Il programma Presentazione Il XVII secolo raccontato attraverso quattro percorsi musicali che descrivono i pensieri, gli stati d’animo, l’immaginario di quell’epoca: la vita, le battaglie, gli amori, la morte, il Paradiso e l’Inferno. Quattro affreschi che vogliono trasportare lo spettatore anche visivamente da un momento all'altro della vita sociale e della spiritualità dell'epoca. Lo spettacolo riutilizza e ripropone i modi e gli strumenti utilizzati nel Seicento per veicolare concetti e precetti, o semplicemente per raccontare: la musica e l'immagine rappresentano gli strumenti ideali per coinvolgere emozionalmente lo spettatore oggi e l'uomo comune allora. Seguendo lo spirito coevo, abbiamo voluto tracciare un percorso morale e spirituale tratteggiando quattro momenti di vita reale o immaginaria che costituiscono contesti generalmente utilizzati nel Rinascimento e nel Barocco per confezionare brani di carattere morale e spirituale. Le musiche proposte sono lontane dallo spirito compositivo e formale proprio dei brani liturgici che hanno il compito di completare e rafforzare i differenti momenti della liturgia sacra; si tratta invece di composizioni profane, spesso contenenti melodie note, bassi ostinati, elementi della tradizione musicale popolare. Tale processo compositivo di riutilizzo di elementi musicali noti per “educare” gli ascoltatori trovava la sua ragione d'essere nella ricorrenza di materiale già conosciuto, quindi facilmente riconoscibile. Non stupisce quindi il fatto che molta musica di carattere moraleggiante attingesse al vasto repertorio delle melodie popolari travestendone il testo e parodiandone il contenuto, con la precisa intenzione di rievocare motivi musicali noti attraverso cui veicolare concetti morali o spirituali. Melodie ormai popolari e variamente utilizzate in ambito vocale e strumentale furono per tutto il Seicento utilizzate per questo scopo. La facile fruibilità e utilizzabilità dei testi e delle melodie popolari o note, facilmente udibili e riconoscibili dai più, permise la creazione di brani caratterizzati generalmente da variazioni o elaborazioni di tale materiale. In questo contesto l'utilizzo di bassi ostinati (caratterizzati dalla ripetizione ossessiva di alcune note di basso su cui si improvvisavano variazioni) per la composizione di arie o cantate morali e spirituali consentiva di catturare facilmente l'attenzione e il favore dell'uditorio. Molti sono i brani strumentali e vocali sacri, profani o morali contenuti nel programma, che si sviluppano su un basso ostinato o ne contengono al loro interno alcuni frammenti. Spesso venivano confezionate intere raccolte di brani a cura delle istituzioni religiose, che attraverso l'uso di melodie popolari o di forme musicali accattivanti, come quella canzonettistica, perseguivano un preciso scopo educativo. Dalla Raccolta di C. F. Rolla, pubblicata a Milano nel 1657, e destinata ad un uso oratoriale (Canzonette spirituali e morali che si cantano nell'oratorio di Chiavenna eretto sotto la protettione di S. Filippo Neri), i due brani Passacaglia della vita (Homo fugit velut umbra) e Ciaccona del Paradiso e dell'Inferno contengono già nel titolo l'elemento musicale caratterizzante, cioè la base ostinata del basso di passacaglia e di ciaccona, su cui si sviluppano le variazioni vocali innestate su testi che richiamano la caducità della vita (Passacaglia della vita) o la contrapposizione di anime beate e dannate (Ciaccona del Paradiso e Inferno). Tale contrapposizione abbiamo voluto ritrovare ed accentuare nel gruppo di brani di Falconieri che precedono la citata ciaccona, in cui due eserciti (diavoli ed angeli?) si contrappongono in una battaglia, preceduta da una scena di satanassi danzanti (Bayle de los dichos diabolos). In questa composizione rappresentativa la tenzone è resa