L`OSSERVATORE ROMANO

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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLV n. 65 (46.903)
Città del Vaticano
venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
.
Francesco alla Commissione internazionale contro la pena di morte
Cordoglio del Papa per le vittime dell’attacco terroristico
Fallimento dello Stato di diritto
Dolore
e inquietudine a Tunisi
E ai vescovi del Giappone ricorda la testimonianza dei “martiri nascosti”
«Per uno Stato di diritto, la pena di
morte rappresenta un fallimento,
perché lo obbliga a uccidere in nome della giustizia». Lo ha scritto il
Papa in una lettera consegnata venerdì 20 marzo al presidente della
Commissione internazionale che si
batte contro le esecuzioni capitali.
Ricevendo in udienza una delegazione guidata dal presidente Federico Mayor, il Pontefice ha ricordato
la precedente lettera inviata all’Associazione internazionale di diritto penale e all’Associazione latinoamericana di diritto penale e criminologia
il 30 maggio 2014 e il suo discorso
alle cinque grandi associazioni mondiali dedite allo studio del diritto
penale, della criminologia, della vittimologia e delle questioni penitenziarie incontrate il 23 ottobre scorso.
Quindi ha sottolineato che «gli Stati
possono uccidere per azione quando
applicano la pena di morte, quando
portano i loro popoli alla guerra o
quando compiono esecuzioni extragiudiziali o sommarie», ma «anche
per omissione, quando non garantiscono ai loro popoli l’accesso ai
mezzi essenziali per la vita». Del resto quest’ultima, «soprattutto quella
umana, appartiene solo a Dio» e
«neppure l’omicida perde la sua dignità personale» — ha aggiunto citando la vicenda di Caino. E sebbe-
ne la necessità di neutralizzare un
aggressore «può comportare la sua
eliminazione», tuttavia «i presupposti della legittima difesa personale
non sono applicabili all’ambito sociale».
La visita del Pontefice
a Pompei e a Napoli
Dunque per Francesco «la pena
di morte è inammissibile». Essa «è
un’offesa all’inviolabilità della vita e
alla dignità della persona. Non rende giustizia alle vittime, ma fomenta
la vendetta». Per questo, «non si
raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano».
Inoltre, prosegue il Papa, «la pena
di morte perde ogni legittimità a
motivo della difettosa selettività del
sistema penale e di fronte alla possibilità dell’errore giudiziario». Per
non tacere poi del fatto che essa è
«una pratica frequente a cui ricorrono alcuni regimi totalitari e gruppi
di fanatici, per lo sterminio di dissidenti politici, di minoranze, e di
ogni soggetto etichettato come “pericoloso”». Come accade alla Chiesa
che ne «subisce l’applicazione ai
suoi nuovi martiri».
Infine il Pontefice ha accennato
anche al fatto che «in alcuni ambiti
si dibatte sul modo di uccidere, come se si trattasse di trovare il modo
di “farlo bene”». Ma, ha avvertito,
«non esiste una forma umana di uccidere un’altra persona».
In precedenza Francesco aveva ricevuto i vescovi del Giappone in visita ad limina, individuando nell’attività missionaria e nei “cristiani nascosti” i «due pilastri della storia
cattolica» del Paese, che «continuano a sostenere la vita della Chiesa».
Marc Chagall, «Caino e Abele» (1960)
PAGINA 5
TUNISI, 20. Dolore, sdegno e inquietudine si sommano in queste
ore nelle reazioni tunisine e internazionali al cruento attacco terroristico che mercoledì ha provocato la
morte di ventuno persone, in massima parte turisti stranieri, nel museo del Bardo di Tunisi.
Il cordoglio e la vicinanza di Papa Francesco alle vittime, insieme
con la ferma condanna «di tutti gli
atti contro la pace e la sacralità
della vita», sono stati espressi in
un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato all’arcivescovo di Tunisi, monsignor Ilario Antoniazzi.
Questi, da parte sua, ha parlato a
Radio Vaticana di «dolore, sconcerto e umiliazione», sottolineando
che «il popolo tunisino, accogliente e buono, non capisce in queste
ore come sia possibile che siano
state uccise e ferite delle persone».
La popolazione è scesa in piazza
per manifestare sostegno al Governo nella determinazione a combattere il terrorismo. Intanto, il ministero tunisino degli Affari religiosi
ha invitato gli imam a sottolineare
i valori della fratellanza e della tolleranza nei loro sermoni del venerdì. Un invito che oggi è stato raccolto in tutte le moschee del Paese.
Alla stampa locale, mentre l’assalto era ancora in corso, era arri-
vata la rivendicazione di un gruppo jihadista tunisino. Nelle ore
successive se ne è detto responsabile il cosiddetto Stato islamico (Is),
attivo in Iraq e in Siria, ma al quale hanno dichiarato adesione diverse formazioni, in particolare quelle
che operano in Libia. Il Governo
tunisino, tra l’altro, ha sostenuto
che i due assalitori uccisi dalle forze di sicurezza, Saber Kachnaoui e
Yassine Laabidi, erano partiti lo
scorso dicembre per la Libia dove
erano stati addestrati prima di rientrare in patria. Alla situazione in
Libia ha fatto riferimento anche il
Consiglio europeo riunito oggi a
Bruxelles. Ieri la necessità di un intervento dell’Onu in Libia era stata
sostenuta dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in un’intervista alla Cnn.
Sulla dinamica e le finalità
dell’attacco, comunque, restano
dubbi. In un primo momento
l’obiettivo era sembrato il vicino
Parlamento, dove era in corso
un’audizione proprio sul terrorismo. Solo dopo essere stati respinti
dalle forze di sicurezza gli assalitori
avrebbero ripiegato verso il Bardo.
Nella rivendicazione e nella propaganda dell’Is delle ultime ore si
sostiene invece che il bersaglio erano proprio gli stranieri in visita al
museo.
PAGINA 7
Per le sistematiche violenze contro la comunità irachena degli yazidi
L’Onu accusa l’Is di genocidio
NEW YORK, 20. L’Onu accusa il cosiddetto Stato islamico (Is) di aver
commesso un vero e proprio genocidio nei confronti della comunità degli yazidi in Iraq, i cui membri sono
stati sistematicamente uccisi, torturati, stuprati, schiavizzati e sottoposti
ad altri tipi di violenza. Lo si afferma in un rapporto diffuso ieri
dall’alto commissariato dell’Onu per
i Diritti umani, che sollecita il deferimento degli aderenti al gruppo
jihadista alla Corte penale internazionale.
Le fonti del rapporto sono oltre
cento tra vittime e testimoni di
quanto avvenuto dall’estate scorsa in
varie regioni dell’Iraq e, in particolare, nelle aree investite dall’offensiva
militare dell’Is nella piana di Ninive,
a Mosul e nella regione montagnosa
di Sinjar, abitata in prevalenza da
yazidi che il gruppo jihadista considera apostati dell’islam.
Secondo i racconti dei testimoni e
dei sopravvissuti, i miliziani jihadisti
hanno prima fatto prigionieri gli yazidi, per lo più civili, e poi hanno
ucciso a sangue freddo i maschi.
Quindi hanno ridotto in schiavitù le
donne e i minori. Alcuni testimoni
hanno riferito di stupri compiuti
persino su bambine di appena sei
anni. Simili testimonianze erano già
emerse nei mesi scorsi da altri rapporti umanitari. E lo stesso Is non
ha mai nascosto l’intenzione di fare
A Barcellona una fondazione
per la promozione
della pastorale delle grandi città
Anche Ninive
può convertirsi
LLUÍS MARTÍNEZ SISTACH
A PAGINA
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Tracce dell’antica persecuzione
dei cristiani in Giappone
Scarpette rosse
CRISTIAN MARTINI GRIMALDI
schiave le donne da loro considerate
infedeli. L’alto commissariato muove
accuse di violenze contro le popolazioni anche alle forze irachene e alle
milizie loro alleate, facendo riferimento in particolare alla tragica vicenda dei 43 prigionieri bruciati vivi
in un carcere di Diyala.
Il rapporto è stato pubblicato proprio nel giorno della scoperta di una
fossa comune con 13 corpi non
identificati. Il macabro ritrovamento
è avvenuto a Buajil, una località tornata nelle ultime ore sotto il controllo delle forze di Baghdad e che si
trova a est di Tikrit, dove da settimane le forze governative sono
all’offensiva contro l’Is.
Le condanne da parte delle istituzioni internazionali, come pure dei
responsabili delle comunità religiose,
a partire proprio da quelle musulmane, non sembrano comunque
intaccare la feroce determinazione
dei miliziani dell’Is, i quali ancora
oggi hanno diffuso un nuovo, raccapricciante video nel quale viene mostrata la decapitazione di tre combattenti peshmerga curdi, catturati
in Iraq.
Fiori deposti su una macchia di sangue davanti al museo del Bardo a Tunisi (Afp)
NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza:
Sua Eminenza Reverendissima
il Signor Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione
per i Vescovi;
le Loro Eccellenze Reverendissime i Monsignori:
— Rino Fisichella, Presidente
del Pontificio Consiglio per la
Promozione della Nuova Evangelizzazione;
— Joseph Mitsuaki Takami,
Arcivescovo di Nagasaki (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»;
— Thomas Aquino Manyo
Maeda, Arcivescovo di Osaka
(Giappone), con l’Ausiliare, Sua
Eccellenza Reverendissima Monsignor Michael Gorō Matsuura,
Vescovo titolare di Sfasferia, in
visita «ad limina Apostolorum»;
— Peter Takeo Okada, Arcivescovo di Tōkyō (Giappone),
Amministratore Apostolico «sede vacante et ad nutum Sanctae
Sedis» di Saitama, con l’Ausiliare, Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor James Kazuo
Koda, Vescovo titolare di Sinnada di Mauritania, in visita «ad
limina Apostolorum»;
— Dominic Ryōji Miyahara,
Vescovo di Fukuoka (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»;
— Paul Kenjiro Koriyama, Vescovo di Kagoshima (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»;
— Berard Toshio Oshikawa,
Vescovo di Naha (Giappone), in
visita «ad limina Apostolorum»;
— Paul Sueo Hamaguchi, Vescovo di Oita (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»;
— Paul Yoshinao Otsuka, Vescovo di Kyōto (Giappone), in
visita «ad limina Apostolorum»;
— Augustinus Jun-ichi Nomura, Vescovo di Nagoya (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»;
— John Eijiro Suwa, Vescovo
di Takamatsu (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum»;
— Tarcisius Isao Kikuchi, Vescovo di Niigata (Giappone), in
visita «ad limina Apostolorum»;
— Bernard Taiji Katsuya, Vescovo di Sapporo (Giappone),
in visita «ad limina Apostolorum»;
— Martin Tetsuo Hiraga, Vescovo di Sendai (Giappone), in
visita «ad limina Apostolorum»;
— Rafael Masahiro Umemura,
Vescovo di Yokohama (Giappone), in visita «ad limina Apostolorum».
Il Santo Padre ha ricevuto
questa mattina in udienza una
Delegazione della “Red Ser Fiscal” (Rete Fiscale per la trasparenza elettorale).
Predica di Quaresima
Questa mattina, nella Cappella «Redemptoris Mater», alla
presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia,
Padre Raniero Cantalamessa,
O.F.M. Cap., ha tenuto la terza
predica di Quaresima.
Erezione di Diocesi
e relativa Provvista
In data 19 marzo, il Santo Padre ha eretto la Diocesi di Nogales (Messico), con territorio
dismembrato dall’Arcidiocesi di
Hermosillo, rendendola suffraganea della medesima Arcidiocesi.
Il Santo Padre ha nominato
primo Vescovo della Diocesi di
Nogales (Messico) Sua Eccellen-
za Reverendissima Monsignor
José Leopoldo González González, finora Vescovo titolare di
Tuburnica e Ausiliare dell’Arcidiocesi di Guadalajara.
Provvista di Chiesa
In data 19 marzo, il Santo Padre ha nominato Vescovo di
České Budějovice (Repubblica
Ceca) il Reverendo Monsignore
Vlastimil Kročil, ivi Professore
di Patrologia e Letteratura Paleocristiana presso la Facoltà di
Teologia e Amministratore della
parrocchia a Veselí nad Lužnici.
Il Santo Padre ha riorganizzato la Chiesa Greco-Cattolica
Ungherese e l’ha elevata a Chiesa Metropolitana “sui iuris”,
adottando i seguenti provvedimenti:
— ha elevato l’Eparchia di
Hajdúdorog per i cattolici di rito bizantino a Metropolia, con
sede a Debrecen, ed ha nominato Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Fülöp Kocsis, finora Vescovo Eparchiale di Hajdúdorog, primo Metropolita;
— ha elevato l’Esarcato Apostolico di Miskolc per i cattolici
di rito bizantino ad Eparchia,
rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Hajdúdorog e ha nominato primo Vescovo Eparchiale Sua Eccellenza
Reverendissima Monsignor Atanáz Orosz, finora Esarca Apostolico di Miskolc, trasferendolo
dalla sede titolare di Panio;
— ha eretto l’Eparchia di Nyíregyháza per i cattolici di rito
bizantino, con territorio dismembrato
dall’Eparchia
di
Hajdúdorog, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana
di Hajdúdorog ed ha nominato
Amministratore Apostolico “sede
vacante” della medesima Eparchia Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Atanáz Orosz.
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Ausiliare di Washington
(Stati Uniti d’America) il Reverendo Mario Eduardo Dorsonville-Rodríguez, del clero della
medesima Arcidiocesi, Direttore
dello “Spanish Catholic Center”
e “Vice President for Mission of
Catholic Charities” a Washington, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Kearney.
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venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
Una mensa
per i poveri ad Atene (Reuters)
Per sostenere l’applicazione degli accordi di Minsk
Risoluzione russa all’O nu
sulla crisi ucraina
Bruxelles chiede ad Atene di attuare le riforme
Vertice Ue sulla Grecia
ATENE, 20. Il Governo greco dovrà
presentare nei prossimi giorni una
lista completa di riforme dettagliate
all’interno del quadro degli accordi
raggiunti all’Eurogruppo il 20 febbraio scorso. È quanto deciso nel
vertice ristretto dedicato alle riforme
che Atene deve attuare nell’ambito
dell’estensione del programma europeo di sostegno finanziario. Al vertice, riunitosi questa notte, al
termine della prima giornata del
Consiglio europeo del 19 e 20 marzo, hanno partecipato il presidente
del Consiglio Ue, Donald Tusk,
quello della Commissione Ue, JeanClaude Juncker, il primo ministro
greco, Alexis Tsipras, il cancelliere
tedesco, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, i numeri uno della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, e dell’Eurogruppo, Jeroen D ijsselbloem.
