La rassegna di oggi

RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 16 marzo 2015
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati
dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Indice articoli
REGIONE (pag. 2)
Il leader della Fiom regionale si schiera con Landini (M. Veneto)
Nella competizione con Palmanova il Veneto dà una mano a Latisana (M. Veneto)
Nuovo Isee rinviato a fine luglio… (Gazzettino, domenica 15 marzo, 2 articoli)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Arriva il premio da 1,3 milioni ai comunali (Piccolo, 2 articoli)
Salvare la Prefettura Oggi vota il consiglio (Gazzettino Pordenone)
Coopca, ramo friulano forse diviso (Gazzettino Udine)
CoopCa, ore di tensione per diciotto lavoratori (M. Veneto Pordenone)
REGIONE
Il leader della Fiom regionale si schiera con Landini (M. Veneto)
UDINE «La nostra intenzione non è fondare un nuovo partito». Lo ripete Gianpaolo Roccasalva,
segretario regionale della Fiom, che sabato era a Roma, unico dalla regione, convocato dal leader del
sindacato Maurizio Landini. Roccasalva rimarca la distanza dai partiti, tenuti fuori dall’iniziativa
romana. Che, come vuole Landini, è etichettabile come un cantiere per una “coalizione sociale”. «Solo
accostarci ai partiti è sbagliato – rimarca Roccasalva –, anche perché oggi la politica ci sembra messa
piuttosto male. Per questo abbiamo stiamo cercando di organizzare iniziative diverse, per coinvolgere
chi non ha rappresentanza, chi opera nel sociale, come le associazioni, o qualunque gruppo non riesca a
far sentire la propria voce. Non c’è alcun obiettivo di fondare partiti, anzi, sabato a Roma sono stati per
primi i rappresentanti delle tante associazioni intervenute a raccomandare che, se quello è lo scopo,
loro non ci stanno». Il segretario regionale della Fiom spiega che il primo passo sarà definire dei punti
in comune con le associazioni. «Sul tavolo ce ne sono diversi, dalla tutela dei diritti dei lavoratori alle
iniziative culturali, dall’istruzione alla giustizia sociale. Una volta condivisi i temi – spiega Roccasalva
– costruiremo passo a passo, insieme, i modi attraverso i quali dare visibilità a chi non ha
rappresentanza. Oggi c’è il nodo del Jobs Act voluto dal Governo che, prendendo ordini da
Confindustria e dalla Bce, ha smantellato i diritti dei lavoratoti. Noi non staremo fermi, lavoriamo per
riscrivere lo Statuto dei lavoratori e mercoledì ci riuniremo di nuovo a Roma. E poi – conclude
Roccasalva – puntiamo sul referendum per cancellare il Jobs Act e sulla grande manifestazione del 28
marzo per i metalmeccanici e per quanti vorranno essere al nostro fianco».
Nella competizione con Palmanova il Veneto dà una mano a Latisana (M. Veneto)
di Anna Buttazzoni UDINE Meno parti in 9 Punti nascita su 11. Vanno meglio solo San Daniele e
Monfalcone che da luglio 2014 sfrutta la chiusura della struttura di Gorizia. I numeri sono ancora
provvisori ma disegnano la tendenza e saranno utili nella decisione che dovrà assumere la giunta. Cioè
la scelta tra il Punto nascita di Palmanova e quello di Latisana. A giugno uno dei due chiuderà e i
numeri, almeno in parte, aiutano a fotografare e analizzare la situazione. Nella tabella è riportato il
raffronto tra le nascite del 2013 e quelle del 2014. La struttura con il maggior calo di parti è l’ospedale
di Latisana, con il -9 per cento, seguito dal Santa Maria della Misericordia di Udine, -8,5 per cento
rispetto al 2013, dal Santa Maria degli Angeli di Pordenone (-7,7) e da Palmanova che ha fatto
registrare un meno 7,5 per cento. Le riduzioni minori, invece, sono segnalate al Burlo Garofolo di
Trieste, quasi stabile con uno 0,7 per cento in meno, all’ospedale di Tolmezzo, -1,6 per cento, e in
quello di San Vito al Tagliamento. Il criterio di sicurezza, per madri e bebè, fissato dal ministero della
