Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 65 (46.903) Città del Vaticano venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 . Francesco alla Commissione internazionale contro la pena di morte Cordoglio del Papa per le vittime dell’attacco terroristico Fallimento dello Stato di diritto Dolore e inquietudine a Tunisi E ai vescovi del Giappone ricorda la testimonianza dei “martiri nascosti” «Per uno Stato di diritto, la pena di morte rappresenta un fallimento, perché lo obbliga a uccidere in nome della giustizia». Lo ha scritto il Papa in una lettera consegnata venerdì 20 marzo al presidente della Commissione internazionale che si batte contro le esecuzioni capitali. Ricevendo in udienza una delegazione guidata dal presidente Federico Mayor, il Pontefice ha ricordato la precedente lettera inviata all’Associazione internazionale di diritto penale e all’Associazione latinoamericana di diritto penale e criminologia il 30 maggio 2014 e il suo discorso alle cinque grandi associazioni mondiali dedite allo studio del diritto penale, della criminologia, della vittimologia e delle questioni penitenziarie incontrate il 23 ottobre scorso. Quindi ha sottolineato che «gli Stati possono uccidere per azione quando applicano la pena di morte, quando portano i loro popoli alla guerra o quando compiono esecuzioni extragiudiziali o sommarie», ma «anche per omissione, quando non garantiscono ai loro popoli l’accesso ai mezzi essenziali per la vita». Del resto quest’ultima, «soprattutto quella umana, appartiene solo a Dio» e «neppure l’omicida perde la sua dignità personale» — ha aggiunto citando la vicenda di Caino. E sebbe- ne la necessità di neutralizzare un aggressore «può comportare la sua eliminazione», tuttavia «i presupposti della legittima difesa personale non sono applicabili all’ambito sociale». La visita del Pontefice a Pompei e a Napoli Dunque per Francesco «la pena di morte è inammissibile». Essa «è un’offesa all’inviolabilità della vita e alla dignità della persona. Non rende giustizia alle vittime, ma fomenta la vendetta». Per questo, «non si raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano». Inoltre, prosegue il Papa, «la pena di morte perde ogni legittimità a motivo della difettosa selettività del sistema penale e di fronte alla possibilità dell’errore giudiziario». Per non tacere poi del fatto che essa è «una pratica frequente a cui ricorrono alcuni regimi totalitari e gruppi di fanatici, per lo sterminio di dissidenti politici, di minoranze, e di ogni soggetto etichettato come “pericoloso”». Come accade alla Chiesa che ne «subisce l’applicazione ai suoi nuovi martiri». Infine il Pontefice ha accennato anche al fatto che «in alcuni ambiti si dibatte sul modo di uccidere, come se si trattasse di trovare il modo di “farlo bene”». Ma, ha avvertito, «non esiste una forma umana di uccidere un’altra persona». In precedenza Francesco aveva ricevuto i vescovi del Giappone in visita ad limina, individuando nell’attività missionaria e nei “cristiani nascosti” i «due pilastri della storia cattolica» del Paese, che «continuano a sostenere la vita della Chiesa». Marc Chagall, «Caino e Abele» (1960) PAGINA 5 TUNISI, 20. Dolore, sdegno e inquietudine si sommano in queste ore nelle reazioni tunisine e internazionali al cruento attacco terroristico che mercoledì ha provocato la morte di ventuno persone, in massima parte turisti stranieri, nel museo del Bardo di Tunisi. Il cordoglio e la vicinanza di Papa Francesco alle vittime, insieme con la ferma condanna «di tutti gli atti contro la pace e la sacralità della vita», sono stati espressi in un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato all’arcivescovo di Tunisi, monsignor Ilario Antoniazzi. Questi, da parte sua, ha parlato a Radio Vaticana di «dolore, sconcerto e umiliazione», sottolineando che «il popolo tunisino, accogliente e buono, non capisce in queste ore come sia possibile che siano state uccise e ferite delle persone». La popolazione è scesa in piazza per manifestare sostegno al Governo nella determinazione a combattere il terrorismo. Intanto, il ministero tunisino degli Affari religiosi ha invitato gli imam a sottolineare i valori della fratellanza e della tolleranza nei loro sermoni del venerdì. Un invito che oggi è stato raccolto in tutte le moschee del Paese. Alla stampa locale, mentre l’assalto era ancora in corso, era arri- vata la rivendicazione di un gruppo jihadista tunisino. Nelle ore successive se ne è detto responsabile il cosiddetto Stato islamico (Is), attivo in Iraq e in Siria, ma al quale hanno dichiarato adesione diverse formazioni, in particolare quelle che operano in Libia. Il Governo tunisino, tra l’altro, ha sostenuto che i due assalitori uccisi dalle forze di sicurezza, Saber Kachnaoui e Yassine Laabidi, erano partiti lo scorso dicembre per la Libia dove erano stati addestrati prima di rientrare in patria. Alla situazione in Libia ha fatto riferimento anche il Consiglio europeo riunito oggi a Bruxelles. Ieri la necessità di un intervento dell’Onu in Libia era stata sostenuta dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in un’intervista alla Cnn. Sulla dinamica e le finalità dell’attacco, comunque, restano dubbi. In un primo momento l’obiettivo era sembrato il vicino Parlamento, dove era in corso un’audizione proprio sul terrorismo. Solo dopo essere stati respinti dalle forze di sicurezza gli assalitori avrebbero ripiegato verso il Bardo. Nella rivendicazione e nella propaganda dell’Is delle ultime ore si sostiene invece che il bersaglio erano proprio gli stranieri in visita al museo. PAGINA 7 Per le sistematiche violenze contro la comunità irachena degli yazidi L’Onu accusa l’Is di genocidio NEW YORK, 20. L’Onu accusa il cosiddetto Stato islamico (Is) di aver commesso un vero e proprio genocidio nei confronti della comunità degli yazidi in Iraq, i cui membri sono stati sistematicamente uccisi, torturati, stuprati, schiavizzati e sottoposti ad altri tipi di violenza. Lo si afferma in un rapporto diffuso ieri dall’alto commissariato dell’Onu per i Diritti umani, che sollecita il deferimento degli aderenti al gruppo jihadista alla Corte penale internazionale. Le fonti del rapporto sono oltre cento tra vittime e testimoni di quanto avvenuto dall’estate scorsa in varie regioni dell’Iraq e, in particolare, nelle aree investite dall’offensiva militare dell’Is nella piana di Ninive, a Mosul e nella regione montagnosa di Sinjar, abitata in prevalenza da yazidi che il gruppo jihadista considera apostati dell’islam. Secondo i racconti dei testimoni e dei sopravvissuti, i miliziani jihadisti hanno prima fatto prigionieri gli yazidi, per lo più civili, e poi hanno ucciso a sangue freddo i maschi. Quindi hanno ridotto in schiavitù le donne e i minori. Alcuni testimoni hanno riferito di stupri compiuti persino su bambine di appena sei anni. Simili testimonianze erano già emerse nei mesi scorsi da altri rapporti umanitari. E lo stesso Is non ha mai nascosto l’intenzione di fare A Barcellona una fondazione per la promozione della pastorale delle grandi città Anche Ninive può convertirsi LLUÍS MARTÍNEZ SISTACH A PAGINA 4 A PAGINA 4 Tracce dell’antica persecuzione dei cristiani in Giappone Scarpette rosse CRISTIAN MARTINI GRIMALDI schiave le donne da loro considerate infedeli. L’alto commissariato muove accuse di violenze contro le popolazioni anche alle forze irachene e alle milizie loro alleate, facendo riferimento in particolare alla tragica vicenda dei 43 prigionieri bruciati vivi in un carcere di Diyala. Il rapporto è stato pubblicato proprio nel giorno della scoperta di una fossa comune con 13 corpi non identificati. Il macabro ritrovamento è avvenuto a Buajil, una località tornata nelle ultime ore sotto il controllo delle forze di Baghdad e che si trova a est di Tikrit, dove da settimane le forze governative sono all’offensiva contro l’Is. Le condanne da parte delle istituzioni internazionali, come pure dei responsabili delle comunità religiose, a partire proprio da quelle musulmane, non sembrano comunque intaccare la feroce determinazione dei miliziani dell’Is, i quali ancora oggi hanno diffuso un nuovo, raccapricciante video nel quale viene mostrata la decapitazione di tre combattenti peshmerga curdi, catturati in Iraq. Fiori deposti su una macchia di sangue davanti al museo del Bardo a Tunisi (Afp) NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; le Loro Eccellenze Reverendissime i Monsignori: — Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; — Joseph Mitsuaki Takami, Arcivescovo di Nagasaki (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Thomas Aquino Manyo Maeda, Arcivescovo di Osaka (Giappone), con l’Ausiliare, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Michael Gorō Matsuura, Vescovo titolare di Sfasferia, in visita «ad limina Apostolorum»; — Peter Takeo Okada, Arcivescovo di Tōkyō (Giappone), Amministratore Apostolico «sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis» di Saitama, con l’Ausiliare, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor James Kazuo Koda, Vescovo titolare di Sinnada di Mauritania, in visita «ad limina Apostolorum»; — Dominic Ryōji Miyahara, Vescovo di Fukuoka (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Paul Kenjiro Koriyama, Vescovo di Kagoshima (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Berard Toshio Oshikawa, Vescovo di Naha (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Paul Sueo Hamaguchi, Vescovo di Oita (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Paul Yoshinao Otsuka, Vescovo di Kyōto (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Augustinus Jun-ichi Nomura, Vescovo di Nagoya (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — John Eijiro Suwa, Vescovo di Takamatsu (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Tarcisius Isao Kikuchi, Vescovo di Niigata (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Bernard Taiji Katsuya, Vescovo di Sapporo (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Martin Tetsuo Hiraga, Vescovo di Sendai (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»; — Rafael Masahiro Umemura, Vescovo di Yokohama (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum». Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza una Delegazione della “Red Ser Fiscal” (Rete Fiscale per la trasparenza elettorale). Predica di Quaresima Questa mattina, nella Cappella «Redemptoris Mater», alla presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza predica di Quaresima. Erezione di Diocesi e relativa Provvista In data 19 marzo, il Santo Padre ha eretto la Diocesi di Nogales (Messico), con territorio dismembrato dall’Arcidiocesi di Hermosillo, rendendola suffraganea della medesima Arcidiocesi. Il Santo Padre ha nominato primo Vescovo della Diocesi di Nogales (Messico) Sua Eccellen- za Reverendissima Monsignor José Leopoldo González González, finora Vescovo titolare di Tuburnica e Ausiliare dell’Arcidiocesi di Guadalajara. Provvista di Chiesa In data 19 marzo, il Santo Padre ha nominato Vescovo di České Budějovice (Repubblica Ceca) il Reverendo Monsignore Vlastimil Kročil, ivi Professore di Patrologia e Letteratura Paleocristiana presso la Facoltà di Teologia e Amministratore della parrocchia a Veselí nad Lužnici. Il Santo Padre ha riorganizzato la Chiesa Greco-Cattolica Ungherese e l’ha elevata a Chiesa Metropolitana “sui iuris”, adottando i seguenti provvedimenti: — ha elevato l’Eparchia di Hajdúdorog per i cattolici di rito bizantino a Metropolia, con sede a Debrecen, ed ha nominato Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Fülöp Kocsis, finora Vescovo Eparchiale di Hajdúdorog, primo Metropolita; — ha elevato l’Esarcato Apostolico di Miskolc per i cattolici di rito bizantino ad Eparchia, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Hajdúdorog e ha nominato primo Vescovo Eparchiale Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Atanáz Orosz, finora Esarca Apostolico di Miskolc, trasferendolo dalla sede titolare di Panio; — ha eretto l’Eparchia di Nyíregyháza per i cattolici di rito bizantino, con territorio dismembrato dall’Eparchia di Hajdúdorog, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Hajdúdorog ed ha nominato Amministratore Apostolico “sede vacante” della medesima Eparchia Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Atanáz Orosz. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Washington (Stati Uniti d’America) il Reverendo Mario Eduardo Dorsonville-Rodríguez, del clero della medesima Arcidiocesi, Direttore dello “Spanish Catholic Center” e “Vice President for Mission of Catholic Charities” a Washington, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Kearney. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 Una mensa per i poveri ad Atene (Reuters) Per sostenere l’applicazione degli accordi di Minsk Risoluzione russa all’O nu sulla crisi ucraina Bruxelles chiede ad Atene di attuare le riforme Vertice Ue sulla Grecia ATENE, 20. Il Governo greco dovrà presentare nei prossimi giorni una lista completa di riforme dettagliate all’interno del quadro degli accordi raggiunti all’Eurogruppo il 20 febbraio scorso. È quanto deciso nel vertice ristretto dedicato alle riforme che Atene deve attuare nell’ambito dell’estensione del programma europeo di sostegno finanziario. Al vertice, riunitosi questa notte, al termine della prima giornata del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo, hanno partecipato il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, quello della Commissione Ue, JeanClaude Juncker, il primo ministro greco, Alexis Tsipras, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, i numeri uno della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, e dell’Eurogruppo, Jeroen D ijsselbloem. Nel quadro dell’accordo del 20 febbraio, le autorità greche «avranno la titolarità delle riforme e dovranno presentare un elenco completo di misure specifiche nei prossimi giorni», spiega un comunicato congiunto di Consiglio Ue, Commissione ed Eurogruppo. «Siamo più ottimisti dopo questa decisione. Le parti — ha detto Tsipras al termine dell’incontro — hanno confermato l’intenzione di fare il possibile per superare le difficoltà dell’economia greca al più presto». In particolare, il primo ministro ellenico ha riconosciuto che si vuole lavorare per restituire ad Atene la capacità di tornare a finanziarsi sui mercati e ha promesso che la Grecia presenterà e attuerà le riforme. Da parte sua, il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha aggiunto che la collaborazione tra i team tecnici greci e internazionali «sta evolvendo verso uno spirito costruttivo», come si legge in una nota diffusa dal suo dicastero. I tecnici di Bce, Commissione Ue e Fondo monetario internazionale stanno preparando una lista dettagliata di requisiti sulla quale saranno valutate le riforme di Atene. «È uno sviluppo positivo che il ministero apprezza, perché porterà chiarezza nelle deliberazioni», precisano fonti del dicastero greco stesso. Merkel ha sottolineato che «ora bisogna lavorare in fretta», anche perché «la situazione finanziaria greca non è facile. Abbiamo chiarito che, come previsto dagli accordi del 20 febbraio, i nuovi aiuti potranno essere concessi quando tutte le condizioni saranno raggiunte». Per il presidente Hollande, l’incontro «è servito a ricordare a Tsipras l’urgenza e la situazione del Paese. Quello che deve cambiare è il Si è dimesso il ministro Lupi ROMA, 20. Il ministro italiano per le Infrastrutture e i trasporti, Maurizio Lupi, si è dimesso dal suo incarico. La decisione, già annunciata, è stata ribadita nel corso dell’informativa che Lupi ha tenuto questa mattina di fronte alla Camera dei deputati. Le dimissioni arrivano a seguito dell’inchiesta sugli appalti per la realizzazione delle “grandi opere”, che ha portato all’arresto con l’accusa di corruzione di Ercole Incalza, ex capo della struttura tecnica dello stesso dicastero. A Lupi viene contestato in particolare il contenuto di alcune intercettazioni telefoniche raccolte nel corso delle indagini. «Le accuse che mi sono state mosse sono immotivate e strumentali», ha detto il ministro nel suo intervento, durante il quale ha rivendicato di poter lasciare il Governo «a testa alta», dopo aver lavorato per il «rilancio degli appalti anche delle medie e piccole opere», per lo «sblocco dei cantieri» e per «l’accesso al credito nel settore dell’edilizia». L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va ritmo». «Se ci deve essere un accordo, la Grecia non deve perdere tempo», ha insistito, specificando che «più si va veloce, più presto arrivano i soldi in aiuto al Paese». Durante il vertice le parti si sono impegnate ad accelerare i lavori e a concludere le trattative il più velocemente possibile. È stato inoltre confermato l’accordo pratico sulle modalità da seguire: i colloqui politici si svolgeranno a Bruxelles e le missioni conoscitive sull’avanzamento delle riforme ad Atene. E l’Eurogruppo — si legge in una nota — «è pronto a riconvocarsi il più presto possibile». La Comece conferma l’impegno per l’integrazione europea BRUXELLES, 20. Un mandato rinnovato per tre anni, alla guida dei vescovi europei, con l’impegno a «continuare a sostenere in modo costruttivo il processo di integrazione europea»: il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di München und Freising, è stato rieletto presidente della Commissione delle conferenze episcopali europee (Comece) durante l’assemblea plenaria che si è conclusa oggi nella sede di Bruxelles. Durante i tre giorni di lavoro, i vescovi hanno tra l’altro incontrato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il suo vice Frans Timmermans, e il presidente emerito del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Anche alla luce dei fatti di Tunisi, i presuli hanno discusso del problema del terrorismo e hanno inoltre incontrato il cardinale Jean- Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, affrontando in particolare il tema dei rapporti con l’islam. Nel corso dell’assemblea sono stati anche confermati i due vicepresidenti: il vescovo ausiliare di MalinesBruxelles, Jean Kockerols, e il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio. KIEV, 20. La Russia ha proposto ieri al Consiglio di sicurezza dell’O nu una nuova bozza di risoluzione con la quale chiede di sostenere l’applicazione degli accordi di Minsk per il superamento della crisi ucraina. In un incontro a porte chiuse chiesto da Mosca, il Consiglio di sicurezza ha discusso gli scenari derivanti dal non rispetto del complesso di misure decise per implementare gli accordi di Minsk del 12 febbraio scorso. «La Russia ha proposto una nuova bozza per sostenere questo documento», ha reso noto Aleksei Zaitsev, portavoce dell’Ufficio del rappresentante permanente di Mosca presso l’O nu. L’iniziativa russa arriva dopo che mercoledì scorso Kiev ha approvato emendamenti alla legge sullo status speciale per il Donbass (comprendente le regioni di Lugansk e Donetsk), che vincola una maggiore autonomia di questi territori allo svolgimento di elezioni locali in base alla legge ucraina. Condizione che, per Mosca e i separatisti filorussi, viola gli accordi di febbraio. Intanto, Vladimir Putin si trova ad Astana, per un incontro con i presidenti del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, e della Bielorussia, Aleksandr Lukašenko. Il vertice trilaterale avrebbe dovuto tenersi la scorsa settimana, ma era stato rimandato all’ultimo momento. Al centro dei colloqui, l’aumento della cooperazione commerciale ed economica (nessun accenno all’Unione euroasiatica nel comunicato pubblicato sul sito della presidenza kazaka), problemi di economia mondiale e la situazione in Ucraina. Non partecipano all’incontro i presidenti dell’Armenia, nell’Unione euroasiatica dall’inizio dell’anno, e del Kyrgyzstan, che dovrebbe aderire a breve. Durante una conferenza stampa, Putin ha detto che «è giunto il momento di discutere della possibilità di creare in futuro un’unione monetaria» tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan: Paesi che rappresentano lo zoccolo duro dell’Unione eurasiatica. Il comune di Mosca licenzia e taglia gli stipendi MOSCA, 20. Tagli al comune di Mosca. Il sindaco della capitale russa, Sergei Sobyanin, ha infatti annunciato che l’organico del comune subirà un taglio del 30 per cento. Una manovra che presuppone il licenziamento di circa tremila impiegati pubblici. «Questa è la più grande riduzione di posti di lavoro dalla perestroika», ha detto il sindaco, citato dall’agenzia Interfax. Ai lavoratori che resteranno in servizio, ha spiegato ancora il primo cittadino, verrà ridotto lo stipendio del 10 per cento. Sobyanin Sole oscurato sul Sole è incominciata a proiettare la sua ombra sul alle 9,30, ha raggiunto il suo culmine alle 10,30 per concludersi circa un’ora dopo. L’italiana che ha potuto avere il migliore osservatorio sul fenomeno è stata comunque Samantha Cristoforetti. L’astronauta, infatti ha potuto osservare l’eclissi dalla Stazione spaziale internazionale, dedicandole un’intera galleria fotografica che ha pubblicato su Twitter. LIMA, 20. In Perú, la malnutrizione cronica infantile si è dimezzata tra il 2006 e il 2013, grazie al miglioramento dell’attività economica e il maggiore accesso ai programmi sociali. È quanto afferma lo studio internazionale «Bambini del millennio», finanziato da Gran Bretagna e Irlanda, che ha monitorato la vita di dodicimila bambini nell’arco di quindici anni in Etiopia, India, Perú e Vietnam con l’obiettivo di individuare cause e conseguenze della povertà infantile. I ricercatori hanno presentato i primi risultati del quarto ciclo di indagini condotte nel 2013 fra duemila famiglie che all’inizio del 2002 avevano almeno un figlio fra i sei e i diciotto mesi di età. È emerso che la malnutrizione infantile è scesa dal 42 al 21 per cento. Secondo i dati ufficiali dell’Instituto Nacional de Estadística e Informática, la malnutrizione cronica infantile in Perú colpisce il 18 per cento dei bambini di età inferiore ai cinque anni. Tuttavia, in regioni molto degradate — come ad esempio quella andina di Huancavelica — arriva fino al 51 per cento. Le zone rurali peruviane mantengono standard nettamente inferiori a quelle urbane per condizioni di vita e servizi alla popolazione. L’uruguayano Almagro nuovo segretario dell’Osa Il «sole nero» visto a Svalbard in Norvegia (Epa) GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va ha fatto sapere che la riduzione dell’organico, che entrerà in vigore dal primo luglio, sarà accompagnata da una forte opera di informatizzazione di alcuni servizi, dallo snellimento di alcune procedure burocratiche e dall’eliminazione di alcune cariche doppie. Il sindaco ha precisato che la riduzione di personale non avrà alcun impatto negativo sulla qualità dei servizi offerti dal comune. «Vorrei che venisse presa in considerazione la possibilità di ridurre anche gli stipendi ai deputati della Duma», ha aggiunto Sobyanin. Dimezzata in Perú la malnutrizione infantile Eclissi visibile dall’Artico all’Equatore ROMA, 20. Dall’Artico all’Equatore, tutti con gli occhi al cielo oggi per l’eclissi di sole. Il cielo si è oscurato, a seconda della latitudine, da un massimo del 67 per cento al nord fino a un minimo del 39 per cento al sud. Appuntamenti per l’osservazione del fenomeno astronomico sono stati organizzati da enti di ricerca o da semplici appassionati in diversi Paesi. Tra questi c’è l’Italia, dove la proiezione dell’ombra della Luna Una donna con il figlio davanti ai resti del mercato di Donetsk (Epa) WASHINGTON, 20. L’ex ministro degli Esteri uruguayano, Luis Almagro, è stato eletto nuovo segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). Almagro guiderà l’organismo regionale fino al 2020. Per designare Almagro si sono riuniti a Washington diciannove leader della diplomazia del Continente all’Assemblea generale straordinaria: con trentatré voti favorevoli e un’astensione, l’ex ministro degli Esteri uruguayano è stato scelto per succedere al cileno José Miguel Insulza dopo due mandati consecutivi. «Ci resta un lavoro molto duro davanti», ha detto il neoeletto segretario riguardo al futuro del blocco regionale Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Nicolás Maduro raccoglie firme contro le sanzioni CARACAS, 20. Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha lanciato una vasta campagna ufficiale di mobilitazione contro le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a ufficiali militari, ritenuti responsabili — secondo Washington — delle violenze contro i manifestanti dell’opposizione. Maduro intende raccogliere dieci milioni di firme, pari a circa un terzo della popolazione del Paese, contro l’ordine varato nei giorni scorsi dal presidente Obama per confermare le sanzioni agli ufficiali militari (uno dei quali, il generale Gustavo González López, è stato promosso ministro degli Interni la settimana scorsa) e nel quale si dichiara che «il Venezuela costituisce un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti». «Chiedo la firma di tutto il Venezuela, un voto di fiducia, di coscienza, di amore di tutto il Paese», ha detto l’erede di Hugo Chávez, sottolineando che l’obiettivo è «che si deroghi quel decreto, perché il Venezuela appartiene ai venezuelani e alle venezuelane». Nei giorni scorsi, Maduro aveva comprato una intera pagina del quotidiano «The New York Time» per affermare come il Venezuela non rappresenti una minaccia per il popolo statunitense. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 pagina 3 Decine di donne nigeriane trucidate da Boko Haram Uccise dopo matrimoni forzati L’Oms rinviò l’allarme sull’epidemia di ebola GINEVRA, 20. Documenti ed email ottenuti dall’agenzia Associated Press dimostrano che l’O rganizzazione mondiale per la sanità (Oms) ha rinviato per due mesi l’annuncio dell’epidemia di ebola nell’Africa occidentale, temendo di danneggiare le economie dell’area. I documenti giunti in possesso dell’Ap dimostrano che già ai primi di giugno dello scorso anno l’epidemia di ebola registrata in Guinea si era confermata la più grave mai verificatasi in termini di vittime. I lavoratori stranieri furono fatti sgomberare. I più importanti scienziati impegnati sul fronte delle epidemie avvertirono che il virus avrebbe potuto presto espandersi in tutta l’Africa occidentale, come poi avvenne. Ma l’Oms non lanciò l’allarme fino ad agosto, nonostante che i dirigenti in Africa avessero proposto di farlo già due mesi prima. E l’epidemia si estese anche alla Sierra Leone e alla Liberia. Il ritardo di due mesi, osservano alcuni analisti internazionali, può essere costato molte vite umane. Si ritiene che oltre diecimila persone siano state uccise dal virus da quando l’Oms, per la prima volta, ne rivelò l’esplosione un anno fa. L’Oms afferma che l’espansione del virus fu senza precedenti e attribuisce la responsabilità del ritardo a diversi fattori, tra i quali la mancanza di risorse e di intelligenze sul campo. I documenti ottenuti dalla Ap dimostrano però che i dirigenti dell’Oms vennero informati di quanto la situazione fosse disastrosa. Ma aspettarono a dichiarare un’emergenza, perché l’annuncio avrebbe potuto colpire gli interessi economici dei Paesi coinvolti. Nonostante i primi casi di contagio accertati in Mali, Costa d’Avorio e Guinea Bissau, si continuò a dire che dichiarare un’emergenza internazionale o anche creare un comitato per discutere la situazione «poteva essere visto come un atto ostile», si legge nei documenti. Tra le voci in disaccordo ci fu quella di Michael Osterholm, esperto di malattie infettive dell’Università del Minnesota: «È come dire che non vuoi chiamare i vigili del fuoco perché temi che gli autocarri possano creare disturbo», affermò a suo tempo. ABUJA, 20. Decine di donne nigeriane di Bama, costrette a matrimoni forzati con i miliziani di Boko Haram che le avevano sequestrate, sono state uccise dai loro “mariti” prima della battaglia che questa settimana ha portato le forze governative a riconquistare la città. Bama, secondo centro dello Stato nordorientale del Borno, dove Boko Haram ha le sue principali roccaforti, era caduta lo scorso settembre nelle mani del gruppo jihadista che vi aveva compiuto una delle sue stragi più efferate, uccidendo, secondo fonti concordi, duemila persone. Numerose donne erano state catturate e poi co- Preso di mira il campo allestito dall’Onu a Bentiu Colpi di mortaio sui profughi sudsudanesi JUBA, 20. Gli scontri armati che continuano in Sud Sudan non risparmiano neppure i civili nei campi profughi allestiti dall’Onu. Farhan Haq, il portavoce dell’Unmiss, la missione locale delle Nazioni Unite, ha riferito ieri di colpi di mortaio esplosi il giorno prima contro un campo alle porte della città di Bentiu, che ospita circa cinquantamila persone, senza peraltro precisare le conseguenze del bombardamento. Nell’area di Bentiu, una delle più ricche di petrolio del Sud Sudan, nonostante una serie di accordi per il cessate il fuoco, il mese scorso hanno ripreso con intensità i combattimenti che da quindici me- si vedono affrontarsi i reparti dell’esercito fedeli al presidente, Salva Kiir Mayardit, e i ribelli che fanno riferimento al suo ex vice, Rijek Machar. Scontri a fuoco sono stati segnalati questa settimana anche presso Renk, più a est, dove l’Onu ha riferito di un’offensiva dell’esercito governativo. Il negoziato tra i belligeranti si protrae da mesi, ma non ha finora fermato un conflitto che ha provocato oltre diecimila morti e un milione di profughi. Il conflitto, tra l’altro, è fra quelli con il maggiore ricorso all’uso dei bambini soldato. Secondo l’Onu, nel solo 2014 i belligeranti ne hanno impiegati dodicimila. Bambini sudsudanesi in un campo profughi (Afp) Si coalizza l’opposizione della Costa d’Avorio YAMOUSSOUKRO, 20. Rappresentanti di vari partiti della Costa d’Avorio hanno annunciato la nascita di una coalizione di opposizione contro il presidente Alassane Ouattara che nelle elezioni di ottobre cercherà di ottenere un altro mandato. La nuova aggregazione sembra avere come principale promotore Mamadou Coulibaly, che è stato a capo del Parlamento sotto la presidenza di Laurent Gbagbo, oggi a processo davanti alla Corte penale internazionale. Coulibaly ha dichiarato che si sono coalizzati non solo i vecchi sostenitori di Gbagbo, ma tutti «i delusi secondo i quali Ouattara non merita un secondo mandato». Sulla presentazione di un candidato comune alle presidenziali, che sempre secondo Coulibaly è un punto fermo della coalizione, non si è ancora avviata una discussione. strette a matrimoni con i miliziani. Decine di loro sono state trucidate alla vigilia del contrattacco governativo, secondo quanto riferito alle agenzie di stampa da alcuni testimoni. Tra questi figura Sharifatu Bakura, una donna di 39 anni, madre di tre figli e “risparmiata” da un matrimonio forzato perché incinta. Suo marito era stato ucciso da Boko Haram quattro mesi fa. La donna ha raccontato che i miliziani jihadisti sapevano di un immediato attacco militare e hanno deciso quindi di fuggire verso la vicina città di Gwoza. Prima di abbandonare la città hanno però ucciso le donne. In ogni caso, la scelta di aderire o no all’iniziativa ha provocato lacerazioni in due dei principali movimenti politici del Paese. Il Fronte popolare ivoriano, già guidato da Gbagbo, sembra destinato infatti a perdere, a favore della nuova realtà politica, alcuni oppositori interni dell’attuale leader Pascal Affi N’Guessan. Ma analoghe dinamiche si riscontrano anche nell’odierna maggioranza di Governo. Quattro dirigenti dello storico Partito democratico della Costa d’Avorio, la formazione che ha governato il Paese dall’indipendenza al 1999, contestano infatti la decisione di non presentare candidati al primo turno delle presidenziali sostenendo da subito l’alleato Ouattara. I dissidenti, tra cui spicca l’ex primo ministro Charles Konan Banny, hanno inviato rappresentanti alla fondazione della nuova coalizione. Limitata l’immigrazione in Tanzania D OD OMA, 20. Il Parlamento della Tanzania ha approvato una legge che limita l’utilizzo di lavoratori stranieri nel Paese e quindi l’immigrazione. La norma prevede che un’azienda dimostri di non aver trovato nessun cittadino tanzaniano disposto o capace di svolgere un impiego, prima di assumere uno straniero. Il Governo punta a far entrare in vigore il provvedimento, che il presidente Jakaya Kikwete deve ancora ratificare dall’inizio di luglio. Negli ultimi anni, la Tanzania ha visto un enorme afflusso di lavoratori, in particolare cinesi, ma la nuova legge sembra destinata a colpire anche gli immigrati da altri Stati africani, in particolare Kenya e Zambia. Boko Haram ha subìto nell’ultimo mese diverse sconfitte sia da parte dell’esercito governativo sia della forza africana inviata in Nigeria e alla quale forniscono contingenti il Benin, il Camerun, il Ciad e il Niger. Tuttavia i miliziani mantengono alta la propria capacità di colpire, non solo con il ricorso al terrorismo, ma anche sul piano militare. Ancora nelle ultime ore, il gruppo jihadista ha lanciato attacchi armati contro villaggi del Borno al confine con il Camerun, uccidendo almeno undici persone e costringendo gli abitanti a rifugiarsi oltre frontiera. Nonostante tale situazione, il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, impegnato nella campagna per le elezioni del 28 marzo, nelle quali sollecita un nuovo mandato, ha espresso oggi sicurezza sul fatto che Boko Haram sarà definitivamente sconfitto entro un mese. Il presidente nigeriano ha comunque ammesso che le forze di sicurezza hanno tardato nel rispondere all’avanzata iniziale di Boko Haram nel nord-est del Paese. Donne rifugiate in Niger per sfuggire alle violenze di Boko Haram (Afp) Messaggio di Obama al Governo e al popolo iraniano per risolvere la questione nucleare Opportunità da non perdere TEHERAN, 20. Un mutamento del difficile rapporto tra Iran e Stati Uniti potrebbe essere a portata di mano. È quanto ha fatto intendere il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in un videomessaggio diretto al Governo e al popolo iraniano in occasione del Nawruz, la festa locale del nuovo anno, e a pochi giorni dalla scadenza prevista per un accordo sul programma nucleare di Teheran. Nel messaggio, Obama ha ricordato che quest’anno si presenta «la migliore opportunità di perseguire un futuro diverso tra i nostri Paesi». Mentre sono in corso i negoziati per trovare un accordo sul nucleare iraniano — l’obiettivo è arrivare ad un accordo quadro entro il 31 marzo, per poi definire i dettagli — il presidente statunitense ha riconosciuto che ci sono stati progressi nelle trattative, anche se restano ampie divergenze. «Questo — ha affermato Obama nel suo messaggio — è un momento che potrebbe non ripresentarsi presto. Credo che le nostre Nazioni abbiano un’occasione storica per risolvere il problema pacificamente ed è un’opportunità che non dobbiamo perdere». Se i leader dell’Iran, ha spiegato Obama, riescono a trovare un accordo «ragionevole», questo può portare «ad un percorso migliore, di maggiori opportunità per il popolo iraniano». Altrimenti, ha concluso il presidente, l’Iran «resterà isolato». Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi sono state interrotte nel 1979, dopo la presa d’ostaggi americani nell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran. A livello europeo, stamane, prima dell’avvio del vertice a Bruxelles dei capi di Stato e di Governo dell’Ue, l’Alto rappresentante dell’Unione Dichiarazioni del premier israeliano dopo la vittoria elettorale Netanyahu rivede la sua posizione sulla possibilità di uno Stato palestinese TEL AVIV, 20. Dopo la vittoria elettorale, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, abbassa i toni. E, riguardo al conflitto con i palestinesi, respinge le accuse, mossegli da più parti, di non volere uno Stato palestinese accanto a Israele sostenendo invece di non opporsi alla soluzione rappresentata dalla linea dei due Stati. Netanyhau ha tuttavia precisato di volere «una soluzione con due Stati pacifica e sostenibile», rimarcando che «per questo le circostanze devono cambiare». Tra le telefonate di congratulazioni giunte a Netanyahu c’è stata quella del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che molti Fallito un nuovo golpe nello Yemen SAN’A, 20. È fallito ieri un nuovo tentativo di colpo di Stato nello Yemen contro il presidente Abde Rabbo Mansur Hadi, messo in atto ad Aden, la maggiore città del sud, dai militari ribelli guidati dal maggiore Abdel Hafiz Al Saqaf, che sostengono il deposto presidente Ali Abdullah Saleh. Fonti della presidenza hanno confermato che Al Saqaf è stato costretto a ritirarsi con i suoi uomini nella città di Taiz. Le truppe fedeli al Governo di Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, controllano ora saldamente l’aeroporto di Aden e la caserma delle forze speciali, che ieri i ribelli avevano tentato di conquistare. Negli scontri armati tra le due fazioni dell’esercito yemenita sono state uccise almeno tredici persone. Lo scorso settembre, i ribelli per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha incontrato il cancelliere tedesco, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, e il premier britannico, David Cameron. Insieme hanno fatto il punto sullo stato dei negoziati sul nucleare iraniano. sciiti huthi, con i quali si sono poi alleati gli uomini guidati da Al Saqaf, si erano impadroniti della capitale e in gennaio avevano sciolto il Parlamento e il Governo e avevano posto agli arresti domiciliari Hadi. Questi era riuscito a fuggire da San’a il 21 febbraio scorso, riparando appunto nella città portuale di Aden, ex capitale dello Yemen del Sud fino alla riunificazione nel 1990. Il timore degli analisti è quello di una frammentazione del Paese. L’ex presidente Saleh, deposto nel 2012 dopo un anno di proteste popolari e scontri tra le varie fazioni tribali e militari, si è infatti alleato con gli huthi. Sempre nel sud del Paese, Al Qaeda nello Yemen ha aumentato gli attacchi contro le forze armate e gli stessi huthi, facendo sprofondare lo Yemen nel caos. commentatori hanno interpretato come una «schiarita» tra i due, dopo le recenti divergenze. Sia le dichiarazioni di Netanyahu, sia la telefonata del presidente statunitense sono comunque giunte sulla scia di indiscrezioni lasciate trapelare dal Governo di Washington riguardo alla possibilità di consentire il varo di una risoluzione dell’Onu che porti alla nascita di uno Stato palestinese, evitando di esercitare il diritto di veto. Nelle ultime ore ci sono state diverse dichiarazioni in questo senso e la stessa portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki, ha parlato di una revisione «del nostro approccio». Leader talebano ucciso in Pakistan ISLAMABAD, 20. Uno dei più autorevoli comandanti del movimento talebano Tehrek-e-Taliban Pakistan (Ttp) è stato ucciso ieri in un raid aereo vicino alla frontiera pakistano-afghana. Lo hanno confermato fonti del Ttp, precisando che Khawri Mehsud è morto dopo l’attacco di un drone nell’area afghana di Shabak, prospiciente alla Kurram Agency, territorio tribale pakistano. L’uomo, deceduto insieme a due aiutanti, era stato il braccio destro di Hakimullah Mehsud, capo supremo del Tehrek-e-Taliban Pakistan, ucciso in un raid aereo il primo novembre del 2013. Nei giorni scorsi, nella stessa zona, l’aviazione di Islamabad aveva compiuto diversi raid aerei, uccidendo non meno di trentaquattro miliziani islamici. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 Gustave Doré, «Giona predica a Ninive» (1880) A Barcellona una fondazione per la promozione della pastorale delle grandi città Anche Ninive può convertirsi di LLUÍS MARTÍNEZ SISTACH* na delle citazioni bibliche più frequenti nel congresso della pastorale delle grandi città — celebrato a Barcellona lo scorso anno e conclusosi a Roma, assieme al Santo Padre — è stata quella del profeta Giona, che temeva di andare a Ninive, una grande città dell’epoca. Non dobbiamo aver paura delle grandi città, è stato ripetutamente detto durante il congresso. Non imitiamo Giona nel timore. Ninive si può convertire. La Chiesa primitiva non ebbe paura delle città dell’impero romano, come testimonia l’intera vita di san Paolo. Il nostro mondo si sta sempre più urbanizzando, ci hanno detto i sociologi al congresso. Il 52 per cento della popolazione mondiale vive ora in grandi metropoli, e fra alcuni anni, sarà il 70 per cento. Per caso la religione muore nei grandi conglomerati urbani? Naturalmente no. Le cifre rivelano una crescita della religiosità a livello mondiale, anche se questo non ci porta a negare la crisi di fede e di pratica religiosa dell’Europa. Che cosa può e deve offrire la Chiesa agli abitanti delle grandi città attuali? Per organizzare la risposta a questa domanda ricorro alle classiche tre funzioni che la Chiesa è chiamata a svolgere, in ogni circostanza, e pertanto anche nella vita urbana: l’annuncio di Gesù Cristo, la celebrazione della fede, la diaconia o servizio della carità. L’annuncio di Gesù Cristo e la testimonianza della fede costituiscono un primo passo. È la pastorale dell’evangelizzazione, oggi in auge perché è un anello della catena delle azioni pastorali che era stato alquanto dimenticato. A nessuno sfugge la gravità della crisi religiosa che viviamo nei Paesi dell’occidente europeo di tradizione cristiana. C’è chi ha parlato di emergenza pastorale nelle nostre Chiese diocesane e del bisogno di una vera conversione pastorale. Di fronte a questa situazione, si cita spesso il pensiero del teologo gesuita Karl Rahner, che anni fa ci aveva già avvertito: U «Il cristiano di domani sarà mistico o non no. Nella grande città la Chiesa deve cosarà». Ciò, a mio modo di vedere, ci chiede struire “focolari di fede e di spiritualità” che due cose. Prima di tutto uno sguardo reali- irradino sotto forma di testimonianza, che stico verso la grande città, con la sua ambi- attraggano e che accolgano. Ogni famiglia valenza, con i suoi elementi positivi e nega- cristiana è chiamata a esserlo, e può anche tivi. In tal senso, la Chiesa è chiamata a of- irradiare questa testimonianza alle famiglie frire uno sguardo contemplativo per aiutare vicine e amiche, costruendo una “Chiesa nela vedere che «Dio vive nella città», come ci la casa” e “una famiglia della casa”, come ha ricorda Papa Francesco nella Evangelii gau- detto al congresso uno dei relatori latinoadium, nelle strade, nelle piazze, negli uomini mericani. E soprattutto ogni comunità crie nelle donne, nelle famiglie, nelle chiese, stiana — sia essa contemplativa o attiva — nelle comunità cristiane. ogni parrocchia, deve essere una “casa di Poi, sempre all’interno di questa prima preghiera”, un focolaio di spiritualità. In funzione fondamentale dell’evangelizzazio- questo campo, nelle grandi città le comunità ne, abbiamo bisogno di persone capaci di contemplative hanno una missione particolafare una vera propedeutica della fede. È quello che nel nostro linguaggio chiamiamo “pastorale mistagogica”, La Chiesa primitiva incentrata sul compito di iniziare le nostre comunità all’esperienza della non ebbe paura fede e all’incontro personale con il Sidelle città dell’impero romano gnore, origine e centro della vita cristiana. Per mettere in pratica questo Come testimonia servizio fondamentale della Chiesa l’intera vita dell’apostolo Paolo nelle grandi città è indispensabile l’esistenza di “mistagoghi”, ossia di persone che, avendo raggiunto la condizione di “esperti di Dio”, inizino gli al- re. È auspicabile che i “luoghi alti” della tradizione monastica si trasformino in “luoghi tri a questa esperienza cristiana. Stiamo attualmente celebrando il quinto urbani” di esperienza contemplativa nelle centenario della nascita di Santa Teresa di grandi città. Già esistono esperienze molto Gesù, dottore della Chiesa. Lei fu allo stesso positive in tal senso. Il terzo compito fondamentale della Chietempo modello, testimone e maestra dell’unione con Dio, che costituisce il vertice sa è il servizio della carità, molto presente dell’“esperienza mistica”, vista non solo co- nelle prime comunità cristiane di san Paolo. me fenomeno straordinario, ma anche come La Chiesa di Gerusalemme benedisse le nuove Chiese nate tra i gentili, ma disse loculmine della vita di fede. Il secondo compito ecclesiale irrinunciabi- ro: «Non dimenticatevi dei poveri». E quele o costituzionale è la liturgia, il culto divi- sto fece Paolo. Capolavori in pericolo: in questo caso non si tratta di sculture antiche o siti archeologici, ma di un patrimonio immateriale come lo studio del greco e del latino nelle scuola francesi. I più recenti progetti di riforma, che entreranno in vigore a partire dal 2016, mettono a rischio di fatto l’insegnamento delle lingue antiche, relegato in orari scomodi per gli allievi, emarginato, «vilipeso, tacciato di elitismo, considerato inutile, pesante, sorpassato» scrive Augustin D’Humières, autore del libro Homère et Shakespeare en banlieue (Grasset, 2009) su «Le Figaro» del 17 marzo scorso. E invece, gli fa eco nelle pagine dello stesso giornale Anne-Sophie Letac, si tratta di un bagaglio di conoscenza prezioso, dall’altissimo potenziale educativo. «Il latino — ribadisce Letac — una disciplina di costruzione logica brillante, è eccellente per allenare il cervello. Un giorno scopriremo che vale tutta la ginnastica per la memoria che troviamo in vendita su Amazon». Anche la matematica pura, continua Letac, apparentemente non serve a nulla, ma ci permette di estendere la nostra conoscenza del mondo. Non a caso, Alan Turing ha inventato l’informatica a Cambridge, in un universo popolato di studi scientifici e di modelli matematici, ma anche di capolavori scritti — e letti — in greco e in latino. co referente della cultura. È vero, è la nostra eredità. (…). Ma non siamo più in quell’epoca. È passata. Non siamo nella cristianità, non più». Il nuovo paradigma si chiama dialogo multiculturale, dialogo e testimonianza a partire dalla propria identità, ma senza propositi di egemonia culturale, per saper stare “con gli altri” e certo non “al di sopra degli altri”. Si chiama anche empatia con tutti, umiltà, desiderio d’imparare da tutti. Si chiama apertura alla religiosità popolare e al buon senso del popolo. Questo congresso ha voluto semplicemente inscriversi nel “sogno di Papa Francesco”, un cambiamento di mentalità in grado di trasformare tutto in chiave missionaria, dalla parrocchia ai centri di studio e di formazione di sacerdoti e laici. È ovvio che questo congresso internazionale — essendo il primo — non poteva descrivere totalmente il nuovo paradigma della Chiesa nel mondo urbano. Con la benedizione e l’incoraggiamento spirituale e magisteriale di Papa Francesco, abbiamo però aperto una strada. Sappiamo che c’è ancora un lungo tratto da percorrere. Ho perciò istituito una fondazione destinata alla promozione della pastorale urbana, che avrà la propria sede a Barcellona, ma che sarà aperta, come il congresso, a tutto l’ambito internazionale. *Cardinale arcivescovo di Barcellona Tracce dell’antica persecuzione dei cristiani in Giappone Scarpette rosse da Tokyo CRISTIAN MARTINI GRIMALDI Importanza dell’inutile Il servizio della carità fa della comunità cristiana una “Chiesa samaritana” che compie quello che la parabola evangelica indica. Il nostro congresso è stato fortemente colpito dal magistero di Papa Francesco, dalla testimonianza delle Chiese diocesane dell’America latina e dai contenuti del documento di Aparecida, dove la “diaconia della carità” è particolarmente presente. Se posso dirlo con un’espressione personale, l’intero congresso della pastorale delle grandi città ha ratificato la validità e l’attualità delle “opere di misericordia” classiche, le sette spirituali come pure le sette corporali, con gli adattamenti che occorrerà fare per ognuna di esse. È questa la missione della Chiesa, sacramento di Gesù Cristo, anche nel contesto urbano. Dove va inserito l’apporto di questo congresso di Barcellona sulla pastorale urbana? La risposta potrebbe essere: nel discorso conclusivo del congresso che ci ha rivolto Papa Francesco quando ha ricevuto noi pastori che abbiamo partecipato alla seconda fase. Quando ci ha ricevuto in udienza, lo scorso 27 novembre, ci ha posto la sfida forse più difficile: vivere un cambiamento nella nostra mentalità pastorale. Ci ha detto che attualmente «nelle città abbiamo bisogno di altre “mappe”, altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri pensieri e i nostri atteggiamenti (…). Veniamo da una pratica pastorale secolare, in cui la Chiesa era l’uni- Correva l’anno 1868 quando in Giappone la rivolta contro lo shogunato portò alla restaurazione dell’imperatore. I fautori della svolta erano anche fanatici nazionalisti che intendevano elevare lo shinto a sacro culto nazionale, dunque ogni fede straniera era avvertita — se possibile ancor più di prima — come una minaccia allo spirito di patria. Fu solo nel 1873 che, sotto le continue pressioni delle nazioni occidentali, il Giappone mise fine ufficialmente alla persecuzione dei cristiani non più tollerabile in una nazione che si avviava a essere pienamente integrata nella rete Yumiko oggi ha 81 anni Al liceo era fidanzata con un ragazzo cattolico Pensava di sposarlo ma il matrimonio non andò in porto «perché non capivo quella religione» di scambi commerciali con il resto del mondo e nella diplomazia internazionale. Proprio per contrastare il sempre crescente dominio commerciale delle potenze straniere nell’area di Yokohama, nel 1887 le autorità giapponesi fondarono la Yokohama Specie Bank, specializzata nel commercio con l’estero. Con la sua bella cupola verde e le colonne corinzie è il simbolo della sincera infatuazione giapponese sul finire del XIX secolo per ogni artefatto di gusto europeo — visitando il museo Edo-Tokyo si possono osservare bellissime ricostru- zioni dei quartieri di Tokyo di fine Ottocento. La Yokohama Specie Bank è uno dei pochi edifici sopravvissuti al grande terremoto del Kanto del 1923, trovandosi così a rimpiazzare il primo vero segno architettonico della Tokyo moderna, la mitica torre Ryōunkaku, che invece crollò con il sisma. Oggi il palazzo è diventato un museo di storia dove vengono conservate, tra le altre cose, anche le prime rappresentazioni giapponesi del “famigerato” commodoro Matthew Perry, non certo lusinghiere per l’americano: il nasone lungo quasi fosse un tengu — la leggendaria, diabolica creatura della mitologia giapponese — e lo sguardo arcigno lo fanno assomigliare a una sorta di temibile strega al maschile. All’interno del museo c’è anche una ricostruzione del vecchio quartiere straniero che, con le sue ambasciate dai tetti a tegola e le strade a scacchiera, non appare affatto dissimile da un altro quartiere delle legazioni straniere in asia a quel tempo: quello di Pechino. Passeggiando per la sala, ci capita di ascoltare la conversazione di due vecchiette sedute di fronte a un enorme cannone in bronzo dell’epoca. Una di loro pronuncia la parola «cristiani». Interpellata, ci dice di chiamarsi Yumiko, ha 81 anni e racconta che al tempo del liceo era fidanzata con un ragazzo cattolico che pensava di sposare. Il matrimonio non andò in porto «perché non capivo quella religione». Lei è cresciuta in una famiglia giapponese tradizionale, buddista e anche devota al culto shinto, per il quale esistono tante divinità: di conseguenza l’idea di un Dio unico è difficile da assimilare. Prima di salire in cima alla collina dove sorge il quartiere di Ya- La Yokohama Specie Bank (museo storico) mate, bisogna attraversare un altro quartiere, il Motomachi, originariamente un villaggio di pescatori. Tutto cambiò quando venne inaugurato il porto di Yokohama. Situato tra il distretto Kannai, dove risiedevano i centri del business e della diplomazia estera, e il quartiere residenziale per gli stranieri Yamate, divenne presto la zona dello shopping e delle coffee house. Ancora oggi il quartiere ha un carattere internazionale, con le boutique straniere e le pasticcerie dallo stile occidentale. È da qui che si sale, attraversando l’Harbor View Park che ancora mostra i ruderi del vecchio consolato francese, sul quartiere collinare di Yamate. Come una risaia a terrazze si sviluppa, a ridosso della collina, il cimitero per stranieri. Tutt’intorno sorgono le grandi ville del vecchio notabilato europeo di oltre un secolo fa, ancora bellissime, ancora visitabili oggi. Qui spunta, dopo aver percorso una serie di curve, anche la chiesa del Sacro Cuore, proprio quella prima chiesa costruita in Giappone dopo la fine delle persecuzioni. Ma questa non è la chiesa originaria, la quale venne rimossa da quartiere di Kannai e trasferita qui nel 1906, si dice perché il nuovo lotto assegnato corrispondeva al numero 44 che per i giapponesi è un numero portatore di sfortuna — il numero 4, shi, in giapponese ha lo stesso suono della parola morte. Un’altra ragione sta nel fatto che non molto distante c’era proprio il cimitero degli stranieri (molti dei quali tra l’altro assassinati). La persecuzione dei cristiani era sì terminata ufficialmente da almeno trent’anni, ma due secoli e mezzo di sospetti nei confronti del «culto nemico» non si sradicano facilmente. Nella nuova chiesa c’è una suora la quale spiega che i parrocchiani sono circa duemilacinquecento, molti dei quali vengono dal Sud America e dalle Filippine. La suora ci rivela, poi, un fat- to singolare riguardo