Nel quadro dell’accordo del 20
febbraio, le autorità greche «avranno la titolarità delle riforme e dovranno presentare un elenco completo di misure specifiche nei prossimi giorni», spiega un comunicato
congiunto di Consiglio Ue, Commissione ed Eurogruppo.
«Siamo più ottimisti dopo questa
decisione. Le parti — ha detto Tsipras al termine dell’incontro — hanno confermato l’intenzione di fare il
possibile per superare le difficoltà
dell’economia greca al più presto».
In particolare, il primo ministro ellenico ha riconosciuto che si vuole
lavorare per restituire ad Atene la
capacità di tornare a finanziarsi sui
mercati e ha promesso che la Grecia
presenterà e attuerà le riforme.
Da parte sua, il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha
aggiunto che la collaborazione tra i
team tecnici greci e internazionali
«sta evolvendo verso uno spirito costruttivo», come si legge in una nota diffusa dal suo dicastero. I tecnici
di Bce, Commissione Ue e Fondo
monetario internazionale stanno
preparando una lista dettagliata di
requisiti sulla quale saranno valutate
le riforme di Atene. «È uno sviluppo positivo che il ministero apprezza, perché porterà chiarezza nelle
deliberazioni», precisano fonti del
dicastero greco stesso.
Merkel ha sottolineato che «ora
bisogna lavorare in fretta», anche
perché «la situazione finanziaria
greca non è facile. Abbiamo chiarito
che, come previsto dagli accordi del
20 febbraio, i nuovi aiuti potranno
essere concessi quando tutte le condizioni saranno raggiunte».
Per il presidente Hollande, l’incontro «è servito a ricordare a
Tsipras l’urgenza e la situazione del
Paese. Quello che deve cambiare è il
Si è dimesso
il ministro Lupi
ROMA, 20. Il ministro italiano per le
Infrastrutture e i trasporti, Maurizio
Lupi, si è dimesso dal suo incarico.
La decisione, già annunciata, è stata
ribadita nel corso dell’informativa
che Lupi ha tenuto questa mattina
di fronte alla Camera dei deputati.
Le dimissioni arrivano a seguito
dell’inchiesta sugli appalti per la
realizzazione delle “grandi opere”,
che ha portato all’arresto con l’accusa di corruzione di Ercole Incalza,
ex capo della struttura tecnica dello
stesso dicastero. A Lupi viene contestato in particolare il contenuto di
alcune intercettazioni telefoniche
raccolte nel corso delle indagini.
«Le accuse che mi sono state mosse
sono immotivate e strumentali», ha
detto il ministro nel suo intervento,
durante il quale ha rivendicato di
poter lasciare il Governo «a testa alta», dopo aver lavorato per il «rilancio degli appalti anche delle medie e piccole opere», per lo «sblocco dei cantieri» e per «l’accesso al
credito nel settore dell’edilizia».
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ritmo». «Se ci deve essere un accordo, la Grecia non deve perdere tempo», ha insistito, specificando che
«più si va veloce, più presto arrivano i soldi in aiuto al Paese».
Durante il vertice le parti si sono
impegnate ad accelerare i lavori e a
concludere le trattative il più velocemente possibile. È stato inoltre confermato l’accordo pratico sulle modalità da seguire: i colloqui politici
si svolgeranno a Bruxelles e le missioni conoscitive sull’avanzamento
delle riforme ad Atene. E l’Eurogruppo — si legge in una nota — «è
pronto a riconvocarsi il più presto
possibile».
La Comece conferma l’impegno
per l’integrazione europea
BRUXELLES, 20. Un mandato rinnovato per tre anni, alla guida dei
vescovi europei, con l’impegno a
«continuare a sostenere in modo
costruttivo il processo di integrazione europea»: il cardinale Reinhard
Marx,
arcivescovo
di
München und Freising, è stato rieletto presidente della Commissione delle conferenze episcopali
europee (Comece) durante l’assemblea plenaria che si è conclusa
oggi nella sede di Bruxelles. Durante i tre giorni di lavoro, i vescovi
hanno tra l’altro incontrato il presidente della Commissione europea,
Jean-Claude Juncker, il suo vice
Frans Timmermans, e il presidente
emerito del Consiglio europeo,
Herman Van Rompuy. Anche alla
luce dei fatti di Tunisi, i presuli
hanno discusso del problema del
terrorismo e hanno inoltre incontrato il cardinale Jean- Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso,
affrontando in particolare il tema
dei rapporti con l’islam. Nel corso
dell’assemblea sono stati anche
confermati i due vicepresidenti: il
vescovo ausiliare di MalinesBruxelles, Jean Kockerols, e il
vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio.
KIEV, 20. La Russia ha proposto ieri
al Consiglio di sicurezza dell’O nu
una nuova bozza di risoluzione con
la quale chiede di sostenere l’applicazione degli accordi di Minsk per
il superamento della crisi ucraina.
In un incontro a porte chiuse chiesto da Mosca, il Consiglio di sicurezza ha discusso gli scenari derivanti dal non rispetto del complesso
di misure decise per implementare
gli accordi di Minsk del 12 febbraio
scorso. «La Russia ha proposto una
nuova bozza per sostenere questo
documento», ha reso noto Aleksei
Zaitsev, portavoce dell’Ufficio del
rappresentante permanente di Mosca presso l’O nu.
L’iniziativa russa arriva dopo che
mercoledì scorso Kiev ha approvato
emendamenti alla legge sullo status
speciale per il Donbass (comprendente le regioni di Lugansk e Donetsk), che vincola una maggiore
autonomia di questi territori allo
svolgimento di elezioni locali in base alla legge ucraina. Condizione
che, per Mosca e i separatisti filorussi, viola gli accordi di febbraio.
Intanto, Vladimir Putin si trova
ad Astana, per un incontro con i
presidenti
del
Kazakhstan,
Nursultan Nazarbayev, e della Bielorussia, Aleksandr Lukašenko. Il
vertice trilaterale avrebbe dovuto tenersi la scorsa settimana, ma era stato rimandato all’ultimo momento.
Al centro dei colloqui, l’aumento
della cooperazione commerciale ed
economica
(nessun
accenno
all’Unione euroasiatica nel comunicato pubblicato sul sito della presidenza kazaka), problemi di economia mondiale e la situazione in
Ucraina. Non partecipano all’incontro
i
presidenti
dell’Armenia,
nell’Unione euroasiatica dall’inizio
dell’anno, e del Kyrgyzstan, che dovrebbe aderire a breve. Durante una
conferenza stampa, Putin ha detto
che «è giunto il momento di discutere della possibilità di creare in futuro un’unione monetaria» tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan: Paesi
che rappresentano lo zoccolo duro
dell’Unione eurasiatica.
Il comune di Mosca licenzia
e taglia gli stipendi
MOSCA, 20. Tagli al comune di
Mosca. Il sindaco della capitale
russa, Sergei Sobyanin, ha infatti
annunciato che l’organico del comune subirà un taglio del 30 per
cento. Una manovra che presuppone il licenziamento di circa tremila impiegati pubblici. «Questa è
la più grande riduzione di posti di
lavoro dalla perestroika», ha detto
il sindaco, citato dall’agenzia Interfax.
Ai lavoratori che resteranno in
servizio, ha spiegato ancora il primo cittadino, verrà ridotto lo stipendio del 10 per cento. Sobyanin
Sole oscurato
sul Sole è incominciata a proiettare
la sua ombra sul alle 9,30, ha
raggiunto il suo culmine alle 10,30
per concludersi circa un’ora dopo.
L’italiana che ha potuto avere il
migliore osservatorio sul fenomeno
è stata comunque Samantha
Cristoforetti. L’astronauta, infatti
ha potuto osservare l’eclissi dalla
Stazione spaziale internazionale,
dedicandole
un’intera
galleria
fotografica che ha pubblicato su
Twitter.
LIMA, 20. In Perú, la malnutrizione
cronica infantile si è dimezzata tra
il 2006 e il 2013, grazie al miglioramento dell’attività economica e il
maggiore accesso ai programmi sociali. È quanto afferma lo studio
internazionale «Bambini del millennio», finanziato da Gran Bretagna e Irlanda, che ha monitorato la
vita di dodicimila bambini nell’arco
di quindici anni in Etiopia, India,
Perú e Vietnam con l’obiettivo di
individuare cause e conseguenze
della povertà infantile.
I ricercatori hanno presentato i
primi risultati del quarto ciclo di
indagini condotte nel 2013 fra duemila famiglie che all’inizio del 2002
avevano almeno un figlio fra i sei e
i diciotto mesi di età.
È emerso che la malnutrizione
infantile è scesa dal 42 al 21 per
cento. Secondo i dati ufficiali
dell’Instituto Nacional de Estadística e Informática, la malnutrizione
cronica infantile in Perú colpisce il
18 per cento dei bambini di età inferiore ai cinque anni.
Tuttavia, in regioni molto degradate — come ad esempio quella andina di Huancavelica — arriva fino
al 51 per cento. Le zone rurali peruviane mantengono standard nettamente inferiori a quelle urbane
per condizioni di vita e servizi alla
popolazione.
L’uruguayano Almagro
nuovo segretario dell’Osa
Il «sole nero» visto a Svalbard in Norvegia (Epa)
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
[email protected] www.photo.va
ha fatto sapere che la riduzione
dell’organico, che entrerà in vigore
dal primo luglio, sarà accompagnata da una forte opera di informatizzazione di alcuni servizi, dallo snellimento di alcune procedure
burocratiche e dall’eliminazione di
alcune cariche doppie. Il sindaco
ha precisato che la riduzione di
personale non avrà alcun impatto
negativo sulla qualità dei servizi
offerti dal comune. «Vorrei che venisse presa in considerazione la
possibilità di ridurre anche gli stipendi ai deputati della Duma», ha
aggiunto Sobyanin.
Dimezzata in Perú
la malnutrizione infantile
Eclissi visibile dall’Artico all’Equatore
ROMA, 20. Dall’Artico all’Equatore, tutti con gli occhi al cielo oggi
per l’eclissi di sole. Il cielo si è
oscurato, a seconda della latitudine, da un massimo del 67 per cento al nord fino a un minimo del 39
per cento al sud. Appuntamenti
per l’osservazione del fenomeno
astronomico sono stati organizzati
da enti di ricerca o da semplici appassionati in diversi Paesi.
Tra questi c’è l’Italia, dove la
proiezione dell’ombra della Luna
Una donna con il figlio davanti ai resti del mercato di Donetsk (Epa)
WASHINGTON, 20. L’ex ministro degli Esteri uruguayano, Luis Almagro, è
stato eletto nuovo segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). Almagro guiderà l’organismo regionale fino al 2020. Per designare Almagro si sono riuniti a Washington diciannove leader della diplomazia del Continente all’Assemblea generale straordinaria: con trentatré voti favorevoli e un’astensione, l’ex ministro degli Esteri uruguayano è
stato scelto per succedere al cileno José Miguel Insulza dopo due mandati
consecutivi. «Ci resta un lavoro molto duro davanti», ha detto il neoeletto
segretario riguardo al futuro del blocco regionale
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Nicolás Maduro
raccoglie firme
contro le sanzioni
CARACAS, 20. Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha lanciato una vasta campagna ufficiale
di mobilitazione contro le sanzioni
imposte dagli Stati Uniti a ufficiali
militari, ritenuti responsabili — secondo Washington — delle violenze contro i manifestanti dell’opposizione.
Maduro intende raccogliere dieci milioni di firme, pari a circa un
terzo della popolazione del Paese,
contro l’ordine varato nei giorni
scorsi dal presidente Obama per
confermare le sanzioni agli ufficiali
militari (uno dei quali, il generale
Gustavo González López, è stato
promosso ministro degli Interni la
settimana scorsa) e nel quale si dichiara che «il Venezuela costituisce
un pericolo per la sicurezza degli
Stati Uniti». «Chiedo la firma di
tutto il Venezuela, un voto di fiducia, di coscienza, di amore di tutto
il Paese», ha detto l’erede di Hugo
Chávez, sottolineando che l’obiettivo è «che si deroghi quel decreto, perché il Venezuela appartiene
ai venezuelani e alle venezuelane».
Nei giorni scorsi, Maduro aveva
comprato una intera pagina del
quotidiano «The New York Time»
per affermare come il Venezuela
non rappresenti una minaccia per
il popolo statunitense.
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venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
pagina 3
Decine di donne nigeriane trucidate da Boko Haram
Uccise
dopo matrimoni forzati
L’Oms rinviò
l’allarme
sull’epidemia
di ebola
GINEVRA, 20. Documenti ed email ottenuti dall’agenzia Associated Press dimostrano che l’O rganizzazione mondiale per la sanità (Oms) ha rinviato per due
mesi l’annuncio dell’epidemia di
ebola nell’Africa occidentale, temendo di danneggiare le economie dell’area.
I documenti giunti in possesso
dell’Ap dimostrano che già ai primi di giugno dello scorso anno
l’epidemia di ebola registrata in
Guinea si era confermata la più
grave mai verificatasi in termini
di vittime. I lavoratori stranieri
furono fatti sgomberare. I più importanti scienziati impegnati sul
fronte delle epidemie avvertirono
che il virus avrebbe potuto presto
espandersi in tutta l’Africa occidentale, come poi avvenne. Ma
l’Oms non lanciò l’allarme fino
ad agosto, nonostante che i dirigenti in Africa avessero proposto
di farlo già due mesi prima. E
l’epidemia si estese anche alla
Sierra Leone e alla Liberia.
Il ritardo di due mesi, osservano alcuni analisti internazionali,
può essere costato molte vite
umane. Si ritiene che oltre diecimila persone siano state uccise
dal virus da quando l’Oms, per la
prima volta, ne rivelò l’esplosione
un anno fa. L’Oms afferma che
l’espansione del virus fu senza
precedenti e attribuisce la responsabilità del ritardo a diversi fattori, tra i quali la mancanza di risorse e di intelligenze sul campo.
