IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 1• 2014 ANGIOPLASTICA E STENTING DELLE ARTERIE POLMONARI Matteo Ciuffreda, Paolo Ferrero Cardiologia pediatrica interventistica, Ospedale Papa Giovanni XXIII - Bergamo Introduzione La stenosi dell’arteria polmonare e dei suoi rami, in particolare, rappresenta una delle forme di patologia vascolare più frequente nell’ambito delle cardiopatie congenite(1). Essa può riscontrarsi, raramente, in maniera isolata, più frequentemente in associazione a patologie complesse con ostruzioni multiple, acquisita dopo cardiochirurgia o, infine, nell’ambito di sindromi malformative sistemiche (Tab 1). Il trattamento delle ostruzioni del circolo polmonare è diventato un topos dell’interventistica delle cardiopatie congenite, in quanto, a causa della frequente distalità delle lesioni, le opzioni chirurgiche sono assai scarse. In secondo luogo, rispetto prime esperienze degli anni ’80 con angioplastiche con palloni gonfiati a basse pressioni, i perfezionamenti tecnologici hanno permesso di ottenere risultati migliori, sia in acuto che nel lungo periodo, attraverso l’utilizzo di palloni ad alte PRE, di cutting balloon e di posizionamento di stent. Razionale fisiopatologico Qualunque sia l’indicazione, il goal del trattamento delle stenosi dell’albero vascolare polmonare è duplice. Il primo è rappresentato dalla risoluzione dell’ostruzione, nell’intento di incrementare la perfusione polmonare, ridurre la cianosi, ridurre il post-carico del ventricolo destro preservandone la funzione e, in ultima analisi, ridurre la morbilità e la mortalità(2,3). TABELLA I Setting clinici Primitiva • Ipoplasia delle arterie polmonari • Stenosi polmonare sopravalvolare • Stenosi multiple • Stenosi focale Associata ad altre cardiopatie congenite • Atresia polomonare (AP) (circa 70% dei casi) • Tetralogia di Fallot (TOF) • Cuori univentricolari Acquisita dopo chirurgia • Blalock Taussing shunts • Bendaggio polmonare • Post correzione TOF • Post correzione AP • Post Glenn • Post Switch arterioso • Post impianto condotto VD_AP Sindromi • Williams, Noonan, Alagille, Ehlers Danlos Il secondo goal è quello di favorire la crescita dell’albero polmonare, essendo questa variabile il più importante fattore prognostico nella storia naturale/innaturale delle patologie cardiache congenite, sia in considerazione di correzioni biventricolari, sia, a maggior ragione, in pro- Indirizzo per la corrispondenza: Matteo Ciuffreda Cardiologia Pediatrica Interventistica Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII Piazza OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità, 1 - 24127 Bergamo Email: [email protected] 31 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA spettiva di palliazioni univentricolari. È noto che la crescita delle arterie polmonari dipende dall’entità dalla tipologia del flusso (pulsato vs continuo)(4), pertanto l’ipotesi di trattare l’ostruzione di un ramo prossimale promuovendo lo sviluppo della vascolarizzazione distale appare sicuramente biologicamente fondata. Dal punto di vista strettamente fisiopatologico ed embriogenetico, oltre alla diretta dipendenza della crescita dei vasi dal flusso anterogrado, vi sono altri due punti chiave da considerare, connessi con la storia naturale della maturazione del circolo polmonare. In primo luogo esiste una correlazione non lineare del diametro dei vasi polmonari con la superficie corporea, con un plateau introno ai 1820 mm; secondo, lo sviluppo dei rami polmonari appare piuttosto rapido nel feto sino ai primi 18 mesi di vita. Il rimodellamento dell’anatomia vascolare polmonare più distale continua più lentamente, per raggiungere il pattern dell’adulto intorno agli 8 anni di vita(5). Tali concetti, che rappresentano dei landmark teorici fondamentali, particolarmente rispetto all’ottimizzazione del timing procedurale, hanno trovato verifica in un recente studio in cui in una coorte di pazienti con stenosi unilaterale di un ramo polmonare è stata analizzata retrospettivamente(6). Data l’assenza di valori di riferimento circa la crescita normale dell’albero polmonare, i diametri dei rami lobari a valle del segmento stentato sono stati confrontati con i rami corrispondenti controlaterali, dimostrando una sostanziale sovrapponibilità della maturazione vascolare dei due distretti al follow-up. Setting clinici ed indicazioni Come si è accennato nell’introduzione, si possono distinguere quattro gruppi