IVIE e IVAFE: piccole patrimoniali crescono

IVIE e IVAFE: piccole patrimoniali crescono
Che sia o no qualificabili come patrimoniali, il peso della “altre” imposte che gravano sulle persone fisiche,
oltre il perimetro di Irpef e addizionali, non è di poco conto.
Nelle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi relative al 2013, fornite ieri dal ministero dell’Economia, si dà
conto, ad esempio, del peso delle imposte sui beni all’estero.
In relazione al valore degli immobili situati all’estero, la cosiddetta IVIE, ha per destinatari anche quei
contribuenti che risultano titolari effettivi del bene anche nei casi in cui sia intestato a un trust. L’IVIE,
istituita nel 2011, è stata differita al 2012 ed è dovuta nella misura dello 0,76 per cento (0,40% per
abitazione principale) in proporzione alla quota di titolarità del diritto di proprietà o altro diritto reale e ai
mesi dell’anno nei quali si è protratto tale diritto. Ebbene, dalle dichiarazioni 2013 risulta che oltre 102.000
soggetti hanno dichiarato immobili situati all’estero per un valore di circa 23,8 miliardi.
L’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all'estero, la cosiddetta IVAFE, colpisce le attività
finanziarie oltreconfine da collocare nel quadro RW.
Anche questo prelievo, istituito nel 2011, è stato differito anche al 2013 ed è dovuto nella misura dell’1,5
per mille (nel 2012 era l’1 per mille) in proporzione alla quota di titolarità del diritto di proprietà o altro
diritto reale e ai mesi dell’anno nei quali si è protratta l’attività. I contribuenti che risultano aver dichiarato
questa tipologia di attività finanziarie sono oltre 104.000 per un ammontare di 38,5 miliardi di euro.
Plusvalenze di natura finanziaria, invece, sono state dichiarate da 8.096 contribuenti che hanno versato in
media 21mila euro per un ammontare complessivo della tassazione pari a 170 milioni di euro.
Non di un’imposta patrimoniale in senso stretto si può parlare, ma il contributo di solidarietà, introdotto
dal Dl 13 agosto 2011, n. 138, con un prelievo del 3 per cento sulla parte di reddito complessivo eccedente i
300.000 euro lordi annui, si avvicina molto a questo concetto. L’analisi sulle dichiarazioni fatte nel 2014
evidenziano che solo lo 0,07% dei contribuenti (pari a circa 30.000 soggetti) dichiara redditi maggiori di
300.000 euro. Prevalentemente si tratta di redditi da lavoro dipendente (45,8%) e solo per il 18% da lavoro
autonomo, per il 14% da partecipazione e per il 7% da capitale. L’ammontare complessivo del contributo di
solidarietà, in ogni caso, è stato pari a 252 milioni di euro (+2% rispetto al 2012), pari a circa 8.700 euro in
media.
Una curiosità, infine, riguarda la cedolare secca (la tassazione opzionale da applicare ai redditi da fabbricati
a uso abitativo dati in locazione che sostituisce Irpef, addizionali, imposta di registro e imposta di bollo)
giunta al terzo anno di applicazione, che ha interessato nel 2013 più di un milione di soggetti (+37% rispetto
al 2012) per un ammontare di imponibile di circa 7,5 miliardi di euro (+26% rispetto al 2012) e un’imposta
dichiarata di 1,5 miliardi di euro (di cui l’89% derivante da aliquota al 21%). Questa chance è stata utilizzata
prevalentemente da soggetti con reddito complessivo compreso tra 20.000 e 50.000 euro (52% dei
soggetti) e soprattutto in Lombardia (21,3%).