I documenti ottenuti dalla Ap
dimostrano però che i dirigenti
dell’Oms vennero informati di
quanto la situazione fosse disastrosa. Ma aspettarono a dichiarare un’emergenza, perché l’annuncio avrebbe potuto colpire gli interessi economici dei Paesi coinvolti. Nonostante i primi casi di
contagio accertati in Mali, Costa
d’Avorio e Guinea Bissau, si continuò a dire che dichiarare
un’emergenza internazionale o
anche creare un comitato per discutere la situazione «poteva essere visto come un atto ostile», si
legge nei documenti. Tra le voci
in disaccordo ci fu quella di Michael Osterholm, esperto di malattie infettive dell’Università del
Minnesota: «È come dire che non
vuoi chiamare i vigili del fuoco
perché temi che gli autocarri possano creare disturbo», affermò a
suo tempo.
ABUJA, 20. Decine di donne nigeriane di Bama, costrette a matrimoni
forzati con i miliziani di Boko Haram che le avevano sequestrate, sono
state uccise dai loro “mariti” prima
della battaglia che questa settimana
ha portato le forze governative a riconquistare la città. Bama, secondo
centro dello Stato nordorientale del
Borno, dove Boko Haram ha le sue
principali roccaforti, era caduta lo
scorso settembre nelle mani del
gruppo jihadista che vi aveva compiuto una delle sue stragi più efferate, uccidendo, secondo fonti concordi, duemila persone. Numerose donne erano state catturate e poi co-
Preso di mira il campo allestito dall’Onu a Bentiu
Colpi di mortaio
sui profughi sudsudanesi
JUBA, 20. Gli scontri armati che
continuano in Sud Sudan non risparmiano neppure i civili nei campi profughi allestiti dall’Onu. Farhan Haq, il portavoce dell’Unmiss, la missione locale delle Nazioni Unite, ha riferito ieri di colpi
di mortaio esplosi il giorno prima
contro un campo alle porte della
città di Bentiu, che ospita circa cinquantamila persone, senza peraltro
precisare le conseguenze del bombardamento.
Nell’area di Bentiu, una delle
più ricche di petrolio del Sud Sudan, nonostante una serie di accordi per il cessate il fuoco, il mese
scorso hanno ripreso con intensità i
combattimenti che da quindici me-
si vedono affrontarsi i reparti
dell’esercito fedeli al presidente,
Salva Kiir Mayardit, e i ribelli che
fanno riferimento al suo ex vice,
Rijek Machar. Scontri a fuoco sono
stati segnalati questa settimana anche presso Renk, più a est, dove
l’Onu ha riferito di un’offensiva
dell’esercito governativo.
Il negoziato tra i belligeranti si
protrae da mesi, ma non ha finora
fermato un conflitto che ha provocato oltre diecimila morti e un milione di profughi. Il conflitto, tra
l’altro, è fra quelli con il maggiore
ricorso all’uso dei bambini soldato.
Secondo l’Onu, nel solo 2014 i belligeranti ne hanno impiegati dodicimila.
Bambini sudsudanesi in un campo profughi (Afp)
Si coalizza l’opposizione
della Costa d’Avorio
YAMOUSSOUKRO, 20. Rappresentanti di vari partiti della Costa d’Avorio hanno annunciato la nascita di
una coalizione di opposizione contro il presidente Alassane Ouattara
che nelle elezioni di ottobre cercherà di ottenere un altro mandato.
La nuova aggregazione sembra
avere come principale promotore
Mamadou Coulibaly, che è stato a
capo del Parlamento sotto la presidenza di Laurent Gbagbo, oggi a
processo davanti alla Corte penale
internazionale.
Coulibaly ha dichiarato che si sono coalizzati non solo i vecchi sostenitori di Gbagbo, ma tutti «i delusi secondo i quali Ouattara non
merita un secondo mandato». Sulla
presentazione di un candidato comune alle presidenziali, che sempre
secondo Coulibaly è un punto fermo della coalizione, non si è ancora
avviata una discussione.
strette a matrimoni con i miliziani.
Decine di loro sono state trucidate
alla vigilia del contrattacco governativo, secondo quanto riferito alle
agenzie di stampa da alcuni testimoni. Tra questi figura Sharifatu Bakura, una donna di 39 anni, madre di
tre figli e “risparmiata” da un matrimonio forzato perché incinta. Suo
marito era stato ucciso da Boko Haram quattro mesi fa. La donna ha
raccontato che i miliziani jihadisti
sapevano di un immediato attacco
militare e hanno deciso quindi di
fuggire verso la vicina città di Gwoza. Prima di abbandonare la città
hanno però ucciso le donne.
In ogni caso, la scelta di aderire
o no all’iniziativa ha provocato lacerazioni in due dei principali movimenti politici del Paese. Il Fronte
popolare ivoriano, già guidato da
Gbagbo, sembra destinato infatti a
perdere, a favore della nuova realtà
politica, alcuni oppositori interni
dell’attuale leader Pascal Affi
N’Guessan. Ma analoghe dinamiche
si riscontrano anche nell’odierna
maggioranza di Governo. Quattro
dirigenti dello storico Partito democratico della Costa d’Avorio, la formazione che ha governato il Paese
dall’indipendenza al 1999, contestano infatti la decisione di non presentare candidati al primo turno
delle presidenziali sostenendo da
subito l’alleato Ouattara. I dissidenti, tra cui spicca l’ex primo ministro
Charles Konan Banny, hanno inviato rappresentanti alla fondazione
della nuova coalizione.
Limitata
l’immigrazione
in Tanzania
D OD OMA, 20. Il Parlamento della Tanzania ha approvato una
legge che limita l’utilizzo di lavoratori stranieri nel Paese e
quindi l’immigrazione. La norma prevede che un’azienda dimostri di non aver trovato nessun cittadino tanzaniano disposto o capace di svolgere un impiego, prima di assumere uno
straniero. Il Governo punta a
far entrare in vigore il provvedimento, che il presidente Jakaya
Kikwete deve ancora ratificare
dall’inizio di luglio.
Negli ultimi anni, la Tanzania
ha visto un enorme afflusso di
lavoratori, in particolare cinesi,
ma la nuova legge sembra destinata a colpire anche gli immigrati da altri Stati africani, in
particolare Kenya e Zambia.
Boko Haram ha subìto nell’ultimo
mese diverse sconfitte sia da parte
dell’esercito governativo sia della
forza africana inviata in Nigeria e alla quale forniscono contingenti il
Benin, il Camerun, il Ciad e il Niger. Tuttavia i miliziani mantengono
alta la propria capacità di colpire,
non solo con il ricorso al terrorismo,
ma anche sul piano militare. Ancora
nelle ultime ore, il gruppo jihadista
ha lanciato attacchi armati contro
villaggi del Borno al confine con il
Camerun, uccidendo almeno undici
persone e costringendo gli abitanti a
rifugiarsi oltre frontiera.
Nonostante tale situazione, il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, impegnato nella campagna per
le elezioni del 28 marzo, nelle quali
sollecita un nuovo mandato, ha
espresso oggi sicurezza sul fatto che
Boko Haram sarà definitivamente
sconfitto entro un mese. Il presidente nigeriano ha comunque ammesso
che le forze di sicurezza hanno tardato nel rispondere all’avanzata iniziale di Boko Haram nel nord-est
del Paese.
Donne rifugiate in Niger per sfuggire alle violenze di Boko Haram (Afp)
Messaggio di Obama al Governo e al popolo iraniano per risolvere la questione nucleare
Opportunità da non perdere
TEHERAN, 20. Un mutamento del
difficile rapporto tra Iran e Stati
Uniti potrebbe essere a portata di
mano. È quanto ha fatto intendere il
presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, in un videomessaggio diretto al Governo e al popolo iraniano
in occasione del Nawruz, la festa locale del nuovo anno, e a pochi giorni dalla scadenza prevista per un accordo sul programma nucleare di
Teheran. Nel messaggio, Obama ha
ricordato che quest’anno si presenta
«la migliore opportunità di perseguire un futuro diverso tra i nostri
Paesi».
Mentre sono in corso i negoziati
per trovare un accordo sul nucleare
iraniano — l’obiettivo è arrivare ad
un accordo quadro entro il 31 marzo,
per poi definire i dettagli — il presidente statunitense ha riconosciuto
che ci sono stati progressi nelle trattative, anche se restano ampie divergenze. «Questo — ha affermato
Obama nel suo messaggio — è un
momento che potrebbe non ripresentarsi presto. Credo che le nostre
Nazioni abbiano un’occasione storica per risolvere il problema pacificamente ed è un’opportunità che non
dobbiamo perdere».
Se i leader dell’Iran, ha spiegato
Obama, riescono a trovare un accordo «ragionevole», questo può portare «ad un percorso migliore, di maggiori opportunità per il popolo iraniano». Altrimenti, ha concluso il
presidente, l’Iran «resterà isolato».
Le relazioni diplomatiche tra i due
Paesi sono state interrotte nel 1979,
dopo la presa d’ostaggi americani
nell’ambasciata degli Stati Uniti a
Teheran.
A livello europeo, stamane, prima
dell’avvio del vertice a Bruxelles dei
capi di Stato e di Governo dell’Ue,
l’Alto rappresentante dell’Unione
Dichiarazioni del premier israeliano dopo la vittoria elettorale
Netanyahu rivede la sua posizione
sulla possibilità di uno Stato palestinese
TEL AVIV, 20. Dopo la vittoria elettorale, il primo ministro israeliano,
Benjamin Netanyahu, abbassa i toni. E, riguardo al conflitto con i
palestinesi, respinge le accuse, mossegli da più parti, di non volere
uno Stato palestinese accanto a
Israele sostenendo invece di non
opporsi alla soluzione rappresentata dalla linea dei due Stati. Netanyhau ha tuttavia precisato di volere «una soluzione con due Stati
pacifica e sostenibile», rimarcando
che «per questo le circostanze devono cambiare».
Tra le telefonate di congratulazioni giunte a Netanyahu c’è stata
quella del presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, che molti
Fallito un nuovo golpe
nello Yemen
SAN’A, 20. È fallito ieri un nuovo
tentativo di colpo di Stato nello
Yemen contro il presidente Abde
Rabbo Mansur Hadi, messo in atto ad Aden, la maggiore città del
sud, dai militari ribelli guidati dal
maggiore Abdel Hafiz Al Saqaf,
che sostengono il deposto presidente Ali Abdullah Saleh.
Fonti della presidenza hanno
confermato che Al Saqaf è stato
costretto a ritirarsi con i suoi
uomini nella città di Taiz. Le truppe fedeli al Governo di Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, controllano ora saldamente l’aeroporto di Aden e la
caserma delle forze speciali, che
ieri i ribelli avevano tentato di
conquistare.
Negli scontri armati tra le due
fazioni dell’esercito yemenita sono
state uccise almeno tredici persone. Lo scorso settembre, i ribelli
per gli Affari esteri e la Politica di
sicurezza, Federica Mogherini, ha
incontrato il cancelliere tedesco, Angela Merkel, il presidente francese,
François Hollande, e il premier britannico, David Cameron. Insieme
hanno fatto il punto sullo stato dei
negoziati sul nucleare iraniano.
sciiti huthi, con i quali si sono poi
alleati gli uomini guidati da Al Saqaf, si erano impadroniti della capitale e in gennaio avevano sciolto
il Parlamento e il Governo e avevano posto agli arresti domiciliari
Hadi. Questi era riuscito a fuggire
da San’a il 21 febbraio scorso, riparando appunto nella città portuale di Aden, ex capitale dello
Yemen del Sud fino alla riunificazione nel 1990.
Il timore degli analisti è quello
di una frammentazione del Paese.
L’ex presidente Saleh, deposto nel
2012 dopo un anno di proteste popolari e scontri tra le varie fazioni
tribali e militari, si è infatti alleato
con gli huthi. Sempre nel sud del
Paese, Al Qaeda nello Yemen ha
aumentato gli attacchi contro le
forze armate e gli stessi huthi, facendo sprofondare lo Yemen nel
caos.
commentatori hanno interpretato
come una «schiarita» tra i due, dopo le recenti divergenze.
Sia le dichiarazioni di Netanyahu, sia la telefonata del presidente statunitense sono comunque
giunte sulla scia di indiscrezioni lasciate trapelare dal Governo di
Washington riguardo alla possibilità di consentire il varo di una risoluzione dell’Onu che porti alla nascita di uno Stato palestinese, evitando di esercitare il diritto di veto.
Nelle ultime ore ci sono state diverse dichiarazioni in questo senso
e la stessa portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki, ha parlato di una revisione «del nostro
approccio».
Leader talebano
ucciso
in Pakistan
ISLAMABAD, 20. Uno dei più autorevoli comandanti del movimento
talebano Tehrek-e-Taliban Pakistan
(Ttp) è stato ucciso ieri in un raid
aereo vicino alla frontiera pakistano-afghana. Lo hanno confermato
fonti del Ttp, precisando che
Khawri Mehsud è morto dopo l’attacco di un drone nell’area afghana
di Shabak, prospiciente alla Kurram Agency, territorio tribale pakistano. L’uomo, deceduto insieme a
due aiutanti, era stato il braccio
destro di Hakimullah Mehsud, capo supremo del Tehrek-e-Taliban
Pakistan, ucciso in un raid aereo il
primo novembre del 2013. Nei giorni scorsi, nella stessa zona, l’aviazione di Islamabad aveva compiuto
diversi raid aerei, uccidendo non
meno di trentaquattro miliziani
islamici.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
Gustave Doré,
«Giona predica a Ninive» (1880)
A Barcellona una fondazione per la promozione della pastorale delle grandi città
Anche Ninive
può convertirsi
di LLUÍS MARTÍNEZ SISTACH*
na delle citazioni bibliche più
frequenti nel congresso della
pastorale delle grandi città —
celebrato a Barcellona lo scorso anno e conclusosi a Roma,
assieme al Santo Padre — è stata quella del
profeta Giona, che temeva di andare a Ninive, una grande città dell’epoca. Non dobbiamo aver paura delle grandi città, è stato ripetutamente detto durante il congresso. Non
imitiamo Giona nel timore. Ninive si può
convertire.
