COLLECTIONS Anno XV, N. 4, maggio 2014 CASI CLINICI ONCOLOGIA Fentanil spray transmucosale nasale con pectina nella pratica clinica COLLECTIONS Fentanil spray transmucosale nasale con pectina nella pratica clinica Anno XV, N. 4, maggio 2014 ISSN 2035-3812 ISBN 978 88 6756 090 5 Comitato scientifico: Massimo Mammucari Silvia Natoli Marzia Lazzari Redazione Elena Bernacchi Sara di Nunzio Claudio Oliveri Ha collaborato Folco Claudi Produzione Loredana Biscardi Via Decembrio, 28 20137 Milano © 2014 Springer Healthcare Italia Srl www.springerhealthcare.it Direttore responsabile: Giuliana Gerardo Collections. Registrazione del Tribunale di Milano n. 371 del 21/05/1999 Finito di stampare nel mese di maggio 2014 da Geca SpA (Cesano Boscone - MI) Pubblicazione fuori commercio riservata alla Classe Medica Tutti i diritti sono riservati, compresi quelli di traduzione in altre lingue. Nessuna parte di questa pubblicazione potrà essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o per mezzo di apparecchiature elettroniche o meccaniche, compresi fotocopiatura, registrazione o sistemi di archiviazione di informazioni, senza il permesso scritto da parte dell’Editore. L’Editore è disponibile al riconoscimento dei diritti di copyright per qualsiasi immagine utilizzata della quale non si sia riusciti a ottenere l’autorizzazione alla riproduzione. Nota dell’Editore: nonostante la grande cura posta nel compilare e controllare il contenuto di questa pubblicazione, l’Editore non sarà ritenuto responsabile di ogni eventuale utilizzo di questa pubblicazione nonché di eventuali errori, omissioni o inesattezze nella stessa. Si ringrazia Molteni Farmaceutici S.p.A. per il contributo bibliografico . fornito MLTCZZ5359 INDICE I. Introduzione Uno standard diagnostico per il dolore oncologico Massimo Mammucari, Marzia Lazzari, Silvia Natoli II. Mucosite Trattamento del dolore episodico intenso complicato da mucosite orale nei pazienti con tumore del polmone Simona Carnio Il breakthrough cancer pain nelle metastasi ossee e nei tumori del capo e del collo Fabio Ferrarese, Oscar Servodio Il breakthrough cancer pain in pazienti con mucositi orali Francesco Fornaro 8 12 16 18 La gestione del dolore da parte del caregiver con l’uso di oppioidi nei pazienti oncologici terminali con mucositi orali Massimo Martino 20 Efficacia e sicurezza di fentanil pectina spray nasale nel trattamento del BTcP in pazienti oncologici con mucosite orale Claudio Scavelli, Federica Gallù 22 Gestione del BTP oncologico in pazienti affetti da mucosite orale severa: esperienza presso l’Hospice di Siracusa Marilina Schembari, Giovanni Moruzzi 25 Un caso di mucosite orale Luca Tuccinardi III. Radioterapia Il dolore durante il trattamento radioterapico nei pazienti metastatici Luigi Marafioti Gestione della disfagia dolorosa in pazienti in tossicità mucosa per trattamento radioterapico e radio-chemioterapico Marco Montanari, Claudia Casanova, Laura Matteucci, Valentina Mazza, Alberto Verlicchi, Cristina Ianiro, Giorgio Cruciani 28 31 33 Trattamento del dolore dei pazienti affetti da carcinoma della regione testa-collo post-radioterapia Claudio Pollastrini 36 Utilità clinica del fentanil per via nasale nel controllo del BTcP nei pazienti con mucosite di grado moderato-grave in trattamento radio- e chemioterapico Andrea Rocchi 38 Casi Clinici IV. Terapia di base Due casi di gestione del dolore cronico in pazienti oncologici Raffaele Addeo 41 Ruolo del fentanil pectina nel trattamento del dolore da cancro Giorgio Astara 46 Un caso di neoplasia vescicale Alessandro De Lisi 52 Un caso di BTP in un paziente con tumore metastatico del colon-retto controllato con oppioide per via nasale Roberto Fiorentino 54 Trattamento del dolore di base e del dolore episodico intenso in un caso di tumore del pancreas Emilio Pagliaro 57 Il trattamento del dolore in due casi di tumore toracico Guido Pallone Trattare il dolore episodico intenso: due casi di terapia antalgica tailored in regime ambulatoriale Laura Spano 60 63 Il controllo del dolore nel carcinoma squamocellulare della testa e del collo Andrea Pietro Sponghini, David Rondonotti, Fulvio Platini, Oscar Alabiso 66 Il controllo del breakthrough cancer pain in un caso di eteroplasia polmonare Onofrio Vuturo 69 V. Via transmucosale nasale Trattamento del breakthrough cancer pain nella malattia oncologica metastatica Andrea Bertolucci 71 Trattamento del dolore episodico intenso in pazienti con neoplasie solide in stadio metastatico Stefania Canova 81 Efficacia antalgica del fentanil pectina spray nasale nella terapia del BTcP in pazienti con metastasi ossee da carcinoma mammario Daniele Farci 84 Breakthrough cancer pain: esperienza clinica con la somministrazione di oppioide per via nasale Mersedeh Farzad, Daniela Grassi 87 Fentanil pectina spray nasale vs fentanil citrato transmucosale orale nel trattamento del BTcP Luciano Lamarca 89 INDICE Il dolore episodico intenso nella shoulder syndrome Maurizio Marchesini Esperienza con l’uso di fentanil per via mucosale nasale nel trattamento del breakthrough cancer pain Giulio Napoletano, Paola Folcia, Luca Nicora, Chiara Terzoli, Apostolou Garyfallià, Alessio Bassola, Rosario Cacopardo Il dolore episodico intenso nella pratica clinica Linda Natalini Fentanil per via nasale e BTcP nel paziente oncologico con mucosite del cavo orale: l’esperienza dell’Hospice/UF Leniterapia di Grosseto Anna Paola Pecci, Bruno Mazzocchi La gestione del BTP oncologico integrata con il controllo del dolore di base Federico Piacentini 92 95 97 100 103 Fentanil transmucosale: esperienza personale nel setting dell’assistenza domiciliare Alessandro Poggi 106 Trattamento del BTP con fentanil per via nasale in una coorte di pazienti affetti da carcinoma renale avanzato Camillo Porta, Palma Giglione, Fiorella Lombardo, Cristina Bregant, Chiara Paglino 108 Trattamento del dolore episodico intenso nel setting domiciliare Daniela Rinaldi 116 5 Prefazione Accettata per molto tempo come un corollario della patologia, necessario e in gran parte inevitabile, la sintomatologia dolorosa è oggi considerata come un elemento nosografico a sé stante, che in quanto tale deve essere affrontato e curato. È per questo che molti soggetti che fanno da punti di riferimento in campo sanitario, dalle grandi istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), alle società scientifiche nazionali e internazionali come l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) o la European association for palliative care (EAPC), aggiornano periodicamente le loro Linee guida sul trattamento del dolore, a cui possono e devono fare riferimento non solo gli specialisti ma anche i medici di Medicina generale. La patologia neoplastica, in molte, se non in tutte, le sue forme è particolarmente interessata dal problema del dolore. Secondo le stime più recenti, la sintomatologia dolorosa viene riferita dal 30% circa dei pazienti con malattia in fase iniziale, ma tale percentuale sale al 50-70% dei casi in corso di trattamento e addirittura al 68-80% nella fase avanzata e terminale. L’intensità è valutata come “media” nel 20% dei casi, “moderata” nel 50% dei casi e “grave” nel restante 30%. Di notevole rilevanza sono le modalità con cui il dolore di manifesta. È ben noto a tutti i caregiver che operano in questo settore che al dolore cronico e persistente, che attualmente può essere affrontato con un’ampia varietà di presidi antalgici efficaci, si sommano infatti momentanee esacerbazioni di dolore episodico intenso, o breakthrough cancer pain (BTcP) come viene ormai quasi universalmente denominato, adottando la dizione inglese. Il BTcP, a cui è dedicata questa importante raccolta di casi clinici, è caratterizzato da rapida insorgenza, notevole intensità e breve durata. Anche in questo caso, qualche dato numerico rende conto della gravità e dell’incidenza del problema: ne soffre circa il 60% dei pazienti, con un numero di eventi giornalieri che può variare da 1 a 4. Spesso dipendente dal movimento, il BTcP limita fortemente l’autonomia e la qualità di vita dei pazienti oncologici, mentre la sua imprevedibilità finisce per generare un forte stato di ansia in pazienti già di per sé debilitati anche sul piano emotivo e psicologico. II trattamento del BTcP non può risolversi con l’incremento del dosaggio dei farmaci utilizzati per la terapia antalgica di base, perché ciò produrrebbe effetti collaterali consistenti, ma viceversa merita una terapia farmacologica mirata. La morfina assunta per via orale ha rappresentato storicamente il primo presidio farmacologico contro il BTcP, ma il suo tempo di azione, pari a circa 30 minuti, e “l’effetto coda” di 40-60 minuti non consentivano di far fronte in modo ottimale alla rapidità d’insorgenza e alla breve durata caratteristiche di questa forma di dolore. I progressi fatti negli ultimi anni in campo farmacologico hanno reso disponibili i cosiddetti oppiacei a rapida azione, rapid onset opioid (ROO), che possono essere somministrati per via 6 Casi Clinici orale o per via nasale. Tra questi, un posto di preminenza è occupato sicuramente dal fentanil, un potente agonista dei recettori mu già utilizzato ampiamente nelle sale operatorie e nella terapia intensiva così come per il trattamento del dolore cronico nella formulazione transdermica. Alcuni farmaci, raggiungendo rapidamente una concentrazione utile, garantiscono una rapida risposta antalgica al BTcP (5 minuti circa). In definitiva, è ormai un fatto acquisito dalla quasi totalità degli specialisti oncologi che un adeguato controllo della sintomatologia dolorosa, in tutte le sue forme, è parte integrante del percorso di cura globale del malato oncologico. Rendendo disponibili nuove formulazioni e nuovi modi di somministrazione, la ricerca farmacologica sta contribuendo in modo determinante a rendere meno gravoso il compito del medico di fronte alla malattia oncologica. Alessandro F. Sabato Ad Antonio Gatti 8 Casi Clinici Uno standard diagnostico per il dolore oncologico Massimo Mammucari*, Marzia Lazzari**, Silvia Natoli** *Assistenza Primaria, ASL Roma F **Dipartimento di Anestesiologia, Terapia del dolore, Università di Tor Vergata, Roma [email protected] Non vi è dubbio che il dolore sia una sensazione soggettiva e che ciascun paziente lo riferisca secondo una personale soglia di percezione. Il dolore oncologico, in particolare, è la risultante di varie situazioni, legate alla condizione fisica, psicologica, sociale, culturale e spirituale del paziente. Esistono malati che esprimono con maggiore vigore il proprio stato di dolore (definendolo anche insopportabile), mentre altri riferiscono con meno intensità il proprio stato di disagio (spesso accettandolo e sopportandolo). È forse per quest’ultima ragione che molti pazienti sono sottovalutati. In letteratura esistono molti dati a favore di un’alta prevalenza del dolore oncologico. Una ricerca olandese [1] ha evidenziato come il 55% dei pazienti, selezionati da un registro nazionale in varie fasi della malattia, abbia riportato dolore durante l’ultima settimana di osservazione (44% di essi lamentava un dolore moderato o grave e per il quale il 42% riferiva di aver ricevuto un trattamento analgesico non adeguato). Una seconda ricerca, condotta presso un centro oncologico in Italia [2], ha evidenziato una prevalenza del dolore del 31% e segnalato anche che dei 128 soggetti con dolore oncologico osservati 50 presentavano breakthrough pain (BTP). Per BTP s’intende un’episodica esacerbazione di un dolore di base ben controllato dalla terapia. Tuttavia, a causa della mancanza di una definizione universalmente accettata, e per le diverse metodologie di ricerca applicate da vari Autori, sono stati riferiti diversi gradi di prevalenza [38] del BTP. Inoltre, è stata segnalata una minore proporzione (<30%) di diagnosi di BTP nei reparti oncologici rispetto al setting di cure palliative [7]. Questa differenza potrebbe essere spiegata da una diversa interpretazione degli episodi dolorosi e/o da una mancata applicazione sistematica di un algoritmo diagnostico che tenga conto delle varie forme di manifestazione del dolore di base e del BTP, facilitando la diagnosi e la gestione del dolore oncologico in toto. A sostegno di tale ipotesi vi è anche l’evidenza secondo la quale se un reparto oncologico è supportato da un centro di cure palliative si assiste a un migliore approccio diagnostico al dolore [2]. Nella pratica clinica il dolore può esprimersi come nocicettivo (somatico e viscerale), neuropatico (centrale e periferico), ma più spesso si rileva un dolore misto. Quindi, il paziente può esprimere il dolore con un vasto vocabolario e, se ascoltato attentamente, si ottengono molte informazioni riguardo il tipo di dolore (“sordo”, “bruciante”, “a morsa”, “a scossa”, “a pugnalata” ecc); il tempo di insorgenza (rapido o graduale); la durata, gli eventi scatenanti (i movimenti, la tosse, la deglutizione, l’evacuazione, oppure improvviso e senza relazione con gli atti svolti ecc.); l’intensità (lieve, moderata, grave), lo stato di sofferenza globale del paziente e dei familiari che ne consegue. Quindi la misurazione dell’intensità del dolore a ogni visita medica rappresenta uno dei passi fondamentali per la diagnosi, l’impostazione della terapia e le eventuali, quasi inevitabili, variazioni terapeutiche che si rendono necessarie nei successivi follow-up clinici. I. INTRODUZIONE 9 L’applicazione di una scala validata rappresenta un momento fondamentale nella gestione del malato con dolore cronico, oltre che un momento educativo all’autogestione del dolore stesso. Del resto è fatto obbligo riportare sulla cartella clinica l’intensità del dolore, la terapia attuata e i risultati ottenuti, come previsto dall’articolo 7 della Legge 38 del 2010. Tale obbligo è diretto a qualsiasi medico, in qualsiasi setting, ambulatoriale oppure ospedaliero, e riguarda anche l’infermiere. Proprio quest’ultima figura sanitaria potrebbe rappresentare la chiave del successo della diagnosi sistematica del dolore poiché, trascorrendo più tempo a contatto con il malato, è in grado di attuare un’operazione di sensibilizzazione all’automisurazione periodica del dolore. Purtroppo, il dolore non rappresenta l’unico sintomo del paziente oncologico e l’inquadramento generale dello stadio della malattia, i sintomi concomitanti e le terapie assunte devono essere attentamente considerati per un corretto approccio farmacologico. È di fondamentale importanza un’approfondita anamnesi riguardo terapie farmacologiche in atto allo scopo di prevenire ogni (nota o potenziale) interazione tra i vari farmaci prescritti [10]. Anche se alcuni algologi preferiscono impostare una terapia con oppioidi evitandone l’iniziale titolazione è consigliabile iniziare ogni terapia ad azione analgesica centrale con farmaci a immediato rilascio aumentando gradualmente il dosaggio fino al raggiungimento della “minima dose efficace” e/o la “minima concentrazione interagente” [11]. Ciò vale ancora di più se il paziente è in politerapia e/o non ha mai assunto oppioidi. Questi basilari principi farmacologici andrebbero applicati anche quando si decide, per mancanza di alternative terapeutiche, di ricorrere all’uso off label di farmaci, come spesso può accadere nell’età pediatrica, per il trattamento di episodi dolorosi intensi occasionali e di breve durata in pazienti senza un dolore basale continuo e nei pazienti resistenti alla terapia. Ma a questo riguardo le recenti Linee guida dell’OMS hanno raccomandato che, dopo paracetamolo o ibuprofene, se il dolore persiste la morfina rappresenta la terapia di elezione in età pediatrica. Trattando il dolore, sintomo soggettivo frutto di una personale e complessa elaborazione, la terapia farmacologica non può che basarsi sulla risposta individuale. Quindi, la scelta del farmaco dipenderà dal profilo farmacocinetico, da cui deriverà la scelta della dose, la via di somministrazione e la posologia, ma sarà la risposta del paziente che ci aiuterà a personalizzare nel tempo la terapia stessa. Avendo a disposizione molti farmaci, con diversa via di somministrazione, durata di azione biologica, onset e dispositivi di dispensazione, è possibile trattare il dolore di base e il BTP con un approccio multimodale tenendo anche conto delle preferenze del paziente. Quest’ultimo deve essere anche istruito su eventuali eventi avversi, in modo da poterne gestire la comparsa, sulle modalità e sulle dosi da assumere, in modo da evitare errori di assunzione o sovradosaggi. Quindi, occorre stabilire un vero e proprio “patto terapeutico” con il paziente per meglio gestire sintomi e farmaci [12]. Il BTcP dev'essere considerato un'urgenza e la terapia più appropriata è il fentanil. Si stanno affermando varie formulazioni a base di fentanil, con sempre più rapido onset e relativamente breve durata di azione. Ciò al fine di attenuare il più rapidamente possibile l’evento doloroso intenso, che può comparire improvvisamente o dopo un evento trigger. Tra i rapid onset opioid (ROO) va selezionato quello più rapido; grazie alle varie formulazioni disponibili è oggi possibile superare ostacoli generati dall’impossibilità di deglutire o dalle alterazioni delle mucose orali che possono indurre variazioni dell’assorbimento dei farmaci. Tali ROO sono generalmente ben 10 Casi Clinici accettati dal paziente che può gestire meglio il proprio dolore con l’obiettivo di ottenere una buona qualità della vita. L’oncologo, tuttavia, deve porre attenzione su molti altri segni e sintomi, quali, astenia, nausea, vomito, stipsi, diarrea, ascite, ittero, prurito, dispnea, delirio, mucositi, xerostomia e altri ancora talvolta difficili da interpretare [13]. Una corretta impostazione della terapia antidolorifica, che tenga conto di queste situazioni, è, quindi, fondamentale per gestire il paziente che spesso ha un quadro clinico molto complesso. Nella pratica clinica si generano, infatti, processi diagnostico-terapeutici che impongono decisioni su misura, mirate alla gestione di una serie di eventi che si sommano e rischiano anche di compromettere l’efficacia dei farmaci analgesici. Talvolta, queste decisioni sono il frutto di un lavoro multidisciplinare, dove ospedale e territorio collaborano e da cui il paziente trae il necessario supporto, anche psicologico. La misurazione del dolore con una scala validata, adeguatamente somministrata, rappresenta comunque un momento fondamentale della visita medica perché permette di stabilire ogni volta l’obiettivo terapeutico successivo. Questo “goal terapeutico” condiviso preparerà il paziente ad affrontare i successi e gli insuccessi (intrinseci in ogni terapia) e garantirà una migliore aderenza al piano di cure [12]. A tale scopo alcuni Autori hanno proposto [9] e sperimentato [14] un algoritmo composto da poche semplici domande per facilitare la diagnosi del BTP (Figura 1). Esso è ora oggetto di un’ulteriore ricerca osservazionale multicentrica e multisetting, denominata Italian oncologic pain multisetting multicentric survey (IOPS-MS), che coinvolge 32 centri tra reparti di Oncologia, Terapia del dolore e cure domiciliari, rappresentando il primo algoritmo diagnostico applicato su così larga scala. Tale procedura diagnostica ha l’obiettivo di semplificare la diagnosi del BTP, evitando di sottostimare pazienti con tale grave forma di dolore, e di attuare, quindi, la Dolore di base Ben controllato con oppioidi (NRS =0-4) BTP Dolore prevedibile Dolore non prevedibile Onset immediato (≤10 min) Onset graduale (>10 min) Onset immediato (≤10 min) Onset graduale (>10 min) ROO SAO ROO SAO Figura 1. Algoritmo diagnostico secondo cui il paziente con dolore di base ben controllato, se ha un BTP, prevedibile o meno, viene ulteriormente interrogato sul tempo di insorgenza e distinto in due sottogruppi, immediato o graduale, per una più appropriata scelta terapeutica. Modificato da Gatti et al [9] (NRS = numerical rating scale; BTP = breakthrough pain; ROO = rapid onset opioid; SAO = short acting opioid). I. INTRODUZIONE 11 terapia più appropriata. Inoltre, questa osservazione clinica mira alla misura della prevalenza del BTP oncologico. Infatti, nonostante vi sia un’ampia letteratura sul BTP, non si sa ancora quanto incida realmente nella clinica. Una recente review stima, su base bibliografica, che il 59% dei pazienti oncologici soffre di BTP [15]. Ciò significa che il medico deve ricercare attentamente la presenza di tale forma di dolore, stimolando il paziente a “raccontare” il proprio dolore. Proprio nel campo della Medicina del dolore, infatti, si apprezza l’utilità della medicina narrativa, poiché il paziente esprime non solo il livello di dolore, ma anche l’impatto su aspetti che riguardano la vita sociale, lavorativa, familiare e dunque l’impatto sulla qualità della vita. Allo stesso modo, anche una raccolta narrativa di casi clinici può aiutare a comprendere l’impatto clinico del dolore oncologico, le difficoltà del medico e le modalità con cui cerca di superarle. Studiando le narrazioni di molti colleghi, possono sorgere anche nuovi stimoli per alimentare la ricerca clinica. Infatti, molte delle grandi scoperte in campo farmacologico sono frutto di intuizioni derivanti dalla real practice. Come affermava il prof. Antonio Gatti, recentemente scomparso, a cui questo volume è dedicato, “una scoperta clinica appartiene al ricercatore che l’ha sperimentata con uno studio randomizzato controllato, ma forse anche un po’ a quei medici che per primi l’hanno applicata sui malati”. Bibliografia 1. van den Beuken-van Everdingen MH, de Rijke JM, Kessels AG et al. High prevalence of pain in patients with cancer in a large population-based study in The Netherlands. Pain 2007; 132:312-320 2. Mercadante S, Guccione C, Di Fatta S et al. Cancer pain management in an oncological ward in a comprehensive cancer center with an established palliative care unit. Support Care Cancer. 