ITINERARI GEOLOGICI DEL PARCO DEL CONERO • GEOLOGICAL ITINERARIES OF THE CONERO PARK 1 Il limite Cretaceo-Terziario del Monte Conero The Cretaceous-Tertiary boundary at Monte Conero Comete, dinosauri e foraminiferi: la fine di un'Era Comets, dinosaurs, and foraminifers: the end of an era. Il mistero dell’estinzione dei dinosauri per decenni ha stimolato l’immaginazione degli scienziati, e non solo di essi. Per quali cause questi rettili che avevano ininterrottamente dominato il Pianeta per quasi 180 milioni di anni, ad un certo punto sono scomparsi? Potrebbe sembrare strano ma la risposta a questa domanda è racchiusa non tanto in quei depositi terrestri che contengono sparuti resti fossili di dinosauri, ma piuttosto nei sedimenti marini di quell'epoca, comuni a tutti gli oceani e riscontrabili in tutti i continenti del globo. Oggi questi antichi sedimenti ci appaiono come vere e proprie rocce costituite da microfossili accumulatisi molto lentamente e senza interruzioni nel tempo geologico. Alla fine degli anni '70, un gruppo di scienziati dell’Università di Berkeley (California) costituito dal fisico Luis Alvarez, da suo figlio Walter, geologo, e dai chimici nucleari Helen Michel e Frank Asaro, fece una sorprendente scoperta. Nel sottile strato di argilla che marca il limite tra il Cretaceo ed il Terziario (meglio noto come limite K-T) intercalato nella formazione della Scaglia Rossa e affiorante nei pressi di Gubbio questi scienziati misurarono una concentrazione anomala di iridio. Il fatto importante è che l’iridio è un elemento siderofilo molto raro nelle rocce terrestri, ma decisamente più abbondante nei corpi di origine extraterrestre come gli asteroidi ed i nuclei delle comete. Piccole quantità di iridio si accumulano continuamente sulla superficie della Terra e sul fondo dei bacini marini in seguito alla costante caduta di micrometeoriti (le stelle cadenti) e di pulviscolo cosmico. In definitiva, nelle rocce della crosta terrestre c’è una concentrazione media di iridio di 0,002-0,02 parti per miliardo, mentre nelle meteoriti si hanno concentrazioni migliaia o decine di migliaia di volte superiori. Qualora un corpo gigantesco come un asteroide o il nucleo di una cometa collidesse con la Terra, esso si disintegrerebbe immediatamente disperdendo nell’atmosfera tutto il suo carico di elementi siderofili. Questi elementi si depositerebbero sulle terre emerse e sul fondo dei bacini marini, dando origine ad un sottilissimo strato di sedimento arricchito di materiale extraterrestre. Un evento del genere inoltre svilupperebbe un’energia enorme, tale da sconvolgere, catastroficamente, il pianeta. La collisione con la Terra di un asteroide o di una cometa del diametro di dieci chilometri che viaggia ad una velocità di 30 chilometri al secondo, libererebbe un’energia pari a 100 milioni di megatoni equivalenti di trinitrotoluene (TNT) provocando un’esplosione un miliardo di volte superiore a quella della bomba di Hiroshima: sulla superficie della Terra si formerebbe un cratere di 200 chilometri di diametro. La nube generata da questa immane esplosione e costituita da materiale gassoso, fuso e polverizzato del bolide e della crosta terrestre coinvolta nell’impatto, avvolgerebbe rapidamente l'intero pianeta provocando un’oscurità totale. Tutto questo provocherebbe una catastrofe globale che sconvolgerebbe l’intero ecosistema terrestre con effetti simili all’“inverno nucleare” (oscurità, soppressione della fotosintesi, abbassamento rapido ed intenso della temperatura). Successivamente, le particelle più pesanti ricadrebbero sulla superficie terrestre, mentre i gas, ancora dispersi nell’atmosfera, causerebbero un prolungato effetto serra e lo sviluppo di persistenti piogge acide. Durante il loro rientro nell’atmosfera, le particelle che si sono condensate nelle nube di esplosione si surriscaldano a causa dell’attrito con l’aria (un po' come succede allo "shuttle" nella fase di rientro nell'atmosfera o alle stelle cadenti) e possono innescare, in diversi parti del pianeta, incendi di enormi proporzioni che libererebbero altri gas e particelle di cenere amplificando ulteriormente i fenomeni già in atto. L’ipotesi del gruppo di Berkeley sosteneva che l’anomala concentrazione di iridio, misurata nel sottile strato di argilla di Gubbio, fosse la diretta conseguenza dell’impatto che avrebbe provocato l’estinzione di massa alla fine del Periodo Cretacico, ovvero dell'Era Mesozoica, conosciuta come l'era dei rettili. Le specie animali e vegetali che sopravvissero alla catastrofe sarebbero, in effetti, le progenitrici delle nuove forme di vita che popolarono la Terra nel Periodo Terziario. È l'inizio di una nuova era: il Cenozoico, ovvero l'era dei mammiferi. Nelle rocce di diverse parti del mondo che contengono il limite K-T, ma in particolare nella formazione della Scaglia Rossa dell'Appennino umbro-marchigiano, si possono osservare gli indizi della catastrofe che ha causato l’estinzione non solo dei dinosauri ma anche di altre forme di vita come quelle microscopiche che costituiscono questi sedimenti calcarei. Anche nella Scaglia Rossa del Monte Cònero, con una buona lente d’ingrandimento (almeno 10x), si possono identificare i foraminiferi plantonici contenuti nello strato calcareo che si trova proprio al di sotto dell’argilla del limite K-T. Le dimensioni di questi microorganismi unicellulari che vivevano nelle acque marine superficali non superano il millimetro: ad occhio nudo essi sono quindi visibili come dei minuscoli punti scuri. Al microscopio questi punti si rivelano come gusci dalle diverse forme e dimensioni: l’elevata abbondanza e l'alta diversità testimoniano un ambiente pelagico piuttosto tranquillo. Al contrario, i foraminiferi planctonici del primo strato del Terziario ubicato immediatamente al di sopra del sottile strato di argilla, sono così piccoli da non distinguersi nemmeno con la lente d’ingrandimento. Al microscopio essi appaiono come minuscoli gusci rotondeggianti, non più grandi di un decimo di millimetro, morfologicamente piuttosto simili tra loro: sono le forme sopravvissute all’estinzione di massa e anche quelle che si sono sviluppate immediatamente dopo di essa. Saranno necessari almeno tre milioni di anni e un lento e graduale processo evolutivo affinché le associazioni a foraminiferi planctonici ritornino ad essere così diversificate come lo furono nel Cretacico. Ma c’è un modo di vedere le evidenze dirette dell’impatto? Ovviamente l’anomalia di iridio può essere misurata solamente con sofisticatissimi strumenti analitici. Come in altre località della Terra, anche il sottile strato d’argilla del limite K-T del Monte Cònero, contiene sferule mineralizzate (microcristiti) che si sono condensate nella nube prodotta dall’impatto e rari granuli di quarzo lamellare prodotti dal metamorfismo da shock. Queste particelle hanno dimensioni inferiori al millimetro e possono essere osservate al microscopio dopo essere state estratte e concentrate per lavaggio dall’argilla. Le microcristiti dell’argilla del limite K-T del Monte Cònero avevano, in origine, una composizione simile a quelle delle rocce vulcaniche a composizione basica come il basalto o l'andesite. Dopo la loro deposizione sul fondo marino hanno subito dei processi di alterazione: oggi appaiono come minerali formatisi per autigenesi (alterazione) a bassa temperatura, come la glauconite (minerale verde), ed il sanidino (minerale biancastro). Al microscopio a scansione elettronica ed in sezione sottile, le microcristiti rivelano strutture interne caratterizzate da dendriti e cristalli fibrosi che testimoniano la loro origine da una roccia basica fusa e raffreddatasi molto velocemente. L’argilla del limite K-T del Monte Cònero contiene una ricca associazione a foraminiferi bentonici, microorganismi che vivevano sul fondo marino, a circa 1500 metri di profondità. A differenza dei foraminiferi planctonici, più sensibili alle variazioni climatiche in considerazione del loro ambiente di vita, i foraminiferi bentonici superarono senza particolari problemi la crisi biologica provocata dall’impatto extraterrestre. The extinction of the dinosaurs is a mystery that has stimulated the imagination of scientists, and of others as well, for decades. Why did these reptiles, which had dominated our planet uninterruptedly for nearly 180 million years, at a certain point completely disappeared? It may seem strange but the answer to this intriguing question is not contained just in those few continental deposits preserving rare dinosaur fossil remains, but rather in marine rocks, which represent the petrified deep ocean sediments of that time, and which are practically made of microfossils slowly and continuously deposited through geologic ages. At the end of the 1970's, a team of scientists from the University of California at Berkeley, composed of physicist Luis Alvarez, his son Walter, a geologist, and nuclear chemists Helen Michel and Frank Asaro, made a shocking discovery. In a thin clay layer of the Scaglia Rossa Formation outcropping near Gubbio, in Umbria. This clay layer marks the boundary between the Cretaceous and the Tertiary Periods (the so-called K-T boundary), these scientists detected an anomalous concentration of the element iridium. The important fact was that the iridium is a siderophile element that is very rare in terrestrial rocks but significantly more abundant in extraterrestrial bodies such as meteorites, asteroids, and the rocky nuclei of comets. In fact the mean concentration of iridium in terrestrial crustal ranges between 0.002 and 0.02 parts per billion, whereas in meteorites Ir concentrations are thousands or tens of thausands times higher. If a gigantic body such as an asteroid or the nucleus of a comet were to collide with the Earth, it would disintegrate in an instant, spewing all its iridium load into the atmosphere. The iridium-rich fallout would settle on land and at the bottom of ocean basins, creating a very thin layer of sediment enriched in extraterrestrial materials. In addition, such an event would be catastrophic: the impact against the Earth of an asteroid with a diameter of 10 kilometers, and travelling at a velocity of 30 kilometers per second, would free the energy equivalent to 100 million megatons of TNT, causing an explosion a billion times larger than that of the Hiroshima atomic bomb, and digging a crater 200 kilometers in diameter on the surface of the Earth. A cloud of vaporized, molten, and pulverized material from the asteroid and from the Earth's crust involved in the impact would then spread through the stratosphere. At first, it would completely block the Sun’s light. Then, bit by bit, the heaviest particles would fall back to the surface of the Earth. The gases, still dispersed in the atmosphere, would cause a prolonged greenhouse effect. All this would cause a catastrophe involving the whole global ecosystem. The effects would be similar to a "nuclear winter" (darkness, suppression of photosynthesis, rapid and intense lowering of the temperature), followed by a "greenhouse effect" (rise in temperature) and persistent acid rains. Moreover, particles, which condensed in the explosion cloud and fell through the atmosphere, would heat due to air friction (as happens, for example, to a re-entering space shuttle or a shooting star). This would have started enormous fires in many parts of the world, which would liberate other gases and ash particles further increasing the greenhouse effect and nuclear winter. In summary, the Alvarez hypothesis is that the anomalous concentration of iridium found in the thin clay layer of Gubbio is the result of an immense natural catastrophe, which caused the mass extinction at the end of the Cretaceous Period of the Mesozoic Era, the era of the Reptiles. The animal and plant species that survived