Il Seme - Basilicadisantamariasalome

Il Seme
Anno X N° 613
Cappellania della Polizia di Stato,
Basilica Concattedrale di
Santa Maria Salome
Veroli e
Santuario Ss. Trinità
Torrice Fr.
II DOMENICA DI QUARESIMA
Vangelo Mc 9,2-10
Questi è il Figlio mio, l'amato
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e
Giovanni e li condusse su un alto monte, in
disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e
le sue vesti divennero splendenti, bianchissime:
nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così
bianche. E apparve loro Elia con Mosè e
conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro
disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui;
facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e
una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire,
perché erano spaventati. Venne una nube che li
coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce:
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E
improvvisamente, guardandosi attorno, non videro
più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre
scendevano dal monte, ordinò loro di non
raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non
dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti.
Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che
cosa volesse dire risorgere dai morti.
Dalla nube
luminosa, si udì
la voce del
Padre: «Questi
è il mio Figlio,
l’amato:
ascoltatelo!».
Il pane della domenica
Trasfigurazione: una Pasqua anticipata
Questi è il mio Figlio prediletto
Con Gesù non si finisce mai... Appena sei giorni fa', a Cesarea di Filippo, i Dodici
hanno riferito al Maestro le opinioni della gente sul suo conto - chi pensa che sia il
Battista ritornato in vita, chi Elia, chi uno dei profeti - ma lui li ha subito spiazzati con
quella domanda tagliente: ?Ma voi chi dite che io sia??. Solo Pietro ha detto le parole
giuste, che il Padre gli ha messo nel cuore e sulle labbra: ?Tu sei il Messia?. La risposta
è vera - è l?unica esatta - ma l?idea di Messia che il primo dei Dodici si porta in cuore
non combacia affatto con quella di Gesù. L?idea di Gesù prevede per il Messia una
dolorosa passione e addirittura una morte ignominiosa. Pietro invece sogna successi,
vittorie e trionfi e, al solo sentire di un Messia sconfitto, si è subito ribellato con
violenza brutale, al punto che la sua ?confessione? o riconoscimento di Gesù come
Cristo si è risolta in una drammatica ?sconfessione? da parte dello stesso Cristo: ?Via
da me, satana! Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini?.
1. Chi è dunque Gesù? La trama del testo di Marco è tessuta sull?ordito di un filo tanto
sottile quanto tenace, il filo di quell?interrogativo ricorrente: ma chi è veramente Gesù
di Nazaret? Ora siamo al settimo giorno dall?incontro-scontro di Cesarea di Filippo.
Questo dettaglio a prima vista puramente cronologico, acquista un emblematico colore
teologico: vi si intravede in filigrana l?esperienza di Mosè al Sinai: ?Mosè salì sul
monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai
e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube?
(Es 24,13-16).
Dunque sei giorni dopo i fatti di Cesarea di Filippo, ebbe luogo la trasfigurazione. Ci è
stato proclamato il racconto nella versione di Marco, ma l?evento viene riportato anche
da Matteo e da Luca: si tratta di testi ?di una tale ricchezza che, se fanno la gioia del
contemplativo, spesso mettono in imbarazzo l?esegeta e lo storico? (Léon-Dufour).
Conviene quindi scomporre il brano nei vari elementi che lo strutturano, prima di
contemplare l?evento in una visione unitaria. Il primo è il particolare cronologico dei
?sei giorni dopo?, appena evidenziato.
Il secondo elemento è il monte alto. Nella storia delle religioni è sulle montagne che gli
dèi hanno la loro residenza ed è lì, sulle alte cime, che il cielo incontra la terra. Il monte
Sinai è il luogo della rivelazione per eccellenza, in cui Mosè ricevette le tavole della
Legge, e dove anche Elia salì, a ritemprare la sua fede alle sorgenti della rivelazione
del Signore (cfr. 1Re 19). Il monte della trasfigurazione viene identificato dalla
tradizione nel Tabor, ma l?assenza di localizzazione nei sinottici è eloquente: la
montagna in cui Dio viene a parlare al Figlio suo trasfigurato è il nuovo Sinai. Va còlta
anche una intenzione neanche troppo velatamente polemica: scegliendo questo monte
anonimo, Dio ha rigettato la piccola collina su cui era costruita Gerusalemme, il santo
monte di Sion. Secondo la topografia teologica degli evangelisti, non sarà
Gerusalemme il luogo dell?ultima rivelazione di Dio, ma la Galilea delle genti, anzi è
l?al di là della Galilea che riceve ora la visita di Dio.
Il terzo elemento è lagloria: Gesù ?si trasfigurò davanti a loro. Le sue vesti divennero
splendenti, bianchissime?. Non si tratta tanto della tonalità di un colore, ma dello
splendore della gloria divina che fa risplendere il volto di Gesù come il sole e fa
brillare le sue vesti come la luce (Matteo). La gloria che Gesù, sei giorni prima, aveva
appena annunciato a Cesarea per la fine dei tempi, quando ?il Figlio dell?uomo verrà
con gli angeli santi nella gloria del Padre? (Mc 8,38), viene ora anticipata sotto lo
sguardo abbagliato dei tre testimoni. Se è vero che la gloria appartiene a Dio, unico
essere glorioso in senso proprio, perché unico veramente santo, ora essa risplende sul
volto di Gesù, non come un semplice riflesso della gloria di YHWH - come per Mosè ma come lo splendore che rivela l?intima sua identità: egli è lo stesso Dio.
Accanto a Gesù appaiono<>Mosè ed Elia: è il quarto dettaglio della teofania.
Rappresentano rispettivamente la Legge e i Profeti. In particolare, Mosè, il portavoce
di Dio, viene a salutare il profeta definitivo, da lui stesso annunciato (Dt 18,15); Elia
doveva essere il precursore del Messia. Ambedue erano saliti al Sinai; con la loro
apparizione su questo monte - il nuovo Sinai - annunciano che è giunto il tempo della
nuova ed eterna alleanza.
Con la sua proposta di fare tre tende - è il quinto particolare - Pietro conferma il senso
escatologico della visione: la tenda infatti era un segno della visita di Dio che viene ad
abitare in mezzo al suo popolo (cfr. Os 12,10). Pietro vorrebbe quindi inaugurare il
cielo sulla terra, perché l?apparizione di un giorno duri per sempre. Ma l?evangelista
Marco annota: ?non sapeva cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento?. Ora
questa frase rassomiglia stranamente all?osservazione che segue il terzo tentativo, da
parte di Gesù, di trovare conforto al Getsemani nei discepoli addormentati: ?non
sapevano che cosa rispondergli? (Mc 14,40). Le due scene sono affini: gli stessi
testimoni privilegiati, lo stesso sbalordimento, qui davanti alla gloria, là davanti
all?umiliazione di Gesù. Nei due casi i tre discepoli rimangono in presenza di un
mistero incomprensibile.
Il sesto particolare della scena è la nube: ?e venne una nube che li avvolse nella sua
ombra?. La nube è il segno inequivocabile della manifestazione di Dio, come lo era
stata sul Sinai, sulla tenda del convegno durante la marcia nel deserto, e sul tempio di
Salomone, all?atto della consacrazione del nuovo edificio. La nube, che ricopre e
protegge, è in qualche modo una tenda per Dio stesso: delle nubi, infatti, egli fa la sua
tenda (cfr. Sal 18,12).