La Chiesa primitiva non ebbe paura delle
città dell’impero romano, come testimonia
l’intera vita di san Paolo. Il nostro mondo si
sta sempre più urbanizzando, ci hanno detto
i sociologi al congresso. Il 52 per cento della
popolazione mondiale vive ora in grandi
metropoli, e fra alcuni anni, sarà il 70 per
cento. Per caso la religione muore nei grandi
conglomerati urbani? Naturalmente no. Le
cifre rivelano una crescita della religiosità a
livello mondiale, anche se questo non ci porta a negare la crisi di fede e di pratica religiosa dell’Europa.
Che cosa può e deve offrire la Chiesa agli
abitanti delle grandi città attuali? Per organizzare la risposta a questa domanda ricorro
alle classiche tre funzioni che la Chiesa è
chiamata a svolgere, in ogni circostanza, e
pertanto anche nella vita urbana: l’annuncio
di Gesù Cristo, la celebrazione della fede, la
diaconia o servizio della carità.
L’annuncio di Gesù Cristo e la testimonianza della fede costituiscono un primo
passo. È la pastorale dell’evangelizzazione,
oggi in auge perché è un anello della catena
delle azioni pastorali che era stato alquanto
dimenticato. A nessuno sfugge la gravità
della crisi religiosa che viviamo nei Paesi
dell’occidente europeo di tradizione cristiana. C’è chi ha parlato di emergenza pastorale nelle nostre Chiese diocesane e del bisogno di una vera conversione pastorale.
Di fronte a questa situazione, si cita spesso il pensiero del teologo gesuita Karl
Rahner, che anni fa ci aveva già avvertito:
U
«Il cristiano di domani sarà mistico o non no. Nella grande città la Chiesa deve cosarà». Ciò, a mio modo di vedere, ci chiede struire “focolari di fede e di spiritualità” che
due cose. Prima di tutto uno sguardo reali- irradino sotto forma di testimonianza, che
stico verso la grande città, con la sua ambi- attraggano e che accolgano. Ogni famiglia
valenza, con i suoi elementi positivi e nega- cristiana è chiamata a esserlo, e può anche
tivi. In tal senso, la Chiesa è chiamata a of- irradiare questa testimonianza alle famiglie
frire uno sguardo contemplativo per aiutare vicine e amiche, costruendo una “Chiesa nela vedere che «Dio vive nella città», come ci la casa” e “una famiglia della casa”, come ha
ricorda Papa Francesco nella Evangelii gau- detto al congresso uno dei relatori latinoadium, nelle strade, nelle piazze, negli uomini mericani. E soprattutto ogni comunità crie nelle donne, nelle famiglie, nelle chiese, stiana — sia essa contemplativa o attiva —
nelle comunità cristiane.
ogni parrocchia, deve essere una “casa di
Poi, sempre all’interno di questa prima preghiera”, un focolaio di spiritualità. In
funzione fondamentale dell’evangelizzazio- questo campo, nelle grandi città le comunità
ne, abbiamo bisogno di persone capaci di contemplative hanno una missione particolafare una vera propedeutica della fede.
È quello che nel nostro linguaggio
chiamiamo “pastorale mistagogica”,
La Chiesa primitiva
incentrata sul compito di iniziare le
nostre comunità all’esperienza della
non ebbe paura
fede e all’incontro personale con il Sidelle città dell’impero romano
gnore, origine e centro della vita cristiana. Per mettere in pratica questo
Come testimonia
servizio fondamentale della Chiesa
l’intera vita dell’apostolo Paolo
nelle grandi città è indispensabile
l’esistenza di “mistagoghi”, ossia di
persone che, avendo raggiunto la
condizione di “esperti di Dio”, inizino gli al- re. È auspicabile che i “luoghi alti” della tradizione monastica si trasformino in “luoghi
tri a questa esperienza cristiana.
Stiamo attualmente celebrando il quinto urbani” di esperienza contemplativa nelle
centenario della nascita di Santa Teresa di grandi città. Già esistono esperienze molto
Gesù, dottore della Chiesa. Lei fu allo stesso positive in tal senso.
Il terzo compito fondamentale della Chietempo modello, testimone e maestra
dell’unione con Dio, che costituisce il vertice sa è il servizio della carità, molto presente
dell’“esperienza mistica”, vista non solo co- nelle prime comunità cristiane di san Paolo.
me fenomeno straordinario, ma anche come La Chiesa di Gerusalemme benedisse le
nuove Chiese nate tra i gentili, ma disse loculmine della vita di fede.
Il secondo compito ecclesiale irrinunciabi- ro: «Non dimenticatevi dei poveri». E quele o costituzionale è la liturgia, il culto divi- sto fece Paolo.
Capolavori in pericolo: in questo
caso non si tratta di sculture
antiche o siti archeologici, ma di
un patrimonio immateriale come
lo studio del greco e del latino
nelle scuola francesi. I più recenti
progetti di riforma, che
entreranno in vigore a partire dal
2016, mettono a rischio di fatto
l’insegnamento delle lingue
antiche, relegato in orari scomodi
per gli allievi, emarginato,
«vilipeso, tacciato di elitismo,
considerato inutile, pesante,
sorpassato» scrive Augustin
D’Humières, autore del libro
Homère et Shakespeare en banlieue
(Grasset, 2009) su «Le Figaro»
del 17 marzo scorso. E invece, gli
fa eco nelle pagine dello stesso
giornale Anne-Sophie Letac, si
tratta di un bagaglio di
conoscenza prezioso, dall’altissimo
potenziale educativo. «Il latino —
ribadisce Letac — una disciplina
di costruzione logica brillante, è
eccellente per allenare il cervello.
Un giorno scopriremo che vale
tutta la ginnastica per la memoria
che troviamo in vendita su
Amazon». Anche la matematica
pura, continua Letac,
apparentemente non serve a nulla,
ma ci permette di estendere la
nostra conoscenza del mondo.
Non a caso, Alan Turing ha
inventato l’informatica a
Cambridge, in un universo
popolato di studi scientifici e di
modelli matematici, ma anche di
capolavori scritti — e letti — in
greco e in latino.
co referente della cultura. È vero, è la nostra
eredità. (…). Ma non siamo più in
quell’epoca. È passata. Non siamo nella cristianità, non più».
Il nuovo paradigma si chiama dialogo
multiculturale, dialogo e testimonianza a
partire dalla propria identità, ma senza propositi di egemonia culturale, per saper stare
“con gli altri” e certo non “al di sopra degli
altri”. Si chiama anche empatia con tutti,
umiltà, desiderio d’imparare da tutti. Si
chiama apertura alla religiosità popolare e al
buon senso del popolo.
Questo congresso ha voluto semplicemente inscriversi nel “sogno di Papa Francesco”,
un cambiamento di mentalità in grado di
trasformare tutto in chiave missionaria, dalla
parrocchia ai centri di studio e di formazione di sacerdoti e laici. È ovvio che questo
congresso internazionale — essendo il primo
— non poteva descrivere totalmente il nuovo
paradigma della Chiesa nel mondo urbano.
Con la benedizione e l’incoraggiamento spirituale e magisteriale di Papa Francesco, abbiamo però aperto una strada. Sappiamo
che c’è ancora un lungo tratto da percorrere.
Ho perciò istituito una fondazione destinata
alla promozione della pastorale urbana, che
avrà la propria sede a Barcellona, ma che sarà aperta, come il congresso, a tutto l’ambito
internazionale.
*Cardinale arcivescovo di Barcellona
Tracce dell’antica persecuzione dei cristiani in Giappone
Scarpette rosse
da Tokyo
CRISTIAN MARTINI GRIMALDI
Importanza
dell’inutile
Il servizio della carità fa della comunità
cristiana una “Chiesa samaritana” che compie quello che la parabola evangelica indica.
Il nostro congresso è stato fortemente colpito dal magistero di Papa Francesco, dalla testimonianza
delle
Chiese
diocesane
dell’America latina e dai contenuti del documento di Aparecida, dove la “diaconia della
carità” è particolarmente presente.
Se posso dirlo con un’espressione personale, l’intero congresso della pastorale delle
grandi città ha ratificato la validità e l’attualità delle “opere di misericordia” classiche, le
sette spirituali come pure le sette corporali,
con gli adattamenti che occorrerà fare per
ognuna di esse. È questa la missione della
Chiesa, sacramento di Gesù Cristo, anche
nel contesto urbano.
Dove va inserito l’apporto di questo congresso di Barcellona sulla pastorale urbana?
La risposta potrebbe essere: nel discorso
conclusivo del congresso che ci ha rivolto
Papa Francesco quando ha ricevuto noi pastori che abbiamo partecipato alla seconda
fase. Quando ci ha ricevuto in udienza, lo
scorso 27 novembre, ci ha posto la sfida forse più difficile: vivere un cambiamento nella
nostra mentalità pastorale. Ci ha detto che
attualmente «nelle città abbiamo bisogno di
altre “mappe”, altri paradigmi, che ci aiutino
a riposizionare i nostri pensieri e i nostri atteggiamenti (…). Veniamo da una pratica
pastorale secolare, in cui la Chiesa era l’uni-
Correva l’anno 1868 quando in
Giappone la rivolta contro lo shogunato portò alla restaurazione
dell’imperatore. I fautori della
svolta erano anche fanatici nazionalisti che intendevano elevare lo
shinto a sacro culto nazionale,
dunque ogni fede straniera era avvertita — se possibile ancor più di
prima — come una minaccia allo
spirito di patria.
Fu solo nel 1873 che, sotto le
continue pressioni delle nazioni
occidentali, il Giappone mise fine
ufficialmente alla persecuzione
dei cristiani non più tollerabile in
una nazione che si avviava a essere pienamente integrata nella rete
Yumiko oggi ha 81 anni
Al liceo era fidanzata
con un ragazzo cattolico
Pensava di sposarlo
ma il matrimonio non andò in porto
«perché non capivo quella religione»
di scambi commerciali con il resto
del mondo e nella diplomazia internazionale.
Proprio per contrastare il sempre crescente dominio commerciale delle potenze straniere nell’area
di Yokohama, nel 1887 le autorità
giapponesi fondarono la Yokohama Specie Bank, specializzata nel
commercio con l’estero. Con la
sua bella cupola verde e le colonne corinzie è il simbolo della sincera infatuazione giapponese sul
finire del XIX secolo per ogni artefatto di gusto europeo — visitando il museo Edo-Tokyo si possono osservare bellissime ricostru-
zioni dei quartieri di Tokyo di fine Ottocento.
La Yokohama Specie Bank è
uno dei pochi edifici sopravvissuti
al grande terremoto del Kanto del
1923, trovandosi così a rimpiazzare il primo vero segno architettonico della Tokyo moderna, la mitica torre Ryōunkaku, che invece
crollò con il sisma.
Oggi il palazzo è diventato un
museo di storia dove vengono
conservate, tra le altre cose, anche
le prime rappresentazioni giapponesi del “famigerato” commodoro
Matthew Perry, non certo lusinghiere per l’americano: il nasone
lungo quasi fosse un tengu — la
leggendaria, diabolica creatura
della mitologia giapponese — e lo
sguardo arcigno lo fanno assomigliare a una sorta di temibile strega al maschile.
All’interno del museo c’è anche
una ricostruzione del vecchio
quartiere straniero che, con le sue
ambasciate dai tetti a tegola e le
strade a scacchiera, non appare
affatto dissimile da un altro quartiere delle legazioni straniere in
asia a quel tempo: quello di Pechino.
Passeggiando per la sala, ci capita di ascoltare la conversazione
di due vecchiette sedute di fronte
a un enorme cannone in bronzo
dell’epoca. Una di loro pronuncia
la parola «cristiani». Interpellata,
ci dice di chiamarsi Yumiko, ha
81 anni e racconta che al tempo
del liceo era fidanzata con un ragazzo cattolico che pensava di
sposare. Il matrimonio non andò
in porto «perché non capivo
quella religione». Lei è cresciuta
in una famiglia giapponese tradizionale, buddista e anche devota
al culto shinto, per il quale esistono tante divinità: di conseguenza
l’idea di un Dio unico è difficile
da assimilare.
Prima di salire in cima alla collina dove sorge il quartiere di Ya-
La Yokohama Specie Bank (museo storico)
mate, bisogna attraversare un altro quartiere, il Motomachi, originariamente un villaggio di pescatori. Tutto cambiò quando venne
inaugurato il porto di Yokohama.
Situato tra il distretto Kannai, dove risiedevano i centri del business e della diplomazia estera, e il
quartiere residenziale per gli stranieri Yamate, divenne presto la
zona dello shopping e delle coffee
house. Ancora oggi il quartiere ha
un carattere internazionale, con le
boutique straniere e le pasticcerie
dallo stile occidentale.
È da qui che si sale, attraversando l’Harbor View Park che ancora mostra i ruderi del vecchio
consolato francese, sul quartiere
collinare di Yamate. Come una risaia a terrazze si sviluppa, a ridosso della collina, il cimitero per
stranieri. Tutt’intorno sorgono le
grandi ville del vecchio notabilato
europeo di oltre un secolo fa, ancora bellissime, ancora visitabili
oggi.
Qui spunta, dopo aver percorso
una serie di curve, anche la chiesa
del Sacro Cuore, proprio quella
prima chiesa costruita in Giappone dopo la fine delle persecuzioni. Ma questa non è la chiesa originaria, la quale venne rimossa da
quartiere di Kannai e trasferita
qui nel 1906, si dice perché il
nuovo lotto assegnato corrispondeva al numero 44 che per i giapponesi è un numero portatore di
sfortuna — il numero 4, shi, in
giapponese ha lo stesso suono
della parola morte.
Un’altra ragione sta nel fatto
che non molto distante c’era proprio il cimitero degli stranieri
(molti dei quali tra l’altro assassinati). La persecuzione dei cristiani era sì terminata ufficialmente
da almeno trent’anni, ma due secoli e mezzo di sospetti nei confronti del «culto nemico» non si
sradicano facilmente.
