.
Tutti questi interventi sono accessibili mediante la prova dei mezzi ma con strumenti anche diversi da quelli
previsti dalle misure regionali e risentono di una differenziata regolamentazione comunale.
L’aumentata presenza di richiedenti tali interventi, ha inciso profondamente sulla composizione dell’utenza dei
Servizi Sociali dei Comuni, con una presenza significativa di persone adulte e di famiglie ( 44,5% dell’utenza
totale di cui 41,3%con figli a carico), che negli ultimi due anni hanno superato il numero di anziani in carico,
segnando una rapida controtendenza che ha costretto i servizi a ridefinire velocemente sia la strumentazione
per leggere i problemi posti alla loro attenzione e sia le risorse per affrontarli. Di questi infatti ben il 41,5%
presenta problemi legati al reddito, alla casa e al lavoro. Numerose sono le fonti che confermano questo
nuovo corso della domanda sociale ed in regione si ritiene che almeno una famiglia su tre subisce qualche
forma di povertà.
La pluralità delle azioni pubbliche sopra definite, risente di un certo scoordinamento poiché sono state
introdotte in diversi momenti storici, sono gestite localmente da soggetti diversi ed indirizzate a target diversi di
popolazione e con specifiche finalità. Questo fa sì che gli interventi, pur significativi in termini di risorse
complessivamente impiegate, siano troppo segmentati e dispersivi e di conseguenza contribuiscano a creare
un sistema di welfare poco efficace per fronteggiare tempestivamente le reali esigenze della popolazione in
condizione di disagio economico.
Nella struttura regionale gli assessorati che sono coinvolti nell’attuazione di interventi di sostegno economico,
sono più d’uno. Tra questi oltre all’Assessorato alla salute, integrazione socio-sanitaria, politiche sociali e
famiglia, l’Assessorato alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, lavori pubblici, università che
interviene nell’abbattimento dei canoni di locazione, l’Assessorato al lavoro, formazione, istruzione, pari
opportunità, politiche giovanili e ricerca’ che interviene con contributi per spese trasporto scolastico e
l’acquisto di libri di testo per la scuola secondaria superiore, l’Assessorato alla cultura, sport e solidarietà per i
contributi a favore degli stranieri.
A titolo esemplificativo si riporta di seguito una tabella che rappresenta quanto fin qui detto:
2
MISURE DI
SOSTEGNO
ECONOMICO
FONDO CANONE
DI LOCAZIONE
CONTRIBUTO
RETTE NIDO
ENTE DI
COMPETENZA
Regione
Regione
ISEE
€
€
€
31.130,00
11.150,00
16.420,00
BONUS ENERGIA
ELETTRICA
Regione
€
30.000,00
CARTA FAMIGLIA
REQUISITI STRANIERI
€ 3.100,00
residenza da almeno 2 anni
€.1800,00
€ 248,00 €
372,00 €
496,00
suddivisi per
fasce
Residenza o prestare attività
lavorativa in regione da
almeno un anno
€
30.000,00
annuale
1 settembre 30 novembre
variabile
Residenza di almeno 2 anni
€ 200,00 a
bimestre
Stato
€
Stato
DURATA
Residenza di almeno 2 anni
5% di sconto
Regione
SOCIAL
CARD(anziani e
nuclei con minori
di anni 3)
ASSEGNO AL
NUCLEO*
MANTENIMENTO
DEI MINORI IN
CASO DI
SEPARAZIONE
FONDO
SOLIDARIETA'
CONTRIBUTI
COMUNALI
IMPORTO
MASSIMO
6.795,36
€ min 25.384,91
Regione
€
20.000,00
Regione
€
8.238,54
Comune
soglie diversificate
€141,02
mensile
max € 300,00
mensili
residenza da almeno 2 anni
residenza al momento
annuale
€ 8.238,54
residenza almeno 1 anno
12 mesi
diversificati
diversificati
diversificate
*valore ISE non ISEE
La situazione appena descritta, rende evidente la necessità di superare la settorializzazione e frammentazione
degli interventi e avviare un processo di riordino del sistema di protezione sociale, per rendere l’azione delle
politiche sociali più efficace in una prospettiva strategica unitaria, recuperando al contempo efficienza in un
settore ove è evidente la ridondanza delle procedure amministrative attualmente richieste. A questo proposito
la notizia della previsione nel bilancio 2015 di uno stanziamento di ulteriori 10 milioni di euro se da un lato
preoccupa qualora finalizzato alla creazione di una nuova misura di sostegno al reddito, che incida
ulteriormente sullo stato di frammentazione già pesante, dall’altra conforta perché potrebbe costituire
l’occasione per dare concreto avvio all’opera di ristrutturazione dell’offerta, nell’ambito degli interventi di
sostegno al reddito dando origine, ad una misura unica regionale ispirata al principio dell’universalismo e
rivolta a tutte le persone e le famiglie di questa regione in situazione di povertà.
