scarica la testimonianza

LA PET THERAPY COME GESTO DI CURA
Laura ODETTO, Infermiera pediatrica
Consigliere Collegio IPASVI Torino
Nel
lavoro
di
cura
si
trovano
costantemente
ad
interagire
pensiero
ed
azione.
Capire quando e come avvicinarsi o sottrarsi al corpo dell'altro, richiede sensibilità e capacità di
accoglienza; strumenti fondamentali i professionisti del care.
Oggi gli Infermieri hanno bisogno di recuperare e valorizzare questo tessuto di umanità, non come "un
di più" rispetto alle competenze tecniche, bensì come parte costitutiva della loro professione. I corpi
quotidianamente incontrati provocano, a volte inquietano, rimandano spesso al senso ultimo del nostro
esistere, mettendo a dura prova la capacità di essere accanto al dolore e alla sofferenza.
L'attenzione alla comunicazione corporea, ai messaggi trasmessi più o meno consapevolmente anche
attraverso i gesti, può consentire agli operatori maggiore consapevolezza, aprendo così uno spazio di
riflessione circa il proprio modo di agire la cura.
Il lavoro di cura potrebbe risignificarsi partendo dall’ assunto: considerare il corpo curato nella sua
totalità, come essere umano portatore di bisogni fisici, psichici e spirituali dove continuamente si
intrecciano preoccupazioni, ansie, dubbi ma anche speranza e fiducia.
La riscoperta del ruolo terapeutico degli animali, che sembrava scomparsa nell’era della medicina
scientifica, può inquadrarsi, altresì, nella ricerca dei nuovi modelli di bioetica medica che si richiamano al
paradigma del Caring e che assegnano largo spazio a interventi ‘dolci’ basati sul rapporto interpersonale
uomo/animale nella cura e nella prevenzione delle malattie.
Il termine Pet Therapy indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico
e psicologico.
Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e in alcune categorie di malati e di disabili fisici e
psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni
interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto. La soddisfazione
di tali bisogni, necessaria per il mantenimento di un buon equilibrio psico-fisico, è uno degli scopi della
Pet Therapy che offre, attraverso alcune Attività Assistite dagli Animali (AAA), soprattutto quelli detti
d'affezione o da compagnia, cui si riferisce il termine pet nella lingua inglese, una possibilità in più per
migliorare la qualità della vita e dei rapporti umani1.
La pet therapy può anche contribuire, affiancando ed integrando le terapie mediche tradizionali, al
miglioramento dello stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio, attraverso Terapie
Assistite dagli Animali (TAA), interventi mirati a favorire il raggiungimento di funzioni fisiche, sociali,
1
www.salute.gov.it
1
emotive e/o cognitive.
I bambini ricoverati in ospedale soffrono spesso di depressione, con disturbi del comportamento, del
sonno, dell'appetito e dell'eliminazione dovuti ai sentimenti di ansia, paura, noia e dolore, determinati
dalle loro condizioni di salute e dal fatto di essere costretti al ricovero, lontani dai loro amici, dalla loro
casa, dalle loro abitudini. Alcune recenti esperienze, condotte in Italia su bambini ricoverati in reparti
pediatrici nei quali si è svolto un programma di Attività Assistite dagli Animali (tra queste l’Ospedale
Infantile Regina Margherita di Torino), dimostrano che la gioia e la curiosità manifestate dai piccoli
pazienti durante gli incontri con l'animale consentono di alleviare i sentimenti di disagio dovuti alla
degenza, tanto da rendere più sereno il loro approccio con il personale sanitario e con le terapie. Le
attività ludiche e ricreative organizzate in compagnia e con lo stimolo degli animali, il dare loro da
mangiare, il prenderli in braccio per accarezzarli e coccolarli hanno lo scopo di riunire i bambini, farli
rilassare e socializzare tra loro in modo da sollecitare contatti da mantenere durante il periodo più o
meno lungo di degenza, migliorare cioè la qualità della loro vita in quella particolare contingenza.
Questo si spiega con il fatto che l'esperienza del gioco insegna al bambino ad essere perseverante e ad
avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo attraverso il quale diventa consapevole del proprio
mondo interiore e di quello esteriore, incominciando ad accettare le legittime esigenze di queste sue
due realtà.
Il presupposto bioetico su cui si fonda la Pet Therapy è che tra uomo e animale possa instaurarsi una
relazione sul modello delle relazioni interpersonali e che quindi, come in ogni interazione, vi sia uno
scambio di sentimenti, di affetti, di emozioni che influenzano reciprocamente i due soggetti.
Dal mese di gennaio 2012 presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino vengono svolte le
Attività Assistite con l’ausilio degli Animali (progetto Angeli custodi a quattro zampe finanziato dalla
Fondazione FORMA Onlus) che noi infermieri abbiamo fortemente voluto introdurre per cercare di
rendere più piacevole il ricovero dei bambini e, di conseguenza, dei loro genitori. In questi anni abbiamo
condotto degli studi che hanno dimostrato l’efficacia di questi incontri tra bambini e cani, risultati
assolutamente in linea con quanto emerge dalla letteratura, ma vorrei qui soffermarmi su un particolare
aspetto: quello delle emozioni.
L’emozione2 è un processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi
dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti),
cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali
ed elettrocorticali), comportamenti ‘espressivi’ (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali).
Assistere all’incontro di un bambino ospedalizzato, qualunque sia la diagnosi, con un cane suscita
emozioni in noi molto difficili da descrivere ma altrettanto forti da provare. L’asimmetria, più o meno
2
Enciclopedia italiana Treccani
2
marcata, della relazione di cura non impedisce infatti che si provino strategie uniche nel tentativo di fare
spazio a un rapporto “dare-ricevere”, in cui il ricevere è anche “da curanti”.
A. Lowen afferma che “i sentimenti profondi che abbiamo seppellito sono quelli che appartengono al
bambino che eravamo, quel bambino che era innocente e libero…. Quel bambino vive ancora nei nostri
cuori e nelle nostre viscere, ma noi abbiamo perso il contatto con lui, ossia abbiamo perso il contatto
con la parte più profonda di noi stessi. Per ritrovarci, per ritrovare il bambino sepolto, dobbiamo
scendere in questi territori profondi del nostro essere, nell’oscurità dell’inconscio”.
L’osservazione di un bambino che gioca con il suo amico a quattro zampe, entrambi esseri innocenti e
liberi, ci consente di avere sotto agli occhi l’intera gamma di emozioni vissute allo stato puro.
Emozioni che ci riconducono all'essenza del nostro lavoro, al senso della scelta che abbiamo fatto, una
scelta che ogni giorno, se siamo attenti anche alle nostre emozioni, ci ripaga delle difficoltà che
incontriamo nel nostro lavoro ... ci cura nella cura ...
Se non possiamo pretendere che gli animali diventino i ‘guaritori’ delle nostre malattie,
quello che potremmo forse, ragionevolmente, attenderci è che, grazie alla loro presenza,
e con l’aiuto di opportune condizioni e strategie appropriate,
possa instaurarsi un buon rapporto di cura.
(CNB 2005)
Bibliografia

Masera G, Poli N. Vicinanza e lontananza attraverso gesti di cura. Franco Angeli editore, 2007.

Problemi bioetici relativi all’impiego di animali in attività correlate alla salute e al benessere umani.
Comitato Nazionale per la Bioetica, 2005.
3