Nella nuova chiesa c’è una suora la quale spiega che i parrocchiani sono circa duemilacinquecento, molti dei quali vengono
dal Sud America e dalle Filippine. La suora ci rivela, poi, un fat-
to singolare riguardo alla storia
della chiesa originaria, quella che
si trovava a valle a pochi passi dal
porto. Racconta che poco dopo
la sua inaugurazione, 33 giapponesi arrivarono in visita e il Governo, credendo che fossero dei
cristiani, li fece subito imprigionare. In realtà si trattava di devoti
shinto venuti a visitare la chiesa
appena inaugurata. Solo tramite
l’intercessione del consolato francese i 33 giapponesi vennero rilasciati due giorni dopo. Ciononostante ai preti cristiani venne fatto
divieto di dire messa in lingua
giapponese e di uscire dal territorio di concessione — per un raggio di circa 25 chilometri — senza
un permesso speciale.
Nello scendere verso il parco
Yamashita, a ridosso del porto, è
possibile vedere una statua di
bronzo che rappresenta una bambina seduta su un grande piedistallo rosso. Ha le mani giunte
sulle ginocchia e un sorriso appena accennato, forse il simbolo più
eloquente di quell’atteggiamento
misto di ammirazione e biasimo
che i giapponesi hanno nutrito
verso l’occidente per lungo tempo.
Un vecchietto se ne sta seduto
su una panchina proprio di fronte
alla statua. Alla domanda sul significato di quest’opera risponde
spiegando che c’è una poesia, dei
primi anni del Novecento, che
racconta di una mamma costretta
dalla povertà ad abbandonare la
figlia di soli tre anni a una coppia
straniera. E il vecchietto intona
una filastrocca che così recita: «È
partita dal porto di Yokohama
con uno straniero, e ogni volta
che vedo delle scarpette rosse
penso a lei, e quando sente la
mancanza del Giappone lei volge
lo sguardo al cielo blu e implora
lo straniero di riportarla presto a
casa».
L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
pagina 5
Sabato 21 marzo la visita del Pontefice a Pompei e a Napoli
Tra le Vele
di Scampia
A colloquio con il prelato
Il santuario
con due ali
di MAURIZIO FONTANA
«Ne sono certo. Da questa visita nascerà una nuova Napoli». L’attesa
di una città si riassume nelle parole
del suo pastore che, all’emozione
dell’incontro ormai imminente aggiunge una certezza: la visita di Papa Francesco a Napoli non si risolverà in una gioia solo esteriore, ma
riempirà concretamente la parola
“speranza”, parola abusata per una
città spesso accostata a un futuro da
realizzare e che sembra non arrivare
mai. Sabato 21 marzo il Papa arriverà nel capoluogo campano e toccherà il cuore della gente e della città:
si fermerà non solo nella centrale
piazza Plebiscito o davanti allo
splendido lungomare, ma attraverserà Scampia ed entrerà nel carcere di
Poggioreale, e soprattutto incontrerà
le persone. Abbiamo provato a percorrere in anticipo le tappe della visita con il cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe.
Il primo contatto con Napoli per il
Papa sarà caratterizzato da un’immersione nel tessuto sociale. Cosa e chi incontrerà a Scampia? E quale è la presenza della Chiesa in questa società?
Qui troviamo un collegamento
ideale con la visita fatta da Giovanni
Paolo II nel 1990. Il Papa parte da
una periferia territoriale, con le stesse sofferenze ma anche con le tante
luci proprie della città. A Scampia
Francesco incontrerà il mondo della
legalità e della giustizia, delle professioni, del lavoro, della produzione, della disoccupazione e delle organizzazioni sindacali, dei migranti,
dei rom, dei senza fissa dimora, degli emarginati. Uno spaccato della
†
La Missione Permanente di Osservazione della Santa Sede presso le
Organizzazioni delle Nazioni Unite
per l’Alimentazione e l’Agricoltura
(F.A.O. - I.F.A.D. - P.A.M.) partecipa
con fraterno affetto al dolore del
Prof. Vincenzo Buonomo per la
perdita del caro papà
GAETANO
Intervista con il cardinale arcivescovo
Speranza nuova
società napoletana si presenterà
all’incontro con il successore di Pietro con emozione e con fiducia, per
domandare e soprattutto per ascoltare, perché proprio partendo da qui
si possa tracciare un percorso di futuro, riorganizzando quella speranza
che da sempre è la vera forza dei
napoletani. E in questo scenario
umano, forte e incisiva è l’azione
della Chiesa locale che da tempo è
uscita dal chiuso per aprirsi alla comunità, per ascoltare e capire, per
avvicinare poveri, giovani e anziani,
per entrare nelle famiglie, portando
la parola di Cristo attraverso un rapporto di interlocuzione, di vicinanza, di comunione.
La visita alla casa circondariale di
Poggioreale porterà in primo piano alcuni temi sensibili come quelli della criminalità e della mentalità mafiosa, ma
anche quelli della giustizia e del rispetto della persona umana.
Quello con i detenuti sarà un incontro di grande emozione e anche
di grande speranza. Certamente prevarrà la dimensione umana, perché
ciascuno dei presenti vorrà confidare
e rappresentare al Papa contrizione,
sofferenze, attese e speranze. Ma
quel luogo così particolare inevitabilmente riproporrà il tema della delinquenza, abituale o organizzata,
dei tempi della giustizia, della sofferenza personale e familiare, della dignità della persona umana, offesa,
violentata, tradita. E nel contempo
ritorneranno i temi delle condizioni
delle carceri, della rieducazione, del
reinserimento, del recupero morale e
sociale. Problematiche che frequentemente trovano spazio nel dibattito
pubblico e nelle cronache dei giornali, ma che la Chiesa di Napoli va
seguendo e affrontando da tempo
attraverso l’attività della pastorale
carceraria e anche sperimentando
Lotteria
di beneficenza
in Vaticano
Ha inizio in Vaticano, organizzata dal Governatorato, una seconda edizione della lotteria di beneficenza per le opere di carità del
Papa. Francesco infatti, grato per
il ricavato della prima edizione
che ha subito fatto consegnare
all’arcivescovo elemosiniere, avendo constatato la partecipazione e
la generosità di tanta gente, ha
messo a disposizione alcuni ulteriori premi affinché l’iniziativa
potesse essere ripetuta. I biglietti
della lotteria, che terminerà con
la solennità dei santi Pietro e
Paolo, saranno venduti presso la
Farmacia vaticana, le Poste, gli
spacci annonari, il magazzino
“Stazione”, i punti vendita
dell’Ufficio filatelico e numismatico e i bookshop dei Musei Vaticani.
forme di affido e di impegno nel lavoro per carcerati ed ex detenuti accolti e ospitati nella Casa del carcerato
appositamente
realizzata
dall’arcidiocesi.
In particolare, rispetto alla piaga della
camorra e della mentalità mafiosa, come la Chiesa locale raccoglie ogni giorno le chiare denunce fatte da Francesco
e dai Pontefici che l’hanno preceduto?
Nelle parole del Papa la Chiesa di
Napoli trova forza e incoraggiamento a proseguire,
con determinazione e coraggio, lungo la strada che
da anni va percorrendo
nella lotta ferma alla violenza, alla criminalità organizzata, alla delinquenza, tanto da impedire ai
camorristi di fare da padrini di battesimo e di cresima, di ricevere l’Eucaristia, di avere il funerale in
Chiesa. Sono tantissime le
testimonianze che vengono quotidianamente dai
sacerdoti che svolgono attività pastorale nei quartieri a rischio
e che non poche volte hanno riportato a Cristo delinquenti che hanno
saputo rivedere la propria vita e imboccare la via del pentimento.
qualcosa di familiare. Si viene a
creare una sorta di legame che è
profondo, senza cadere comunque
nel fanatismo, perché è suffragato
da una fede che porta Cristo al quale si sceglie di arrivare attraverso la
intercessione dei santi e di Maria.
Questo evidentemente rafforza il
culto mariano e dei santi che la
Chiesa locale si preoccupa di promuovere, di valorizzare e, quando
necessario, di correggere.
Infine i giovani e le famiglie. Il Papa
parlerà loro sul lungomare Caracciolo.
Per Napoli si sono usate in mille occasioni parole di speranza molto spesso
delusa. I giovani e le famiglie, di fronte al mare, simbolo di orizzonti aperti e
di futuro, si aspettano una
parola di speranza nuova.
Due milioni di pellegrini ogni anno. Sabato 21 marzo a loro si aggiungerà anche Papa Francesco che
potrà pregare davanti all’immagine
portata a Pompei da Bartolo Longo
nel 1875: «Tutti i devoti della Madonna sparsi nel mondo — ci dice
l’arcivescovo Tommaso Caputo,
prelato di Pompei e delegato pontificio per il santuario — in quel momento saranno uniti spiritualmente
con lui. Pregheremo con lui e, soprattutto per lui, come lui stesso
chiede sempre». Dopo la preghiera
silenziosa è prevista la recita della
«Piccola Supplica». Spiega l’arcivescovo: «È un testo dal profondo valore teologico, tratto dalla storica
preghiera composta da Longo nel
1883. Qui sono racchiusi i temi portanti del suo pensiero, tra i quali
quello della necessità assoluta di essere inondati dalla misericordia di
Dio». Un tema, quello della misericordia, che incrocia l’attualità più
stringente della vita della Chiesa
che ha appena ricevuto dal Pontefice il dono di un giubileo straordinario. E proprio alla Madre di misericordia, «Avvocata nostra», come
amava chiamarla Longo, l’arcivescovo vuole affidare l’anno santo. Del
resto, ricorda, «qui a Pompei sperimentiamo ogni giorno la potenza
della misericordia di Dio: ci sono
delle tappe della vita di Gesù, ci
porta a ripercorrere il suo cammino
e, dunque, a cercare di imitarlo per
conformarci a lui. Qui a Pompei, lo
recitiamo quattro volte al giorno,
completando così tutti i misteri.
Dal 2002, secondo le indicazioni
della lettera apostolica Rosarium
Virginis Mariae, abbiamo aggiunto,
alla fine dell’Avemaria, la clausola
cristologica, che ci aiuta a concentrare l’attenzione su Gesù, fulcro
della nostra fede».
Ma non si conoscerebbe Pompei
se ci si limitasse alla sua dimensione orante e di fede. Bartolo Longo,
infatti, vedeva Pompei come «trionfo di fede e carità» perché, diceva:
«Carità senza fede sarebbe la suprema delle menzogne. Fede senza
carità sarebbe la suprema delle incongruenze», perciò la Valle di
Pompei doveva riunire tutto in un
magnifico equilibrio, «due ali congiunte in un medesimo volo».
L’arcivescovo Caputo tiene molto
a descrivere questo aspetto: «La vocazione propria di Pompei è accogliere e aiutare i più bisognosi. Sono oltre 130 anni ormai che nelle
opere di carità fondate dal beato
Bartolo Longo, vengono accolti minori soli o abbandonati, figli di carcerati, ragazzi provenienti da famiglie che, trovandosi nel più profon-
Non
c’è
dubbio.
Quell’incontro alla Rotonda
Diaz
segnerà
l’apoteosi della gioia per
la giornata vissuta con
Francesco e costituirà anche il trionfo della speranza. Speranza di cambiamento, di riscatto, di
vita nuova, di futuro.
Non sarà la speranza dei
disperati ma prevarrà e
prenderà il largo la speranza di chi ha voglia di
Ha citato i sacerdoti. In duomo il fare, di costruire, di essePontefice incontrerà il clero e i religiosi
re, avendo trovato nelle
della diocesi. Il Papa invita spesso i
parole e nell’esempio del
pastori ad avere “l’odore delle pecore”.
Pontefice la voglia e la
Come si risponde alla necessaria “paforza di reagire, per non
Ogni 13 novembre si ricorda l’arrivo del quadro della Madonna a Pompei nel 1875: l’immagine
storale della strada”?
restare sopraffatti dall’avviene calata dal trono posto sull’altare maggiore ed esposta per la devozione di migliaia di fedeli
A Napoli non c’è più il parroco vilimento e dalla rinun“di sagrestia”. Da tempo abbiamo cia ma per andare oltre,
aperto le porte delle chiese senz’al- per guardare con fiducia al domani,
ben trenta confessionali e c’è sem- do disagio economico e sociale, sotro per accogliere i fedeli ma soprat- per costruire una vita nel segno delpre tanta gente in fila».
no state costrette a cercare in esse
tutto per uscire all’esterno, stare tra la responsabilità per il bene comune
Da luogo disabitato, Pompei è un valido sostegno al proprio diffila gente, capire e condividere attese, e di quei valori cristiani che fanno
divenuta sempre più nel tempo ter- cile e impegnativo compito educatigioie e sofferenze, per parlare di di ciascuno una persona umana vera
ra di incontro di uomini e di popo- vo». Queste opere, continua, «soCristo ed evangelizzare. Questo ha e sana. Su via Caracciolo, ne sono
li, simbolo di pace e di dialogo. no, in particolar modo, la più granpermesso ormai di entrare in ogni certo, nascerà una nuova primavera
Una dimensione impressa già nelle de famiglia che ha trovato dimora a
settore della società, tra i giovani, per tutti.
pietre: «La facciata del santuario — Pompei. E ancora oggi, con modanel mondo del lavoro, della cultura
spiega l’arcivescovo — è dedicata lità nuove e più adatte ai tempi ate delle professioni, tra i poveri come
proprio alla pace universale» ed è tuali, in esse tutti sono accolti come
nella borghesia, nella scuola e negli
significativo ricordare come essa sia figli e l’impegno del santuario conospedali, nelle università e negli orstata costruita con il contributo di tinua in modo concreto, spalancanganismi associativi. Tutti, sacerdoti,
persone di ogni parte del mondo, do le sue porte perché le famiglie
religiosi, diaconi permanenti, aggreanche non cristiane. Le offerte, si lo riconoscano come casa comune e
gazioni laicali, non esitano a “sporpuò facilmente desumere dai docu- luogo di riconciliazione».
carsi le mani” vivendo tra la gente e
menti d’archivio, giunsero da ogni
Un impegno concreto, incisivo
per la gente, testimoniando concreangolo del pianeta, dall’India alla «in un territorio attraversato da
tamente che Chiesa e popolo di Dio
Cina, al Nord e Sud America. E nel molte tensioni». Un impegno che si
sono tutt’uno quando si vive e si
nome della Vergine di Pompei, la rinnova di continuo. Dal 2003, in
opera nel nome di Cristo.