Salute indica che sotto i 500 parti l’anno i Punti nascita vanno chiusi. Qualcuno da Roma sussurra che
l’asticella dovrebbe arrivare a mille nascite l’anno. Oggi rimangono validi i 500 parti in dodici mesi e
sotto quella soglia ora c’è solo Latisana, mentre Tolmezzo è poco più su, con 525 parti nel 2013 e 517
nel 2014. Monfalcone, invece, che era a rischio con 468 nascite nel 2013, l’anno scorso ha recuperato
arrivando sopra le 600 in virtù della chiusura di Gorizia dove nel 2013 erano nati 276 bimbi, mentre da
gennaio a giugno 2014 i parti sono stati 137. Se Tolmezzo non è in discussione in quanto presidio di
montagna, la logica dei numeri dice che a chiudere dovrà essere Latisana. Eppure la scelta non è così
scontata. Le argomentazioni sono diverse. La prima tiene conto della differente capacità dei due Punti
nascita di attrarre pazienti da altre strutture. La seconda della distanza delle due strutture dagli ospedali
di riferimento. E in entrambe le argomentazioni a spuntarla è Latisana. La base di partenza è ancora
fatta di numeri. E dei 759 parti nell’ospedale di Palmanova 17 sono di donne che non sono residenti in
Fvg. Dei 406 bebè nati all’ospedale di Latisana ben 139 – otto volte tanto rispetto a Palmanova – sono
di mamme provenienti da fuori regione, soprattutto dal Veneto, in questo dimostrandosi più attrattivo di
San Vito al Tagliamento. Nella regione confinante il dibattito sui Punti nascita è identico e, quello di
Portogruaro, il più vicino a Latisana, è sotto i 500 parti l’anno e la Regione ne ha già ipotizzato la
chiusura. Lo stop al Punto nascita di Portogruaro impedirebbe di cancellare quello di Latisana,
considerato che già molte pazienti venete si rivolgono a quella struttura. Chiudere Latisana, poi,
significherebbe anche correre il rischio di spingere le mamme verso il Veneto. Ora però, in piena
campagna elettorale per il rinnovo del governo del Veneto, ogni decisione è congelata. Difficile quindi
immaginare che l’amministrazione Serracchiani possa attendere le decisioni dei colleghi confinanti per
trarne vantaggio. Altro dato è la lontananza dai grandi ospedali. Palmanova è più vicina a Udine,
mentre Latisana ha una distanza quasi doppia dal capoluogo friulano. E poi per Latisana va considerata
anche la stagione estiva e il fatto che sia ospedale di riferimento per Lignano. Va infine preso a
riferimento l’aspetto politico. Palmanova è guidata da un sindaco Pd, Latisana da uno di Fi. Entrambi
hanno alzato le barricate in difesa del proprio Punto nascita e nessuno dei due ha intenzione di mollare.
Il favorito sembrerebbe Martines. Ma Serracchiani non sembra disponibile a decidere solo in base
all’appartenenza politica.
Nuovo Isee rinviato a fine luglio. Bonus affitti, in salvo le famiglie (Gazzettino, dom. 15 marzo)
Elisabetta Batic TRIESTE - Verranno prorogati con molta probabilità al 31 luglio prossimo i termini di
presentazione alla Regione, da parte dei Comuni, delle domande di sostegno alle locazioni. Anche
queste infatti si basano sull'attestazione Isee che i cittadini devono esibire per poter partecipare ai bandi
per il bonus affitti. Sarebbe infatti in fase di predisposizione un emendamento in tal senso, che
dovrebbe arrivare in Consiglio questa settimana, da parte dell'assessore ai lavori pubblici Mariagrazia
Santoro. Una norma che risponde in maniera diretta e concreta alle criticità relative all'acquisizione del
modello Isee: i Caf sono oberati e c'è il rischio che non riescano a rispondere nei tempi previsti a tutte
le richieste pervenute da parte della cittadinanza.
Per il bonus affitti, i fondi sono statali e ammontano a 7 milioni di euro: la scadenza per i Comuni che
devono presentare il fabbisogno alla Regione potrebbe slittare, dunque, dal 31 maggio al 31 luglio.