strumentalmente attraverso l'utilizzo di altri motivi melodici all'epoca celeberrimi e spesso utilizzati per la composizione di brani variati, come il tema della battaglia, caratterizzato da suoni evocativi che ne richiamano i rumori, gli squilli e i tamburi presenti sul terreno di guerra. Abbiamo voluto mettere in particolare evidenza frammenti di altre melodie popolari talvolta presenti a livello embrionale all'interno delle composizioni, come la Girometta, canzone assai nota e oggetto di numerose riproposizioni sino a quelle della nostra più recente tradizione popolare del nord Italia. Questo primo blocco di composizioni che esprime il senso ultimo del trapasso, con la collocazione dell'anima all'Inferno o in Paradiso in una visione quasi caricaturale, costituisce il primo passaggio verso un percorso morale “all'indietro”, che dallo sguardo alla vita ultraterrena conduce lo spettatore attraverso due momenti di vita mondana. Nel primo una figura femminile aristocratica cede alle seduzioni della passione e si concede all'amante, ed è per ciò costretta a farsi monaca. Il secondo vuole esprimere la caducità della vita attraverso l'utilizzo del basso di follia (Falconieri, Folias echa para mi señora doña Tarolilla) come elemento ripetitivo che simboleggia lo scorrere della vita per giungere alla già citata Passacaglia della Vita di Stefano Landi, in cui si afferma l'inutilità dell'affannosa ricerca del piacere dal momento che “morire bisogna”. L'ultimo blocco di composizioni è un epilogo spirituale che si ricollega al primo momento narrativo-musicale, ed indica come il buon governo della propria anima può condurre al Paradiso. Primo precetto è la lode a Dio, espressa con la splendida composizione di Monteverdi Laudate Dominum, che al suo interno presenta un'ampia sezione vocale costruita sopra un basso di ciaccona; il secondo è evocato dal “ballo di Mantova”, qui proposto in una versione strumentale elaborata e variata da Marco Uccellini e in una delle numerose versioni vocali, tra quelle oggi a noi note, dal contenuto più precettistico, con le sue allusioni alla vacuità del mondo e dei piaceri della vita terrena (fuggi fuggi dal mondo bugiardo). Michele Bertucci Link di ascolto - videoclip alcuni estratti dal primo racconto Di Diavoli e Battaglie, di Paradiso e Inferno, si possono vedere e ascoltare al seguente indirizzo web: http://www.youtube.com/watch?v=GYTXe0nfyrg Quattro storie del Seicento in musica Di diavoli, di battaglie, di Paradiso ed Inferno Della caducità della vita Dell'amore, della donna e del rimpianto Non in terra, ma in Cielo Di diavoli, di battaglie, di Paradiso ed Inferno danza di diavoli prima della battaglia l'arrivo degli eserciti sul campo di battaglia la battaglia il ritorno a casa dei sopravvissuti sguardo sul campo di battaglia e sui caduti dialogo tra le anime giuste e le anime dannate Andrea Falconieri Bayle de los diabolos Rinen y Pelean entre Berzebillo con Satanillo, y Caruf, y Pantul Anonimo Les Boffons Andrea Falconieri Battalla de Barabaso Yerno de Satanas Anonimo La Girometta Andrea Falconieri La Suave Melodia Stefano Landi Ciaccona di Paradiso e Inferno Della caducità della vita Lorenzo de' Medici Trionfo di Bacco e Arianna Andrea Falconieri l'effimera giovinezza il trascorrere del tempo Folias echa para mi Señora Doña Tarolilla de Carallenos Stefano Landi Passacaglia della vita la caducità della vita Dell'amore, della donna e del rimpianto Andrea Falconieri L'infanta arcibizzarra Giovanni Stefani Bella mia questo mio core Gasparo Zanetti Ballo della torchia Lorenzo Allegri Ballo detto della Notte d'amore la principessa ribelle le lusinghe dell'amante il ballo tra la principessa e il suo amante l' amore carnale Gli esecutori Chiara Maggi soprano Giorgio Tosi violino e canto Michele Bertucci flauti dolci, ghironda, percussioni