cui immagine accompagnava gli particolare, con l’adeguamento alle
emigranti in partenza dal porto di normative che prevedevano la chiuSempre in duomo ci sarà un atto di
Napoli, sono sorti santuari e chiese sura degli orfanotrofi, sono sorte
venerazione delle reliquie di san GenPapa Francesco ha telefonato al
in tutto il mondo. Il Pontefice ar- numerose nuove strutture, come canaro. La devozione popolare è un elePapa emerito Benedetto XVI giogentino, ad esempio, ricorda il pre- se famiglia, centri diurni, case di
mento importante nella vita della
vedì 19 marzo, solennità di San
sule, ben sa che a Buenos Aires c’è accoglienza, che ospitano orfani, raChiesa. Come viene indirizzata e valoGiuseppe, per presentargli gli auun intero quartiere chiamato Nueva gazze madri, poveri, anziani, ex
rizzata?
guri nel giorno in cui ricorre il
Pompeya, con al centro il santuario tossicodipendenti, adolescenti prosuo onomastico. Durante la teleNel popolo napoletano c’è una
retto dai frati minori cappuccini.
blematici, bambini diversamente
fonata, avvenuta intorno a mezreligiosità diffusa che affonda le raMilioni di fedeli qui «si sentono abili. Saranno proprio loro ad accozogiorno, il Papa emerito ha, a
dici nel tempo ed è tendenzialmente
a
casa»,
spiega
monsignor
Caputo,
gliere Papa Francesco e a fargli da
sua volta, fatto gli auguri a Fransemplice, ma non superficiale. La
e «vedono ognuno nell’altro il pro- corona durante la sua breve ma incesco in occasione del secondo
devozione al santo patrono in partiprio fratello, figlio della stessa tensa sosta di preghiera.
anniversario dell’inizio del ponticolare, ma anche quella ad altri santi
mamma ai cui piedi ci si ritrova per
Ci saranno anche tanti giovani.
ficato.
e soprattutto alla Madonna hanno
essere ascoltati e consolati». Una Quei giovani che il santuario e le
dimensione, quella dell’incontro, cinque parrocchie della prelatura
fondamentale
nella
spiritualità non dimenticano. Tra le molte inipompeiana, e perseguita anche at- ziative portate avanti dall’Ufficio di
traverso mezzi quali la rivista («uno pastorale giovanile, piace ricordarne
strumento di comunione e dialogo una in corso proprio in questi giorstampato in oltre duecentomila co- ni. Si chiama «Keep Lent», che letpie e anche in inglese») o i viaggi teralmente significa: “Osserva la
della «Missione mariana».
Quaresima”. Grazie a «Keep Lent»,
Quello di Pompei e della sua spiega l’arcivescovo, «ogni giorno
L’università sia «orientata verso Dio, verso Gesù»: è da lui che deve trarre
spiritualità
è
un
vincolo
che
si
strindel
periodo di preparazione alla Pa«la sua forza, le sue idee, il suo insegnamento». È quanto afferma Papa
ge anche grazie al rosario, preghiera squa, attraverso un gruppo creato
Francesco nel videomessaggio per l’inaugurazione della chiesa principale
amata da Papa Francesco e della sull’applicazione di messaggistica
dell’Università cattolica argentina, nel campus di Puerto Madero. Dedicata
quale, sottolinea l’arcivescovo, oc- mobile istantanea WhatsApp, viene
al Cuore di Gesù, è stata inaugurata, mercoledì 18 marzo, con la messa precorre comprendere sempre più il data la possibilità, a tutti gli iscritti,
sieduta dal cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires e gran
profondo valore teologico: «Non è di regalarsi un momento di ascolto
cancelliere dell’ateneo. La nuova chiesa, afferma il Papa nel videomessaggio,
solo una bellissima preghiera maria- e, soprattutto, di riflessione sul
«non è un tempio separato dall’università», ma ne è «il cuore ed il centro»
na che ci fa sentire vicini alla nostra Vangelo del giorno, commentato, di
e rappresenta una parte «molto importante». Il luogo di culto risponde alla
madre celeste, ma è anche un vero volta in volta, da sacerdoti, religiorichiesta di Francesco per una maggiore spiritualità, ricorda l’arcivescovo
e proprio compendio del Vangelo si, religiose o laici impegnati. (maurettore Víctor Manuel Fernández, proprio perché «lo spirito è indispensabiche, attraverso la contemplazione rizio fontana)
le, essenziale, fondamentale».
Gli auguri
del Papa
per l’onomastico
del predecessore
Videomessaggio
per l’Università cattolica argentina
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
Nomine episcopali
Sandro Botticelli, «La Trinità» (1493)
Le nomine di ieri e di oggi riguardano Ungheria, Messico, Repubblica Ceca e Stati Uniti d’America.
Fülöp Kocsis, primo
metropolita di Hajdúdorog
per i cattolici di rito
bizantino (Ungheria)
Terza predica per la quaresima
Oltre il Filioque
È sulla «comune fede dell’oriente e
dell’occidente nello Spirito Santo»
che il predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha
centrato la terza predica per la quaresima tenuta venerdì 20 marzo nella cappella Redemptoris mater del
Palazzo Apostolico, alla presenza
del Papa.
Per secoli, ha subito ricordato il
cappuccino, «la dottrina della pro-
cessione dello Spirito Santo in seno
alla Trinità è stato il punto di maggior attrito e accuse reciproche tra
oriente e occidente, a causa del famoso “Filioque”». Dopo aver ricostruito «lo stato della questione», ha
riconosciuto che «oggi, nel clima di
dialogo e di mutua stima che si cerca di stabilire tra ortodossia e Chiesa cattolica, questo problema non
sembra più un ostacolo insormonta-
Il cardinale Parolin ordina monsignor Joël Mercier
Un vescovo è per tutti
Il vescovo deve essere «un riflesso
della misericordia di Dio presso
coloro che gli sono affidati, e in
maniera speciale presso i poveri e i
sofferenti, attraendo a Cristo» tutti
coloro che incontra nella sua missione. È questo il profilo del servizio episcopale secondo il cardinale
segretario di Stato che, giovedì 19
marzo, ha ordinato l’arcivescovo
Joël Mercier, finora officiale della
Congregazione per i Vescovi, nominato da Papa Francesco segretario della Congregazione per il clero. La celebrazione si è svolta nella
chiesa romana di San Luigi dei
Francesi. Conconsacranti i cardinali Ouellet e Stella. Presenti, tra gli
altri, anche numerosi porporati e
gli arcivescovi Becciu, sostituto
della Segreteria di Stato, e Gallagher, segretario per i Rapporti con
gli Stati.
«Il vescovo — ha spiegato il cardinale Parolin — quando si lascia
modellare dall’azione divina e accoglie con gratitudine e responsabilità il dono ricevuto, diviene un
canale, di cui lo Spirito Santo si
serve per far scorrere i suoi doni,
un canale che lo fa assomigliare a
una fontana dispensatrice dell’acqua fresca e sorgiva, donata da
Cristo». Per questo, ha precisato,
«non si tratta di un compito attribuito per far risaltare qualche specifica dote o per ricavarne scampoli di gloria o di potere personali,
né di una mansione affidata per il
conseguimento o l’ostensione di un
particolare onore, ma di un servizio».
E così «il vescovo, posto a capo
di una Chiesa particolare o a cui
viene affidata la missione di collaborare più da vicino alla sollecitudine del Santo Padre per tutte le
Chiese, deve coltivare perciò tutte
le doti umane e soprannaturali a
vantaggio dell’intero popolo di
Dio e in particolare per coloro che,
per le ragioni più diverse, sono i
più svantaggiati, gli ultimi e che
per questo sono ancora più vicini
al cuore di Cristo».
Ripercorrendo anche il servizio
sacerdotale finora svolto da monsignor Joël Mercier, che è originario
della diocesi di Angers, il segretario di Stato ha ricordato come questa «celebrazione evidenzia chiaramente la natura universale della
Chiesa e il suo molteplice irraggiarsi nella storia, nelle diverse culture e nei differenti contesti sociali
e geografici».
Ora al nuovo vescovo, ha ricordato il cardinale Parolin, «sarà
chiesto solennemente di assumersi
il compito di edificare la Chiesa, di
predicare e testimoniare a tutti la
Buona Novella del Vangelo, di
santificare e guidare verso la salvezza il popolo di Dio a lui affidato, di dare l’esempio come il Buon
Pastore, cercando la pecora smarrita, amando e dando la vita per il
gregge, di pregare incessantemente
il Signore per i fedeli e per tutto il
mondo».
bile alla piena comunione». E anche
«da parte di qualificati rappresentanti della teologia ortodossa si è disposti a riconoscere, a certe condizioni, la legittimità della dottrina latina» ha spiegato padre Cantalamessa. E così, ha fatto notare, «come
sempre il dialogo, quando è fatto
davvero “nello Spirito”, non si limita
ad appianare le difficoltà del passato, ma apre nuove prospettive».
Tanto che «la novità più grande nella pneumatologia attuale non consiste infatti solo nel trovare finalmente
un accordo sul “Filioque”, ma nel ripartire dalla Scrittura in vista di una
sintesi più ampia e con uno spettro
di domande più ampio e meno condizionato dalla storia passata».
Proprio «da questa rilettura, già
da tempo avviata, è emerso un dato
preciso: lo Spirito, nella storia della
salvezza, non è solo inviato dal Figlio, ma anche inviato sul Figlio; il
Figlio non è solo colui che dà lo
Spirito, ma anche colui che lo riceve». E «il passaggio dall’una all’altra fase della storia della salvezza,
dal Gesù che riceve lo Spirito al Gesù che lo invia, è costituito
dall’evento della croce».
Nato il 13 gennaio 1963 a Szeged, nell’eparchia di Hajdúdorog,
dopo gli studi nel seminario di
Nyíregyháza è stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1989. Ha studiato
alla Pontificia università Salesiana
ed è stato parroco dell’esarcato di
Miskolc. Dal 1995 ha vissuto nel
monastero benedettino a Chevetogne fino al 1999 quando ha fondato con il confratello Atanáz Orosz
una comunità monastica a Damóc.
Il 2 maggio 2008 è stato nominato
vescovo di Hajdúdorog e amministratore apostolico di Miskolc. Il
successivo 30 giugno ha ricevuto
l’ordinazione episcopale.
Proseguendo nella sua meditazione, padre Cantalamessa ha posto la
questione su «come concepire questa reciprocità tra il Figlio e lo Spirito Santo nell’ambito trinitario». È
questo, infatti, «il campo che si apre
alla riflessione attuale della teologia
dello Spirito». È «incoraggiante —
ha puntualizzato — che in questa direzione si stanno muovendo insieme,
in un dialogo fraterno e costruttivo,
teologi di tutte le grandi Chiese cristiane: ortodossa, cattolica e protestante».
Riflettendo infine sullo «Spirito
di verità e lo Spirito di carità», padre Cantalamessa ha mostrato «la
complementarietà delle due pneumatologie, orientale e occidentale».
E se quella «ortodossa ha dato un
maggior rilievo allo Spirito luce»,
quella latina ha messo di più l’accento sullo «Spirito amore».
Dunque, il predicatore ha invitato
a guardare a quello che oriente e occidente hanno di diverso l’uno
dall’altro «non come un errore o
una minaccia, ma a rallegrarsene come una ricchezza per tutti».
Applicando questo stile «ai nostri
rapporti quotidiani», ha concluso,
possiamo superare «i sentimenti naturali di frustrazione, rivalità e gelosia».
A Roma una veglia del clero e dei religiosi del Medio oriente
Il buio di Tunisi
Una preghiera per le vittime della
violenza cieca che si è abbattuta su
Tunisi e in Libia è stata elevata dal
cardinale Leonardo Sandri, prefetto
della Congregazione per le Chiese
orientali, durante la veglia in preparazione alla Pasqua, svoltasi, giovedì
pomeriggio, 19 marzo, nella chiesa
romana di San Nicola da Tolentino.
L’incontro è stato promosso
dall’Associazione del clero e dei
consacrati medio-orientali che vivono a Roma (Accor), ai quali il porporato ha espresso la propria solidarietà. «Nel nostro tempo sembra che
il buio e le tenebre che si addensarono sulla terra mentre Gesù stava
sulla Croce — ha sottolineato il car-
dinale Sandri — non vogliano allontanarsi dall’amato Medio oriente».
Questo buio che avvolge le Nazioni
«è attraversato dal grido che si fa
eco di quello del Cristo: Elì, Elì, lemà sabactàni?». Questa, ha detto il
prefetto della Congregazione, è «la
voce di uno, cento, mille e più innocenti, tra i quali molti donne e bambini, che corre dall’Iraq, alla Siria,
alla Palestina, alla Giordania, dal Libano, dall’Egitto e da tutti i luoghi
in cui sono giunti gli sfollati e i profughi, o nelle case in cui è venuto a
mancare il necessario a causa
dell’isolamento e la guerra». Storie
drammatiche che fanno esclamare:
«Dove sei Signore? Svegliati, soc-
corri il tuo popolo!». A questo appello non rimane che gridare insieme «con ancora maggiore forza:
Dove sei, Adamo, dove sei o uomo?». Se è giusto, ha aggiunto, che
«nella preghiera portiamo la supplica e l’invocazione dell’umanità sofferente», come consacrati e consacrate, specie in questo anno dedicato alla vita religiosa, «è altrettanto
giusto portare nei nostri ambienti di
origine e di missione la domanda di
Dio che torna più volte nel racconto
della Genesi: Dove sei Adamo? Caino, dov’è tuo fratello Abele?». Da
qui la domanda provocatoria: perché si continua a fare violenza al
fratello accanto a noi?
D OMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
XXX Giornata Mondiale
della Gioventù sul tema:
«Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio» (Mt 5, 8)
Cappella Papale
Piazza San Pietro: ore 9.30
Il Santo Padre benedirà le palme
e gli ulivi e, al termine della processione, celebrerà la Santa Messa della
Passione del Signore.
