Il Seme Anno X N° 613 Cappellania della Polizia di Stato, Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome Veroli e Santuario Ss. Trinità Torrice Fr. II DOMENICA DI QUARESIMA Vangelo Mc 9,2-10 Questi è il Figlio mio, l'amato Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre: «Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!». Il pane della domenica Trasfigurazione: una Pasqua anticipata Questi è il mio Figlio prediletto Con Gesù non si finisce mai... Appena sei giorni fa', a Cesarea di Filippo, i Dodici hanno riferito al Maestro le opinioni della gente sul suo conto - chi pensa che sia il Battista ritornato in vita, chi Elia, chi uno dei profeti - ma lui li ha subito spiazzati con quella domanda tagliente: ?Ma voi chi dite che io sia??. Solo Pietro ha detto le parole giuste, che il Padre gli ha messo nel cuore e sulle labbra: ?Tu sei il Messia?. La risposta è vera - è l?unica esatta - ma l?idea di Messia che il primo dei Dodici si porta in cuore non combacia affatto con quella di Gesù. L?idea di Gesù prevede per il Messia una dolorosa passione e addirittura una morte ignominiosa. Pietro invece sogna successi, vittorie e trionfi e, al solo sentire di un Messia sconfitto, si è subito ribellato con violenza brutale, al punto che la sua ?confessione? o riconoscimento di Gesù come Cristo si è risolta in una drammatica ?sconfessione? da parte dello stesso Cristo: ?Via da me, satana! Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini?. 1. Chi è dunque Gesù? La trama del testo di Marco è tessuta sull?ordito di un filo tanto sottile quanto tenace, il filo di quell?interrogativo ricorrente: ma chi è veramente Gesù di Nazaret? Ora siamo al settimo giorno dall?incontro-scontro di Cesarea di Filippo. Questo dettaglio a prima vista puramente cronologico, acquista un emblematico colore teologico: vi si intravede in filigrana l?esperienza di Mosè al Sinai: ?Mosè salì sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube? (Es 24,13-16). Dunque sei giorni dopo i fatti di Cesarea di Filippo, ebbe luogo la trasfigurazione. Ci è stato proclamato il racconto nella versione di Marco, ma l?evento viene riportato anche da Matteo e da Luca: si tratta di testi ?di una tale ricchezza che, se fanno la gioia del contemplativo, spesso mettono in imbarazzo l?esegeta e lo storico? (Léon-Dufour). Conviene quindi scomporre il brano nei vari elementi che lo strutturano, prima di contemplare l?evento in una visione unitaria. Il primo è il particolare cronologico dei ?sei giorni dopo?, appena evidenziato. Il secondo elemento è il monte alto. Nella storia delle religioni è sulle montagne che gli dèi hanno la loro residenza ed è lì, sulle alte cime, che il cielo incontra la terra. Il monte Sinai è il luogo della rivelazione per eccellenza, in cui Mosè ricevette le tavole della Legge, e dove anche Elia salì, a ritemprare la sua fede alle sorgenti della rivelazione del Signore (cfr. 1Re 19). Il monte della trasfigurazione viene identificato dalla tradizione nel Tabor, ma l?assenza di localizzazione nei sinottici è eloquente: la montagna in cui Dio viene a parlare al Figlio suo trasfigurato è il nuovo Sinai. Va còlta anche una intenzione neanche troppo velatamente polemica: scegliendo questo monte anonimo, Dio ha rigettato la piccola collina su cui era costruita Gerusalemme, il santo monte di Sion. Secondo la topografia teologica degli evangelisti, non sarà Gerusalemme il luogo dell?ultima rivelazione di Dio, ma la Galilea delle genti, anzi è l?al di là della Galilea che riceve ora la visita di Dio. Il terzo elemento è lagloria: Gesù ?si trasfigurò davanti a loro. Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime?. Non si tratta tanto della tonalità di un colore, ma dello splendore della gloria divina che fa risplendere il volto di Gesù come il sole e fa brillare le sue vesti come la luce (Matteo). La gloria che Gesù, sei giorni prima, aveva appena annunciato a Cesarea per la fine dei tempi, quando ?il Figlio dell?uomo verrà con gli angeli santi nella gloria del Padre? (Mc 8,38), viene ora anticipata sotto lo sguardo abbagliato dei tre testimoni. Se è vero che la gloria appartiene a Dio, unico essere glorioso in senso proprio, perché unico veramente santo, ora essa risplende sul volto di Gesù, non come un semplice riflesso della gloria di YHWH - come per Mosè ma come lo splendore che rivela l?intima sua identità: egli è lo stesso Dio. Accanto a Gesù appaiono<>Mosè ed Elia: è il quarto dettaglio della teofania. Rappresentano rispettivamente la Legge e i Profeti. In particolare, Mosè, il portavoce di Dio, viene a salutare il profeta definitivo, da lui stesso annunciato (Dt 18,15); Elia doveva essere il precursore del Messia. Ambedue erano saliti al Sinai; con la loro apparizione su questo monte - il nuovo Sinai - annunciano che è giunto il tempo della nuova ed eterna alleanza. Con la sua proposta di fare tre tende - è il quinto particolare - Pietro conferma il senso escatologico della visione: la tenda infatti era un segno della visita di Dio che viene ad abitare in mezzo al suo popolo (cfr. Os 12,10). Pietro vorrebbe quindi inaugurare il cielo sulla terra, perché l?apparizione di un giorno duri per sempre. Ma l?evangelista Marco annota: ?non sapeva cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento?. Ora questa frase rassomiglia stranamente all?osservazione che segue il terzo tentativo, da parte di Gesù, di trovare conforto al Getsemani nei discepoli addormentati: ?non sapevano che cosa rispondergli? (Mc 14,40). Le due scene sono affini: gli stessi testimoni privilegiati, lo stesso sbalordimento, qui davanti alla gloria, là davanti all?umiliazione di Gesù. Nei due casi i tre discepoli rimangono in presenza di un mistero incomprensibile. Il sesto particolare della scena è la nube: ?e venne una nube che li avvolse nella sua ombra?. La nube è il segno inequivocabile della manifestazione di Dio, come lo era stata sul Sinai, sulla tenda del convegno durante la marcia nel deserto, e sul tempio di Salomone, all?atto della consacrazione del nuovo edificio. La nube, che ricopre e protegge, è in qualche modo una tenda per Dio stesso: delle nubi, infatti, egli fa la sua tenda (cfr. Sal 18,12). Infine, come ultimo elemento, va registrata la voce dalla nube: è la stessa voce già ascoltata al Giordano, che aveva presentato Gesù come il Figlio e il Servo del Signore. Ora a quelle parole si aggiunge il comando: ?Ascoltatelo!?. Ai discepoli dubbiosi e timorosi, Dio in persona parla e dice che essi possono, devono ascoltare e obbedire, devono e possono avere fiducia in Gesù e seguirlo sulla via che ha intrapreso: è la via della croce che prevede la tappa del Golgotha, ma poi culminerà nella risurrezione. 