e canto Donato Sansone flauti dolci, gaita, ance, percussioni e canto Sergio Chierici Anna Maria Barbaglia Claudia Poz Silvio Rosi Marco Montanelli Bruna Vero organo portativo, percussioni e canto dulciana violoncello chitarra, chitarriglia, colascione e canto clavicembalo e chitarra voce recitante Lo spettacolo “Passacaglia della Vita” è uno spettacolo in cui l’esecuzione musicale è corredata da brani recitati e proiezione di quadri. In questa versione ogni “racconto” è introdotto da un attore e durante l’esecuzione vengono proiettate le immagini di quadri che conducono lo spettatore attraverso il percorso tematico, aiutandolo ad identificare i vari brani e ad inserirli significativamente nel contesto narrativo. I testi recitati utilizzati nello spettacolo sono di Donato Sansone, interpolati con brani tratti da: Francisco BLASCO LANUZA, Patrocinio de ángeles y combate de demonios, 1652 L' Apocalisse, o la Rivelatione di S. Giovanni Teologo, (“Bibbia Diodati” 1607) Antonino ALFANO, La battaglia celeste, 1568 Littera de le meravigliose battaglie apparse novamente in bergamasca, 1517 Girometta (Venezia, 1587) Gioseffo ZARLINO, Sopplimenti musicali (Venezia, 1588) Giacomo LUBRANO, Prediche quaresimali postume, Napoli, 1702 Ciro DE PERS, L’orologio de le rote VIRGILIO, Metamorfosi, IV Matteo BANDELLO, Novelle, II,9 Giovanni Battista MARINO, Adone, XX, 84-86 Vita della Madre Suor Felice Rasponi, Bologna, 1883 Girolamo SAVONAROLA, Epistola de Contemptu Mundi Salmo 150 (Bibbia Diodati 1641) Di diavoli, di battaglie, di Paradiso ed Inferno Es continua la guerra, y lo será hasta que se dé fin al mundo, entre los santos ángeles y demonios. danza di diavoli prima della battaglia Ballan in ridda prima della pugna Andrea Falconieri Bayle de los diabolos Rinen y Pelean entre Berzebillo con Satanillo, y Caruf, y Pantul Pantullo, Belzebillo e Barabasso; a più tremendo aspetto il volto ingrugna allor l’imperatore Satanasso e l’orrido tridente tosto impugna a porre fine al danzereccio spasso: cessi la sarabanda indiavolata e sol si pensi all’angelica armata! l'arrivo degli eserciti sul campo di battaglia E si fece battaglia nel cielo: Micael, ed i suoi angeli, combatterono col Anonimo Les Boffons dragone: il dragone parimente, ed i suoi angeli, combatterono. la battaglia erano come facce d'huomini. Et havevano capelli, come capelli di Andrea Falconieri Battalla de Barabaso Yerno de Satanas Havevano in su le lor teste come delle corone d'oro, e le lor facce donne; & i lor denti erano come denti di leoni. Il numero degli eserciti della cavalleria erano ventimila decine di decine di migliaia: havevano delle corazze di fuoco, di giacinto, e di solfo: e le teste de' cavalli erano come teste di leoni; e delle bocche loro usciva fuoco, e fumo, e solfo. Il general del Ciel Michel s’affronta, col feroce Dragon, superbo et empio et in giust’ira, et in audatia monta, per far, di quel gran fallo stracio e scempio. E in quello istante odesi tanti suoni de tamburri et nacare e terribilissimo strepito d’artiglieria non meno credo si faccia all’infernal fucina. Hor, qua hor, là scorrendo, mai non cessa di far, vendetta; e di punir, quel male l’essercito Divin, che spenta, e oppressa ha sì la Turba ria, che nulla vale Dapoi pasato il spacio di meza hora ogni cosa racquietasi, e nulla altra cosa si vede, se non campi spaciosi coperti di neve. In luogo poi della scurril trombetta, dello squillo volgar del rio nemico di bocca in bocca s’alza il canto antico della rural poesia di Girometta. il ritorno a casa dei sopravvissuti il ritorno a casa dei sopravvissuti Anonimo La Girometta Venirà con mi, Girometta, venirà con mi Al cader vespertino di quel giorno dei superstiti armati è un sol pensiero: deporre il cor feroce del guerriero e pregustar le gioie del ritorno Torna torna nel tuo paese - venirà