Veranda di Beppe Tassone SOTTO LA VERANDA Ricordi di mesi di marzo trascorsi da tempo: giungeva San Giuseppe, era festa nazionale, le scuole chiudevano per un giorno. Era l’occasione per la prima uscita al mare, dopo i lunghi mesi invernali: si correva la Milano Sanremo, la “classicissima di apertura”, come la si amava definire. La Liguria ci accoglieva con i suoi profumi, quello dei fiori di mimosa, delle alghe lungo il molo, dell’oleificio a due passi. Profumi che hanno caratterizzato tanti anni della nostra vita: poi la festa di san Giuseppe è stata abolita e molte tradizioni si sono perse, compresa quella del “bastone” il tipico dolce che si acquistava in panetteria ed in pasticceria in quei giorni. Lo scrivo perché il turismo ha bisogno non solo di accoglienza, di spazi, di novità, di aree rese sicure e in grado di rasserenare le persone e di offrire loro vivibilità coccolandone gli interessi, 42 ma anche di date, di periodi, di momenti che si attendono tutto l’anno, magari per poi bruciarli in poche ore. Un turismo che deve essere a misura di uomo e di donna, trasmettergli non solo accoglienza, ma anche sensazioni, aiutare tutti a riscoprire l’intimo di noi stessi, a donare, attraverso anche solo poche ore trascorse distanti da casa, un valore aggiunto in grado di caratterizzare un intero periodo. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito alla massificazione degli interessi, tutto è diventato generalista, tutto si trasforma in un’unica miscela nella quale ogni passione è stata centrifugata, lasciando ben poco spazio all’essere umano, alla sua anima, alle sue più personali sensazioni. Lo so che ora è difficile recuperare quanto si è bruciato in decenni di follia, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. La “corsa” passava veloce, lungo l’Aurelia, in mezzo ad una folla accorsa non solo per vedere i ciclisti transitare in vista del traguardo, ma anche per “gustare” la primavera, per organizzare l’estate, per ritrovare amici, per riprendere discorsi chiusi in autunno. Una vita che riprendeva e che faceva bene a tutti: all’imprenditoria, a chi amministrava le località e a chi, per nulla al mondo, sarebbe mancato a quell’appuntamento. Credo che si debba ripartire dall’anima di ognuno di noi, dalle sensazioni che proviamo, giovani e anziani, dalla nostra capacità e volontà di saper gioire per momenti intimi vissuti in compagnia di noi stessi, delle nostre fantasie, dei nostri ricordi. L’aria che profuma di mimose, l’odore della frittura di pesce, la passeggiata serale lungo il molo ed il lungomare costituiscono non solo momenti di libertà, ma dei valori assoluti legati al turismo ed alla sua capacità rigeneratrice.
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