Infine, come ultimo elemento, va registrata la voce dalla nube: è la stessa voce già
ascoltata al Giordano, che aveva presentato Gesù come il Figlio e il Servo del Signore.
Ora a quelle parole si aggiunge il comando: ?Ascoltatelo!?. Ai discepoli dubbiosi e
timorosi, Dio in persona parla e dice che essi possono, devono ascoltare e obbedire,
devono e possono avere fiducia in Gesù e seguirlo sulla via che ha intrapreso: è la via
della croce che prevede la tappa del Golgotha, ma poi culminerà nella risurrezione.
2. Ad attualizzare il messaggio della trasfigurazione ci aiuta s. Paolo. L?apostolo lo sa
e lo dice: soltanto nell?ultimo giorno il nostro povero corpo sarà trasfigurato per essere
pienamente conformato al corpo glorioso di Cristo (cfr. Fil 3,21). Ma è già al presente
che la vita di Gesù si manifesta nella nostra carne mortale (cfr. 2Cor 4,11.17), e la
trasfigurazione di Gesù si compie in noi ogni giorno: ?Noi tutti, a viso scoperto,
riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella
medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l?azione dello Spirito del Signore?
(2Cor 3,18). L?evento della trasfigurazione ?ha inaugurato un giorno ciò che rimane
ogni giorno il compito del cristiano: lasciar irradiare il mistero pasquale nel presente
del suo cammino doloroso, già prima della sua consumazione nella gloria (...)? (LéonDufour). Grazie a tale anticipazione della gloria definitiva in una esperienza precaria,
continuamente minacciata, il cristiano sa bene che il cielo è disceso sulla terra,
l?eternità è entrata nel tempo, mentre la tela della felicità viene intessuta con il filo del
dolore, vissuto con fede.
Prima di concludere, non possiamo non fissare almeno alcune domande: c?è stato nella
mia vita un momento in cui ho sperimentato una ?trasfigurazione? di Gesù ai miei
occhi, in cui l?ho visto finalmente per quello che egli veramente è: il Figlio di Dio, mio
salvatore? da allora si è fatta sempre più frequente e intensa nella mia vita l?esperienza
dell?ascolto della sua parola? vado via via assimilando il ?pensiero di Cristo?, per
vedere la storia come Lui, per giudicare la vita come Lui, per scegliere e amare come
Lui, per vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo? E agli altri dico
solo quello che so su di Lui o soprattutto quello che ho imparato da Lui? Chi mi
incontra, vede in me almeno qualche tratto di somiglianza con Gesù?
Ora, dopo aver ascoltato il Signore che ci ha parlato, siamo invitati ad incontrarlo nel
segno del pane condiviso. La realtà del Cristo rimane ancora velata. Tuttavia
l?eucaristia ci fa partecipare al movimento della sua vita: entriamo nella sua morte per
accedere - nell?attesa della sua venuta - alla luce della sua risurrezione. Ed è già
Pasqua.
Commento di Mons. Francesco Lambiasi
tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli festivi"
Cappellania della
Polizia di Stato
Basilica Concattedrale
di Santa Maria
Salome Veroli
Ore 16
pio esercizio
penitenziale della
Scala Santa
16,30 -17,30
Adorazione
Eucaristica
La S. Messa alle ore
17,30
Verrà celebrata in
Basilica
2 Stradale ore 14
Catechesi
•
3 Stradale
4 Castro Pretorio ore
12,30 S. Messa
5 Suore di S. Lorenzo
S. Messa
6 Ufficio
Santuario Ss.
Trinità Torrice
Venerdi 18,30
Via Crucis
19 S. Messa
Sabato
18,30 Rosario
19,00 S. Messa
al termine della
Messa Catechesi
Domenica 09,30
Rosario
10,00 Messa
3383013264
3383013264
3383013264
1 - Domenica - 2.a Domenica di Quaresima - S. Albino, Alba, Ugo,
Ermes, Ermete Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi
__________________________________________
2 - Lunedì - 2.a di Quaresima - S. Basileo martire, Simplicio –S. Agnese
di Boemia
Signore, non trattarci secondo i nostri peccati
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3 - Martedì - 2.a di Quaresima - S. Cunegonda, Viola, Tiziano A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio
__________________________________________
4 - Mercoledì - 2.a di Quaresima - S. Casimiro
Salvami, Signore, per la tua misericordia
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5 - Giovedì - 2.a di Quaresima - S. Adriano, Foca, Virgilio Beato l’uomo che confida nel Signore
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6 - Venerdì - 2.a di Quaresima - S. Giordano, Marziano, Marzio,
Colette, Ezio Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie
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7 - Sabato - 2.a di Quaresima - Ss. Perpetua e Felicita
Misericordioso e pietoso è il Signore
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II DOMENICA DI QUARESIMA
Insegnami, Signore, le tue vie e custodirò i tuoi precetti.
Le grandi arti s'imparano alle grandi scuole. Nel campo dello spirito non c'è
posto per gli autodidatti né per gli egoisti presuntuosi. Gesù è il vero Maestro.
Le sue parole sono parole di vita. I suoi contemporanei che, spesse volte,
cercavano di metterlo in difficoltà, riconoscevano che nessuno mai aveva
parlato come Lui. Gesù si presenta anche come il nuovo e grande profeta
mandato da Dio. Nel momento finale della sua vita, prima di morire, mentre
lavava i piedi agli apostoli, disse: "Voi mi chiamate Maestro e fate bene,
perché lo sono". Così lo chiamavano tutti; anche la folla che accorreva per
ascoltarlo trascurando le personali necessità. Per giungere alla "conformità" è
indispensabile porsi alla scuola dell'unico vero Maestro. Sant'Atanasio,
quando parla della "restaurazione dell'uomo", afferma che soltanto Colui che
era la vera Immagine poteva restaurare le altre immagini. Soltanto colui che ha
in sé la natura divina può insegnare all'uomo come entrare e stabilirsi nella
natura divina. Il processo di divinizzazione lo conosce soltanto Gesù. Quando
egli ripete "io vi dico" è chiaro che lo fa con autorità somma che è certezza di
verità. Lo stesso Gesù mette in guardia tutti dai falsi cristi e dai falsi profeti.
Quando egli mise alla prova i suoi discepoli dicendo "volete andarvene anche
voi", giustamente Pietro gli rispose: "Dove possiamo andare noi, Signore! Tu
solo hai parole di vita eterna". Il pericolo degli altri maestri è molto diffuso.
Troppe verità circolano nella mente degli uomini. Tutti credono di essere
maestri e giudici e non vogliono sottostare alla vera dottrina insegnata da
Gesù. Tutti, però, abbiamo il dovere di stare e di crescere alla sua scuola.
Parlami, Signore: tu solo hai parole di vita eterna
ed io non voglio ascoltare altri se non te, sommo ed unico bene.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Sono Lazzaro anch’io, Signore, ancora in cammino per le strade del
mondo, ma dentro morto già da tempo... Sono qui, a casa tua, a
scongiurarti con gli ultimi frammenti della mia fede, di gridare anche a me:
“Fratello, vieni fuori! ché a dirtelo sono io: il tuo Amico, Gesù!.”... Non ti
fermi, Signore, l’acre dolore di morte ch’emano d’intorno; Tu che dal fango
fai sorridere i fiori... Ridestami alla vita prima che all’orizzonte muoia l’ultimo
sole del mio tempo.