alla storia della chiesa originaria, quella che si trovava a valle a pochi passi dal porto. Racconta che poco dopo la sua inaugurazione, 33 giapponesi arrivarono in visita e il Governo, credendo che fossero dei cristiani, li fece subito imprigionare. In realtà si trattava di devoti shinto venuti a visitare la chiesa appena inaugurata. Solo tramite l’intercessione del consolato francese i 33 giapponesi vennero rilasciati due giorni dopo. Ciononostante ai preti cristiani venne fatto divieto di dire messa in lingua giapponese e di uscire dal territorio di concessione — per un raggio di circa 25 chilometri — senza un permesso speciale. Nello scendere verso il parco Yamashita, a ridosso del porto, è possibile vedere una statua di bronzo che rappresenta una bambina seduta su un grande piedistallo rosso. Ha le mani giunte sulle ginocchia e un sorriso appena accennato, forse il simbolo più eloquente di quell’atteggiamento misto di ammirazione e biasimo che i giapponesi hanno nutrito verso l’occidente per lungo tempo. Un vecchietto se ne sta seduto su una panchina proprio di fronte alla statua. Alla domanda sul significato di quest’opera risponde spiegando che c’è una poesia, dei primi anni del Novecento, che racconta di una mamma costretta dalla povertà ad abbandonare la figlia di soli tre anni a una coppia straniera. E il vecchietto intona una filastrocca che così recita: «È partita dal porto di Yokohama con uno straniero, e ogni volta che vedo delle scarpette rosse penso a lei, e quando sente la mancanza del Giappone lei volge lo sguardo al cielo blu e implora lo straniero di riportarla presto a casa». L’OSSERVATORE ROMANO venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 pagina 5 Sabato 21 marzo la visita del Pontefice a Pompei e a Napoli Tra le Vele di Scampia A colloquio con il prelato Il santuario con due ali di MAURIZIO FONTANA «Ne sono certo. Da questa visita nascerà una nuova Napoli». L’attesa di una città si riassume nelle parole del suo pastore che, all’emozione dell’incontro ormai imminente aggiunge una certezza: la visita di Papa Francesco a Napoli non si risolverà in una gioia solo esteriore, ma riempirà concretamente la parola “speranza”, parola abusata per una città spesso accostata a un futuro da realizzare e che sembra non arrivare mai. Sabato 21 marzo il Papa arriverà nel capoluogo campano e toccherà il cuore della gente e della città: si fermerà non solo nella centrale piazza Plebiscito o davanti allo splendido lungomare, ma attraverserà Scampia ed entrerà nel carcere di Poggioreale, e soprattutto incontrerà le persone. Abbiamo provato a percorrere in anticipo le tappe della visita con il cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe. Il primo contatto con Napoli per il Papa sarà caratterizzato da un’immersione nel tessuto sociale. Cosa e chi incontrerà a Scampia? E quale è la presenza della Chiesa in questa società? Qui troviamo un collegamento ideale con la visita fatta da Giovanni Paolo II nel 1990. Il Papa parte da una periferia territoriale, con le stesse sofferenze ma anche con le tante luci proprie della città. A Scampia Francesco incontrerà il mondo della legalità e della giustizia, delle professioni, del lavoro, della produzione, della disoccupazione e delle organizzazioni sindacali, dei migranti, dei rom, dei senza fissa dimora, degli emarginati. Uno spaccato della † La Missione Permanente di Osservazione della Santa Sede presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (F.A.O. - I.F.A.D. - P.A.M.) partecipa con fraterno affetto al dolore del Prof. Vincenzo Buonomo per la perdita del caro papà GAETANO Intervista con il cardinale arcivescovo Speranza nuova società napoletana si presenterà all’incontro con il successore di Pietro con emozione e con fiducia, per domandare e soprattutto per ascoltare, perché proprio partendo da qui si possa tracciare un percorso di futuro, riorganizzando quella speranza che da sempre è la vera forza dei napoletani. E in questo scenario umano, forte e incisiva è l’azione della Chiesa locale che da tempo è uscita dal chiuso per aprirsi alla comunità, per ascoltare e capire, per avvicinare poveri, giovani e anziani, per entrare nelle famiglie, portando la parola di Cristo attraverso un rapporto di interlocuzione, di vicinanza, di comunione. La visita alla casa circondariale di Poggioreale porterà in primo piano alcuni temi sensibili come quelli della criminalità e della mentalità mafiosa, ma anche quelli della giustizia e del rispetto della persona umana. Quello con i detenuti sarà un incontro di grande emozione e anche di grande speranza. Certamente prevarrà la dimensione umana, perché ciascuno dei presenti vorrà confidare e rappresentare al Papa contrizione, sofferenze, attese e speranze. Ma quel luogo così particolare inevitabilmente riproporrà il tema della delinquenza, abituale o organizzata, dei tempi della giustizia, della sofferenza personale e familiare, della dignità della persona umana, offesa, violentata, tradita. E nel contempo ritorneranno i temi delle condizioni delle carceri, della rieducazione, del reinserimento, del recupero morale e sociale. Problematiche che frequentemente trovano spazio nel dibattito pubblico e nelle cronache dei giornali, ma che la Chiesa di Napoli va seguendo e affrontando da tempo attraverso l’attività della pastorale carceraria e anche sperimentando Lotteria di beneficenza in Vaticano Ha inizio in Vaticano, organizzata dal Governatorato, una seconda edizione della lotteria di beneficenza per le opere di carità del Papa. Francesco infatti, grato per il ricavato della prima edizione che ha subito fatto consegnare all’arcivescovo elemosiniere, avendo constatato la partecipazione e la generosità di tanta gente, ha messo a disposizione alcuni ulteriori premi affinché l’iniziativa potesse essere ripetuta. I biglietti della lotteria, che terminerà con la solennità dei santi Pietro e Paolo, saranno venduti presso la Farmacia vaticana, le Poste, gli spacci annonari, il magazzino “Stazione”, i punti vendita dell’Ufficio filatelico e numismatico e i bookshop dei Musei Vaticani. forme di affido e di impegno nel lavoro per carcerati ed ex detenuti accolti e ospitati nella Casa del carcerato appositamente realizzata dall’arcidiocesi. In particolare, rispetto alla piaga della camorra e della mentalità mafiosa, come la Chiesa locale raccoglie ogni giorno le chiare denunce fatte da Francesco e dai Pontefici che l’hanno preceduto? Nelle parole del Papa la Chiesa di Napoli trova forza e incoraggiamento a proseguire, con determinazione e coraggio, lungo la strada che da anni va percorrendo nella lotta ferma alla violenza, alla criminalità organizzata, alla delinquenza, tanto da impedire ai camorristi di fare da padrini di battesimo e di cresima, di ricevere l’Eucaristia, di avere il funerale in Chiesa. Sono tantissime le testimonianze che vengono quotidianamente dai sacerdoti che svolgono attività pastorale nei quartieri a rischio e che non poche volte hanno riportato a Cristo delinquenti che hanno saputo rivedere la propria vita e imboccare la via del pentimento. qualcosa di familiare. Si viene a creare una sorta di legame che è profondo, senza cadere comunque nel fanatismo, perché è suffragato da una fede che porta Cristo al quale si sceglie di arrivare attraverso la intercessione dei santi e di Maria. Questo evidentemente rafforza il culto mariano e dei santi che la Chiesa locale si preoccupa di promuovere, di valorizzare e, quando necessario, di correggere. Infine i giovani e le famiglie. Il Papa parlerà loro sul lungomare Caracciolo. Per Napoli si sono usate in mille occasioni parole di speranza molto spesso delusa. I giovani e le famiglie, di fronte al mare, simbolo di orizzonti aperti e di futuro, si aspettano una parola di speranza nuova. Due milioni di pellegrini ogni anno. Sabato 21 marzo a loro si aggiungerà anche Papa Francesco che potrà pregare davanti all’immagine portata a Pompei da Bartolo Longo nel 1875: «Tutti i devoti della Madonna sparsi nel mondo — ci dice l’arcivescovo Tommaso Caputo, prelato di Pompei e delegato pontificio per il santuario — in quel momento saranno uniti spiritualmente con lui. Pregheremo con lui e, soprattutto per lui, come lui stesso chiede sempre». Dopo la preghiera silenziosa è prevista la recita della «Piccola Supplica». Spiega l’arcivescovo: «È un testo dal profondo valore teologico, tratto dalla storica preghiera composta da Longo nel 1883. Qui sono racchiusi i temi portanti del suo pensiero, tra i quali quello della necessità assoluta di essere inondati dalla misericordia di Dio». Un tema, quello della misericordia, che incrocia l’attualità più stringente della vita della Chiesa che ha appena ricevuto dal Pontefice il dono di un giubileo straordinario. E proprio alla Madre di misericordia, «Avvocata nostra», come amava chiamarla Longo, l’arcivescovo vuole affidare l’anno santo. Del resto, ricorda, «qui a Pompei sperimentiamo ogni giorno la potenza della misericordia di Dio: ci sono delle tappe della vita di Gesù, ci porta a ripercorrere il suo cammino e, dunque, a cercare di imitarlo per conformarci a lui. Qui a Pompei, lo recitiamo quattro volte al giorno, completando così tutti i misteri. Dal 2002, secondo le indicazioni della lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, abbiamo aggiunto, alla fine dell’Avemaria, la clausola cristologica, che ci aiuta a concentrare l’attenzione su Gesù, fulcro della nostra fede». Ma non si conoscerebbe Pompei se ci si limitasse alla sua dimensione orante e di fede. Bartolo Longo, infatti, vedeva Pompei come «trionfo di fede e carità» perché, diceva: «Carità senza fede sarebbe la suprema delle menzogne. Fede senza carità sarebbe la suprema delle incongruenze», perciò la Valle di Pompei doveva riunire tutto in un magnifico equilibrio, «due ali congiunte in un medesimo volo». L’arcivescovo Caputo tiene molto a descrivere questo aspetto: «La vocazione propria di Pompei è accogliere e aiutare i più bisognosi. Sono oltre 130 anni ormai che nelle opere di carità fondate dal beato Bartolo Longo, vengono accolti minori soli o abbandonati, figli di carcerati, ragazzi provenienti da famiglie che, trovandosi nel più profon- Non c’è dubbio. Quell’incontro alla Rotonda Diaz segnerà l’apoteosi della gioia per la giornata vissuta con Francesco e costituirà anche il trionfo della speranza. Speranza di cambiamento, di riscatto, di vita nuova, di futuro. Non sarà la speranza dei disperati ma prevarrà e prenderà il largo la speranza di chi ha voglia di Ha citato i sacerdoti. In duomo il fare, di costruire, di essePontefice incontrerà il clero e i religiosi re, avendo trovato nelle della diocesi. Il Papa invita spesso i parole e nell’esempio del pastori ad avere “l’odore delle pecore”. Pontefice la voglia e la Come si risponde alla necessaria “paforza di reagire, per non Ogni 13 novembre si ricorda l’arrivo del quadro della Madonna a Pompei nel 1875: l’immagine storale della strada”? restare sopraffatti dall’avviene calata dal trono posto sull’altare maggiore ed esposta per la devozione di migliaia di fedeli A Napoli non c’è più il parroco vilimento e dalla rinun“di sagrestia”. Da tempo abbiamo cia ma per andare oltre, aperto le porte delle chiese senz’al- per guardare con fiducia al domani, ben trenta confessionali e c’è sem- do disagio economico e sociale, sotro per accogliere i fedeli ma soprat- per costruire una vita nel segno delpre tanta gente in fila». no state costrette a cercare in esse tutto per uscire all’esterno, stare tra la responsabilità per il bene comune Da luogo disabitato, Pompei è un valido sostegno al proprio diffila gente, capire e condividere attese, e di quei valori cristiani che fanno divenuta sempre più nel tempo ter- cile e impegnativo compito educatigioie e sofferenze, per parlare di di ciascuno una persona umana vera ra di incontro di uomini e di popo- vo». Queste opere, continua, «soCristo ed evangelizzare. Questo ha e sana. Su via Caracciolo, ne sono li, simbolo di pace e di dialogo. no, in particolar modo, la più granpermesso ormai di entrare in ogni certo, nascerà una nuova primavera Una dimensione impressa già nelle de famiglia che ha trovato dimora a settore della società, tra i giovani, per tutti. pietre: «La facciata del santuario — Pompei. E ancora oggi, con modanel mondo del lavoro, della cultura spiega l’arcivescovo — è dedicata lità nuove e più adatte ai tempi ate delle professioni, tra i poveri come proprio alla pace universale» ed è tuali, in esse tutti sono accolti come nella borghesia, nella scuola e negli significativo ricordare come essa sia figli e l’impegno del santuario conospedali, nelle università e negli orstata costruita con il contributo di tinua in modo concreto, spalancanganismi associativi. Tutti, sacerdoti, persone di ogni parte del mondo, do le sue porte perché le famiglie religiosi, diaconi permanenti, aggreanche non cristiane. Le offerte, si lo riconoscano come casa comune e gazioni laicali, non esitano a “sporpuò facilmente desumere dai docu- luogo di riconciliazione». carsi le mani” vivendo tra la gente e menti d’archivio, giunsero da ogni Un impegno concreto, incisivo per la gente, testimoniando concreangolo del pianeta, dall’India alla «in un territorio attraversato da tamente che Chiesa e popolo di Dio Cina, al Nord e Sud America. E nel molte tensioni». Un impegno che si sono tutt’uno quando si vive e si nome della