con mi Venirà con mi, Girometta, venirà con mi sguardo sul campo di battaglia e sui caduti Andrea Falconieri La Suave Melodia Tacciono l’arme, e pien di larve il campo e d’umbre popolato alfin si svela dove la Morte corse senza scampo e della vita scisse l’alma tela. Al suo galoppo fa crudele inciampo stuolo di corpi che dal suol trapela. E dove ‘l ferro avea muggito pria s’effonde una soave melodia. dialogo tra le anime giuste e le anime dannate Stefano Landi Ciaccona di Paradiso e Inferno Alma dannata allor con fosco viso E spirto eletto a gloria celestiale Cantar udrai: l’un su carboni assiso E l’altro in ciel librandosi sull’ale. Le gioie ti dirà del Paradiso, L’alma beata che all’Empireo sale. Dell’infinito duolo e fuoco eterno Ti dirà il prigioniero dell’Inferno. Ciaccona di Paradiso, e d’Inferno O che bel stare è stare in Paradiso Chi potrà mai narrar quell'armonia Havrai insomma là quanto vorrai Dove si vive sempre in fest'e riso Che fan le voci con tal melodia E quanto non vorrai non haverai Vedendosi di Dio svelato il viso Che rapiscon’ il cor’ sol’ a narrarle E questo è quanto, o Musa, posso dire O che bel stare è star in Paradiso. O che fia poi il colà su provarle. Però fa pausa il canto e fin l'ardire. Ohimè che orribil star qui nell'inferno Urli di bestie et orrendi mugiti Quel ch'aborrisce qua, là tutto havrai Ove si vive in pianto e foco eterno Confuse strida de porci e rugiti Quel te diletta e piace mai havrai Senza veder mai Dio in sempiterno Di leoni e di fiere d’ogni sorte E pieno d'ogni male tu sarai Ahi, ahi, che orribil star giù nell'inferno. Odon che li trafiggon più che morte. Dispera tu d'uscirne mai, mai, mai! Là non vi regna giel, vento, calore, Nettar, ambrosia, manna e ogni liquore O che bel stare è stare in Paradiso Che il tempo è temperato a tutte l'hore Il gusto gode e in bocca è un tal sapore Dove si vive sempre in fest'e riso Pioggia non v'è, tempesta, nè baleno, Misto di dolce brusco o piccadiglia Vedendosi di Dio svelato il viso Che il Ciel là sempre si vede sereno. Che satii e metti fame a maraviglia. O che bel stare è star in Paradiso. Il fuoco e 'l ghiaccio là, o che stupore Han fame si cania e sete ardente Le brine, le tempeste, e il sommo ardore Ch’il proprio corpo l’havran col dente Stanno in un loco tute l'intemperie Ne mai gocciola d’acqua gusteranno Si radunan laggiù, o che miserie. Ma sempre mai di sete arrabbiaranno. Trionfo di Bacco e Arianna Passacalli della Vita (homo fugit velut humbra) Quant’è bella giovinezza, O come t'inganni / Se pensi che gli anni Commun'è il statuto / Non vale l'astuto che si fugge tuttavia! Non hanno a finire / Bisogna morire 'Sto colpo schermire / Bisogna morire chi vuol esser lieto, sia: E' un sogno la vita / Che par si gradita La Morte crudele / a tutti è infedele di doman non c’è certezza. È breve il gioire / Bisogna morire Ogn'uno svergogna / Morire bisogna Quest’è Bacco e Arïanna, Non val medicina / Non giova la china È pur o pazzia / O gran frenesia belli, e l’un dell’altro ardenti: Non si può guarire / Bisogna morire Par dirsi menzogna / Morire bisogna perché ’l tempo fugge e inganna, Si muore cantando / Si muore sonando E quando che meno / Ti pensi nel seno sempre insieme stan contenti. la cetra o sampogna / Morire bisogna Ti vien a finire / Bisogna morire Queste ninfe ed altre genti Si muore danzando / Bevendo mangiando Se tu non vi pensi / Hai persi li sensi sono allegre tuttavia. Con quella carogna / Morire bisogna Sei morto e puoi dire / Bisogna morire I giovani i putti / E gli homini tutti Si hann'a finire / Bisogna morire I sani gl'infermi / I bravi gl'inermi Tutt'hann'a finire / Bisogna morire Non vaglion sberate / Minarie bravate Che caglia l'ardire / Bisogna morire Dottrina che giova / Parola non trova Che plachi l'ardire / Bisogna morire Non si trova modo / Di