(Enrico Bani)
LUNEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA
Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli.
Quando si costruisce una casa, il primo impegno è quello di porre solide
fondamenta. La Scrittura insegna, infatti, che non bisogna mai costruire sulla
sabbia ma sulla roccia. Noi sappiamo che la roccia autentica e indistruttibile è
Gesù. Viene chiamato "la pietra scartata dai costruttori" che nel piano di Dio è
diventata pilastro portante. Il primo abito indossato da Gesù per la lotta ed il
primo abito che noi tutti dobbiamo indossare è quello dell'umiltà. Allo stesso
modo il primo abito di cui dobbiamo spogliarci è quello della superbia. È
scritto anche di Maria che "piacque per la sua umiltà". Del superbo, invece, si
può dire quello che si legge nella Scrittura a proposito della grande statua che
aveva la testa d'oro e tutto il corpo di materiale pregiato. Ma aveva i piedi di
creta. La pietra distaccatasi dal monte, colpì i piedi e la statua andò in
frantumi. Anche Satana, detto Lucifero, Angelo portatore della luce, cadde dal
cielo a causa della sua superbia. Voleva portare la "sua" luce, non quella di
Dio. Vizio capitale è la superbia, capace di mandare in rovina non soltanto una
persona ma, nel caso fosse il vizio di un capo, anche tutti i sudditi di quel
capo. Sta scritto che Dio resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili.
L'umiltà è quel bene sommo che unisce Dio all'uomo e l'uomo a Dio.
Devo pur affermare di me: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in
me".
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Gesù ci ha chiamati per vivere nell’amore... riconosco che il mio è assai
debole. Guariscimi dalle piaghe provocate dalla mancanza di amore, dai
peccati che mi impediscono di amarti sopra ogni cosa. Guarisci la mia
anima da tutti i fardelli che si sono accumulati nella mia giovinezza! Fa’ che
la fiamma dell’amore, allontani da me le tenebre e sciolga il ghiaccio del
male! Rendi il mio amore pienamente capace di amare con tutto il cuore ogni
persona, anche quelli che mi hanno offeso! Perdonami l’invidia e la gelosia
con cui ho reso pesante la mia vita e quella altrui! Fa’ che la grazia della
fiducia in Te allontani ogni sfiducia ed ogni sorgente di paura! Risanami dal
mio ateismo che manifesto nel parlare, nel pensare, nell’agire! Gesù,
guarisci l’amore nella mia famiglia, perché assomigli all’amore che regnava
nella tua! Guarisci l’amore tra i coniugi, tra figli e genitori. Gesù, guarisci
l’amore di tutti gli uomini che vivono nel mondo
MARTEDI' DELLA SECONDA SETTIMANA
DI QUARESIMA
Insegnami, Signore, la via più facile per raggiungere te.
E' ben noto che ci sono sempre due vie nel nostro cammino. Una è stretta,
l'altra è larga. Gli scrittori antichi dicevano che lungo la strada larga
passavano i carri pesanti che sollevavano molta polvere mentre quella stretta
era percorsa da uomini che si affaticavano per giungere alla meta. La via che
conduce alla "conformità" è decisamente molto stretta anche se tutti sono
chiamati a percorrerla. Dio non parte da privilegi preconcetti. Dio è padre di
tutti e sa bene che cosa i suoi figli facciano. Molti cercano di incamminarsi
sulla via larga perché più comoda. Gesù interviene mettendoci in guardia
dall'atteggiamento farisaico che a volte si può assumere nel dialogo con lui.
Sono molti quelli che cercano la esteriorità. Il teatro piace a tutti, fuorché a Dio
che non si lascia commuovere da quello che dicono gli uomini. Gesù insegna
la differenza tra ciò che l'uomo vede e ciò che produce. Afferma che non sono
le cose che entrano nell'uomo che possono contaminarlo ma ciò che esce dal
suo intimo. L'insegnamento si può paragonare alla mentalità industriale. Il
valore di un operaio viene valutato in base a quello che produce. Dio guarda il
"prodotto". La mente ed il cuore degli uomini potrebbero essere dei centri
produttivi di altissimo valore. Ma bisogna vedere che cosa producono. Dio
valuta quello che gli uomini producono. Chiunque può essere produttore di
bontà ma anche produttore di empietà. Il cuore e la mente sono le forze
produttrici del bene e del male. Intorno all'uomo, al di fuori di lui, il male è solo
un fantasma. Nel cuore il male acquista corporeità pesante. Chissà perché
l'organo che dovrebbe essere strumento di amore si trasforma spesso in
strumento di odio e di inganno.
Se solo sapessi amare con sincerità sarei un bravo produttore di raggi
luminosi e vitali.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Vieni Signore Gesù, cerca il tuo servo, cerca la tua pecora stanca. Lascia
andare le tue novantanove pecore e vieni a cercare la sola pecora che ha
errato. Vieni senza cani, vieni senza il servo mercenario. Già da tempo
aspetto la tua venuta. Vieni non con la verga, ma con spirito di amore. Vieni
da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi. Vieni da me, che
sono stato scacciato dal paradiso e le cui piaghe sono penetrate dai veleni
del serpente. Il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili. Cercami,
poiché io ti cerco, cercami, trovami, prendimi, portami. Non ti infastidisce un
peso che ti ispira pietà. Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho
errato, tuttavia, non ho dimenticato i tuoi comandamenti, e conservo la
speranza della medicina. Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado di far
tornare indietro la pecora errante. Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la
gioia nel cielo. Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti, nella quale
vivranno tutti quelli che muoiono.
(Sant’Ambrogio)
MERCOLEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA
Se mi attardo, Signore, non abbandonarmi. Sei Tu la mia salvezza!
Si dice che l'amore mette le ali e che l'amante non sa stare lontano dalla
persona amata. Un bimbo non può vivere senza una madre. Nel cammino dello
spirito spesso la difficoltà della salita riesce a distogliere i pigri e gli indolenti.
È sempre uno spettacolo penoso vedere che ci sono persone che, quando
sono invitate, si rifiutano di accedere alla sala nuziale. Tutto ciò che comporta
impegno, sacrificio, donazione, lotta viene spesso rifiutato. L'accidia e l'apatia
sono mali gravosi. Sono pari all'atrofia muscolare che, col tempo, impedisce
di compiere qualsiasi movimento. Si legge negli scritti di un grande Santo che
Colui che ci ha creati senza il nostro consenso, non ci salva senza la nostra
collaborazione. Gesù chiama sempre in causa la volontà dell'uomo e a chi gli
chiede un miracolo Egli dichiara sempre la sua disponibilità ad esaudirlo
purché lo voglia realmente. "Vuoi guarire?" Egli domanda e, all'assenso
dell'altro, Egli risponde sempre compiendo il grande miracolo. Bisogna
entrare nel cammino e nella lotta con grande determinazione anche perché sta
scritto che il regno dei cieli è solo per i "violenti"(cf. Mt 11, 12). I pigri, gli
infingardi, gli apatici, i fannulloni non possono trovare posto accanto a Gesù
che è Vita.