2013; 21:3287-3292 3. Zeppetella G, O’Doherty CA, Collins S. Prevalence and characteristics of breakthrough pain in cancer patients admitted to a hospice. J Pain Symptom Manage 2000; 20:87-92 4. Swanwick M, Haworth M, Lennard RF. The prevalence of episodic pain in cancer: a survey of hospice patients on admission. Palliat Med 2001; 15:9-18 5. Gómez-Batiste X, Madrid F, Moreno F et al. Breakthrough cancer pain: prevalence and characteristics in patients in Catalonia, Spain. J Pain Symptom Manage 2002; 24:45-52 6. Svendsen KB, Andersen S, Arnason S et al. Breakthrough pain in malignant and non-malignant diseases: a review of prevalence, characteristics and mechanisms. Eur J Pain 2005; 9:195–206 7. Greco MT, Corli O, Montanari M et al. Epidemiology and pattern of care of breakthrough cancer pain in a longitudinal sample of cancer patients. Results from the Cancer Pain Outcome Research Study Group. Clin J Pain 2011; 27:9-18 8. Caraceni A, Bertetto O, Labianca R et al. Episodic (breakthrough) pain prevalence in a population of cancer pain patients. Comparison of clinical diagnoses with the QUDEI – Italian questionnaire for intense episodic pain. J Pain Symptom Manage 2012; 43:833-841 9. Gatti A, Mediati RD, Reale C et al. Breakthrough pain in patients referred to pain clinics: the Italian pain network retrospective study. Adv Ther 2012; 29:464-472 10. Mammucari M, Fiore M, Geppetti P. Opioids prescription: the art of the two-way communication. Trends Med 2010; 10:135-141 11. Geppetti P, Benemei S. Pain treatment with opioids: achieving the minimal effective and the minimal interacting dose. Clin Drug Investig 2009; 29(Suppl 1):3-16 12. Mammucari M, Gatti A, Maggiori E et al. Role of the informed consent, from mesotherapy to opioid therapy. Eur Rev Med Pharmacol Sci in press 13. Mercadante S, Porzio G,Valle A et al. On behalf of “Home Care Italy” group (HOCAI group). Orphan symptoms in advanced cancer patients followed at home. Support Care Cancer 2013; [Epub ahead of print] 14. Mercadante S et al. Italian Oncologic Pain Survey (IOPS): a multi-center Italian study of breakthrough pain and setting related factors. Submitted 15. Deandrea S, Corli O, Consonni D et al. Prevalence of breakthrough cancer pain: a systematic review and a pooled analysis of published literature. J Pain Symptom Manage 2014; 47(1):57-76 12 Casi Clinici Trattamento del dolore episodico intenso complicato da mucosite orale nei pazienti con tumore del polmone Simona Carnio SCDU Malattie dell’apparato respiratorio 5 a indirizzo Oncologico, AUO San Luigi di Orbassano (TO) Introduzione Nella malattia oncologica il dolore rappresenta il sintomo più frequente e, nella maggior parte dei casi, compare in un terzo dei pazienti al momento della diagnosi. In una percentuale variabile tra il 40 e l’80% dei pazienti oncologici con dolore cronico si manifestano picchi di dolore episodico intenso, definito come breakthrough cancer pain (BTcP). Il BTcP insorge molto rapidamente, può avere un’intensità da moderata a severa, essere spontaneo o provocato, con una durata mediana di 30 minuti e può verificarsi più volte nella giornata, con un impatto estremamente negativo sulla qualità della vita dei pazienti. La prevalenza del BTcP sembra essere condizionata dalle fasi della malattia e dal trattamento del dolore di base. Generalmente, 3-4 episodi al giorno sono considerati compatibili con una discreta analgesia di base, a meno che non si tratti di dolore indotto dal movimento. Inoltre la gestione del BTcP presenta un impatto economico importante, sia sul paziente e sulla sua famiglia sia infine sul sistema di assistenza sanitaria, per i maggior accessi in pronto soccorso e le ripetute ospedalizzazioni per scompenso algico rispetto ai pazienti senza BTcP. La mucosite del cavo orale rappresenta una complicanza grave e di frequente osservazione nel corso dei trattamenti oncologici. La complessità e la gravità delle sequele osservate nel paziente con mucosite orale può determinare un’interruzione della terapia, la riduzione dei dosaggi e/o dell’intensità della dose delle terapie attive, con prolungamento dell’ospedalizzazione e, in generale, un incremento dei costi assistenziali. Materiali e metodi Da gennaio 2013 ad agosto 2013 sono stati valutati presso il nostro centro 15 pazienti (9 maschi e 6 femmine) affetti da tumore polmonare in stadio IV con BTcP in terapia con oppioidi che hanno sviluppato mucositi al cavo orale in corso di chemioterapia. Tutti i pazienti, al basale (T0), avevano a disposizione oppiacei al bisogno, per la presenza di BTcP, alcuni a rapido rilascio altri con morfina per bocca. L’età media era di 69 anni (range 59-76). Dodici pazienti presentavano un’istologia di non small cell lung cancer (NSCLC) e 3 di small cell lung cancer (SCLC); 9 pazienti presentavano un performance status pari a 0 e 6 pari a 1; 5 pazienti erano in prima linea di trattamento e 10 in seconda. I pazienti sono stati valutati per l’intero iter terapeutico (4-6 cicli di chemioterapia). La valutazione del dolore è stata eseguita con l’utilizzo di un diario giornaliero nel quale il paziente doveva segnalare l’andamento del dolore cronico (mediante la visual analogue scale, VAS), e la comparsa di “picchi di dolore”, in particolare il numero di eventi/die, la loro durata e intensità (mediante la numerical rating scale, NRS). Il sollievo ottenuto dal farmaco per il BTcP è stato mi- II. MUCOSITE 13 surato con una scala verbale (“nessun sollievo”, “sollievo leggero”, “sollievo moderato”, “sollievo elevato”, “sollievo completo”); inoltre veniva valutato il dosaggio utilizzato dal farmaco al bisogno e il grado di soddisfazione ottenuto (scala numerica da 1 al 5). Al paziente veniva chiesto di elencare l’eventuale causa del BTcP (dolore spontaneo o provocato). Il quadro algico è stato valutato a T0, e successivamente al giorno 1 di ogni ciclo di chemioterapia (ogni 21 giorni) e al suo nadir. Al T0, il trattamento per il dolore cronico era così suddiviso: 6 pazienti utilizzavano fentanil transdermico; 2 pazienti buprenorfina transdermica; 6 ossicodone per os; 1 paziente assumeva morfina solfato per os. Per il BTcP, al T0, 4 pazienti avevano a disposizione morfina solfato per os, 7 fentanil oromucosale, 3 utilizzavano FANS e 1 paziente fentanil pectina per via nasale. Decorso clinico Tutti i pazienti hanno completato il percorso terapeutico di 4-6 cicli di chemioterapia sviluppando, durante il trattamento, una mucosite del cavo orale che variava dal grado 2 al grado 4, più precisamente: 3 pazienti di grado 4; 5 pazienti di grado 3; 7 pazienti di grado 2. Tale effetto collaterale si è manifestato in 6 pazienti dopo il primo ciclo di trattamento, in 5 pazienti dopo il secondo ciclo e in 4 dopo il terzo, procurando un peggioramento transitorio del performance status e un rinvio del trattamento successivo con l’esacerbazione del dolore e plurimi accessi in day hospital per trattamenti di supporto. Durante i cicli successivi, il grado di mucosite orale non ha superato il 2. In corso di trattamento citostatico 2 pazienti hanno modificato il trattamento per il dolore cronico e 14 la terapia del BTcP per non completo sollievo in concomitanza della comparsa della mucosite, passando all’utilizzo di fentanil per via nasale con pectina. A T0 i pazienti avevano un dolore cronico che variava da 10 a 40 (secondo scala VAS), e precisamente: 1 paziente aveva segnato il valore 10; 6 pazienti avevano segnato il valore di 20; 5 pazienti il valore 30; 3 pazienti il valore 40. Sempre a T0, il BTcP era nel 15% dei casi legato al movimento (per esempio: recarsi in bagno o passeggiare), nell’85% compariva spontaneamente. Il sollievo da BTcP dopo il farmaco al bisogno nella valutazione precedente alla comparsa di mucosite era così distribuita: 11 pazienti riferivano un sollievo moderato e 4 un sollievo completo. Alla prima valutazione dopo la comparsa di mucosite, il dolore cronico variata da 30 a 70 ed era così distribuito: 4 pazienti con 30; 4 pazienti con 40; 3 pazienti con 50; 2 pazienti con 60; 2 pazienti con 70. La misurazione del BTcP ha evidenziato un sollievo moderato in 2 pazienti, un sollievo leggero in 10 e nessun sollievo in 3 pazienti. Il BTcP era nel 10% dei casi legato al movimento (per esempio: recarsi in bagno o passeggiare), nel 90% compariva spontaneamente. Alla prima valutazione dopo modifica della terapia antalgica di base e di quella al bisogno con fentanil pectina intranasale, il sollievo moderato è stato riferito da 5 pazienti, mentre 10 hanno avuto un sollievo completo e il dolore cronico presentava valori da 10 a 40 (3 pazienti con 10; 9 con 20; 2 con 30 e 1 con 40). Il BTcP era nel 20% dei casi legato al movimento e nel 80% compariva spontaneamente. L’80% dei pazienti ha ottenuto sollievo con un dosaggio di 100 mcg di fentanil per via nasale mentre il 20% con 200 mcg. I risultati sul BTcP sono riassunti nella Tabella 1. 14 Casi Clinici Numero di BTcP/die Durata dei BTcP Intensità del BTcP (scala NRS) Sollievo dal BTcP dopo farmaco al bisogno (scala verbale)° Grado di soddisfazione dopo terapia per BTcP (scala numerica)°° Assenza di mucosite* Da 1 a 3 eventi/die: - 1 in 2 pz - 2 in 12 pz - 3 in 1 pz Da 15 a 60 minuti: - 15’ in 4 pz - 30’ in 9 pz - 60’ in 2 pz Da 7 a 9: - 7 in 10 pz - 8 in 3 pz - 9 in 2 pz Da SM a SC: - SM in 11 pz - SC in 4 pz Da 3 a 5: - Grado 3 in 4 pz - Grado 4 in 8 pz - Grado 5 in 3 pz Comparsa di mucosite** Da 3 a 4 eventi/die: - 4 in 12 pz - 3 in 3 pz Da 15 a 60 minuti: - 15’ in 2 pz - 30’ in 9 pz - 60’ in 4 pz Da 8 a 10: - 8 in 9 pz - 9 in 1 pz - 10 in 5 pz Da NS a SM: - NS in 3 pz - SL in 10 pz - SM in 2 pz Da 1 a 3: - Grado 1 in 10 pz - Grado 2 in 3 pz - Grado 3 in 2 pz Dopo introduzione di fentanil pectina per via nasale *** Da 1 a 3 eventi/die: - 1 in 10 pz - 2 in 4 pz - 3 in 1 pz Da 15 a 30 minuti: - 15’ in 13 pz - 30’ in 2 pz Da 8 a 10: - 8 in 12 pz - 9 in 1 pz - 10 in 2 pz Da SM a SC: - SM in 5 pz - SC in 10 pz Da 3 a 5: - Grado 3 in 1 pz - Grado 4 in 10 pz - Grado 5 in 4 pz * Ultima valutazione prima della comparsa della mucosite orale ** Prima valutazione dopo la comparsa della mucosite orale *** Prima valutazione dopo l’introduzione di fentanil pectina per via nasale pz = pazienti ° Nessun sollievo (NS), sollievo leggero (SL), sollievo moderato (SM), sollievo elevato (SE), sollievo completo (SC) °° Dal grado 1 al grado 5 Tabella 1. Valutazione del BTcP prima e dopo la modifica del farmaco al bisogno Discussione Tutti i 15 pazienti valutati hanno manifestato una difficoltà all’utilizzo di oppiacei oromucosali o per os dovuti alla comparsa di mucositi al cavo orale in corso di trattamento chemioterapico, con conseguente inefficacia del BTcP e peggioramento della qualità di vita. L’introduzione di fentanil pectina intranasale ha permesso di ottimizzare il trattamento con miglioramento del grado di sollievo dal dolore incidente e il grado di soddisfazione da parte del paziente, riducendo gli accessi in day hospital e i trattamenti di supporto endovenosi in tale regime. Inoltre, queste nuove formulazioni di fentanil offrono sostanziali vantaggi sia dal punto di vista farmacocinetico, con rapido assorbimento, maggiore biodisponibilità ed efficacia, sia nella compliance legata a una più facile via di somministrazione. Il BTcP è un’entità clinica da valutare in modo specifico rispetto al dolore cronico di base. La scelta del farmaco deve essere fatta sulle caratteristiche individuali del singolo paziente, sulla base dei suoi bisogni e delle terapie attive in atto, considerando i possibili effetti collaterali che potrebbero alterare l’azione antalgica. II. MUCOSITE 15 Letteratura consigliata Mercadante S, Amadori D, Apolone G et al. Raccomandazioni per la gestione del breakthrough cancer pain (BTcP). La Rivista Italiana di Cure Palliative, numero I primavera 2010, 17-23 Maltoni M, Caraceni A, Pigni A et al. Terapia del dolore in oncologia. Linee guida AIOM 2013 (http://www.aiom.it/) Bornemann-Cimenti H, Wejbora M, Szilagyi IS, Sandner-Kiesling A. Fentanyl for the treatment of tumor-related breakthrough pain. Dtsch Arztebl Int 2013; 110(16):271-277 Zeppetella G. Evidence-based treatment of cancer-related breakthrough pain with opioids. J Natl Compr Canc Netw. 2013; 11 (Suppl 1):S37-S43 Raber-Durlacher JE, Weijl NI, Abu Saris M et al. Oral mucositis in patients treated with chemotherapy for solid tumors: a retrospective analysis of 150 cases, Support Care Cancer 2000; 8:366-371 16 Casi Clinici Il breakthrough cancer pain nelle metastasi ossee e nei tumori del capo e del collo Fabio Ferrarese, Oscar Servodio Dipartimento di Radiologia, UOC Radioterapia Oncologia Ospedale Civile “Ca’ Foncello”, Treviso Introduzione Il breakthroug cancer pain (BTcP) viene definito come una transitoria ed episodica esacerbazione del dolore in pazienti già in terapia cronica con analgesici oppioidi e la prima descrizione è stata fatta da Portenoy nel 1990 [1]. Il BTcP può influire in maniera significativa sia sulla qualità di vita sia sull’attività quotidiana di un paziente. L’incidenza è molto variabile e viene descritta in letteratura in un ampio range (2495%) [2]. Nel 1999 Caraceni e Portenoy, in uno studio osservazionale su 1095 pazienti in trattamento antalgico cronico con oppioidi, hanno rilevato che il 64,8% riferisce almeno un episodio di BTcP [3]. Il trattamento del BTcP richiede l’uso di un analgesico oppioide potente, definito rapid onset opioid (ROO) che abbia la caratteristica di una breve latenza di comparsa. Il fentanil, per le caratteristiche farmacodinamiche, l’elevata lipofilia e la velocità di assorbimento, si rivela essere il farmaco più adatto in questa particolare situazione. La radioterapia oncologica riveste un ruolo importante nel trattamento antalgico dei pazienti con lesioni neoplastiche dolenti e le ultime Linee guida pubblicate sulla rivista di riferimento per la radioterapia oncologica consigliano, data l’equivalenza di effetto antalgico, l’esecuzione di una o al massimo tre sedute di radioterapia esterna [4]. Se nelle procedure radioterapiche di centratura e posizionamento il paziente non presenta adeguata copertura analgesica, possono insorgere episodi di BTcP di tipo causale e le possibili conseguenze sono: difficoltà nella riproduzione del posizionamento previsto (situazione da evitarsi assolutamente specialmente nei trattamenti ipofrazionati), difficoltà nel mantenere la posizione durante il trattamento (situazione che deve essere evitata specialmente se prevista frazione singola), una scarsa o mancata risposta al trattamento radiante previsto e in casi estremi, l’impossibilità a effettuare il trattamento. Inoltre, specialmente nei pazienti trattati per tumori del capo e del collo, in cui viene irradiata la mucosa del cavo orale, e in particolar modo in caso di trattamento radioterapico concomitante a farmaci radiosensibilizzanti come il cisplatino o il cetuximab [5], può insorgere una tossicità cutanea e soprattutto mucosale tale da impedire qualsiasi assunzione orale di presidi farmacologici. Tra le nuove modalità di erogazione del fentanil, vi è la tecnologia fentanil pectina spray nasale, in cui il fentanil pectina citrato in soluzione acquosa permette la somministrazione del farmaco per via nasale con un assorbimento che avviene in circa 5 minuti senza la necessità di deglutire alcunché. Inoltre i dosaggi presenti in commercio di 100 mcg e 400 mcg permettono la personalizzazione del trattamento al fine di evitare l’insorgenza di BTcP nei pazienti radiotrattati su lesioni sintomatiche e adeguata copertura analgesica nei pazienti con mucosite del cavo orale indotta da radioterapia. II. MUCOSITE 17 Materiali e metodi Abbiamo analizzato un gruppo eterogeneo di pazienti sottoposti a radioterapia per metastasi ossee e trattati per tumori del capo e del collo. Si tratta di 17 pazienti totali, 12 femmine e 5 maschi, con un’età media di 64 anni (range 45-87) che sono afferiti presso la nostra unità operativa per eseguire un trattamento radioterapico. Cinque pazienti hanno eseguito un trattamento radiante sul distretto testa-collo, tra cui 4 a titolo radicale e 1 a titolo palliativo per una dose totale media erogata di 58 Gy (range 40-70). Dodici pazienti hanno eseguito un trattamento radiante a titolo antalgico-palliativo su localizzazioni ossee secondarie (rachide, sacro, bacino, scapola) per una dose totale media erogata di 15,5 Gy (range 8-20). Tutti i pazienti al momento del trattamento avevano un punteggio sulla scala di Karnofsky (KPS) >60, nessuno è stato trattato in regime di ricovero e tutti avevano una copertura antalgica basale con oppioidi sia a somministrazione orale sia transdermica. Alla prima seduta di terapia tutti i pazienti sono stati valutati sia per il dolore basale quantificato tramite visual analogue scale (VAS) sia per l’eventuale dolore insorto durante le manovre di set up e nel caso di difficoltà o impossibilità di mantenere la posizione prevista, veniva somministrato fentanil spray nasale. Tutti hanno eseguito verifica portale a ogni seduta di radioterapia se trattati con un massimo di 5 sedute o verifiche random in quelli trattati sul capo-collo. Se il confronto tra la verifica portale e la digital radiological recostruction (DRR) del volume previsto dimostrava una variazione superiore a 0,5 cm, tutta la procedura veniva ripetuta dopo la somministrazione di fentanil per via nasale. Tutti i pazienti con metastasi ossee hanno richiesto la somministrazione di tale farmaco a ogni seduta di radioterapia, mentre quelli trattati sul capocollo sono stati trattati dopo la decima seduta. Non è mai stato necessario superare i 400 mcg totali per somministrazione. In una paziente che ha sviluppato un’intensa reazione cutanea con eritema di grado 3/4 e analoga mucosite, l’uso del fentanil per via nasale ha permesso non solo il controllo del dolore ma anche l’esecuzione delle procedure mediche necessarie per le medicazioni quotidiane e richieste dal caso. Conclusioni L’uso del fentanil pectina spray nasale con pectina si è dimostrato ben accettato e tollerato dai pazienti e ha permesso in tutti i casi di completare il trattamento secondo tecnica e dose prevista. Inoltre tutti i pazienti hanno riferito rapido beneficio dall’uso del farmaco anche in termini di durata d’azione. Non abbiamo rilevato fenomeni allergici o effetti collaterali tali da dover sospendere l’uso del farmaco. Bibliografia Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough to pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 1. 41:273-281 2. Swendsen KB, Andersen S, Arnason S et al. Breakthrough to pain in malignant and non malignant disease: A review of prevalence, characteristics and mechanisms. Eur J Pain 2005; 9:195-206 3. Caraceni A, Portenoy RK. An international survey of cancer pain characteristics and syndromes. JASP task force on cancer pain. International association for the study of pain. Pain 1999; 82:263-274 4. Lutz S, Berk L et al. Palliative radiotherapy for bone metastases: an ASTRO evidence-based guideline. Int J Radiation Oncology Biol Phis 2011; 79:965-976 5. Bonner JA, Harari PM, Giralt J et al. Radiotherapy plus cetuximab for squamous-cell carcinoma of the head and neck. N Engl J Med 2006; 354:567-578 18 Casi Clinici Il breakthrough cancer pain in pazienti con mucositi orali Francesco Fornaro Medico palliativista presso ANT di Taranto Introduzione Il breakthrough cancer pain (BTcP), è un’esacerbazione transitoria del dolore che si manifesta in pazienti affetti da cancro, con dolore di base adeguatamente controllato con farmaci oppioidi. Può insorgere spontaneamente o essere scatenato da fattori di diversa natura (più o meno prevedibili) e ha una prevalenza che oscilla fra il 30 e il 90% dei pazienti; il numero degli episodi può variare da 1 a 4 volte/die con una durata media di 30-60 minuti. Può essere causato da localizzazioni ossee o viscerali del tumore, da sofferenza neuronale prodotta dalle terapie (per esempio: neuropatie) o da patologie concomitanti come la presenza di ulcere cutanee. È causa di ulteriore peggioramento della qualità di vita del paziente neoplastico e pertanto va ricercato e trattato con presidi farmacologici adeguati. È errato pensare di affrontare tale problematica aumentando indiscriminatamente la terapia antidolorifica di base, poiché questo indurrebbe solo ulteriori effetti collaterali nel paziente. Inoltre, a causa della rapida insorgenza, è necessario l’uso di farmaci con efficacia immediata. Tuttavia, va ricordato che un numero di tali episodi superiore a 5 indica un cattivo controllo della terapia di base. Il capostipite dei farmaci usati per il BTcP è stata la morfina orale a normale rilascio il cui effetto analgesico inizia mediamente dopo 30 minuti dalla sua assunzione e si protrae per altri 40-60 minuti; tali caratteristiche farmacologiche non collimano con quelle del BTcP e pertanto si è cercato di trovare molecole ad azione più rapida e in grado di esaurirsi più velocemente, per ridurne l’“effetto coda”. Il fentanil citrato ha caratteristiche che ben si adattano alla terapia del BTcP. Si tratta di un oppioide sintetico, agonista del recettore mu, 100 volte più potente della morfina. In anestesia, viene somministrato per via endovenosa raggiungendo il picco di effetto analgesico dopo soli 5 minuti, contro i 15 della morfina. Molto usata è la formulazione transdermica a rilascio prolungato per la terapia del dolore di base, mentre nelle formulazioni ad assorbimento transmucosale orale e nasale risulta essere utile nel trattamento del BTcP. Nella formulazione ad assorbimento transmucosale nasale con pectina si è migliorato ulteriormente l’assorbimento del farmaco, grazie a una maggiore adesione alla mucosa del principio attivo con la riduzione del possibile gocciolamento e conseguente riduzione dell’assorbimento. Una formulazione che evitasse la somministrazione per os si è resa necessaria per l’elevata incidenza di mucositi orali nei pazienti affetti da cancro. Le mucositi possono essere l’espressione di flogosi aspecifiche ma più spesso sono causate da infezioni fungine e soprattutto da Candida. La Candida è un saprofita dell’intestino; il sistema immunitario e la presenza di batteri antagonisti ne impediscono la proliferazione. Purtroppo nel paziente neoplastico intervengono mutazioni che comportano riduzione della saliva, alterazioni del pH digestivo, degli enzimi e della flora batterica, per cui il sistema immunitario non funziona a dovere. La Candida prolifera attivamente e forma grandi colonie che si annidano nella profondità dei tessuti, diventando quasi II. MUCOSITE 19 irraggiungibili dagli antifungini. È utile l’uso di acqua e bicarbonato di sodio al 5% poiché è noto che i sali carbonati sono i peggiori nemici dei funghi, sia direttamente, sia perché creano un pH sfavorevole alla loro proliferazione. Di seguito si riportano due casi clinici, in cui è stato obbligatorio utilizzare la formulazione spray nasale per il controllo del BTcP, proprio per la presenza di mucositi orali. Caso clinico 1 Un paziente di 20 anni, dopo una lunga storia di crisi di cefalea, erroneamente attribuite a disturbi della sfera neuropsichica (disadattamento scolastico, problemi relazionali all’interno della famiglia), esegue RMN dell’encefalo che evidenzia la presenza di un processo espansivo cerebrale. Viene sottoposto a intervento chirurgico: l’esame istologico evidenzia un glioblastoma. Seguono radioterapia e quindi chemioterapia, supportati da terapia steroidea. Il paziente ha sviluppato in seguito una recidiva della malattia, giudicata inoperabile. Il dolore di base è stato trattato con successo con oppioidi maggiori (ossicodone 10 mg 2 volte/die); il BTcP è stato trattato con fentanil transmucosale orale con applicatore, con efficacia fino alla comparsa di una violenta stomatite, resistente ai trattamenti sia locali sia sistemici, che ne hanno proscritto l’uso. Grazie all’impiego dello stesso farmaco formulato come spray nasale (100 mcg al bisogno) si è potuto controllare le crisi dolorose, migliorando la qualità di vita del ragazzo, che per la facilità di utilizzo del farmaco ha potuto difendersi dalle improvvise manifestazioni algiche. Caso clinico 2 Un paziente di 65 anni, affetto da carcinoma polmonare con metastasi epatiche, cerebrali e ossee, allettato, cachettico, capace di effettuare solo movimenti estremamente limitati, con dolori ossei spontanei, ma soprattutto indotti dai movimenti passivi, veniva trattato con ossicodone + naloxone 40 mg 2 volte/die. La presenza di una mucosite orale, provocata dall’uso protratto di terapia corticosteroidea, ha indotto l’uso del fentanil spray per via nasale (400 mcg al bisogno), che i parenti stessi potevano facilmente somministrare al paziente, senza sottoporlo a ulteriori sforzi fisici. Conclusioni In entrambi i casi, l’impiego del fentanil transmucosale, per le sue caratteristiche farmacocinetiche, si è rivelato notevolmente efficace per controllare il BTcP e in particolar modo, la formulazione con pectina è risultata utile per preservare il cavo orale, colpito da mucosite fortemente sintomatica. Letteratura consigliata Davies A, Zeppetella G, Andersen S et al. Multi-centre Euopean Study of BTcP: pain characteristics and patient perceptions of current potential management strategies. Eur J Pain 2011; 15:756-763 Mercadante S, Amadori D, Apolone G et al. Raccomandazioni per la gestione del Breakthrough cancer pain. La rivista italiana per le cure palliative 2010; 10:17-23 Caraceni A, Hanks G, Kaasa S et al. Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidence-based recommendations from the EAPC. Lancet Oncol 2012; 13:e58-68 Portenoy RK, Taylor D, Messina J, Tremmel L. A randomized, placebo-controlled study of fentanyl buccal tablet fpr BTcP in opioid-treated patients with cancer. Clin J Pain 2006; 22:805-811 Davies A, Sitte T, Eisner F et al. Consistency of efficacy, patient acceptability and nasal tolerability of fentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulphate in breakthrough cancer pain. J Pain Symptom Manage 2011; 41:356-366 20 Casi Clinici La gestione del dolore da parte del caregiver con l’uso di oppioidi nei pazienti oncologici terminali con mucositi orali Massimo Martino UO di Cure Palliative, Istituto Oncologico del Mediterraneo, Viagrande (CT) Introduzione La mucosite rappresenta una delle complicanze orali più frequenti nel paziente che ha ricevuto trattamento chemio- e radioterapico. L’associazione del dolore severo presente in questa tipologia di pazienti e le caratteristiche multifattoriali presenti, quali l’assottigliamento epiteliale associato a intenso eritema con ulcera e sanguinamento con aumento del rischio di contrarre infezioni, vanno attentamente correlate con farmaci per il breakthrough pain (BTP) ad hoc che considerano una diversa via di somministrazione da quella orale e un’efficacia in termini di azione pari o anche superiore. Abbiamo, quindi, voluto correlare tale dato con la gestione del dolore da parte del caregiver, per verificare se i pazienti, opportunamente informati e addestrati, possano vedere migliorata la propria qualità di vita. Presentazione Sette pazienti, di ambo i sessi, sono stati osservati in una unità operativa di cure palliative per un periodo di 15 giorni e poi rivalutati a distanza di una settimana con rivalutazioni periodiche a cadenza settimanale, dopo adeguata titolazione dei farmaci per il controllo del dolore. Abbiamo osservato prevalentemente pazienti con tumori solidi con una prevalenza di tumori del colon con ripetizioni metastatiche. Lo sviluppo della malattia e le comorbilità presenti sono stati oggetto di riflessione considerando il setting domiciliare; da ciò è emerso come la riduzione del dolore rappresenti un punto cardine della gestione del paziente. Esame obiettivo e iter diagnostico I pazienti presentavano una mucosite di grado G3-G4 secondo la scala di valutazione National cancer institute-Common toxicity criteria (NCI-CTC), con scarso controllo del dolore e frequenti episodi di BTP (numerical rating scale, NRS, ≥5 durante le 24 ore). I pazienti risultavano disidratati e riportavano ulcere confluenti, con sanguinamento al minimo trauma e completa incapacità ad alimentarsi. Inoltre presentavano un’inadeguata gestione del dolore. Si è proceduto anzitutto a una corretta titolazione del paziente con uso di oppioidi maggiori e controllo degli episodi di BTP con fentanil per via transmucosale nasale. Abbiamo proceduto quindi a una corretta bonifica del cavo orale tramite utilizzo di agenti topici (soluzioni neutre o antisettiche non contenenti alcool). A questo si è aggiunto una corretta idratazione del paziente con adeguato supporto calorico tramite nutrizione parenterale. L’utilizzo di antibioticoterapia ha permesso il controllo delle eventuali sovrainfezioni. È stato richiesto l’intervento psicologico che ha provveduto anche alla gestione dello stato emozionale del caregiver. Sono stati fatti diversi colloqui di supporto che hanno permesso di gestire lo stato ansioso del caregiver con conseguente miglioramento della situazione familiare. II. MUCOSITE 21 Per il controllo del dolore di base e del BTP si è passati a una terapia antalgica di base con oppioidi e associando il fentanil spray nasale per gli episodi di BTP. La gestione del BTP adeguata e il controllo della sintomatologia orale con l’uso concomitante di ossido di zinco e vitamina E, con iniziale ripristino della mucosa orale e riduzione del sanguinamento della stessa, hanno permesso di sospendere la nutrizione parenterale e di iniziare una graduale ripresa della alimentazione con dieta liquida, quindi semiliquida e infine solida in alcuni pazienti. Abbiamo quindi aggiunto un collutorio per il mantenimento della condizione clinica ottenuta. I pazienti sono stati pertanto avviati a un programma di assistenza domiciliare integrata e rivisti con cadenza settimanale. Tutti e sette i pazienti hanno mantenuto un adeguato controllo del dolore e un’alimentazione non più parenterale, mentre i caregiver hanno visto ridurre il proprio stato di ansia con una corretta presa in carico del parente grazie anche a una loro formazione sulla gestione del BTP attraverso l’uso di fentanil per via nasale. Discussione Il fentanil è altamente lipofilo, viene assorbito molto rapidamente attraverso la mucosa nasale e subisce un metabolismo di primo passaggio a livello epatico e intestinale. Il trasporto dei farmaci per via nasale – in particolare grazie all’aggiunta di pectina, che consente l’erogazione del prodotto nell’area frontale della cavità nasale, sotto forma di gocce finemente nebulizzate che si trasformano in gel a contatto con gli ioni calcio presenti nella mucosa nasale – permette una cinetica favorevole alla gestione del BTP oncologico. Il fentanil si diffonde da gel e viene assorbito attraverso la mucosa nasale; questo assorbimento di fentanil modulato dal gel limita il picco di concentrazione plasmatica (Cmax) consentendo però di raggiungere precocemente il tempo a tale picco (Tmax). La tempestività del trattamento e la notevole maneggevolezza del prodotto sono caratteristiche fortemente motivanti sotto il profilo psicologico. Abbiamo voluto chiedere al caregiver, ogni volta che veniva effettuato un colloquio, quale fosse la sensazione di controllo sul dolore, e questi ha sempre riposto di aver riscontrato un visibile miglioramento della qualità della vita. La somministrazione di fentanil pectina per via nasale non solo ha permesso di controllare adeguatamente il BTP, ma ha anche ridotto notevolmente l’ansia del caregiver mettendolo nelle condizioni di gestire al meglio il dolore del paziente. Tale esperienza ci ha permesso di capire che possiamo spingerci oltre la soglia del timing a cui finora eravamo abituati con altri farmaci. Questo significa che l’impatto emotivo nella gestione combinata del paziente (caregiver-operatore e viceversa), si arricchisce di uno strumento farmacologico che potenzialmente può ancora scrivere una parte della storia della terapia antalgica in un lavoro di squadra, dove l’utilizzo razionale e adeguato dei farmaci pone la base per un corretto accompagnamento del paziente. Letteratura consigliata Maltoni M, Caraceni A, Pigni A et al. Terapia del dolore in oncologia. Linee guida AIOM 2013 (http://www.aiom.it/) Mercadante S, Amadori D, Apolone G et al. Raccomandazioni per la gestione del Breakthrough cancer pain. La rivista italiana per le cure palliative 2010; 10:17-23 Ripamonti CI, Santini D, Maranzano E et al. Management of cancer pain: ESMO Clinical Practice Guidelines. Ann Oncol 2012; 23 (Suppl 7):vii139-vii154 22 Casi Clinici Efficacia e sicurezza di fentanil pectina spray nasale nel trattamento del BTcP in pazienti oncologici con mucosite orale Claudio Scavelli, Federica Gallù UOC di Oncologia, Polo Oncologico Sud Salento, Ospedale “S. Cuore di Gesù”, Gallipoli (LE) Introduzione Il 30% dei pazienti oncologici ha dolore al momento della diagnosi; tale percentuale sale all’85% negli stadi avanzati di malattia. Nel 33-95% dei casi è presente il breakthrough cancer pain (BTcP), definito come “dolore transitorio d’intensità moderata-severa, che si manifesta in pazienti con dolore cronico di base ben controllato da una terapia analgesica somministrata a orari fissi” [1]. Il numero degli episodi può variare da 3 a 4 volte/die (un numero superiore di riesacerbazioni indica una inadeguata terapia di base), ha insorgenza rapida con durata media di circa 30-60 minuti. La presenza di questo tipo di dolore è associata a un peggioramento degli outcome psicologici e funzionali. Nonostante la rilevanza sociale del problema, il dolore di fondo e il BTcP sono ancora oggi sottovalutati e spesso sottotrattati in circa la metà dei pazienti neoplastici [2]. L’introduzione degli oppiacei a rapida azione (rapid onset opioid, ROO) nelle varie formulazioni buccali e nasali ha rivoluzionato il trattamento del BTcP. A oggi, non esistono livelli di evidenza scientifica che supportino l’impiego di una formulazione piuttosto che di un’altra per la pressoché completa mancanza di studi di confronto head to head. Tuttavia, esistono condizioni morbose, quali mucosite orale e xerostomia, per lo più conseguenza di trattamenti chemio- e/o radioterapici, per le quali l’impiego delle formulazioni orali è spesso inadeguato, orientando la scelta a favore delle formulazioni nasali. In questo articolo sono presentati i dati di efficacia e di sicurezza prodotti dall’impiego di fentanil pectina spray nasale (FPNS) in pazienti oncologici affetti da mucosite orale di grado moderatosevero. Materiali e metodi Da febbraio a maggio 2013 sono stati osservati 10 pazienti oncologici ambulatoriali con punteggi 0-1 nel Performance status dell’Eastern cooperative oncology group (ECOG), divisi in 2 coorti, già trattati per il BTcP o naïve. Il primo gruppo comprendeva 5 pazienti (4 M, 1 F), di età compresa tra 51 e 74 anni (mediana 64,3 anni) affetti da differenti tumori in fase avanzata (2 carcinomi polmonari non a piccole cellule, 1 colon-retto, 1 pancreas, 1 mammella), tutti pretrattati per BTcP secondario all’estensione di malattia con fentanil citrato per via transmucosale (OTFC) a dosaggio mediano di 800 mcg, ruotato a FPNS, a seguito della comparsa di mucosite iatrogena G2-G3 secondo la scala National cancer institute – Common terminology criteria (NCI-CTCAE) v3.0. Il secondo gruppo comprendeva 5 pazienti (4 M, 1 F), di età compresa tra 39 e 56 anni (mediana 48,5 anni) affetti da carcinomi squamosi del distretto cervicofacciale (4 orofarigeo, 1 laringeo) stadio III, candidati a trattamento chemio- e radioterapico concomitante con finalità esclusiva. Il trattamento chemioterapico prevedeva la somministrazione di cisplatino ogni 3 settimane in II. MUCOSITE 23 concomitanza a radioterapia 60 Gy in 7 settimane. Tutti i pazienti, naïve al trattamento per BTcP, sono stati inclusi a partire dalla 2a-3a settimana in seguito allo sviluppo di sindromi dolorose complesse con disfagia correlata alla comparsa di mucositi orofaringee ed esofagee G2-G3. In particolare, in questo gruppo la finalità del trattamento antalgico non era solo palliativa, ossia limitata al sollievo dal dolore, ma anche curativa, per garantire, attraverso un adeguato controllo del dolore, il completamento dell’iter terapeutico, essenziale per l’outcome finale. Tutti i pazienti selezionati assumevano come terapia di base la combinazione ossicodone + naloxone a dosaggio mediano di 40-20 mg/die con dolore ben controllato da almeno 3 giorni. Per la valutazione del BTcP e del dolore cronico di base è stata utilizzata la scala numerica da 0 a 10 numerical rating scale (NRS). È stato richiesto al paziente di registrare quotidianamente il numero e l’intensità degli episodi di BTcP (in particolare dopo 15 e 30 minuti dall’assunzione del farmaco) e il dosaggio di FPNS utilizzato. L’efficacia del farmaco è stata valutata come differenza mediana dell’intensità del dolore dal basale a 15 e 30 minuti dopo l’assunzione del farmaco (pain intensity difference, PID) e come valutazione soggettiva dell’efficacia espressa dal paziente con scala a 5 punti GI (general impression). L’osservazione è stata protratta per 12 settimane nel primo gruppo e per 8 settimane nel secondo gruppo. Risultati Tutti i pazienti osservati hanno terminato lo studio manifestando trascurabili effetti collaterali, assenza di dipendenza e di effetti cognitivi indesiderati. La media giornaliera degli episodi di BTcP è stata di due volte/die nel primo gruppo e tre volte/die nel secondo gruppo. Il 90% degli episodi di BTcP è stato di forte intensità (NRS >7) in entrambi i gruppi. L’FPNS è risultato molto efficace producendo un significativo sollievo dal dolore dopo 15 minuti con il PID mediano di 3 punti nel primo gruppo e 3,5 nel secondo, e completo controllo del dolore a 30 minuti (NRS <3). Nel secondo gruppo, nessun paziente ha interrotto il trattamento chemio- e radioterapico per mancato controllo del dolore; 1 solo paziente ha ritardato il programma pianificato di 1 settimana. Anche l’indice di soddisfazione dei pazienti ha evidenziato una significativa riduzione mediana di 3 punti sulla scala GI. Il 95% degli episodi di BTcP non ha richiesto un ulteriore trattamento entro 60 minuti. Il dosaggio mediano è stato di 200 mcg in entrambi i gruppi; solo 1 paziente (pretrattato) è stato titolato fino al dosaggio massimo di 800 mcg. Infine, la dose è stata mantenuta stabile nel 90% dei pazienti nel corso dell’intera durata di osservazione. Discussione L’ampia disponibilità di formulazioni di fentanil a rilascio oromucosale e intranasale ha consentito di individualizzare il trattamento del BTcP nelle più variegate situazioni che si riscontrano nella pratica clinica con il placet delle recenti Linee guida della European association for palliative care (EAPC) [3]. La scelta terapeutica da parte del clinico deve tenere conto dei bisogni e della valutazione della condizione clinica specifica del singolo paziente. Di recente Smith [4] ha pubblicato una review che analizza per ciascuna formulazione di fentanil vantaggi e svantaggi focalizzandosi sui fattori chiave ai fini decisionali: 24 • • • • Casi Clinici le caratteristiche individuali del paziente la probabilità di aderenza le caratteristiche degli episodi di BTcP la preferenza del paziente. Nell’ambito delle caratteristiche individuali del paziente rientrano non solo il grado di autonomia ai fini dell’auto dispensazione, ovvero assistita da un caregiver, ma anche quadri morbosi (xerostomia, nausea, vomito e mucositi orali) che fanno orientare la scelta verso le formulazioni intranasali, per quanto esistano dati pubblicati di efficacia di formulazioni orali in pazienti con mucositi orali (ma lievi) [5-7]. Relativamente alla preferenza del paziente esiste un unico dato pubblicato che documenta un vantaggio a favore dell’FPNS vs fentanil citrato per via transmucosale (OTFC) [8]. L’esperienza condotta sulla casistica riportata ha confermato in modo chiaro l’efficacia clinica dell’FPNS espressa in termini di: • significativa riduzione dell’intensità del dolore, • soddisfazione da parte dei pazienti, • rapidità d’azione e di time consuming. A proposito di quest’ultimo punto il farmaco si è dimostrato efficace a bassi dosaggi con notevole risparmio di tempo nella fase di titolazione, elemento non trascurabile in mancanza di una documentata bioequivalenza tra i vari ROO e di correlazione con il dosaggio di oppiacei utilizzati a orario. Infine, sono stati confermati il profilo di sicurezza (locale e sistemico) e la stabilità del dosaggio nel tempo [9]. Bibliografia 1. Portenoy RK, Bruns D, Shoemaker B, Shoemaker Sa. Breakthrough pain in community-dwelling patients with cancer pain and non-cancer pain, Part 1: Prevalence and characteristics. J Opioid Manag 2010; 6:98-108 2. Deandrea S, Montanari M, Moja L, Apolone G. Prevalence of undertreatment in cancer pain. A review of published literature. Ann Oncol 2008; 19:1985-1991 3. Caraceni A, Hanks G, Kaasa S et al. Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidence based recommendations from the EAPC. Lancet Oncol 2012; 13:e58 e68 4. Smith HS. Considerations in selecting rapid-onset opioids for the management of breakthrough pain. J Pain Res 2013; 6:189-200 5. Shaiova L, Lapin J, Manco LS et al. Tolerability and effects of two formulations of oral transmucosal fentanyl citrate (OTFC; ACTIQ) in patients with radiation-induced oral mucositis. Support Care Cancer 2004; 12:268-273 6. Finn AL, Hill WC, Tagarro I, Gever LN. Absorption and tolerability of fentanyl buccal soluble film (FBSF) in patients with cancer in the presence of oral mucositis. J Pain Res 2011; 4:245-251 7. Darwish M, Kirby M, Robertson P et al. Absorption of fentanyl from fentanyl buccal tablet in cancer patients with or without oral mucositis: a pilot study. Clin Drug Investig 2007; 27:605-611 8. Mercadante S, Radbruch L, Davies A et al. A comparison of intranasal fentanyl spray with oral transmucosal fentanyl citrate for the treatment of breakthrough cancer pain: an open-label, randomised, crossover trial. Curr Med Res Opin 2009; 25:2805-2815 9. Portenoy RK, Raffaeli W, Torres LM et al. Long-term safety, tolerability, and consistency of effect of fentanyl pectin nasal spray for breakthrough cancer pain in opioid-tolerant patients. J Opioid Manag 2010; 6:319-328 II. MUCOSITE 25 Gestione del BTP oncologico in pazienti affetti da mucosite orale severa: esperienza presso l’Hospice di Siracusa Marilina Schembari, Giovanni Moruzzi Hospice e cure palliative, UOS Ospedale Alessandro Rizza, Siracusa Introduzione Le mucositi orali del paziente oncologico rientrano fra le complicanze più invalidanti dei trattamenti antitumorali di cui frequentemente causano interruzione e/o insuccesso. Soprattutto nelle forme più avanzate le mucositi orali comportano un’alterazione del senso del gusto, compromettendo così lo stato nutrizionale, e possono portare gravi complicanze infettive per incremento del rischio di disseminazione esofagea e sistemica in pazienti immunocompromessi. Altra grave conseguenza è il prolungamento dell’ospedalizzazione e dei costi assistenziali cui si aggiunge il notevole impatto sulla qualità di vita del paziente dato soprattutto dalla presenza di dolore e xerostomia. Il dolore si presenta, in questi casi, come bruciore lieve solo nelle forme iniziali di mucositi orali, successivamente acquisisce i caratteri di dolore severo, più spesso misto, con un’importante componente incident ad insorgenza rapida, scatenata dal movimento o dal contatto con la mucosa orale e poco responsiva ai comuni analgesici. Nella pratica clinica, in queste fasi sono necessari interventi di supporto spesso intensivi (analgesia endovenosa) e l’utilizzo della nutrizione parenterale dovendo evitare la stimolazione “da contatto” con la mucosa orale. È stato nostro intento valutare efficacia e tollerabilità del trattamento con fentanil pectina spray nasale nella gestione terapeutica del breakthrough cancer pain (BTcP) causato da mucosite orale in pazienti ricoverati presso l’hospice Kairos di Siracusa nel periodo compreso tra gennaio e dicembre 2012. Materiali e metodi Su un totale di 161 pazienti, sono stati esaminati quelli che presentavano i seguenti criteri di eleggibilità: aspettativa di vita >1 mese, stato di coscienza indenne, presenza di mucositi orali in forma grave (grado 3 e 4 nella scala dell’Organizzazione mondiale della Sanità, OMS), presenza di dolore di base in terapia con oppioidi del III gradino; dolore di base controllato (numerical rating scale, NRS <3) da almeno 3 giorni; insorgenza di BTcP della cavità orale con frequenza inferiore a 4 volte/die. Sono stati esclusi i pazienti con episodi di epistassi. All’esame obiettivo i pazienti arruolati presentavano ulcere orali profonde o molto profonde ed estese, con dolore della cavità orale intenso e forte (NRS da 7 a 10) e obbligati ad assumere solo dieta liquida o con completa impossibilità di alimentarsi. Abbiamo misurato l’intensità del dolore basale (NRS) e la frequenza ed intensità di quello episodico, confrontando i valori a 5,10 e 15 giorni dall’inizio del trattamento. Sono state misurate l’intensità di dolore del BTcP (NRS) a 10 e 30 minuti dalla somministrazione 26 Casi Clinici del puff nasale a 5, 10 e 15 giorni, e la frequenza con cui si presentavano gli eventuali effetti collaterali (stipsi, nausea e vomito, sonnolenza). È stata infine registrata la valutazione soggettiva dell’efficacia espressa dal paziente con scala verbale (scala a 5 punti). Nei pazienti su cui era stata fatta diagnosi di mucositi di grado 3-4 veniva applicato il medesimo protocollo terapeutico: • uso frequente di sciacqui orali a base di acqua e bicarbonato • adeguata igiene orale di denti e gengive • screening per il rischio nutrizionale e nutrizione enterale precoce • trattamento della iposcialia e prevenzione della xerostomia • trattamento delle mucositi orali con fluconazolo (itraconazolo in caso di resistenza) • trattamento del singolo episodio di BTcP con 1 puff di fentanil pectina impiegando i dosaggi disponibili. Se dopo la somministrazione non si otteneva adeguata analgesia, trascorsi 10 minuti era somministrata una seconda dose di uguale dosaggio. Stabilita la dose analgesica il trattamento proseguiva con quel dosaggio. Risultati Escludendo i pazienti con aspettativa di vita inferiore a 1 mese e con coscienza compromessa, l’incidenza da noi rilevata di mucositi orali di grado 3-4, in linea con i dati della letteratura, è stata del 40% dei ricoverati. Su un totale di 42 pazienti in cui è stata fatta diagnosi di mucosite di grado 3 e 4 è stato osservato un dolore severo al cavo orale nel 54% dei casi (22 pazienti). Agli intervalli di tempo misurati, a 10 e 30 minuti dalla somministrazione del fentanil pectina spray nasale in corrispondenza del dolore episodico al cavo orale, si è osservata una riduzione dell’intensità del dolore >40% nel 70% degli episodi trattati. L’85% dei pazienti osservati ha giudicato il farmaco “molto buono” nella scala a 5 punti per la valutazione dell’efficacia soggettiva. La sonnolenza è stata la complicanza più comune osservata (11 pazienti), seguita da nausea (7 pazienti). La stipsi osservata nell’80% dei pazienti non è stata rapportata all’uso del farmaco per la presenza di molteplici cofattori e per l’esistenza del sintomo pregresso rispetto l’uso del farmaco. Prevenzione e trattamento delle mucositi orali nella pratica clinica sono ancor oggi non soddisfacenti e limitati al solo supporto nutrizionale e alla gestione delle complicanze, tuttavia negli ultimi anni la conoscenza dei meccanismi fisiopatogenetici e l’avvento di nuovi farmaci per il dolore ad azione rapida e via di somministrazione differente rispetto quella e.v. e orale hanno aperto una nuova fase che potrebbe preludere all’applicazione su larga scala di nuovi approcci terapeutici mirati, finalmente efficaci. Seppure limitata nelle dimensioni del campione, la nostra esperienza fornisce una prima indicazione per l’utilizzo su ampia scala di fentanil pectina spray nasale nei pazienti con mucositi gravi e BTcP. Un passo ulteriore potrebbe essere fornito dall’utilizzo preventivo del farmaco allo scopo di controllare il dolore prevedibile scatenato dal contatto del cibo con la mucosa orale, allo scopo di mantenere il più possibile la nutrizione del paziente per la via naturale. II. MUCOSITE 27 Letteratura consigliata Lennernas B, Hedner T, Holmberg M et al. Pharmacokinetics and tolerability of different doses of fentanyl following sublingual administration of a rapidly dissolving tablet to cancer patients: a new approach to treatment of incident pain. Br J Clin Pharmacol 2005; 59:249-253 Davies AN, Brailsford SR, Beighton D et al. Oral candidosis in community-based patient with advanced cancer. J Pain Symptom Manage 2008; 35:508-514 Mercadante S, Zagonel V, Breda E et al. Breakthrough pain in oncology:a longitudinal study. J Pain Symptom Manage 2010; 40:183-190 Davies A, Sitte T, Elsner F et al. Consistency of Efficacy, patient acceptability and nasal tolerability offentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulfate in Breakthrough cancer pain. J Pain Symptom Manage 2011; 41:358-366 Caraceni A, Hanks G, Kaasa S et al. European Palliative Case Research Collaborative; European Association for Palliative Care. Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidence-based recommendations from the EAPC. Lancet Oncol 2012; 13:e58-e68 Radbruch L, Torres LM, Ellershaw JE et al. Long-term tolerability, efficacy and acceptability of fentanyl pectin nasal spray for breakthrough cancer pain. Support Care Cancer. 