scioglier 'sto nodo Non val il fuggire / Bisogna morire Della caducità della vita Che direm della bellezza incantatrice de’ sensuali, che perdono l’anima in mirarla né pensan esser una fragilissima spoglia del corpo di brieve durata? l'effimera giovinezza Lorenzo d' Medici Il trionfo di Bacco e Arianna Quae spectatissime florent, celerrime marcescere. Questo il Tempo fa per gastigo di tante donne invanite nella leggiadria de’ sembianti. Sempre a ripulirsi, a mentir quel che non sono co’ volti posticci, senza riflettere che marciranno fracide nel sepolcro. Memento homo quia pulvis es. Ricordati, uomo, che sei polvere: così comincia, così finisce l’inventario de’ beni temporali. Sembra incredibile che quanti vivono si dimenticano del proprio essere, il trascorrere del tempo Andrea Falconieri Folias echa para mi Señora Doña Tarolilla de Carallenos che bisogna ad alta voce ripetere la formola del Memento. O ingannata vanità de’ mondani, benché si veggano in ogni terra fosse di sepolcri. In ogni strada processioni di esequie, in ogni casa stracci di lutto, in ogni corpo sintomi di morbi, in ogni vita sequestri di morte, quasi non toccasse a te. Ceneri, ceneri, nausee di cimiteri, escrementi della Morte rimangono a’ più grandi discendenti di Adamo. Mentisce chiunque dice: io sono. Fosti vivo e sarai vivo col forse: finisce di morire chi muore, comincia a morire chi nasce. Pulvis es: tanto sei morto quanto sei vivo. la caducità della vita terrena Stefano Landi Passacaglia della vita Dell'amore, della donna e del rimpianto la principessa ribelle Andrea Falconieri L'infanta arcibizzarra le lusinghe dell'amante Giovanni Stefani Bella mia questo mio core Lui di tutti i giovani il più bello, lei unica fra tutte le fanciulle, abitavano in case contigue. Grazie alla vicinanza si conobbero e col tempo crebbe l'amore. E si sarebbero uniti in matrimonio, se i genitori non l'avessero impedito; ma impedire non poterono che perdutamente ardessero l'uno dell'altra. Da una sottile fessura era solcato il muro comune alle due case. Quel difetto, ignoto a tutti per centinaia d'anni voi, innamorati, per primi lo scorgeste e l'usaste come via per parlarvi: di lì ben protette passavano giorno per giorno in un sussurro le vostre effusioni. "Muro invidioso", dicevano, "perché ti frapponi al nostro amore? Quanto ti costerebbe lasciarci unire con tutto il corpo o, se questo è troppo, aprirti perché potessimo baciarci? Pronunciate invano, l'uno dall'altra divisi, queste parole, a notte si salutarono e ognuno alla sua parte di muro impresse baci senza speranza che s'incontrassero. Avvenne adunque che un anno, dopo Natale si cominciarono a far de le feste. Il principe fece una bellissima festa a la quale invitò gran nobiltá d'uomini e di donne. Quivi si videro, e di tal maniera si guardavano che riscontrandosi talora gli occhi loro ed insieme mescolandosi i focosi raggi de la vista de l'uno e de l'altra, che ogni volta che le viste si scontravano, tutti dui empivano l'aria d'amorosi sospiri. Desiderava molto forte la giovane che egli si mettesse in ballo, a ciò che meglio veder si potesse e l'udisse parlare; ma egli tutto solo se ne sedeva né di ballar aver voglia dimostrava. Tutto il suo studio era in il ballo tra la principessa e l'amante Gasparo Zanetti Ballo della torchia vagheggiar la bella giovanetta, e quella ad altro non metteva il pensiero che a mirar lui. Venne il fine de la festa del ballare e si cominciò a far la danza o sia il ballo del «torchio» che altri dicono il ballo del «cappello». Facendosi questo giuoco, ché cosí richiedeva l'ordine, quella prese per mano con piacer inestimabile di tutte due le parti. Come da l'amante si sentí pigliar per mano, forse vaga di sentirlo ragionare, con lieto viso alquanto verso lui rivoltata, con tremante voce gli disse: – Benedetta sia la venuta