Vengo Signore, ma rafforza la mia fede e fa' che io ti veda e ti ascolti sempre
più.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Abbiamo bisogno di te, o Dio, anche se non sempre ti cerchiamo. Abbiamo
bisogno di sentirci amati e di essere perdonati, anche se non ti sappiamo
chiedere perdono. Abbiamo bisogno di sentirti vicino come padre, anche
se non ci comportiamo da figli. Vogliamo essere nel tuo disegno, anche se
non lo comprendiamo. Abbiamo bisogno di te, o Dio, perché solo tu puoi
cancellare i peccati che ci impediscono di essere trasparenza. Mio Dio,
abbiamo bisogno di te.
(Ernesto Olivero)
GIOVEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA
Siate perfetti come il Padre vostro è perfetto.
Ogni comunità o associazione ha le sue leggi. Anche Gesù dà chiaramente la
sua legge a chi manifesta il desiderio di giungere alla "conformità" con Lui. Si
sa che la legge divina non è mai pesante. Gesù, quando invita qualcuno, gli
ripete che il "mio giogo non è pesante ma leggero". Gesù è sempre alla testa
della cordata e non permette che qualcuno venga tentato al di sopra delle
proprie forze. La legge che Gesù impone è quella che collima con la volontà
del Padre. Egli nel crearci ha scritto nel nostro cuore la legge della massima
perfezione: "Siate santi perché Io sono santo". E Gesù ripete: "Siate santi
come il Padre vostro che sta nei cieli". Perché la santità non sembri una cosa
impossibile e, nello stesso tempo, per decidersi a lottare contro il vizio della
superficialità e del disordine morale, Gesù, servendosi dell'apostolo Paolo, ci
dà la specifica della sua legge. In vari brani, infatti, l'apostolo Paolo ci parla di
questa legge. Nella lettera ai Filippesi (4, 8) ci indica due dimensioni. La prima
è l'elenco delle cose da fare, la seconda è il modo di farle. Sul modo egli
richiama la totalità che significa anche integrità. L'elenco delle cose da fare è
minuzioso ma importante: "Tutto quello che è vero, tutto quello che è puro,
tutto quello che è giusto, tutto quello che è santo, tutto quello che è amabile,
tutto quello che è di buona fama, tutto quello che è virtuoso e degno di lode
sia oggetto dei vostri pensieri".
A te che sei il Tutto assoluto voglio offrire la totalità delle mie azioni di lode e
di grazie.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
Sono davanti alle porte della tua chiesa, e non mi libero dai cattivi
pensieri. Ma tu, o Cristo, che hai giustificato il pubblicano, che hai avuto
compassione dell’adultera, e hai aperto al ladrone le porte del
Paradiso, aprimi il tesoro della tua bontà e poiché mi avvicino e ti
tocco, accoglimi come la peccatrice e l’inferma che hai guarito. Infatti
questa, avendo toccato il lembo del tuo vestito, riebbe la salute; e quella,
avendo abbracciato i tuoi piedi incontaminati, ottenne il perdono dei peccati.
(San Giovanni Damasceno)
VENERDI' DELLA PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA
Uscirò dalla mia terra per venire dove tu vorrai condurmi.
L'esortazione ad uscire dalla propria terra e ad incamminarsi verso una terra
nuova, quella che il Signore indicherà, si ritrova spesse volte nella Sacra
Scrittura. Anche nell'Antico Testamento. L'esortazione è pari a quella espressa
con altre parole e che richiama la necessità di uscire da se stessi, di spogliarsi
dei propri panni per mettersi alla sequela di Gesù o per tendere alla
"conformità" a Lui. L'attaccamento alla propria terra può indicare anche il
vizio della asocialità in cui facilmente si può cadere tutte le volte che nel
nostro cuore si determina un attaccamento particolare a luoghi, persone,
cose, mentalità. È il vizio del non sapere dialogare e del non sapersi aprire agli
altri. L'etica cristiana invita ad uscire da se stessi e ad aprirsi all'altro. "Ciò
che vuoi sia fatto a te, fallo tu agli altri". legge divina. Su questa legge si fonda
tutto il cammino ecclesiale perché tutti i redenti sono un "popolo in cammino".
Non ci possono essere singole individualità ma tutti devono essere un solo
corpo ed un solo spirito. L'esempio delle primitive comunità, di cui si parla
negli Atti degli Apostoli (2, 42), dovrebbe diventare un metodo ed una traccia
di vita per ogni singola persona e per tutte le comunità. L'esempio più bello
dato da Gesù fu quello della piena condivisione con tutti. Egli diceva: "La mia
gioia si compie nello stare con i figli dell'uomo". Un uomo gretto, meschino,
misantropo, egoista, asociale, non ha nulla di cristiano nella sua vita.
Voglio uscire dal mio egoismo, Signore,
ed entrare nella tua unità di vita col Padre e col mondo intero.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
O Dio e Signore di tutte le cose, che hai potere su ogni vita e su ogni
anima, tu solo puoi guarirmi: ascolta dunque la preghiera di me
infelice. Per intervento del tuo divino Spirito fa’ morire e scomparire il
serpente che si nasconde in me... Concedi, Signore, l’umiltà di cuore e
pensieri convenienti a un peccatore deciso di ritornare a te. Non
abbandonare per sempre un’anima che una volta si è sottomessa a te, ti ha
confessato, ti ha scelto e onorato al di sopra del mondo intero. Tu, o
Signore, sai che voglio essere salvato, anche se il mio malvagio tenore di
vita mi è di ostacolo; ma a te, Signore, è possibile tutto ciò che è
impossibile ai mortali.
(San Simeone il Nuovo Teologo)
PREGHIERA PER IL VENERDI'
Signore Gesù, ricordiamo la tua Passione e la tua Morte,
dalle quali sono venute a noi il perdono e la Grazia.
Ti offriamo la fatica e la lotta spirituale che oggi ci attende.
In particolare vogliamo offrirti il piccolo sacrificio che ci costa
ubbidire alla Legge dell'astinenza dalle carni.
Fa, Signore, che partecipando sulla terra alle tue sofferenze,
meritiamo di essere con Te nella gioia del Paradiso.
Così sia.
SABATO DELLA PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA
Donami un cuore semplice e degli occhi puri, o Signore!
Quando una persona si chiude in se stessa e si nega agli altri dimostra di
essere avara, invidiosa, gelosa e soprattutto piena di concupiscenza. Questo
vizio è pari all'ingordigia propria di chi non è mai sazio del piacere, della
comodità, del proprio benessere. La Sacra Scrittura ci mette in guardia da
questo vizio quando ci fa riflettere sul particolare che Gesù non ci sottrae al
mondo ma dice di guardarsi dai vizi della superbia degli occhi, della vanità
della mente e della concupiscenza della carne. Per tendere alla conformità a
Cristo Gesù bisogna opporsi alla "concupiscenza" della carne. La carne è
impastata di materialità e facilmente si inchina verso tutti i piaceri ignorando
l'esortazione paolina che invita ogni uomo a "ricercare e a gustare le cose di
lassù non le cose di quaggiù". L'uomo, sulla terra, è un pellegrino o un esule e
non ha una stabile dimora. La sua patria è altra, quella dei cieli dove ci sarà la
totale trasformazione dell'umano in divino perché, come dice l'apostolo
Giovanni, "noi vedremo Dio così come egli è". Mentre si è sulla terra
bisognerebbe educarsi al distacco dalle cose materiali perché è da stolti
attaccare il proprio cuore a tutto ciò che è relativo e passeggero. Nessuno può
condannare il proprio corpo o la materia. Tutto quello che Dio ci ha dato è
bello, buono ed amabile ma tutto deve occupare il suo posto e assolvere la
missione stabilita dal Signore Dio, Creatore e Signore di ogni bontà. La
concupiscenza, invece, sovverte l'ordine armonioso delle cose e snatura il
loro stesso fine.