Con queste premesse si sottolinea l’assoluta rilevanza di una misura che costituisca un primo livello
essenziale di prestazione per garantire sostegno a coloro che non dispongono di un adeguata fonte di reddito:
a causa della perdita del lavoro, di entrate da lavoro modeste, del venir meno delle coperture degli
ammortizzatori sociali o perché in condizioni di disagio che non consentono l’accesso immediato
all’occupazione.
Sarebbe interessante considerare lo sviluppo di un fondo integrato (Regione - Comuni) che potesse articolare
l’offerta tra interventi di contrasto alla povertà e interventi di contrasto all’impoverimento ripartendo l’impegno
in modo coerente su tutto il territorio regionale e secondo criteri e requisiti omogenei. Di fatto già oggi i Comuni
assegnano volumi interessanti di risorse a questa finalità.
Vale la pena ricordare che stiamo trattando un fenomeno mobile, complesso, multilivello, caratterizzato da un
insieme di combinazioni, che colpiscono alcune persone, a volte drammaticamente sempre le stesse. Ci sono
vari tipi di povero: chi entra esce dai circuiti visibili della povertà, chi ci resterà per sempre, chi non è
effettivamente povero ma ci si sente, chi lo è effettivamente ma non lo percepisce .E’ sempre più evidente che
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a fianco agli irriducibili poveri sui quali il dibattito si svolge attorno all’utilità di erogare forme di reddito di
sostegno (attraverso,quindi, una esclusiva prova dei mezzi), ci sono i quasi poveri o i poveri che entrano ed
escono dallo stato di povertà. Tra gli utenti del Servizio Sociale c‘è inoltre una parte di persone esposte a
condizioni di povertà estreme. E’ pur vero che la povertà di quelli che sono poveri cronici, cioè che ogni anno
risultano essere poveri, è un indicatore del non funzionamento delle politiche, che evidentemente non
colpiscono l’obiettivo e necessitano di essere cambiate, ma è altrettanto realistico pensare che gli epocali
cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro richiedono la proposizione di politiche più articolate.
Come noto il lavoro ha cessato di essere il garante di una stabile e permanente copertura dei rischi della vita,
ha perso la capacità di essere architrave che tiene insieme tutto nella vita delle persone, in un contesto che
già sotto il profilo sociale ha notevolmente aumentato le complessità. La persona che, per svariate
circostanze, possiedono un patrimonio insufficiente di conoscenze e di esperienza e non dispongono dei
mezzi necessari per arricchire le une e l'altra, rischiano di diventare povere.
Ci troviamo di fronte persone che devono riciclare le proprie competenze tecniche e far fronte ad una nuova
situazione sociale, per la quale potrebbero non essere preparate da un punto di vista cognitivo e relazionale.
Una seconda dimensione che va considerata in una policy di contrasto alla povertà riguarda pertanto il fattore
umano e la capacità delle persone, di sostenere un inserimento instabile dentro i principali sistemi di
integrazione sociale e di distribuzione delle risorse sapendo comunque trasformare le risorse presenti in
progettualità sostenibili. Questa dimensione è quella che se considerata fa la differenza tra una vecchia
politica e una nuova politica di contrasto alla povertà, in quanto consente di non soffermarsi al suo dato più
manifesto (assenza di beni materiali) ma affronta la questione dei funzionamenti umani e delle opportunità di
cui dispongono i cittadini per affrontare i nuovi profili di rischio cui sono esposti.