vostra a lato a me! – e cosí dicendo amorosamente gli strinse la mano. Compito il primo ballo, ecco s’appresta la coppia lieta a variar mutanza, e prende ad agitar, poco modesta, con mill’atti difformi oscena danza. Pera il sozzo inventor che tra noi questa introdusse primier barbara usanza. Chiama questo suo giuoco empio e profano saravanda e ciaccona il novo ispano. Quanti moti a lascivia e quanti gesti provocar ponno i più pudici affetti, l'amore carnale Lorenzo Allegri Ballo detto della Notte d'Amore quanto corromper può gli animi onesti rappresentano agli occhi in vivi oggetti. Cenni e baci disegna or quella or questi, fanno i fianchi ondeggiar, scontrarsi i petti, socchiudon gli occhi e quasi infra se stessi vengon danzando agli ultimi complessi. la principessa, scoperta, costretta a farsi monaca Non guari passò, che fu dalla crudel genitrice messa in un convento Anonimo Aria della Monaca di suore, et incominciò a infestarla di farla monaca; et ella, che a tal vocazione per avventura chiamata non era, tremante come foglia al vento, le rispose non vuolerse far monaca. Ma la crudel Medea pigliandola ne i capelli la se tirò dietro, e tanti schiaffi, pugna e calci le diede, che la lasciò tutta sangue e nera. Et la sera al tardi le disse che o volesse o non, era dispostissima di farla monaca con parole spaventevole et arrogante, e che non vi vuolendo andare ve la farebbe portare violentemente. Che vuoi tu adunque essere? vuoi tu farti pinzochera o diventar monaca? il rimpianto Marco Uccellini Aria della Monaca "E tanto tempo Hormai" Madre non mi far monaca che non mi voglio far. Non mi tagliar la tonaca che non la vuo’portar. Tutt’il dì in coro al vespr’et alla messa, e la madr’abadessa che fa se non gridar. Che possela creppar. Non in terra ma in Cielo, lodando Dio Idio donque vi dimonstra chiaramente che le speranze humane sono cieche e false, per levare l’animo vostro a le cose celeste; il vostro Creatore vi percotte spesso per destarvi acioche vui vi leviati dal grave sonno nel quale setti stata molto tempo, più amando la vita presente che la futura. non seguir il mondo fallace ed immondo Marco Uccellini Aria sopra il Ballo di Mantova Anonimo Fuggi fuggi fuggi dal mondo bugiardo Queste, Madre mia sono potentissime voce dal Cielo come saggitte, le quale fortemente a levarvi l’affecto da le cose terrene e caduche gridano. Credite a me, Madre e sorelle mie e fratelli tuti dilecti, che il dolcissimo Jesu e clementissimo nostro Salvatore vi viene dreto gridando: eroe è colui che segue la via tracciata dal Signore Andrea Falconieri L'Eroica “Venite al regno mio, lassate questo mondo pieno di malignitate e nequitia”. La pace e la Carità di Dio sia sempre con vui, Amen Laudate Iddio nel suo santuario: Laudatelo nella distesa della sua gloria Laudatelo col suon della tromba: Laudatelo col saltero e con la cetera Laudatelo col tamburo e col flauto Laudatelo con cembali sonanti: Laudatelo con cembali squillanti Ogni cosa che ha fiato laudi il Signore Halleluja epilogo morale: si lodi Dio senza curarsi di ciò che è terreno, nell'attesa della vita eterna Claudio Monteverdi Laudate Dominum Bella mia questo mio core Aria della Monaca Fuggi fuggi fuggi Bella mia, questo mio core Madre non mi far monaca Fuggi fuggi fuggi dal mondo bugiardo Per voi vive e per voi more: ché non mi voglio far. suoi lacci distruggi non essere codardo. Che voi siete per mia sorte Non mi tagliar la tonaca Guardati bene di non cadere in pene la mia vita e la mia morte. ché non la vuo’ portar. che stan preparate per l'anime dannate Han seguito il mondo fallace ed immondo Col bel guardo mi ferite, Tutt’il dì in coro al vespro ed alla messa. Fuggi fuggi fuggi dal mondo bugiardo Col bel guardo mi guarite E la madre abbadessa suoi lacci distruggi non essere codardo Quando dunque mi mirate, non fa