Ti offrirò, Signore, le mie mani innocenti ed il mio cuore puro
per poterti seguire dovunque tu vorrai condurmi.
(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano)
PREGHIERA PER LA QUARESIMA
O Gesù, sempre ricco di misericordia, perdonami! Vieni a rinascere nella mia
anima e restaci per sempre; sforzane la porta, se sarò duro, e regnaci per
sempre. Tu conosci la volontà che vuole assolutamente possederti, amarti
e prestare sottomissione alle tue divine leggi. L’amore più ardente porta tu
nel mio freddo cuore. Accendici tu quel fuoco che venisti a portare sulla
terra, affinché consumato da esso m’immoli sull’altare della tua
carità, quale olocausto d’amore, perché tu regni nel mio cuore e nel cuore di
tutti, e da tutti, e da per tutto si levi un solo cantico di lode, di benedizione,
di ringraziamento a te per l’amore che in questo mistero di divina tenerezza
ci hai dimostrato.
(San Pio da Pietrelcina)
MARZO
MESE A SAN GIUSEPPE
1 - SAN GIUSEPPE
Andate a Giuseppe. Gen, 41, 55.
1. Andiamo a Giuseppe.
È volontà di Gesù, è desiderio di Maria. Tutto circondato d'umiltà e di
silenzio, Giuseppe è un gran dono che il Cielo ha fatto all'umanità, la
quale ha tanto bisogno di rac­cogliersi nell'umiltà e nel silenzio. Giuseppe
dà al mondo una grande lezione: le cose più grandi, le cose più belle non
sono quelle che gli uomini ammirano, che gli uo­mini magnificano, bensì
quelle che il Signo­re guarda con compiacenza, perché gli ralle­grano il
cuore.
Giuseppe ha rallegrato il cuore di Dio.
2. Andiamo a Giuseppe per fargli onore.
Egli ne ha diritto; non solo perché la glo­ria e la gioia che egli ha tributato
al Signore meritano anche quaggiù il loro plauso, ma anche perché,
glorificando lui, noi im­pareremo a glorificare il Signore ed a porre i
nostri affetti là dove è bene stabilirli.
Giuseppe, discendente di stirpe regale, custode dei più preziosi oggetti
d'amore del­la terra e del Cielo, Giuseppe passa quaggiù quasi in punta di
piedi, incurante di sé, e tutto assorto nella sua eccelsa missione.
La volontà di Dio è la sua luce.
3. Andiamo a Giuseppe per averlo pro­tettore.
Giuseppe, fedelissimo al Signore, sarà fe­dele anche ai suoi fratelli. Egli
sa, pur negli splendori di Dio, quella che è la nostra batta­glia: sa le
infermità e le miserie nostre.
E siccome egli custodì per ciascuno di noi il pegno della redenzione, Gesù
Salvatore, a Gesù, alla salvezza, vuol condurre noi suoi poveri figliuoli,
incerti, turbati e forse catti­vi. Andiamo, andiamo a Giuseppe.
O Giuseppe santo, modello singolare di vita secondo Dio, modello
che Egli ci ha dato per dimostrarci la pia semplicità della vita che a Lui
piace, guarda a noi con cuore pa­terno, a noi che nel tuo mese vogliamo
onorarlo per imparare ad onorare il Signore. Ac­coglici dunque, ed
aiutaci con amorosa cu­stodia: insegnaci ad amare, insegnaci a
sa­crificarci per il tuo Gesù, frutto benedetto del seno di Maria.
LETTURA
Ecco come santa Teresa di Gesù, la rifor­matrice del Carmelo, nella sua
«Vita» parla della devozione a san Giuseppe:
Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso san Giuseppe, e mi
raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e Protetto­re mi aiutò
nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, nelle quali era
in giuoco il mio onore e la salute dell'anima mia.
Ho visto chiaramente che nel suo aiuto fu sempre più grande di quello che
avrei potuto sperare. Non mi ricordo fin'ora d'averlo pre­gato di alcuna
grazia senza averla subito ot­tenuta.
Ed è cosa che fa veramente meraviglia il ricordare i grandi favori che il
Signore mi ha fatto e i pericoli sia di anima che di corpo da cui, per
l'intercessione di questo Santo, mi ha liberata. Sembra che ad altri Santi
Iddio abbia concesso di far grazie soltanto in questa o in quell'altra
necessità. Il glorioso san Giuseppe invece - ed io lo so per esperienza estende il suo patrocinio sopra qualsiasi bi­sogno. Il Signore vuole fare
intendere con ciò che a quel modo che era a Lui soggetto in terra, dove
come padre e custode gli poteva comandare, così faccia ancora in cielo
quanto gli domanda. Questo d'altronde han ricono­sciuto per esperienza
anche altre persone che dietro mio consiglio si raccomandarono al
patrocinio di lui».
FIORETTO. Santificherò con affettuosa e viva pietà il mese di san
Giuseppe, impegnandomi a pra­ticare ogni giorno in onore del santo
Patriar­ca qualche particolare atto di ossequio.
GIACULATORIA. San Giuseppe, prega per noi.
O Santo, l'anime presso il tuo cuore, pregando, trovino fiamma d'amore.
2 - GIUSEPPE GIUSTO
Cum esset iustus. Essendo giusto... Matt., 1, 19.
1. Giuseppe è giusto.
Lo dice lo Spirito Santo, ed è tutto il suo elogio, tutta la sua grandezza.
Il mondo parla spesso di giustizia e la giu­stizia magnifica a parole, ma, in
sostanza, il mondo è tutto posto nell'ingiustizia. Il moti­vo è evidente: il
mondo dimentica pratica­mente Iddio, e quindi in nessun modo può farsi
servitore fedele della giustizia, la quale solo in Dio può avere stabile
fondamento.
Giuseppe invece è tutto di Dio: e chi sta con Dio e a Dio vuol bene
naturalmente fa quel che Dio vuole.
Giuseppe sta attento al cenno di Dio.
2. Egli vive di Dio.
C'erano allora i suoi fratelli, i figli d'Isra­ele, che si dicevano figli di Dio,
ma purtrop­po della legge di Dio avevano completamen­te dimenticato lo
spirito. S'erano attaccati alla giustizia legale; alla giustizia che considerava
soltanto la lettera della legge, ma della leg­ge ignorava l'anima. Erano
rimasti alla scor­za dell'albero; avevan timore di giungere al midollo.
Non così Giuseppe che, studiando di gior­no e di notte il codice della
legge, aveva, per­ché era semplice e amante, scoperto le vene più
profonde del pensiero di Dio, sì che le sue azioni erano il riflesso del suo
pensiero, della sua fede.
L'albero buono dà frutti buoni.
3. Egli è sicuro di Dio.
La giustizia, quando è vera, è sinonimo di santità. I giusti sono i santi: e
Giuseppe è giu­sto in tal senso. E perciò, abbandonato com'è al volere
divino, non può temere. Gli uomini temono, in quanto si affidano agli
uomini: ma chi si affida a Dio non sarà confuso in eterno.
Giuseppe si studia, con tutta l'anima, di far piacere a Dio, e Dio vuol far
piacere a Giuseppe. La giustizia genera la pace, la pace assicura la gioia.