2. Ad attualizzare il messaggio della trasfigurazione ci aiuta s. Paolo. L?apostolo lo sa e lo dice: soltanto nell?ultimo giorno il nostro povero corpo sarà trasfigurato per essere pienamente conformato al corpo glorioso di Cristo (cfr. Fil 3,21). Ma è già al presente che la vita di Gesù si manifesta nella nostra carne mortale (cfr. 2Cor 4,11.17), e la trasfigurazione di Gesù si compie in noi ogni giorno: ?Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l?azione dello Spirito del Signore? (2Cor 3,18). L?evento della trasfigurazione ?ha inaugurato un giorno ciò che rimane ogni giorno il compito del cristiano: lasciar irradiare il mistero pasquale nel presente del suo cammino doloroso, già prima della sua consumazione nella gloria (...)? (LéonDufour). Grazie a tale anticipazione della gloria definitiva in una esperienza precaria, continuamente minacciata, il cristiano sa bene che il cielo è disceso sulla terra, l?eternità è entrata nel tempo, mentre la tela della felicità viene intessuta con il filo del dolore, vissuto con fede. Prima di concludere, non possiamo non fissare almeno alcune domande: c?è stato nella mia vita un momento in cui ho sperimentato una ?trasfigurazione? di Gesù ai miei occhi, in cui l?ho visto finalmente per quello che egli veramente è: il Figlio di Dio, mio salvatore? da allora si è fatta sempre più frequente e intensa nella mia vita l?esperienza dell?ascolto della sua parola? vado via via assimilando il ?pensiero di Cristo?, per vedere la storia come Lui, per giudicare la vita come Lui, per scegliere e amare come Lui, per vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo? E agli altri dico solo quello che so su di Lui o soprattutto quello che ho imparato da Lui? Chi mi incontra, vede in me almeno qualche tratto di somiglianza con Gesù? Ora, dopo aver ascoltato il Signore che ci ha parlato, siamo invitati ad incontrarlo nel segno del pane condiviso. La realtà del Cristo rimane ancora velata. Tuttavia l?eucaristia ci fa partecipare al movimento della sua vita: entriamo nella sua morte per accedere - nell?attesa della sua venuta - alla luce della sua risurrezione. Ed è già Pasqua. Commento di Mons. Francesco Lambiasi tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli festivi" Cappellania della Polizia di Stato Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome Veroli Ore 16 pio esercizio penitenziale della Scala Santa 16,30 -17,30 Adorazione Eucaristica La S. Messa alle ore 17,30 Verrà celebrata in Basilica 2 Stradale ore 14 Catechesi • 3 Stradale 4 Castro Pretorio ore 12,30 S. Messa 5 Suore di S. Lorenzo S. Messa 6 Ufficio Santuario Ss. Trinità Torrice Venerdi 18,30 Via Crucis 19 S. Messa Sabato 18,30 Rosario 19,00 S. Messa al termine della Messa Catechesi Domenica 09,30 Rosario 10,00 Messa 3383013264 3383013264 3383013264 1 - Domenica - 2.a Domenica di Quaresima - S. Albino, Alba, Ugo, Ermes, Ermete Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi __________________________________________ 2 - Lunedì - 2.a di Quaresima - S. Basileo martire, Simplicio –S. Agnese di Boemia Signore, non trattarci secondo i nostri peccati _________________________________________ 3 - Martedì - 2.a di Quaresima - S. Cunegonda, Viola, Tiziano A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio __________________________________________ 4 - Mercoledì - 2.a di Quaresima - S. Casimiro Salvami, Signore, per la tua misericordia __________________________________________ 5 - Giovedì - 2.a di Quaresima - S. Adriano, Foca, Virgilio Beato l’uomo che confida nel Signore ___________________________________________ 6 - Venerdì - 2.a di Quaresima - S. Giordano, Marziano, Marzio, Colette, Ezio Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie ___________________________________________ 7 - Sabato - 2.a di Quaresima - Ss. Perpetua e Felicita Misericordioso e pietoso è il Signore ___________________________________________ II DOMENICA DI QUARESIMA Insegnami, Signore, le tue vie e custodirò i tuoi precetti. Le grandi arti s'imparano alle grandi scuole. Nel campo dello spirito non c'è posto per gli autodidatti né per gli egoisti presuntuosi. Gesù è il vero Maestro. Le sue parole sono parole di vita. I suoi contemporanei che, spesse volte, cercavano di metterlo in difficoltà, riconoscevano che nessuno mai aveva parlato come Lui. Gesù si presenta anche come il nuovo e grande profeta mandato da Dio. Nel momento finale della sua vita, prima di morire, mentre lavava i piedi agli apostoli, disse: "Voi mi chiamate Maestro e fate bene, perché lo sono". Così lo chiamavano tutti; anche la folla che accorreva per ascoltarlo trascurando le personali necessità. Per giungere alla "conformità" è indispensabile porsi alla scuola dell'unico vero Maestro. Sant'Atanasio, quando parla della "restaurazione dell'uomo", afferma che soltanto Colui che era la vera Immagine poteva restaurare le altre immagini. Soltanto colui che ha in sé la natura divina può insegnare all'uomo come entrare e stabilirsi nella natura divina. Il processo di divinizzazione lo conosce soltanto Gesù. Quando egli ripete "io vi dico" è chiaro che lo fa con autorità somma che è certezza di verità. Lo stesso Gesù mette in guardia tutti dai falsi cristi e dai falsi profeti. Quando egli mise alla prova i suoi discepoli dicendo "volete andarvene anche voi", giustamente Pietro gli rispose: "Dove possiamo andare noi, Signore! Tu solo hai parole di vita eterna". Il pericolo degli altri maestri è molto diffuso. Troppe verità circolano nella mente degli uomini. Tutti credono di essere maestri e giudici e non vogliono sottostare alla vera dottrina insegnata da Gesù. Tutti, però, abbiamo il dovere di stare e di crescere alla sua scuola. Parlami, Signore: tu solo hai parole di vita eterna ed io non voglio ascoltare altri se non te, sommo ed unico bene. (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA Sono Lazzaro anch’io, Signore, ancora in cammino per le strade del mondo, ma dentro morto già da tempo... Sono qui, a casa tua, a scongiurarti con gli ultimi frammenti della mia fede, di gridare anche a me: “Fratello, vieni fuori! ché a dirtelo sono io: il tuo Amico, Gesù!.”