di scenari clinici nei quali si può presentare l’indicazione alla procedura di angioplastica (PTA)/Stenting polmonare: stenosi/ipoplasia dei rami polmonari primitive, associate ad altre cardiopatie congenite, post-chirurgiche e nell’ambito di quadri sindromici. Le indicazioni alla dilatazione dei rami polmonari sono basate principalmente su valutazioni strumentali, in quanto la clinica, ed in particolare la sintomaticità, ha una scarsa accuratezza nel guidare la selezione dei pazienti. I criteri comunemente accettati sono: immagine angiografica compatibile con un significativo restringimento associato a incremento della pressione endoventricolare superiore al 32 N. 1• 2014 50% di quella sistemica, o presenza di gradiente misurato attraverso la stenosi superiore a 20 mmHg o, nei casi di stenosi monolaterale, diminuzione del flusso regionale superiore a 20%. In presenza di insufficienza polmonare o nei casi di associazione con la sindrome di Alagille i criteri possono essere meno rigidi. Considerazioni tecniche: prospettiva storica ed evidenze Le prime esperienze di interventistica sui rami polmonari risalgono agli anni ’80, dimostrando la possibilità di dilatare i vasi polmonari con palloni a bassa pressione, ottenendo un successo intorno al 50%(7). La percentuale di successo è migliorata passando al 70%, circa, grazie all’utilizzo di palloni ad alte pressioni (HPB)(8). Nonostante la dilatazione ad alte pressioni rappresenti attualmente la prima opzione nell’approccio alla dilatazione dei rami polmonari, tali percentuali di successo in acuto dimostrano che esiste un subset di condizioni che non rispondono al trattamento convenzionale. Dal punto di vista anatomopatologico il razionale della dilatazione ad alte pressioni è quello di esercitare una forza radiale in grado di creare delle micro-dissezioni “controllate” dell’intima e della media che permettano al vaso di guadagnare un diametro maggiore. In base a tale concetto si può dedurre che il fallimento della procedura può essere imputato a due meccanismi: l’insufficienza delle “lesioni” create dal pallone o Il recoil elastico immediato del vaso stesso. Seguendo tali principi teorici, la tecnologia ha messo a disposizione due strumenti in grado di potenziare l’efficacia della dilatazione: il cutting ballon (CB) e lo stent. Il CB è realizzato montando dei microaterotomi sull’asse longitudinale di un pallone non compliante, mentre il razionale operativo dello stenting è duplice: mantenere una forza radiale sul vaso, evitando il recoil immediato, e stabilizzare le lesioni intimali create dalla dilatazione con pallone. Un trial randomizzato ha dimostrato la maggior efficacia del CB rispetto alla dilatazione ad alte pressioni per il trattamento delle stenosi non responsive a dilatazioni convenzionali(9). Pur non esistendo criteri cosiddetti evidence-based nell’indicazione all’utilizzo dello stenting, il concetto di ANGIOPLASTICA base è che l’impianto di stent viene riservato ai casi di mancata risposta o risposta insoddisfacente alla dilatazione. Nell’ambito di tale principio generale si possono individuare dei casi specifici: • stenosi post-operatoria e/o kinking e/o stenting; scarrelated; • compressione estrinseca; • dissezione intimale dopo dilatazione con pallone; • stenosi intracondotto; • ricanalizzazioni di occlusioni croniche. La descrizione dettagliata della tecnica di PTA e stenting va oltre gli scopi di questa trattazione. Richiamiamo brevemente di seguito i tips tecnici convenzionali: • esplorazione del distretto vascolare di interesse con catetere angiografico; • avanzamento di una guida rigida sino alla distalità del vaso; • ritiro del catetere ed avanzamento di introduttore lungo sulla guida a cavallo della stenosi al fine di conferire la massima stabilità al sistema; • avanzamento del pallone/stent nella posizione appropriata; • ritiro dell’introduttore lungo scoprendo completamente il pallone/stent e gonfiaggio. Nella pratica clinica vengono usati due tipi di stent: ballon expandable (capostipite il Palmaz) e self-expandable. I primi si suddividono ulteriormente in stent a celle chiuse o aperte, “welded” o ricoperti. Gli stent self-expandable sono costituiti di una lega metallica elastica, per lo più in Nitinol (Nickel-Titanio), che permette loro di assumere, una volta rilasciati, la forma e il diametro nominale senza necessità di dilatazione. Ognuna di queste tipologie presenta caratteristiche tecniche ed indicazioni peculiari. Per una trattazione dettagliata di questi aspetti si rimanda ad una review sull’argomento di Peter et al.