Vergine di Pompei, la rinnova di continuo. Dal 2003, in opera nel nome di Cristo. cui immagine accompagnava gli particolare, con l’adeguamento alle emigranti in partenza dal porto di normative che prevedevano la chiuSempre in duomo ci sarà un atto di Napoli, sono sorti santuari e chiese sura degli orfanotrofi, sono sorte venerazione delle reliquie di san GenPapa Francesco ha telefonato al in tutto il mondo. Il Pontefice ar- numerose nuove strutture, come canaro. La devozione popolare è un elePapa emerito Benedetto XVI giogentino, ad esempio, ricorda il pre- se famiglia, centri diurni, case di mento importante nella vita della vedì 19 marzo, solennità di San sule, ben sa che a Buenos Aires c’è accoglienza, che ospitano orfani, raChiesa. Come viene indirizzata e valoGiuseppe, per presentargli gli auun intero quartiere chiamato Nueva gazze madri, poveri, anziani, ex rizzata? guri nel giorno in cui ricorre il Pompeya, con al centro il santuario tossicodipendenti, adolescenti prosuo onomastico. Durante la teleNel popolo napoletano c’è una retto dai frati minori cappuccini. blematici, bambini diversamente fonata, avvenuta intorno a mezreligiosità diffusa che affonda le raMilioni di fedeli qui «si sentono abili. Saranno proprio loro ad accozogiorno, il Papa emerito ha, a dici nel tempo ed è tendenzialmente a casa», spiega monsignor Caputo, gliere Papa Francesco e a fargli da sua volta, fatto gli auguri a Fransemplice, ma non superficiale. La e «vedono ognuno nell’altro il pro- corona durante la sua breve ma incesco in occasione del secondo devozione al santo patrono in partiprio fratello, figlio della stessa tensa sosta di preghiera. anniversario dell’inizio del ponticolare, ma anche quella ad altri santi mamma ai cui piedi ci si ritrova per Ci saranno anche tanti giovani. ficato. e soprattutto alla Madonna hanno essere ascoltati e consolati». Una Quei giovani che il santuario e le dimensione, quella dell’incontro, cinque parrocchie della prelatura fondamentale nella spiritualità non dimenticano. Tra le molte inipompeiana, e perseguita anche at- ziative portate avanti dall’Ufficio di traverso mezzi quali la rivista («uno pastorale giovanile, piace ricordarne strumento di comunione e dialogo una in corso proprio in questi giorstampato in oltre duecentomila co- ni. Si chiama «Keep Lent», che letpie e anche in inglese») o i viaggi teralmente significa: “Osserva la della «Missione mariana». Quaresima”. Grazie a «Keep Lent», Quello di Pompei e della sua spiega l’arcivescovo, «ogni giorno L’università sia «orientata verso Dio, verso Gesù»: è da lui che deve trarre spiritualità è un vincolo che si strindel periodo di preparazione alla Pa«la sua forza, le sue idee, il suo insegnamento». È quanto afferma Papa ge anche grazie al rosario, preghiera squa, attraverso un gruppo creato Francesco nel videomessaggio per l’inaugurazione della chiesa principale amata da Papa Francesco e della sull’applicazione di messaggistica dell’Università cattolica argentina, nel campus di Puerto Madero. Dedicata quale, sottolinea l’arcivescovo, oc- mobile istantanea WhatsApp, viene al Cuore di Gesù, è stata inaugurata, mercoledì 18 marzo, con la messa precorre comprendere sempre più il data la possibilità, a tutti gli iscritti, sieduta dal cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires e gran profondo valore teologico: «Non è di regalarsi un momento di ascolto cancelliere dell’ateneo. La nuova chiesa, afferma il Papa nel videomessaggio, solo una bellissima preghiera maria- e, soprattutto, di riflessione sul «non è un tempio separato dall’università», ma ne è «il cuore ed il centro» na che ci fa sentire vicini alla nostra Vangelo del giorno, commentato, di e rappresenta una parte «molto importante». Il luogo di culto risponde alla madre celeste, ma è anche un vero volta in volta, da sacerdoti, religiorichiesta di Francesco per una maggiore spiritualità, ricorda l’arcivescovo e proprio compendio del Vangelo si, religiose o laici impegnati. (maurettore Víctor Manuel Fernández, proprio perché «lo spirito è indispensabiche, attraverso la contemplazione rizio fontana) le, essenziale, fondamentale». Gli auguri del Papa per l’onomastico del predecessore Videomessaggio per l’Università cattolica argentina L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 Nomine episcopali Sandro Botticelli, «La Trinità» (1493) Le nomine di ieri e di oggi riguardano Ungheria, Messico, Repubblica Ceca e Stati Uniti d’America. Fülöp Kocsis, primo metropolita di Hajdúdorog per i cattolici di rito bizantino (Ungheria) Terza predica per la quaresima Oltre il Filioque È sulla «comune fede dell’oriente e dell’occidente nello Spirito Santo» che il predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha centrato la terza predica per la quaresima tenuta venerdì 20 marzo nella cappella Redemptoris mater del Palazzo Apostolico, alla presenza del Papa. Per secoli, ha subito ricordato il cappuccino, «la dottrina della pro- cessione dello Spirito Santo in seno alla Trinità è stato il punto di maggior attrito e accuse reciproche tra oriente e occidente, a causa del famoso “Filioque”». Dopo aver ricostruito «lo stato della questione», ha riconosciuto che «oggi, nel clima di dialogo e di mutua stima che si cerca di stabilire tra ortodossia e Chiesa cattolica, questo problema non sembra più un ostacolo insormonta- Il cardinale Parolin ordina monsignor Joël Mercier Un vescovo è per tutti Il vescovo deve essere «un riflesso della misericordia di Dio presso coloro che gli sono affidati, e in maniera speciale presso i poveri e i sofferenti, attraendo a Cristo» tutti coloro che incontra nella sua missione. È questo il profilo del servizio episcopale secondo il cardinale segretario di Stato che, giovedì 19 marzo, ha ordinato l’arcivescovo Joël Mercier, finora officiale della Congregazione per i Vescovi, nominato da Papa Francesco segretario della Congregazione per il clero. La celebrazione si è svolta nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi. Conconsacranti i cardinali Ouellet e Stella. Presenti, tra gli altri, anche numerosi porporati e gli arcivescovi Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. «Il vescovo — ha spiegato il cardinale Parolin — quando si lascia modellare dall’azione divina e accoglie con gratitudine e responsabilità il dono ricevuto, diviene un canale, di cui lo Spirito Santo si serve per far scorrere i suoi doni, un canale che lo fa assomigliare a una fontana dispensatrice dell’acqua fresca e sorgiva, donata da Cristo». Per questo, ha precisato, «non si tratta di un compito attribuito per far risaltare qualche specifica dote o per ricavarne scampoli di gloria o di potere personali, né di una mansione affidata per il conseguimento o l’ostensione di un particolare onore, ma di un servizio». E così «il vescovo, posto a capo di una Chiesa particolare o a cui viene affidata la missione di collaborare più da vicino alla sollecitudine del Santo Padre per tutte le Chiese, deve coltivare perciò tutte le doti umane e soprannaturali a vantaggio dell’intero popolo di Dio e in particolare per coloro che, per le ragioni più diverse, sono i più svantaggiati, gli ultimi e che per questo sono ancora più vicini al cuore di Cristo». Ripercorrendo anche il servizio sacerdotale finora svolto da monsignor Joël Mercier, che è originario della diocesi di Angers, il segretario di Stato ha ricordato come questa «celebrazione evidenzia chiaramente la natura universale della Chiesa e il suo molteplice irraggiarsi nella storia, nelle diverse culture e nei differenti contesti sociali e geografici». Ora al nuovo vescovo, ha ricordato il cardinale Parolin, «sarà chiesto solennemente di assumersi il compito di edificare la Chiesa, di predicare e testimoniare a tutti la Buona Novella del Vangelo, di santificare e guidare verso la salvezza il popolo di Dio a lui affidato, di dare l’esempio come il Buon Pastore, cercando la pecora smarrita, amando e dando la vita per il gregge, di pregare incessantemente il Signore per i fedeli e per tutto il mondo». bile alla piena comunione». E anche «da parte di qualificati rappresentanti della teologia ortodossa si è disposti a riconoscere, a certe condizioni, la legittimità della dottrina latina» ha spiegato padre Cantalamessa. E così, ha fatto notare, «come sempre il dialogo, quando è fatto davvero “nello Spirito”, non si limita ad appianare le difficoltà del passato, ma apre nuove prospettive». Tanto che «la novità più grande nella pneumatologia attuale non consiste infatti solo nel trovare finalmente un accordo sul “Filioque”, ma nel ripartire dalla Scrittura in vista di una sintesi più ampia e con uno spettro di domande più ampio e meno condizionato dalla storia passata». Proprio «da questa rilettura, già da tempo avviata, è emerso un dato preciso: lo Spirito, nella storia della salvezza, non è solo inviato dal Figlio, ma anche inviato sul Figlio; il Figlio non è solo colui che dà lo Spirito, ma anche colui che lo riceve». E «il passaggio dall’una all’altra fase della storia della salvezza, dal Gesù che riceve lo Spirito al Gesù che lo invia, è costituito dall’evento della croce». Nato il 13 gennaio 1963 a Szeged, nell’eparchia di Hajdúdorog, dopo gli studi nel seminario di Nyíregyháza è stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1989. Ha studiato alla Pontificia università Salesiana ed è stato parroco dell’esarcato di Miskolc. Dal 1995 ha vissuto nel monastero benedettino a Chevetogne fino al 1999 quando ha fondato con il confratello Atanáz Orosz una comunità monastica a Damóc. Il 2 maggio 2008 è stato nominato vescovo di Hajdúdorog e amministratore apostolico di Miskolc. Il successivo 30 giugno ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Proseguendo nella sua meditazione, padre Cantalamessa ha posto la questione su «come concepire questa reciprocità tra il Figlio e lo Spirito Santo nell’ambito trinitario». È questo, infatti, «il campo che si apre alla riflessione attuale della teologia dello Spirito». È «incoraggiante — ha puntualizzato — che in questa direzione si stanno muovendo insieme, in un dialogo fraterno e costruttivo, teologi di tutte le grandi Chiese cristiane: ortodossa, cattolica e protestante». Riflettendo infine sullo «Spirito di verità e lo Spirito di carità», padre Cantalamessa ha mostrato «la complementarietà delle due pneumatologie, orientale e occidentale». E se quella «ortodossa ha dato un maggior rilievo allo Spirito luce», quella latina ha messo di più l’accento sullo «Spirito amore». Dunque, il predicatore ha invitato a guardare a quello che oriente e occidente hanno di diverso l’uno dall’altro «non come un errore o una minaccia, ma a rallegrarsene come una ricchezza per tutti». Applicando questo stile «ai nostri rapporti quotidiani», ha concluso, possiamo superare «i sentimenti naturali di frustrazione, rivalità e gelosia». A Roma una veglia del clero e dei religiosi del Medio oriente Il buio di Tunisi Una preghiera per le vittime della violenza cieca che si è abbattuta su Tunisi e in Libia è stata elevata dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, durante la veglia in preparazione alla Pasqua, svoltasi, giovedì pomeriggio, 19 marzo, nella chiesa romana di San Nicola da Tolentino. L’incontro è stato promosso dall’Associazione del clero e dei consacrati medio-orientali che vivono a Roma (Accor), ai quali il porporato ha espresso la propria solidarietà. «Nel nostro tempo sembra che il buio e le tenebre che si addensarono sulla terra mentre Gesù stava sulla Croce — ha sottolineato il car- dinale Sandri — non vogliano allontanarsi dall’amato Medio oriente». Questo buio che avvolge le Nazioni «è attraversato dal grido che si fa eco di quello del Cristo: Elì, Elì, lemà sabactàni?». Questa, ha detto il prefetto della Congregazione, è «la voce di uno, cento, mille e più innocenti, tra i quali molti donne e bambini, che corre dall’Iraq, alla Siria, alla Palestina, alla Giordania, dal Libano, dall’Egitto e da tutti i luoghi in cui sono giunti gli sfollati e i profughi, o nelle case in cui è venuto a mancare il necessario a causa dell’isolamento e la guerra». Storie drammatiche che fanno esclamare: «Dove sei Signore? Svegliati, soc- corri il tuo popolo!». A questo appello non rimane che gridare insieme «con ancora maggiore forza: Dove sei, Adamo, dove sei o uomo?». Se è giusto, ha aggiunto, che «nella preghiera portiamo la supplica e l’invocazione dell’umanità sofferente», come consacrati e consacrate, specie in questo anno dedicato alla vita religiosa, «è altrettanto giusto portare nei nostri ambienti di origine e di missione la domanda di Dio che torna più volte nel racconto della Genesi: Dove sei Adamo? Caino, dov’è tuo fratello Abele?». Da qui la domanda provocatoria: perché si continua a fare violenza al fratello accanto a noi? D OMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE XXX Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8) Cappella Papale Piazza San Pietro: ore 9.30 Il Santo Padre benedirà le palme e gli ulivi e, al termine della processione, celebrerà la Santa Messa della Passione del Signore. *** Potranno concelebrare con il Santo Padre tutti i Cardinali e i Vescovi che lo desiderano. Gli Em.mi Signori Cardinali e i Patriarchi si recheranno, alle ore 8.45, nella Cappella di San Sebastiano in Basilica e gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, alle ore 8.30, all’Altare della