Giuseppe giusto, insegna anche a me le austere dolcezze della
giustizia cristiana, la quale, tu lo dimostri, non poggia sulla forza, ma
sull'amore. Per esser giusti bisogna ama­re. Ora lo sento, o amabile
patrono; sento che, per far la volontà di Dio e passare tra fratelli con la
veste della giustizia, occorre alimentar nel cuore la fiamma della carità.
Ottienila tu a quest'anima, che ne ha tanto bisogno!
LETTURA
Giulio Salvadori, il poeta santo dell'età nostra, ha cose delicatissime
intorno a san Giuseppe. «Il padre di famiglia - a Nazaret - è un falegname:
e se dai tratti che abbiamo di lui dobbiamo dire quale fosse il più bel
pregio umano della sua indole, possiamo dire l'umil­tà con mansuetudine e
dolcezza: l'umiltà che splende nel soave sorriso. È l'uomo del lavo­ro
ordinato e paziente che, compiuto il suo dovere amorosamente,
s'addormenta tran­quillo in Dio: ma insieme è lo sposo e il cu­stode
amante, che conosce i dolori e le trepidazioni di chi ama davvero, che sa
al caso sacrificarsi tutto per quelli che ama più di se stesso. Umile nella
dignità del sangue regale, semplice e prudente, mite e forte, verginalmente
casto, visibilmente paziente e obbedientissimo alla volontà divina, egli
meritò davvero il gran nome di giusto».
FIORETTO. Esaminerò con cura la mia coscienza, e se mi rimorde di
qualche fallo grave, mi con­fesserò subito.
GIACULATORIA. Giuseppe giustissimo, prega per noi.
Dal santo stelo di tua giustizia pura letizia sboccia nel Cielo.
3 - GIUSEPPE SILENZIOSO
Nel silenzio la forza. Is., 30, is.
1. Il silenzio è custode di giustizia.
Chi è dissipato, chi parla molto, chi è assor­bito da mille cose,
difficilmente sarà virtuo­so. Sarà per lo meno superficiale: e la
super­ficialità non è amica della giustizia, del bene. Per fare il bene
bisogna pensare, bisogna co­noscersi e conoscersi bene e sinceramente;
ma soprattutto bisogna mettersi spesso a tu per tu con Dio.
Per far questo è bene circondarsi di silen­zio. Giuseppe ha fatto così: pur
fedele al suo dovere, sapeva lasciarsi il tempo per gl'inte­ressi dell'anima,
per gl'interessi di Dio. l col­loqui col Cielo gli rendevano amabile anche il
soggiorno sulla terra.
2. Il silenzio è garanzia di pace.
Perché il silenzio mantiene facilmente l'or­dine.
Provate ad ordinare una qualsiasi cosa, provatevi soprattutto ad ordinare le
vostre idee su qualsiasi argomento, senza il silenzio. Non lo potete. Dopo
tutti i vostri sforzi, finirete per combattere ancora contro il disordine.
Il silenzio raddoppia le forze, agevola l'azione, dà precisione all'azione, fa
cogliere con sicurezza gli scarti e le ombre. Il silenzio riposa.
Giuseppe sa e fa tutto questo. Nessuno si accorge di lui perché, mite,
lavora nel racco­glimento: non è di peso a nessuno. Arriva a far da sé
quanto deve fare. Evita scosse e con­trattempi: così, naturalmente.
3. Il silenzio è pegno di fecondità.
E la prima fecondità è quella che riguarda lo spirito. Il mondo è nello
stupore dinanzi a colui che opera molte cose e che fa rumore intorno a sé.
È il diavolo che cerca il rumore e l'ap­pariscenza. Il Signore preferisce il
silenzio. E nel silenzio lo spirito si ritrova, lo spirito vive e produce. Che
cosa deve produrre lo spirito? Giuseppe risponde con la sua vita. Deve dar
vita alla santità. La santità è la su­prema fecondità dello spirito. E il
silenzio la desta, la coltiva, la difende.
Giuseppe, nella tua vita così santa, fe­dele custode del silenzio,
dammi la pace che viene dal fuggire lo strepito degli uomini e del mondo.
Che bene potrò mai avere dalle cose materiali, dalle soddisfazioni
d'un'ora? Mostrami tu che nel raccoglimento del mio spirito è la fonte
inesauribile dei buoni pen­sieri, degli ardenti desideri, dei casti affetti, dei
generosi propositi. E meditando sulla tua vita, mi rallegri anch'io nel
silenzio del cuo­re.
LETTURA
Il filosofo cattolico Ernesto Hello ha scritto pagine profonde intorno alla
silenziosa vita di san Giuseppe. Nel suo libro Fisionomie di Santi, medita:
«San Giuseppe, l'ombra del Padre! Colui sul quale l'ombra del Padre
cadeva spessa e profonda; san Giuseppe, l'uomo del silenzio, colui al
quale la parola appena s'avvicina! Il Vangelo non dice di lui che poche
parole: «Era un uomo giusto!», il Vangelo, così sobrio di parole, diviene
anche più sobrio, quando si parla di Giuseppe. Si direbbe che quest'uo­mo,
avviluppato di silenzio, ispiri il silenzio. Il silenzio di san Giuseppe fa il
silenzio intorno a san Giuseppe. Il silenzio è la sua lode, il suo genio, la
sua atmosfera.
Dov'egli è, regna il silenzio. Quando l'aquila aleggia, dicono alcuni
viaggiatori, il pellegrino assetato indovina una sorgente là dove cade la
sua ombra nel deserto. Il pel­legrino scava e l'acqua zampilla. L'aquila
aveva parlato il suo linguaggio, aveva vol­teggiato. Ma la cosa bella era
stata una cosa utile; e colui che aveva sete, comprendendo il linguaggio
dell'aquila, scavando la sabbia, aveva trovato l'acqua...
Quando l'ombra di san Giuseppe cade in qualche parte, il silenzio non è
più lontano. Bisogna scavare la sabbia, che nel suo signi­ficato simbolico
rappresenta la natura uma­na; bisogna scavare la sabbia, e voi vedrete
scorrere l'acqua. L'acqua sarà questo silen­zio profondo, nel quale sono
contenute tutte le parole, questo silenzio vivificante, rinfrescante,
calmante, dissetante, il silenzio sostanziale; là dove l'ombra di san
Giusep­pe è caduta, la sostanza del silenzio zampil­la, profonda e pura
dalla natura umana sca­vata».
FIORETTO. Mi imporrò qualche momento di silenzio durante la
giornata, per abituarmi a vincere le intemperanze della lingua.
GIACULATORIA. Il silenzio è la tua lode.
In pio silenzio di casto amore bevi l'assenzio del tuo dolore.
4 - GIUSEPPE POVERO
Io sono povero... Ps. 87, 16.
1. Giuseppe è povero.
È povero secondo il mondo, che di solito giudica la ricchezza dal possesso
d'abbondan­te materia. Oro, argento, campi, case, non sono queste le
ricchezze del mondo? Giusep­pe non possiede nulla di tutto ciò. Egli ha, a
stento, quel che è necessario alla vita; e per vivere si deve industriare con
il lavoro delle sue mani.
E pure Giuseppe era figlio di David, figlio di re: i suoi antenati avevano
splendori di ric­chezze. Giuseppe tuttavia non sospira e non recrimina:
non piange su beni caduchi. È con­tento così.