Garantire risorse/beni, senza tenere conto di cosa l’individuo riesce a fare con questi, date le caratteristiche
individuali e intrinseche ai beni stessi e le circostanze esterne risulta rischioso. E’ evidenza quotidiana che le
persone a parità di reddito, usano in maniera diversa i mezzi a loro disposizione, ossia non hanno le stesse
capacità di convertire il reddito in benessere o libertà effettive. Ne consegue che un moderno sistema di
protezione sociale non può limitarsi ad affrontare un fenomeno multifattoriale come la povertà tramite la sola
dimensione economica, ma deve poter aiutare le persone ad affrontare laddove, ve ne sia bisogno, le
problematiche legate ai propri funzionamenti e operare per la costruzione di opportunità reali per tutti gli
individui.
Di conseguenza la diversificazione dell’offerta, risulta un percorso obbligato in quanto condizionato dalla
capacità di ciascuno di realizzare un vero progetto di vita autonoma.
Su tali presupposti, il perseguimento di obiettivi di autonomia economica, inserimento sociale e lavorativo delle
persone risulta sempre più spesso inseparabile e presuppone l’introduzione di una misura regionale attiva di
sostegno al reddito. Una misura cioè che preveda un intervento monetario di integrazione al reddito, servizi
e il “coinvolgimento attivo” del beneficiario e del suo nucleo familiare a seconda delle caratteristiche individuali
e delle condizioni familiari finalizzata all’uscita dalla condizione di povertà. Coinvolgimento che si concretizza
attraverso la stipula di un vero e proprio patto di reciproca responsabilità tra il beneficiario e l’amministrazione
pubblica.
L’obiettivo è di introdurre un pacchetto di diritti e doveri in una logica dove gli uni non possono prescindere
dagli altri. Le persone in situazione di povertà hanno il diritto ad una tutela pubblica e, contemporaneamente,
devono compiere ogni sforzo per perseguire il loro inserimento lavorativo e sociale debitamente
accompagnati.
Si tratta di facilitare l’accesso ai servizi del Centro per l’Impiego laddove sussistono abilità lavorative e manca
solamente l’opportunità di lavoro, prevedendo da parte del beneficiario l’impegno nella ricerca del lavoro e
nelle attività di formazione e riqualificazione. Si tratta anche di attivare gli altri servizi alla persona per quella
fascia di utenza per cui non sarà possibile perseguire direttamente l’inserimento lavorativo a causa di
insufficienti presupposti delle abilità personali minime.
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Per realizzare una misura attiva di sostegno al reddito, infatti, è fondamentale offrire percorsi di inclusione
lavorativa (anche di autoimprenditorialità), ma anche percorsi socio-educativi e di alfabetizzazione, percorsi di
tipo terapeutico-riabilitativo, percorsi di integrazione socio-relazionale a seconda dei bisogni delle persone.
Inoltre, particolare importanza riveste il tema delle responsabilità familiari, che spesso gravano sulle famiglie
ostacolando la partecipazione al mondo del lavoro, soprattutto delle donne, e che si dovranno sostenere
attraverso il potenziamento delle politiche di conciliazione tra lavoro e azioni di cura.
Per rendere efficace la nuova misura di sostegno al reddito si dovrà investire molto per sviluppare uno stretto
rapporto tra centri per l’impiego, centri per l’orientamento regionale e servizi sociali in modo da strutturare un
intervento capace di fornire il necessario sostegno al reddito nella prospettiva del superamento delle
condizioni di bisogno e di recupero della completa autonomia del destinatario.
Si pone la questione dell’integrazione delle politiche sociali e del lavoro che evoca la necessità di dispositivi
comuni e di luoghi dedicati all’integrazione degli interventi professionali, delle risorse finanziarie e strumentali,
in funzione delle necessità delle persone.
Sul territorio regionale sono già presenti buone prassi di lavoro in forma congiunta tra il sistema dei servizi per
il lavoro ed il sistema dei servizi sociali per l’individuazione di modalità diversificate di valutazione e presa in
carico dei destinatari in relazione alla tipologia e al grado di svantaggio e allo sviluppo di percorsi adeguati e
diversificati di intervento. Al riguardo sono anche già stati introdotti strumenti per la valutazione “della capacità
lavorativa” che permettano di capire la distanza della persona dal mondo del lavoro e di programmare i
percorsi di “avvicinamento” più idonei all’occupazione o all’inclusione sociale.
In pratica si stanno sperimentando modelli di definizione dei profili di occupabilità in relazione all’intensità dello
svantaggio sulla base dei curriculum lavorativi e formativi, ma anche in base a fattori di tipo soggettivo inerenti
il profilo psico-sociale delle persone.