... Non ti fermi, Signore, l’acre dolore di morte ch’emano d’intorno; Tu che dal fango fai sorridere i fiori... Ridestami alla vita prima che all’orizzonte muoia l’ultimo sole del mio tempo. (Enrico Bani) LUNEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Quando si costruisce una casa, il primo impegno è quello di porre solide fondamenta. La Scrittura insegna, infatti, che non bisogna mai costruire sulla sabbia ma sulla roccia. Noi sappiamo che la roccia autentica e indistruttibile è Gesù. Viene chiamato "la pietra scartata dai costruttori" che nel piano di Dio è diventata pilastro portante. Il primo abito indossato da Gesù per la lotta ed il primo abito che noi tutti dobbiamo indossare è quello dell'umiltà. Allo stesso modo il primo abito di cui dobbiamo spogliarci è quello della superbia. È scritto anche di Maria che "piacque per la sua umiltà". Del superbo, invece, si può dire quello che si legge nella Scrittura a proposito della grande statua che aveva la testa d'oro e tutto il corpo di materiale pregiato. Ma aveva i piedi di creta. La pietra distaccatasi dal monte, colpì i piedi e la statua andò in frantumi. Anche Satana, detto Lucifero, Angelo portatore della luce, cadde dal cielo a causa della sua superbia. Voleva portare la "sua" luce, non quella di Dio. Vizio capitale è la superbia, capace di mandare in rovina non soltanto una persona ma, nel caso fosse il vizio di un capo, anche tutti i sudditi di quel capo. Sta scritto che Dio resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili. L'umiltà è quel bene sommo che unisce Dio all'uomo e l'uomo a Dio. Devo pur affermare di me: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA Gesù ci ha chiamati per vivere nell’amore... riconosco che il mio è assai debole. Guariscimi dalle piaghe provocate dalla mancanza di amore, dai peccati che mi impediscono di amarti sopra ogni cosa. Guarisci la mia anima da tutti i fardelli che si sono accumulati nella mia giovinezza! Fa’ che la fiamma dell’amore, allontani da me le tenebre e sciolga il ghiaccio del male! Rendi il mio amore pienamente capace di amare con tutto il cuore ogni persona, anche quelli che mi hanno offeso! Perdonami l’invidia e la gelosia con cui ho reso pesante la mia vita e quella altrui! Fa’ che la grazia della fiducia in Te allontani ogni sfiducia ed ogni sorgente di paura! Risanami dal mio ateismo che manifesto nel parlare, nel pensare, nell’agire! Gesù, guarisci l’amore nella mia famiglia, perché assomigli all’amore che regnava nella tua! Guarisci l’amore tra i coniugi, tra figli e genitori. Gesù, guarisci l’amore di tutti gli uomini che vivono nel mondo MARTEDI' DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA Insegnami, Signore, la via più facile per raggiungere te. E' ben noto che ci sono sempre due vie nel nostro cammino. Una è stretta, l'altra è larga. Gli scrittori antichi dicevano che lungo la strada larga passavano i carri pesanti che sollevavano molta polvere mentre quella stretta era percorsa da uomini che si affaticavano per giungere alla meta. La via che conduce alla "conformità" è decisamente molto stretta anche se tutti sono chiamati a percorrerla. Dio non parte da privilegi preconcetti. Dio è padre di tutti e sa bene che cosa i suoi figli facciano. Molti cercano di incamminarsi sulla via larga perché più comoda. Gesù interviene mettendoci in guardia dall'atteggiamento farisaico che a volte si può assumere nel dialogo con lui. Sono molti quelli che cercano la esteriorità. Il teatro piace a tutti, fuorché a Dio che non si lascia commuovere da quello che dicono gli uomini. Gesù insegna la differenza tra ciò che l'uomo vede e ciò che produce. Afferma che non sono le cose che entrano nell'uomo che possono contaminarlo ma ciò che esce dal suo intimo. L'insegnamento si può paragonare alla mentalità industriale. Il valore di un operaio viene valutato in base a quello che produce. Dio guarda il "prodotto". La mente ed il cuore degli uomini potrebbero essere dei centri produttivi di altissimo valore. Ma bisogna vedere che cosa producono. Dio valuta quello che gli uomini producono. Chiunque può essere produttore di bontà ma anche produttore di empietà. Il cuore e la mente sono le forze produttrici del bene e del male. Intorno all'uomo, al di fuori di lui, il male è solo un fantasma. Nel cuore il male acquista corporeità pesante. Chissà perché l'organo che dovrebbe essere strumento di amore si trasforma spesso in strumento di odio e di inganno. Se solo sapessi amare con sincerità sarei un bravo produttore di raggi luminosi e vitali. (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA Vieni Signore Gesù, cerca il tuo servo, cerca la tua pecora stanca. Lascia andare le tue novantanove pecore e vieni a cercare la sola pecora che ha errato. Vieni senza cani, vieni senza il servo mercenario. Già da tempo aspetto la tua venuta. Vieni non con la verga, ma con spirito di amore. Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi. Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso e le cui piaghe sono penetrate dai veleni del serpente. Il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili. Cercami, poiché io ti cerco, cercami, trovami, prendimi, portami. Non ti infastidisce un peso che ti ispira pietà. Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho errato, tuttavia, non ho dimenticato i tuoi comandamenti, e conservo la speranza della medicina. Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado di far tornare indietro la pecora errante. Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo. Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti, nella quale vivranno tutti quelli che muoiono. (Sant’Ambrogio) MERCOLEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA Se mi attardo, Signore, non abbandonarmi. Sei Tu la mia salvezza! Si dice che l'amore mette le ali e che l'amante non sa stare lontano dalla persona amata. Un bimbo non può vivere senza una madre. Nel cammino dello spirito spesso la difficoltà della salita riesce a distogliere i pigri e gli indolenti. È sempre uno spettacolo penoso vedere che ci sono persone che, quando sono invitate, si rifiutano di accedere alla sala nuziale. Tutto ciò che comporta impegno, sacrificio, donazione, lotta viene spesso rifiutato. L'accidia e l'apatia sono mali gravosi. Sono pari all'atrofia muscolare che, col tempo, impedisce di compiere qualsiasi movimento. Si legge negli scritti di un grande Santo che Colui che ci ha creati senza il nostro consenso, non ci salva senza la nostra collaborazione. Gesù chiama sempre in causa la volontà dell'uomo e a chi gli chiede un miracolo Egli dichiara sempre la sua disponibilità ad esaudirlo purché lo voglia realmente. "Vuoi guarire?" Egli domanda e, all'assenso dell'altro, Egli risponde sempre compiendo il grande miracolo. Bisogna entrare nel cammino e nella lotta con grande determinazione