the disaster became the ancestors of new forms of life. These repopulated the Earth in the following Tertiary Period, at the beginning of the new Cenozoic Era, the era of Mammals. In the sedimentary rocks of many parts of the world containing the K-T boundary, and in particular in the Scaglia Rossa formation of the Umbria-Marche Apennine, it is possible to see the hints of the catastrophe that caused the extinction not only of the dinosaurs but also of numerous other life forms, including those of the microscopic marine plankton which, in fact, constitute the limestones. Also in this outcrop of Scaglia Rossa at Monte Cònero, with a good magnifying hand lens (at least 10 x), one can recognize the microfossils of planktonic Foraminifera contained in the limestone bed immediately below the K-T boundary clay layer. These unicellular microorganisms, which used to live in the open sea at shallow depths, are barely visible on a hand sample as tiny dark dots smaller than a millimeter. With a microscope, these tiny dots appear as shells with a variety of shapes and different dimensions indicating a rich and well diversified pre-impact open sea environment. On the other hand, in the first layer of the Tertiary, just above the boundary clay, the foraminiferal microfossils are so small that they cannot be seen with a hand lens. They can be seen with a powerful microscope and they appear as tiny rounded shells not bigger than one tenth of a millimeter. They are all more or less similar in shape, indicating an environment with scarce faunal diversity dominated by a few forms that survived the catastrophe including those that developed immediately after it. The microplankton realm will take three million years after the catastrophe, through a slow and gradual evolutionary process, to regain the same biodiversity as it used to be in the Cretaceous. Is there a way to see the direct evidence of the impact fallout? Obviously, the iridium anomaly can be detected only with very sophisticated analytical instruments. However, anywhere in the world, and also in this outcrop at Monte Cònero, in the thin K-T clay layer one can find mineral microspherules (microkrystites) which were condensed from the impact cloud, and rare quartz grains exhibiting lamellae, which were produced by the impact metamorphism. These particles, which are less than a millimeter in size, can be concentrated after having washed the clay with sieves and water, and observed with an optical microscope. The microkrystites in the K-T boundary clay at Monte Cònero, which at their origin had compositions similar to that of basic volcanic rocks such as basalt or andesite, were altered after their deposition on the sea floor. Today we found them transformed into minerals generated by low-temperature authygenesis (alteration), such as glaucony (green mineral), and sanidine (whitish mineral). In thin section or with a scanning electron microscope, these spherules exhibit internal structures characterized by dendrites and fibrous crystals, which indicate their origin as molten droplets of basaltic composition that quenched rapidly while flying through the atmosphere. The K-T boundary clay also contains tests of benthic Foraminifera, which are microorganisms that lived at great depths on the sea floor. Thanks to the remote living environment, benthonic Foraminifera, unlike their planktonic cousins that lived in shallow waters (and thus they were more vulnerable to climatic changes), survived the biologic catastrophe provoked by the extraterrestrial impact almost unaffected. 65 Neogene Paleogene (Secondary) Mesozoic Cretaceous Permian 300 Percentuale di estinzione di generi marini suddivisi per gruppi tassonomici Extintion percent of marine genera subdivided by taxa The heat produced by the impact explosion, and the re-entry of the coarser ejecta particles overheated by the friction with the atmosphere, caused gigantic fires in various parts of the Earth. Burned ashes added to the fine impact ejecta, which were soon dispersed around the world. The atmospheric currents deranged by this cataclysm did the rest, spreading an opaque screen over the whole atmosphere, causing a drastic drop in temperature, and interrupting the vegetal photosynthesis. The calcareous oceanic plankton, essentially made of planktonic Foraminifera and calcareous microalgae, which were living in an environment with a constant temperature, and were characterized by a fairly short reproductive cycle, were exterminated. Il limite K-T: prima e dopo la catastrofe The K-T boundary: before and after the catastrophe Foraminiferi Foraminifera 35% Briozoi Bryozons 35% Coralli Corals 37% Brachiopodi Brachiopods 55% Gasteropodi Gasteropods 34% PermianTriassic boundary Bivalvi Bivalves 55% L'impatto del bolide produsse anche notevoli quantità di gas come CO2, SO2, e NHx, e di vapor d'acqua che rimasero nell'atmosfera ben più a lungo delle polveri più pesanti. La presenza di gas e di vapori provocò un prolungato "effetto serra" e la loro combinazione con l'umidità dell'atmosfera diede origine a piogge acide in diverse parti del globo. L'improvvisa scomparsa del plancton calcareo deve aver ulteriormente aggravato la situazione ambientale. Infatti, i Foraminiferi e le microalghe calcaree attuali assorbono una parte non trascurabile dell'anidride carbonica diffusa nell'atmosfera per la costruzione dei loro gusci e dei loro scheletri carbonatici. L'estinzione del plancton calcareo contribuì dunque, per diverso tempo, a potenziare i risultati prodotti dell’effetto serra. L’effetto serra si prolungò per centinaia o migliaia di anni, provocando l’estinzione anche di quegli organismi che erano riusciti a sopravvivere ai cambiamenti climatici immediatamente successivi all’impatto. Microphotograph of a thin section of the first Tertiary limestone. The fossil microfauna is characterized here by very small Foraminifera (globigerinids) with maximum dimensions of about 0.06 mm) The overall microfossil association is poorly diversified. These organisms represent the survivors of the catastrophe that followed the impact on the Yucatan Peninsula. TERZIARIO CRETACICO T K At the very beginning of the Tertiary Period, the first of the Cenozoic Era (i.e., the Paleocene Epoch), as the climatic situation was gradually renormalizing, the Earth witnessed an evolutionary explosion during which every ecologic niche was reoccupied by new species and genera that until then remained in the shadows. This was the case especially for our direct ancestors, the Mammals, which during this geologic Epoch gave birth, among others, to the order of Primates. The bolide impact also produced huge quantities of gases such as CO2, SO2, NHx, and water vapor, which remained dispersed in the atmosphere for a much longer time than the heavier dust particles. These gases caused a prolonged green house effect, and mixing up with the atmospheric water, they recondensed in the form of acid rains in various parts of the globe. The sudden disappearance of marine plankton must have aggravated the situation further. In fact, live Foraminifera and calcareous microalgae absorb a non trivial quantity of carbon dioxyde from the atmosphere, and they use it to build up their carbonate shells and skeletons. Thus, the sudden extinction of the calcareous plankton in months immediately following the impact, contributed to the already critical green house conditions which lasted for hundreds or thousands of years after the impact, leading to extinction of those other organisms that survived the first drastic climatic changes. L'argilla K-T: i sopravissuti e gli indizzi del fallout da impatto The K-T clay: the survivors and the evidence of the impact fallout Immagine al microscopio di una sezione sottile del primo calcare del Terziario. L’associazione fossile, abbondante ma poco diversificata, è costituita da gusci di foraminiferi planctonici (essenzialmente Eoglobigerinidae e Guembelitriidae) le cui dimensioni massime sono circa dieci volte inferiori a quelle dei gusci dei foraminiferi presenti nell’ultimo calcare del Cretacico. Questa associazione è costituita dai foraminiferi planctonici che sopravvissero all’estinzione di massa e da quelli che si svilupparono immediatemente dopo di essa. Foraminiferi molto piccoli (dimensioni massime di circa 0,06 mm) e poco diversificati (globigerine), che rappresentano i superstiti della catastrofe seguita all’impatto nella penisola dello Yucatan. 0,2 mm All'inizio del Periodo Terziario, il primo dell'Era Cenozoica, ovvero durante l'Epoca del Paleocene, il graduale miglioramento della situazione climatico-ambientale permette a nuove specie e generi che fino ad allora erano rimasti nell'ombra di occupare le diverse nicchie ecologiche. In particolare saranno i mammiferi ad evolversi sensibilmente: è proprio in questa epoca geologica che si svilupperà l’ordine dei Primati. 0,5 mm Ancona MUSEO GEOLOGICO DIFFUSO DEL PARCO DEL CONERO Pietralacroce 0,05 mm Foraminiferi bentonici a guscio arenaceo (dimensioni massime di circa 0.8 mm). Questi foraminiferi superarono senza particolari problemi la crisi biologica provocata dall’impatto extraterrestre. Immagine al microscopio a scansione elettronica di una sferula da impatto di glauconia estratta dall'argilla K-T di Fornaci, e mostrante strutture dendritiche dovute al raffreddamento rapido di cristalli di clinopirosseno Benthonic Foraminifera with agglutinated, arenaceous tests (textulariinids), which survived the K-T catastrophe (maximum dimensions of about 0.8 mm). Scanning electron microscope image of a polished glaucony impact spheroid from the K-T boundary clay inthe Fornaci quarry, exhibiting dendritic structures of altered, quenched clinopyroxene crystals S.P . de lC on ero Montacuto Varano Portonovo Poggio Massignano Fonte d'Olio Camerano 0,05 mm Sirolo VOI SIETE QUI Numana Taunus Devonian 100% 23% di circa 0.6 mm. Ordovician 500 Cambrian 570 Echinodermi Echinoderms Vertebrati Vertebrates Microphotograph of a thin section of the last Cretaceous limestone. Note the abundant and well diversified fossil microfauna represented by tests of planktonic Foraminifera (globotruncanids and heteroelicids) with maximum dimensions of about 0.6 mm. 28% 40% 0,2 mm 0,5 mm Marcelli 0 1 2 3 4 Chilometri tica Ashgillian Sito geologico Strade principali Sentieri Confini del parco Aree Urbane ria Ad Artropodi Arthropods LEGENDA Immagine al microscopio di una sezione sottile dell'ultimo calcare del Cretacico. L’abbondante e diversificata associazione fossile è costituita da gusci di foraminiferi planctonici (essenzialmente Globotruncanidae, Rugoglobigerinidae ed Heterohelicidae). Le dimensioni massime dei gusci sono 16 Silurian FrasnianFamennian boundary Ammonidi Ammonoids . S.S (Primary) 400 Paleozoic Referenze Here is a brief a chronicle of what happened on Earth 65 million years ago: A comet, or an asteroid, with a diameter of about 10 km, impacted in a shallow sea at the margin between the Yucatan Peninsula and the Gulf of Mexico. The enormous energy released by the impact produced ejecta such as vitrified dust particles and gases that reached several thousands of kilometers high, while the shock wave triggered a huge tsunami, a sea wave a kilometer high that hit the coast destroying anything it encountered in its path for tens of kilometers inland. Il calore prodotto dall’impatto e il surriscaldamento delle particelle più pesanti che rientravano nell’atmosfera terrestre causarono estesi incendi in diverse aree della Terra. Le particelle di cenere si aggiunsero alle polveri più leggere prodotte dall'impatto e molto rapidamente esse si diffusero su tutto il pianeta. Le correnti atmosferiche sconvolte dal cataclisma fecero il resto: uno schermo oscuro si diffuse nell’atmosfera, la temperatura scese di diversi gradi e la fotosintesi si