La valutazione della condizione di servizio delle pavimentazioni stradali Il caso della rete comunale di Fano Ing. Andrea Grilli, Dott. ric. e docente, Università degli Studi della Repubblica di San Marino Dott. Ing. Mattia Cupioli 1 Introduzione La manutenzione stradale è un complesso di attività che comprende la pianificazione, la valutazione della condizione della strada, l’individuazione del tipo di dissesto e della causa del dissesto stesso, la progettazione, l’intervento di ripristino, il controllo e il monitoraggio continuo sotto esercizio. Le attività (progettuali e operative) inerenti la manutenzione stradale sono volte a conservare le caratteristiche funzionali e strutturali della strada ed esse coinvolgono anche azioni non direttamente percepite dall’utente quali ad esempio l’individuazione delle priorità, la gestione oculata delle risorse, la formazione e l’aggiornamento degli operatori. Un passo fondamentale della manutenzione è la pianificazione che consiste nel programmare le azioni da compiere secondo un determinato schema e individuando una scala di priorità su base economica e tecnica per giungere all’obiettivo finale di offrire un efficiente funzionamento della strada. Inserire una pianificazione, ovvero una strategia nella quale rientra non solo il “come” ma anche il “quando” e il “dove”, è un punto imprescindibile soprattutto nel caso di reti varie e frammentate come quelle delle amministrazioni comunali [CNR n° 125/88]. Seppur possa sembrare banale, occorre sottolineare che per la buona pianificazione della manutenzione è esigenza primaria la conoscenza del bene. Attualmente, soprattutto i piccoli enti, che in Italia gestiscono e sono responsabili di circa il 90 % della rete viaria italiana, molto spesso mancano di una banca dati o inventario delle strade da gestire e di un rapporto aggiornato sulla condizione attuale delle strade, della loro evoluzione storica e caratteristiche generali. Non avendo pertanto un’idea chiara e documentata sulla reale condizione della rete viaria, la manutenzione stradale diventa non altro che un susseguirsi di emergenze incontrollate, situazione ovviamente sconsigliata. Con ridotti fondi a disposizione, il rilievo della condizione della pavimentazione con metodo visivo sembra essere il più adeguato alle necessità e ai mezzi di un’amministrazione comunale. Tra i vantaggi di questo metodo vi è la possibilità di selezionare schematicamente il tipo di intervento di ripristino rendendo tutto il processo semplice, veloce ed economico. Occorre però notare che il principale svantaggio è che la soluzione potrebbe essere fortemente condizionata dall’esperienza del personale tecnico sia in fase di rilievo che di scelta del metodo di ripristino [AIPCR, 2010]. La soggettività e l’impiego di tecniche ormai obsolete o non ottimali possono però essere facilmente superate con la formazione e l’aggiornamento continuo degli operatori. Importante inoltre comprendere che il processo di manutenzione non termina con l’esecuzione dell’intervento, ma prosegue con il monitoraggio continuo del tratto riabilitato e con l’aggiornamento della banca dati storica relativa a quella sezione, documentando esattamente la tecnica e i materiali impiegati in maniera tale da consentirne una valutazione efficace nel tempo. Il presente articolo racconta l’esperienza maturata nell’ultimo anno dalla collaborazione tra l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino e il settore Lavori Pubblici del comune di Fano per la gestione e la manutenzione della rete viaria del comune di Fano. GIUGNO 2014 1 Il primo scopo perseguito è stato individuare un metodo di rilievo e analisi della condizione della pavimentazione stradale al fine di determinare lo stato generale della viabilità e definire le priorità di intervento sulla base della condizione delle pavimentazioni e scala gerarchica delle strade. Dopo aver individuato le zone da recuperare, sono stati stabiliti tre metodi di intervento sulla base delle cause del dissesto: recupero superficiale da attuare in caso di presenza di fessurazione capillare o aggregati levigati: spazzolatura della superficie stradale e trattamento superficiale con graniglia e emulsione multistrato o slurry seal (graniglia, cemento, additivi, acqua, emulsione bituminosa); recupero intermedio da attuare in caso di presenza di fessurazione ramificata a pelle di coccodrillo o per fatica, fessurazione a blocchi o per escursioni termiche: fresatura del vecchio strato di conglomerato bituminoso, spazzolatura del piano di posa, stesa di mano d’attacco con