2. Giuseppe conosce le ricchezze della po­vertà.
Precisamente perché il mondo valuta le ricchezze dell'abbondante materia,
Giusep­pe stima le sue ricchezze dalla mancanza dei beni terreni. Non c'è
pericolo ch'egli attacchi il cuore a ciò che è destinato a perire: è troppo
grande il cuore, ed ha in sé tanto di divino, che davvero egli non intende
avvilir­lo abbassandolo al livello della materia. Quan­te cose vi ha
nascoste il Signore, e quante ne fa intravedere, e quante ne dà a sperare!
3. Giuseppe apprezzala libertà dei poveri.
Chi non sa che i ricchi sono schiavi? Solo chi guardi alla superficie può
invidiare i ric­chi: ma chi dà alle cose il loro giusto valore, sa che i ricchi
sono irretiti da mille e mille cose e persone. La ricchezza è esigente, è
pesante, è tiranna. Per conservare la ricchez­za bisogna adorar la
ricchezza.
Quale umiliazione!
Ma il povero, che i veri beni nasconde nel cuore e sa contentarsi di poco,
il povero si rallegra e canta! Gli rimane sempre il cielo, il sole, l'aria,
l'acqua, i prati, le nubi, i fiori...
E trova sempre un pezzo di pane e una fon­tana!
Giuseppe viveva come i più poveri!
Giuseppe povero, ma tanto ricco, fammi toccar con mano il vuoto, la
falsità delle ric­chezze terrene. A che mi gioveranno nel gior­no della
morte? Non con esse mi presenterò al tribunale dell'Eterno, ma con le
opere che furono la mia vita. Voglio essere anch'io ric­co di bene, anche
se dovrò vivere nella po­vertà. Tu fosti povero e con te furono poveri
Gesù e Maria. Come si può rimanere incerti nella scelta?
LETTURA
San Francesco di Sales scrive sulle disposi­zioni interiori del nostro Santo.
«Che san Giuseppe sia stato in tutte le oc­casioni sempre perfettamente
sottomesso alla divina volontà nessuno ne dubita. E non lo vedete voi?
Guardate come l'Angelo lo gui­da come vuole: gli dice che bisogna andare
in Egitto, e ci va; gli comanda di ritornare, e ritorna. Dio vuole che sia
sempre povero, ciò che forma una delle più grandi prove che ci possa
dare; egli si sottomette amorosamen­te, e non per un certo tempo, poiché
lo fu per tutta la vita. E di qual povertà? d'una pover­tà disprezzata, reietta,
bisognosa... Egli si sot­tometteva umilissimamente alla volontà di Dio,
nella continuazione della sua povertà e della sua abiezione, senza lasciarsi
in nes­sun modo vincere né abbattere dal tedio inte­riore, il quale senza
dubbio gli muoveva fre­quenti attacchi; egli rimaneva costante nella
sottomissione».
FIORETTO. Non mi lamenterò se oggi dovrò soppor­tare qualche
privazione.
GIACULATORIA. Amatore della povertà, prega per noi.
Le acute spine che t'offre il secolo, sono lietissime rose divine.
5- GIUSEPPE CASTO
Beati i puri di cuore. Matt. 5. s.
1. Giuseppe è casto.
Grande cosa la purezza, sempre, ma so­prattutto prima che Gesù venisse.
Allora era retaggio di pochissimi: una vera particolaris­sima grazia di Dio.
Esser puri voleva già dire esser prediletti dal Signore. Giuseppe fu un
prediletto. Nelle sue mani il giglio fioriva come per miracolo.
Il peccato d'origine ha scatenato nell'uo­mo il fòmite dell'impurità:
l'equilibrio dello stato di grazia s'è cambiato in tempesta di tutti i giorni.
Ma Giuseppe è giusto, è tutto di Dio; e Dio lo guarda e Dio lo custodisce.
E' vergine; e la purezza lo incanta e l'esalta.
2. Dio si compiace in lui.
Perché Dio vuole abitare nel cuore dell'uo­mo: per questo lo ha creato così
bello e così grande, per questo vi ha nascoste possibilità illimitate di
amore. Voleva farne il suo trono, perché proprio lì la creatura si ricordasse
di Lui, da cui è ogni bene, ogni dono; voleva farne il suo altare...
E l'uomo sacrifica agli idoli e dimentica, offendendolo, il suo Creatore.
Giuseppe si dà al Signore: e quel che è del Signore dev'esser sacro. Iddio
ne è geloso. A Lui di preparare le vie al suo servo fedele.
3. Dio compie in lui cose mirabili.
Perché Giuseppe è così luminosamente puro, sarà chiamato in qualche
modo a co­operare con Dio all'opera immensa della re­denzione.
Il Redentore nascerà da una vergine: Giu­seppe sarà lo sposo della
Vergine e il custode del Redentore.
Premio più grande non avrebbe potuto avere. Qual consolante promessa
per tutte le anime caste! Essere familiari di Gesù e di Maria.
Chi non vorrà con tale visione - che è cer­tezza del possesso del Regno
divino - rive­stirsi di purità?
Giuseppe castissimo, per i santi pegni che ti furono affidati, ti
supplico di pre­servarmi da ogni macchia d'impurità: puri­ficami la
mente, il cuore, la volontà, il corpo, la vita.
Ricordami il candore dell'Immacolata, ri­cordami Gesù, agnello senza
macchia; par­lami della sua desolata terribile passione, sì che io voglia
sempre quel ch'Egli vuole e meriti anch'io per la purezza del cuore
d'es­sere un giorno ammesso nella beatitudine del suo Regno.
LETTURA
«Chi e qual uomo sia stato il beato Giu­seppe - così san Bernardo - lo puoi
dedurre da quell'appellativo col quale meritò d'esse­re onorato, sì che fu
detto e creduto padre di Dio; deducilo dal suo stesso nome che vuol dire
accrescimento. Ricòrdati anche di quel gran Patriarca venduto in Egitto, e
sappi che questo Giuseppe da quello ha ereditato non solo il nome, ma la
castità, l'innocenza e la grazia.
Se infatti quel Giuseppe, venduto per in­vidia dai fratelli e condotto in
Egitto, figurò la vendita del Signore, questo Giuseppe, fuggendo l'insidia
di Erode, portò Cristo in Egit­to. Quello, serbandosi fedele al suo Signore,
non gli fece ingiuria, questo, riconoscendo vergine la Madre del suo
Signore, fedelmen­te la custodì con la sua continenza. A quello fu data
l'intelligenza del mistero dei sogni; questo fu finto confidente e partecipe
degli arcani celesti».
FIORETTO. Sarò modesto nei miei sguardi, soprattut­to per le vie.
GIACULATORIA. Giuseppe castissimo, prega per noi.
Luce castissima t'inonda il viso, candido raggio di paradiso.
6 - GIUSEPPE UMILE
Dio dà la grazia agli umili. Giac.. 4, e.
1. Giuseppe è umile.
Nei misericordiosi disegni di Dio, egli de­v'essere il custode di Gesù che
si chiamerà «l'umile di cuore ». È logico che a quell'uf­ficio il Signore
scelga di preferenza chi a Lui in qualche modo rassomigli.
