Sotto il macroscopio La demenza senile sta imperversando come spada di Damocle nelle ricorrenti preoccupazioni ipocondriache degli uomini del terzo millennio. Le statistiche attestano nei Paesi occidentali una frequenza dell’11% per gli over 65 e del 21% per gli over 80. La piú temuta e la piú diffusa è quella di Alzheimer, con piú della metà dei malati, in cui viene coinvolto il sistema nervoso in primis, con la deposizione di beta-amiloide, una pasta collosa che ingabbia i neuroni e la loro responsività agli stimoli dell’acetilcolina, uno dei quattro principali neuromediatori, tipico per l’azione elettiva sul cervello limbico. C’è un’altra forma, che coinvolge il sistema sanguigno cerebrale, attestata come frequenza al 10%: la demenza vascolare, a carattere ischemico. Le forme miste (sia da nervo che da sangue) sono riconducibili a diversi quadri clinici. Il fenomeno della demenza senile è caratterizzato da quattro segnali: la progressiva perdita della memoria, sia a breve che a lungo termine; il disorientamento spazio-temporale; la disarticolazione del linguaggio e la disconnessione logica del pensiero. Demenza... senile: in cosa consiste la vecchiaia? Dovremmo parlare di vecchiaia fisiologica solo per uomini ultraottantaquattrenni, al compimento del quarto giro spiralico del ciclo biografico: ogni giro spiralico viene percorso in 21 anni e contrassegna diverse fasi maturative. Nel primo giro avviene la formazione delle tre corporeità (fisica, eterica e astrale), nel secondo la maturazione delle tre anime (emozionale, razionale-affettiva e cosciente), nel terzo il germogliare dei tre germi spirituali (Sé spirituale, Spirito vitale e Uomo-Spirito ) e nel quarto la semina per la prossima vita terrestre. Nella vecchiaia accade uno sganciamento progressivo dell’eterico dal fisico, una piccola anticipazione del fenomeno della morte. Una segnatura è visibile nel decadimento progressivo della attività sensoriale. Ognuno dei dodici sensi, riconosciuti nell’estesiologia antroposofica, tende in potenza a rivolgersi verso l’interiorità. Ad esempio, la vista va a trasformarsi nella percezione di orizzonti interiori; l’udito decaduto nella percezione della musicalità interiore degli Esseri; il senso del tatto nel tatto del cuore; e il senso del calore nella virtú della pazienza. Occorre prendere in considerazione le due correnti del tempo: da una parte quella fisicacronologica, tipica dell’invecchiamento del corpo fisico, e dall’altra quella inversa, retrospettiva, tipica del ringiovanimento dell’eterico. L’invecchiamento fisico viene letto nelle rughe, ognuna segno di un vissuto biografico conflittuale, e nei gesti, riconoscibili per il loro carattere individuale sganciato dal gesto infantile, frutto di un processo imitativo. La polarità tra vita e coscienza come espressione di ripristino notturno e usura diurna delle forze vitali trova nella forma (del gesto, della ruga) il centro di confluenza quotidiano. L’invecchiamento fisico vive nel costante gioco metamorfico fra una condizione di ottenebramento, ottundimento della coscienza e l’assennatezza con lucidità di coscienza. Il ringiovanimento eterico diventa invece lo svincolo metamorfico tra lo stupore e la saggezza operante nella realtà. Il solco tracciato dall’assennatezza senile è percepibile nei detti proverbiali e originali dei vecchi, sintesi luminosa di tutta una vita, irradiante saggezza alla soglia del mondo del nascere e del morire, che sono prossimi ad attraversare. Ne ricordo e cito uno a me caro di una novantenne: «Ognuno porta nel cuore la sua croce». Angelo Antonio Fierro 8 L’Archetipo – Aprile 2015
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