L’obiettivo è di accompagnare i soggetti che presentano requisiti di occupabilità e sono compatibili con il
mondo del lavoro verso il sistema lavoristico e di fare in modo che la perdita del lavoro non produca la caduta
in forme di svantaggio maggiori; di intervenire sui soggetti più deboli per sviluppare maggiori capacità ed in
particolare quei pre-requisiti al lavoro e quelle competenze trasversali, che, laddove mancanti o carenti, ne
determinano la scarsa occupabilità e, per la casistica più compromessa e con margini di recuperabilità al
lavoro insufficienti, di attivare percorsi di integrazione sociale (di natura squisitamente socio-assistenziale).
L’architettura dei servizi dovrà sempre più conformarsi a modelli relazionali a rete, in cui anche la parti datoriali
dovranno essere coinvolte nello sviluppo di un mercato del lavoro inclusivo. In quest’ottica è altresì importante
incentivare lo sviluppo dell’economia sociale e della responsabilità sociale d’impresa, incentivando anche le
forme sperimentali particolarmente innovative.
Su questi temi è intervenuta anche la Commissione Europea che già nel 2008 nella Raccomandazione
sull’inclusione attiva sottolineava come questa deve essere articolata su tre pilastri: adeguato sostegno al
reddito, mercati del lavoro inclusivi e accesso a servizi di qualità. Il Consiglio Europeo ha poi introdotto nella
Strategia Europa 2020 una visione “sociale” inserendo negli obiettivi della strategia anche la lotta alla povertà
e all’esclusione sociale. Tale obiettivo rappresenta un’importante volontà nell’attenzione politica posta al più
alto livello dell’Unione Europea; aspetto confermato dalla destinazione obbligatoria nel regolamento del Fondo
sociale europeo di una quota pari al 20% dell’ammontare delle risorse destinate all’inclusione sociale.
In un ottica di rafforzamento delle politiche regionali in materia, il Programma Operativo Regionale (POR) in
riferimento all’obiettivo tematico 9, finalizzato a promuovere l’inclusione sociale e a combattere la povertà e
ogni forma di discriminazione, ha già stabilito di impiegare parte delle risorse del Fondo sociale europeo per
sostenere la presa in carico e l’accompagnamento da parte dei servizi (compreso il raccordo tra SSC, CPI e
CPO), per la validazione e l’estensione degli strumenti e delle metodologie di valutazione con particolare
riguardo alla definizione dei profili di occupabilità e per il rafforzamento dell’economia sociale.
Tale fondamentale supporto, consentirebbe di affrontare la terza dimensione che va considerata nella
strategia di contrasto alla povertà e di capacitazione dei cittadini: la dimensione educativa. Purtroppo l’Italia è
fanalino di coda tra i Paesi membri, (e ultima tra i Paesi del G8) per diffusione di educazione finanziaria con
tassi di alfabetizzazione finanziaria in alcuni casi molto più che dimezzati rispetto gli altri. In tempi di crisi
5
economica prolungata, risulta una componente in molti casi indispensabile a rendere le persone più capaci di
ben utilizzare le proprie risorse economiche, a conoscere le regole della gestione di un bilancio familiare e ad
utilizzare adeguatamente gli strumenti finanziari in funzione delle necessità individuali e familiari ( mutui,
prestiti, piani pensionistici etc..etc)
Il rinnovamento dei servizi a favore del cittadino richiede l’inserimento di figure e offerte del tutto nuove di cui
al momento risultano sprovvisti, ma che trovano giustificazione nelle sperimentazioni già attuate con successo
nel territorio, valutando al riguardo il contributo che le Banche stesse possono dare.
Possibili caratteristiche della misura
DIMENSIONE
(PRINCIPIO GUIDA)
Caratteristiche salienti
Utenza
(Universalismo)



Importo
(Adeguatezza)


Condizionalità



Servizi alla persona
(Supporto
all’autonomia)



Welfare mix
(Patnership)

Tutte le famiglie in povertà assoluta
Legittimate a vario titolo alla presenza sul territorio friulano e presenti
regolarmente in regione da almeno dodici mesi
L’accesso al beneficio viene garantito dal SSC che mantiene la regia sulle
situazioni
La differenza tra la soglia di povertà e un valore ISEE convenzionalmente
definito. Da valutare l’inserimento di criteri aggiuntivi
Il beneficio viene erogato tramite l’INPS
E’ vincolato ad un regime pattizio in cui il cittadino riceve l’intervento in
cambio di impegni di attivazione comminsurati alle sue possibilità e
funzionali al benessere personale e familiare
Tali impegni sono presenti nel PAI che viene licenziato dal SSC.