2012; 20:565-73 28 Casi Clinici Un caso di mucosite orale Luca Tuccinardi UOS Terapia del dolore, Ospedale San Gerardo, Monza Caso clinico Paziente maschio di 46 anni; con anamnesi positiva per tabagismo e HIV sieropositività. A seguito di comparsa da circa sei-sette mesi di algie al cavo orale accompagnate da disfagia esegue accertamenti otorinolaringoiatrici e, successivamente, biopsia della lingua; la diagnosi è di carcinoma spinocellulare G3 ulcerato, infiltrante lo stroma e inizialmente il muscolo striato. Peggioramento rapido e progressivo sia della disfagia sia dell’odinofagia. Esegue PET con riscontro di accumulo di tracciante a livello linguale, in regione sottomentoniera, in regione sovra/retroclaveare di pertinenza linfonodale e in regione sovraclaveare destra. Per maggiore difficoltà nell’alimentazione, deglutizione e respirazione è eseguita tracheotomia e successivamente posizionata gastrostomia endoscopica percutanea (PEG). Effettua inoltre risonanza magnetica nucleare (RMN) massiccio facciale e collo: tutta la metà anteriore del collo appare sede di lesione produttiva a limiti sfumati e irregolari; in sede mentoniera formazione tondeggiante solida; adenopatie in sede sotto mandibolari sinistra e laterocervicali. In considerazione dell’età, delle comorbilità e delle condizioni generali, è proposto ed eseguito ciclo di chemioterapia e concomitante radioterapia. Al primo controllo in ambito di terapia del dolore, il paziente descriveva una sintomatologia algica continua, tipo bruciore, alla lingua e a tutto il cavo orale, allodinia tattile in tutta la regione del collo sottomandibolare e un numerical rating scale (NRS) =9; non vi era dolore riferito in altre zone del capo. Si associavano episodi di dolore episodico tipo puntorio, al cavo orale e in sede sottomentoniera, con valore NRS =10; in corso di radio- e chemioterapia. Presenza di mucosite coinvolgente il cavo orale, con eritema, edema e ulcere, tali da rendere estremamente difficile oltre che l’apertura della bocca, l’assunzione di cibo, farmaci e l’idratazione per os. Terapia antalgica in corso: oppiodi deboli associati a paracetamolo. Prontamente è effettuata sostituzione degli oppioidi in corso con buprenorfina transdermica 52,5 mcg/h ogni 3 gg, paracetamolo 1 g tre volte/die, fentanil pectina intranasale 100 mcg 2 erogazioni (1 per narice) per gli episodi intensi di dolore, ripetibili per 3-4 volte/die. Nonostante ciò, nei follow-up successivi la sintomatologia algica non risulta essere controllata: il dolore di base si mantiene su valori di NRS alti (NRS =7) come anche l’accesso doloroso episodico (NRS =10). Si decidono pertanto, nelle settimane successive, potenziamenti della buprenorfina (fino a 140 mcg/h) e del fentanil pectina intranasale (400 mcg, 2 erogazione per narice al bisogno) inserimento in terapia di FANS (ibuprofene 600 mg 2 volte/die), oltre al paracetamolo. Questo approccio, insieme al miglioramento delle condizioni cliniche generali e locali al termine di chemio- e radioterapia (alimentazione semisolida ora possibile attraverso la via orale), corrisponde a un miglioramento dell’NRS basale (=3) e della componente episodica, con attacchi ben controllati sia come numero sia come durata. II. MUCOSITE 29 Discussione Il caso descritto mette in evidenza due elementi di comune riscontro in ambito di terapia antalgica e cure palliative nel paziente oncologico: il dolore oncologico episodico intenso (breakthrough cancer pain, BTcP) e la mucosite orale. Il BTcP è definito come una transitoria esacerbazione del dolore provato da un paziente che ha relativamente un dolore di fondo stabile e adeguatamente controllato [1]. Le caratteristiche cliniche di questa particolare forma di dolore possono variare notevolmente da un individuo a un altro e anche nello stesso individuo. Tuttavia, è generalmente caratterizzato da una rapida e imprevedibile insorgenza, breve durata ma evento frequente [2]. Può essere classificato sulla base dei seguenti elementi [1]: • incidente: in relazione con l’attività motoria (starnuti, tosse, spasmo vescicale ecc.) • idiopatica: non associato ad alcuna causa conosciuta • end-of-dose: non corrisponde esattamente alla definizione di BTcP, esprimendo uno stato di analgesia inappropriato. Il BTcP è associato a notevole morbilità, ridotta funzione fisica, aumento dei livelli di ansia e depressione e più insoddisfazione per il trattamento con oppioidi. Il controllo del BTcP è complicato, in quanto l’effetto analgesico di una dose di oppioide a lento rilascio può richiedere 3040 minuti, mentre le caratteristiche cliniche e dinamiche del BTcP comportano un’intensità massima raggiunta molto rapidamente (talvolta in solo 3-5 minuti) [3]. Inoltre gli analgesici a rilascio prolungato hanno effetti prolungati (3-6 ore) che possono determinare eventi avversi di sovradosaggio [4]. Gli oppioidi parenterali possono avere un profilo di rapida analgesia, ma non sempre questa via di somministrazione è disponibile o di agevole utilizzo. Sono cinque, infatti, le caratteristiche del farmaco ideale per il trattamento del BTcP: sufficiente potenza analgesica, rapidità di azione, effetto di breve durata, effetti collaterali minimi e semplice somministrazione. Le Linee guida della European association for palliative care (EAPC) indicano che le formulazioni con fentanil sono più efficaci rispetto a rilascio immediato di morfina orale; questo perché il fentanil è un potente analgesico, una molecola molto lipofila e a breve durata d’azione, con metaboliti inattivi [5]. Il fentanil intranasale permette una più veloce analgesia rispetto alla formulazione orale transmucosale. Inoltre, i pazienti con diversi tipi di tumori che ricevono chemio- e/o radioterapia possono sperimentare mucosite come complicazione di tali trattamenti con un dolore a essa correlato che può impedire l’assunzione per os non solo di liquidi e cibo, ma anche di farmaci. La mucosite orale è definita come l’infiammazione e ulcerazione della mucosa orale, ed è una delle più importanti tossicità indotte dalla chemio- e/o radioterapia [6] (circa l’80% dei pazienti con tumori della testa e del collo [7]). La sua presenza ha una serie di implicazioni cliniche nei pazienti con cancro; infatti, sebbene esponga raramente il paziente al pericolo di vita, lo sviluppo della mucosite orale determina intenso dolore che si associa a quello determinato dalla patologia oncologica e/o dal BTcP, può ostacolare la capacità di un soggetto a bere, mangiare, ingoiare e, se progredisce verso stadi più gravi, aumenta la probabilità di sviluppare infezioni della bocca e/o sistemiche [8]. Tutto ciò 30 Casi Clinici comporta un peggioramento della qualità di vita, un ostacolo alla conduzione terapeutica ottimale, un aumento dei costi e della durata dell’ospedalizzazione [9]. Bibliografia Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 1. 41:273-281 2. Portenoy RK, Payne D, Jacobson P. Breakthrough pain: characteristics and impact in patients with cancer pain. Pain 1999; 81:129-134 3. Zeppetella G. Breakthrough pain should be distinguished from background pain. Guidelines in Practice 2009; 12:1-6 4. Davies A, Zeppetella G, Andersen S et al. Multi-centre European study of breakthrough cancer pain: pain characteristics and patient perceptions of current and potential management strategies. Eur J Pain 2011;15: 756-763 5. Caraceni A, Hanks G, Kaasa S et al. European Palliative Care Research Collaborative (EPCRC); European Association for Palliative Care (EAPC). Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidence-based recommendations from the EAPC. Lancet Oncol. 2012; 13:e58-e68 6. Elting LS, Keefe DM, Sonis ST et al. Patient-reported measurements of oral mucositis in head and neck cancer patients treated with radiotherapy with or without chemotherapy: demonstration of increased frequency, severity, resistance to palliation, and impact on quality of life. Cancer 2008; 113:2704-2713 7. Vera-Llonch M, Oster G, Hagiwara M, Sonis S. Oral mucositis in patients undergoing radiation treatment for head and neck carcinoma. Cancer 2006; 106:329-336. 8. Borbasi S, Cameron K, Quested B et al. More than a sore mouth: patients’ experience of oral mucositis. Oncol Nurs Forum 2002; 29:1051-1057 9. Peterson De, Cariello A. Mucosal damage: a major risk factor for severe complications after cytotoxic therapy. Semin oncol 1993; 31 (Suppl 8):35-44 III. RADIOTERAPIA 31 Il dolore durante il trattamento radioterapico nei pazienti metastatici Luigi Marafioti UOC Radioterapia, Cosenza Introduzione La radioterapia è uno dei trattamenti più importanti ed efficaci nel controllo del dolore da metastasi ossee, con una significativa remissione dei sintomi algici nell’80-90% dei casi, e rappresenta anche una delle opzioni nel dolore neuropatico provocato da infiltrazione o compressione di radici nervose da parte di lesioni neoplastiche, nella compressione midollare e nel controllo dei sintomi neurologici legati a localizzazioni encefaliche (cefalea, deficit motori e/o sensitivi, confusione mentale). Il dolore indotto dalla lesione è frequente e di difficile trattamento poiché spesso si caratterizza per la sua intermittenza e per la natura progressiva. Questo fa sì che, nonostante l’utilizzo di antidolorifici atti al controllo del dolore cronico, il paziente riferisca esacerbazioni transitorie che si verificano a dispetto della terapia utilizzata per controllare il dolore persistente. Il cosiddetto breakthrough cancer pain (BTcP) si caratterizza per la rapida insorgenza, la breve durata e la ricorrenza giornaliera. Tra le opzioni terapeutiche utilizzate nel tempo nei confronti del BTcP il fentanil pectina rappresenta un’arma terapeutica innovativa: questo farmaco infatti sfrutta le proprietà di assorbimento transmucosale e l’effetto della pectina, la quale eroga goccioline che a contatto con gli ioni calcio presenti nelle secrezioni mucosali modulano il profilo farmacocinetico del fentanil, garantendo un adeguato raggiungimento della concentrazione plasmatica utile. Abbiamo voluto valutare l’efficacia del fentanil pectina nel trattamento del dolore acuto intercorrente nei pazienti anziani che ricevevano una regolare terapia con oppioidi per dolore da metastasi ossee. Obiettivi secondari sono stati valutare la sicurezza, la tollerabilità e l’accettazione del farmaco da parte dei pazienti. Materiali e metodi Sono stati arruolati 8 pazienti di età maggiore di 60 anni, con più metastasi ossee documentate e in trattamento regolare nelle precedenti 48 ore con almeno 60 mg/die di morfina orale o di un oppioide equivalente. La titolazione del farmaco è stata effettuata così come descritto da Portenoy e colleghi. La valutazione dell’efficacia è stata effettuata mediante la visual analogue scale (VAS), all’inizio dell’episodio e dopo 5 e 15 minuti. Una volta individuato il dosaggio individuale efficace, abbiamo somministrato il farmaco al paziente 10 minuti prima di effettuare la simulazione, che consisteva nella centratura delle lesioni metastatiche. In questa procedura, il paziente deve rimanere immobile in posizione supina per almeno 20 minuti circa su un apparecchio radiologico e collaborare: grazie al trattamento antalgico, è stato possibile effettuare la centratura con la massima precisione e poi il trattamento radioterapico senza far sentire dolore al paziente. In seguito, abbiamo valutato col paziente l’efficacia della terapia antidolorifica impiegando una scala a 4 punti (da 1 = non soddisfatto a 32 Casi Clinici 4 = pienamente soddisfatto). La tossicità nasale e sistemica è risultata assente dopo monitoraggio biochimico e visita specialistica dell’otorino. Risultati I dosaggi efficaci raggiunti negli 8 pazienti osservati, con i quali abbiamo trattato gli episodi di BTcP, sono stati di 100 mcg. I pazienti hanno avuto in media 2 episodi/die di BTcP. La valutazione dell’efficacia eseguita mediante la scala VAS ha evidenziato un beneficio significativo già a 5 minuti dalla terapia in tutti i pazienti trattati; il farmaco è stato complessivamente ben tollerato e nessun paziente ha interrotto la terapia per eventi avversi. Discussione Il fentanil pectina rappresenta un’importante opzione terapeutica per il trattamento del BTcP, garantendo al paziente non solo efficacia, ma nel contempo anche tollerabilità e sicurezza. L’estrema maneggevolezza del farmaco lo rende facilmente utilizzabile anche in particolari setting di pazienti, come quelli anziani, senza necessità di modificare le dosi o l’approccio rispetto al resto della popolazione. I dati dello studio presentato confermano come il fentanil, grazie alla presenza della pectina, impiegata come addensante, abbia un assorbimento modulato a livello locale, che si traduce in un effetto del farmaco corrispondente alla durata dell’evento doloroso acuto. I dati descritti sono in linea con quanto dimostrato già in studi randomizzati. Conclusione Lo studio ha dimostrato non solo la rapidità di efficacia del fentanil pectina, ma anche la sua maneggevolezza e la sua tollerabilità da parte dei pazienti anziani con dolore acuto intercorrente già in trattamento con oppioidi per dolore cronico legato alla presenza del tumore. Grazie alle caratteristiche del farmaco, per questi pazienti in simulazione si può decidere quindi di utilizzare il fentanil pectina prima della radioterapia, sia per alleviare il dolore sia per rendere il paziente collaborante durante la seduta radioterapica. Letteratura consigliata Greco C, Forte L, Erba P, Mariani G. Bone metastases, general and clinical issues. Q J Nucl Med Mol Imaging 2011; 55:337-352 Dale O, Hjortkjaer R, Kharash ED. Nasal administration of opioids for pain management in adults. Acta Anaesthesiol Scand 2002; 46:759-770 Rubens RD. Bone metastases – the clinical problem. Eur J Cancer 1998; 34:210-213 Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characterictis. Pain 1990; 41:273-281 Portenoy RK, Payne D, Jacobsen P. Breaktrough pain: charactericts and impact in patients with cancer pain. Pain 1999; 81:129-134 Portenoy RK, Burton AW, Gabrail N et al. A multicenter, placebo-controlled, double-blind, multiple-crossover study of Fentanyl Pectin Nasal Spray (FPNS) in the treatment of Breakthrough cancer pain. Pain 2010; 151:617-624 Fallon M, Reale C, Davies A et al. Efficacy and safety of fentanyl pectin nasal spray compared with immediaterelease morphine sulfate tablets in the treatment of breakthrough cancer pain: a multi center, randomized, controller, double-blind, double-dummy multiple-crossover study. J Support Oncol 2011; 9:224-231 III. RADIOTERAPIA 33 Gestione della disfagia dolorosa in pazienti in tossicità mucosa per trattamento radioterapico e radio-chemioterapico Marco Montanari, Claudia Casanova, Laura Matteucci, Valentina Mazza, Alberto Verlicchi, Cristina Ianiro, Giorgio Cruciani UOP Oncologia, Ospedale S. Maria delle Croci, AUSL Ravenna Introduzione Il trattamento di radioterapia esclusivo, o in alternativa di radioterapia associata a chemioterapia, rimane fra gli standard di cura per le neoplasie del distretto della testa e del collo. L’insorgenza di mucosite, quale tossicità del trattamento intrapreso, si evidenzia nel 90% dei casi, con severità diversa nel singolo paziente [1]. Tale tossicità va a determinare dolore a livello locale con una concatenazione di eventi che comprendono la comparsa di progressiva disfagia, riduzione dell’introito calorico e dei liquidi, ospedalizzazione, peggioramento della qualità della vita e riduzione della compliance ai trattamenti. La sintomatologia dolorosa richiede una terapia medica integrata e complessa che si avvale di trattamenti locali e di una terapia analgesica sistemica che ha il suo cardine nella terapia oppioide [2]. In questa specifica tipologia di pazienti, il trattamento del dolore cronico fa riferimento all’utilizzo di vie di somministrazione diverse rispetto a quella orale, con predilezione per la via transdermica e iniettiva. Il paziente che ottiene un buon controllo di base del dolore va, nella maggioranza dei casi, comunque incontro a episodi di disfagia dolorosa che vanno ricondotti alla categoria del dolore episodico intenso o breakthrough pain (BTP) con frequente insorgenza di fronte a stimoli prevedibili, riassunti nella Tabella 1. Cause e stimoli prevedibili • Dolore da deglutizione legato alla tossicità cutanea e mucosa in corso di trattamento radioe chemioterapico (disfagia dolorosa) • Dolore da deglutizione per presenza di malattia a livello del distretto del trattamento (disfagia dolorosa) • Dolore da posizionamento sul tavolo di radioterapia • Dolore legato alle procedure di igiene del cavo orale e/o medicazioni Tabella 1. Dolore episodico intenso (BTP) nelle neoplasie della testa e del collo Cause e stimoli non prevedibili Il trattamento del BTP, negli anni più recenti, ha visto la disponibilità delle formulazioni transmucosali con vie di somministrazione per os e nasale che si sono dimostrate efficaci e generalmente ben tollerate da parte dei pazienti [3-7]. Nel momento in cui le condizioni mediche non rendano percorribile la via per os, il trattamento 34 Casi Clinici del BTP con formulazioni somministrate per via nasale diventa la scelta ottimale in virtù del rapido assorbimento e del rapido avvio dell’attività analgesica, dell’elevata biodisponibilità e dell’adeguata efficacia con azione limitata nel tempo. Materiali e metodi Nel corso dell’anno 2012 sono stati ricoverati, presso la nostra struttura di degenza ordinaria di Oncologia, 9 pazienti con tossicità mucosa legata a trattamenti di radioterapia e radio- e chemioterapia eseguita a livello del distretto della testa e del collo. Il trattamento della disfagia dolorosa e degli episodi di BTP, all’ingresso presso la degenza, ha fatto riferimento, per tutti i pazienti, all’utilizzo della morfina solfato (nei casi in cui rimaneva mantenuta una capacità di deglutizione) e della morfina per via iniettiva. L’analisi delle cartelle cliniche ha evidenziato come la volontà di ottimizzare la gestione della disfagia dolorosa abbia portato, in 4 pazienti, a interrompere il trattamento di premedicazione con morfina in favore di un oppioide a rapido inizio d’azione quale il fentanil pectina per via nasale (FPNS), che trova indicazione in tale contesto. L’FPNS risulta, a tutto il 2012 e a oggi, un farmaco non presente tra quelli disponibili a livello della farmacia del presidio ospedaliero della nostra struttura e si è provveduto alla sua acquisizione in un’ottica di miglioramento della qualità della vita del paziente. La posologia iniziale di FPNS è stata di 100 mcg con titolazione nel primo e secondo giorno di utilizzo, secondo le indicazioni presenti in scheda tecnica. Il monitoraggio del dolore, degli effetti collaterali e dei possibili eventi avversi legati ai farmaci oppioidi è realizzato quotidianamente attraverso la cartella clinica medica e di quella infermieristica che si avvalgono di schede dedicate a tali rilevazioni. Risultati Il processo di titolazione di FPNS si è confermato rapido, con definizione della posologia ottimale entro 2 giorni dall’inizio del trattamento (range 100-800 mcg). Il controllo del dolore, completata la titolazione, è risultato sovrapponibile a quanto ottenuto con morfina in tutti i casi (visual analogue scale, VAS, range 0-3), con buon controllo della sintomatologia disfagica. Non si sono registrati effetti collaterali di grado moderato o severo o eventi avversi farmaco-correlati. Tutti i pazienti hanno proseguito il trattamento con FPNS fino a completa risoluzione degli episodi di disfagia dolorosa e della tossicità mucosa con riferito beneficio in termini di semplicità di utilizzo, minore invasività del trattamento, rapido inizio d’azione e minore prolungata sonnolenza rispetto a morfina solfato o per via iniettiva. Discussione Il trattamento del BTP non può oggi prescindere dall’utilizzo di una molecola oppioide a rapido inizio d’azione (rapid onset opioid, ROO). La frequente insorgenza di BTP di fronte a stimoli prevedibili, in questa particolare categoria di pazienti, consente una terapia preventiva e una premedicazione che deve svolgere il proprio effetto antalgico massimale nel preciso momento in III. RADIOTERAPIA 35 cui la crisi dolorosa andrà a manifestarsi. Nel momento in cui la via di somministrazione orale non risulti percorribile, è opportuno fare riferimento alla via transmucosale nasale. Tutte queste caratteristiche sono state individuate nel fentanil assunto per via transmucosale, che è risultato essere efficace, sicuro e ben tollerato nella maggiore parte dei casi [8]. Conclusioni Il fentanil pectina per via nasale per la sua facilità di utilizzo e la non invasività, unitamente alla rapidità dell’effetto analgesico e alla possibilità di una rapida titolazione, è una valida opzione per il trattamento del BTP nei pazienti con neoplasia della testa e del collo con tossicità mucosa. Bibliografia Trotti A, Bellm LA, Epstein JB et al. Mucositis incidence, severity and associated outcomes in patients with 1. head and neck cancer receiving radiotherapy with or without chemotherapy: a systematic literature review. Radiother Oncol 2003; 66:253-262 2. Ling IS, Larsson B. Individualized pharmacological treatment of oral mucositis pain in patients with head and neck cancer receiving radiotherapy. Support Care Cancer 2011; 19:1343-1350 3. Farr SJ, Cleary, Rauck R et al. Oral transmucosal fentanyl citrate (OFTC): Randomized, double blinded, placebo controlled trial for treatment of breakthrough pain in cancer patients. J Natl Cancer Inst 1998; 90:611-616 4. Kress HG, Oronska A, Kaczmarek Z et al. Efficacy and tolerability of intranasal fentanyl spray 50 to 200 mcg for breakthrough pain in patients with cancer: A phase III, multinational, randomized, double blind, placebo controlled, crossover trial with 10-months open label extension treatment period. Clin Ther 2009; 31:1177-1191 5. Portenoy RK, Taylor D, Messina J, Tremmel L. A randomized, placebo-controlled study of fentanyl buccal tablet for breakthrough pain in opioid-treated patients with cancer. Clin J Pain 2006; 22:805-811 6. Portenoy RK, Burton AW, Gabrail N et al. A multicenter, placebo-controlled, double-blind, multiplecrossover study of Fentanyl Pectin Nasal Spray (FPNS) in the treatment of breakthrough cancer pain. Pain 2010; 151:617-624 7. Davies A, Sitte T, Elsner F et al. Consistency of efficacy, patient acceptability and nasal tolerability of fentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulphate in breakthrough cancer pain. J Pain Symptom Manage 2011; 41:358-366 8. Zeppetella G. Opioids for the management of breakthrough cancer pain in adults: a systematic review undertaken as part of an EPCRC opioid guidelines project. Palliat Med 2011; 25:516-524 36 Casi Clinici Trattamento del dolore dei pazienti affetti da carcinoma della regione testacollo post-radioterapia Claudio Pollastrini Terapia antalgica, Ospedale san Luca, ASL 2 Lucca Introduzione ll breakthrough cancer pain (BTcP) è una esacerbazione transitoria del dolore, di intensità moderata-elevata, insorgente sia spontaneamente sia a seguito di fattori scatenanti, in pazienti con dolore di base controllato già con oppioidi around the clock. Il BTcP viene distinto in idiopatico, o spontaneo, e incidente; quest’ultimo può essere volontario, involontario o procedurale. Le caratteristiche del BTcP sono, la comparsa improvvisa, l’intensità elevata, la breve durata (in media circa 30 minuti) e la ripetitività nell’arco della giornata. Il trattamento di questo tipo di dolore, richiede farmaci rapidamente efficaci, facilmente somministrabili e di durata d’azione relativamente breve. Attualmente, il farmaco più adatto per il controllo del BTcP sembra essere il fentanil nelle sue diverse formulazioni. Le terapie radianti associate a chemioterapia risultano essere il presidio terapeutico per le neoplasie della regione del distretto cervico-facciale. Tali terapie portano a un beneficio in termini di sopravvivenza, ma sono gravate da effetti tossici legati soprattutto alla radioterapia, come le mucositi, con algie a sede locale, disfagia associata, calo ponderale per ridotto apporto nutritivo, peggioramento della qualità di vita. Il trattamento della mucosite necessita di un approccio individualizzato, con strategie atte a risolvere il dolore locale e farmaci per via sistemica, l’utilizzo di sciacqui con miscele di anestetici locali, antiacidi e antinfiammatorio con morfina orale. Per via sistemica l’uso di oppioidi, di antinfiammatori e gabapentinoidi non risulta essere risolutivo nella complessità dei casi per la copertura del dolore di tipo disfagico. Materiali e metodi Nel periodo tra gennaio 2012 e agosto 2013 abbiamo seguito in ambulatorio di terapia antalgica presso il nostro ospedale 8 pazienti, portatori di eteroplasia del distretto cervico-facciale (carcinomi del faringe, del laringe) trattati, in uno stadio avanzato della loro malattia, con chemio- e radioterapia associata. Tutti i pazienti eseguivano toilette giornaliera del cavo orale con sciacqui con collutorio, come profilassi e trattamento standard della mucosite; tutti i pazienti avevano una copertura antalgica con oppioidi, alcuni con fentanil transdermico 25-50 mcg/h e alcuni con ossicodone 20-40 mg/die. I pazienti che, nonostante il trattamento di base con oppioidi, riferivano disfagia dolorosa con un valore superiore a 4 (numerical rating scale, NRS), venivano indirizzati all’utilizzo di fentanil pectina spray nasale. Il trattamento iniziale con fentanil pectina spray nasale era di 100 mcg in una narice, con la possibilità di ulteriore somministrazione di altri 100 mcg nell’altra narice in caso di insufficiente copertura del BTcP, tale procedura non doveva superare 3 volte/die, per il controllo del dolore di tipo disfagico legato all’alimentazione per os. In alcuni pazienti il dosaggio di fentanil nasale è stato aumentato a 200 o 400 mcg per raggiungere un livello soddisfacente di controllo del dolore. III. RADIOTERAPIA 37 Raggiunta la dose efficace per il paziente, si è controllato dopo circa 3 settimane l’utilizzo del fentanil nasale, rilevando non più di tre episodi di BTcP nell’arco della giornata. Il dosaggio di fentanil pectina spray nasale veniva adeguato alle esigenze del paziente in base al beneficio e tollerabilità. L’efficacia del trattamento era dato dal sollievo, in termini di riduzione del dolore del 50% e dell’entità del BTcP: ciò comportava un miglioramento della qualità di vita, riposo soddisfacente, relazioni affettive migliorate, possibilità di compiere azioni quotidiane altrimenti negate. La valutazione