emulsione a rottura rapida di bitume modificato e graniglia (0,40 kg/m2 di bitume residuo), stesa del nuovo strato di binder e di usura. Per lo strato di binder è possibile prevedere il parziale reimpiego del vecchio conglomerato bituminoso fresato (a seguito di opportuna frantumazione e vagliatura in impianto), mentre per lo strato di usura è raccomandabile impiegare bitume modificato in zone a forte traffico o intersezioni/rotatoria o traffico canalizzato. Occorre precisare che il comunemente chiamato “binder aperto” dovrebbe essere piuttosto considerato un binder mal prodotto. Pertanto, con il termine binder si intende solo binder “chiuso” [ANAS, 2011] recupero profondo (sfondamenti e cedimenti profondi): fresatura del vecchio strato di conglomerato bituminoso, asportazione del vecchio strato di fondazione, stesa di uno strato di fondazione/base in misto cementato, spruzzatura di una mano di ancoraggio con emulsione bituminosa a rottura lenta e graniglia (1,00 kg/m 2 di bitume residuo), stesa del nuovo strato di binder e di usura. Per gli strati di binder e di usura valgono le stesse affermazioni esposte nel punto precedente, mentre occorre aggiungere che per il misto cementato è possibile impiegare fino al 100 % di aggregati di riciclo. Il misto cementato potrebbe essere sostituito con materiali di recupero opportunamente selezionati e trattati con emulsione bituminosa sovrastabilizzata e cemento. In tal caso, è possibile prevedere una riduzione degli strati superiori in conglomerato bituminoso. Per facilitare le operazioni di rilievo e rendere oggettiva l’analisi è stato inoltre redatto un catalogo specifico dei dissesti. 2 Metodologia di rilievo e analisi Il metodo di rilievo e analisi [ASTM D 5340 – 03] suggerito, applicabile alle pavimentazioni flessibili e semirigide, si basa sulla procedura ideata dal US Army Corps of Engineers [US Army Corps of Engineers, 1982] e si compone delle seguenti fasi: divisione della rete stradale in tratti facilmente individuabili con lo scopo di eseguire il rilievo dissesti in aree ben determinate; misura dell’estensione e della severità dei dissesti esistenti; calcolo dell’indice della condizione della pavimentazione (Pavement Condition Index, PCI). Il valore di tale indice rappresenta in maniera oggettiva e univoca la condizione generale (considera e pondera tutti i tipi di dissesto) della pavimentazione e può essere utilizzato per stabilire le priorità di intervento o valutare l’evoluzione del degrado. L’analisi può essere implementata tramite il software Paver, ideato per la catalogazione e gestione di reti stradali e aeroportuali dal US Army Corps of Engineers. GIUGNO 2014 2 2.1 Identificazione e suddivisione della rete stradale La rete stradale comunale include tutte le aree pavimentate che garantiscono la viabilità in tutte le sue modalità quali il transito, la distribuzione, la penetrazione, l’accesso e il parcheggio. Ad esempio essa potrà essere composta da parcheggi, strade private, urbane ed extraurbane. La rete deve essere suddivisa in rami i quali possono essere identificati a seconda della relativa funzione. Il ramo può avere caratteristiche non uniformi e, ad esempio, in ambito comunale, può coincidere con una specifica via o asse di collegamento. Pertanto esso potrebbe essere semplicemente identificato con il nome della strada esistente (esempio: nome della via o del parcheggio). All’interno di un ramo, a sua volta, si possono distinguere le sezioni (S) che sono specifiche porzioni del ramo aventi caratteristiche costanti lungo tutta la loro estensione. In particolare tali caratteristiche sono: composizione strutturale (spessori e materiali); data di costruzione; volume di traffico (traffico giornaliero medio, % veicoli commerciali). Le sezioni, appartenenti ad uno specifico ramo, possono essere semplicemente numerate partendo, per esempio, dal codice S1 e proseguendo in una determinata direzione (possono coinvolgere più corsie anche percorse in senso opposto). Infine, la sezione è ulteriormente divisa in unità campione (UC) la quale rappresenta la più piccola componente della rete. Essa è l’area di riferimento per l’ispezione della pavimentazione e la successiva valutazione dello stato di conservazione. Il metodo più conveniente per suddividere le sezioni in UC consiste nel selezionare una lunghezza tale da ottenere aree di 225 90 m2 sulla base dell’ampiezza della singola corsia (esempio: considerando una corsia di ampiezza pari a 4 m e una lunghezza di 50 m si ottiene un’area di ispezione di 200 m2). Le UC possono essere identificate partendo, per esempio, dal codice UC1 con numerazioni crescenti (preferibilmente la UC giace su una unica corsia). Per qualsiasi tipologia di pavimentazione è importante che le UC siano facilmente individuabili (ad esempio tramite un numero civico di riferimento o la corrispondenza con elementi caratterizzanti) per studiare l’evoluzione nel tempo dello stato di conservazione o per distinguere eventuali zone su cui eseguire interventi di manutenzione localizzata o di emergenza. 