anche perché sta scritto che il regno dei cieli è solo per i "violenti"(cf. Mt 11, 12). I pigri, gli infingardi, gli apatici, i fannulloni non possono trovare posto accanto a Gesù che è Vita. Vengo Signore, ma rafforza la mia fede e fa' che io ti veda e ti ascolti sempre più. (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA Abbiamo bisogno di te, o Dio, anche se non sempre ti cerchiamo. Abbiamo bisogno di sentirci amati e di essere perdonati, anche se non ti sappiamo chiedere perdono. Abbiamo bisogno di sentirti vicino come padre, anche se non ci comportiamo da figli. Vogliamo essere nel tuo disegno, anche se non lo comprendiamo. Abbiamo bisogno di te, o Dio, perché solo tu puoi cancellare i peccati che ci impediscono di essere trasparenza. Mio Dio, abbiamo bisogno di te. (Ernesto Olivero) GIOVEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA Siate perfetti come il Padre vostro è perfetto. Ogni comunità o associazione ha le sue leggi. Anche Gesù dà chiaramente la sua legge a chi manifesta il desiderio di giungere alla "conformità" con Lui. Si sa che la legge divina non è mai pesante. Gesù, quando invita qualcuno, gli ripete che il "mio giogo non è pesante ma leggero". Gesù è sempre alla testa della cordata e non permette che qualcuno venga tentato al di sopra delle proprie forze. La legge che Gesù impone è quella che collima con la volontà del Padre. Egli nel crearci ha scritto nel nostro cuore la legge della massima perfezione: "Siate santi perché Io sono santo". E Gesù ripete: "Siate santi come il Padre vostro che sta nei cieli". Perché la santità non sembri una cosa impossibile e, nello stesso tempo, per decidersi a lottare contro il vizio della superficialità e del disordine morale, Gesù, servendosi dell'apostolo Paolo, ci dà la specifica della sua legge. In vari brani, infatti, l'apostolo Paolo ci parla di questa legge. Nella lettera ai Filippesi (4, 8) ci indica due dimensioni. La prima è l'elenco delle cose da fare, la seconda è il modo di farle. Sul modo egli richiama la totalità che significa anche integrità. L'elenco delle cose da fare è minuzioso ma importante: "Tutto quello che è vero, tutto quello che è puro, tutto quello che è giusto, tutto quello che è santo, tutto quello che è amabile, tutto quello che è di buona fama, tutto quello che è virtuoso e degno di lode sia oggetto dei vostri pensieri". A te che sei il Tutto assoluto voglio offrire la totalità delle mie azioni di lode e di grazie. (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA Sono davanti alle porte della tua chiesa, e non mi libero dai cattivi pensieri. Ma tu, o Cristo, che hai giustificato il pubblicano, che hai avuto compassione dell’adultera, e hai aperto al ladrone le porte del Paradiso, aprimi il tesoro della tua bontà e poiché mi avvicino e ti tocco, accoglimi come la peccatrice e l’inferma che hai guarito. Infatti questa, avendo toccato il lembo del tuo vestito, riebbe la salute; e quella, avendo abbracciato i tuoi piedi incontaminati, ottenne il perdono dei peccati. (San Giovanni Damasceno) VENERDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA Uscirò dalla mia terra per venire dove tu vorrai condurmi. L'esortazione ad uscire dalla propria terra e ad incamminarsi verso una terra nuova, quella che il Signore indicherà, si ritrova spesse volte nella Sacra Scrittura. Anche nell'Antico Testamento. L'esortazione è pari a quella espressa con altre parole e che richiama la necessità di uscire da se stessi, di spogliarsi dei propri panni per mettersi alla sequela di Gesù o per tendere alla "conformità" a Lui. L'attaccamento alla propria terra può indicare anche il vizio della asocialità in cui facilmente si può cadere tutte le volte che nel nostro cuore si determina un attaccamento particolare a luoghi, persone, cose, mentalità. È il vizio del non sapere dialogare e del non sapersi aprire agli altri. L'etica cristiana invita ad uscire da se stessi e ad aprirsi all'altro. "Ciò che vuoi sia fatto a te, fallo tu agli altri". legge divina. Su questa legge si fonda tutto il cammino ecclesiale perché tutti i redenti sono un "popolo in cammino". Non ci possono essere singole individualità ma tutti devono essere un solo corpo ed un solo spirito. L'esempio delle primitive comunità, di cui si parla negli Atti degli Apostoli (2, 42), dovrebbe diventare un metodo ed una traccia di vita per ogni singola persona e per tutte le comunità. L'esempio più bello dato da Gesù fu quello della piena condivisione con tutti. Egli diceva: "La mia gioia si compie nello stare con i figli dell'uomo". Un uomo gretto, meschino, misantropo, egoista, asociale, non ha nulla di cristiano nella sua vita. Voglio uscire dal mio egoismo, Signore, ed entrare nella tua unità di vita col Padre e col mondo intero. (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA O Dio e Signore di tutte le cose, che hai potere su ogni vita e su ogni anima, tu solo puoi guarirmi: ascolta dunque la preghiera di me infelice. Per intervento del tuo divino Spirito fa’ morire e scomparire il serpente che si nasconde in me... Concedi, Signore, l’umiltà di cuore e pensieri convenienti a un peccatore deciso di ritornare a te. Non abbandonare per sempre un’anima che una volta si è sottomessa a te, ti ha confessato, ti ha scelto e onorato al di sopra del mondo intero. Tu, o Signore, sai che voglio essere salvato, anche se il mio malvagio tenore di vita mi è di ostacolo; ma a te, Signore, è possibile tutto ciò che è impossibile ai mortali. (San Simeone il Nuovo Teologo) PREGHIERA PER IL VENERDI' Signore Gesù, ricordiamo la tua Passione e la tua Morte, dalle quali sono venute a noi il perdono e la Grazia. Ti offriamo la fatica e la lotta spirituale che oggi ci attende. In particolare vogliamo offrirti il piccolo sacrificio che ci costa ubbidire alla Legge dell'astinenza dalle carni. Fa, Signore, che partecipando sulla terra alle tue sofferenze, meritiamo di essere con Te nella gioia del Paradiso. Così sia. SABATO DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA Donami un cuore semplice e degli occhi puri, o Signore! Quando una persona si chiude in se stessa e si nega agli altri dimostra di essere avara, invidiosa, gelosa e soprattutto piena di concupiscenza. Questo vizio è pari all'ingordigia propria di chi non è mai sazio del piacere, della comodità, del proprio benessere. La Sacra Scrittura ci mette in guardia da questo vizio quando ci fa riflettere sul particolare che Gesù non ci sottrae al mondo ma dice di guardarsi dai vizi della superbia degli occhi, della vanità della mente e della concupiscenza