***
Potranno concelebrare con il Santo Padre tutti i Cardinali e i Vescovi
che lo desiderano. Gli Em.mi Signori Cardinali e i Patriarchi si recheranno, alle ore 8.45, nella Cappella
di San Sebastiano in Basilica e gli
Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, alle
ore 8.30, all’Altare della Presentazione in Basilica, dove troveranno le
vesti sacre. Porteranno: gli Em.mi
Signori Cardinali e i Patriarchi, la
mitra bianca damascata; gli Ecc.mi
Arcivescovi e Vescovi, la mitra
bianca.
***
I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi e tutti coloro
che, in conformità al Motu Proprio
«Pontificalis Domus», compongono
la Cappella Pontificia e, muniti della Notificazione, desiderano parteci-
3 aprile 2015
pare alla celebrazione liturgica senza
concelebrare, indossando l’abito corale loro proprio, sono pregati di
trovarsi alle ore 9 nel Braccio di Costantino.
VENERDÌ SANTO
CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE
DEL SIGNORE
2 aprile 2015
Cappella Papale
Basilica Vaticana: ore 17
GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
SANTA MESSA DEL CRISMA
Basilica Vaticana: ore 9.30
Il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa Crismale con i Cardinali, i Patriarchi,
gli Arcivescovi, i Vescovi e i Presbiteri (diocesani e religiosi) presenti a
Roma.
***
Gli Em.mi Signori Cardinali e i
Patriarchi, alle ore 8.45, e gli Ecc.mi
Arcivescovi e Vescovi, alle ore 8.30,
si recheranno nella Cappella di San
Sebastiano in Basilica, dove troveranno le vesti sacre. Porteranno: gli
Em.mi Signori Cardinali e i Patriarchi, la mitra bianca damascata; gli
Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, la mitra bianca.
I Presbiteri, indossando la veste
talare, portando con sé amitto, camice, cingolo e stola bianca, si troveranno per le ore 8.00 nel Braccio
di Costantino, con ingresso dal Portone di Bronzo.
***
I Santi Oli, come di consueto,
potranno essere ritirati presso la Sagrestia della Basilica Lateranense.
Il Santo Padre presiederà la Liturgia della Parola, l’Adorazione della
Croce e il Rito della Comunione.
***
I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi, senza anello,
sulla veste propria indosseranno il
rocchetto, la mozzetta e la berretta;
per le ore 16, se lo desiderano, si recheranno alla Cappella della reposizione del Santissimo Sacramento
per una breve adorazione; quindi,
per le ore 16.30, occuperanno il posto loro assegnato presso l’altare della Confessione.
I Prelati e i Cappellani di Sua
Santità, gli Abati e tutti gli altri che,
in conformità al Motu Proprio
«Pontificalis Domus», compongono
la Cappella Pontificia e muniti della
Notificazione, sono pregati di trovarsi
alle ore 16.30 presso l’altare della
Confessione, vestendo il proprio
abito corale.
VIA CRUCIS
mine del quale rivolgerà la sua parola ai fedeli e impartirà la Benedizione Apostolica.
4-5 aprile 2015
NELLA
D OMENICA DI PASQUA
RISURREZIONE DEL SIGNORE
VEGLIA PASQUALE
Cappella Papale
Basilica Vaticana: ore 20.30
Il Santo Padre benedirà il fuoco
nuovo nell’atrio della Basilica di
San Pietro; dopo l’ingresso processionale in Basilica con il cero pasquale e il canto dell’Exsultet, presiederà la Liturgia della Parola, la
Liturgia Battesimale e la Liturgia
Eucaristica, che sarà concelebrata
con i Cardinali, i Vescovi e i Presbiteri che lo desiderano.
I Cardinali e i Vescovi concelebranti sono pregati di trovarsi per le
ore 19.45 nella Cappella di San Sebastiano, portando con sé: i Cardinali la mitra bianca damascata, i Vescovi la mitra bianca.
I Presbiteri che desiderano concelebrare, muniti del biglietto dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche
del Sommo Pontefice, sono pregati
di trovarsi al Braccio di Costantino
alle ore 19, per indossare le vesti sacre.
Colosseo: ore 21.15
***
Il Santo Padre presiederà il pio
esercizio della «Via Crucis», al ter-
I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi e tutti coloro
Nato il 7 febbraio 1955 a Cañadas de Obregón, diocesi di San
Juan de los Lagos, è stato ordinato
sacerdote il 27 maggio 1984 per
l’arcidiocesi di Guadalajara. Ha
svolto incarichi in parrocchia,
nell’ambito educativo universitario
e nel seminario. È stato segretario
esecutivo della commissione dottrinale della Conferenza episcopale.
Dal 1993 al 2000 è stato addetto al
Pontificio consiglio della giustizia
e della pace. Il 15 novembre 2005 è
stato nominato vescovo titolare di
Tuburnica e ausiliare di Guadalajara, ricevendo l’ordinazione il 25
gennaio 2006. Nella Conferenza
episcopale è segretario generale dal
2006 e dal 2009 al 2011 è stato segretario generale del Celam.
Vlastimil Kročil, vescovo
di České Budějovice
(Repubblica Ceca)
Celebrazioni della settimana santa
presiedute dal Santo Padre
29 marzo 2015
Nato l’11 maggio 1960 a Nyíregyháza, ha compiuto gli studi filosofici e teologici all’Università cattolica Péter Pazmany a Budapest.
Ordinato sacerdote il 4 agosto
1985, ha studiato all’Alfonsianum,
all’Augustinianum e al Pontificio
istituto orientale. Dal 1991 ha vissuto nel monastero di Chevetogne
rimanendovi fino al 1999 quando
ha fondato con Fülöp Kocsis il
monastero di Damóc. Il 5 marzo
2011 è stato nominato esarca apostolico di Miskolc e il successivo 21
maggio ha ricevuto l’ordinazione.
José Leopoldo González
González, primo vescovo
di Nogales (Messico)
Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice
NOTIFICAZIONE
Atanáz Orosz, primo
vescovo di Miskolc
per i cattolici di rito
bizantino (Ungheria)
che, in conformità al Motu Proprio
«Pontificalis Domus», compongono
la Cappella Pontificia e, muniti della Notificazione, desiderano partecipare alla celebrazione liturgica senza
concelebrare, indossando l’abito corale loro proprio, sono pregati di
trovarsi alle ore 20 nel portico della
Basilica Vaticana.
SANTA MESSA
DEL
Nato il 10 maggio 1961 a Brno,
per tre volte ha tentato di iscriversi
alla facoltà teologica a Litomĕřice,
ma gli è stato impedito dal regime
comunista. Emigrato, ha studiato
teologia alla Pontificia università
Lateranense. Ordinato sacerdote il
16 luglio 1994, ha proseguito gli
studi alla Gregoriana e all’Università cattolica di Ružomberok in
Slovacchia. È stato cappellano e
attualmente è professore di patrologia e di letteratura paleocristiana
a České Budějovice, amministratore parrocchiale e referente diocesano per la pastorale.
GIORNO
Cappella Papale
Piazza San Pietro: ore 10.15
Il Santo Padre celebrerà la Santa
Messa. Al termine della celebrazione, dalla loggia centrale della Basilica, impartirà la Benedizione «Urbi
et Orbi».
***
I Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e tutti coloro che,
in conformità al Motu Proprio
«Pontificalis Domus», compongono
la Cappella Pontificia e desiderano
partecipare alla celebrazione, sono
pregati di trovarsi alle ore 9.45 sul
sagrato della Basilica Vaticana, muniti della Notificazione e vestendo il
proprio abito corale.
Città del Vaticano, 19 marzo 2015
Per mandato del Santo Padre
Mons. GUID O MARINI
Maestro delle Celebrazioni
Liturgiche Pontificie
Mario Eduardo
D orsonville-Rodríguez
ausiliare di Washington
(Stati Uniti d’America)
Nato il 31 ottobre 1960 a Bogotá, ha frequentato il seminario
maggiore dell’arcidiocesi, la Pontificia universidad Javeriana e l’Università cattolica d’America a Washington. Ordinato sacerdote il 23
novembre 1985 a Bogotá è stato viceparroco, cappellano dell’Universidad nacional de Colombia, parroco e cappellano associato all’Universidad nacional, professore presso lo stesso ateneo e presso il seminario maggiore. Mentre studiava
negli Stati Uniti ha servito nella
diocesi di Arlington. Incardinato
nel 1999 a Washington è stato viceparroco e dal 2005 è direttore dello
Spanish catholic center e vice president for mission of catholic charities, e dal 2011 è direttore spirituale
aggiunto del Saint John Paul II seminary.
L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì-sabato 20-21 marzo 2015
pagina 7
Il Pontefice alla Commissione internazionale contro la pena di morte
Un fallimento
dello Stato di diritto
Papa Francesco ha ricevuto venerdì
mattina 20 marzo in udienza una
delegazione della Commissione
internazionale contro la pena di morte.
Di seguito pubblichiamo una nostra
traduzione della lettera che il Pontefice
ha consegnato, nel corso dell’incontro,
al presidente della Commissione,
Federico Mayor.
Eccellentissimo Signore
Federico Mayor
Presidente della Commissione
Internazionale
contro la Pena di Morte
Signor Presidente,
Con queste parole, desidero far
giungere il mio saluto a tutti i membri della Commissione Internazionale contro la Pena di Morte, al gruppo di paesi che la sostengono e a
quanti collaborano con l’organismo
che lei presiede. Desidero inoltre
esprimere il mio ringraziamento personale, e anche quello degli uomini
di buona volontà, per il loro impegno con un mondo libero dalla pena
di morte e per il loro contributo volto a stabilire una moratoria universale delle esecuzioni in tutto il mondo,
al fine di abolire la pena capitale.
Ho condiviso alcune idee su questo tema nella mia lettera all’Associazione Internazionale di Diritto
Penale e all’Associazione Latinoamericana di Diritto Penale e Criminologia, del 30 maggio 2014. Ho avuto
l’opportunità di approfondirle nel
mio discorso di fronte alle cinque
grandi associazioni mondiali dedite
allo studio del diritto penale, della
criminologia, e della vittimologia e
le questioni penitenziarie, del 23 ottobre 2014. In questa occasione, desidero condividere con voi alcune riflessioni con cui la Chiesa possa
contribuire allo sforzo umanistico
della Commissione.
Il Magistero della Chiesa, a partire dalla Sacra Scrittura e dall’esperienza millenaria del Popolo di Dio,
difende la vita dal concepimento alla
morte naturale, e sostiene la piena
dignità umana in quanto immagine
di Dio (cfr. Gn 1, 26). La vita umana
è sacra perché fin dal suo inizio, dal
primo istante del concepimento, è
frutto dell’azione creatrice di Dio
(cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica,
n. 2258), e da quel momento, l’uomo, la sola creatura che Iddio abbia
voluto per se stesso, è oggetto di un
amore personale da parte di Dio
(cfr. Gaudium et spes, n. 24).
Gli Stati possono uccidere per
azione quando applicano la pena di
morte, quando portano i loro popoli
alla guerra o quando compiono esecuzioni extragiudiziali o sommarie.
Possono uccidere anche per omissione, quando non garantiscono ai loro
popoli l’accesso ai mezzi essenziali
per la vita. «Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire
“no a un’economia dell’esclusione e
della inequità”» (Evangelii gaudium,
n. 53).
La vita, soprattutto quella umana,
appartiene solo a Dio. Neppure
l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante.
Come insegna sant’Ambrogio, Dio
non volle punire Caino con l’omicidio, poiché vuole il pentimento del
peccatore più che la sua morte (cfr.
Evangelium vitae, n. 9).
In certe occasioni è necessario respingere proporzionalmente un’aggressione in corso per evitare che un
aggressore causi un danno, e la necessità di neutralizzarlo può comportare la sua eliminazione; è il caso
della legittima difesa (cfr. Evangelium vitae, n. 55). Tuttavia, i presupposti della legittima difesa personale
non sono applicabili all’ambito sociale, senza rischio di travisamento.
Di fatto, quando si applica la pena
di morte, si uccidono persone non
per aggressioni attuali, ma per danni
commessi nel passato. Si applica
inoltre a persone la cui capacità di
recare danno non è attuale, ma che è
già stata neutralizzata e che si trovano private della propria libertà.
Oggigiorno la pena di morte è
inammissibile, per quanto grave sia
stato il delitto del condannato. È
un’offesa all’inviolabilità della vita e
alla dignità della persona umana che
contraddice il disegno di Dio
sull’uomo e sulla società e la sua
giustizia misericordiosa, e impedisce
di conformarsi a qualsiasi finalità
giusta delle pene. Non rende giustizia alle vittime, ma fomenta la vendetta.
Per uno Stato di diritto, la pena
di morte rappresenta un fallimento,
perché lo obbliga a uccidere in nome della giustizia. Dostoevskij scrisse: «Uccidere chi ha ucciso è un castigo incomparabilmente più grande
del crimine stesso. L’assassinio in
virtù di una sentenza è più spaventoso dell’assassinio che commette un
criminale». Non si raggiungerà mai
la giustizia uccidendo un essere
umano.
La pena di morte perde ogni legittimità a motivo della difettosa selettività del sistema penale e di fronte alla possibilità dell’errore giudiziario. La giustizia umana è imperfetta,
e il non riconoscere la sua fallibilità
può trasformarla in fonte di ingiustizie. Con l’applicazione della pena
capitale, si nega al condannato la
possibilità della riparazione o correzione del danno causato; la possibilità della confessione, con la quale
l’uomo esprime la sua conversione
interiore; e della contrizione, portico
del pentimento e dell’espiazione, per
giungere all’incontro con l’amore misericordioso e risanatore di Dio.
La pena capitale è inoltre una
pratica frequente a cui ricorrono alcuni regimi totalitari e gruppi di fa-
natici, per lo sterminio di dissidenti
politici, di minoranze, e di ogni soggetto etichettato come «pericoloso»
o che può essere percepito come una
minaccia per il loro potere o per il
conseguimento dei loro fini. Come
nei primi secoli, anche in quello presente la Chiesa subisce l’applicazione di questa pena ai suoi nuovi martiri.
La pena di morte è contraria al significato dell’humanitas e alla misericordia divina, che devono essere modello per la giustizia degli uomini.
Implica un trattamento crudele, disumano e degradante, come lo sono
anche l’angoscia previa al momento
dell’esecuzione e la terribile attesa
tra l’emissione della sentenza e l’applicazione della pena, una «tortura»
che, in nome del dovuto processo,
suole durare molti anni, e che
nell’anticamera della morte non poche volte porta alla malattia e alla
follia.