L'emendamento sul bonus affitti verrebbe associato alla norma stralcio su cultura e istruzione (che
verrà votata il prossimo 18 marzo) la quale, su iniziativa dell'assessore Loredana Panariti, già prevede
una proroga (entro il 30 aprile e non più il 31 marzo) per presentare l'Isee con cui chiedere il contributo
per l'acquisto di libri di testo, trasporto agevolato e borse di studio. Sul bonus affitti, nulla al momento
è stato formalizzato ma il Consiglio regionale è sovrano nell’inserire norme urgenti extra ordine del
giorno nonostante questo sia già denso di argomenti con due sole giornate di lavoro per l'Aula anziché
tre. La Giunta regionale punta comunque a prorogare tutti i benefici in corso affinché non si
interrompano le prestazioni.
Dal canto suo l'assessore alla salute Maria Sandra Telesca ha già assicurato che in questo contesto non
è a rischio nemmeno la misura regionale che consentirà di non far pagare il «superticket» alle famiglie
con redditi sotto i 15mila euro: l'agevolazione entrerà in vigore il primo maggio e per beneficiarne non
occorre presentare il modello Isee entro quella data ma al primo accesso alle prestazioni sanitarie.
Caf travolti da 150mila pratiche
UDINE - «La proroga annunciata dalla Regione è un passo avanti, ma non sarà sufficiente a risolvere
l'emergenza Isee». Il nuovo allarme arriva dai Caf della Cgil, che con il responsabile regionale Silvano
Petris sollecitano la Regione a ulteriori interventi per consentire di far fronte a una domanda di Isee che
quest'anno si annuncia in forte crescita - da 100mila a 150mila dichiarazioni, stimano i sindacati - in
seguito all'introduzione dell'esenzione dai ticket per i nuclei familiari sotto la soglia dei 15mila euro
Isee.
«Servono ulteriori proroghe - rilancia Petris - per risolvere il problema della concomitanza con 730 e
Unico, oltre a interventi per aumentare il numero di pratiche elaborate dalle amministrazioni pubbliche
o dagli stessi Caf, riconoscendo loro le risorse per ulteriori assunzioni». Dietro alla richiesta non solo il
nuovo Isee introdotto a livello nazionale, più equo ma anche più complicato da elaborare, ma anche la
concomitanza di gran parte delle scadenze delle domande di accesso ai contributi regionali (buoni libro,
trasporto agevolato, borse di studio, esenzione dai ticket) con la campagna fiscale.
«L'anno scorso - ha spiegato Petris - abbiamo prodotto 75mila dichiarazioni tra 730 e Unico e 13mila
Isee: quest'anno, anche per i problemi legati al rodaggio del 730 precompilato, non saremo in grado di
gestire la stessa mole di lavoro sugli Isee, pur avendo già esteso gli orari di lavoro». Per i Caf è
un'emergenza anche economica, visto che sugli Isee lavorano in perdita, e questo rischia di
ripercuotersi anche sulle loro attività sociali e benefiche. Attività svolte in diverse aree del mondo (ex
Jugoslavia, Sudamercica, India, Africa), come ha spiegato Gastone Boz, responsabile del progetto
solidarietà dei Caf Cgil triveneti, e nelle quali sono stati impiegati 2,1 milioni di euro dal 1999 e
180mila solo l'anno scorso. Tra le ultime iniziative la realizzazione di una biblioteca a Gaongbé, in
Togo, realizzata con il coinvolgimento diretto del Caf del Friuli Venezia Giulia e del Sindacato
pensionati Cgil di Udine. A parlarne anche Apko Komla, presidente dell'associazione «Parola e
Azione», coinvolta nella costruzione della biblioteca, che sarà inaugurata alla fine di questo mese.