2.2 Indice della condizione della pavimentazione (Pavement Condition Index, PCI) Lo stato strutturale (integrità, portanza, resistenza ai carichi ripetuti) e funzionale (rumorosità, aderenza, drenaggio) di una pavimentazione può essere identificato dal singolo parametro PCI ottenibile tramite un processo di elaborazione del rilievo visivo dei dissesti presenti sul piano viabile. In particolare, esso può essere relativo ad una singola UC o ad una intera sezione (in questo caso il PCI della sezione si deduce da tutti i valori PCI delle UC che la compongono). Tale indice assume valori compresi tra 0 e 100, dove 0 indica la non percorribilità della UC o della sezione in oggetto, mentre 100 indica una UC o una sezione in perfette condizioni. Il PCI, sulla base del quale è possibile creare una mappatura della rete, si rivela utile per la determinazione della priorità in un piano di manutenzione. 2.3 Attrezzatura richiesta per l’ispezione L’attrezzatura richiesta è composta da un contachilometri per le misurazioni delle progressive o lunghezze o aree, da un calibro per misurare la profondità di buche o ampiezza fessure, da una staggia e un metro per misurare l’entità di depressioni o GIUGNO 2014 3 sfondamenti. Particolarmente utile risulta l’integrazione delle misurazioni in sito con documentazione fotografica (di panoramica e di dettaglio). Durante l’ispezione viene valutata ogni tipologia di dissesto, dimensione e relativa severità sulla base di un catalogo dei dissesti, indispensabile per rendere la valutazione oggettiva [US army corps of engineers, 2009]. Successivamente si procede alla registrazione delle informazioni acquisite su di uno specifico modulo (modulo Rilievo Dissesti o modulo RD) il quale sarà riferito ad una unica UC. I moduli RD faranno parte di una banca dati (archivio storico) e possibilmente dovranno essere integrati da uno schema grafico della UC e dalla relativa documentazione fotografica. 2.4 Scelta delle unità campione (UC) da ispezionare Il rilievo e l’analisi vengono effettuate su un numero minimo di UC che permettono una stima attendibile di un PCI medio dell’intera sezione. Tale stima permette di mantenere la variabilità dei valori PCI di sezione di ± 5 punti nel 95 % dei casi. Il primo passo quindi consiste nella determinazione del numero minimo di UC da ispezionare (n), ottenibile dalla figura 1. Tale grafico mette in relazione il numero totale di unità campione contenute in una sezione (N) con il relativo numero minimo da ispezionare (n) in funzione della variabilità del PCI calcolato tra le UC componenti la sezione specifica (PCI Range). Quando si ispeziona la sezione per la prima volta, si considera un ipotetico intervallo di valori PCI (PCI Range), ovvero la differenza tra il valore massimo e minimo del PCI riferito a UC prese all’interno della stessa sezione, pari a 25. Figura 1 La figura 1 mostra sull’asse delle ascisse il numero totale delle UC presenti nella sezione (N), sull’asse delle ordinate il numero di UC da ispezionare (n) e la curva relativa ai vari valori del PCI Range. Quando il numero totale delle UC della sezione è minore o uguale a 5, tutte le UC devono essere ispezionate (ad esempio strade a corsia unica con estensione inferiore ai 250 m). Divisa la sezione in un numero totale di UC di una sezione (N), si entra nel grafico di figura 1 con numero N sull’asse delle ascisse (es.: N = 47), procedendo verticalmente si incrocia la curva PCI Range = 25 e successivamente spostandosi orizzontalmente si determina il valore n di prima ipotesi sull’asse delle ordinate (es.: n = 13). GIUGNO 2014 4 A seguito dell’individuazione del numero minimo n delle UC da considerare si passa alla selezione delle UC da ispezionare. Il metodo raccomandato è quello di scegliere UC equidistanti, dopo aver scelto quella di partenza in modo casuale (figura 2). Dopo aver numerato le UC componenti l’intera sezione, tramite una procedura di campionamento sistematico si determina: intervallo di campionamento come i = N / n, con N numero totale delle UC ed n numero delle UC da ispezionare. Il valore i