Per le situazioni che presentano possibilità di accesso al mercato anche
mediati da strumenti di tipo lavoristico viene promosso un lavoro di equipe
con i servizi dell’orientamento, della formazione e del lavoro . In questo
caso viene licenziato un PAI integrato
Al trasferimento monetario si accompagnano laddove necessari
l’erogazione di servizi
Possono essere servizi sociali, socio-sanitari, socio-educativi o educativi
anche di tipo finanziario
Le persone che non presentano la capacità di inserirsi nel mercato del
lavoro in autonomia, vengono supportate nello sviluppo di abilità e di
competenze atte a ridurre la distanza dal mercato del lavoro (tramite figure
educative dedicate al tutoraggio e orientamento della persona)
Viene gestita a livello locale grazie all’impegno condiviso di SSC, Servizi
per la Formazione, l’Orientamento, l’Impiego i quali definiscono condivisi
6
luoghi di valutazione e progettazione in cui ogn’uno concorre con proprie


Lavoro
(Inserimento
occupazionale)



Livelli essenziali
(Cittadinanza)

risorse umane e finanziarie a ciò destinate, sulla base delle quali viene
licenziato un progetto personalizzato. Ogni situazione viene presa in carico
da un tutor con funzioni educative e di orientamento. A seconda della
prevalente finalità sociale o lavoristica tale figura è a carico del sistema
sociale o del lavoro.
Il Terzo Settore può co-progettare insieme ai servizi, esprimendo le proprie
competenze soprattutto nelle fasi del tutoraggio. In particolare per le
persone che non presentano profili di occupabilità compatibili con le
richieste del mercato competitivo. In tal caso si avviano con il terzo settore
percorsi di inclusione sociale o di inserimento più protetto anche finalizzati
alla costruzione di competenze e abilità atte ad innalzare il livello di
spendibilità della persona nel mercato
Avvio di sperimentazioni inerenti l’economica sociale.
Tutti i membri della famiglia tra 18 e 64 anni ritenuti abili al lavoro devono
attivarsi in tale direzione
Si tratta di cercare un impiego e di frequentare percorsi formativi e/o di
inclusione nel mercato del lavoro coerenti con le capacità della persona
Vengono incentivate forme di autoimprenditorialità anche tramite l’accesso
al credito
Costituisce il primo livello essenziale delle prestazioni nelle politiche sociali
In tale ottica gli interventi a carico dei Comuni potrebbero essere finalizzati maggiormente a garantire
interventi di assistenza economica straordinaria atti a fronteggiare sopraggiunte criticità famigliari del tutto
impreviste o finalizzate a definire strategie di asset building per le fasce più povere sviluppando programmi di
"educazione al risparmio", e prevedendo l'erogazione, a fine progetto, di una quota integrativa pari e uguale a
quanto risparmiato dalla persona in un anno, fino ad un tetto massimo convenzionalmente stabilito,facendosi
carico dei costi per la gestione dei servizi necessari alla realizzazione dei progetti di risparmio. Tali strategie
possono promuovere la costruzione di patrimoni personali vincolati a favore delle nuove generazioni che
provengono da nuclei familiari poveri allo scopo di farli uscire dalla trappola della povertà oppure possono
costituire un patrimonio minimo che consente poi alle persone di accedere al credito, per affrontare spese
improvvise legate alla salute, alla casa, alla famiglia, all'istruzione dei figli, al lavoro.
L’Ente Locale potrebbe costituire un Fondo di Garanzia, oltre al riconoscimento economico alle Banche
coinvolte per la gestione di tutti i servizi necessari all'erogazione del prestito.
E’ evidente che tale ipotesi prefigurerebbe una strategia articolata con l’assicurazione di un livello minimo di
intervento uguale per tutti, con oneri a carico della Regione e un livello aggiuntivo e variabile che risente delle
possibilità degli Enti Locali e della capacità locale di fare rete con Banche e altri soggetti finanziatori.
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