della carne. Per tendere alla conformità a Cristo Gesù bisogna opporsi alla "concupiscenza" della carne. La carne è impastata di materialità e facilmente si inchina verso tutti i piaceri ignorando l'esortazione paolina che invita ogni uomo a "ricercare e a gustare le cose di lassù non le cose di quaggiù". L'uomo, sulla terra, è un pellegrino o un esule e non ha una stabile dimora. La sua patria è altra, quella dei cieli dove ci sarà la totale trasformazione dell'umano in divino perché, come dice l'apostolo Giovanni, "noi vedremo Dio così come egli è". Mentre si è sulla terra bisognerebbe educarsi al distacco dalle cose materiali perché è da stolti attaccare il proprio cuore a tutto ciò che è relativo e passeggero. Nessuno può condannare il proprio corpo o la materia. Tutto quello che Dio ci ha dato è bello, buono ed amabile ma tutto deve occupare il suo posto e assolvere la missione stabilita dal Signore Dio, Creatore e Signore di ogni bontà. La concupiscenza, invece, sovverte l'ordine armonioso delle cose e snatura il loro stesso fine. Ti offrirò, Signore, le mie mani innocenti ed il mio cuore puro per poterti seguire dovunque tu vorrai condurmi. (brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù di N.Giordano) PREGHIERA PER LA QUARESIMA O Gesù, sempre ricco di misericordia, perdonami! Vieni a rinascere nella mia anima e restaci per sempre; sforzane la porta, se sarò duro, e regnaci per sempre. Tu conosci la volontà che vuole assolutamente possederti, amarti e prestare sottomissione alle tue divine leggi. L’amore più ardente porta tu nel mio freddo cuore. Accendici tu quel fuoco che venisti a portare sulla terra, affinché consumato da esso m’immoli sull’altare della tua carità, quale olocausto d’amore, perché tu regni nel mio cuore e nel cuore di tutti, e da tutti, e da per tutto si levi un solo cantico di lode, di benedizione, di ringraziamento a te per l’amore che in questo mistero di divina tenerezza ci hai dimostrato. (San Pio da Pietrelcina) MARZO MESE A SAN GIUSEPPE 1 - SAN GIUSEPPE Andate a Giuseppe. Gen, 41, 55. 1. Andiamo a Giuseppe. È volontà di Gesù, è desiderio di Maria. Tutto circondato d'umiltà e di silenzio, Giuseppe è un gran dono che il Cielo ha fatto all'umanità, la quale ha tanto bisogno di raccogliersi nell'umiltà e nel silenzio. Giuseppe dà al mondo una grande lezione: le cose più grandi, le cose più belle non sono quelle che gli uomini ammirano, che gli uomini magnificano, bensì quelle che il Signore guarda con compiacenza, perché gli rallegrano il cuore. Giuseppe ha rallegrato il cuore di Dio. 2. Andiamo a Giuseppe per fargli onore. Egli ne ha diritto; non solo perché la gloria e la gioia che egli ha tributato al Signore meritano anche quaggiù il loro plauso, ma anche perché, glorificando lui, noi impareremo a glorificare il Signore ed a porre i nostri affetti là dove è bene stabilirli. Giuseppe, discendente di stirpe regale, custode dei più preziosi oggetti d'amore della terra e del Cielo, Giuseppe passa quaggiù quasi in punta di piedi, incurante di sé, e tutto assorto nella sua eccelsa missione. La volontà di Dio è la sua luce. 3. Andiamo a Giuseppe per averlo protettore. Giuseppe, fedelissimo al Signore, sarà fedele anche ai suoi fratelli. Egli sa, pur negli splendori di Dio, quella che è la nostra battaglia: sa le infermità e le miserie nostre. E siccome egli custodì per ciascuno di noi il pegno della redenzione, Gesù Salvatore, a Gesù, alla salvezza, vuol condurre noi suoi poveri figliuoli, incerti, turbati e forse cattivi. Andiamo, andiamo a Giuseppe. O Giuseppe santo, modello singolare di vita secondo Dio, modello che Egli ci ha dato per dimostrarci la pia semplicità della vita che a Lui piace, guarda a noi con cuore paterno, a noi che nel tuo mese vogliamo onorarlo per imparare ad onorare il Signore. Accoglici dunque, ed aiutaci con amorosa custodia: insegnaci ad amare, insegnaci a sacrificarci per il tuo Gesù, frutto benedetto del seno di Maria. LETTURA Ecco come santa Teresa di Gesù, la riformatrice del Carmelo, nella sua «Vita» parla della devozione a san Giuseppe: Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso san Giuseppe, e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e Protettore mi aiutò nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, nelle quali era in giuoco il mio onore e la salute dell'anima mia. Ho visto chiaramente che nel suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo fin'ora d'averlo pregato di alcuna grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa veramente meraviglia il ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli sia di anima che di corpo da cui, per l'intercessione di questo Santo, mi ha liberata. Sembra che ad altri Santi Iddio abbia concesso di far grazie soltanto in questa o in quell'altra necessità. Il glorioso san Giuseppe invece - ed io lo so per esperienza estende il suo patrocinio sopra qualsiasi bisogno. Il Signore vuole fare intendere con ciò che a quel modo che era a Lui soggetto in terra, dove come padre e custode gli poteva comandare, così faccia ancora in cielo quanto gli domanda. Questo d'altronde han riconosciuto per esperienza anche altre persone che dietro mio consiglio si raccomandarono al patrocinio di lui». FIORETTO. Santificherò con affettuosa e viva pietà il mese di san Giuseppe, impegnandomi a praticare ogni giorno in onore del santo Patriarca qualche particolare atto di ossequio. GIACULATORIA. San Giuseppe, prega per noi. O Santo, l'anime presso il tuo cuore, pregando, trovino fiamma d'amore. 2 - GIUSEPPE GIUSTO Cum esset iustus. Essendo giusto... Matt., 1, 19. 1. Giuseppe è giusto. Lo dice lo Spirito Santo, ed è tutto il suo elogio, tutta la sua grandezza. Il mondo parla spesso di giustizia e la giustizia magnifica a parole, ma, in sostanza, il mondo è tutto posto nell'ingiustizia. Il motivo è evidente: il mondo dimentica praticamente Iddio, e quindi in nessun modo può farsi servitore fedele della giustizia, la quale solo in Dio può avere stabile fondamento. Giuseppe invece è tutto di Dio: e chi sta con Dio e a Dio vuol bene naturalmente fa quel che Dio vuole. Giuseppe sta attento al cenno di Dio. 2. Egli vive di Dio. C'erano allora i suoi fratelli, i figli d'Israele, che si dicevano figli di Dio, ma purtroppo della legge di Dio avevano completamente dimenticato lo spirito. S'erano attaccati alla giustizia legale; alla giustizia che considerava soltanto la lettera della legge, ma della legge ignorava l'anima. Erano rimasti alla scorza dell'albero; avevan timore di giungere al midollo. Non così Giuseppe che, studiando di giorno e di notte il codice della legge, aveva, perché era semplice e amante, scoperto le vene più profonde del pensiero di Dio, sì che le sue azioni erano il riflesso del suo pensiero, della sua fede. L'albero buono dà frutti buoni. 