ottenuto viene poi approssimato al più basso numero intero; UC di partenza casuale K è scelta tra 1 e il valore i; UC da ispezionare K, K + i, K + 2i, K + 3i. Dopo aver eseguito il primo rilievo delle UC da ispezionare (n di prima ipotesi), si valuta il PCI di ogni UC e quindi il PCI Range reale della sezione (PCImax – PCImin). Nella situazione in cui il PCI Range reale, relativo al numero minimo di UC ispezionate, sia maggiore del PCI Range di prima ipotesi (pari a 25) occorre considerare nuovamente il grafico di figura 1 per determinare il numero di ulteriori UC da ispezionare in seconda battuta. Questa volta fissato il numero totale di UC (es.: N = 47) già definito, si va ad intersecare la curva relativa al PCI Range reale (es.: PCI Range = 35) e da questa si ridetermina il numero di UC da ispezionare (es.: n’ = 18). Da tale valore si sottrae il numero di UC già ispezionate (es.: 13) e si eseguono gli stessi passi già effettuati per la determinazione dell’intervento e della selezione delle UC considerando come numero totale di UC il valore N’ = N – n (es.: 47 – 13 = 32) e, come nuovo numero minimo di UC da ispezionare n’ – n (es.: 18 – 13 = 5). In questo caso il nuovo intervallo di campionamento i risulta essere N’ / n’ (es.: 32 / 5 = 6) e si passa alla selezione delle UC aggiuntive senza considerare nel conteggio quelle precedentemente selezionate. A titolo di esempio, in figura 2 le UC selezionate in prima battuta sono evidenziate con un cerchio rosso, mentre quelle richieste a seguito del riscontro del PCI Range reale sono evidenziate con un cerchio verde. Se risulta necessario vengono incluse nella valutazione anche UC rappresentative di casi specifici localizzati (ad esempio gli attraversamenti ferrotranviari o UC con condizioni anomale). Esse vanno incluse nell’analisi del PCI come UC addizionali per le quali si prevede una particolare procedura di valutazione. Figura 2 2.5 Esecuzione del rilievo e calcolo del PCI Il metodo di rilievo e analisi dei dissesti deve essere standardizzato per rendere la stima finale della condizione della pavimentazione oggettiva e non influenzata dall’opinione soggettiva dell’operatore. Per questo motivo è necessario che ogni operatore esegua il GIUGNO 2014 5 rilievo sulla base di uno specifico catalogo dissesti il quale deve riportare le caratteristiche di ogni singolo dissesto, l’identificazione del livello di severità, il metodo e l’unità di misura. Prima di iniziare il rilievo dell’UC va compilata la sezione “identificazione” del modulo RD nel quale vanno indicate le generalità della sezione in esame (Figura 3). Durante l’ispezione, i dissesti rilevati devono essere annotati per tipo, estensione e severità nel riquadro “rilievo” dello stesso modulo RD. Alla voce “tipo” viene indicato il codice numerico associato alla specifica tipologia di dissesto rilevato e sotto la stessa colonna viene registrata la dimensione e la severità del dissesto (A = alta; M = media; B = bassa). Figura 3 In seguito al rilievo dei dissesti e alla compilazione del modulo RD nei riquadri identificazione e rilievo, per ogni UC, appartenente ad una specifica sezione, si calcola il PCI compilando il campo “valutazione” del modulo RD (figura 3). Dal PCI delle UC si deduce il complessivo PCI della sezione. Ai fini del calcolo del PCI di ogni UC viene eseguita una procedura di valutazione analitica per passi che prevede la determinazione di: GIUGNO 2014 6 somma dell’estensione dei dissesti sulla base della tipologia e livello di severità; densità di danno di ogni singolo dissesto e livello di severità relativamente alla dimensione della UC. A seconda che il dissesto venga rilevato per unità di superficie, lineare o numerica si impiegano rispettivamente le seguenti formule: o Densità di danno per i dissesti misurati in unità di superficie (m2) [1] es. fessurazioni ramificate o Densità di danno per i dissesti misurati in metri lineari (m) [2] es. fessurazioni trasversali o Densità di danno per i dissesti misurati in numero [3] es. Buche valore dedotto (Deduct Value, DV) relativo al tipo di dissesto, severità e densità di danno. Da notare che ogni tipo di dissesto ha uno specifico grafico di riferimento per calcolo del DV così come, al suo interno, ogni livello di severità (A = alto; M = medio; B = basso) è riconducibile ad una determinata curva identificativa. Quindi selezionato il tipo di dissesto occorre riferirsi al grafico associato, entrare con il valore di densità di danno calcolato, intersecare la curva relativa allo specifico livello di severità ed infine determinare il DV. A