In alcuni ambiti si dibatte sul modo di uccidere, come se si trattasse
di trovare il modo di «farlo bene».
Nel corso della storia, diversi mecca-
nismi di morte sono stati difesi perché riducevano la sofferenza e l’agonia dei condannati. Ma non esiste
una forma umana di uccidere un’altra persona.
Oggigiorno non solo esistono
mezzi per reprimere il crimine in
modo efficace senza privare definitivamente della possibilità di redimersi chi lo ha commesso (cfr. Evangelium vitae, n. 27), ma si è anche sviluppata una maggiore sensibilità
morale rispetto al valore della vita
umana, suscitando una crescente avversione alla pena di morte e il sostegno dell’opinione pubblica alle
diverse disposizioni che mirano alla
sua abolizione o alla sospensione
della sua applicazione (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 405).
D’altro canto, la pena dell’ergastolo, come pure quelle che per la loro
durata comportano l’impossibilità
per il condannato di progettare un
futuro in libertà, possono essere considerate pene di morte occulte, poiché con esse non si priva il colpevole della sua libertà, ma si cerca di
privarlo della speranza. Ma, sebbene
il sistema penale possa prendersi il
tempo dei colpevoli, non potrà mai
prendersi la loro speranza.
Come ho detto nel mio discorso
del 23 ottobre scorso, la pena di
morte implica la negazione dell’amore per i nemici, predicata nel Vangelo. «Tutti i cristiani e gli uomini di
buona volontà sono dunque chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o
illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le
condizioni carcerarie, nel rispetto
della dignità umana delle persone
private della libertà».
Cari amici, vi incoraggio a continuare con l’opera che state realizzando, poiché il mondo ha bisogno
di testimoni della misericordia e della tenerezza di Dio.
Mi congedo affidandovi al Signore Gesù, che nei giorni della sua vita
terrena non volle che ferissero i suoi
persecutori in sua difesa, — «Rimetti
la spada nel fodero» (Mt 26, 52) —
fu catturato e condannato ingiustamente a morte, e s’identificò con tutti i carcerati, colpevoli o meno: «Ero
carcerato e siete venuti a trovarmi»
(Mt 25, 36). Lui, che di fronte alla
donna adultera non s’interrogò sulla
sua colpevolezza, ma invitò gli accusatori a esaminare la propria coscienza prima di lapidarla (cfr. Gv 8, 111), vi conceda il dono della saggezza, affinché le azioni che intraprenderete a favore dell’abolizione di
questa pena crudele, siano opportune e feconde.
Vi chiedo di pregare per me.
Cordialmente.
Dal Vaticano, 20 marzo 2015
FRANCESCO
Ai vescovi del Giappone in visita «ad limina» il Papa ricorda l’eredità dell’attività missionaria e la testimonianza dei “cristiani nascosti”
L’attività missionaria e i “cristiani
nascosti”: sono questi i «due pilastri
della storia cattolica in Giappone»,
che «continuano a sostenere la vita
della Chiesa oggi». Lo ha sottolineato
Papa Francesco rivolgendosi ai vescovi
del Paese asiatico, ricevuti nella
mattina di venerdì 20 marzo, in visita
ad limina apostolorum. Di seguito
una nostra traduzione dall’inglese
del discorso consegnato dal Pontefice.
Cari Fratelli Vescovi,
Vi porgo un caloroso benvenuto in
occasione della vostra visita ad Limina Apostolorum, mentre realizzate
il vostro pellegrinaggio sulle tombe
dei Santi Pietro e Paolo. La vostra
presenza qui mi dà grande gioia,
perché è un’opportunità per rinnovare i vincoli di amore e di comunione tra la Sede di Pietro e la
Chiesa in Giappone, e per riflettere
sulla vita delle vostre comunità locali. Ringrazio l’Arcivescovo Okada
per i saluti che mi ha rivolto a nome vostro e dei sacerdoti, religiosi e
laici della vostre diocesi. Vi chiedo
di assicurarli del mio affetto e delle
mie preghiere.
La Chiesa in Giappone ha sperimentato abbondanti benedizioni ma
ha anche conosciuto sofferenze. A
partire da queste gioie e dolori, i
vostri antenati nella fede vi hanno
trasmesso un’eredità viva che oggi
adorna la Chiesa e incoraggia il suo
cammino verso il futuro. Tale eredità si fonda sui missionari che per
primi raggiunsero queste sponde e
proclamarono la Parola di Dio, Gesù Cristo. Pensiamo in particolare a
san Francesco Saverio, ai suoi compagni, e a tutto coloro che nel corso
degli anni offrirono la propria vita
al servizio del Vangelo e del popolo
giapponese. La testimonianza a Cristo portò molti di questi missionari,
come pure alcuni dei primi membri
della comunità cattolica giapponese,
a versare il proprio sangue e, attraverso quel sacrificio, recò molte benedizioni alla Chiesa, rafforzando la
Comunicato del decano del Collegio cardinalizio
Rinnovamento e riconciliazione
per la Chiesa in Scozia
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia ai diritti e alle prerogative del cardinalato, espressi nei canoni 349, 353 e 356 del Codex iuris canonici, presentata,
al termine di un lungo itinerario di preghiera, dal cardinale Keith Michael
Patrick O’Brien, arcivescovo emerito di Saint Andrews and Edinburgh. Con
questo provvedimento, Sua Santità manifesta a tutti i fedeli della Chiesa in
Scozia la sua sollecitudine pastorale e li incoraggia a continuare con fiducia
il cammino di rinnovamento e di riconciliazione.
I due pilastri
fede del popolo. Ricordiamo in particolare san Paolo Miki e i suoi
compagni, la cui salda fede in mezzo alle persecuzioni divenne un incoraggiamento per la piccola comunità cristiana a perseverare in ogni
prova.
Quest’anno celebrate un altro
aspetto di questa ricca eredità, ossia
la comparsa dei “cristiani nascosti”.
Anche quando tutti i missionari laici e i sacerdoti vennero espulsi dal
paese, la fede della comunità cristiana non si raffreddò. Anzi, i tizzoni
della fede che lo Spirito Santo accese attraverso la predicazione di quegli evangelizzatori e sostenne con la testimonianza dei martiri restarono al sicuro, grazie alla sollecitudine dei fedeli laici che conservarono
la vita di preghiera e di
catechesi della comunità
cattolica in una situazione di grande pericolo e
di persecuzione.
Questi due pilastri
della storia cattolica in
Giappone, l’attività missionaria e i “cristiani nascosti”, continuano a sostenere la vita della
Chiesa oggi e offrono
una guida per vivere la
fede. In ogni tempo e in
ogni luogo, la Chiesa resta una Chiesa missionaria, che si sforza di
evangelizzare e di fare discepoli in
tutte le nazioni, e al contempo arricchisce continuamente la fede della comunità dei credenti e instilla in
loro la responsabilità di alimentare
questa fede a casa e nella società.
Mi unisco a voi nell’esprimere
profonda gratitudine ai numerosi
missionari che cooperano ancora
oggi con le vostre diocesi. In collaborazione con i sacerdoti e i religiosi locali, come pure con i responsabili laici, contribuiscono generosamente a soddisfare i bisogni, non
solo della comunità cattolica, ma
anche della società in senso più ampio. Oltre a sostenere i loro diversi
sforzi di evangelizzazione, vi incoraggio anche a essere attenti ai loro
bisogni spirituali e umani, di modo
che non si scoraggino nel loro servizio, ma perseverino nei loro impegni. Possiate altresì guidarli nella
comprensione delle usanze del popolo giapponese, cosicché possano
essere sempre più servi efficaci del
Vangelo, e cercare insieme nuovi
modi di evangelizzare la cultura
(cfr. Evangelii gaudium, n. 69).
L’opera di evangelizzazione non
è però responsabilità solo di quanti
lasciano la propria casa e vanno in
terre lontane a predicare il Vangelo.
Di fatto, attraverso il nostro battesimo, siamo tutti chiamati a essere
evangelizzatori e a testimoniare la
Buona Novella di Gesù ovunque
siamo (Mt 28, 19-20).
Siamo chiamati ad andare oltre, a
essere una comunità evangelizzatrice, anche se ciò significa semplicemente aprire la porta principale della nostra casa e uscire per incontrare
i nostri vicini. “La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e
gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa
fino all’umiliazione se è necessario,
e assume la vita umana, toccando la
carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così
«odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce» (Evangelii gaudium,
n. 24). Anche se la comunità cattolica è piccola, le vostre Chiese particolari sono apprezzate dalla società
giapponese per i loro numerosi contributi, nati dalla vostra identità cristiana, che serve le persone indipendentemente dalla loro religione. Vi
elogio per i vostri numerosi sforzi
nei campi dell’educazione, della salute, del servizio agli anziani, ai malati e ai disabili, e per le vostre opere caritative, che sono state particolarmente importanti in occasione
della tragica devastazione provocata
dal terremoto e dallo tsunami quattro anni fa. Esprimo anche profondo apprezzamento per le vostre iniziative a favore della pace soprattutto i vostri sforzi per conservare di
fronte al mondo l’immensa sofferenza provata dal popolo di Hiroshima
e Nagasaki alla fine della Seconda
guerra mondiale, settanta anni fa.
In tutte queste opere, non solo soddisfate i bisogni della comunità, ma
create anche opportunità di dialogo
tra la Chiesa e la società. Tale dialogo è particolarmente importante
perché favorisce la comprensione reciproca e promuove una maggiore
cooperazione per il bene comune.
Apre inoltre nuove vie alla predicazione del Vangelo e invita coloro
che serviamo a incontrarsi con Gesù
Cristo. Che possiamo non rifuggire
mai dal predicare il Vangelo e, mediante le nostre buone opere, testimoniare Cristo (cfr. Gc 2, 18).
Se i vostri sforzi missionari devono recare frutti, l’esempio dei “cristiani nascosti” ha molto da insegnarci. Pur essendo pochi e pur dovendo affrontare ogni giorno persecuzioni, quei credenti furono capaci
di conservare la fede restando attenti al loro rapporto personale con
Gesù, un rapporto costruito su una
solida vita di preghiera e su un impegno sincero a favore del bene della comunità. La Chiesa oggi è analogamente rafforzata, e i suoi sforzi
di evangelizzazione diventano effettivi quando la sua fede è ancorata al
rapporto personale con Cristo e
supportata dalle comunità parrocchiali ed ecclesiali che li accompagnano quotidianamente.
Anche se i “cristiani nascosti” non
ebbero il beneficio della piena vita
sacramentale della Chiesa, oggi le
vostre Chiese particolari beneficiano
del ministero di molti sacerdoti devoti che servono i bisogni spirituali
dei fedeli. Si esige però molto da
loro e le numerose responsabilità
che hanno, spesso li allontanano
dalle stesse persone che dovrebbero
servire. Vi esorto a lavorare con i
vostri sacerdoti per assicurare che
abbiano il tempo e la libertà necessarie per essere disponibili per
quanti sono stati affidati alle loro
cure. Perché possano essere efficaci
nel proclamare il Vangelo, vi chiedo
di rivolgere un’attenzione particolare alla loro formazione umana e spirituale, non solo mentre sono in seminario, ma durante tutta la loro vita. Possano i vostri sacerdoti vedere
in voi sia un padre che è sempre disponibile per i suoi figli, sia un fratello che resta sempre al loro fianco
per condividere le gioie e le difficoltà della vita. Questa forte testimonianza di fratellanza e di comunione tra i vescovi e i loro sacerdoti
aiuterà i giovani a discernere più facilmente e ad accettare la chiamata
al sacerdozio.
Le vostre comunità sono ulteriormente rafforzate dalla testimonianza
di religiosi e religiose la cui consacrazione prefigura la nuova Gerusalemme in cielo e i cui apostolati sono al servizio dell’edificazione del
Regno di Cristo in terra (Ap 21, 12). Mi unisco a voi anche nel ringraziare il Signore per il dono della
vita religiosa in Giappone, per
quanti provengono dall’estero e per
quelli che vengono dalle vostre comunità locali. In unione con i vostri
sacerdoti e responsabili laici, servono generosamente la Chiesa in
Giappone e offrono alla società i
frutti della loro fede. Che essi possano avere sempre il vostro sostegno
e che voi possiate cercare nuove opportunità di cooperazione nell’opera
apostolica.
I “cristiani nascosti” del Giappone ci ricordano che l’opera per promuovere la vita della Chiesa e
dell’evangelizzazione richiede la
partecipazione piena ed attiva dei
laici. La loro missione è duplice:
impegnarsi nella vita della parrocchia e della Chiesa particolare e
permeare l’ordine sociale con la loro
testimonianza cristiana. Questa missione si compie soprattutto in famiglia, dove la fede accompagna ogni
fase della vita e illumina tutti i nostri rapporti in società (cfr. Lumen
fidei, nn. 53-54). Quando rivolgiamo
la nostra attenzione e le nostre risorse al sostegno della famiglia, a
cominciare dalla preparazione matrimoniale e continuando con la catechesi in ogni fase della vita, arricchiamo le nostre parrocchie e le nostre Chiese particolari. In tal modo
anche le nostre società e le nostre
culture vengono permeate con la
fragranza del Vangelo. Attraverso la
testimonianza dei fedeli giapponesi
«la Chiesa esprime la sua autentica
cattolicità e mostra “la bellezza di
questo volto pluriforme”» (Evangelii
gaudium, n. 116). Così, spesso, quando questa testimonianza ci sembra
carente, non è perché i fedeli non
vogliono essere discepoli missionari,
ma piuttosto perché si ritengono incapaci di tale compito. Vi incoraggio in quanto Pastori a instillare in
essi un profondo apprezzamento
della loro chiamata e a offrire loro
espressioni concrete di sostegno e di
guida, cosicché possano rispondere
a questa chiamata con generosità e
coraggio.
Cari Fratelli, vi ringrazio per la
testimonianza cristiana che voi e le
vostre Chiese particolari offrite ogni
giorno. Con questi pensieri, vi affido all’intercessione di Maria, Madre
della Chiesa, e vi imparto di cuore
la mia Benedizione Apostolica, come pegno di pace e gioia nel Signore.