bloccò. Il plancton calcareo oceanico, composto essenzialmente da foraminiferi planctonici e da microalghe calcaree che vivevano in ambienti a temperatura costante e caratterizzati da un ciclo riproduttivo piuttosto breve, fu rapidamente decimato. Norian Carboniferous This photo is a computerized representation of the magnetic and gravimetric relief of the Chicxulub, in the area across the northeastern tip of the Yucatan peninsula and the Gulf of Mexico Alvarez, W., 1997. T. Rex and the Crater of Doom, Princeton University Press, Princeton, 185 pp. Alvarez, W., 1998. T. Rex e il Cratere dell’Apocalisse, Saggio Mondadori, 185 pp. Coccioni et al., 1999. Carta Geologica del Parco del Cònero, Consorzio del Parco del Cònero, Sirolo. Montanari, A., & Koeberl, C., 2000. Impact Stratigraphy: The Italian record: Lecture Notes in Earth Sciences, Springer, 364 pp. Montanari, A., & Sandroni, P., 1995. Le Rocce del Cònero: Una guida geologica del Parco del Cònero. Parco Naturale del Cònero, Ancona, Aniballi Grafiche S.r.l. Ancona, 63 pp. Rossetti., G. & Montanari, A. 2001. Balla con la Terra: musica geofonica dalla stratigrafia dell’Appennino Umbro Marchigiano, libro con CD audio, edito dall'Osservatorio Geologico di Coldigioco, distribuito da Depositi Editoriali Fagnani, Ancona; 45' musica; 57 pp CretaceousTertiary boundary Jurassic Triassic Rappresentazione computerizzata del rilievo magnetico e gravimetrico del cratere Chicxulub, nella zona a cavallo tra la penisola dello Yucatan e il Golfo del Messico Ecco cosa si pensa che accadde 65 milioni di anni fa: una cometa o un asteroide di circa 10 km di diametro, si schiantò in una zona di mare poco profondo che oggi è a cavallo tra la penisola dello Yucatan ed il Golfo del Messico. L'enorme energia sprigionata nell'impatto lanciò le polveri vetrificate e i gas prodotti nell'esplosione fino a migliaia di chilometri di altezza. L’onda d'urto produsse un eccezionale tsunami, una gigantesca onda alta fino ad un chilometro che si abbatté sulla costa e si spinse all'interno per decine di chilometri, distruggendo tutto quanto incontrava. Quaternary 100 200 Cosa accadde 65 milioni di anni fa • What happened on Earth 65 million years ago? S.P. Cameranense The Chicxulub crater in Mexico, which has been dated at 65 million years ago, with a diameter of about 180 km represents the strongest evidence of the impact that ended the Cretaceous Period. 0 (Tertiary) Il cratere del Chicxulub, in Messico, datato proprio 65 milioni di anni, con i suoi 180 km di diametro rappresenta la prova più evidente dell’impatto avvenuto alla fine del Cretacico. Le cinque maggiori estinzioni di massa degli ultimi 650 milioni di anni The five major mass extintions of the last 650 millions years Cenozoic Dov'è caduto il bolide killer? Where did the killer bolide fall? 1 Microcristiti alterate costituite da glauconia (minerale argilloso verde) condensatesi dalla nuvola d’impatto. (dimensioni massime di circa 0.8 mm). Altered microkrystites made of glaucony (green clay mineral) derived from the condensation of the impact cloud (maximum dimension of about 0.8 mm). Granulo di quarzo lamellare prodotto dal metamorfismo da impatto (dimensioni massime 0,15 mm). Grain of shocked quartz exhibiting lamellae produced by the impact metamorphism (0.15 mm). Progetto scientifico a cura di Alessandro Montanari e Rodolfo Coccioni Grafica: PANGEA di Marco Astracedi Ancona Voi sei qui You are here Sentiero Path Alberi Trees s bu a p at sto rm s Fe Bu ITINERARIO GEOLOGICO: LA CAVA DI MASSIGNANO GEOLOGICAL ITINERARY: THE MASSIGNANO QUARRY La Cava di Massignano The Massignano Quarry Prato Lawn Stop 2 Voi siete qui Affioramenti di roccia Rock outcrops IVATA DA PR Stop 0 STRA Formazione - Formation Coccolitoforidi (microalghe planctoniche) Coccolithophorids (planctonic microalgae) Stop 1 LE ROCCE SEDIMENTARIE: UNA GUIDA NEL PASSATO Foraminiferi planctonici Planctonic foraminiferes Se fossimo stati in questo luogo 33 milioni di anni fa, ci saremmo trovati sul fondo del mare, a circa 1000-1500 metri di profondità. Questi strati di roccia rappresentano, infatti, un fango marino costituito prevalentemente da carbonato di calcio con una minore quantità di argilla. Trenta milioni di anni più tardi, durante l’orogenesi dell’Appennino, forze tettoniche compressive deformarono la crosta terrestre coinvolgendo la pila di sedimenti marini che, piegandosi e fagliandosi, emerse dalle acque del mare per formare gli odierni rilievi montuosi. Dinoflagellati Dinoflagellates Stop 1 Ostracodi Ostracodes STR ADA Scaglia Cinerea m 10 20 30 PRO VIN CIA Scaglia Variegata 40 LE DEL N CO NER O 50 Siro lo SEDIMENTARY ROCKS: A GUIDEBOOK TO THE PAST If we had been here 33 million years ago, we would have been on the sea floor, below about 1,000-1,500 meters of water. In fact, these rock layers used to be a marine mud made mostly of calcium carbonate with minor quantities of clay and silt. Thirty million years later, during the Apennine orogenesis, compressive tectonic forces deformed the terrestrial crust along with its pile of sediments, which, through folding and faulting, were uplifted and emerged from the sea to form the mountains we see today. I SEDIMENTI SI ACCUMULARONO... SEDIMENTS ACCUMULATED... La componente calcarea di queste rocce sedimentarie è costituita da gusci di organismi microscopici. Le parti dure mineralizzate di microalghe planctoniche (coccolitoforidi) e di altri microrganismi planctonici e bentonici (foraminiferi, dinoflagellate, ostracodi) si depositarono, al termine del loro ciclo vitale, sul fondo marino formando un fango carbonatico. Oltre a quest’accumulo organico, una certa quantità di argilla e di silt di origine continentale trasportata dal vento e dalle correnti marine raggiungeva il mare aperto aggiungendosi ai sedimenti calcarei di origine organica. The calcareous component of these rocks consists of the hard parts of microscopic algae (coccolithophorids) and other planktonic and benthonic microorganisms such as foraminifers, dinoflagellates, and ostracodes. After their death, their hard parts were deposited on the seafloor forming a carbonate mud. In addition to this organic accumulation, some clay and silt particles reached the open sea from land, transported by winds and sea currents. These were added to the sediment. Foraminiferi bentonici Benthonic foraminiferes ...E DIVENTARONO ROCCIA ...AND TURNED INTO ROCK In seguito alla lenta cementazione e compattazione, il sedimento carbonatico si trasformò in calcare. Il calcare, dunque, può contenere una certa quantità di argilla. Un calcare ricco di argilla viene denominato marna: si tratta di una roccia relativamente più soffice del calcare puro e perciò meno resistente all’erosione. L’elevata percentuale (30%) di argilla rende scagliose e facilmente erodibili le rocce di quest’affioramento. L’alternanza di strati più o meno marnosi, e quindi più o meno erodibili, evidenzia una stratificazione ritmica. After a slow process of compaction and cementation, the carbonate sediment became limestone. Limestones contain varying amounts of clay and silt. A limestone rich in clay and silt is called marl. Being softer, it erodes faster than pure limestone. The relatively large amounts of clay in the rocks of this outcrop (30%) makes them flake and easily erode. More and less marly layers alternate, creating visibly rhythmic bedding. INDIZI DI UN AMBIENTE SCOMPARSO A CLUE TO ANCIENT CONDITIONS La stratificazione dei sedimenti è il risultato di cambiamenti dell'ambiente marino nel quale essi si depositarono. La stratificazione di quest’affioramento potrebbe riflettere variazioni climatiche che controllavano la produttività del plancton. L’alternanza di calcari più o meno marnosi varia, infatti, in funzione dell’abbondanza del plancton rispetto all'afflusso, più o meno costante, di argilla terrestre nel bacino. Changes in the ancient marine environment in which sediment was deposited create layers. Layering in this outcrop may reflect climatic variations, which controlled the productivity of the marine plankton. In fact, the alternation of marls and limestones is a function of the abundance of calcareous plankton in respect to the constant input in the basin of terrestrial clay and silt. WHAT GIVES ROCKS THEIR COLOR? CHE COSA COLORA LE ROCCE? Tiny mineral particles give rocks their color. Some elements and minerals may even vary in color, depending on their exposure to oxygen (oxidation state). One common example of an element with several colors is iron. Piccolissime particelle minerali danno il colore alla roccia. Il colore di alcuni elementi e di alcuni minerali varia secondo il loro stato di ossidazione. Ad esempio, il ferro, elemento comune nelle rocce sedimentarie, può presentare diverse colorazioni. • Iron in the mineral hematite has been exposed to oxygen. Tiny amounts of this mineral color the rock pink or red. •∑ A contatto con l’ossigeno, il ferro diventa ematite. Tracce di questo minerale conferiscono alla roccia una colorazione rosata o rossastra. • Iron in the mineral magnetite has been exposed to less oxygen than that of hematite. Tiny amounts of magnetite color this rock gray. •∑ In un ambiente meno ossidante, il ferro si combina con l'ossigeno per formare la magnetite. Tracce di questo minerale fanno assumere alla roccia una colorazione grigiastra. • Lack of oxygen preserves dark carbon derived from organisms. Tiny amounts of carbon and iron unexposed to oxygen make the rock dark gray or even black. •∑ Condizioni scarsamente ossidanti facilitano la preservazione della materia organica. Tracce di carbone e di minerali di ferro non ossidati conferiscono al sedimento una colorazione scura o addirittura nera. The pinkish layers exposed on the right side of this quarry stratigraphically underlie the gray layers exposed on the left side of the quarry, and are therefore older. This color change from pink to gray indicates that the deep sea environment became less oxidizing through time. Geologists named the rock formations here after their colors and flaky texture. The formation with visible pinkish bands is called Scaglia Variegata ("Variegated Scale"), whereas the overlying gray formation is called Scaglia Cinerea ("Ashy Scale"). Gli strati di colore rosato che affiorano sulla destra di questa cava sottostanno stratigraficamente agli strati di colore grigio visibili sulla sinistra. Essi sono quindi più antichi di questi ultimi. Il cambiamento di colore, dal rosa al grigio, di queste rocce sedimentarie indica che l'ambiente marino profondo è diventato, nel tempo, meno ossidante. I geologi distinguono queste formazioni rocciose secondo la loro litologia, colorazione, o struttura: la formazione scagliosa con evidenti bande rosate è chiamata Scaglia Variegata mentre la sovrastante formazione di colore grigio è chiamata Scaglia Cinerea. GLOBAL EVENTS AROUND THE EOCENE/OLIGOCENE BOUNDARY The formations here were deposited between the end of the Eocene Epoch and the beginning of the Oligocene Epoch, between 36.5 and 33.0 million years ago. This was a period of fluctuating climatic conditions and global biological crises. In about one million years, nearly 20% of all genera of organisms in the oceans, from microscopic protozoans to huge fish, became extinct. The reasons for this marked bio-ecologic change are still uncertain and constitute the subject of scientific debates. EVENTI GEOLOGICI AL LIMITE EOCENE/OLIGOCENE Queste formazioni si sono depositate tra la fine dell'Epoca Eocene e l'inizio dell'Epoca Oligocene, cioè tra 36 e 33 milioni di anni fa, durante un periodo caratterizzato da variazioni climatiche e da crisi biologiche a scala globale. Nell’arco di un milione di anni, alla fine dell'Eocene, circa il 20% dei generi degli organismi marini, dai microscopici protozoi, ai grandi pesci, si estinse. Le ragioni di questo marcato cambiamento bio-ecologico non sono ancora del tutto chiare e sono, a tutt’oggi, oggetto di vivaci dibattiti scientifici. I grandi impatti dell'Eocene Giant Eocene impacts CAMBIAMENTO GRADUALE Antarctica at the beginning of the Oligocene L'Antartide all'inizio dell'Oligocene L’ipotesi gradualistica invoca il lento movimento dei continenti e il conseguente cambiamento climatico-ambientale a scala globale: 1. Durante l'Eocene, l'Antartide si separò dall’America meridionale e dall’Australia diventando un continente isolato. L’andamento delle correnti oceaniche si modificò profondamente: una nuova corrente, la circumantartica, iniziò a circolare ininterrottamente attorno all’Antartide. t tlan ea Oc 3. Il ghiaccio disciolto nel mare raffreddò sensibilmente le acque superficiali. Masse di acqua più fredda, e quindi più dense, formarono correnti discendenti che si allontanarono dall’Antartide modificando la circolazione e la temperatura delle acque in tutti gli oceani. 