del controllo del dolore veniva eseguita con annotazione del scala numerica del dolore, riportata su apposita tabella, in base alla quale decidevamo di adeguare la terapia antalgica di base e la copertura del BTcP. Per qualcuno alla prima somministrazione di fentanil pectina spray nasale, venivano segnalati episodi di confusione, successivamente tollerati dai pazienti con difficoltà di deglutizione, tenendo conto dei benefici ottenuti. Dalla nostra osservazione, nessun paziente ha interrotto il trattamento radioterapico dopo aver raggiunto la dose efficace individuale, considerando che l’eziologia del dolore in pazienti affetti da carcinoma del distretto cervico-facciale è multifattoriale, con discreta componente neuropatica. Inoltre dopo trattamento radioterapico la genesi del dolore era riferita a riacutizzazione di natura nocicettiva, legata alla tossicità del trattamento radioterapico stesso. Un trattamento farmacologico adeguato è di fondamentale importanza per coprire il dolore cronico, rimane però una necessità di gestire il BTcP con farmaci adeguati: in questi casi si è rilevata l’importanza dell’utilizzo del fentanil pectina spray nasale per controllare tale dolore. Il sistema di erogazione nasale con pectina si è dimostrato efficace, in termini di rapidità e compliance, in pazienti che necessitano di terapia polifarmacologica, considerando altresì la diffusa e intensa alterazione della mucosa orale legata alla patologia sofferta e alle conseguenze della radioterapia subita. Conclusioni Dobbiamo concludere che, in pazienti con patologie tumorali del distretto cervico-facciale, il fentanil pectina spray nasale risulta essere, per la nostra esperienza, farmaco adeguato a coprire tanto il BTcP, in termini sia di rapidità di azione sia di tollerabilità, quanto le conseguenze dei trattamenti chemio- e radioterapici subiti. La nostra osservazione di alcuni casi di pazienti portatori di carcinoma della regione capo-collo con BTcP post-radioterapia ha mostrato infatti che i soggetti hanno efficacemente controllato il dolore con tale ausilio farmacologico. Letteratura consigliata Portenoy RK, Bruns D, Shoemaker B et al. Breakthrough pain in community-dwelling patients with cancer pain and non cancer pain, part 1 prevalence and characteristics. J Opioid Manag 2010; 6:97-108 Zeppetella G, O’Doherty CA, Collins S. Prevalence and characteristics of breakthrough pain in cancer patients admitted in hospice. J Pain Sympon Manage 2000; 20:87-92 Mercadante S, Redbruch L, Caraceni A et al; Steering Committee of the European Association for Palliative Care (EAPC) Research Network.Episodic breakthrough pain; consensus conference of an expert working group of the European Association for Palliative Care. Cancer 2002; 94:832-839 Davies A, Sitte T, Elsner F et al. Consistency of efficacy patient acceptability, and nasal tolerability of fentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulfate in breakthrough cancer pain. J Pain Symptom Manage 2011; 41:358-366 Mercadante S, Gebbia V, David F et al. Tools for identifying cancer pain of predominantly neuropathic: origin and opiod responsiveness in cancer patients. J Pain 2009; 10:594-600 38 Casi Clinici Utilità clinica del fentanil per via nasale nel controllo del BTcP nei pazienti con mucosite di grado moderato-grave in trattamento radio- e chemioterapico Andrea Rocchi UO Oncologia clinica, Arcispedale S. Anna, Ferrara Introduzione Il dolore oncologico episodico intenso, o breakthrough cancer pain (BTcP) è una transitoria riacutizzazione del dolore che colpisce pazienti oncologici già in trattamento cronico con oppioidi: insorge rapidamente con intensità severa, generalmente con una durata media di 30 minuti. Il trattamento farmacologico si attua con oppioidi a rilascio rapido (rapid onset opioid, ROO) e di breve durata, a una dose equivalente al 10-15% della dose giornaliera [1]. Il fentanil è un potente agonista dei recettori mu, disponibile sia in cerotti transdermici per il trattamento del dolore cronico sia nella formulazione a rilascio transmucosale orale per il trattamento degli episodi acuti. Di recente è stata introdotta la formulazione di fentanil in formulazione spray nasale, alternativa alla via transmucosale, che viene assorbita molto rapidamente attraverso la mucosa nasale. Il fentanil include tra gli eccipienti la pectina, che determina la formazione di un gel sulla mucosa nasale con modulazione della diffusione del principio attivo. Con ciò si limita il picco di concentrazione plasmatica, consentendo però di raggiungerlo nel tempo utile per ridurre velocemente l’attacco di dolore episodico. Questa nuova formulazione nasale rappresenta un’alternativa terapeutica per i pazienti che non possono utilizzare la via orale, in particolare se affetti da nausea, vomito, sindrome della bocca secca. È particolarmente utile in caso di mucosite di grado moderato-grave correlata al trattamento radioterapico nei pazienti affetti da tumori del distretto cervico-cefalico, a cui spesso è associato dolore che limita l’assunzione di cibo, bevande e farmaci orali. In tale circostanze, un farmaco antidolorifico di comprovata efficacia e potenza come il fentanil pectina, bypassando la somministrazione orale, può essere una valida soluzione per la gestione del BTcP e per il controllo del dolore incidentale legato all’assunzione di cibo o al trattamento radioterapico. Di seguito si riportano tre casi relativi all’uso di tale formulazione di fentanil per via nasale. Caso clinico 1 Uomo di 52 anni; in anamnesi forte fumatore (1 pacchetto/die), sottoposto a svuotamento laterocervicale sinistro, tonsillectomia sinistra, biopsia random della base lingua, del seno piriforme sinistro e rinofaringe per 2 metastasi da carcinoma squamocellulare a partenza ignota (TxpN1M0). Trattato con radioterapia adiuvante (previsti 66 Gy totali in 30 sedute su sedi di malattia e sedi ad alto rischio) in associazione a cisplatino 40 mg/m2 settimanale. Dopo 10 sedute (22 Gy totali), si registra la comparsa di mucosite di grado 3, con conseguente disfagia completa per cui il paziente ha necessitato di nutrizione enterale totale. Per dolore con intensità NRS (numerical rating scale) =8, trattato con fentanil transdermico (50 mcg/h) e morfina solfato (10 mg) per os per il controllo del BTcP sostituito dopo 2 giorni da fentanil pectina (400 mcg) spray nasale per la difficoltà alla deglutizione. Dopo 4 giorni il dolore risulta pari a NRS 4, con un massimo III. RADIOTERAPIA 39 di 3 episodi di BTcP (NRS =6) controllati con fentanil con beneficio dopo mediamente 20 minuti dall’assunzione (range 15-30 minuti) e senza necessitare di una seconda dose. Il paziente ha terminato il programma radioterapico, il dolore è progressivamente calato fino alla sospensione del fentanil transdermico dopo 30 giorni. Caso clinico 2 Maschio di 45 anni; in anamnesi pregresso abuso di sostanze stupefacenti e alcol, cirrosi epatica HCV-correlata, forte fumatore (2 pacchetti/die), sottoposto a intervento di emiglossectomia sinistra, svuotamento laterocervicale sinistro, tracheotomia e impianto di gastrostomia percutanea endoscopica (PEG) per carcinoma squamocellulare della lingua mobile (pT4 pN0). Viene trattato con radioterapia adiuvante (previsti 66 Gy totali in 30 sedute su sedi di malattia e sedi ad alto rischio) in associazione a cisplatino 40 mg/m2 settimanale. Dopo 7 sedute (15,4 Gy totali) comparsa di mucosite di grado 3, con conseguente disfagia completa per cui il paziente ha necessitato di nutrizione enterale totale. Per dolore NRS =7 viene trattato con ossicodone + naloxone 60 mg/die (dose massima raggiunta dopo 7 giorni di titolazione in regime di assistenza domiciliare) e morfina solfato 10 mg per os per il controllo del BTcP sostituito dopo 1 giorno con fentanil pectina (400 mcg) per vomito e agitazione. Dopo 10 giorni il dolore si riduce a NRS =3, con un massimo di 3 episodi di BTcP (NRS =6) controllati con fentanil per via nasale dopo mediamente 30 minuti dall’assunzione (range 2040 minuti) senza comparsa di effetti collaterali, sintomi da astinenza o da sovradosaggio. Dopo 30 giorni dal termine della radioterapia ripresa dell’alimentazione per os, dopo 40 giorni ha sospeso ossicodone + naloxone, dopo 21 giorni dall’ultima somministrazione di fentanil pectina (400 mcg) senza alcun sintomo da sospensione. Caso clinico 3 Maschio di 64 anni, in anamnesi cardiopatia ischemica cronica, pregresso IMA, ex fumatore (1 pacchetto/die per 20 anni), sottoposto a intervento di tonsillectomia destra e svuotamento laterocervicale destro per carcinoma squamocellulare della tonsilla (pT2 pN2). Trattato con radioterapia adiuvante (previsti 66 Gy totali in 30 sedute su sedi di malattia e sedi ad alto rischio) in associazione a cisplatino 40 mg/m2 settimanale. Dopo 23 sedute (50,6 Gy totali) comparsa di mucosite di grado 2 e disfagia G2 senza necessità di nutrizione enterale totale. Per dolore (NRS =6) si prescriveva fentanil transdermico (12 mcg/h), ma persisteva un dolore incidentale (NRS =8) durante l’assunzione di cibo per cui il paziente assumeva 30 minuti prima del pasto fentanil pectina (100 mcg) per via nasale con conseguente possibilità di assumere regolarmente il pasto (erano stati inefficaci l’incremento del fentanil transdermico e morfina solfato per os). Dopo 7 giorni dal termine della radioterapia, ripresa l’alimentazione regolare, si sospende il fentanil pectina e dopo 14 giorni anche il fentanil transdermico. Discussione Uno studio di farmacocinetica ha confrontato fentanil pectina con fentanil citrato oromucosale in 16 volontari sani. Dopo la somministrazione di una singola dose, fentanil pectina è stato as- 40 Casi Clinici sorbito più rapidamente e ha raggiunto livelli di picco plasmatico entro 15-21 minuti, rispetto ai 90 minuti impiegati dal fentanil oromucosale [2]. Fentanil pectina, rispetto alla soluzione orale di morfina, ha avuto un vantaggio significativo nella differenza dell’intensità del dolore 15 minuti dopo l’inalazione rispetto al basale (3,02 vs 2,69). La percentuale di episodi in cui si è ottenuto un sollievo dal dolore clinicamente significativo è stato superiore con fentanil spray sia dopo 15 sia dopo 30 minuti [3]. La mucosite e la xerostomia sono effetti collaterali frequenti della radioterapia sul distretto cervico-cefalico e ostacolano l’uso di formulazioni di fentanil transmucosale. In caso di mucosite di grado moderato-grave lo spray intranasale sembra essere il trattamento più adeguato [4]. Il dolore, anche se discretamente controllato dalla terapia cronica di base, può rendere difficile anche aprire la bocca, parlare, bere o deglutire la saliva, e di conseguenza anche alimentarsi; quindi l’uso del fentanil pectina spray nasale, somministrato 30 minuti prima dell’assunzione del cibo, ha aiutato a raggiungere il controllo di tale dolore prevedibile [5]. Bibliografia Ripamonti CL, Santini D, Maranzano E. Management of cancer pain: ESMO Clinical Practice Guidelines. 1. Ann Oncol 2012; 23(Suppl 7):vii139–vii154 2. Fisher A, Watling M, Smith A, Knight A. Pharmacokinetics and relative bioavailability of fentanyl pectin nasal spray 100 - 800 µg in healthy volunteers. Int J Clin Pharmacol Ther 2010; 48:860-867 3. Fallon M, Reale C, Davies A et al. Efficacy and safety of fentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulfate tablets in the treatment of breakthrough cancer pain: a multicenter, randomized, controlled, double-blind, double-dummy multiple-crossover study. J Support Oncol 2011; 9:224-231 4. Escobar Y, Manas A, Julia J et al. Optimal management of breakthrough cancer pain (BCP). Clin Transl Oncol 2013; 15:526–534 5. Caraceni A, Haks S, Kaasa S, et al. Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidence-based recommendations from the EAPC. Lancet Oncol 2012; 13:e58-e68 IV. TERAPIA DI BASE 41 Due casi di gestione del dolore cronico in pazienti oncologici Raffaele Addeo Ospedale S. Giovanni di Dio, Frattamaggiore (NA) Caso clinico 1 Anamnesi Il caso clinico fa riferimento a un paziente di 69 anni con diagnosi di carcinoma squamoso del seno mascellare destro, già trattato un anno prima con intervento chirurgico di maxillectomia destra, seguito da chemio-radioterapia concomitante adiuvante. A maggio 2012 il paziente terminava il trattamento chemio radiante e dopo un mese praticava una TC di restaging da cui non risultava malattia misurabile né valutabile. Dopo un periodo di circa tre mesi il paziente riferiva sintomatologia algica in corrispondenza dell’arcata dentaria di destra. Una TC di restaging evidenziava la presenza di una lesione eteroplasica a partenza dalla lamina etmoidale mediana che si estendeva sia lateralmente, infiltrando il palato duro omolaterale, sia in alto, infiltrando il pavimento dell’orbita. Esame obiettivo e iter diagnostico Il paziente è giunto alla nostra osservazione nel corso di un programma di follow-up. La TC del distretto cervico-cefalico ha messo in evidenza la recidiva locale di malattia. La natura maligna della lesione è stata accertata ricorrendo a un prelievo di cellule con ago sottile (fine-needle aspiration biopsy, FNAB) e successivo esame citologico. All’esame obiettivo, il paziente riferiva forte dolore che, valutato con numerical rating scale (NRS a 11 punti) risultava pari a 8/10. Il paziente non riferiva disfagia, calo ponderale o disturbi visivi. All’ispezione, la cute sovrastante la lesione appariva iperemica e fortemente dolente. Terapia e successivo decorso clinico L’approccio al paziente è stato di tipo multidisciplinare, dal momento che più specialisti hanno contribuito alla decisione terapeutica. La priorità è stata data al trattamento del dolore e si è deciso di impiegare un oppiaceo forte a dosi medio/alte. Abbiamo adoperato l’ossicodone per os al dosaggio di 20 mg ogni 12 ore, per un totale di 40 mg/die. L’attenta anamnesi ha poi rivelato la presenza di episodi parossistici di dolore della durata di pochi secondi, spesso scatenati dallo sfregamento della cute. Inoltre il paziente riferiva, in corrispondenza della lesione, formicolii e parestesie. Tali sintomi hanno indotto l’équipe multidisciplinare ad associare, alla terapia di base con ossicodone, anche un farmaco a rapido rilascio per il dolore episodico intenso, o breakthrough pain (BTP) e un farmaco agonista del neurotrasmettitore GABA, per fronteggiare la componente neuropatica del sintomo. Il fentanil transmucosale alla dose di 100 mcg, somministrato al bisogno, è stato il farmaco scelto per il controllo del BTP. Per il controllo della componente neuropatica, il farmaco scelto è stato il pregabalin, alla dose iniziale di 75 mg ogni 12 ore. A scopo citoriduttivo, al paziente è stato somministrato trattamento chemioterapico, impie- 42 Casi Clinici gando l’associazione di cisplatino + 5-fluorouracile + cetuximab alle dosi standard. Il controllo del dolore è stato ottimale, dal momento che lo stesso è stato riferito pari a 3/10 alla scala NRS, ed è coinciso con un miglioramento del performance status. Inoltre, all’esame obiettivo, è stata notata la scomparsa dell’area iperemica in corrispondenza della guancia di destra. Una TC di restaging ha evidenziato una risposta parziale al trattamento con netta riduzione della lesione. Data l’efficacia di entrambi i trattamenti, si è quindi deciso di continuare sia la chemioterapia a dosi standard sia la terapia antalgica. Tuttavia, dopo circa un mese di terapia, il paziente ha iniziato a lamentare peggioramento del dolore, che a un controllo clinico risultava pari a 6/10 (NRS), e difficoltà alla masticazione. Al paziente è stata prescritta una TC di restaging in anticipo rispetto alla tempistica prevista e da tale esame è risultata evidente una netta progressione loco regionale di malattia. Il team multidisciplinare ha quindi deciso di impiegare una chemioterapia di seconda linea a base di metotrexate, alla dose di 30 mg/m2 a cadenza settimanale associato a gemcitabina, alla dose di 1000 mg/m2, somministrata i giorni 1 e 8 di ogni ciclo. La terapia antalgica è stata modificata incrementando sia le dosi di ossicodone, fino a 40 mg ogni 12 ore, sia di fentanil, da 100 mcg a 200 mcg. La dose di pregabalin è stata invece mantenuta costante. Dopo due settimane di terapia, il controllo del dolore è risultato soddisfacente, dal momento che il paziente riferiva un notevole calo dello stesso (da 6/10 NRS a 2/10). Dopo un mese di terapia, il paziente non riferiva più dolore ma lamentava la comparsa di vomito e sintomi neurologici, quali vertigine e diplopia. Dato il controllo ottimale del dolore, la decisione è stata quella di ridurre le dosi di ossicodone e di fentanil, lasciando inalterate quelle di pregabalin. Il controllo del sintomo è stato ottimale fino alla successiva TC di restaging che ha evidenziato stabilità di malattia. Il paziente sta attualmente continuando il trattamento chemioterapico di seconda linea e il controllo del dolore è eccellente data l’assenza di effetti collaterali di rilievo. Discussione Il dolore è un sintomo quasi costante nel paziente oncologico e i tumori squamosi del distretto cervico-cefalico sono tra le neoplasie che più spesso si accompagnano a tal sintomo. Le spiegazioni di questo fenomeno sono numerose. Il motivo principale risiede senz’altro nella presenza del tumore che comprime ed erode le strutture circostanti. Tuttavia l’intervento chirurgico e la radioterapia, che spesso fanno parte dell’iter terapeutico di tali pazienti, possono contribuire alla comparsa del dolore danneggiando le guaine nervose e alterando l’irrorazione ematica e il deflusso linfatico. Il trattamento deve comprendere il debulking della lesione e l’impiego di farmaci antidolorifici. Nel caso in questione, il trattamento chemioterapico era l’unica opzione, essendo il paziente ritenuto inoperabile alla recidiva e avendo già praticato una dose elevata di radioterapia in quel distretto anatomico. In riferimento alla terapia antalgica, le attuali raccomandazioni terapeutiche consigliano di valutare l’intensità del dolore, la presenza di componente neuropatica e la presenza di BTP. Nel caso in questione ci è sembrato opportuno iniziare con un oppiaceo forte somministrato per os e l’ossicodone rappresenta uno dei farmaci più maneggevoli, dato il gran numero di formulazioni disponibili, che consentono quindi una variazione anche minima del dosaggio. Il fentanil, dato il suo rapido assorbimento transmucosale che si traduce in una celere azione, è il farmaco più impiegato per il trattamento del BTP. Le Linee guida consigliano di valutare attenta- IV. TERAPIA DI BASE 43 mente il numero delle assunzioni di fentanil, dal momento che un numero di somministrazioni uguale o superiore a 4 volte/die è indice di un controllo non ottimale con la terapia antidolorifica di base. L’incremento dell’ossicodone, da 40 a 80 mg/die, è stato necessario in considerazione della progressione di malattia che quasi sempre, come nel caso in questione, si traduce in un peggioramento della sintomatologia algica. L’incremento dell’ossicodone ha attenuato il sintomo, a prezzo però di un incremento degli effetti collaterali che, a dosi così sostenute, si manifestano con frequenza. Da quanto osservato si evince che la terapia antalgica nel paziente oncologico non può prescindere dal controllo della malattia neoplastica e dall’attenta valutazione delle caratteristiche del dolore stesso. Letteratura consigliata Takase H, Sakata T, Yamano T et al. Advantage of early induction of opioid to control pain induced by irradiation in head and neck cancer patients. Auris Nasus Larynx 2011; 38:495-500 Silvestri B, Bandieri E, Del Prete S et al. Oxycodone controlled-release as first-choice therapy for moderateto-severe cancer pain in Italian patients: results of an open-label, multicentre, observational study. Clin Drug Investig 2008; 28:399-407 Fallon MT. Neuropathic pain in cancer. Br J Anaesth 2013; 111:105-111 Zeppetella G, Davies A, Eijgelshoven I, Jansen JP. A network meta-analysis of the efficacy of opioid analgesics for the management of breakthrough cancer pain episodes. J Pain Symptom Manage. 2013. pii: S08853924(13)00365-5 [Epub ahead of print] Vermorken JB, Specenier P. Optimal treatment for recurrent/metastatic head and neck cancer. Ann Oncol 2010; 21(Suppl 7):vii252-vii261 Caso clinico 2 Anamnesi Si riporta il caso di una paziente di anni 58 con adenocarcinoma del pancreas in stadio avanzato. Data la sintomatologia inizialmente lieve, la paziente ha richiesto la consulenza medica specialistica solo in fase avanzata di malattia, per cui non è stato possibile offrire alla stessa il trattamento chirurgico standard. Le cure del caso sono rientrate, quindi, in un programma di palliazione comprendente la chemioterapia esclusiva e la terapia di supporto. Esame obiettivo e iter diagnostico A dicembre 2012, la paziente giungeva alla nostra attenzione riferendo inappetenza, nausea e perdita di peso importante, circa 8 kg negli ultimi due mesi, associata a dolore epigastrico irradiato alla colonna dorsale. All’esame obiettivo si notava ipotrofia muscolare di grado moderato, con evidenti segni di disidratazione della cute e delle mucose. L’attento esame obiettivo delle sclere mostrava subittero. Il sintomo più invalidante, riferito dalla paziente, era comunque il dolore, che veniva descritto come continuo con picchi irregolari che avvenivano durante il giorno ed erano stimolati dalla postura e dal contatto della cute dell’addome con gli indumenti. All’esame emocromocitometrico era presente anemia lieve (9,30 g/dl), ipoalbuminemia (2,3 g/dl), iperbilirubinemia coniugata (4,3 mg/dl), notevole iperamilasemia e leucocitosi neutrofila (23.000 WBC con neutrofili pari all’81%). Il dosaggio dei marker tumorali evidenziava un incremento notevole dell’antigene carcinoembrionario (carcinembryonic antigen, CEA) che risultava 44 Casi Clinici pari a 18,67 mg/dl e del CA19-9, che era pari a 5340 UI/dl. Alla paziente veniva prescritta una TC addome superiore e pelvi con mdc per l’inquadramento diagnostico e l’eventuale giudizio di operabilità. Dal referto, tuttavia si evinceva la presenza di grossa eteroplasia a partenza dalla testa del pancreas che comprimeva senza infiltrare il dotto coledoco in più punti, e si estendeva posteriormente nel retroperitoneo comprimendo e infiltrando massivamente la vena mesenterica superiore. Erano inoltre presenti linfoadenopatie peri-pancreatiche diffuse e due lesioni epatiche, entrambe al V segmento, delle dimensioni massime di 3 cm. L’iter diagnostico veniva poi concluso con una biopsia TC guidata della lesione pancreatica che confermava la natura maligna della stessa. Al termine delle procedure previste, veniva posta diagnosi di adenocarcinoma della testa del pancreas scarsamente differenziato (G3), stadio clinico cT4 N1 M1. Terapia e successivo decorso clinico Data l’estensione loco-regionale della malattia, nonché la presenza di metastasi epatiche, l’approccio chirurgico è stato escluso, propendendo per una strategia palliativa. Per il controllo della malattia, alla paziente è stata somministrata chemioterapia secondo il seguente schema: gemcitabina alla dose di 1000 mg/m2 somministrata il giorno 1 associata a oxaliplatino alla dose di 100 mg/m2 il giorno 2, ciclo ripetuto ogni 15 giorni. Alla chemioterapia è stata poi associata la terapia antalgica. L’attenta anamnesi ha rivelato la presenza di dolore d’intensità elevata (9/10 della scala NRS), continuo, ma esacerbato da stimoli tattili (allodinia). Era quindi plausibile che alla componente somatica e viscerale del dolore si associasse anche una componente neuropatica. Era inoltre presente, anche più volte al giorno, BTP, spesso spontaneo ma a volte evocato da stimoli, soprattutto tattili. La decisione terapeutica è stata quella di associare a un oppiaceo forte un agonista GABA-ergico per il controllo della componente neuropatica. Il controllo del BTP rivestiva un ruolo preminente dal momento che tale sintomo era il più temuto dalla paziente e di gran lunga il più invalidante. Lo schema terapeutico antidolorifico comprendeva quindi: idromorfone alla dose di 32 mg ogni 24 ore e pregabalin alla dose di 75 mg ogni 12 ore, cui poi vi era da associare fentanil pectina transmucosale, somministrato per via nasale, al bisogno alla dose di 100 mcg. Dopo due settimane, il controllo del dolore era ottimale e la paziente riferiva un dolore d’intensità massima pari a 3/10, con scomparsa del BTP. Dopo altri due mesi, alla paziente veniva praticata una TC di restaging che evidenziava una lieve regressione della