CRONACHE LOCALI
Arriva il premio da 1,3 milioni ai comunali (Piccolo)
di Giovanni Tomasin Ammonta a circa un milione e 300mila euro il totale dei premi destinati alle buste
paga dei dipendenti del Comune nel 2014. È quanto risulta dall’intesa sul contratto integrativo
approvato nei giorni scorsi dalla giunta, dopo la firma con le sigle sindacali e il via libera della Corte
dei conti. Gli uffici personale del Comune però avvertono: non si tratta di cifre da far girare il capo,
perché la media dei premi si aggira attorno agli ottocento euro. Via il cliché della pubblica
amministrazione “sanguisuga”, quindi. Ma il 2014 è stato un anno importante anche perché per la
prima volta i dipendenti non sono stati premiati soltanto secondo il vecchio criterio (basato sul disagio),
ma anche secondo i risultati di area. Ciò in vista dell'ulteriore cambiamento atteso per il 2015, i premi
individuali, le cui modalità trovano però i sindacati sul piede di guerra. I dati La cifra complessiva delle
risorse stanziate nel contratto è di otto milioni e 875mila euro. Gli uffici specificano, però, che non si
tratta di soli premi: «Buona parte di quegli otto milioni va a costituire una miriade di competenze,
accumulate nel tempo dai dipendenti, che vengono rinnovate di anno in anno». Ad esempio le
progressioni di carriera sono invariate dal 2005, ultimo anno in cui furono possibili. «In realtà la massa
destinata alla contrattazione per il 2014 è stata di circa un milione e trecentomila euro. Ed è su questa
cifra che si sviluppa la contrattazione di anno in anno». Precisa l'assessore municipale con delega alle
Risorse umane Roberto Treu: «Le risorse sono pressoché invariate rispetto al 2013». Al traino dell’area
La novità, in questo caso, è la valutazione per area: «Ogni servizio che fa capo a un dirigente aveva
degli obiettivi - spiegano gli uffici -. I premi dei lavoratori, oltre a quelli classici, erano legati per la
prima volta anche al raggiungimento degli obiettivi di gruppo». Si tratta di un primo passo verso la
valutazione individuale. L’assessore Treu ripercorre le tappe della vicenda: «Già nell’accordo del 2013
avevamo previsto un legame più stretto con la produttività e i risultati - spiega - in linea con le
disposizioni governative. I premi son una tappa intermedia di questo processo». L’entità dei premi Ma
quanti euro portano questi premi nelle buste paga dei 2mila 400 dipendenti comunali? Negli ultimi anni
il personale della pubblica amministrazione è stato oggetto di campagne anche pesanti sui suoi benefit,
ma bisogna dire che i lavoratori del municipio triestino non incassano cifre da capogiro. I valori
variano a seconda del settore: per l’area amministrativa gli importi vanno in media dai 600 ai 1200
euro. «Poi c'è anche chi sta a casa tutto l'anno - precisano gli uffici - e se va bene piglia 50 euro»; per
gli operai e per i dipendenti con incarichi assimilabili la media spazia dai 300 ai mille euro. Molto
variabile la forbice degli agenti della Polizia locale: a seconda dell'incarico, un vigile può percepire
quanto un dipendente amministrativo, se ha un incarico d'ufficio, oppure molto di più, se gli vengono
affidati molti turni di notte. «In linea di massima tra i vigili si trovano i premi più alti proprio grazie
alle notti - dicono gli uffici -: c'è chi prende 1600 euro, che è la cifra massima». I premi individuali
Nelle prossime settimane sono previsti incontri serrati per la definizione del sistema dei premi per il
2015. L’assessore Treu precisa: «Il nostro obiettivo è riconoscere e valorizzare le competenze e
l'impegno del dipendente comunale rispetto all'obiettivo di migliorare i servizi e le attività del
Comune». A questo fine l'ente ha predisposto una bozza in base alla quale valutare il rendimento di
ogni singolo lavoratore: «Già in febbraio abbiamo individuato i criteri di base - prosegue il
responsabile Risorse umane della giunta - ma non è una cosa facile. Serve un cambio di mentalità».
Questo «cambio di mentalità» sarà al centro dei confronti fra le parti sociali: «La contrattazione dovrà
iniziare da subito. Di comune accordo abbiamo atteso che ci fossero le elezioni per le nuove Rsu e ora
che sono state fatte possiamo procedere con la discussione». Nelle intenzioni del Comune il 2015
dovrebbe aggiungere ai premi già esistenti, quelli derivanti dal disagio e quelli d'area, i premi “su
misura”. Una sfida non da poco.