titolo di esempio la figura 4 mostra il grafico relativo alla fessurazione ramificata per la quale si ipotizza 5.5 m2 di area severamente fessurata della UC i quali vengono rapportati ai 160 m2 di area totali della UC (equazione [1]). Con densità di danno 3.44 si entra nell’asse delle ascisse e tramite la curva riferita allo specifico livello di severità (in questo caso A) si ricava il DV pari a 48. Si esegue successivamente lo stesso procedimento per tutti gli altri dissesti o livelli di severità. Figura 4 Valore Dedotto Totale (Total Deduct Value, TDV) come somma di tutti i DV. GIUGNO 2014 7 Valore Dedotto Corretto (Correct Deduct Value, CDV) ricavato dal grafico in figura 5 entrando nell’asse delle ascisse con il TDV (sommatoria dei DV) fino ad intersecare la curva relativa al numero di DV maggiori di 5 (parametro q). Se il CDV risulta inferiore al valore di DV relativo ad un particolare dissesto, il CDV deve conseguentemente essere valutato pari a quest’ultimo (valore massimo di DV). Per esempio assumendo due tipologie di dissesto, una con DV pari a 50 e l’altra con DV pari a 10, usando la figura 5, per q = 2 si otterrebbe un CDV pari a 44 e poiché 44 è inferiore a 50, il CDV è stabilito pari a 50. Figura 5 il PCI si ottiene come semplice differenza tra 100 e il CDV. dopo aver calcolato il PCI per ogni UC si determina il PCI Range (PCImax – PCImin) in modo da valutare, se la curva di riferimento (PCI Range = 25) presa inizialmente per determinare il numero minimo n di UC da ispezionare sia quella corretta. Nel caso in cui il PCI Range reale risulti maggiore di 25, occorrere iniziare nuovamente la procedura con il nuovo valore del PCI Range e il conseguente nuovo numero di UC da ispezionare, mentre nel caso sia minore o uguale ci si attesta al risultato ottenuto. PCI complessivo dell’intera sezione. Nel caso in cui non siano presenti UC addizionali, si ricorre alla formula ̅̅̅̅̅ ∑ ( ) [4] ∑ Dove il PCIS equivale al PCI della sezione, mentre il PCIri equivale al PCI delle UC selezionate con metodo sistematico e Ari alla relativa estensione. Se ulteriori UC devono essere esaminate (situazioni singolari), il PCI di queste UC addizionali investigate sarà calcolata ricorrendo alla formula: ̅̅̅̅̅ ∑ ( ) [5] ∑ Dove PCIa si intende il PCI totale delle UC addizionali, PCIai è il PCI della singola UC addizionale e Aai indica l’area dell’UC addizionale. In quest’ultimo caso il PCIS complessivo della sezione deve essere calcolato con la formula: ̅̅̅̅̅ ( ∑ ) ̅̅̅̅̅ (∑ ) [6] dove A rappresenta l’area totale delle UC ispezionate. GIUGNO 2014 8 La Figura 6 mostra lo schema operativo per il calcolo del PCI di una UC. Figura 6 3. Applicazione del metodo alla viabilità comunale di Fano Lo studio e l’applicazione del metodo è stato sperimentato su un campione di 21 strade (pari a circa 30 km) appartenenti alla viabilità del comune di Fano. La tabella 1 riporta le caratteristiche delle strade selezionate mentre la tabella 2 mostra i risultati in termini di valori PCI. Sulla base del valore PCI di ogni singola strada è stata individuata la condizione attuale della strada e determinata la necessità di manutenzione. Nel prossimo futuro il metodo di rilievo e analisi verrà applicato ad altre strade con scopo di catalogare la rete viaria di Fano, determinare tecniche e ordine di intervento. Inoltre le stesse strade, soggette o meno a recupero, verranno ispezionate nuovamente a scadenza annuale per tenere sotto controllo evoluzione della condizione di servizio o valutare, ove applicate, le tecniche e i materiali di manutenzione adottati. GIUGNO 2014 9 Tabella 1 Tabella 2 Bibliografia AIPCR, “Il progetto degli interventi di manutenzione strutturale delle pavimentazioni stradali flessibili e semi-rigide”, Comitato Tecnico D.2b, 2010. ANAS, “Capitolato speciale di appalto - Parte 2ª Norme tecniche, Pavimentazioni stradali/autostradali”, 2011. ASTM D6433-11, Standard practice for roads and parking lots pavement condition index survey”, 2011. CNR n°125/88, “Istruzioni sulla pianificazione della manutenzione stradale”. US Army Corps of Engineers, “Pavement maintenace management – Technical manual”, 1982. US Army Corps of Engineers, “Distress identification manual”, 2009. Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare per la collaborazione l’ufficio Lavori Pubblici del Comune di Fano e in particolare Arch. Adriano Giangoli, Arch. Mariangela Giovanni, Ing. Federico Fabbri, Geom. Franco Poderini, Geom. Giovanni Serafini, Geom. Federico Falcioni. GIUGNO 2014 10
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