lesione pancreatica con stabilità delle metastasi epatiche, mentre il controllo del dolore risultava ancora eccellente (NRS 2/10). La paziente, inoltre, recuperava il peso corporeo e i segni di malnutrizione scomparivano quasi del tutto. Il successivo restaging, avvenuto sempre con TC torace, addome e pelvi, evidenziava una stabilità di malattia e il controllo del dolore risultava ancora buono. Tuttavia, la paziente iniziava a lamentare la comparsa di nausea, talvolta seguita da episodi di vomito. La nostra decisione è stata quindi di controllare il sintomo nausea, somministrando alla paziente granisetron al dosaggio di 2 mg/die per 5 giorni consecutivi. Dopo circa una settimana, si decideva di ridurre lievemente il dosaggio dell’idromorfone da 32 a 24 mg/die e, dopo una settimana, a una rivalutazione clinica, il controllo del dolore risultava comunque ottimale (NRS 3/10). Dopo 6 cicli complessivi di chemioterapia (oxaliplatino + gemcitabina), si decideva di continuare con sola gemcitabina, somministrata settimanalmente a dosaggio IV. TERAPIA DI BASE 45 ridotto, e a cicli di 4 settimane. Dopo circa un mese, tuttavia, la sintomatologia algica peggiorava e la paziente lamentava nuovamente episodi di BTP. La decisione condivisa è stata quindi quella di incrementare nuovamente l’idromorfone, aumentare la dose serale del pregabalin a 150 mg e raddoppiare il dosaggio di fentanil al bisogno (200 mcg a ogni somministrazione). Al successivo controllo clinico avvenuto due settimane dopo, la paziente riferiva notevole miglioramento del dolore di base (2/10 vs 6/10) e scomparsa del BTP, a prezzo però della comparsa di stipsi ostinata. La nostra decisione è stata di mantenere inalterati i dosaggi dei farmaci antidolorifici, consigliando alla paziente di assumere farmaci stimolanti la motilità intestinale, come il lattulosio. Attualmente la paziente continua la monochemioterapia con gemcitabina così come la terapia antalgica con idromorfone (24 mg/die), pregabalin (75 mg al mattino e 150 mg la sera) e fentanil transmucosale nasale (200 mcg al bisogno). Discussione L’adenocarcinoma del pancreas è spesso, durante la fase iniziale della sua storia clinica, una patologia paucisintomatica. I sintomi, più o meno specifici, iniziano a manifestarsi in fase avanzata e, non di rado, quando la patologia ha già dato metastasi a distanza. Il dolore è un sintomo molto frequente e può essere estremamente invalidante. La genesi del dolore è di tipo multifattoriale, ma è opinione comune che essa derivi soprattutto dall’infiltrazione massiva dei fasci nervosi del retroperitoneo, provenienti in gran parte dal ganglio celiaco. Il dolore, nel paziente affetto da adenocarcinoma del pancreas, ha spesso una componente neuropatica e l’associazione di un oppiaceo forte, quale è l’idromorfone, e di un agonista GABA-ergico è in grado di controllare tutte le componenti del dolore stesso. La decisione di iniziare subito con entrambi i farmaci a dosi medio/alte deriva dall’intensità del sintomo percepito dalla paziente (9/10). Infine, è fondamentale il controllo del BTP dal momento che tale sintomo è spesso il più invalidante e temuto dai pazienti. Da quanto detto, si evince che la triplice associazione oppiaceo forte, agonista GABA e fentanil a rapido rilascio al bisogno dovrebbe sempre essere presa in considerazione in pazienti con tale diagnosi. Data la prognosi, in ogni caso, severa della malattia in questione, bisogna prendere sempre in considerazione l’ipotesi che la terapia antalgica somministrata possa non essere più sufficiente a sedare il sintomo, per via dell’inevitabile progressione di malattia. Dal momento che la terapia in questione è di semplice esecuzione e praticabile a domicilio, l’atteggiamento terapeutico più razionale dovrebbe essere volto a incrementare progressivamente le dosi dei tre farmaci fino a che il sintomo sia sotto controllo e gli effetti collaterali non impattino notevolmente sul performance status del paziente. L’inevitabile progressione di malattia e il conseguente peggioramento del dolore deve, in questi pazienti, essere fronteggiato con metodiche più invasive e impegnative come la radioterapia a scopo antalgico o tecniche di blocchi selettivi. Letteratura consigliata Saif MW. Palliative care of pancreatic cancer. Highlights from the “2011 ASCO Annual Meeting”. Chicago, IL, USA; June 3-7, 2011. JOP 2011; 12:355-357 Fazal S, Saif MW. Supportive and palliative care of pancreatic cancer. JOP 2007; 8:240-253 Cho YD. Supportive care for symptom relief in pancreatic cancer. Korean J Gastroenterol. 2008; 51:119-126 Huggett MT, Pereira SP. Diagnosing and managing pancreatic cancer. Practitioner 2011; 255:21-2-3 46 Casi Clinici Ruolo del fentanil pectina nel trattamento del dolore da cancro Giorgio Astara Struttura Complessa di Oncologia medica Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari Caso clinico 1 Uomo di 66 anni, affetto da adenocarcinoma del polmone con metastasi linfonodali e ossee (D10, L2, L3). Il tumore polmonare non presenta mutazioni attivanti di EGFR (epithelial growth factor receptor) e riarrangiamento di ALK (anaplastic lymphoma kinase). All’osservazione presenta VAS (visual analogue scale) di intensità 5 e frequenza 5, con un numero di episodi di breakthrough pain (BTP) pari a 5/die. Viene utilizzato il quality of life questionnaire-core30 lung cancer13 (QLQ-C30 LC13) [1] e un diario clinico della qualità del sonno sotto trattamento con paracetamolo 3 g/die. La qualità del sonno è definita cattiva dal paziente, con risvegli frequenti e difficoltà a riprendere sonno per il dolore legato al movimento. Inizia chemioterapia con doppietta includente cisplatino + pemetrexed. La terapia del dolore viene così modificata: dopo titolazione rapida con morfina, che porta a proporre un dosaggio giornaliero pari a 50 mg/die e.v., si posiziona fentanil transdermico 25 mcg + 12,5 mcg/h ogni 72 ore [2], associando fentanil pectina spray nasale 100 mcg per il trattamento degli episodi di BTP [3], principalmente collegati al movimento e al ponzamento. Viene somministrata radioterapia esterna sulle lesioni scheletriche (20 Gy in 5 frazioni 1 campo posteriore). Dopo valutazione odontoiatrica inizia anche acido zoledronico 4 mg/die q28 [4]. Dopo due cicli di chemioterapia si procede a vertebroplastica percutanea della lesione di D10. In questa fase il diario clinico rivela un miglioramento della qualità del sonno con un solo risveglio notturno. La quality of life (QOL) misurata tramite l’item globale del QLQ-C30 LC13 presenta un miglioramento del 25%. Al quarto ciclo chemioterapico il paziente viene rivalutato con TC con riscontro di RP sulla lesione primitiva e stabilità sui secondarismi linfonodali e ossei. Inizia mantenimento con pemetrexed in monoterapia. Al secondo ciclo di mantenimento, si evidenzia una recrudescenza della sintomatologia dolorosa di base per cui viene incrementato il dosaggio del cerotto a 75 mcg/h e dopo una settimana, per il riscontro della ricomparsa del dolore al terzo giorno, si modifica la frequenza di cambio del cerotto da 72 a 48 ore. Gli episodi di BTP, due al giorno, sono controllati efficacemente da fentanil pectina 100 mcg. Attualmente il paziente è in buon compenso antalgico e sta ricevendo il sesto ciclo di mantenimento con pemetrexed. Bibliografia Bergman B, Aaronson NK, Ahmedzai S et al. The EORTC QLQ-LC13: a modular supplement to the EORTC 1. Core Quality of Life Questionnaire (QLQ-C30) for use in lung cancer clinical trials. EORTC Study Group on Quality of Life. Eur J Cancer 1994; 30A(5):635-642 2. Kamiya N, Yasogawa Y, Nishi Y, Takahashi Y et al. A case of long-term, high-dose transdermal fentanyl application for lung cancer pain. Gan To Kagaku Ryoho 2006; 33(3):377-380 3. Taylor D, Radbruch L, Revnic J, Torres LM et al. A report on the long-term use of fentanyl pectin nasal spray IV. TERAPIA DI BASE 4. 47 in patients with recurrent breakthrough pain. J Pain Symptom Manage 2013. pii: S0885-3924(13)00480-6 [Epub head of print] Ikeda T, Nakanishi H, Hayata A. Use of zoledronic acid for lung cancer with bone metastases - a study on reossification of osteolytic bone metastases. Gan To Kagaku Ryoho 2013; 40(7):871-875 Caso clinico 2 Donna di 74 anni, affetta da carcinoma mammario con metastasi ossee. Mai sottoposta a screening senologico. Consulenza oncologica per estesa neoformazione ulcerata a livello della mammella destra. Segue ricovero durante il quale vengono eseguiti: Biopsia mammella destra. L’esame istologico (EI n. B.9041/2010) documenta: “Carcinoma duttale infiltrante, moderatamente differenziato, a localizzazione dermica, angioinvasivo (G2). Assetto recettoriale delle cellule neoplastiche: recettore estrogeni positività >90%; recettore progesterone positività >90%; c-erb B2 positività di membrana debole e incompleta (1+). Indice di proliferazione cellulare Ki67 (MIB-1) positività 30%”. TC torace-addome-pelvi con mdc. “Torace: eteroplasia mammaria destra ulcerata (97x62x78 mm) che raggiunge posteriormente il muscolo grande pettorale in assenza di sicuro piano di clivaggio: concomitanti, omolateralmente, multiple linfoadenopatie ascellari e peri-pettorali, parzialmente colliquate tendenti alla confluenza, del diametro massimo di 54 mm. Si rileva la presenza di alcuni noduli di verosimile natura secondaria localizzati, rispettivamente, nel segmento anteriore del lobo inferiore destro (7 mm) e nel segmento lingulare inferiore (27 mm). Addome-pelvi: utero di dimensioni aumentate e struttura fortemente disomogenea per grossolano ispessimento dell’endometrio di verosimile natura eteroplasica. Si segnala addensamento osseo in corrispondenza dell’emisezione sinistra di D6 e osteosclerosi nell’emisezione sinistra di L5, sospettate essere sedi di secondarismo”. La paziente presenta dolore scheletrico, VAS di intensità 2 e frequenza 2, per cui viene avviata una terapia antalgica con paracetamolo. RM pelvi e colonna dorso-lombare. “RM pelvi: la cavità endometriale appare occupata da voluminosa formazione disomogeneamente ipointensa nelle sequenze T1 e T2 pesate e con parziale abbattimento del segnale nelle sequenze a soppressione del grasso (diametro massimo: 5 cm). Tale formazione, che presenza tenue potenziamento dopo somministrazione e.v. di mdc può essere riferibile, in prima ipotesi, a grossolano leiomioma degenerato, sottomucoso, a partenza dal fondo”. “RM dorso-lombare: il soma vertebrale di L5 presenta diffusa alterazione del segnale diffusamente ipointensa in assenza di abbattimento del segnale nelle sequenze a soppressione del grasso. Tale quadro è compatibile con secondarismo osseo. Alterazione del segnale di analogo significato si rilevano in corrispondenza dell’emisezione sinistra di D6”. 21/12/11. Scintigrafia ossea total body: “Focalità di incrementata attività osteoblastica su L5 e sul collo del femore sinistro”. Dicembre 2011. La paziente viene avviata a trattamento ormonale con inibitori dell’aromatasi (letrozolo 2,5 mg/die) e ricalcificante con acido zoledronico (4 mg e.v. d1q28). Per incremento della sintomatologia dolorosa e comparsa di circa tre episodi/die di BTP, scatenati dal movimento, inizia: ossicodone 20 mg due volte/die + fentanil pectina 100 mcg al bisogno. 48 Casi Clinici Dal 18/01/12 al 10/05/12. Viene avviata a trattamento chemioterapico secondo lo schema FEC 75 (epirubicina 75 mg/mq, 5-FU 500 mg/mq, ciclofosfamide 500 mg/mq, d1q21) di cui esegue 6 cicli. 24/06/12. La TC total body di rivalutazione documenta: “Riduzione dimensionale superiore al 50% della lesione mammaria destra (diametro massimo mm 43 vs mm 103) e delle linfoadenopatie ascellari satelliti (pari a circa il 50%). Scomparsa delle lesioni secondarie polmonari precedentemente segnalate. Invariati i restanti reperti”. 31/08/12. Prosegue trattamento chemioterapico secondo medesimo schema per ulteriori 3 cicli (ultimo in data 12/10/13). 03/11/12. Scintigrafia ossea total body: “Aree peri-articolari di iperattività osteometabolica a carico di plurime articolazioni in particolare sul rachide (esiti di verosimile patologia cronico-degenerativa)”. 16/11/12. La TC total body di rivalutazione documenta: “Torace: riduzione (del 20% circa) della nota lesione mammaria eteroplasica e riduzione dimensionale (del 40%) delle adenopatie satelliti. Addome: invariato rispetto al controllo precedente. Invariata per aspetto ed estensione la lesione secondaria del soma di L5. Invariata l’area osteosclerotica del versante anteriore della limitante somatica inferiore di T6”. Novembre 2012. Consulenza chirurgica presso il reparto di chirurgia generale del nostro policlinico che pone indicazione a intervento chirurgico di mastectomia radicale con intento palliativo. 20/01/13. Presso il suddetto reparto la paziente viene sottoposta a intervento di mastectomia semplice con linfoadenectomia di I livello. L’esame istologico documenta: “Carcinoma duttale infiltrante moderatamente differenziato, a nodi multipli, con nodulo prevalente del diametro massimo di cm 3,5. Derma e, focalmente, epidermide infiltrati dalla neoplasia. Margine di resezione profondo libero da neoplasia. G2 pT4b. Immunoistochimica: RE 80% Rpg 10% ki67: 5% Her2/neu negativo”. Prosegue trattamento ormonale con letrozolo 2,5 mg/die e ricalcificante con zoledronato 4 mg q28 e controllo clinico-strumentali periodici. 12/05/13. Ecografia epatica: negativa. 20/07/13. Ecografia mammaria bilaterale e mammografia sinistra: negativa. 20/07/13. Rx colonna dorsale e lombo-sacrale: negativa. In questa fase la paziente sospende completamente di propria iniziativa la terapia del dolore considerandosi “guarita”. Prosegue il follow-up, durante il quale si ha ricomparsa di dolori scheletrici che la paziente ritiene di origine “reumatica”. 21/07/13. Scintigrafia ossea total body: aree peri-articolari di ipermetabolismo osseo a carico di plurime articolazioni, segnatamente sul rachide lombare distale e sulla V lombare. 15/08/13. RMN colonna: sovvertimento strutturale del soma di L5 per la presenza di lesione disomogenea compatibile con secondarismo. Si rileva incremento del Ca 15,3 (54,1) e del CEA (carcinembryonic antigen) (8,46). 28/08/13. TC-TAP: in sede ascellare destra aumento dimensionale della grossolana linfoadenopatia, con aspetti di colliquazione (42 mm vs 20 mm). A sinistra comparsa di linfoadenopatia ascellare di 12 mm. Invariata la lesione secondaria di L5, esiti di vertebroplastica su D6 [1]. In questa fase presenta dolore di base relativamente lieve con VAS intensità 2 e frequenza 2 [2] IV. TERAPIA DI BASE 49 ma più di sette episodi/die di BTP, per cui si imposta una terapia antalgica con una associazione [3] a base di paracetamolo 325 mg + ossicodone (10 mg 2 volte/die) + fentanil pectina spray nasale 100 mcg. La QOL globalmente valutata con l’item specifico del QLQ-C30 dopo 15 giorni di terapia mostra un miglioramento pari al 50%, cosi come la qualità del sonno desunta dal diario clinico, che mostra un miglioramento di oltre il 50% nella ripresa del sonno dopo il risveglio notturno. Gli episodi di BTP passano da 7 a 3. Vertebroplastica percutanea su D6. La paziente inizia everolimus + exemestane[4] e prosegue acido zoledronico. 22/10/13. TC-TAP: riduzione dimensionale delle linfoadenopatie con aspetti di colliquazione in ascellare destra (la maggiore di 36 x 30 mm vs 40 x 36 mm); minima riduzione dimensionale della linfoadenopatia ascellare sinistra (10 mm vs 12 mm). Immagini di osteosclerosi come per secondarismi a carico del soma di L5 e del collo anatomico del femore di sinistra. Piccola area osteoaddensante di analogo significato nel soma di D6. Attualmente la sintomatologia dolorosa è controllata con paracetamolo 325 mg + ossicodone 10 mg due volte/die + ossicodone 5 mg due volte/die + fentanil pectina spray nasale 100 mcg [5]. Attualmente in terapia con acido zoledronico mensile, exemestane 25 mg/die + everolimus 10 mg/die. Bibliografia 1. Zapałowicz K, Radek A, Błaszczyk B et al. Percutaneous vertebral surgery. Indications, technics and possibilities. Neurol Neurochir Pol 2001; 35(1):159-168 2. Price DD, McGrath PA, Rafii A, Buckingham B. The validation of visual analogue scales as ratio scale measures for chronic and experimental pain. Pain 1983; 17(1):45-56 3. Sima L, Fang WX, Wu XM, Li F. Efficacy of oxycodone/paracetamol for patients with bone-cancer pain: a multicenter, randomized, double-blinded, placebo-controlled trial. J Clin Pharm Ther 2012; 37(1):27-31 4. Pritchard KI, Burris HA 3rd, Ito Y et al. Safety and efficacy of everolimus with exemestane vs. exemestane alone in elderly patients with her2-negative, hormone receptor-positive breast cancer in BOLERO-2. Clin Breast Cancer 2013; 13(6):421-432 5. Taylor D, Radbruch L, Revnic J et al. A report on the long-term use of fentanyl pectin nasal spray in patients with recurrent breakthrough pain. J Pain Symptom Manage. 2013. pii: S0885-3924(13)00480-6 [Epub ahead of print] Caso clinico 3 Uomo di 64 anni, con diagnosi di carcinoma non a piccole cellule del polmone TTF1 (transcription factor 1) negativo, non operato, con ripetizioni ossee multiple (Stadio IV). Comorbilità: pregresso TIA (2008); ATS aorto-carotidea, cerebropatia vascolare cronica. Maggio 2013. insorgenza di algie a livello dell’emitorace sinistro. 26/09/13. TC torace con mdc: “A destra, a livello del segmento anteriore del lobo superiore si evidenzia formazione nodulare (32 mm diametro massimo), solida, disomogeneamente vascolarizzata, compatibile con lesione neoformata di cui si consiglia la tipizzazione tramite biopsia TC guidata. Non evidenti tumefazioni linfonodali di significato patologico in sede mediastinica. Aree di focale lisi delle interfacce articolari dell’articolazione costo-vertebrale sinistra della D9 con presenza di accumulo di tessuto compatibile con un’origine eteroplasica sostitutiva. Calcificazione lamellare di parete dell’arco aortico”. 50 Casi Clinici Dal 04/10/13 al 06/10/13, ricovero ospedaliero in reparto di Medicina interna ove vengono eseguiti: 04/10/13. Fibrobroncoscopia: “Segmento anteriore del bronco lobare superiore destro verniciato di sangue fresco, esplorazione tracheo-bronchiale bilaterale nella norma. Si esegue brushing del segmento anteriore del bronco lobare superiore destro + broncolavaggio”. 05/10/13. TC cranio con mdc: “Ipodensità cortico-sottocorticale a livello della circonvoluzione frontale media, di natura esitale. Si associa una più lieve e diffusa alterazione densitometrica della sostanza bianca peri-ventricolare, espressione di leucoaraiosi. Modesto ampliamento del sistema ventricolare e degli spazi liquorali peri-encefalici. Negativo lo studio per ossa”. 05/10/13. Agoaspirato tessuto paravertebrale D9 TC-guidato. L’indagine TC, eseguita a scopo di centraggio, conferma la presenza di area d’ispessimento tissutale che interessa la sede paravertebrale sinistra, a livello del piano passante per l’articolazione costo-vertebrale di D9 che presenta circoscritta area di lisi. Si esegue agoaspirato a livello di tale lesione. Esame citologico n. C/2837/2013. “Materiale costituito da numerosi aggregati di cellule epiteliali atipiche: carcinoma non a piccole cellule non ulteriormente caratterizzabile. CK-pan positiva; TTF1, p40 e p63 negativi”. Viene messo in atto trattamento antalgico a base di ketoprofene sale di lisina, con scarso beneficio. 18/10/13. Consulenza oncologica: “Si consiglia di eseguire: orthopantomogram (OPT) preliminare a valutazione odontostomatologica per terapia con acido zoledronico; scintigrafia ossea total body”. Il quadro algico presenta una VAS intensità 5 e frequenza 3, con episodi di BTP, prevalentemente scatenati dal movimento o dalla tosse, in numero di 10-12 al giorno. Si procede con la titolazione rapida e.v. e stabilito un dosaggio giornaliero di morfina e.v. pari a 75 mg e viene posizionato un sistema transdermico di fentanil 50 mcg/h da cambiare ogni 72 ore. Per il trattamento del BTP si prescrive fentanil pectina 100 mcg al bisogno [1]. Al momento dell’istituzione della terapia è considerata la QOL globalmente valutata tramite il QLQ-C30. 20/10/13. OPT: edentulia. 23/10/13. Scintigrafia ossea total body: “Iperattività osteoblastica su D8-D9 e sull’arco posteriore dell’VIII e IX costa sinistra”. 30/10/13. RMN colonna dorsale: “Nella doccia costo-vertebrale sinistra, a livello di D8, D9 si documenta la presenza di tessuto solido neoformato (AP 34 x LL 23 x CC 30 mm), ampiamente interessante l’articolazione costo-vertebrale e il tratto prossimale della costa ed esteso mediamente al neuroforame compreso e da qui al canale spinale, ove comprime ab estrinseco la corda midollare e la disloca verso destra; coesiste edema in prima istanza reattivo della spongiosa ossea del versante sinistro dei somi coinvolti, dei peduncoli e delle lamine adiacenti. Il tessuto descritto appare compatibile con interessamento osseo secondario. Nel soma di D9 si osserva una ulteriore lesione di significato ripetitivo localizzata nel versante posteriore destro, massimo 10 mm”. 02/11/13. Esegue consulenza radioterapica sulla nota lesione ripetitiva paravertebrale a scopo palliativo-antalgico. Il 2/11 e il 09/11/13 esegue radioterapia con tecnica 2D per 16 Gy totali. 