Buoni dirigenti per la buona scuola

LAVOCE.INFO – 20 MARZO 2015
Buoni dirigenti per la buona scuola
di Daniele Checchi e Maria De Paola
Il disegno di legge “La buona scuola” è centrato sulla figura del dirigente scolastico. Che, con poteri
ampliati e discrezionali, diventa un leader del team educativo dell’istituto. Per questo occorrono strumenti
di valutazione del suo operato trasparenti, equi e rigorosi . Non ancora stabiliti.
Il disegno di legge sulla riforma della scuola amplia i compiti dei dirigenti e assegna loro un ruolo
cruciale per il funzionamento del sistema scolastico. I dirigenti potranno scegliere gli insegnanti
(limitatamente all’organico funzionale), decidere in che modo utilizzarli, assegnare premi a quelli
che ritengono più meritevoli. Il dirigente diventa un leader educativo (un “allenatore” lo ha definito
Renzi nella conferenza stampa di presentazione del disegno di legge).
COME VALUTARE I DIRIGENTI?
Il disegno di legge assegna ai dirigenti scolastici poteri importanti che attribuiscono una
discrezionalità che, se non correttamente governata, può produrre i risultati infausti evidenziati da
molti articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi. Tutto il sistema poggia sull’idea che anche i
dirigenti scolastici saranno soggetti a valutazione: i loro incarichi avranno cadenza triennale e per la
riconferma dovranno dar conto del proprio operato. Il primo ministro Renzi nella presentazione del
disegno di legge ha sottolineato che i dirigenti possono essere rimossi (lo prevedeva in teoria anche
il decreto legge Bassanini 15/3/1997 e l’art. 25 bis del decreto 165/01). Tuttavia, il disegno di legge
non specifica alcunché circa il processo di valutazione che potrebbe portare a questa soluzione, né
su quali prospettive si aprirebbero per i dirigenti rimossi.
Relativamente al sistema di valutazione, il disegno di legge resta generico: si parla di “…criteri
utilizzati per la scelta, valorizzazione, valutazione dei docenti e dei risultati della scuola, con
particolare riguardo alle azioni specifiche messe in campo per migliorare tali risultati”. Eppure è
proprio questo sistema di valutazione l’unico metro per poter esprimere un giudizio su queste
importanti novità.
Al momento, nelle more della revisione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici, il disegno
di legge rimanda al decreto del Presidente della Repubblica del 28 Marzo 2013 che definisce il
regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione. Si farebbe
quindi riferimento alle informazioni derivanti dal “Sistema di autovalutazione delle scuole”? Come
spiegato in un nostro precedente articolo quel sistema soffre di molti limiti poiché si presta a facili
manipolazioni e non definisce in maniera chiara le responsabilità dei dirigenti scolastici.
Qualunque valutazione può essere espressa solo in riferimento a un obiettivo (che può essere
definito anche in modo da tener conto del punto di partenza). Nel caso dei dirigenti scolastici quali
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saranno gli obiettivi su cui verranno valutati? Se si tratta degli obiettivi che loro stessi si sono
assegnati nel Rapporto di autovalutazione delle scuole (Rav) che cominceranno a compilare
quest’anno, è facile prevedere che tutti i dirigenti scolastici italiani avranno un’ottima valutazione.
DISCREZIONALITÀ E ARBITRIO
Si può essere favorevoli alla maggior o minor discrezionalità concessa ai dirigenti in relazione a
come l’operato di quest’ultimi sarà valutato. In assenza di questa chiarezza, sono in molti a temere
un sistema di valutazione opaco che, non individuando responsabilità in maniera netta, trasformi
questa discrezionalità in arbitrio. Un sistema di valutazione chiaro non è importante solo per
allineare gli interessi privati dei dirigenti scolastici (o dei professori universitari) con quelli
pubblici, ma serve anche a facilitarne i compiti. I dirigenti scolastici (così come i professori
universitari), anche quelli animati dalle migliori intenzioni, hanno bisogno di incentivi chiari da
opporre alle pressioni che possono ricevere da più parti. Questi incentivi, ponendo un limite alla
discrezionalità individuale, possono contribuire anche a creare un clima più disteso tra i docenti.
LA QUALITÀ DEGLI INSEGNANTI
Inoltre, il disegno di legge è silente su un punto rilevante: cosa succede qualora un dirigente
scolastico selezioni un insegnante che si rivela in seguito inadeguato? Bisogna considerare che i
dirigenti scolastici operano in un contesto di informazione imperfetta sulle caratteristiche dei
docenti che devono scegliere (potrebbero non conoscere la loro preparazione, la loro capacità
didattica, la loro capacità di cooperazione, la loro affidabilità). Si tratta di insegnanti con almeno tre
anni di esperienza didattica ma ciò non garantisce la loro “qualità”. Molte ricerche mostrano che la
qualità dei docenti conta moltissimo per le competenze acquisite dagli studenti ma ancora si sa poco
circa le caratteristiche che concorrono a definire un buon docente. È quindi possibile immaginare
che anche bravi dirigenti scolastici, interessati esclusivamente al benessere collettivo, possano
sbagliare nel processo di selezione. Trattandosi di incarichi triennali, in linea di principio si tratta di
una scelta reversibile. Ma cosa accadrà degli insegnanti non riconfermati? Se la mancata riconferma
diventerà un’informazione disponibile agli altri dirigenti, le probabilità di essere scelti per un nuovo
incarico in altra scuola saranno basse.
Insomma, questa riforma è direttamente o indirettamente molto centrata sul ruolo del dirigente
scolastico, le cui responsabilità andrebbero però precisate.
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