3) As ice entered the sea and melted, it cooled the superficial water. The denser cold water masses sank and moved away from Antarctica. These cold water masses traveled large distances changing water circulation and temperature in all other oceans. (4) With time, this altered circulation affected climate. Climatic cooling began to affect productivity of superficial as well as deep sea waters, and eventually altered the equilibrium of the global ecosystem. America del Sud Un'ipotesi alternativa invoca l’impatto di corpi extraterrestri come causa del cambiamento biologico. Forse siete già venuti a conoscenza della teoria che ritiene che l'impatto di un enorme meteorite avrebbe provocato l’estinzione dei dinosauri alla fine del Periodo Cretaceo 65 milioni di anni fa. Alcuni scienziati sostengono che l’impatto di grandi oggetti extraterrestri sia stata la causa principale di estinzioni e di severe crisi biologiche che caratterizzano la storia geologica del nostro pianeta. In quest’ottica s’inserisce anche la crisi biologica che interessò la fine dell'Eocene e che è ben documentata nella cava di Massignano. Diversi indizi geologici riscontrati in varie località del mondo indicherebbero che la Terra fu colpita da numerosi oggetti extraterrestri alla fine dell'Eocene: un vero e proprio bombardamento cosmico. Questi impatti avrebbero rapidamente alterato il clima e sconvolto gli equilibri ecologici globali. L’impatto di un oggetto extraterrestre di notevoli dimensioni potrebbe riversare nell'atmosfera terrestre una tale quantità di gas, di vapori di roccia sublimata e di pulviscolo da oscurare l'intero pianeta. La fotosintesi sarebbe drammaticamente bloccata e per anni tutto verrebbe avvolto dal buio e dal freddo. L’intera catena alimentare avrebbe subito danni rilevanti con conseguente alterazione dei delicati equilibri ecologici nei diversi ambienti marini e terrestri. ano Indi ano CAMBIAMENTO CATASTROFICO Africa Oce 4. Il clima subì un cambiamento lento ma deciso. Il raffreddamento alterò notevolmente la produttività delle acque superficiali e di quelle profonde tanto da sconvolgere gli equilibri ecologici globali. Antartide Massignano o ific ac oP Chesapeake n ea Oc Ubicazione dei crateri da impatto Chesapeake Bay e Popigai rispetto alla sezione di Massignano Locaion of the Cesapeake Bay and Popigai craters with respect to the Massignano section IMPACT EVIDENCE AT MASSIGNANO Australia La relazione tra gli impatti cosmici e la crisi biologica dell'Eocene terminale non è ancora stata definitivamente chiarita. Un gruppo di scienziati ritiene certamente possibili gli impatti cosmici da oggetti extraterrestri ma pensa che questi non abbiano alterato gli equilibri ecologici globali. Un altro gruppo di scienziati ritiene invece che gli impatti cosmici non siano stati contemporanei delle crisi biologiche: nel processo di cambiamento bio-ecologico globale sarebbero stati determinanti i fattori geologici come l’isolamento tettonico dell’Antartide. Gli eventi di estinzione di massa sono stati numerosi nella storia del nostro pianeta, ma non c’è accordo su come e quando essi siano avvenuti. Quanti impatti extraterrestri ci sono stati e quale è stato il loro ruolo nell'evoluzione della vita del nostro pianeta? Con quale rapidità avvengono le estinzioni? Le rocce della cava di Massignano costituiscono l'oggetto ideale per la ricerca scientifica che mira a dare risposte concrete a questi quesiti. La relazione diretta tra impatti cosmici ed estinzioni di massa è più evidente in corrispondenza del limite Cretaceo/Terziario quando, 65 milioni di anni fa, i dinosauri e gran parte degli organismi terrestri e marini si estinsero. Corrente circumantartica Circum-Antartic current Divergenza tettonica Tectonic divergence Crosta continentale Continental crust sommersa - below sea level emersa - above sea level Chemical Evidence Iridium. In the lower part of the section, there are two layers with unusually high concentrations of the element iridium. The highest concentration is found in the layer at meter level 5.6, and is about ten times higher than in other layers. A second layer with a concentration 5 times higher than background is found at meter level 6.2. A third layer with a high concentration of iridium is located at meter level 10.25. Iridium is extremely rare on the surface of the Earth because, being a siderofile element (iron-lover), it is held in the iron core of the Earth. However, extraterrestrial objects such as meteorites, asteroids and the rocky cores of comets, contain hundreds or thousands of times more iridium than do terrestrial rocks. Impact with the Earth would have disintegrated a meteorite or comet and dispersed iridium-rich dust and gas into the atmosphere. This dust would have eventually settled upon the Earth’s surface, and formed a layer with unusually large amounts of the element iridium. The anomalous concentration of iridium in the rock layers at 5.6 and 6.2 m in the Massignano section may be from the Popigai and Chesapeake impacts. The origin of the third iridium-rich layer is still unknown. Helium-3. In addition to iridium, the Massignano limestones contain anomalous concentrations of the isotope helium-3 (3He). This noble gas is extremely rare in terrestrial rocks because, being much lighter than air, it has been lost to outer space at the time our planet was being formed. On the other hand, 3He is present in the solar matter making up other planets, meteorites, the rocky parts of comets, and in microscopic interplanetary dust particles. The latter are so small that when they enter in our dense atmosphere do not burn up as would do micrometeorites (shooting stars), and they can settle on the Earth’s surface with their load of 3He. The anomalous concentration of 3He starts at about meter level 2, reaches peaks of concentration in the same layers that contain iridium anomalies, and then returns to background levels at about 14 m. The iridium and 3He anomalies found throughout a portion of the Massignano section that corresponds to about 2 million years period, and the presence in various part of the world of numerous impact craters with the same age, support the hypothesis that a comet shower was the direct or indirect cause of the biologic crisis at the end of the Eocene Epoch. Mineralogical evidence Quarzo lamellare Shocked quartz Evidenze mineralogiche UNA CONTROVERSIA SCIENTIFICA Another explanation, which does not exclude the previous one, involves catastrophic extraterrestrial impacts. You may be aware of the theory that a huge meteorite impact caused the extinction of the dinosaurs at the end of the Cretaceous Period, about 65 million years ago. Some scientists believe that large extraterrestrial impacts have played a role in many other extinctions and biologic turnovers through Earth’s history, and that they furthered the biological crisis at the end of the Eocene when these rocks were formed. There is evidence that several large meteorites or comets hit the Earth near the end of the Eocene. As opposed to the slow movement of continents, these extraterrestrial impacts may have changed the climate quite suddenly, dramatically altering global bio-ecologic equilibriums. A large impact could have spewed gas, rock vapor and dust into the atmosphere, blocking sun light, and hindering photosynthesis. This would have had adverse effects upon the entire food chain and the ecological equilibrium in diverse marine and terrestrial environments. The largest impact crater from this time is the 35.5 million year old Popigai structure located in Arctic Siberia. Its diameter of 100 kilometers makes it the biggest impact since the extinction of the dinosaurs. The collision would have released energy 100 million times that of the Hiroshima atomic bomb. A second crater 85 kilometers in diameter is buried under the Chesapeake Bay, near Washington D.C. There are also smaller craters in Canada and Australia. Evidenze chimiche Il quarzo lamellare. Nello strato arricchito in iridio al metro 5.6 sono stati riscontrati granuli di un quarzo particolare riconoscibile al microscopio per la presenza di strutture lamellari altrimenti assenti nel quarzo comune. Gli atomi del quarzo sottoposto ad una notevole pressione d'urto, si riordinano istantaneamente creando caratteristiche lamelle parallele. Il quarzo lamellare è estremamente raro in natura; lo si riscontra solo nelle rocce circostanti i siti di test nucleari e nelle rocce dei crateri da impatto cosmico. Microsferule. I vapori di roccia prodotti dall'impatto di un oggetto extraterrestre si condensano al di sopra della stratosfera formando microscopiche sferule di vetro. Queste sferule, denominate microtectiti e microcristiti, hanno un diametro inferiore al millimetro. Le microcristiti contengono microcristalli di minerali silicatici e di un particolare ossido di nichel e ferro detto spinello. Microtectiti e microcristiti ricadono sulla superficie terrestre formando uno strato sottilissimo. Nella sezione di Massignano, le sferule contenenti microcristalli di spinello, sebbene appiattite ed alterate dal processo diagenetico, sono state riscontrate nello strato arricchito in iridio e contenente il quarzo lamellare al metro 5.6. Queste evidenze rafforzano l'ipotesi che lo strato al metro 5.6 rappresenti il "fallout" di un grande impatto extraterrestre. CATASTROPHIC CHANGE IMPACT CRATERS Con un diametro di 100 chilometri, il Popigai (Siberia artica) è uno dei più grandi crateri da impatto del nostro pianeta. Con un’età di 35 milioni è anche il più grande cratere da impatto dopo quello legato all’estinzione dei dinosauri. L’impatto con la superficie terrestre avrebbe sviluppato un'energia 100 milioni di volte superiore a quella della bomba atomica di Hiroshima. Un altro cratere da impatto di circa 85 chilometri di diametro è sepolto nella baia di Chesapeake, nei pressi di Washington D.C. Crateri minori da impatto, riferibili all’Eocene superiore, si trovano in Canada e in Australia. Iridio. Nella parte inferiore dell'affioramento sono stati individuati due sottili strati che contengono anomale quantità dell’elemento iridio. La concentrazione di iridio nello strato ubicato 5.6 metri al di sopra della base della sezione è dieci volte superiore alla norma. La concentrazione di iridio nello strato posto a 6.2 metri è cinque volte superiore. La concentrazione di iridio più elevata, pari a quindici volte la norma, è stata misurata in uno strato che si trova a 10.25 metri. L’iridio è un elemento siderofilo, legato al ferro del nucleo interno della Terra. Si tratta di un elemento molto raro sulla superficie del nostro pianeta. mentre è molto più abbondante all’interno di corpi extraterrestri di origine solare, come le meteoriti, gli asteroidi e i nuclei delle comete. La collisione di una meteorite o di una cometa con la