03/11/13. Primo accesso in day hospital per controllo clinico-ematologico, consulenza cardiologica ed ecocardiogramma. In seguito, inizia chemioterapia con schema cisplatino + gemcitabina di cui riceve 4 cicli senza importanti tossicità. La sintomatologia algica mostra una recrudescenza IV. TERAPIA DI BASE 51 dopo il secondo ciclo chemioterapico, con incremento nella terza giornata per cui si modifica la posologia cambiando il cerotto ogni 48 ore. Il numero di episodi di BTP diminuisce da 12 a 4. La qualità del sonno, desunta dal diario individuale, mostra un miglioramento della ripresa del sonno nei risvegli notturni pari al 40%. La stipsi, già presente prima del trattamento con oppioidi, viene controllata con macrogol e psillio. Per la comparsa di parestesie associate alle crisi algiche viene associato gabapentin [2]. Al momento il paziente viene rivalutato per la patologia neoplastica in condizioni di buon compenso antalgico. Bibliografia 1. Taylor D, Radbruch L, Revnic J et al. A report on the long-term use of fentanyl pectin nasal spray in patients with recurrent breakthrough pain. J Pain Symptom Manage 2013. pii: S0885-3924(13)00480-6 [Epub ahead of print] 2. Yan PZ, Butler PM, Kurowski D, Perloff MD. beyond neuropathic pain: gabapentin use in cancer pain and perioperative pain. Clin J Pain 2013 [Epub ahead of print] 52 Casi Clinici Un caso di neoplasia vescicale Alessandro De Lisi Samot Onlus, Palermo Introduzione Il dolore episodico intenso o breakthrough pain (BTP) è un dolore severo, transitorio a rapida insorgenza che compare in una condizione di dolore persistente già tenuto sotto controllo con una terapia di base. Il BTP ha una notevole incidenza nei pazienti oncologici e prende in questo caso il nome di breakthrough cancer pain (BTcP) [1], infatti, è estremamente importante svolgere in maniera tempestiva il più opportuno trattamento farmacologico se si vuole non inficiare ulteriormente sulla qualità di vita di questi pazienti già notevolmente compromessa. Migliorare la qualità di vita è un diritto per ogni malato e un dovere per ogni medico. I farmaci ideali per il controllo di questa tipologia di dolore devono avere alcune caratteristiche peculiari quali rapidità d’azione, sicurezza d’impiego e facilità di assunzione [2]. Materiali e metodi Si riporta il caso clinico di un paziente di 79 anni, affetto da neoplasia vescicale (carcinoma uroteliale G3 infiltrante la parete a tutto spessore e con estensione ai tessuti molli perivescicali) diagnosticata nel 2010. In data 16/09/2010 viene sottoposto a resezione endovescicale e sottoposto a febbraio 2012 a cistectomia radicale con associata prostato-vescicolectomia e uretero-ileo-cutaneo-stomia. Nel follow-up di marzo 2012, il paziente mostra all’esame TAC la comparsa, in sede lobare polmonare bilaterale di due millimetrici noduli di verosimile significato secondario e la comparsa, a ridosso dei vasi iliaci bilateralmente, di due grossolane formazioni ovalari, a densità liquida compatibili con metastasi linfonodali retroperitoneali. Nel mese di agosto 2012 esegue scintigrafia ossea total body che documenta la presenza di metastasi ossee al tratto lombare L4, all’articolazione sacroiliaca di destra. Inizia chemioterapia. Alla presa in carico il paziente si presenta allettato e in condizioni di severa sofferenza per il forte dolore al rachide lombare. Come terapia eseguiva associazione di paracetamolo e codeina 500 mg al bisogno. Il paziente accusava dolore somatico al rachide dorso-lombo-sacrale (soprattutto in posizione eretta) con un’intensità misurata con la visual analogue scale (VAS) =8, e veniva descritto come continuo con episodiche esacerbazioni (fitte lancinanti) a seguito di particolari movimenti, soprattutto nel portarsi alla stazione eretta (Indice di Karnofsky 40). Era stata inoltre prescritta mobilizzazione solo con ausilio di busto ortopedico. Si inizia trattamento impostando una terapia around the clock con oppioidi forti prediligendo l’associazione ossicodone + naloxone 10 mg 2 volte/die. Alla successiva visita il paziente mostra notevole riduzione della VAS (VAS = 5) e si decide di aumentare il dosaggio dell’oppioide a 20 mg 2 volte/die per ottimizzare il trattamento del dolore cronico ottenendo completa assenza del dolore. A settembre 2012 viene prescritto busto ortopedico ed effettua radioterapia su colonna lombare sede di metastasi per una delivery transfer function (DTF) 30 Gy 19. A seguito del IV. TERAPIA DI BASE 53 trattamento radioterapico si tende a ridurre in maniera scalare il dosaggio di oppiode fino a sospenderlo del tutto. Il paziente attraversa un periodo di relativo benessere in cui l’indice di Karnofsky aumenta del 50%, pur continuando a effettuare cicli di chemioterapia di mantenimento. Il paziente riprende a svolgere piccole attività quotidiane, quali prendersi cura del suo piccolo orto e andare a pescare, abbandonando l’ausilio del busto ortopedico contro il parere del medico. A marzo 2013 si riacutizza il dolore in sede lombare con VAS =8 e si decide di somministrare nuovamente ossicodone + naloxone 20 mg 2 volte/die. Il dolore scompare nuovamente, ma la valutazione oncologica del 23/04/2013 mostra progressione di malattia (aumento delle dimensioni dei noduli polmonari e aumento delle osteosclerosi dello scheletro). Inizia trattamento orale con endoxan e methotrexate. Scomparso il dolore il paziente abbandona, nuovamente, il busto e si dedica alla pesca in barca. Ricompare il dolore (VAS =5) talvolta accentuato dai movimenti, soprattutto quando deve alzarsi dal letto e deve mettersi in posizione seduta (al movimento il dolore raggiunge VAS=8). Si decide di aggiungere pregabalin fino al dosaggio di 75 mg 2 volte/die e si consiglia di effettuare diclofenac in muscolo al bisogno. Al controllo il paziente riferisce miglioramento netto del dolore cronico con VAS pari a 0, ma rimaneva il dolore da movimento al mattino (VAS=8). Si consiglia dunque al paziente la formulazione di fentanil spray nasale da utilizzare 5-10 minuti prima di alzarsi dal letto sospendendo il diclofenac al bisogno. Le prime somministrazioni con fentanil spray nasale da 100 mcg hanno determinato una riduzione della VAS a 4 punti. Per tale motivo si è incrementato fentanil spray nasale fino a 200 mcg. Dopo una settimana di trattamento, al successivo controllo, il paziente riferiva assenza totale del dolore. In seguito a caduta accidentale, il paziente accusa nuovamente dolore con le stesse caratteristiche predette. Si decide di effettuare ciclo di FANS associato a decontratturante (2 volte/die per 5 giorni) associando fentanil spray nasale 200 mcg per il dolore al movimento. Risultati Il fentanil pectina spray nasale si è rivelato un ottimo farmaco per il trattamento del BTcP scatenati dal cambio di postura, dalla deambulazione e dallo svolgimento delle più comuni attività quotidiane; il paziente riportava un immediato beneficio con una significativa riduzione dell’intensità del dolore. Il fentanil pectina spray nasale si è dimostrato estremamente rapido, efficace e ben tollerato; inoltre il dispositivo di somministrazione si è dimostrato maneggevole favorendo un’aderenza totale alla terapia permettendo di avere il miglior controllo sulla sintomatologia dolorosa. Nel caso clinico riportato il beneficio è stato rilevante tanto da determinare un significativo e duraturo miglioramento della qualità di vita e delle condizioni generali. Bibliografia Gatti A, Mediati RD, Reale C et al. Breakthrough pain in patients referred to pain clinics: the Italian pain 1. network retrospective study. Adv Ther 2012;29:464-472 2. Zeppetella G, Davies A, Eijgelshoven I, Jansen JP. A network meta-analysis of the efficacy of opioid analgesics for the management of breakthrough cancer pain episodes. J Pain Symptom Manage. 2013 pii:S0885-3924(13)00365-5 54 Casi Clinici Un caso di BTP in un paziente con tumore metastatico del colon-retto controllato con oppioide per via nasale Roberto Fiorentino Oncologia medica, AORN Antonio Cardarelli, Napoli Introduzione Il dolore è uno dei sintomi più invalidanti del cancro e la sua gestione è parte integrante e rilevante nell’assistenza al paziente oncologico. Con la pubblicazione della legge 38 del 15 Marzo 2010, la rilevazione del dolore e il suo trattamento sono diventati compito e obbligo del medico. Tale legge garantisce l’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative per qualsiasi setting di pazienti, in ogni fase di malattia. Oggi nella cartella clinica devono essere riportati: le caratteristiche del dolore rilevato, la sua evoluzione, i farmaci con i relativi dosaggi e il risultato di tale trattamento. Il dolore nel paziente oncologico viene generalmente distinto in due componenti: il dolore di base o persistente, definito around the clock, da trattare con dosi e orari fissi, ed episodi di breakthrough pain (BTP). Il BTP è stato definito da Portenoy nel 1990 come un incremento transitorio del dolore in un paziente oncologico con dolore stabile e persistente trattato con oppioidi. È stato riportato che circa il 29-32% dei pazienti con neoplasia sperimenta il BTP. Esso è caratterizzato da: • rapida insorgenza (3-4 minuti) • intensità severa (numerical rating scale, NRS, 5-10) • durata limitata (30-45 minuti) • ripetitività nel tempo (tre-quattro volte/die) • elevato impatto sulla qualità della vita • necessità di un trattamento specifico. Il BTP è attualmente trattato con oppioidi detti anche rapid onset oppioid (ROO), che sono molecole con diversa modalità di somministrazione transmucosale (intranasale, buccale, sublinguale ecc.) in grado di garantire un rapido raggiungimento del picco antalgico. Grazie all’elevata vascolarizzazione e permeabilità del tessuto nasale, grande interesse sta suscitando la via intranasale. Fentanil pectina spray nasale è una nuova formulazione di fentanil, a rapido onset d’azione utilizzata nel BTP che sfrutta la pectina, la quale a contatto con gli ioni calcio presenti nelle secrezioni mucosali modula il profilo farmacocinetico del fentanil estremamente lipofilo. Ciò consente il raggiungimento del rapido Tmax, con conseguente sollievo rapido e sicuro con minimi eventi avversi. Gli effetti collaterali più comuni sono rappresentati dal disorientamento, vertigini, sonnolenza, mal di testa, epistassi, rinorrea, disturbi nasali, vomito, nausea, stitichezza e prurito. Caso clinico Paziente di anni 48, che nel marzo del 2012 giunge alla nostra osservazione con dolore pelvico intenso e disturbi dell’alvo da adenocarcinoma del sigma, con pacchetti linfonodali a colata di circa 54 mm dalle stazioni celiaco-mesenteriche alle intercavo-lombo-aortiche, iliache e otturatorie bilateralmente, metastasi epatiche e carcinosi peritoneale come da rilevazione alla TC. Alla visita il perfomance status secondo dell’Eastern cooperative oncology group (ECOG) era di 1- IV. TERAPIA DI BASE 55 2. La paziente era astenica e apiretica. L’addome era globoso e dolente alla palpazione superficiale e profonda. Si effettuava analisi mutazionale del Kras: wild type. A seguito di tale diagnosi la paziente ha completato la stadiazione radiologica e, ritenuta inoperabile, ha intrapreso una chemioterapia di prima linea con l’obiettivo di ridurre la massa tumorale e migliorare la sintomatologia dolorosa secondo schema folfiri e cetuximab. Alla visita, la paziente, seppur vigile e collaborante, si è presentata prostrata con un tono dell’umore fortemente depresso. Riferiva dolore severo (NRS =7) all’addome, con esacerbazioni legate alla defecazione. Per ottenere controllo del dolore si prescrive ossicodone a lento rilascio per os (10 mg in 2 somministrazioni) e morfina solfato come dose rescue (10 mg) per non più di quattro volte/die. Dopo due giorni si aumenta l’ossicodone a 20 mg somministrato due volte/die. Alla visita successiva la paziente riferiva miglioramento del dolore addominale di base (NRS =2-3), con alvo più regolare, miglioramento del tono dell’umore e del riposo notturno. Il dolore episodico però non era ben controllato, con la decisione di aumentare la morfina a 30 mg (massimo 4 volte/die). Il dolore addominale di base, al controllo seguente, era controllato completamente (NRS =1) e quello pelvico si era ridotto, ma persistevano esacerbazioni di notevole intensità in seguito alla defecazione. Inoltre la paziente riferiva mucosite di grado moderato, con candidiasi e xerostomia da trattamento chemioterapico. Per tali motivi si confermava la terapia antalgica di base, ma si prescriveva fentanil pectina 100 mcg/dose, per via nasale, da somministrare in occasione delle defecazioni, a distanza di almeno 4 ore tra una somministrazione e l’altra. Alla successiva visita la paziente riferiva buon controllo del dolore addominale e assenza di effetti collaterali da oppiacei, ma a volte l’effetto analgesico risultava insufficiente. S’istruiva la paziente ad effettuare la somministrazione di una duplice dose, fino ad arrivare a 200 mcg/dose, una per narice. La paziente continuerà tale trattamento antalgico con ottima compliance, per l’autosomministrazione e la maneggevolezza, conseguente miglioramento della qualità della vita e normalizzazione dell’alvo e del performance status. Discussione La fisiopatologia algica, che vuole dividere il dolore in nocicettivo somatico o viscerale, neuropatico o idiopatico, non è sempre applicabile, per le componenti multifattoriali che lo generano, sovrapponendosi e potenziandosi. Ciò che invece ricorre costante nella storia naturale delle neoplasie è l’innestarsi di picchi di dolore episodico intenso. Il mancato controllo del dolore oncologico compromette in maniera fondamentale lo svolgimento delle normali azioni quotidiane, peggiorando la qualità della vita in maniera rilevante. Bisogna ricordare che il dolore è inoltre costituito da componenti psicologiche, sociali e culturali. Il nostro paziente sebbene avesse raggiunto una buona copertura del dolore di fondo, aveva una pessima qualità di vita per la presenza dei dolori episodici legati alla defecazione. Conclusione La terapia con pectina spray nasale ha dimostrato una buona tollerabilità sistemica e locale a lungo termine, senza rendere necessaria la modificazione della posologia della terapia antalgica 56 Casi Clinici di base. Il fentanil pectina è da considerarsi uno strumento di cura efficace, pratico e di facile utilizzo anche in un paziente provato sia fisicamente sia psicologicamente, come anche suggerito dalla European association palliative care. Sono necessari però una corretta informazione da parte del personale medico e paramedico al paziente (e ai familiari) sulle modalità di corretto utilizzo del farmaco e un continuo controllo medico per verificare la risposta clinica. Letteratura consigliata Zeppetella G, Riberio MD. Opioids for managment of breakthrough (episodic) pain in cancer patients. Cochrame Database Syst Rev 2006; 25:CD004311 Decreto Legge n.38/2010 (www.parlamento.it/parlam/leggi/10038l.htm) Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273-281 Portenoy RK, Payne D, Jacobsen P. Breakthrough pain: Characteristic an impact in patients with cancer pain. Pain 1998; 81:129-134 Mercadante S, Amadori D, Apolone G et al. Raccomandazioni per la gestione del Breakthrough cancer pain. Rivista italiana di Cure Palliative 2010; 10:17-23 Portenoy RK, Burton AW, Gabrail N et al. A Multicenter placebo-controled, double-blind, multiple-crossover study of Fentanyl Pectin Nasal Spray (FPNS) in treatment of Breakthrough cancer pain. Pain 2010; 151(3): 617-624 IV. TERAPIA DI BASE 57 Trattamento del dolore di base e del dolore episodico intenso in un caso di tumore del pancreas Emilio Pagliaro Ryder Italia onlus, Roma Introduzione Il dolore episodico intenso, o breakthrough cancer pain (BTcP), è definito come un aumento transitorio dell’intensità del dolore in un paziente con dolore di base ben controllato dalla terapia antalgica somministrata ad orari fissi. Questa definizione, intesa appunto come fluttuazioni nell’intensità del dolore, è comparsa per la prima volta nel 1990 in un lavoro di Portenoy e Hagen. L’eziologia del BTcP appare la stessa del dolore oncologico di base: effetto diretto o indiretto della neoplasia, dovuto al trattamento antitumorale o alla condizione morbosa concomitante. Per comprendere bene se ci troviamo di fronte a un paziente con BTcP innanzitutto bisogna iniziare con la valutazione dell’intensità con la scala analogica visiva (visual analogue scale, VAS), o la scala numerica (numerical rating scale, NRS), o la scala verbale (verbal rating scale, VRS). Vanno esaminati anche frequenza degli episodi, durata di ogni episodio, tipo di dolore (nocicettivo somatico, nocicettivo viscerale, misto, neuropatico), fattori scatenanti (se ci sono) e terapia antalgica in corso. Caso clinico Di seguito si presenta un caso clinico con BTcP. Donna di 85 anni (ex impiegata), fumatrice (20 sigarette al giorno per circa 65 anni), vedova con 2 figlie. Anamnesi patologica remota. Ipertensione arteriosa. Cardiopatia ischemica. Bronchite cronica. Diabete tipo II. Anamnesi patologica prossima. Nel luglio 2012, comparsa di dolori addominali importanti, su indicazione del medico di base, esegue colonscopia che risulta negativa. Per il perdurare della sintomatologia dolorosa esegue Rx lombo-sacrale positiva per processo artrosico diffuso. Gennaio 2013. Ricovero in urgenza presso il DEA per dolori addominali e calo ponderale. La paziente si presentava in condizioni generali mediocri. Lievemente tachipnoica. Cute e mucose pallide. Edemi declivi improntabili. Murmure vescicolare (MV) diffusamente ridotto, alcuni crepitii basali a sinistra. Addome globoso e notevolmente teso come da meteorismo intestinale e da possibile quota di versamento ascitico. Rx torace. Piccoli addensamenti atelettasici in sede basale bilaterale; accentuazione del disegno perilare e basale bilateralmente; seni costo-frenici parzialmente obliterati. Ecografia addominale. Neoformazione del corpo-coda del pancreas di circa 65 mm a contorni irregolari e struttura disomogenea. TC total body. Si conferma la presenza di lesione eteroplastica infiltrante e necrotica della giunzione corpo-coda del pancreas (65 x 55 mm). Wirsung ostruito e dilatato a livello della coda. Vena splenica infiltrata e trombizzata, arteria splenica infiltrata circonferenzialmente; ulteriori porzioni di tessuto patologico si estendono in prossimità della vena renale sinistra. 58 Casi Clinici A livello epatico sono visibili almeno 10 lesioni secondarie localizzate nel V, II e III segmento. Vie biliari intraepatiche ed extraepatiche dilatate. Si segnala in sede mesorettale destra formazione nodulare solida di 10 mm da riferire a carcinosi; altri impianti di carcinosi visibili nel tessuto adiposo gastroepatico. Alla luce degli esami diagnostici effettuati il consulente chirurgo non poneva indicazione all’intervento, ma esclusivamente trattamento medico. Veniva pertanto contattato il consulente oncologo che consigliava tipizzazione istologica della lesione pancreatica mediante ecoendoscopia digestiva con biopsia, escludendo tuttavia, in accordo con la paziente, una eventuale terapia citotossica a causa dell’età e delle comorbilità. Terapia in atto al momento della dimissione: pantoprazolo 40 mg 1 cp/die, metoclopramide 10,5 mg 3/die, tapentadolo 30 mg 1 cp due volte/die, lisinopril/idroclorotiazide 20/12,5 mg ½ cp/die, fentanil trasmucosale 400 mcg al bisogno, citalopram 10 mg/die, alprazolam 5 gtt/die. Febbraio 2013. Presa in carico della paziente dall’assistenza domiciliare di cure palliative. Alla visita medica risultavano condizioni generali discrete. All’esame obiettivo del torace MV aspro con sibili e crepitii in sede medio basale sinistra. Addome globoso, presenza di reticoli venosi superficiali ad andamento centrifugo, trattabile, dolorabile alla palpazione profonda in ipocondrio destro e sinistro; ottusità plessica a concavità superiore lungo la linea basiliaca con i cambi del decubito. Dolori non controllati dall’attuale terapia antalgica (NRS =8). La paziente riferiva dolore sordo, profondo, assillante, che si irradia a barra a livello dell’addome, insonnia e sindrome ansiosodepressiva. Si decide di modificare la terapia in corso: tapentadolo 40 mg 2 volte/die, pregabalin 75 mg x 2 volte/die; fentanil transmucosale 400 mcg al bisogno, prednisone 25 mg ½ cpr/die, citalopram 10 mg/die. Buon controllo del dolore nelle settimane successive (NPS =2). Marzo 2013. Comparsa di diversi episodi di BTcP (>4 volte/die). Difficoltà ad assumere terapia per os. La paziente inizia fentanil 50 mcg/h ogni 72 h, amitriptilina gtt 30 mg/die. L’applicazione del cerotto coincide con l’ultima dose per os di oppioidi a lento rilascio. Si prevede “dose di soccorso” con fentanil spray nasale o fentanil orale transmucosale e successivo rapido adeguamento del dosaggio del cerotto fino a 100 mcg/h transdermal therapeutic system (TTS) ogni 72 h. Nelle quattro settimane successive la paziente ha presentato alcuni episodi di BTcP al giorno (<4 volte/die) controllati con la terapia prescritta. La paziente si riteneva soddisfatta della terapia con particolare riferimento al controllo degli episodi di BTcP con il fentanil spray nasale dal quale aveva una significativa riduzione del dolore con un tempo medio di inizio dell’effetto intorno ai 10 minuti e con una riduzione del dolore superiore al 50%. Conclusione Durante il ricovero non era stata presa in considerazione l’eventuale componente neuropatica. Mancava la terapia al bisogno con farmaci adeguati. Non è stata presa in considerazione la neurolisi del plesso celiaco che rimane la procedura di prima scelta per il controllo del dolore nel tumore pancreatico non operabile. Pertanto si sarebbe potuto suggerire il seguente approccio. IV. TERAPIA DI BASE 59 Terapia di soccorso Fentanil spray nasale: iniziare con 50 mcg in una narice; se entro 10 minuti dall’inizio della somministrazione non si ottiene un’adeguata analgesia, somministrare una seconda dose di pari concentrazione. Se il trattamento di un episodio di BTcP richiede più di una dose, per i successivi episodi si deve considerare un aumento del dosaggio pari al totale della dose risultata necessaria per trattare il precedente episodio. Fentanil orosolubile: iniziare con 100 mcg. Se entro 15 minuti dall’inizio della somministrazione di una singola compressa non si ottiene un’adeguata analgesia, usarne una seconda. Se il trattamento di un episodio di BTcP richiede più di una compressa, per i successivi episodi si deve considerare un aumento del dosaggio pari al totale della dose necessaria per trattare il precedente episodio. Rivalutazione del BTcP: • valutare se il BTcP è cambiato • valutare l’efficacia dei farmaci (inclusi quelli around the clock) • valutare la tollerabilità dei farmaci. Letteratura consigliata Zeppetella G, Ribeiro PJ. Pharmacotherapy of cancer-related episodic pain. Expert Opin Pharmacother 2003; 4:493-502 Yan BM, Myers RP. Neurolytic celiac plexus block for pain control in unresectable pancreatic cancer. Am J Gastroenterol 2007; 102:430-438 Devrim A, Okan A. Celiac ganglia block. Eur J Radiol 2005; 55:355-361 Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273-281 Davies A, Sitte T, Elsner F et al. Consistency of efficacy, patient acceptability, and nasal tolerability of fentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulfate in breakthrough cancer pain. J Pain Symptom Manage 2011; 41:358-366 Farrar JT, Polomano RC, Berlin JA, Strom BL. A comparison of change in the 0-10 numeric rating scale to a pain relief scale and global medication performance scale in a short-term clinical trial of breakthrough pain intensity. Anesthesiology 2010; 112:1464-1472 Vissers D, Stam W, Nolte T et al. Efficacy of intranasal fentanyl spray versus other opioids for breakthrough pain in cancer. Curr Med Res Opin 2010; 26:1037-1045 McCarberg BH. The treatment of breakthrough pain. Pain Med 2007; 8(Suppl 1):S8-S13 Ripamonti C, Fagnoni E, Campa T et al. Incident pain and analgesic consumption decrease after samarium infusion: a pilot study. Support Care Cancer 2007; 15:339-342 Slatkin NE, Xie F, Messina J, Segal TJ et al. Fentanyl buccal tablet for relief of breakthrough pain in opioid-tolerant patients with cancer-related chronic pain. Cancer 2007; 5:327-334 Mercadante S. Pharmacotherapy for breakthrough cancer pain. Drugs 2012; 72:181-190 60 Casi Clinici Il trattamento del dolore in due casi di tumore toracico Guido Pallone AO S. Camillo Forlanini, Roma Caso clinico 1 Presentazione e rilevi anamnestici Nel marzo 2013 veniva alla nostra osservazione un uomo di 63 anni, di nazionalità filippina, ex fumatore da 10 anni di circa 20 sigarette/die per 20 anni. Il paziente si era rivolto al Pronto Soccorso per dolori addominali in regione epi-mesogastrica. L’addome si presentava trattabile, ma dolente e dolorabile alla palpazione superficiale e profonda in sede epi-mesogastrica. Gli esami ematochimici evidenziavano una modesta leucocitosi neutrofila. Veniva eseguita una TC addome evidenziante una lesione solida, ipodensa di circa 3 cm di diametro con enhancement parietale, adesa al piano muscolo-fasciale contiguo; vi erano inoltre analoghe formazioni nodulari solide, di dimensioni inferiori, in corrispondenza dei tessuti molli in sede perineale sinistra e in prossimità del muscolo ileo psoas di sinistra. Tali reperti deponevano per lesioni secondarie da neoplasia non identificata. Il paziente eseguiva pertanto una TC total body che documentava una lesione polmonare localizzata nel lobo superiore destro, adesa al mediastino e inglobante i linfonodi mediastinici. Eseguiva una broncoscopia con biopsie su una lesione infiltrante il bronco lobare superiore, che metteva in evidenza un carcinoma polmonare a piccole cellule con stadio T4 N3 M1b per lesioni addominali e ossee (lesioni osteorarefattive in L2, L3). Per la suddetta diagnosi il paziente iniziava chemioterapia con cisplatino 75 mg/m2 somministrato in prima giornata e ogni 21 giorni ed etoposide alla dose di 100 mg/m2 somministrato in prima, seconda e terza giornata e ogni 21 giorni. Durante il trattamento, a iniziare dal secondo ciclo, il paziente presentava una micosi orale ed esofagea per la quale veniva iniziata terapia con miconazolo 50 mg 1 cp muco adesiva buccale 1 volta/die per 14 giorni con pronta remissione della sintomatologia e delle manifestazioni. Le lesioni ripetitive alle vertebre lombari L2, L3 rappresentavano il vero problema emergente poiché il paziente lamentava un dolore sordo e pressoché continuo (visual analogue scale, VAS 8/10) e numerosi episodi di breakthrough pain (BTP) durante il giorno con la stazione eretta, ma anche in posizione supina nelle ore notturne. Iniziava pertanto una terapia con ossicodone 10 mg + naloxone 5 mg 2 volte/die con modico miglioramento della sintomatologia dolorosa, ma senza alcuna limitazione nell’intensità e nel numero degli episodi di BTP. Pertanto, dopo 7 giorni dalla suddetta terapia si aumentava il dosaggio dell’associazione di ossicodone + naloxone rispettivamente a 20 mg e 10 mg e veniva consigliato di ricorrere a fentanil spray nasale al dosaggio di 100 mcg in occasione di un dolore episodico intenso, eventualmente ripetuto alla stessa dose, nell’altra narice, se la dose non fosse risultata efficace nell’arco dei primi 30 minuti. Nel corso della successiva visita ambulatoriale, dopo tre giorni dalla modifica della terapia, il paziente riferiva miglioramento dell’intensità del IV. TERAPIA DI BASE 61 dolore (VAS 5/10) e di aver trovato nel dosaggio di 200 mcg di fentanil spray nasale il giusto equilibrio nel controllo del dolore episodico intenso. Sulle lesioni ripetitive localizzate su L2, L3 veniva poi effettuata una radioterapia a scopo antalgico e di consolidamento dell’osso a un dosaggio di 8 Gy che permetteva di ridurre nuovamente il dosaggio dell’associazione ossicodone + naloxone ai valori iniziali e di dover ricorrere molto raramente al fentanil spray nasale al dosaggio di 100 mcg per la diminuzione degli episodi di BTP. Discussione Il controllo del dolore che si ottiene con ossicodone e fentanil risulta essere importante non soltanto per la qualità di vita del paziente, ma anche di aiuto al clinico nei tempi di attesa che precedono un trattamento radiante palliativo. L’efficacia di quest’ultimo permette poi al medico di poter ridurre in piena tranquillità il dosaggio di tali farmaci fino, in molte occasioni, a sospenderli. Caso clinico 2 Presentazione e rilievi anamnestici Nell’agosto del 2013 una paziente di 78 anni, fumatrice (25 sigarette/die) dall’età di 55 anni, si rivolgeva al nostro ambulatorio portando in visione una radiografia del torace eseguita per toracoalgia anteriore destra da diversi mesi (VAS 7/10). L’esame obiettivo poneva in evidenza una riduzione del murmure vescicolare in sede mediotoracica destra. Poiché l’esame radiografico toracico evidenziava un voluminoso addensamento polmonare del lobo superiore destro, la paziente eseguiva TC total body con il conseguente riscontro di una sospetta eteroplasia del lobo superiore destro invadente la pleura parietale e la parete toracica fino alla muscolatura con linfoadenopatia mediastinica omolaterale (Figura 1). Veniva quindi eseguita un’agobiopsia polmonare TC guidata della lesione Figura 1. TC total body del caso clinico 2 con riscontro di sospetta che faceva emettere dia- eteroplasia del lobo superiore destro invadente la pleura parietale e gnosi di carcinoma epider- la parete toracica fino alla muscolatura con linfoadenopatia mediastinica omolaterale. moidale stadio T3 N2 M0. 