Del resto la prontezza con la quale Giu­seppe ascolta la parola di Dio,
comunque il Signore gliela manifesti, è la riprova delle sue serene
disposizioni d'umiltà. Egli è abituato a far della parola di Dio la sua
meditazione: sa quindi che il bene ci viene da Lui per tutte le vie e che il
male viene unicamente da noi. Per questo, più che mai egli aderisce a Dio.
2. E l'umiltà lo rende forte.
Quando si è abituati a contare unicamente su di noi, si è portati a due
eccessi: o ad esal­tarsi troppo o a troppo deprimersi. È anche questa una
forma di debolezza, una forma d'impotenza.
Ma quando ci si appoggia sul Signore, non c'è motivo di diffidenza, non
c'è motivo di scoramento. Il Signore ci conosce e conosce le nostre
necessità e non ignora la nostra po­vertà. Ci siamo abbandonati a Lui, e
Lui non ci abbandona. È Padre, il Signore, come nes­suno. Chi sta con Lui
è al sicuro: ha la forza di Dio.
3. L'umiltà attira la grazia.
La forza di Dio, messa a servizio dell'uo­mo, si chiama grazia. La grazia
ha dunque in alto le sue sorgenti: chi si abbassa sente giun­gere sino alle
più riposte profondità il flusso benefico; ma chi s'innalza mette una
barriera tra lui e Dio. L'acqua celeste non giunge più ad irrigare e
fecondare.
Giuseppe aveva il cuore fiorente come giardino privilegiato. E in lui il
Signore tro­vava le sue compiacenze.
Giuseppe umile, guarda a me che son tanto superbo. Dovrei
vergognarmi delle mie miserie, mentre, piuttosto che superarle con l'aiuto
della grazia divina, cerco di nascon­derle e insieme decanto i miei
supposti meri­ti e ostento le mie così dette qualità. Come sono meschino, e
di quanta compassione ho bisogno! Tu che nutristi il Redentore e lo
difendesti dai nemici perché fosse la nostra salute, di' al tuo Gesù che
chiuda gli occhi sulla mia ostinatezza e la vinca con la pa­zienza del suo
amore.
LETTURA
«Il fondamento della devozione era per san Giuseppe, come per Maria,
l'umiltà ».
Fatta questa affermazione, il padre Faber - il piissimo e dottissimo
oratoriano inglese - osserva: «Tuttavia l'umiltà di Giuseppe differiva da
quella della sua casta sposa. C'era, in que­sta sua umiltà, meno oblio di sé
stesso. Il suo sguardo era sempre fisso sulla sua propria indegnità...
Giuseppe era, in qualche modo, la personi­ficazione del disinteresse. Egli
era sempli­cemente la provvidenza visibile di Gesù e di Maria. La sua
grazia particolare era il possesso di se stesso.
Quest'anima rifletteva nella sua calma tra­sparente tutte le immagini dei
celesti oggetti che lo circondavano. Giuseppe non era una luce che
brillava; era piuttosto un odore che si esalava nella casa di Dio».
FIORETTO. Nasconderò volentieri ciò che torna a mio onore, pensando
alle mie molte miserie.
GIACULATORIA. O Giuseppe, umile di cuore, prega per noi.
Di te dimentico t'unisci ai cori lieti degli angeli, e Gesù adori.
7 - GIUSEPPE MANSUETO
I mansueti erediteranno la terra. Ps., 36, tt.
1. Giuseppe è mansueto.
È mansueto perché è umile. I superbi sono intolleranti e insofferenti,
pronti allo scatto, alle rappresaglie, al disprezzo, alla durezza, all'egoismo.
Ma gli umili sono proprio alla mano: fratelli ai fratelli, amici a tutti, pronti
a chiudere gli occhi su gli altrui falli, contenti di sentirsi in pace con tutti,
felici di veder sorridere, asciugando le lacrime altrui.
Giuseppe non lo possiamo pensare che mansueto.
Gesù ebbe in odio gli orgogliosi, i prepo­tenti: se ha voluto crescere sotto
gli occhi di Giuseppe, è segno che in Giuseppe la mitez­za di cuore era
abito giocondo e festevole. L'abito di Gesù.
2. Giuseppe sa compatire.
Caratteristica dei mansueti è quella di sa­persi mettere al posto degli altri.
Grande sa­pienza! Noi abbiamo, d'ordinario, due pesi e due misure.
Severissimi con gli altri, indul­gentissimi con noi. I santi fanno il
contrario. Giuseppe, santo, ha goduto inoltre della fa­miliarità di Gesù,
ch'è quanto dire, ha visto in atto la mansuetudine di Dio. Arricchito dei
doni del Cielo, questi doni sarà lieto di met­tere a profitto dei fratelli,
meno privilegiati di lui, sapendo che, nel pensiero del Padre, ogni dono
non è di uno solo ma di tutti i suoi figliuoli. La mansuetudine nasce da
questa considerazione che Gesù inculcherà senza stanchezza: Uno il Padre
di tutti, Dio; e voi siete tutti fratelli.
3. Giuseppe, mansueto, sa aspettare.
Non muove foglia che Dio non voglia... Chi è nervoso, violento,
prepotente, chi vuol spezzare piuttosto che piegare, o meglio, che
convincere, perde facilmente la pazienza e fa male agli altri e a sé. Sapere
aspettare è un grande atto di fiducioso amore verso Dio, è un grande atto
di carità verso gli altri che pos­sono riprendersi, ricredersi, mutarsi in
meglio. È tanto paziente il Signore! Giuseppe lo sa e, anche quando non
riesce a intendere, sa aspet­tare.
Giuseppe, mansueto nella gioia e nella tristezza, rispettoso di Dio e
dei fratelli, esorta l'anima mia a saper veder le cose nel grande luminoso
specchio della divina volontà: nul­la la turberà e tutto la rinsalderà
nell'amore della virtù, nella certezza della celeste prote­zione, perché Dio
è provvidenza materna, perché Dio sa trarre il bene anche dal male.
LETTURA
«L'infanzia di Gesù fu la croce di san Giu­seppe» nota con fine intuito il
padre Faber. «Betleem gli tenne il posto del Calvario; i tur­bamenti e gli
strapazzi che l'Incarnazione portò con sé ricadono in gran parte su di lui. I
tesori di Dio sono affidati alla sua sola vigi­lanza. Il dubbio, il timore,
l'ansietà, la pre­mura, gli occhi degli uomini, le gravi respon­sabilità, sono
le prove che pesano su coloro i quali hanno passato il primo periodo
dell'età virile, e più pesantemente del solito su di un cuore tenero e
affettuoso come quello di san Giuseppe. Egli dovette, nel timido rispetto
di un contemplativo, trovare il coraggio di un apostolo. Per circa trent'anni
l'Incarnazio­ne gli lascia appena un giorno di pace; e quando a Nazaret
egli gustò una specie di inquieta tranquillità, i fuochi dell'amor divi­no,
attizzati dalla vicinanza di Gesù divora­vano la sua vita in silenzio».
FIORETTO. Riceverò con pazienza sgarbi o osserva­zioni, che potranno
ferirmi durante la giorna­ta.
GIACULATORIA. Giuseppe, mite di cuore, prega per noi.
Per tuo modello, contempli pio Gesù, l'Agnello mite di Dio.
Don Angelo Maria Oddi
Il Cappellano Coordinatore Nazionale Vicario
Per l’assistenza spirituale al personale della Polizia di Stato
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Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome Piazza Santa Maria Salome 03029 Veroli Frosinone
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