Terra provoca la disintegrazione dell’oggetto extraterrestre e la dispersione nell’atmosfera di gas e di polvere arricchita in iridio. Con il passare del tempo, l’iridio si depositerà sulla superficie terrestre e sul fondo marino, contribuendo a formare un sottile strato di sedimento arricchito in iridio. Le due principali anomalie di iridio misurate nelle rocce di Massignano sono, con tutta probabilità, dovute agli impatti che hanno formato i crateri Popigai e Chesapeake. Elio-3. Oltre alle tre anomalie di iridio, la sezione di Massignano registra una concentrazione anomala dell’isotopo elio-3 (3He). Questo isotopo è estremamente raro sulla superficie della Terra poiché, essendo molto più leggero dell’aria, si è disperso nello spazio interplanetario durante la formazione del nostro pianeta. L’elio-3 è invece abbondante nella materia solare che compone gli altri pianeti, nelle meteoriti, nelle componenti rocciose delle comete e nel pulviscolo interplanetario. Il contenuto di 3He nelle rocce sedimentarie di Massignano inizia ad aumentare al metro 2 e raggiunge alcuni picchi di abbondanza, 10 volte superiore alla norma, proprio in corrispondenza degli strati arricchiti in iridio, per poi tornare gradualmente ai valori normali al metro 14. Questa anomalia di 3He è attribuibile ad un eccezionale flusso di pulviscolo interplanetario costituito da particelle micrometriche. Le dimensioni eccezionalmente piccole di queste particelle impediscono, al momento del loro ingresso nell’atmosfera terrestre, che esse vaporizzino come al contrario avviene alle micrometeoriti le quali, in una scia luminosa (le stelle cadenti), perdono la loro componente gassosa. Ecco quindi che queste particelle si depositano delicatamente sulla superficie terrestre o sul fondo marino con il loro carico di 3He ancora integro. Le anomalie di iridio e di elio-3 riscontrate in una porzione della sezione di Massignano corrispondente ad un intervallo di circa due milioni di anni e la presenza, in varie parti del pianeta, di numerosi crateri da impatto attribuibili allo stesso periodo geologico, avvalorano significatamene l’ipotesi secondo la quale un bombardamento cometario sia stata la causa principale, diretta o indiretta, della crisi biologica globale dell’Eocene terminale. One possible explanation relates to the gradual movement of the continents with consequent climatic and environmental changes on a global scale: 1) Antarctica slowly separated from Australia and South America, becoming an isolated continent. This modified the course of oceanic currents, which began to flow between the continents and kept circling restlessly around Antarctica. 2) This circum-Antarctic current isolated the continent and kept it from exchanging heat with the rest of the world. Antarctica grew colder and its polar ice cap spread until it reached the ocean. oA n 2. La corrente circumantartica isolò termicamente il continente antartico il cui ulteriore raffreddamento permise alla calotta polare di espandersi fino a raggiungere le acque oceaniche. CRATERI DA IMPATTO Africa ico Popigai GRADUAL CHANGE Spinello Spinel Shocked quartz. Tiny crystals of a special kind of quartz are found in the iridium-rich layer at meter level 5.6 of this section. This quartz can be recognized under a microscope from its very fine planar features which are otherwise absent in common quartz. When quartz is suddenly shocked by intense pressure, its individual atoms actually rearrange to form characteristic fine planar deformation features. Shocked quartz is extremely rare in nature. It is found only in the rocks around nuclear bomb test sites, and in terrestrial rocks shocked by impacts. Microspherules. The rock melts and vapors produced in the impact explosion condense above the stratosphere to form microscopic glass spherules (less than 1 mm in diameter) called microtektites and microcrystites. The latter contain tiny crystals of silicate minerals and a partucular nickel-rich iron oxide called spinel. These spherules resettle on the Earth’s surface forming a thin fallout layer. In the Massignano section, these spherules are found in the iridium-rich, shocked quartz bearing layer at meter level 5.6. Moreover, the same level contains a very high concentration of sparse nickel-rich spinel micrograins, which probably derived from the break-up of impact spherules in the compacting sediment. Such evidence strengthens the hypothesis that this layer represents the fallout of a giant extraterrestrial impact explosion. A SCIENTIFIC CONTROVERSY Microsferule Microspherules The relative importance of meteoritic impacts in the process of bio-ecologic changes at the end of the Eocene compared to global tectonic changes is still not clear. Some scientists agree that extraterrestrial impacts occurred, but believe that they had no effect on ecologic equilibria of the Earth. Others say that impact timing may not coincide with extinctions, and that other factors, such as the isolation of Antarctica, were much more important. There have been many periods of extinction in Earth’s history, but there is disagreement about how and why they occurred. How many extraterrestrial impacts have there been and how important were they? How rapidly do extinctions occur? The rocks at Massignano are an ideal place for research, which may resolve such controversies. The relationship between extraterrestrial impacts and extinction seems clearer at the Cretaceous/Tertiary boundary (65 million years ago) when the dinosaurs disappeared along with a multitude of other marine and terrestrial organisms. Ancona Voi sei qui You are here Sentiero Path Alberi Trees s bu a p at sto rm s Fe Bu ITINERARIO GEOLOGICO: LA CAVA DI MASSIGNANO GEOLOGICAL ITINERARY: THE MASSIGNANO QUARRY La Cava di Massignano The Massignano Quarry Prato Lawn Voi siete qui Stop 1 Affioramenti di roccia Rock outcrops IVATA DA PR Stop 0 STRA Formazione - Formation 4 T. cunialensis (7.50) T. pomeroli (5.00) G. semiinvoluta (4.80) T. pisinensis A. ordinata decrease in abundance increasing abundance and diversity Genus et sp. ind. 1 D. eocenica L. presequenta increase in abundance 0.3 0.1 0.2 +1 (10) Extraterrestrial 3 He (10-12cc/g) 0.1 -1 0 (9, 11) Ir (ppb) 0.70795 d18O d13 C (8) 87Sr/ 86Sr 0.70790 polarity (5) chron stable isotopes (‰) Era: Cenozoic Ma (million years) 35.5 34.5 Series Epoch 23 21 22 20 19 30 40 N CO NER O 50 Siro lo 18 12 17 OLIGOCENE Cfu 20 DEL ENE C GO OLI CENE EO System-Period : Tertiary-Paleogene Adi Aal 10 LE E 13 Gse m PRO VIN CIA Scaglia Variegata W 16 14 7 11 13 10 6 8 15 not analyzed NP21 Zones 9 5 4 3 2 1 0 Ssp E N E D. saipanensis D. barbadiensis (13.50) C. kingii (9.95) C. reticulatum 15 Mps Legitimocythere presequenta (7.20) Genus et sp. ind. 1 C BB5 N. truempyi ( LCO) (4.00) (3.00) BB4 ◆◆ IL TEMPO GEOLOGICO I geologi suddividono il tempo geologico in Ere, Periodi, Epoche ed Età (o Piani). Queste ultime sono le divisioni unitarie più brevi del tempo geologico. La maggior parte dei Piani è stata definita sulla base delle comparse e delle scomparse di organismi prima ancora che fossero applicati metodi di datazione più precisi o alternativi. Le Età sono riferite a "stratotipi". Lo stratotipo, affioramento roccioso ben esposto e documentato da abbondanti fossili, rappresenta lo standard per la definizione e il riconoscimento di una determinata Età in tutto il mondo. Dove si trovano gli stratotipi delle seguenti Età/Piani? •∑ in Italia: Piacenziano, Messiniano, Calabriano •∑ in Europa: Ypresiano, Maastrichtiano, Oxfordiano, Westfaliano, Aquitaniano Le associazioni fossilifere presenti nello stratotipo di un Piano costituiscono la base per effettuare correlazioni temporali relative tra rocce che affiorano in luoghi diversi e che contengono gli stessi fossili. Tutto questo si basa sulla supposizione che l’età di questi fossili caratteristici sia la stessa in tutto il mondo. La parte sommitale dello stratotipo di un Piano non corrisponde tuttavia necessariamente, in termini di età, alla base del Piano successivo. Gli stratotipi che rappresentano Piani o Età successive si trovano in genere a grandi distanze tra loro, magari in paesi o continenti diversi. Ecco quindi che per definire il limite tra diverse Età, i geologi devono designare altri affioramenti nei quali i limiti siano ben esposti e documentabili sulla base di diversi criteri come le variazioni delle specie fossili, le proprietà geofisiche e geochimiche delle rocce, ecc. Questi affioramenti rappresentano le Sezioni Globali di Stratotipo e di Punto per i vari limiti cronostratigrafici, in altre parole i GSSP. LO STRATOTIPO DI MASSIGNANO La sezione di Massignano rappresenta il criterio standard globale, cioè il GSSP, per la definizione del limite tra l’Epoca Eocene e l’Epoca Oligocene. La promozione di Massignano a GSSP è stata decretata dalla Commissione di Stratigrafia dell'Unione Internazionale delle Scienze Geologiche nell’ambito del Congresso Geologico Internazionale di Kyoto del 1992. Il limite Eocene-Oligocene è ubicato in corrispondenza dello strato posto al metro 19 della sezione esposta lungo il fronte di cava ed è contrassegnato da una piastra metallica circolare. Il limite Eocene-Oligocene è convenzionalmente posto in corrispondenza del livello di estinzione delle Hantkeninidae, un gruppo di foraminiferi planctonici dal guscio tipicamente provvisto di spine e presenti nella maggior parte delle rocce marine dell'Eocene terminale. Le rocce del GSSP di Massignano sono ben preservate e rappresentano un intervallo temporale continuo e completo, privo quindi di lacune sedimentarie e di interruzioni relative a faglie o a superfici di erosione. Una tale continuità consente di definire con precisione le caratteristiche litostratigrafiche (relative alla successione di diversi tipi di rocce), biostratigrafiche (relative alla suddivisione del tempo in base alla presenza o all’assenza di fossili significativi), magnetostratigrafiche (relative alle inversioni del campo magnetico terrestre), chemiostratigrafiche (relative alle variazioni nel tempo delle caratteristiche chimiche delle rocce) e geocronologiche (relative alle datazioni radioisotopiche "assolute") del GSSP. La sintesi della stratigrafia integrata del GSSP di Massignano è riprodotta a lato. Allo scopo di facilitare la sua lettura si forniscono, di seguito, alcuni chiarimenti relativi ai criteri stratigrafici utilizzati per definire il GSSP. Litostratigrafia L'alternanza di strati più o meno calcarei, e quindi più o meno resistenti all’erosione, riflette variazioni cicliche della produttività del plancton, probabilmente legate a variazioni climatiche. Alcuni strati con un elevato contenuto di argilla non sono altro che ceneri vulcaniche trasportate dal vento e depositate sul fondo marino. Questi strati contengono abbondanti quantità di biotite, un minerale vulcanico che si presenta come minuscole lamelle nere e luccicanti. Le due bande rosate presenti nella sezione sono riconoscibili a scala regionale e rappresentano periodi durante i quali il fondo marino era ben ossigenato. La banda rosata inferiore è delimitata, alla base, da un sottile livello ricco in biotite e, al tetto, da uno strato da impatto. Questo strato è arricchito in iridio e contiene microsferule da impatto e microcristalli di quarzo lamellare. L’ultimo strato della banda rosata superiore marca convenzionalmente il limite tra la Formazione della Scaglia Variegata e la sovrastante Fomazione della Scaglia Cinerea. Lithology 16 I. recurvus C. truncanus (2.00) C.subhaidingerii (1.50) Stop 2 ADA CHRONOSTRATIGRAPHY E O (9.00) gray 0 N. truempyi ( LO) P15 2 1 P16 (21.50) NP19/20 pinkish 3 C. lazzarii (10.00) acme E. obruta NP18 5 Scaglia Variegata 9 gray-green 10 pinkish 11 G. subglobosa increases in abundance G. index (13.50) G. luterbacheri (12.90) 13 12 Gyroidinoides and Oridorsalis