3. Egli è sicuro di Dio. La giustizia, quando è vera, è sinonimo di santità. I giusti sono i santi: e Giuseppe è giusto in tal senso. E perciò, abbandonato com'è al volere divino, non può temere. Gli uomini temono, in quanto si affidano agli uomini: ma chi si affida a Dio non sarà confuso in eterno. Giuseppe si studia, con tutta l'anima, di far piacere a Dio, e Dio vuol far piacere a Giuseppe. La giustizia genera la pace, la pace assicura la gioia. Giuseppe giusto, insegna anche a me le austere dolcezze della giustizia cristiana, la quale, tu lo dimostri, non poggia sulla forza, ma sull'amore. Per esser giusti bisogna amare. Ora lo sento, o amabile patrono; sento che, per far la volontà di Dio e passare tra fratelli con la veste della giustizia, occorre alimentar nel cuore la fiamma della carità. Ottienila tu a quest'anima, che ne ha tanto bisogno! LETTURA Giulio Salvadori, il poeta santo dell'età nostra, ha cose delicatissime intorno a san Giuseppe. «Il padre di famiglia - a Nazaret - è un falegname: e se dai tratti che abbiamo di lui dobbiamo dire quale fosse il più bel pregio umano della sua indole, possiamo dire l'umiltà con mansuetudine e dolcezza: l'umiltà che splende nel soave sorriso. È l'uomo del lavoro ordinato e paziente che, compiuto il suo dovere amorosamente, s'addormenta tranquillo in Dio: ma insieme è lo sposo e il custode amante, che conosce i dolori e le trepidazioni di chi ama davvero, che sa al caso sacrificarsi tutto per quelli che ama più di se stesso. Umile nella dignità del sangue regale, semplice e prudente, mite e forte, verginalmente casto, visibilmente paziente e obbedientissimo alla volontà divina, egli meritò davvero il gran nome di giusto». FIORETTO. Esaminerò con cura la mia coscienza, e se mi rimorde di qualche fallo grave, mi confesserò subito. GIACULATORIA. Giuseppe giustissimo, prega per noi. Dal santo stelo di tua giustizia pura letizia sboccia nel Cielo. 3 - GIUSEPPE SILENZIOSO Nel silenzio la forza. Is., 30, is. 1. Il silenzio è custode di giustizia. Chi è dissipato, chi parla molto, chi è assorbito da mille cose, difficilmente sarà virtuoso. Sarà per lo meno superficiale: e la superficialità non è amica della giustizia, del bene. Per fare il bene bisogna pensare, bisogna conoscersi e conoscersi bene e sinceramente; ma soprattutto bisogna mettersi spesso a tu per tu con Dio. Per far questo è bene circondarsi di silenzio. Giuseppe ha fatto così: pur fedele al suo dovere, sapeva lasciarsi il tempo per gl'interessi dell'anima, per gl'interessi di Dio. l colloqui col Cielo gli rendevano amabile anche il soggiorno sulla terra. 2. Il silenzio è garanzia di pace. Perché il silenzio mantiene facilmente l'ordine. Provate ad ordinare una qualsiasi cosa, provatevi soprattutto ad ordinare le vostre idee su qualsiasi argomento, senza il silenzio. Non lo potete. Dopo tutti i vostri sforzi, finirete per combattere ancora contro il disordine. Il silenzio raddoppia le forze, agevola l'azione, dà precisione all'azione, fa cogliere con sicurezza gli scarti e le ombre. Il silenzio riposa. Giuseppe sa e fa tutto questo. Nessuno si accorge di lui perché, mite, lavora nel raccoglimento: non è di peso a nessuno. Arriva a far da sé quanto deve fare. Evita scosse e contrattempi: così, naturalmente. 3. Il silenzio è pegno di fecondità. E la prima fecondità è quella che riguarda lo spirito. Il mondo è nello stupore dinanzi a colui che opera molte cose e che fa rumore intorno a sé. È il diavolo che cerca il rumore e l'appariscenza. Il Signore preferisce il silenzio. E nel silenzio lo spirito si ritrova, lo spirito vive e produce. Che cosa deve produrre lo spirito? Giuseppe risponde con la sua vita. Deve dar vita alla santità. La santità è la suprema fecondità dello spirito. E il silenzio la desta, la coltiva, la difende. Giuseppe, nella tua vita così santa, fedele custode del silenzio, dammi la pace che viene dal fuggire lo strepito degli uomini e del mondo. Che bene potrò mai avere dalle cose materiali, dalle soddisfazioni d'un'ora? Mostrami tu che nel raccoglimento del mio spirito è la fonte inesauribile dei buoni pensieri, degli ardenti desideri, dei casti affetti, dei generosi propositi. E meditando sulla tua vita, mi rallegri anch'io nel silenzio del cuore. LETTURA Il filosofo cattolico Ernesto Hello ha scritto pagine profonde intorno alla silenziosa vita di san Giuseppe. Nel suo libro Fisionomie di Santi, medita: «San Giuseppe, l'ombra del Padre! Colui sul quale l'ombra del Padre cadeva spessa e profonda; san Giuseppe, l'uomo del silenzio, colui al quale la parola appena s'avvicina! Il Vangelo non dice di lui che poche parole: «Era un uomo giusto!», il Vangelo, così sobrio di parole, diviene anche più sobrio, quando si parla di Giuseppe. Si direbbe che quest'uomo, avviluppato di silenzio, ispiri il silenzio. Il silenzio di san Giuseppe fa il silenzio intorno a san Giuseppe. Il silenzio è la sua lode, il suo genio, la sua atmosfera. Dov'egli è, regna il silenzio. Quando l'aquila aleggia, dicono alcuni viaggiatori, il pellegrino assetato indovina una sorgente là dove cade la sua ombra nel deserto. Il pellegrino scava e l'acqua zampilla. L'aquila aveva parlato il suo linguaggio, aveva volteggiato. Ma la cosa bella era stata una cosa utile; e colui che aveva sete, comprendendo il linguaggio dell'aquila, scavando la sabbia, aveva trovato l'acqua... Quando l'ombra di san Giuseppe cade in qualche parte, il silenzio non è più lontano. Bisogna scavare la sabbia, che nel suo significato simbolico rappresenta la natura umana; bisogna scavare la sabbia, e voi vedrete scorrere l'acqua. L'acqua sarà questo silenzio profondo, nel quale sono contenute tutte le parole, questo silenzio vivificante, rinfrescante, calmante, dissetante, il silenzio sostanziale; là dove l'ombra di san Giuseppe è caduta, la sostanza del silenzio zampilla, profonda e pura dalla natura umana scavata». FIORETTO. Mi imporrò qualche momento di silenzio durante la giornata, per abituarmi a vincere le intemperanze della lingua. GIACULATORIA. Il silenzio è la tua lode. In pio silenzio di casto amore bevi l'assenzio del tuo dolore. 4 - GIUSEPPE POVERO Io sono povero... Ps. 87, 16. 