Presentazione in Basilica, dove troveranno le vesti sacre. Porteranno: gli Em.mi Signori Cardinali e i Patriarchi, la mitra bianca damascata; gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, la mitra bianca. *** I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi e tutti coloro che, in conformità al Motu Proprio «Pontificalis Domus», compongono la Cappella Pontificia e, muniti della Notificazione, desiderano parteci- 3 aprile 2015 pare alla celebrazione liturgica senza concelebrare, indossando l’abito corale loro proprio, sono pregati di trovarsi alle ore 9 nel Braccio di Costantino. VENERDÌ SANTO CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE 2 aprile 2015 Cappella Papale Basilica Vaticana: ore 17 GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA SANTA MESSA DEL CRISMA Basilica Vaticana: ore 9.30 Il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa Crismale con i Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e i Presbiteri (diocesani e religiosi) presenti a Roma. *** Gli Em.mi Signori Cardinali e i Patriarchi, alle ore 8.45, e gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, alle ore 8.30, si recheranno nella Cappella di San Sebastiano in Basilica, dove troveranno le vesti sacre. Porteranno: gli Em.mi Signori Cardinali e i Patriarchi, la mitra bianca damascata; gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, la mitra bianca. I Presbiteri, indossando la veste talare, portando con sé amitto, camice, cingolo e stola bianca, si troveranno per le ore 8.00 nel Braccio di Costantino, con ingresso dal Portone di Bronzo. *** I Santi Oli, come di consueto, potranno essere ritirati presso la Sagrestia della Basilica Lateranense. Il Santo Padre presiederà la Liturgia della Parola, l’Adorazione della Croce e il Rito della Comunione. *** I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi, senza anello, sulla veste propria indosseranno il rocchetto, la mozzetta e la berretta; per le ore 16, se lo desiderano, si recheranno alla Cappella della reposizione del Santissimo Sacramento per una breve adorazione; quindi, per le ore 16.30, occuperanno il posto loro assegnato presso l’altare della Confessione. I Prelati e i Cappellani di Sua Santità, gli Abati e tutti gli altri che, in conformità al Motu Proprio «Pontificalis Domus», compongono la Cappella Pontificia e muniti della Notificazione, sono pregati di trovarsi alle ore 16.30 presso l’altare della Confessione, vestendo il proprio abito corale. VIA CRUCIS mine del quale rivolgerà la sua parola ai fedeli e impartirà la Benedizione Apostolica. 4-5 aprile 2015 NELLA D OMENICA DI PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE VEGLIA PASQUALE Cappella Papale Basilica Vaticana: ore 20.30 Il Santo Padre benedirà il fuoco nuovo nell’atrio della Basilica di San Pietro; dopo l’ingresso processionale in Basilica con il cero pasquale e il canto dell’Exsultet, presiederà la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, che sarà concelebrata con i Cardinali, i Vescovi e i Presbiteri che lo desiderano. I Cardinali e i Vescovi concelebranti sono pregati di trovarsi per le ore 19.45 nella Cappella di San Sebastiano, portando con sé: i Cardinali la mitra bianca damascata, i Vescovi la mitra bianca. I Presbiteri che desiderano concelebrare, muniti del biglietto dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, sono pregati di trovarsi al Braccio di Costantino alle ore 19, per indossare le vesti sacre. Colosseo: ore 21.15 *** Il Santo Padre presiederà il pio esercizio della «Via Crucis», al ter- I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi e tutti coloro Nato il 7 febbraio 1955 a Cañadas de Obregón, diocesi di San Juan de los Lagos, è stato ordinato sacerdote il 27 maggio 1984 per l’arcidiocesi di Guadalajara. Ha svolto incarichi in parrocchia, nell’ambito educativo universitario e nel seminario. È stato segretario esecutivo della commissione dottrinale della Conferenza episcopale. Dal 1993 al 2000 è stato addetto al Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Il 15 novembre 2005 è stato nominato vescovo titolare di Tuburnica e ausiliare di Guadalajara, ricevendo l’ordinazione il 25 gennaio 2006. Nella Conferenza episcopale è segretario generale dal 2006 e dal 2009 al 2011 è stato segretario generale del Celam. Vlastimil Kročil, vescovo di České Budějovice (Repubblica Ceca) Celebrazioni della settimana santa presiedute dal Santo Padre 29 marzo 2015 Nato l’11 maggio 1960 a Nyíregyháza, ha compiuto gli studi filosofici e teologici all’Università cattolica Péter Pazmany a Budapest. Ordinato sacerdote il 4 agosto 1985, ha studiato all’Alfonsianum, all’Augustinianum e al Pontificio istituto orientale. Dal 1991 ha vissuto nel monastero di Chevetogne rimanendovi fino al 1999 quando ha fondato con Fülöp Kocsis il monastero di Damóc. Il 5 marzo 2011 è stato nominato esarca apostolico di Miskolc e il successivo 21 maggio ha ricevuto l’ordinazione. José Leopoldo González González, primo vescovo di Nogales (Messico) Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice NOTIFICAZIONE Atanáz Orosz, primo vescovo di Miskolc per i cattolici di rito bizantino (Ungheria) che, in conformità al Motu Proprio «Pontificalis Domus», compongono la Cappella Pontificia e, muniti della Notificazione, desiderano partecipare alla celebrazione liturgica senza concelebrare, indossando l’abito corale loro proprio, sono pregati di trovarsi alle ore 20 nel portico della Basilica Vaticana. SANTA MESSA DEL Nato il 10 maggio 1961 a Brno, per tre volte ha tentato di iscriversi alla facoltà teologica a Litomĕřice, ma gli è stato impedito dal regime comunista. Emigrato, ha studiato teologia alla Pontificia università Lateranense. Ordinato sacerdote il 16 luglio 1994, ha proseguito gli studi alla Gregoriana e all’Università cattolica di Ružomberok in Slovacchia. È stato cappellano e attualmente è professore di patrologia e di letteratura paleocristiana a České Budějovice, amministratore parrocchiale e referente diocesano per la pastorale. GIORNO Cappella Papale Piazza San Pietro: ore 10.15 Il Santo Padre celebrerà la Santa Messa. Al termine della celebrazione, dalla loggia centrale della Basilica, impartirà la Benedizione «Urbi et Orbi». *** I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e tutti coloro che, in conformità al Motu Proprio «Pontificalis Domus», compongono la Cappella Pontificia e desiderano partecipare alla celebrazione, sono pregati di trovarsi alle ore 9.45 sul sagrato della Basilica Vaticana, muniti della Notificazione e vestendo il proprio abito corale. Città del Vaticano, 19 marzo 2015 Per mandato del Santo Padre Mons. GUID O MARINI Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie Mario Eduardo D orsonville-Rodríguez ausiliare di Washington (Stati Uniti d’America) Nato il 31 ottobre 1960 a Bogotá, ha frequentato il seminario maggiore dell’arcidiocesi, la Pontificia universidad Javeriana e l’Università cattolica d’America a Washington. Ordinato sacerdote il 23 novembre 1985 a Bogotá è stato viceparroco, cappellano dell’Universidad nacional de Colombia, parroco e cappellano associato all’Universidad nacional, professore presso lo stesso ateneo e presso il seminario maggiore. Mentre studiava negli Stati Uniti ha servito nella diocesi di Arlington. Incardinato nel 1999 a Washington è stato viceparroco e dal 2005 è direttore dello Spanish catholic center e vice president for mission of catholic charities, e dal 2011 è direttore spirituale aggiunto del Saint John Paul II seminary. L’OSSERVATORE ROMANO venerdì-sabato 20-21 marzo 2015 pagina 7 Il Pontefice alla Commissione internazionale contro la pena di morte Un fallimento dello Stato di diritto Papa Francesco ha ricevuto venerdì mattina 20 marzo in udienza una delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte. Di seguito pubblichiamo una nostra traduzione della lettera che il Pontefice ha consegnato, nel corso dell’incontro, al presidente della Commissione, Federico Mayor. Eccellentissimo Signore Federico Mayor Presidente della Commissione Internazionale contro la Pena di Morte Signor Presidente, Con queste parole, desidero far giungere il mio saluto a tutti i membri della Commissione Internazionale contro la Pena di Morte, al gruppo di paesi che la sostengono e a quanti collaborano con l’organismo che lei presiede. Desidero inoltre esprimere il mio ringraziamento personale, e anche quello degli uomini di buona volontà, per il loro impegno con un mondo libero dalla pena di morte e per il loro contributo volto a stabilire una moratoria universale delle esecuzioni in tutto il mondo, al fine di abolire la pena capitale. Ho condiviso alcune idee su questo tema nella mia lettera all’Associazione Internazionale di Diritto Penale e all’Associazione Latinoamericana di Diritto Penale e Criminologia, del 30 maggio 2014. Ho avuto l’opportunità di approfondirle nel mio discorso di fronte alle cinque grandi associazioni mondiali dedite allo studio del diritto penale, della criminologia, e della vittimologia e le questioni penitenziarie, del 23 ottobre 2014. In questa occasione, desidero condividere con voi alcune riflessioni con cui la Chiesa possa contribuire allo sforzo umanistico della Commissione. Il Magistero della Chiesa, a partire dalla Sacra Scrittura e dall’esperienza millenaria del Popolo di Dio, difende la vita dal concepimento alla morte naturale, e sostiene la piena dignità umana in quanto immagine di Dio (cfr. Gn 1, 26). La vita umana è sacra perché fin dal suo inizio, dal primo istante del concepimento, è frutto dell’azione creatrice di Dio (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2258), e da quel momento, l’uomo, la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, è oggetto di un amore personale da parte di Dio (cfr. Gaudium et spes, n. 24). Gli Stati possono uccidere per azione quando applicano la pena di morte, quando portano i loro popoli alla guerra o quando compiono esecuzioni extragiudiziali o sommarie. Possono uccidere anche per omissione, quando non garantiscono ai loro popoli l’accesso ai mezzi essenziali per la vita. «Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”» (Evangelii gaudium, n. 53). La vita, soprattutto quella umana, appartiene solo a Dio. Neppure l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante. Come insegna sant’Ambrogio, Dio non volle punire Caino con l’omicidio, poiché vuole il pentimento del peccatore più che la sua morte (cfr. Evangelium vitae, n. 9). In certe occasioni è necessario respingere proporzionalmente un’aggressione in corso per evitare che un aggressore causi un danno, e la necessità di neutralizzarlo può comportare la sua eliminazione; è il caso della legittima difesa (cfr. Evangelium vitae, n. 55). Tuttavia, i presupposti della legittima difesa personale non sono applicabili all’ambito sociale, senza rischio di travisamento. Di fatto, quando si applica la pena di morte, si uccidono persone non per aggressioni attuali, ma per danni commessi nel passato. Si applica inoltre a persone la cui capacità di recare danno non è attuale, ma che è già stata neutralizzata e che si trovano private della propria libertà. Oggigiorno la pena di morte è inammissibile, per quanto grave sia stato il delitto del condannato. È un’offesa all’inviolabilità della vita e alla dignità della persona umana che contraddice il disegno di Dio sull’uomo e sulla società e la sua giustizia misericordiosa, e impedisce di conformarsi a qualsiasi finalità giusta delle pene. Non rende giustizia alle vittime, ma fomenta la vendetta. Per uno Stato di diritto, la pena di morte rappresenta un fallimento, perché lo obbliga a uccidere in nome della giustizia. Dostoevskij scrisse: «Uccidere chi ha ucciso è un castigo incomparabilmente più grande del crimine stesso. L’assassinio in virtù di una sentenza è più spaventoso dell’assassinio che commette un criminale». Non si raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano. La pena di morte perde ogni legittimità a motivo della difettosa selettività del sistema penale e di fronte alla possibilità dell’errore giudiziario. La giustizia umana è imperfetta, e il non riconoscere la sua fallibilità può trasformarla in fonte di ingiustizie. Con l’applicazione della pena capitale, si nega al condannato la possibilità della riparazione o correzione del danno causato; la possibilità della confessione, con la quale l’uomo esprime la sua conversione interiore; e della contrizione, portico del pentimento e dell’espiazione, per giungere all’incontro con l’amore misericordioso e risanatore di Dio. La pena capitale è inoltre una pratica frequente a cui ricorrono alcuni regimi totalitari e gruppi di fa- natici, per lo sterminio di dissidenti politici, di minoranze, e di ogni soggetto etichettato come «pericoloso» o che può essere percepito come una minaccia per il loro potere o per il conseguimento dei loro fini. Come nei primi secoli, anche in quello presente la Chiesa subisce l’applicazione di questa pena ai suoi nuovi martiri. La pena di morte è contraria al significato dell’humanitas e alla misericordia divina, che devono essere modello per la giustizia degli uomini. Implica un trattamento crudele, disumano e degradante, come lo sono anche l’angoscia previa al momento dell’esecuzione e la terribile attesa tra l’emissione della sentenza e l’applicazione della pena, una «tortura» che, in nome del dovuto processo, suole