increase in abundance C. inflata (15.00) buliminids loss P17 bloom of bolivinids gray-green Hantkeninidae (19.00) T. cunialensis (18.60) T. cocoaensis 14 7 6 CP16b "G." tapuriensis (21.00) P18 15 8 Main events Zones Zones (7) (6) Dynoflagellate cysts (3g) (3e) CP16a color marker lithology Formation 16 Zones C. cookei (23.00) Scaglia Cinerea 17 (3d) Main events Main events Zones Zones 100 21 19 18 (3c) Ostracods (3f) GEOCHRONOLOGY CP15a 80 22 20 (3b) Main events 60 m 23 (3a) CaCO3 % Calcareous nannofossils polarity (4) Benthonic Foraminifera Planktonic Foraminifera (11) CHEMOSTRATIGRAPHY MAGNETOSTRATIGRAPHY BIOSTRATIGRAPHY (3) CP15b LITHOSTRATIGRAPHY (2) 0.70785 Stop 2 LO STRATOTIPO E PUNTO GLOBALE PER IL ILMITE EOCENE-OLIGOCENE GLOBAL STRATOTYPE AND SECTION OF THE EOCENE-OLIGOCENE BOUNDARY (1) STR Scaglia Cinerea Biostratigrafia La sezione è suddivisa in biozone definite dalla comparsa o dalla scomparsa di microfossili caratteristici. La stessa sequenza di biozone è riconoscibile nelle rocce marine della stessa età e sparse in tutto il mondo, Polarity Microfossils marl/calcareous marl normal first occurrence marly limestone uncertain GSSP marker biotite-rich volcaniclastic layer reverse impactoclastic layer (9, 10, 11, 12) last occurrence Conversion Formula Ma/age (8,11) age Ma = 36.53 - (0.15 x m) + –± 0.4 Magnetostratigraphy Geologists subdivide geologic time into Eras, Periods, Epochs, and Ages (or Stages). Ages/Stages are the shortest divisions of geologic time. Many were defined according to the appearances and extinctions of fossilized organisms before there were precise and accurate dating methods. Stages are defined by, and named after “stratotypes”, which are rock outcrops well exposed and documented with abundant fossils. Minute crystals of magnetic minerals such as hematite and magnetite commonly found in the soft mud of the deep sea, tend to align themselves along the Earth’s magnetic field like tiny compass needles. During the early compaction and cementation of the sediment, these compass needles remain blocked in the rock recording the magnetic polarity of that particular moment. The Earth’s magnetic field is not always constant but reverse itself at irregular time intervals. Thus the sediment, layer after layer, records the Earth’s magnetic field and its reversals. The final result is a magnetic polarity zoning of the sedimentary sequence with bands of different length having alternating normal polarity (parallel to today’s magnetic field), and reverse polarity. The magnetic polarity reversals occurs very rapidly and simultaneously all over the world, and therefore constitute a good relative time correlation tool. Where are the type outcrops for these Ages? Minuscoli cristalli di minerali magnetici come l'ematite o la magnetite, comunemente presenti nel fango molle del fondo marino, tendono ad allinearsi, come fossero piccoli aghi di una bussola, con il campo magnetico terrestre. L’allineamento termina durante la prima fase di compattazione e di cementazione della roccia: in un certo senso i cristallini di minerali magnetici “fossilizzano” la polarità magnetica di quel momento. Il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo ma ad intervalli irregolari subisce delle inversioni di polarità. Durante la fase di accumulo, il sedimento registra il campo magnetico terrestre e le sue inversioni. Il risultato finale è una zonatura magnetica della successione sedimentaria con bande alternate, e di diversa ampiezza, a polarità normale, cioè parallela al campo magnetico attuale, e inversa. Le inversioni del campo magnetico avvengono molto rapidamente e simultaneamente sull’intero pianeta e costituiscono pertanto un criterio di correlazione temporale relativa a scala globale. • in Italy: Piacenzian, Messinian, Calabrian • in Europe: Ypresian, Maastrichtian, Oxfordian, Westfalian, Aquitanian Assemblages of fossil species in a given Stage stratotype are utilized for making relative time correlations among rocks exposed elsewhere, but containing the same fossils. This is based on the supposition that fossil species have the same age everywhere in the world. However, the uppermost rock layer in one Stage does not always correspond in time to the very bottom layer of the next Stage. Stratotypes representing successive Stages/Ages are generally located far away from each other, often in different countries or even continents. So to define the boundaries between Ages, geologists must choose other outcrops where the boundaries are well exposed and definable by diverse criteria, such as variations in fossil species, geophysical characteristics, and geochemical properties of the rocks. These ideal outcrops represent the Global Stratotype Sections and Points (GSSPs) for the various chronostratigraphic boundaries. Chemiostratigrafia THE MASSIGNANO STRATOTYPE The Massignano section represents the global standard case (GSSP) for defining the boundary between the Eocene and the Oligocene Epochs. The promotion of Massignano as GSSP was decreeted by the Subcommission on Stratigraphy of the International Union of Geological Sciences during the International Geological Congress of Kyoto in 1992. The boundary point is located along the layer at meter level 19 of the section exposed along the quarry face, and it is marked by a circular metal plaque. This boundary was conventionally chosen at the last occurrence of Hankteninidae, a genus of planktonic Foraminifera with characteristic spiny tests. These fossils can be found in almost all terminal Eocene marine rocks throughout the world. The rocks of the Massignano GSSP are well preserved and represent a continuous and complete time interval free of sedimentary gaps or interruptions caused by faults and erosional surfaces. This continuity allows ready definition of the lithostratigraphy (the sequence of different rock types), the biostratigraphy (the subdivision of time based on the presence or absence of particular fossils), the magnetostratigraphy (based on the inversions of terrestrial magnetic polarity), the chemostratigraphy (chemical variations of the rocks through time), and geochronology (radioisotopic “absolute” dates) of the layers. A synthetic model of the Massignano GSSP is shown in the graph here on the side. To help in understanding this model we will now explain the significance of the stratigraphic criteria used to define this section. Geocronologia Alcuni minerali contenuti nelle rocce vulcaniche, come la biotite, il sanidino e lo zircone, al momento della loro formazione, includono nella loro struttura cristallina degli elementi radioattivi come il potassio-40, il rubidio-87 e l’uranio-235. In conseguenza del loro inesorabile e costante decadimento radioattivo, questi elementi si trasformano nel tempo in altri elementi non radioattivi: rispettivamente argon-40, stronzio-87, e piombo-207. Diverse tecniche di analisi radioisotopica permettono di misurare i rapporti tra i nuclidi radioattivi e i loro rispettivi elementi stabili derivati. Il decadimento radioattivo può essere paragonato al funzionamento di una clessidra che si svuota col passare del tempo. Conoscendo il tempo totale di svuotamento dell’ampolla superiore, il suo contenuto di sabbia ad ogni istante rapportato all’ampolla inferiore ci da un’indicazione precisa del tempo trascorso. In modo analogo, i rapporti radioisotopici permettono la determinazione dell’età “assoluta” della roccia. Le rocce sedimentarie di Massignano contengono numerosi strati ricchi in biotite che, grazie all’analisi radioisotopica, hanno permesso la datazione “assoluta” degli eventi bio-, magneto- e chemio-stratigrafici al passaggio tra l’Epoca Eocene e l’Epoca Oligocene Cronostratigrafia Il tempo geologico è suddiviso in Ere, Periodi, Epoche ed Età. La sezione di Massignano rappresenta una breve porzione dell’Era Cenozoica, nella parte media del Periodo Paleogene (o Terziario), a cavallo tra le Epoche Eocene ed Oligocene. Il limite tra queste due Epoche si trova nella parte terminale del Piano (o Età) Priaboniano. Questo limite cronostratigrafico è stato definito al metro 19 in corrispondenza della scomparsa delle Hantkeninidae, nella parte superiore del Chron 13R. L’età del limite Eocene-Oligocene estrapolata dalle datazioni radioisotopiche è di 33.7 –0.3 milioni di anni. (3g) Brinkhuis and Biffi 1993 (4) Bice and Montanari 1988 (5) Lowrie and Lanci 1994 (6) Odin et al.1988 (7) Montanari et al. 1991 (8) Vonhof et al. 1998 (9) Montanari et al. 1993 (10) Farley et al. 1998 (11) Montanari et al. 1985; Odin et al. 1988; Odin et al. 1991 (12) Clymer et al. 1996; Langenhorst 1996 THE GEOLOGIC TIME Magnetostratigrafia L’acqua marina contiene praticamente tutti gli elementi chimici conosciuti in natura. Alcuni sono molto abbondanti, mentre altri estremamente rari. Il rapporto tra gli isotopi di alcuni elementi può dipendere dalle caratteristiche fisiche dell’ambiente marino oppure dalle caratteristiche biologiche o anche dalle variazioni dell’intensità del vulcanismo e della tettonica globale. Il guscio degli organismi fossili contiene questi elementi e i rapporti isotopici riflettono la composizione dell’acqua marina nella quale essi vivevano. I rapporti tra gli isotopi stabili dell’ossigeno (d18O) e del carbonio (d13C), per esempio, forniscono informazioni relative alla temperatura delle masse d’acqua e all’abbondanza della materia organica, e quindi alla produttività biologica. Valori elevati del d18O indicano temperature relativamente basse mentre valori elevati del d13C indicano un’elevata produttività. Le variazioni del rapporto degli isotopi dello stronzio 87Sr/86Sr riflettono principalmente l’afflusso nell’ambiente marino di materiale continentale in relazione al materiale prodotto dall’attività vulcanica e idrotermale nelle dorsali medio-oceaniche. I valori assoluti del rapporto 87Sr/86Sr racchiusi nei gusci degli organismi fossili della stessa età sono gli stessi in tutto il mondo e costituiscono pertanto un criterio numerico di correlazione relativa molto preciso. La concentrazione di elementi siderofili come l’iridio è legata all’apporto quasi costante di materiale extraterrestre sulla superficie del nostro pianeta ad opera della continua caduta di micrometeoriti (le stelle cadenti). Concentrazioni decine o centinaia di volte superiori alla norma testimonierebbero l’impatto di grandi oggetti extraterrestri contro la superficie della Terra. References (1) Premoli Silva and Jenkins 1993 (2) Coccioni et al. 1988; Mattias et al. 1992 (3) Coccioni et al. 1988; Brinkhuis and Biffi, 1993; Dall'Antonia et al. 2002; Coccioni and Galeotti 2003 (3a) Blow 1969; Berggrenet al. 1985 (3b) Berggren et al. 1995 (3c) Berggren and Miller 1989 (3d) Martini 1971 (3e) Okada and Bukry 1980 (3f) Dall'Antonia et al. 2002 Lithostratigraphy The alternation of more or less calcareous layers, (i.e., more or less resistant to erosion) reflects a cyclic variation in plankton productivity that is probably related to climatic changes. Some layers with a high clay content represent volcanic ashes transported by the wind and deposited on the seafloor. These layers contain abundant biotite, a volcanic mineral that appears as minuscule, black and shiny flakes. The two pinkish bands in the lower part of the section have a regional recurrence, and represent periods during which the seafloor was well oxygenated. The lower band is bracketed by a thin biotite-rich clay layer at the base, and an impact layer at the top that contains an iridium anomaly, impact spherules, and shocked quartz. The top of the upper, lighter pinkish band marks the lithostratigraphic boundary between the Scaglia Variegata Formation and the overlying Scaglia Cinerea Formation. Biostratigraphy This section is subdivided in biozones according to the first or last occurrence of characteristic microfossil