1. Giuseppe è povero. È povero secondo il mondo, che di solito giudica la ricchezza dal possesso d'abbondante materia. Oro, argento, campi, case, non sono queste le ricchezze del mondo? Giuseppe non possiede nulla di tutto ciò. Egli ha, a stento, quel che è necessario alla vita; e per vivere si deve industriare con il lavoro delle sue mani. E pure Giuseppe era figlio di David, figlio di re: i suoi antenati avevano splendori di ricchezze. Giuseppe tuttavia non sospira e non recrimina: non piange su beni caduchi. È contento così. 2. Giuseppe conosce le ricchezze della povertà. Precisamente perché il mondo valuta le ricchezze dell'abbondante materia, Giuseppe stima le sue ricchezze dalla mancanza dei beni terreni. Non c'è pericolo ch'egli attacchi il cuore a ciò che è destinato a perire: è troppo grande il cuore, ed ha in sé tanto di divino, che davvero egli non intende avvilirlo abbassandolo al livello della materia. Quante cose vi ha nascoste il Signore, e quante ne fa intravedere, e quante ne dà a sperare! 3. Giuseppe apprezzala libertà dei poveri. Chi non sa che i ricchi sono schiavi? Solo chi guardi alla superficie può invidiare i ricchi: ma chi dà alle cose il loro giusto valore, sa che i ricchi sono irretiti da mille e mille cose e persone. La ricchezza è esigente, è pesante, è tiranna. Per conservare la ricchezza bisogna adorar la ricchezza. Quale umiliazione! Ma il povero, che i veri beni nasconde nel cuore e sa contentarsi di poco, il povero si rallegra e canta! Gli rimane sempre il cielo, il sole, l'aria, l'acqua, i prati, le nubi, i fiori... E trova sempre un pezzo di pane e una fontana! Giuseppe viveva come i più poveri! Giuseppe povero, ma tanto ricco, fammi toccar con mano il vuoto, la falsità delle ricchezze terrene. A che mi gioveranno nel giorno della morte? Non con esse mi presenterò al tribunale dell'Eterno, ma con le opere che furono la mia vita. Voglio essere anch'io ricco di bene, anche se dovrò vivere nella povertà. Tu fosti povero e con te furono poveri Gesù e Maria. Come si può rimanere incerti nella scelta? LETTURA San Francesco di Sales scrive sulle disposizioni interiori del nostro Santo. «Che san Giuseppe sia stato in tutte le occasioni sempre perfettamente sottomesso alla divina volontà nessuno ne dubita. E non lo vedete voi? Guardate come l'Angelo lo guida come vuole: gli dice che bisogna andare in Egitto, e ci va; gli comanda di ritornare, e ritorna. Dio vuole che sia sempre povero, ciò che forma una delle più grandi prove che ci possa dare; egli si sottomette amorosamente, e non per un certo tempo, poiché lo fu per tutta la vita. E di qual povertà? d'una povertà disprezzata, reietta, bisognosa... Egli si sottometteva umilissimamente alla volontà di Dio, nella continuazione della sua povertà e della sua abiezione, senza lasciarsi in nessun modo vincere né abbattere dal tedio interiore, il quale senza dubbio gli muoveva frequenti attacchi; egli rimaneva costante nella sottomissione». FIORETTO. Non mi lamenterò se oggi dovrò sopportare qualche privazione. GIACULATORIA. Amatore della povertà, prega per noi. Le acute spine che t'offre il secolo, sono lietissime rose divine. 5- GIUSEPPE CASTO Beati i puri di cuore. Matt. 5. s. 1. Giuseppe è casto. Grande cosa la purezza, sempre, ma soprattutto prima che Gesù venisse. Allora era retaggio di pochissimi: una vera particolarissima grazia di Dio. Esser puri voleva già dire esser prediletti dal Signore. Giuseppe fu un prediletto. Nelle sue mani il giglio fioriva come per miracolo. Il peccato d'origine ha scatenato nell'uomo il fòmite dell'impurità: l'equilibrio dello stato di grazia s'è cambiato in tempesta di tutti i giorni. Ma Giuseppe è giusto, è tutto di Dio; e Dio lo guarda e Dio lo custodisce. E' vergine; e la purezza lo incanta e l'esalta. 2. Dio si compiace in lui. Perché Dio vuole abitare nel cuore dell'uomo: per questo lo ha creato così bello e così grande, per questo vi ha nascoste possibilità illimitate di amore. Voleva farne il suo trono, perché proprio lì la creatura si ricordasse di Lui, da cui è ogni bene, ogni dono; voleva farne il suo altare... E l'uomo sacrifica agli idoli e dimentica, offendendolo, il suo Creatore. Giuseppe si dà al Signore: e quel che è del Signore dev'esser sacro. Iddio ne è geloso. A Lui di preparare le vie al suo servo fedele. 3. Dio compie in lui cose mirabili. Perché Giuseppe è così luminosamente puro, sarà chiamato in qualche modo a cooperare con Dio all'opera immensa della redenzione. Il Redentore nascerà da una vergine: Giuseppe sarà lo sposo della Vergine e il custode del Redentore. Premio più grande non avrebbe potuto avere. Qual consolante promessa per tutte le anime caste! Essere familiari di Gesù e di Maria. Chi non vorrà con tale visione - che è certezza del possesso del Regno divino - rivestirsi di purità? Giuseppe castissimo, per i santi pegni che ti furono affidati, ti supplico di preservarmi da ogni macchia d'impurità: purificami la mente, il cuore, la volontà, il corpo, la vita. Ricordami il candore dell'Immacolata, ricordami Gesù, agnello senza macchia; parlami della sua desolata terribile passione, sì che io voglia sempre quel ch'Egli vuole e meriti anch'io per la purezza del cuore d'essere un giorno ammesso nella beatitudine del suo Regno. LETTURA «Chi e qual uomo sia stato il beato Giuseppe - così san Bernardo - lo puoi dedurre da quell'appellativo col quale meritò d'essere onorato, sì che fu detto e creduto padre di Dio; deducilo dal suo stesso nome che vuol dire accrescimento. Ricòrdati anche di quel gran Patriarca venduto in Egitto, e sappi che questo Giuseppe da quello ha ereditato non solo il nome, ma la castità, l'innocenza e la grazia. Se infatti quel Giuseppe, venduto per invidia dai fratelli e condotto in Egitto, figurò la vendita del Signore, questo Giuseppe, fuggendo l'insidia di Erode, portò Cristo in Egitto. Quello, serbandosi fedele al suo Signore, non gli fece ingiuria, questo, riconoscendo vergine la Madre del suo Signore, fedelmente la custodì con la sua continenza. A quello fu data l'intelligenza del mistero dei sogni; questo fu finto confidente e partecipe degli arcani celesti». FIORETTO. Sarò modesto nei miei sguardi, soprattutto per le vie. GIACULATORIA. Giuseppe castissimo, prega per noi. Luce castissima t'inonda il viso, candido raggio di paradiso. 