durare molti anni, e che nell’anticamera della morte non poche volte porta alla malattia e alla follia. In alcuni ambiti si dibatte sul modo di uccidere, come se si trattasse di trovare il modo di «farlo bene». Nel corso della storia, diversi mecca- nismi di morte sono stati difesi perché riducevano la sofferenza e l’agonia dei condannati. Ma non esiste una forma umana di uccidere un’altra persona. Oggigiorno non solo esistono mezzi per reprimere il crimine in modo efficace senza privare definitivamente della possibilità di redimersi chi lo ha commesso (cfr. Evangelium vitae, n. 27), ma si è anche sviluppata una maggiore sensibilità morale rispetto al valore della vita umana, suscitando una crescente avversione alla pena di morte e il sostegno dell’opinione pubblica alle diverse disposizioni che mirano alla sua abolizione o alla sospensione della sua applicazione (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 405). D’altro canto, la pena dell’ergastolo, come pure quelle che per la loro durata comportano l’impossibilità per il condannato di progettare un futuro in libertà, possono essere considerate pene di morte occulte, poiché con esse non si priva il colpevole della sua libertà, ma si cerca di privarlo della speranza. Ma, sebbene il sistema penale possa prendersi il tempo dei colpevoli, non potrà mai prendersi la loro speranza. Come ho detto nel mio discorso del 23 ottobre scorso, la pena di morte implica la negazione dell’amore per i nemici, predicata nel Vangelo. «Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà». Cari amici, vi incoraggio a continuare con l’opera che state realizzando, poiché il mondo ha bisogno di testimoni della misericordia e della tenerezza di Dio. Mi congedo affidandovi al Signore Gesù, che nei giorni della sua vita terrena non volle che ferissero i suoi persecutori in sua difesa, — «Rimetti la spada nel fodero» (Mt 26, 52) — fu catturato e condannato ingiustamente a morte, e s’identificò con tutti i carcerati, colpevoli o meno: «Ero carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 36). Lui, che di fronte alla donna adultera non s’interrogò sulla sua colpevolezza, ma invitò gli accusatori a esaminare la propria coscienza prima di lapidarla (cfr. Gv 8, 111), vi conceda il dono della saggezza, affinché le azioni che intraprenderete a favore dell’abolizione di questa pena crudele, siano opportune e feconde. Vi chiedo di pregare per me. Cordialmente. Dal Vaticano, 20 marzo 2015 FRANCESCO Ai vescovi del Giappone in visita «ad limina» il Papa ricorda l’eredità dell’attività missionaria e la testimonianza dei “cristiani nascosti” L’attività missionaria e i “cristiani nascosti”: sono questi i «due pilastri della storia cattolica in Giappone», che «continuano a sostenere la vita della Chiesa oggi». Lo ha sottolineato Papa Francesco rivolgendosi ai vescovi del Paese asiatico, ricevuti nella mattina di venerdì 20 marzo, in visita ad limina apostolorum. Di seguito una nostra traduzione dall’inglese del discorso consegnato dal Pontefice. Cari Fratelli Vescovi, Vi porgo un caloroso benvenuto in occasione della vostra visita ad Limina Apostolorum, mentre realizzate il vostro pellegrinaggio sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo. La vostra presenza qui mi dà grande gioia, perché è un’opportunità per rinnovare i vincoli di amore e di comunione tra la Sede di Pietro e la Chiesa in Giappone, e per riflettere sulla vita delle vostre comunità locali. Ringrazio l’Arcivescovo Okada per i saluti che mi ha rivolto a nome vostro e dei sacerdoti, religiosi e laici della vostre diocesi. Vi chiedo di assicurarli del mio affetto e delle mie preghiere. La Chiesa in Giappone ha sperimentato abbondanti benedizioni ma ha anche conosciuto sofferenze. A partire da queste gioie e dolori, i vostri antenati nella fede vi hanno trasmesso un’eredità viva che oggi adorna la Chiesa e incoraggia il suo cammino verso il futuro. Tale eredità si fonda sui missionari che per primi raggiunsero queste sponde e proclamarono la Parola di Dio, Gesù Cristo. Pensiamo in particolare a san Francesco Saverio, ai suoi compagni, e a tutto coloro che nel corso degli anni offrirono la propria vita al servizio del Vangelo e del popolo giapponese. La testimonianza a Cristo portò molti di questi missionari, come pure alcuni dei primi membri della comunità cattolica giapponese, a versare il proprio sangue e, attraverso quel sacrificio, recò molte benedizioni alla Chiesa, rafforzando la Comunicato del decano del Collegio cardinalizio Rinnovamento e riconciliazione per la Chiesa in Scozia Il Santo Padre ha accettato la rinuncia ai diritti e alle prerogative del cardinalato, espressi nei canoni 349, 353 e 356 del Codex iuris canonici, presentata, al termine di un lungo itinerario di preghiera, dal cardinale Keith Michael Patrick O’Brien, arcivescovo emerito di Saint Andrews and Edinburgh. Con questo provvedimento, Sua Santità manifesta a tutti i fedeli della Chiesa in Scozia la sua sollecitudine pastorale e li incoraggia a continuare con fiducia il cammino di rinnovamento e di riconciliazione. I due pilastri fede del popolo. Ricordiamo in particolare san Paolo Miki e i suoi compagni, la cui salda fede in mezzo alle persecuzioni divenne un incoraggiamento per la piccola comunità cristiana a perseverare in ogni prova. Quest’anno celebrate un altro aspetto di questa ricca eredità, ossia la comparsa dei “cristiani nascosti”. Anche quando tutti i missionari laici e i sacerdoti vennero espulsi dal paese, la fede della comunità cristiana non si raffreddò. Anzi, i tizzoni della fede che lo Spirito Santo accese attraverso la predicazione di quegli evangelizzatori e sostenne con la testimonianza dei martiri restarono al sicuro, grazie alla sollecitudine dei fedeli laici che conservarono la vita di preghiera e di catechesi della comunità cattolica in una situazione di grande pericolo e di persecuzione. Questi due pilastri della storia cattolica in Giappone, l’attività missionaria e i “cristiani nascosti”, continuano a sostenere la vita della Chiesa oggi e offrono una guida per vivere la fede. In ogni tempo e in ogni luogo, la Chiesa resta una Chiesa missionaria, che si sforza di evangelizzare e di fare discepoli in tutte le nazioni, e al contempo arricchisce continuamente la fede della comunità dei credenti e instilla in loro la responsabilità di alimentare questa fede a casa e nella società. Mi unisco a voi nell’esprimere profonda gratitudine ai numerosi missionari che cooperano ancora oggi con le vostre diocesi. In collaborazione con i sacerdoti e i religiosi locali, come pure con i responsabili laici, contribuiscono generosamente a soddisfare i bisogni, non solo della comunità cattolica, ma anche della società in senso più ampio. Oltre a sostenere i loro diversi sforzi di evangelizzazione, vi incoraggio anche a essere attenti ai loro bisogni spirituali e umani, di modo che non si scoraggino nel loro servizio, ma perseverino nei loro impegni. Possiate altresì guidarli nella comprensione delle usanze del popolo giapponese, cosicché possano essere sempre più servi efficaci del Vangelo, e cercare insieme nuovi modi di evangelizzare la cultura (cfr. Evangelii gaudium, n. 69). L’opera di evangelizzazione non è però responsabilità solo di quanti lasciano la propria casa e vanno in terre lontane a predicare il Vangelo. Di fatto, attraverso il nostro battesimo, siamo tutti chiamati a essere evangelizzatori e a testimoniare la Buona Novella di Gesù ovunque siamo (Mt 28, 19-20). Siamo chiamati ad andare oltre, a essere una comunità evangelizzatrice, anche se ciò significa semplicemente aprire la porta principale della nostra casa e uscire per incontrare i nostri vicini. “La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così «odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce» (Evangelii gaudium, n. 24). Anche se la comunità cattolica è piccola, le vostre Chiese particolari sono apprezzate dalla società giapponese per i loro numerosi contributi, nati dalla vostra identità cristiana, che serve le persone indipendentemente dalla loro religione. Vi elogio per i vostri numerosi sforzi nei campi dell’educazione, della salute, del servizio agli anziani, ai malati e ai disabili, e per le vostre opere caritative, che sono state particolarmente importanti in occasione della tragica devastazione provocata dal terremoto e dallo tsunami quattro anni fa. Esprimo anche profondo apprezzamento per le vostre iniziative a favore della pace soprattutto i vostri sforzi per conservare di fronte al mondo l’immensa sofferenza provata dal popolo di Hiroshima e Nagasaki alla fine della Seconda guerra mondiale, settanta anni fa. In tutte queste opere, non solo soddisfate i bisogni della comunità, ma create anche opportunità di dialogo tra la Chiesa e la società. Tale dialogo è particolarmente importante perché favorisce la comprensione reciproca e promuove una maggiore cooperazione per il bene comune. Apre inoltre nuove vie alla predicazione del Vangelo e invita coloro che serviamo a incontrarsi con Gesù Cristo. Che possiamo non rifuggire mai dal predicare il Vangelo e, mediante le nostre buone opere, testimoniare Cristo (cfr. Gc 2, 18). Se i vostri sforzi missionari devono recare frutti, l’esempio dei “cristiani nascosti” ha molto da insegnarci. Pur essendo pochi e pur dovendo affrontare ogni giorno persecuzioni, quei credenti furono capaci di conservare la fede restando attenti al loro rapporto personale con Gesù, un rapporto costruito su una solida vita di preghiera e su un impegno sincero a favore del bene della comunità. La Chiesa oggi è analogamente rafforzata, e i suoi sforzi di evangelizzazione diventano effettivi quando la sua fede è ancorata al rapporto personale con Cristo e supportata dalle comunità parrocchiali ed ecclesiali che li accompagnano quotidianamente. Anche se i “cristiani nascosti” non ebbero il beneficio della piena vita sacramentale della Chiesa, oggi le vostre Chiese particolari beneficiano del ministero di molti sacerdoti devoti che servono i bisogni spirituali dei fedeli. Si esige però molto da loro e le numerose responsabilità che hanno, spesso li allontanano dalle stesse persone che dovrebbero servire. Vi esorto a lavorare con i vostri sacerdoti per assicurare che abbiano il tempo e la libertà necessarie per essere disponibili per quanti sono stati affidati alle loro cure. Perché possano essere efficaci nel proclamare il Vangelo, vi chiedo di rivolgere un’attenzione particolare alla loro formazione umana e spirituale, non solo mentre sono in seminario, ma durante tutta la loro vita. Possano i vostri sacerdoti vedere in voi sia un padre che è sempre disponibile per i suoi figli, sia un fratello che resta sempre al loro fianco per condividere le gioie e le difficoltà della vita. Questa forte testimonianza di fratellanza e di comunione tra i vescovi e i loro sacerdoti aiuterà i giovani a discernere più facilmente e ad accettare la chiamata al sacerdozio. Le vostre comunità sono ulteriormente rafforzate dalla testimonianza di religiosi e religiose la cui consacrazione prefigura la nuova Gerusalemme in cielo e i cui apostolati sono al servizio dell’edificazione del Regno di Cristo in terra (Ap 21, 12). Mi unisco a voi anche nel ringraziare il Signore per il dono della vita religiosa in Giappone, per quanti provengono dall’estero e per quelli che vengono dalle vostre comunità locali. In unione con i vostri sacerdoti e responsabili laici, servono generosamente la Chiesa in Giappone e offrono alla società i frutti della loro fede. Che essi possano avere sempre il vostro sostegno e che voi possiate cercare nuove opportunità di cooperazione nell’opera apostolica. I “cristiani nascosti” del Giappone ci ricordano che l’opera per promuovere la vita della Chiesa e dell’evangelizzazione richiede la partecipazione piena ed attiva dei laici. La loro missione è duplice: impegnarsi nella vita della parrocchia e della Chiesa particolare e permeare l’ordine sociale con la loro testimonianza cristiana. Questa missione si compie soprattutto in famiglia, dove la fede accompagna ogni fase della vita e illumina tutti i nostri rapporti in società (cfr. Lumen fidei, nn. 53-54). Quando rivolgiamo la nostra attenzione e le nostre risorse al sostegno della famiglia, a cominciare dalla preparazione matrimoniale e continuando con la catechesi in ogni fase della vita, arricchiamo le nostre parrocchie e le nostre Chiese particolari. In tal modo anche le nostre società e le nostre culture vengono permeate con la fragranza del Vangelo. Attraverso la testimonianza dei fedeli giapponesi «la Chiesa esprime la sua autentica cattolicità e mostra “la bellezza di questo volto pluriforme”» (Evangelii gaudium, n. 116). Così, spesso, quando questa testimonianza ci sembra carente, non è perché i fedeli non vogliono essere discepoli missionari, ma piuttosto perché si ritengono incapaci di tale compito. Vi incoraggio in quanto Pastori a instillare in essi un profondo apprezzamento della loro chiamata e a offrire loro espressioni concrete di sostegno e di guida, cosicché possano rispondere a questa chiamata con generosità e coraggio. Cari Fratelli, vi ringrazio per la testimonianza cristiana che voi e le vostre Chiese particolari offrite ogni giorno. Con questi pensieri, vi affido all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, come pegno di pace e gioia nel Signore.
© Copyright 2024 ExpyDoc