Asimov ed Evangelo Se non fossi stato ateo

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di Patrizia Vanzini
Se non fossi stato ateo, avrei creduto in un Dio che salva le persone non sulla base delle cose che dicono,
ma sulla base del loro modo di vivere. Avrei creduto in un Dio che preferisce salvare un onesto e
rispettoso ateo e non un predicatore televisivo le cui parole sono Dio Dio Dio ma le cui azioni sono
sbaglio sbaglio sbaglio (Isaac Asimov, 1920-1992).
La sottile ironia di Asimov sulle sue preferenze personali in fatto di fede e sulle preferenze di Dio in fatto di
salvezza può ben essere accostata all’ironia degli antichi profeti d’Israele, che prendevano in giro gli idolatri
del loro tempo perché si inginocchiavano davanti a “pezzi di legno”. Quanti pezzi di legno anche oggi,
quanti stoccafissi, quanti codardi, quante menti legnose dentro chiese chiuse. Forse Asimov non ignorava che
le sue frasi riflettevano una veracità tratta dall’Evangelo. Gesù afferma: “Non chi mi dice Signore, Signore
entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Gusteremo vita eterna in Dio
se è eterno il nostro modo di vivere qui e ora. La parola è eterna se è azione coerente, altrimenti rumoreggia
inespressiva.