6 - GIUSEPPE UMILE Dio dà la grazia agli umili. Giac.. 4, e. 1. Giuseppe è umile. Nei misericordiosi disegni di Dio, egli dev'essere il custode di Gesù che si chiamerà «l'umile di cuore ». È logico che a quell'ufficio il Signore scelga di preferenza chi a Lui in qualche modo rassomigli. Del resto la prontezza con la quale Giuseppe ascolta la parola di Dio, comunque il Signore gliela manifesti, è la riprova delle sue serene disposizioni d'umiltà. Egli è abituato a far della parola di Dio la sua meditazione: sa quindi che il bene ci viene da Lui per tutte le vie e che il male viene unicamente da noi. Per questo, più che mai egli aderisce a Dio. 2. E l'umiltà lo rende forte. Quando si è abituati a contare unicamente su di noi, si è portati a due eccessi: o ad esaltarsi troppo o a troppo deprimersi. È anche questa una forma di debolezza, una forma d'impotenza. Ma quando ci si appoggia sul Signore, non c'è motivo di diffidenza, non c'è motivo di scoramento. Il Signore ci conosce e conosce le nostre necessità e non ignora la nostra povertà. Ci siamo abbandonati a Lui, e Lui non ci abbandona. È Padre, il Signore, come nessuno. Chi sta con Lui è al sicuro: ha la forza di Dio. 3. L'umiltà attira la grazia. La forza di Dio, messa a servizio dell'uomo, si chiama grazia. La grazia ha dunque in alto le sue sorgenti: chi si abbassa sente giungere sino alle più riposte profondità il flusso benefico; ma chi s'innalza mette una barriera tra lui e Dio. L'acqua celeste non giunge più ad irrigare e fecondare. Giuseppe aveva il cuore fiorente come giardino privilegiato. E in lui il Signore trovava le sue compiacenze. Giuseppe umile, guarda a me che son tanto superbo. Dovrei vergognarmi delle mie miserie, mentre, piuttosto che superarle con l'aiuto della grazia divina, cerco di nasconderle e insieme decanto i miei supposti meriti e ostento le mie così dette qualità. Come sono meschino, e di quanta compassione ho bisogno! Tu che nutristi il Redentore e lo difendesti dai nemici perché fosse la nostra salute, di' al tuo Gesù che chiuda gli occhi sulla mia ostinatezza e la vinca con la pazienza del suo amore. LETTURA «Il fondamento della devozione era per san Giuseppe, come per Maria, l'umiltà ». Fatta questa affermazione, il padre Faber - il piissimo e dottissimo oratoriano inglese - osserva: «Tuttavia l'umiltà di Giuseppe differiva da quella della sua casta sposa. C'era, in questa sua umiltà, meno oblio di sé stesso. Il suo sguardo era sempre fisso sulla sua propria indegnità... Giuseppe era, in qualche modo, la personificazione del disinteresse. Egli era semplicemente la provvidenza visibile di Gesù e di Maria. La sua grazia particolare era il possesso di se stesso. Quest'anima rifletteva nella sua calma trasparente tutte le immagini dei celesti oggetti che lo circondavano. Giuseppe non era una luce che brillava; era piuttosto un odore che si esalava nella casa di Dio». FIORETTO. Nasconderò volentieri ciò che torna a mio onore, pensando alle mie molte miserie. GIACULATORIA. O Giuseppe, umile di cuore, prega per noi. Di te dimentico t'unisci ai cori lieti degli angeli, e Gesù adori. 7 - GIUSEPPE MANSUETO I mansueti erediteranno la terra. Ps., 36, tt. 1. Giuseppe è mansueto. È mansueto perché è umile. I superbi sono intolleranti e insofferenti, pronti allo scatto, alle rappresaglie, al disprezzo, alla durezza, all'egoismo. Ma gli umili sono proprio alla mano: fratelli ai fratelli, amici a tutti, pronti a chiudere gli occhi su gli altrui falli, contenti di sentirsi in pace con tutti, felici di veder sorridere, asciugando le lacrime altrui. Giuseppe non lo possiamo pensare che mansueto. Gesù ebbe in odio gli orgogliosi, i prepotenti: se ha voluto crescere sotto gli occhi di Giuseppe, è segno che in Giuseppe la mitezza di cuore era abito giocondo e festevole. L'abito di Gesù. 2. Giuseppe sa compatire. Caratteristica dei mansueti è quella di sapersi mettere al posto degli altri. Grande sapienza! Noi abbiamo, d'ordinario, due pesi e due misure. Severissimi con gli altri, indulgentissimi con noi. I santi fanno il contrario. Giuseppe, santo, ha goduto inoltre della familiarità di Gesù, ch'è quanto dire, ha visto in atto la mansuetudine di Dio. Arricchito dei doni del Cielo, questi doni sarà lieto di mettere a profitto dei fratelli, meno privilegiati di lui, sapendo che, nel pensiero del Padre, ogni dono non è di uno solo ma di tutti i suoi figliuoli. La mansuetudine nasce da questa considerazione che Gesù inculcherà senza stanchezza: Uno il Padre di tutti, Dio; e voi siete tutti fratelli. 3. Giuseppe, mansueto, sa aspettare. Non muove foglia che Dio non voglia... Chi è nervoso, violento, prepotente, chi vuol spezzare piuttosto che piegare, o meglio, che convincere, perde facilmente la pazienza e fa male agli altri e a sé. Sapere aspettare è un grande atto di fiducioso amore verso Dio, è un grande atto di carità verso gli altri che possono riprendersi, ricredersi, mutarsi in meglio. È tanto paziente il Signore! Giuseppe lo sa e, anche quando non riesce a intendere, sa aspettare. Giuseppe, mansueto nella gioia e nella tristezza, rispettoso di Dio e dei fratelli, esorta l'anima mia a saper veder le cose nel grande luminoso specchio della divina volontà: nulla la turberà e tutto la rinsalderà nell'amore della virtù, nella certezza della celeste protezione, perché Dio è provvidenza materna, perché Dio sa trarre il bene anche dal male. LETTURA «L'infanzia di Gesù fu la croce di san Giuseppe» nota con fine intuito il padre Faber. «Betleem gli tenne il posto del Calvario; i turbamenti e gli strapazzi che l'Incarnazione portò con sé ricadono in gran parte su di lui. I tesori di Dio sono affidati alla sua sola vigilanza. Il dubbio, il timore, l'ansietà, la premura, gli occhi degli uomini, le gravi responsabilità, sono le prove che pesano su coloro i quali hanno passato il primo periodo dell'età virile, e più pesantemente del solito su di un cuore tenero e affettuoso come quello di san Giuseppe. Egli dovette, nel timido rispetto di un contemplativo, trovare il coraggio di un apostolo. Per circa trent'anni l'Incarnazione gli lascia appena un giorno di pace; e quando a Nazaret egli gustò una specie di inquieta tranquillità, i fuochi dell'amor divino, attizzati dalla vicinanza di Gesù divoravano la sua vita in silenzio». FIORETTO. Riceverò con pazienza sgarbi o osservazioni, che potranno ferirmi durante la giornata. GIACULATORIA. Giuseppe, mite di cuore, prega per noi. Per tuo modello, contempli pio Gesù, l'Agnello mite di Dio. Don Angelo Maria Oddi Il Cappellano Coordinatore Nazionale Vicario Per l’assistenza spirituale al personale della Polizia di Stato Via Panisperna, 200 00184 Roma E- Mail [email protected] Basilica Concattedrale di Santa Maria Salome Piazza Santa Maria Salome 03029 Veroli Frosinone www.basilicadisantamariasalome.it Santuario SS. Trinità Piazza SS. Trinità 03020 Torrice Frosinone E-mail [email protected] Cell .338 3013264
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