species The same biozone sequence is recognized in marine rocks of the same age throughout the world. Chemostratigraphy Seawater contains practically all the known chemical elements in nature. Some are very abundant, while others are extremely rare. The relative amounts of some elements can depend upon physical characteristics of the marine environment, such as temperature and climate; biologic characteristics such as abundance of organic matter; and the intensity of global tectonic and volcanic activity. The shells of fossil organisms contain elements in isotopic ratios that reflect the sea water composition at the time of their existence. The oxygen (d18O) and carbon (d13C) isotopic ratios, for instance, are indicators of water temperature and organic matter content (i.e., biologic productivity), respectively. High d18O values indicate relatively low temperatures, whereas high d13C values indicate high productivity. Variations in the strontium isotopic ratio 87Sr/86Sr primarely reflect the input into the sea of continental material with respect to the material produced by the volcanic and hydrothermal activity along the mid-ocean ridges. The 87Sr/86Srvalues in the shells of fossils with the same age are the same worldwide, and constitute a means for very precise time correlations. The concentration of siderofile elements such as iridium, represent the nearly constant rain of extraterrestrial material (i.e. shooting stars) on the surface of our planet. Concentration tens or hundreds times higher than background suggest impacts of large extraterrestrial objects against the Earth’s surface, and may have global recurrence. Geochronology At the time of their formation, some volcanic minerals such as biotite, sanidine, and zircon, trap within their crystalline structure radioactive elements such as potassium-40, rubidium-87, and uranium-235. These elements, through a process of radioactive decay, are transformed into non radioactive “daughter” elements (i.e., argon-40, strontium-87, and lead-207, respectively). The ratios between the parent radioactive nuclides and the daughter elements can be measured precisely with various analytical techniques. Radioactive decay is analogous to a hourglass, which empty out with time. Knowing the total time required to empty out the upper phial, the relative amount of sand in each hourglass phials gives us a precise indication of the time elapsed. Similarly, radioisotopic ratios can give the “absolute” age of a rock. The sedimentary rocks at Massignano contain numerous layers rich in biotite which, through radioisotopic analysis, allowed the “absolute” dating of bio-, magneto-, and chemostratigraphic events through the time interval across the Eocene/Oligocene boundary. Chronostratigraphy Geologic time is subdivided into Eras, periods, Epochs and Ages. The Massignano section represents a brief portion of the Cenozoic Era, in the middle part of the Tertiary (or Paleogene) Period, and across the Eocene and Oligocene Epochs. The boundary between these two Epochs is located in the uppermost part of the Priabonian Age (or Stage). This boundary is defined at meter level 19, in close correspondence to the last occurrence of Hankteninidae, in the upper part of Chron 13R. The age of this boundary, as extrapolated from radioisotopic dates, is 33.7 ± 0.3 million years. ITINERARI GEOLOGICI DEL PARCO DEL CONERO GEOLOGICAL ITINERARIES OF THE CONERO PARK Le Due sorelle Il Pirolo e le Due Sorelle The Pirolo and the Two Sisters Schema stratigrafico del Monte Cònero e la sequenza de il Pirolo Il Promontorio de “ll Pirolo” e delle “Due Sorelle". glia Sca ssa Ro glia Sca rne Ma nca Bia ca idi uco aF ioli Ma ello Liv lli Se MUSEO GEOLOGICO DIFFUSO DEL PARCO DEL CONERO Ancona S Pietralacroce .P. de lC ero S.P. Cameranense Montacuto Portonovo Poggio Massignano Fonte d'Olio Camerano Sirolo VOI SIETE QUI Numana Referenze bibliografiche Referenze bibliografiche Coccioni, R., Moretti, E., Nesci, O., Savelli, D., Tramontana, M., Veneri, F. 1 Astracedi M., 1997. Carta Geologica con Coccioni, R., Moretti, E., Nesci, O., Savelli, D., Tramontana, M., Veneri, F. 1 Astracedi M., 1997. Carta Geologica con itinerari escursionistici - Parco Naturale del Conero. S.E.L.C.A. , Firenze. itinerari escursionistici - Parco Naturale del Conero. S.E.L.C.A. , Firenze. Montanari, A., & Sandroni, P., 1995. Le Rocce del Conero: Una guida geologica del Parco del Conero. Parco NatuMontanari, A., & Sandroni, P., 1995. Le Rocce del Conero: Una guida geologica del Parco del Conero. Parco Naturale del Conero, Sirolo, Aniballi Grafiche S.r.l. Ancona, 63 pp. rale del Conero, Sirolo, Aniballi Grafiche S.r.l. Ancona, 63 pp. Taunus LEGENDA Sito geologico Strade principali Sentieri Confini del parco Aree Urbane 3 4 Chilometri Progetto: Antonietta Raffaelli, Stefano Cavalli e Marco Zannini Consulenza geologica: Rodolfo Coccioni e Alessandro Montanari - Grafica: PANGEA di Marco Astracedi ca ati 2 dri 6A 1 .1 S.S 0 Marcelli Stratigraphic scheme of the Monte Cònero and the sequence of the Pirolo Depositi di versante pleistocenici PLEISTOCENE PLIOCENE GELASIANO PIACENZIANO Sabbie e peliti pliocenici Orizzonte del Trave Formazione a Colombacci Formazione di Tetto Formazione GessosoSolfifera Peliti Euxiniche The Pirolo and Due Sorelle Promontories on Varano Il promontorio delle “Due Sorelle” che chiude la parte settentrionale dell’omonima spiaggia è costituito dalle rocce più antiche affioranti al Monte Cònero e appartenenti della Formazione della Maiolica del Cretacico inferiore (Barremiano, 126-121 milioni di anni fa). Si tratta di calcari biancastri, pelagici, omogenei e a grana finissima, contenenti noduli e liste irregolari di selce grigia e nera che si intercalano a sottili marne bituminose nerastre. In mare si osservano gli scogli delle Due Sorelle, due faraglioni calcarei appartenenti alla Formazione della Scaglia Rossa (di colore bianco in questa località) e separati dalla terra ferma da uno stretto braccio di mare che si è formato in seguito all’erosione selettiva delle Marne a Fucoidi. La successione stratigrafica che comprende le formazioni della Maiolica, delle Marne a Fucoidi e della Scaglia Rossa non è continua ma è interrotta da almeno tre lacune stratigrafiche. Nella parte sommitale della Maiolica si riconoscono discordanze angolari e deformazioni plastiche degli strati calcarei dovuti a franamenti sottomarini avvenuti quando questi sedimenti calcarei saturati d’acqua non erano ancora cementati. Sulla Maiolica poggia la parte basale delle Marne a Fucoidi, costituita da sottili strati di calcari e marne variegate (grigio, verde, nero, rossastro) per uno spessore complessivo di una decina di metri. Questa unità è attribuibile all’Aptiano inferiore (da 121 a 119 milioni di anni fa). Nell’ambito di questo intervallo spicca il Livello Selli, un orizzonte scuro, ricco in materia organica e dello spessore di circa 2 metri. Il Livello Selli è l’espressione sedimentaria - a carattere regionale - dell’Evento Anossico Oceanico 1a del tardo Aptiano inferiore (120 milioni di anni fa). Una prima lacuna stratigrafica mette a contatto le Marne a Fucoidi aptiane con due strati calcarei centimetrici attribuibili all’Albiano superiore (circa 98 milioni di anni fa) e quindi alla Formazione della Scaglia Bianca. Una seconda lacuna mette a contatto i due livelli dell’Albiano superiore con alcuni strati dello spessore complessivi di 60 centimetri della Scaglia Rossa turoniana (circa 91 milioni di anni fa), ai quali fanno seguito, dopo una terza lacuna stratigrafica, i calcari biancastri del Santoniano sommitale (circa 84 milioni di anni fa). A differenza della classica Scaglia Rossa umbro-marchigiana rappresentata da calcari pelagici tipicamente rosati, la Scaglia Rossa cretacica del Cònero è costituita da calcari pelagici biancastri e giallastri intercalati a frequenti calcari detritici (calcareniti) biancastri e dal caratteristico aspetto saccaroide. All’unità santoniana segue il resto della Scaglia Rossa cretacica che comprende il Campaniano (da 83 a 74 milioni di anni fa) ed il Maastrichtiano (da 74 a 65 milioni di anni fa). Centro visite del Parco del Conero Via Peschiera, 30 Sirolo (AN) www.parcoconero.it The “Due Sorelle” - the two sisters - promontory that forms the southern part of the beach is made up of rocks from the Maiolica Formation dating to the Early Cretaceous (Barremian stage, from 126 to 121 million years ago). This formation is composed primarily of white, homogenous and very fine-grained pelagic limestone layers, which contain nodules and irregular beds of gray and black chert. The upper part of the stratigraphic unit is punctuated with thin layers of bituminous black marls. Off the promontory you can see the actual Due Sorelle, which are two limestone sharp rocks made up of thick limestone layers of the Scaglia Rossa Formation (meaning “red scale or flake” despite the white color of this formation and its massive bedding found in this area) separated from the mainland by a narrow stretch of water. This channel was formed by the selective erosion of the Marne a Fucoidi Formation - Fucoid Marls -, which is much less resistant to the action of the sea than the adjacent Maiolica and Scaglia Rossa limestone formations. The stratigraphic succession extending from the Maiolica (the oldest formation), to the Marne a Fucoidi, to the Scaglia Rossa (the youngest formation) is well exposed on the Pirolo promontory –which in local dialect means the “nipple”. This succession is not continuous but is interrupted by at least three stratigraphic gaps. Angular unconformities and plastic deformation of the limestone layers can be seen in the upper part of the Maiolica. These structures are caused by submarine slumping that occurred when these sediments were not yet solidified. Above the Maiolica rests the lowermost part of the Marne a Fucoidi Formation, which is made up of thin layers of limestone and marls of various colors (gray, green, black, and reddish) with a total thickness of about 10 meters. This unit dates to the early Aptian (from 121 to 119 million years ago). In this interval the dark Selli Level stands out. This organic-rich horizon, about 2 m-thick, is the regional sedimentary expression of the Oceanic Anoxic Event 1a dated as late Early Aptian (120 million of years ago). The lower part of the Marne a Fucoidi Formation is followed by the first hiatus that leaves this early Aptian unit in contact with two centimeter thick limestone layers from the late Albian (about 98 million years ago) Scaglia Bianca Formation. A second hiatus places these two layers from the late Albian in contact with a 60 cm-segment of the Turonian (about 91 million years ago) Scaglia Rossa, and then, after a third hiatus, the white limestone of the late Santonian (about 84 million years ago). Whereas the classic Scaglia Rossa of the Umbria-Marche Apennines is a typically pink pelagic limestone, the Cretaceous Scaglia Rossa at Monte Conero consists of whitish and yellowish pelagic limestones interbedded with a large number of white calcareous debris beds called “turbiditic calcarenites” which exhibit a typical saccharoidal texture. The Santonian part of this formation on the Pirolo promontory is made up entirely of thick beds of turbiditic calcarenites containing gray and white chert nodules. The Santonian unit is followed by the rest of the Cretaceous Scaglia Rossa Formation, including the Campanian (from 83 to 71 million years ago) and the Maastrichtian (from 71 to 65 million years ago). Schlier Bisciaro Scaglia Cinerea Scaglia Variegata Scaglia Rossa Livello Selli Scaglia Bianca Marne a Fucoidi Maiolica Schema stratigrafico del Monte Conero e la sequenza del Monte dei Corvi ITINERARI GEOLOGICI DEL PARCO DEL CONERO GEOLOGICAL ITINERARIES OF THE CONERO PARK Stratigraphic scheme of