(10). Efficacia e follow-up I criteri utilizzati per giudicare l’efficacia immediata della procedura sono: incremento del diametro del tratto di vaso stenotico, riduzione del gradiente transtenotico e la dimostrazione dell’incremento della perfusione dell’area di polmone ipsilaterale. Da una recente revisione della Letteratura su una casisti- E STENTING DELLE ARTERIE POLMONARI ca pooled di 21 studi si evince un incremento medio relativo del diametro del segmento stenotico trattato pari a circa 116%, corrispondente ad un abbattimento relativo medio del gradiente transtenotico (negli stessi pazienti, ove riportato) pari a più del 60%(11). Gli studi sul follow-up a medio/lungo termine (tutti su casistiche di stenting) riportano un sostanziale mantenimento del risultato immediato, in termini di diametro del vaso e di gradiente. Tuttavia tali risultati richiedono successive redilatazioni. È stato pubblicato recentemente il follow-up a 5 anni di una casistica di 69 pazienti sottoposti a dilatazione e stenting periferico dei rami polmonari (prevalentemente nell’ambito di quadri sindromici), confermando un buon mantenimento di efficacia, sia emodinamica che clinica, all’ultimo follow-up, sebbene a prezzo di una percentuale di reintervento a 5 anni non trascurabile (libertà da qualunque reintervento sui vasi polmonari 22% ±6 a 5 anni)(12). Da questi dati appare chiaro che i risultati a lungo termine dell’angioplastica/stenting dei rami polmonari sono strettamente correlati alla possibilità di redilatazione. Gli scenari clinici in cui si configura la necessità di redilatazione sono: • crescita somatica del paziente; • proliferazione neointimale significativa; • compressione estrinseca; • redilatazione elettiva nell’ambito di una strategia multistep. I dati della Letteratura dimostrano l’efficacia e la sicurezza della redilatazione in diversi tipi di anatomia e setting clinici, permettendo un incremento relativo medio del diametro post-procedura di circa il 25%, con una percentuale di complicanze totali contenuta (inferiore al 6%)(11). Complicanze La percentuale di complicanze della PTA/stenting polmonare varia tra lo 0 e il 40%. Tra queste le complicanze maggiori, incluse quelle fatali costituiscono meno del 10%. In Tabella II sono riassunte le tipologie di complicanze riportate in un’analisi pooled di 19 studi(11). Tra le complicanze un cenno particolare merita la riste33 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 1• 2014 TABELLA II Complicanze Totali (%) Maggiori* (%) 10,3 (0-40%) 7,5 (0-23) Prevenzione/trattamento Immediate Mortalità Edema polmonare Rottura/dissezione vaso** Evitare grossi palloni distalmente Cautela nell’utilizzo di HPB Stent coperti Rottura pallone Migrazione/embolizzazione Mantenere la posizione della guida Stent premontati Malapposizione/occlusione collaterali Gonfiaggio simultaneo, Celle aperte Aritmie Tardive Aneurisma Stent coperti Fistole Frattura dello stent Restenosi serrata Secondarie a redilatazione Redilatazione 3,25 (0-6%) Edema polmonare Rottura/dissezione Stent coperti Frattura Aritmie *Complicanze maggiori: fatali, potenzialmente fatali o richiedenti intervento chirurgico. ** Raramente può presentarsi tardivamente nosi. La proliferazione neointimale all’interno dello stent avviene nei primi sei mesi dopo l’impianto. Essa è considerata fisiologica quando raggiunge uno spessore non superiore a 1-2 mm. Un grado maggiore di proliferazione può rappresentare il substrato anatomopatologico della ristenosi. L’incidenza di ristenosi varia tra l’1,5% e il 4%(13,14) raggiungendo picchi tra il 30 e 50% in particolari setting, come nelle biforcazioni e nello stenting di piccoli vasi. Più in generale, fattori di rischio di ristenosi sono stati individuati in: variazioni repentine del diametro del vaso in entrata e uscita dallo stent, waist residuo, angolazione dello stent rispetto all’asse del vaso, sovradistensione e overlapping. Tutte queste situazioni hanno in comune la creazione di un flusso turbolento risultante in uno stimolo proliferativo sulla neointima(15). Infine, tra le com34 plicanze rare ricordiamo la possibilità di rottura tardiva di un ramo polmonare dopo angioplastica periferica con HPB. Indicazioni particolari e direzioni future In alcune condizioni la stenosi dell’arteria polmonare rappresenta un fattore