La Cgil boccia le nuove “pagelle” su misura
«Noi non rigettiamo a priori l’idea di valutare il rendimento del singolo lavoratore. Però rifiutiamo su
tutta la linea i criteri proposti dal Comune. Sono a dir poco kafkiani». La segretaria provinciale di Cgil
Funzione pubblica Rossana Giacaz non vede di buon occhio la bozza di scheda che gli uffici hanno
preparato per pesare l'operato dei singoli dipendenti. Una scheda che dovrebbe diventare operativa a
partire da quest'anno. «Hanno disegnato una pagellina, un “misurometro” - spiega -, che oltre a essere
molto complicato mette nel mirino una serie di caratteristiche che nulla hanno a che fare con le
prestazioni lavorative». Tra i criteri incriminati Giacaz elenca «cose come l’educazione e l'assertività.
Sono cose che non c'entrano con il lavoro». Ciò non significa tagliare le gambe alla trattativa,
sottolinea il sindacato: «Tutte le sigle sono pronte a discutere su quali strumenti adottare per
riconoscere i meriti di chi si impegna». Però ci sono alcune condizioni preliminari: «Pensare di farlo
con la struttura attuale è assurdo - dice -. Oggigiorno il Comune è una macchina paralizzata. Come
posso valutare i risultati del singolo lavoratore quando è costretto ad operare in un contesto che non
funziona?». La Cgil chiede con forza di «mettere mano alla macchina del Comune». A prova
dell'urgenza porta l'esempio dei dirigenti: «Sono un caso utile per capire come funzionano i criteri di
valutazione - dice Giacaz -. Da anni i dirigenti continuano a venir premiati. Anche quelli che hanno
preparato appalti disastrosi come quelli sulle pulizie o sull'assistenza domiciliare». La Cgil ricorda che
l'amministrazione aveva promesso un documento volto a ripensare i criteri per le misurazione dei
risultati dei vertici: «Forse sarebbe opportuno presentare quel testo prima di pensare a come valutare
ognuno delle migliaia di lavoratori del Comune». A partire dalla prossima settimana amministrazione e
sindacati si incontreranno a ritmo serrato per arrivare a un accordo. La “pagella” deve entrare in vigore
quest'anno e i tempi sono stretti. Ma la trattativa appare in salita: «È un peccato - conclude la segretaria
del Pubblico impiego - perché il Comune gestisce servizi essenziali. Servizi che hanno bisogno di un
dialogo fra amministrazione e lavoratori e non di casi come quello dei campi estivi, l'estate scorsa».
(g.tom.)
Salvare la Prefettura Oggi vota il consiglio (Gazzettino Pordenone)
PORDENONE - Il tema del mantenimento della Prefettura a Pordenone sarà la questione centrale del
consiglio comunale in programma oggi, alle 18. Sarà una nuova verifica della posizione delle forze
politiche sull’esigenza di mantenere la rappresentanza dello Stato sul territorio che già ha diviso i
sindaci della provincia nell’assemblea di venerdì pomeriggio quando in sette non hanno votato il
documento presentato da Claudio Pedrotti, come presidente della nuova Provincia, per sollecitare il
ministro Alfano a nominare il prefetto.
L’esame del documento era stato avviato nella seduta del Consiglio il 9 febbraio scorso con la
presentazione da parte del consigliere Franco Dal Mas cui era seguito l’intervento del sindaco Pedrotti
che aveva comunicato di aver già inviato una lettera al ministro dell’Interno Angelino Alfano per
invitarlo a nominare il nuovo prefetto di Pordenone. Ma aveva anche manifestato la necessità di
affrontare tematiche legate ad altre istituzioni che si vorrebbero ridimensionare o accorpare: l’Unione
Industriali, la Camera di Commercio, l’Università e anche l’Associazione Artigiani. Il dibattito
riprenderà con gli altri consiglieri già iscritti a parlare.