the Monte Conero and the sequence of the Monte dei Corvi Depositi di versante pleistocenici PLEISTOCENE PLIOCENE GELASIANO PIACENZIANO Formazione GessosoSolfifera Sc hl ie llo de lla Sa rd e lla Bisciaro Trave Scaglia Cinerea Scaglia Variegata e ll va a z ez gia g pia M di Scaglia Rossa S Livello Selli Scaglia Bianca Marne a Fucoidi Maiolica on ero Montacuto Varano Portonovo Poggio Massignano Fonte d'Olio Camerano Sirolo VOI SIETE QUI Numana Taunus LEGENDA Sito geologico Strade principali Sentieri Confini del parco Aree Urbane 0 1 2 Marcelli 3 4 Chilometri tica de lC ria ra S Pietralacroce .P. d e Ad St Ancona 16 Schlier The sea cliffs that from Ancona to the Mezzavalle Beach border the Adriatic coast and abruptly interrupt the gentle landscape of rolling hills of the Marche region’s hinterland are made of a succession of stratified marine sedimentary rocks, mostly marls and limestones, which, with remarkable continuity, record the evolution of the Protoadriatic sea from the early Miocene Epoch (about 23 million years ago) to the early Pliocene Epoch (about 3.5 million years ago). In more recent geologic times, the seafloor with its stratified sediments was folded and uplifted during the Appenine orogeny, and finally emerged from the seas to from the Monte Cònero anticlinal fold. From this particular panoramic viewpoint, one can see the upper part of the stratigraphic succession, which covers the transition from the Miocene (the easternmost point of the Monte dei Corvi cliff) to the Pliocene (the Mezzavalle Beach). Right at the point of the Monte dei Corvi promontory, a bundle of hard limestone layers contains the boundary between the Serravallian and the Tortonian stages, corresponding to the boundary between the Middle and the Upper Miocene. This rock outcrop has been recently proposed, by the International Union of Geological Sciences, as Global Stratotype Section and Point for this interstage boundary. The coastal cliffs between Ancona and the Mezzavalle Beach are affected by a strong, yet differentiated phenomenon of morphologic recession. This is caused by the preferential sea erosion, coupled with a higher slope instability of softer clay-rich rock formations compared to more resistant, stable, and thus less recessive limestone and sandstone units, which, at the base of the cliff, form here and there natural rocky barriers controlling the pebbly beach formation and the off-shore sediment transport and deposition. The most evident of such natural barriers is the Trave Reef (trave means beam in Italian), a well-cemented, hardened marker bed that descends along the southern cliff of Monte dei Corvi (literally crows mountain) down to the shore, becoming a natural pier, which stretches out into the sea along a south-east direction for about 450 m. The Trave bed, which was deposited some 5.3 million years ago, represents the top of the Miocene Epoch, and closely coincides with the boundary between the Messinian and the Zanclean stages. It is made of a dense alternation of thin, dark gray layers of calcareous sandstone interbedded with yellowish marly limestone layers, which also contain a minor siliciclastic component. The thickness of this marker layer is about 14 m at the Trave Reef, but it becomes thinner along a north-west strike until it pinches out near Ancona. The overall color of the fresh cut rock is dark gray but due to superficial alteration, the rock takes on a yellow-ochre color, slightly darker in its uppermost 5 m where calcareous sandstone layers prevail. This lithologic characteristic allows the subdivision of the Trave bed into two distinct members: a lower marly member, and an upper arenaceous member. The Trave marker bed is overlain by Lower Pliocene clayand silt-rich marls. Detailed biostratigraphic studies have shown that there is a time gap (a hiatus) near the Miocene-Pliocene boundary. Therefore, the contact between the Trave and the overlying Pliocene sediments represents what geologists call a paraconformity. A few hundred meters to the south of the Trave Reef, the stratigrafic succession is interrupted by a reverse fault, which is exposed just below the crest of the cliff. Along the Mezzavalle Beach, at the foot of the cliff, this fault is evidenced by an outcrop of laminated and locally coarsely crystallized gypsum, which represents the Messinian Gessoso-Solfifera Formation on the hanging wall of the fault, in direct contact with the Pliocene silty marls of the fault’s foot wall. The efficient erosional action of the sea on these relatively soft and unstable marly and clay-rich Pliocene rocks has caused the morphological embayment of the Mezzavalle Beach. The foot of the cliff is separated from the sea by a long pebbly beach. The pebbles, mostly made of limestone and chert, are derived from the Cretaceous and lower Tertiary limestone formations of the Monte Cònero promontory, which protrudes onto the Adriatic Sea just a few kilometers to the south-east of Mezzavalle. . S.S Peliti Euxiniche Successione del Monte dei Corvi fe ra lfi so o- Formazione di Tetto r Monte dei Corvi (232 m s.l.m.) Strato del Trave Formazione a Colombacci F di orm Te az tto io ne Fo e P rm eli az ti ion Eu e xin Ge ich ss e os S e pabb pl e l ie io iti ce ni St ch ra e to de lT Fo ra a C rm ve ol azi om on ba e cc i Sabbie e peliti pliocenici Il tratto di falesia che lungo la costa adriatica si estende tra Ancona e la spiaggia di Mezzavalle e che interrompe bruscamente la dolce morfologia collinare tipica dell’entroterra marchigiano è costituito da una successione di rocce marine stratificate rappresentate essenzialmente da marne e calcari. Queste rocce registrano, con straordinaria continuità, l’evoluzione del Protoadriatico dal Miocene inferiore (circa 23 milioni di anni fa) al Pliocene inferiore (circa 3.5 milioni di anni fa). In tempi geologici più recenti, durante l’orogenesi appenninica, il fondo marino con i suoi sedimenti stratificati si piegò, si sollevò ed emerse dal mare formando la piega anticlinalica del Monte Cònero. Da questo particolare punto di osservazione è possibile prendere visione della parte superiore della successione stratigrafica che comprende la transizione dal Miocene (punto più occidentale della falesia di Monte di Corvi) al Pliocene (spiaggia di Mezzavalle). Proprio in corrispondenza della punta del promontorio di Monte dei Corvi, un orizzonte costituito da alcuni strati calcarei contiene il limite stratigrafico tra il piano del Serravalliano e quello del Tortoniano che corrisponde anche al limite tra il Miocene medio e il Miocene superiore. Questa succesione stratigrafica è stata recentemente proposta dall’Unione Internazionale delle Scienze Geologiche quale Stratotipo per il limite Serravalliano-Tortoniano. La falesia costiera tra Ancona e la spiaggia di Mezzavalle è caratterizzata da un arretramento marcato ma differenziato a causa della presenza di strati resistenti come calcari ed arenarie, dunque meno erodibili rispetto alle adiacenti marne e argille. Questi strati più resistenti costituiscono una sorta di barriere naturali che contrastano l’azione erosiva del mare e controllano la formazione della spiaggia ghiaiosa. La barriera naturale più evidente da questo punto di osservazione è lo "Scoglio del Trave" costituito da un’orizzonte ben cementato e indurito che, scendendo lungo il versante meridionale del Monte dei Corvi, si protende isolato in mare per circa 450 m. L'orizzonte del Trave è attribuibile alla parte sommitale dell’Epoca Miocene (circa 5.3 milioni di anni fa). Più esattamente la sua età corrisponde al limite tra il piano miocenico del Messiniano ed il successivo piano pliocenico dello Zancleano. L’orizzonte del Trave è costituito da una fitta alternanza di sottili strati arenaceo-siltosi grigio-scuri e di strati calcareo-marnosi giallastri con una certa componente silicoclastica e abbondanti resti fossili di molluschi. Lo spessore di quest’orizzonte è di circa 14 m in corrispondenza dello Scoglio del Trave. Questo spessore si assottiglia procedendo verso nord-ovest, fino a scomparire completamente nei dintorni di Ancona. Il colore d'insieme della roccia fresca è il grigio scuro ma, per effetto dell'alterazione superficiale, esso diviene giallo-ocra, con tonalità più scure nei 5 m sommitali a causa della prevalenza di livelli arenacei. Queste caratteristiche litologiche permettono di suddividere l’orizzonte del Trave in due parti distinte: una inferiore marnoso-calcarenitica ed una superiore calcareniticomarnosa. Sull’orizzonte del Trave poggiano le marne argillose e siltose del Pliocene inferiore. Studi biostratigrafici di dettaglio hanno dimostrato che esiste una lacuna stratigrafica in prossimità del limite Miocene-Pliocene. Di conseguenza, il contatto tra l’orizzone del Trave ed i sovrastanti sedimenti pliocenici rappresenta una paraconcordanza Poche centinaia di metri più a sud dello Scoglio del Trave, la successione stratigrafica è interrotta da una faglia inversa che è chiaramente visibile al di sotto della cresta della falesia. Lungo la Spiaggia di Mezzavalle questa faglia è messa in evidenza da un affioramento di gessi messiniani che vengono dislocati e messi a diretto contatto con le marne siltose plioceniche. La presenza di rocce marnose e argillose poco resistenti all'erosione ha determinato l'ampia rientranza morfologica alla quale corrisponde la spiaggia di Mezzavalle. La falesia è bordata alla base da una spiaggia ghiaiosa alimentata prevalentemente dalle rocce carbonatiche che costituiscono, a sud-est, il nucleo dell'anticlinale di Monte Cònero. S.P. Cameranense Il Trave e il Monte dei Corvi The Trave and Monte dei Corvi MUSEO GEOLOGICO DIFFUSO DEL PARCO DEL CONERO Panoramica dei terreni mio-pliocenici e dello Panoramic view of the Miocene-Pliocene cliffs and the Trave Reef Scoglio del Trave Referenze scientifiche – Scientific references Cleaveland, L.C, et al. 2002, Geology, 30, 931-934; Coccioni, R. & Galeotti, S., 1995, Paleopelagos, 5, 63-74; Coccioni, R., et al., 1994, Giornale di Geologia., 56, 55-78; Gillette, S., 1969, Giornale di Geologia, 5, 69-1000; Hilgen F.J., et al., 2003, Paleogeography, Paleoclimatology, Paleoecology, 199, 229-264; Hilgen, F.J., 2004, Episodes; Montanari, A., et al., 1997, Developments in Paleontology and Stratigraphy, 15, 409-450; Pirini, C, & Radrizzani, S., 1972, Bollettino del Servizio Geologico d'Italia, 53, 71-200. Referenze divulgative, itinerari e guide – Popular science references, itineraries and guides Coccioni, R., et al. 1997. Carta Geologica con itinerari escursionistici - Parco Naturale del Conero. S.E.L.C.A. , Firenze; Coccioni, R., et al., 1994. Guide Geologiche Regionali, Appennino Umbro-Marchigiano. Società Geologica Italiana (a cura della), BE-MA Editrice, 7/1, 207-218; Coccioni, R., & Moretti, E., 2001, Guide Geologiche Regionali, Appennino umbromarchigiano. Società Geologica Italiana (a cura della), BE-MA Editrice, 7/2, 86-88 e 89-91; Montanari, A., & Sandroni, P., 1995. Le Rocce del Conero: Una guida geologica del Parco del Conero. Parco Naturale del Conero, Sirolo, Aniballi Grafiche S.r.l. Ancona, 63 pp. Rossetti, G. & Montanari, A., 2001. Balla con la Terra: musica geofonica dalla stratigrafia dell’Appennino Umbro Marchigiano, libro con CD audio, Osservatorio Geologico di Coldigioco, Depositi Editoriali Fagnani, Ancona, 57 pp. Rossetti, G. & Montanari, A., 2004. Dances with the Earth: geophonic music from the stratigraphic record of central Italy. Book with audio CD, Presses de l’Ecole des Mines de Paris, 87 pp. Progetto: Antonietta Raffaelli, Stefano Cavalli e Marco Zannini Consulenza geologica: Rodolfo Coccioni e Alessandro Montanari Grafica: PANGEA di Marco Astracedi Centro visite del Parco del Conero Via Peschiera, 30 Sirolo (AN) www.parcoconero.it
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