di rischio determinante, come nelle forme post-anastomosi cavo-polmonare. In questi casi la procedura può presentare dei challenge aggiuntivi legati all’inaccessibilità dei vasi polmonari dalla cava inferiore, tuttavia sono riportati in Letteratura buoni risultati in termini di riduzione di gradiente e incremento della sezione del vaso(16). L’interventistica polmonare in alcuni setting clinici rappresenta delle sfide particolarmente interessanti sia in ANGIOPLASTICA termini fisiopatologici che tecnici. Esse includono: stenting precoce al di sotto dell’anno e in epoca neonatale, ricanalizzione in bail-out di occlusioni acute post-chirurgiche, rottura intenzionale controllata di stent dimensionalmente inadeguati e successivo restenting, stent ING del tratto di efflusso o di collaterali sistemico-polmonari allo scopo di promuovere la maturazione di vasi polmonari evanescenti. Lo sviluppo dell’interventistica in queste indicazioni di “nicchia” rappresenta attualmente il settore di maggior interesse nell’ambito della cardiopatia congenita per la possibilità di esplorare meccanismi fisiopatologici di grande impatto clinico e, quindi, di interferire in maniera significativa con la storia naturale della patologia dell’albero vascolare polmonare. In particolare appare rilevante nella reimpostazione del E STENTING DELLE ARTERIE POLMONARI trattamento complessivo dell’ostruzione del cuore dx e dell’ipoplasia dell’albero polmonare la possibilità di anticipare efficacemente l’intervento terapeutico in ordine alla promozione di flusso nella forma la più fisiologica possibile. In questo senso hanno assunto fondamentale importanza gli stent pre-montati (senza necessità di long sheath) per lo più a celle sempiaperte che consentono significativo incremento di diametro a step successivi con minimo accorciamento (Valeo, Cook Formula®). Nello stesso ambito, forse destinati a epoche ancora più precoci o addirittura alla prematurità, si guarda attualmente con interesse all’impiego di stent riassorbibili, quali ponte a terapie successive più radicali(17). In Tabella III è riassunta, in forma di casi esemplari e non completa, l’esperienza più recente del nostro Centro riguardo ad indicazioni selezionate (Figg. 1,2). TABELLA III Paziente Cardiopatia Età Peso Indicazione Tipo di procedura PR ToF con APrr.polm. evanescenti 1m 4 kg Ipoplasia severa dell’albero polmonare Stenting neonatale di unico MAPCA RVOT stenting KCY ToF con APo.sx da DA Ipoplasia severa tronco e r.dx (CATCH 22) 3m 4,5 kg Ipoplasia severa tronco e APsxPregresso stenting DA neonatale RVOT stenting BM VU+SP/AP+MAPCA’s+ RVPAT 18 g 2,8 kg Ipoplasia severa albero polmonare RVOT stenting BS Post TGA 3m 4 kg Stenosi bilaterale rr.polm. post-switch Stenting bilaterale BM Truncus 15 a 35 kg Occlusione APsx post-chirurg (ECMO) Ricanalizzazione + PTA CE AP+DIV+MAPCA’s (post-unifocalizzazione) 6m 4,5 kg Subocclusione bilat. origine rr.polm. ricostruiti (ECMO) PTA/Stenting bilaterale MF cTGA+AP+MAPCA’s s/p correzione fisiologica 13 a 50 kg Pregresso stent APsx (inadeguato per crescita somatica) Rottura intenzionale di stent/Restenting MM AP+DIV+MAPCA’s 10 a 43 kg Rottura tardiva in recente PTA (HPB) Stenting coperto ToF: tetralogia di Fallot; AP: atresia polmonare; APo: arteria polmonare; VU: ventricolo unico; DIV: difetto interventricolare; TGA: trasposizione grosse arterie; MAPCA: Collaterali aortopolmonari 35 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 1• 2014 PR: ToF con AP- rr.polm. Evanescenti - 4 kg - RVOT stenting 1 mese 2 mesi MF: cTGA+AP+MAPCA’s - 13 a - 50 kg - Rottura Stent/Restenting Figura 1. 36 ANGIOPLASTICA E STENTING DELLE ARTERIE POLMONARI CE: AP+DIV+MAPCA’s (post-unifocalizzazione) - 6 m - 4,5 kg Subocclusione bilat. origine rr.polm. ricostruiti (ECMO) - PTA/Stenting bilaterale PRE POST Figura 2. 37 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 1• 2014 Bibliografia 1. Bacha EA, Kreutzer J. Comprehensive management of branch pulmonary artery stenosis. J Intervent Cardiol 2001;14:367-75. 2. Garson Jr A, Nihill MR., McNamara DG, Cooley DA. Status of the adult and adolescent after repair of tetralogy of Fallot. Circulation 1979; 59:1232-40. 3. Driscoll DJ, Offord KP, Feldt RH, Schaff HV, Puga FJ, Danielson GK. Five- to fifteen-year follow-up after Fontan operation. Circulation 1992;85:469-96. 4. Sieveres HH, Dietrich GW, Lange PE, Bernhard A, HeintzenPH. 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