Sempre all’ordine del giorno anche una serie di interrogazioni. Ad esempio quella che solleva la
questione inerente la presenza del sindaco alla moschea di Pordenone, o sulla chiusura dell’ufficio
postale di Via Candiani; la difesa del Consorzio Universitario. Il consigliere Franco Dal Mas vuole
sapere cosa fa il Comune in caso di morosità incolpevole mentre la consigliera Mara Piccin interroga
sulle azioni intraprese contro il gioco d’azzardo dilagante, sui tempi per il piano urbano della mobilità
sostenibile e sulle multe in caso di sforamento dell’orario di sosta. In calendario anche le interpellanze
della consigliera Sonia D’Aniello che sollecita chiarimenti sulle circoscrizioni o sulle altre forme di
democrazia partecipativa dei cittadini e del consigliere Riccardo Piccinato che interroga sulla forma di
aiuti concessi dai servizi sociali agli italiani in difficoltà.
All’ordine del giorno rimane iscritte anche alcune mozioni. Un documento sulla trascrizione del
matrimonio tra persone dello stesso sesso, contratto all’estero invita la Giunta a farsi carico in
Parlamento affinché legiferi sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso e sulla disciplina delle
convivenze.
Coopca, ramo friulano forse diviso (Gazzettino Udine)
testo non disponibile
CoopCa, ore di tensione per diciotto lavoratori (M. Veneto Pordenone)
SACILE Con il fiato sospeso 18 lavoratori della CoopCa di Sacile, i fornitori e decine di soci: domani
il tribunale di Udine deciderà sul piano aziendale. Nel supermarket del centro commerciale Serenissima
c’è in ballo il futuro occupazionale. «I casi sono tre – è stata la valutazione di Daniela Duz sindacalista
Filcams Cgil –. Il giudice potrebbe accettare il progetto aziendale del gruppo Coopca che conta in
Friuli circa 600 dipendenti. Oppure concederà altri 30 giorni di proroga, altrimenti ci sarà il
fallimento». La situazione. «La CoopCa ha altri quattro punti vendita in provincia oltre a quello di
Sacile – ha rilanciato Duz –: bisogna tenere unito il territorio per salvare il lavoro». L’azienda ha
presentato domanda di concordato preventivo in bianco: i contatti con potenziali investitori per il nuovo
piano di rilancio sono come un cero acceso sul futuro del lavoro, a Sacile. «La CoopCa ha presentato la
domanda di concordato preventivo – ha ricostruito i passaggi di una crisi che si consuma anche ai danni
delle centinaia di soci – in Tribunale a Udine». Alcuni soci avevano denunciato il Cda qualche mese fa.
Il gruppo cooperativo soffre la crisi come altri supermarket e la richiesta di rimborso da parte dei soci,
ha inceppato il meccanismo alla voce liquidità. Il Cda ha scelto la via del concordato in bianco: per
congelare la situazione, preservare il patrimonio e ottenere dal giudice il tempo che serve: quello per
presentare una proposta e un piano ai creditori. La giunta regionale Fvg ha attivato una procedura di
revisione straordinaria della situazione finanziaria e patrimoniale. «Dopo il 17 marzo sapremo se il
tribunale accetterà il piano – ci spera Duz – per salvare l’azienda». Quella che il 31 dicembre 2013
aveva un fatturato di 106 milioni. Il commercio. Concorrenza all’ultimo cliente tra i centri commerciali
liventini: quello Serenissima, dove ha gli scaffali la CoopCa, soffre il derby con Bennet, Eurospar e
Bingo. «La crisi dei centri commerciali, come il Serenissima a Sacile, si vede con le chiusure dei
negozi in galleria – sostiene Mauro Agricola vertice sindacale Uil-Tucs –. Anche Bennet e poi a Fiume
Veneto l’Emisfero e Meduna a Pordenone ha costi che non sono più sostenibili: mancano i soldi».
L’impoverimento economico ricade sui lavoratori: la politica nella grande distribuzione è quella di
abbassare i prezzi dei prodotti. «In questo modo, si abbassano in proporzione anche i salari dei nuovi
assunti – è l’effetto domino dice Agricola –. Se un dipendente nella corsia di un supermarket con 30
anni di anzianità costa 1.300 euro mensili, un neo assunto per arginare il minore guadagno di vendita,
non supererà a orario pieno mille euro». Chiara Benotti