se non gridar. Morte e vita, ohimé! mi date. Che possela crepar. Guarda guarda guarda ch'alfin non ti colga la morte non t'arda e la tua vita sciolga Anzi in dubbio ancor io vivo E per un puoco di giacere in fuoco S'io son morto o s'io son vivo: abbi in eterno laggiù nell'inferno Ma sia quel che vuole il fato, Ludate Dominum Vivo e morto a voi m'ho dato. Fuggi dunque presto, pensa bene a questo. Guarda guarda guarda ch'alfin non ti colga Laudate Dominum in sanctis eius. la morte non t'arda e la tua vita sciolga. Laudate eum in firmamento virtutis eius. Laudate eum in sono tubae. Presto presto presto non esser più tardo Laudate eum in psalterio et citara. e perdere il resto col mondo bugiardo Laudate eum in timpano et choro. Vince chi fugge el mondo distrugge Laudate eum in cimbalis bene sonantibus. ch'era un bel peccato a te mio vil ho dato, Laudate eum in cimbalis iubilationibus. Fuggi dunque omai, che pensi? che fai? Omnis spiritus laudet Dominum! Presto presto presto non esser più tardo Aleluia! e perdere il resto col mondo bugiardo. ZERO EMISSION BAROQUE ORCHESTRA ZEBO (Zero Emission Baroque Orchestra)è un’orchestra che suona musica dal xvii al xix secolo su strumenti originali d’epoca o loro copie. come un’attività culturale può diventare veicolo di un messaggio etico? ZEBO vuole aderire a quel movimento mondiale che persegue come obiettivo l’equilibrio tra attività umana ed ecosistema nella difesa della cultura e della natura, lavorando a emissione zero e trovando in questo la sua identità nonché il suo punto di forza. Cosa vuol dire lavorare ad emissione zero? tutte le emissioni di Co2 prodotte per realizzare gli eventi saranno compensate da ZEBO attraverso il finanziamento di riforestazione equivalente di aree garantite, tramite la fondazione Myclimate (www.myclimate.org). Perché l’Orchestra Barocca? Quest’ultima, a tutti gli effetti, racchiude quelli che sono gli elementi fondamentali per un vivere ecologico: INNOVAZIONE TECNICA, RICERCA, FLESSIBILITA’. Se pensiamo alla cultura sia come bagaglio personale sia come patrimonio sociale, che riguarda il rapporto tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda, ecco che l’orchestra barocca può diventare, attraverso l’esecuzione pubblica, un veicolo sufficientemente raffinato ed efficace per poter espandere il più possibile questi ideali. Fonti Musicali Il primo libro di Canzone, Sinfonie, Fantasie, Capricci, Brandi, Correnti, Gagliarde, Il primo libro delle musiche di Lorenzo Allegri, dedicato al Serenissimo Alemane, Volte per Violini e Viole ouero altro Stromento a uno, due e tre con il Basso granduca di Toscana Continuo. Di Andrea Falconiero Maestro della Real Cappella di Napoli. In Venetia, Appresso Antonio Gardano, 1618 In Napoli, Appresso Pietro Paolini, e Giuseppe Ricci, 1650. * Trascrizione e edizione moderna a cura di Michele Bertucci * Canzonette spirituali e morali che si cantano nell'Oratorio di Chiavenna eretto sotto la Il scolaro di Gasparo Zannetti protettione di S. Filippo Neri. Accomodate per cantar a 1,2,3 voci come più piace con le per imparar a suonare di violino, et altri stromenti lettere della chitarra sopra arie communi e nuove date in luce In Milano, per Carlo Camagno, 1645 per trattenimento spirituale d'ogni persona * In Milano, Carlo Francesco Rolla, 1657. * Sonate Arie et Correnti, A 2 e 3 Selva Morale e Spirituale di Claudio Monteverde Maestro di Capella della Serenissima Per Sonare con diversi Instromenti di Don Marco Uccellini Republica Di Venetia Dedicata alla Sacra Cesarea Maesta dell'Imperatrice dedicate all'Altezza Serenissima del Signor Duca di Modona Eleonora Gonzaga Con Licenza de Superiori & Priuilegio. Libro III In Venetia 1640 Appresso Bartolomeo Magni. In Venetia, Appresso Alessandro Vincenti, 1642 * *
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