62 Casi Clinici La paziente iniziava il primo di tre cicli previsti di chemioterapia prima della rivalutazione TC con cisplatino (75 mg/m2) e vinorelbina (25 mg/m2) e iniziava terapia con fentanil transdermico a matrice 25 mcg/h ogni 72 ore con scarso controllo sul dolore di base e sugli episodi di BTP nel frattempo insorti dopo la fase diagnostica con l’agobiopsia polmonare. Dopo 9 giorni della suddetta terapia il dosaggio del fentanil transdermico veniva portato a 50 mcg/h ogni 48 ore e veniva inserito il fentanil spray nasale alla dose di 200 mcg (1 puff per narice). La qualità di vita della paziente migliorava sensibilmente poiché veniva riferito VAS pari a 3 e un pieno controllo degli episodi di BTP. Attualmente la paziente è in attesa di eseguire il terzo ciclo chemioterapico prima della rivalutazione TC. Discussione Le neoplasie polmonari che invadono la parete toracica sono altamente invalidanti per la componente algica che rappresenta il sintomo principale. Quando la chirurgia e la radioterapia non possono essere applicate per l’estensione della massa principale, come nel caso in oggetto, la terapia del dolore deve rappresentare il caposaldo di un trattamento multifattoriale che consideri anche la chemioterapia. Il miglioramento della qualità di vita che si ottiene con gli analgesici migliora la compliance alla chemioterapia permettendo di portare a termine il programma terapeutico previsto. Letteratura consigliata Bensadoun RJ, Daoud J, El Gueddari B et al. Comparison of the efficacy and safety of miconazole 50-mg mucoadhesive buccal tablets with miconazole 500-mg gel in treatment of orophryngeal candidiasis: a prospective, randomized, single-blind, multi center, comparative. Phase III trial in patients treated with radiotherapy for head and neck cancer. Cancer 2008; 112:204-211 Mercadante S, Radbruch L, Davies A et al. A comparison of intranasal fentanyl spray with oral transmucosal fentanyl citrate for the treatment of breakthrough cancer pain: an open-label, randomized, crossover trial. Cur Med Res Opin 2009; 25:2805-2815 Davies A. The management of cancer-related breakthrough pain – APM task group recommendations. Presented at the British Pain Society, 16 aprile 2008 Mercadante S, Radbruch L, Caraceni A et al; Steering Committee of the European Association for Palliative Care (EAPC) Research Network.Episodic (Breakthrough) pain. Consensus conference of an expert working group of the European Association for Palliative Care. Cancer 2002; 94:832-839 IV. TERAPIA DI BASE 63 Trattare il dolore episodico intenso: due casi di terapia antalgica tailored in regime ambulatoriale Laura Spano SSD Tumori Rari, Istituto Oncologico Veneto IOV – IRCCS Caso clinico 1 Uomo di 54 anni. Anamnesi patologica remota: diverticolosi, ipertensione, dislipidemia. Anamnesi patologica prossima: nel febbraio 2012, durante esami di routine esegue Rx torace con evidenza di area di addensamento lobo superiore destro. Diagnosi: adenocarcinoma del polmone con secondarismi linfonodali toracici e mediastinici. Performance staus dell’Eastern cooperative oncology group (ECOG) =0, non sintomi di rilievo, lucido e orientato. Buon supporto familiare (moglie e figlia). Aprile 2012. Inizia trattamento chemioterapico con buona tollerabilità. Fine giugno 2012. Inizia a lamentare algie alle articolazioni scapolo-omerali bilaterali (visual analogue scale, VAS =4) di tipo puntorio ed esacerbate dal movimento e saltuariamente arto inferiore sinistro (VAS =7) di tipo urente e associate a parestesie. Assume di sua iniziativa FANS (ketoprofene 50 mg x 2-3 volte/die) ritenendo siano imputabili a fenomeni infiammatori. Dopo circa 15 giorni di apparente miglioramento comparsa di algie diffuse di maggiore intensità (VAS =8) con ipostenia arto inferiore sinistro. Accertamenti strumentali: Rx spalle + bacino/rachide e successiva scintigrafia ossea total body: diagnosi di secondarismi ossei di tipo osteolitico diffusi: bacino, scapole e VII- VIII costa destra. Inizia terapia con bifosfonati ogni 28 giorni con supplemento di calcio e vitamina D3. Inizia tramadolo 50 mg fino a 6-7 volte/die e paracetamolo 1000 mg 2 volte/die con scarso beneficio e comparsa di disturbi gastrointestinali. Peggioramento del tono dell’umore: inizia antidepressivo. Agosto 2012. Ulteriore peggioramento delle algie e delle parestesie arto inferiore sinistro: inizia ossicodone che rapidamente viene adeguato a 20 mg + 30 mg/die + pregabalin 25 mg 3 volte/die + FANS al bisogno (ketorolac fl sublinguale). Beneficio e compliance scarsi al trattamento per os: si ruota al cerotto transdermico di fentanil 50 mcg ogni 72 ore, rapidamente adeguato a 1 cerotto e mezzo per analgesia (VAS =2) + fentanil pectina per via nasale 100 mcg al bisogno (massimo 2 inalazioni/die). Prosegue il pregabalin. Settembre 2012. Dolore VAS =10 anche a riposo associato a marcata ipostenia arti inferiori non più responsivo a terapia antalgica: diagnosi di crollo vertebrale L4, L5 con compressione del cono midollare: radioterapia urgente. Prosegue con cerotto transdermico da 100 mcg/die e aumenta fentanil pectina per via nasale a 400 mcg (massimo 3 volte/die), si associa desametasone 64 Casi Clinici e aloperidolo gtt. Modico miglioramento dello stato psicologico di agitazione e umore depresso con l’adeguamento della terapia antalgica. Rapido scadimento delle condizioni generali con insufficienza epatica. Caso clinico 2 Donna 75 anni. Anamnesi patologica remota: colecistectomia, insufficienza venosa e safenectomia bilaterale (10 anni prima). Anamnesi patologica prossima: nel marzo 2013 comparsa di dolore sordo addominale, irradiato posteriormente dorso-lombare (VAS =4), esacerbato dai pasti, associato a disturbi digestivi più vaghi, perdita di peso circa 5 kg negli ultimi 2 mesi. Astenia e anoressia. Inizia a non poter più portare avanti le sue attività quotidiane. Tramite il suo curante esegue indagini strumentali che documentano neoformazione pancreatica corpo-coda, con multiple lesioni secondarie epatiche e nodi di carcinosi peritoneale. Maggio 2013. ECOG 1, lucida, orientata e collaborante, ma sofferente. L’utilizzo di codeina + paracetamolo non le dà adeguato beneficio. Inizia pertanto con ossicodone 5 mg 2 volte/die e FANS al bisogno. La dose di analgesico però non copre le algie, che diventano più importanti e continue, e non le permette di poter portare avanti le sue attività quotidiane; perciò si aumenta progressivamente la dose a 20 mg + 30 mg/die più morfina orale 10 mg al bisogno. Si ottiene discreto controllo delle algie lombari, ma la paziente riferisce dopo circa una settimana dolenzia al fianco destro, si evidenzia epatomegalia. L’insieme delle numerose compresse che assume durante la giornata incide sulla compliance del trattamento antalgico che viene pertanto modificato con fentanil cerotto transdermico, adeguato a 50 mcg ogni 72 ore; inoltre si associa pregabalin 75 mg/die, e per il trattamento del dolore incidente fentanil pectina per via nasale 100 mcg (che viene utilizzato 2 volte/die). Riferisce buona accettazione della somministrazione transnasale. Stazionarietà per circa 30 giorni, con modesti incrementi della dose del cerotto transdermico e adeguato controllo del breakthrough cancer pain (BTcP). Inizia terapia di supporto per sintomi digestivi, dell’alvo, ipoalbuminemia. Progressivo decadimento fisico, la paziente si alletta, viene attivato il servizio infermieristico a domicilio per iniziare nutrizione parenterale totale e terapia di supporto epatico. Scarso controllo del dolore di base nonostante l’aumento del fentanil transdermico a 100 mcg/die, pregabalin 150 mg/die, fentanil pectina per via nasale 400 mcg/die per il dolore episodico. Si trasferisce presso una struttura protetta. Conclusioni Le storie sono state scelte in quanto esempi di terapia antalgica tailored in regime ambulatoriale e in pazienti affetti da neoplasie (polmone, con secondarismi ossei e pancreas con la sua componente neuropatica) che si associano frequentemente a dolore di grado elevato, di diversa natura e diversa causa, con dimostrata possibilità, di adattare la migliore strategia IV. TERAPIA DI BASE 65 terapeutica, anche in caso di BTcP, con buona compliance e accettazione da parte del paziente, anche di farmaci derivati dalla morfina, che classicamente sono assimilati al concetto del “non c’è più nulla da fare” da parte del paziente stesso e dai suoi caregiver. Letteratura consigliata Maltoni M, Caraceni A, Pigni A et al. Terapia del dolore in oncologia. Linee guida AIOM 2013 (http://www.aiom.it/) Mercadante S. Il dolore nel paziente neoplastico. Elsevier, 2009 Fallon M, Reale C, Davies A et al. Efficacy and safety of fentanyl pectin nasal spray compared with immediaterelease morphine sulfate tablets in the treatment of breakthrough cancer pain: a multicenter, randomized, controlled, double-blind, double-dummy multiple-crossover study. J Support Oncol 2011; 9:224-31 Radbruch L, Torres LM, Ellerdhaw JE et al. Long-term tolerability, efficacy and acceptability of fentanyl pectin nasal spray for breakthrough cancer pain. Support Care Cancer 2012; 20:565-573 Zeppetella G. Opioids for cancer breakthrough pain: a pilot study reporting patient assessment of time to meaningful pain relief. J Pain Symptom Manage 2008; 35:563-567 66 Casi Clinici Il controllo del dolore nel carcinoma squamocellulare della testa e del collo Andrea Pietro Sponghini, David Rondonotti, Francesca Platini, Oscar Alabiso SC di Oncologia, AOU Maggiore della Carità, Novara, Italia Il dolore oncologico rappresenta tutt’oggi un sintomo diffuso tra i malati di cancro. La sua prevalenza, infatti, è pari al 59% in pazienti in trattamento attivo antineoplastico, al 64% in pazienti con stadio di malattia avanzato e al 33% in pazienti che sono stati curati per il cancro [1]. Le manifestazioni cliniche sono due: dolore cronico (espressione di malattia neoplastica in atto) e acuto (in senso stretto o inteso come breakthrough pain, BTP). Il termine BTP (dolore episodico intenso) è apparso per la prima volta nella letteratura medico-scientifica nella monografia intitolata “Cancer Pain”, pubblicata nel 1984 dal ministero della Salute canadese [2]. Esso è definito come una temporanea esacerbazione del dolore che si può manifestare in modo spontaneo, oppure correlato a qualche specifico fattore (come il movimento). Una delle caratteristiche peculiari del BTP è la durata che, tipicamente, non supera i 15–30 minuti. Un’ulteriore caratteristica è il brevissimo tempo con cui si raggiunge il picco massimo di dolore: tra i 3 e i 15 minuti; lo stesso picco dura, in alcuni casi, solo alcuni secondi. Conseguentemente, il controllo analgesico risulta complicato, poiché un classico oppioide orale (morfina, ossicodone) ha una farmacocinetica tale per cui la risposta si ottiene in circa 30-40 minuti, mentre la lunga durata d’azione rischia di incrementare gli eventi avversi. Recentemente, le nuove formulazioni transmucosali e intranasali di fentanil, proprio per le caratteristiche farmacocinetiche, sembrerebbero molto efficaci nell’ottenere un rapido controllo del dolore e nel garantire un miglior profilo tossicologico [3]. In generale, per il trattamento del BTP la strategia terapeutica tuttora utilizzata nella pratica clinica si basa su quella proposta nel 1996 dall’Organizzazione mondiale della sanità (revisione della prima edizione del 1986), ed è la cosiddetta scala analgesica del dolore a tre gradini [4]. Di recente pubblicazione è l’aggiornamento delle Linee guida della European association for palliative care (EAPC) sull’utilizzo degli oppioidi e sui relativi eventi avversi nel dolore oncologico [5]. In questo articolo sono descritti i dati di 31 pazienti con diagnosi istologica confermata di carcinoma squamocellulare del capo e del collo, in riferimento al periodo gennaio 2010-aprile 2013, curati presso la nostra struttura complessa di Oncologia dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara. Tutti i pazienti erano stati precedentemente trattati chirurgicamente o con radioterapia. Il protocollo di chemioterapia che abbiamo impostato è stato Al-Sarraf. Pertanto i cicli di chemioterapia sono consistiti in cisplatino o carboplatino 100 mg/m2 al giorno 1, seguito da 5-FU 1000 mg/m2/die per 4 giorni; in aggiunta è stato somministrato settimanalmente il cetuximab (dose di carico iniziale 400 mg/m2 seguita da una dose settimanale di 250 mg/m2). I cicli di Al-Sarraf sono stati ripetuti ogni 3 settimane per un massimo di 6 cicli; in seguito si è continuato con il cetuximab in monoterapia fino a progressione o tossicità inaccettabile. Per il trattamento del dolore cronico abbiamo principalmente utilizzato l’associazione ossicodone + naloxone, con dosaggi compresi fra i 10 mg 2 volte/die e gli 80 mg 2 volte/die. IV. TERAPIA DI BASE 67 Al momento della prima valutazione 11 pazienti erano già in trattamento con FANS e/o oppiacei minori senza un adeguato controllo del dolore. Come trattamento per il BTP è stato prescritto a tutti i pazienti fentanil transmucosale e nasale. Tutti i pazienti sono stati valutati con cadenza settimanale tramite visita clinica, valutazione del dolore mediante scala NRS (numerical rating scale) per tutto il periodo di osservazione, oltre a una visita in terza giornata per eventuali modifiche precoci della terapia. Ogni tre mesi abbiamo poi rivalutato l’estensione di malattia con diagnostica strumentale (TC, RM e/o PET). Tutti i pazienti hanno ricevuto i cicli completi di trattamento pianificato. I siti di lesione primaria, nel dettaglio, erano laringe (n =16), lingua (n =8) e faringe (n =7). L’età media alla diagnosi era di 61 anni, 24 pazienti erano di sesso maschile e 7 femminile. La overall survival media è stata di 11 mesi, mentre per il 20% dei pazienti è stata di 24 mesi. Le tossicità principali riscontrate durante il trattamento chemioterapico sono state: rush cutaneo correlato alla somministrazione di cetuximab (G2-G3), neutropenia e trombocitopenia (G1-G3) e mucosite orale (G1-G2). In particolare, il 45% dei pazienti ha avuto una mucosite di grado G1. Le lesioni maggiormente riscontrate erano limitate ad aree non cheratinizzate come la porzione laterale della lingua e il palato molle. Generalmente, le lesioni erano comparse dopo circa tre settimane dall’inizio del trattamento chemioterapico. La terapia clinica impostata è stata volta a ridurre il dolore correlato alle lesioni e al mantenimento di una buona igiene orale sia con sostanze alcalinizzanti (sciacqui con bicarbonato di sodio) sia con l’utilizzo di antinfiammatori (benzidamina). Nessun paziente è stato ospedalizzato a seguito della mucosite e nessuno ha effettuato nutrizione parenterale. Il trattamento con oppioidi ha determinato una riduzione del valore di NRS rispetto alla prima rivalutazione (valore medio di punteggio NRS da 7 a 3). La necessità d’incremento posologico alla prima rivalutazione è stata rilevata nel 20% dei casi e la necessità di switch ad altro oppioide per mancato controllo della sintomatologia nonostante il dosaggio massimo nel 4% dei casi. Per il BTP è stato consigliato il trattamento con fentanil spray nasale, la dose iniziale è stata di 100 mcg aumentabile fino a un massimo di 800 mcg e ripetibile fino a un massimo di 4 dosi/die. Per quanto riguarda il fentanil transmucosale, invece, la dose iniziale è stata di 200 mcg aumentabile fino a un massimo di 1600 mcg e fino a un massimo di 4 volte/die. La risposta analgesica è stata riscontrata già alle dosi minime nel 40% dei pazienti e solo il 6% ha dovuto utilizzare il dosaggio massimo. È noto dalla letteratura come il cancro della testa e del collo sia una delle tipologie neoplastiche con la più elevata prevalenza di dolore oncologico (70%), rispetto al 59% di quelli del tratto gastrointestinale o al 55% di quello polmonare [1]. Per quanto riguarda la nostra esperienza, l’efficacia del trattamento antalgico è stata dimostrata da una significativa riduzione della scala NRS e la buona tollerabilità ha consentito un’aderenza completa dei pazienti alla terapia. Nonostante alcuni pazienti abbiano richiesto dosaggi elevati, gli effetti collaterali sono stati ben controllati e quelli maggiormente segnalati sono stati nausea e vomito, stipsi e sonnolenza. Anche il BTP è stato ben controllato con le recenti formulazioni di fentanil e il miglior profilo tossicologico ha influito positivamente sulla qualità di vita, riducendo al limite il rischio di sovradosaggio, come già evidenziato dalla letteratura [6]. La prevalenza delle tossicità riscontrate durante i trattamenti chemioterapici sono in linea con gli attuali dati di letteratura, in particolare 68 Casi Clinici per quanto riguarda la mucosite orale [7]. Garantire una migliore qualità di vita rientra negli obiettivi dei trattamenti oncologici, e il controllo del dolore ne è una parte imprescindibile che richiede una conoscenza ubiquitaria a tutte le figure sanitarie coinvolte nella diagnosi e trattamento dei tumori. Bibliografia Van den Beuken-van Everdingen MH, de Rijke JM, Kessels AG et al. Prevalence of pain in patients with 1. cancer: a systematic review of the past 40 years. Ann Oncol 2007; 18:1437-1449 2. Expert Committee on the management of severe chronic pain in cancer patients. Cancer pain. Health and Welfare Canada, 1984 3. Margarit C, Juliá J, López R et al. Breakthrough cancer pain-still a challenge. J Pain Res 2012; 5:559-5664 4. World Health Organization: Cancer pain relief, 2nd edn. World Health Organization, 1996 5. Caraceni A, Hanks G, Kaasa S et al. Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidencebased recommendations from the EAPC. Lancet Oncol 2012; 13:e58-e686 6. Taylor DR. Single-dose fentanyl sublingual spray for breakthrough cancer pain. Clin Pharmacol 2013; 5:131-1417 7. Lalla RV, Sonis ST, Peterson DE et al. Management of oral mucositis in patients who have cancer. Dent Clin North Am 2008; 52:61–77 IV. TERAPIA DI BASE 69 Il controllo del breakthrough cancer pain in un caso di eteroplasia polmonare Onofrio Vuturo ASP 6 Palermo Introduzione Il dolore episodico intenso, o breakthrough cancer pain (BTcP), è considerato una riacutizzazione del dolore cronico nel paziente oncologico, in un paziente il cui dolore di base è ben controllato da una buona terapia analgesica somministrata giornalmente e in maniera continuativa. In altri termini, il dolore del paziente oncologico si riconosce per due componenti: il dolore di base cronico o persistente, trattabile con terapia analgesica a dosi fisse e a orari prestabiliti, around the clock (ATC), e gli episodi transitori di esacerbazione, il cosiddetto dolore episodico intenso, o BTcP, che necessita di terapia farmacologica al bisogno. Il controllo del BTcP dev’essere ottenuto da farmaci che abbiano: rapidità di azione, sicurezza d’impiego e facilità di assunzione. Negli anni più recenti, le formulazioni orali e nasali di farmaci a base di fentanil si sono dimostrate efficaci e ben tollerate nel trattamento del BTcP. Fentanil pectina spray nasale ha dimostrato un significativo effetto sul dolore episodico intenso già a 5-10 minuti dall’assunzione; inoltre, lo studio di confronto con morfina solfato a rilascio immediato ha dimostrato come si tratti di un farmaco maggiormente efficace rispetto al braccio di controllo, ben accettato e tollerato. Materiali e metodi Si riporta il caso clinico di un paziente di 64 anni, ex fumatore (20 sigarette/die per 30 anni) affetto da eteroplasia polmonare (carcinoma a cellule squamose infiltrante) con lesioni osteolitiche a livello dell’ala iliaca di sinistra e di L2 infiltrante i tessuti muscolari paravertebrali e l’astuccio epidurale con compressione midollare. In anamnesi: paziente coniugato, operaio, familiarità positiva per malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa in terapia medica, dislipidemia mista. Nel luglio 2012 in seguito all’insorgenza di dolore in regione dorso-lombare accompagnato da febbre, esegue accertamenti strumentali (TC torace, addome ed encefalo) che portano a diagnosi di neoformazione polmonare con lesioni osteolitiche dell’ala iliaca di sinistra e di L2. Il paziente lamenta intenso dolore a carico del rachide lombare (visual analogue scale, VAS 6-7), che si accentua alla digitopressione dei processi spinosi del rachide e si scatena improvvisamente con i movimenti. Settembre 2012. Inizia chemioterapia secondo schema con cisplatino + gemcitabina e prescritta terapia domiciliare: prednisone 25 mg/die, ossicodone + naloxone 10 mg 1 cp 3 volte/die, paracetamolo + codeina 1 cp tre volte/die, acido zoledronico 4 mg, calcio carbonato + vitamina D. Con la suddetta terapia il dolore è discretamente controllato, con esacerbazione soltanto con episodi di tosse. 70 Casi Clinici Ottobre 2012. Continua chemioterapia, ma il dolore non è controllato: viene aumentato il dosaggio ossicodone + naloxone a 20 mg 2 volte/die, con somministrazione di ketoprofene fl al bisogno; mentre continua terapia con acido zoledronico 4 mg, con buon controllo del dolore. Dicembre 2012. Compaiono effetti collaterali, quali sonnolenza e stipsi, e il dolore non è più controllato. Si decide pertanto di modificare la terapia come segue: idromorfone 16 mg/die, deltacortene 25 mg 1 cp/die, aloperidolo 8 gtt/die, lansoprazolo 30 mg/die, gabapentin 300 mg 3 volte/die e l’inserimento in terapia per il BTcP di fentanil pectina spray nasale da 100 mcg al bisogno in sostituzione del ketorolac fl. Inoltre, inizia trattamento radiante del rachide a scopo antalgico. Alla rivalutazione dopo qualche giorno con suddetta terapia il paziente riferisce discreto controllo del dolore cronico VAS 2-3 e buon controllo del dolore episodico intenso già con fentanil pectina spray nasale100 mcg, VAS =2. Dopo circa 15 giorni il paziente lamenta un nuovo peggioramento del dolore con VAS 6-7 per circa i due terzi della giornata. Si decide di aumentare il dosaggio dell’idromorfone a 32 mg/die e del fentanil spray nasale a 200 mcg/die con notevole controllo sia del dolore cronico, VAS 2-3, sia del dolore episodico intenso, VAS 2-3. Risultati Il BTcP necessita di una terapia farmacologica al bisogno e in particolare il fentanil pectina spray nasale ha mostrato risultati superiori in termini di efficacia, rapidità di azione e maneggevolezza, permettendo di modulare il dosaggio erogato in base all’intensità di ogni singolo episodio di dolore acuto. In ultima analisi, il controllo del dolore cronico che del BTcP, è di estrema importanza nel determinare un significativo miglioramento della qualità di vita e delle condizioni generali. Letteratura consigliata Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: Definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273-281 Portenoy RK, Payne D, Jacobsen P. Breakthrough pain: characteristics and impact in patients with cancer pain. Pain 1999; 81:129-134 Bulloch MN, Hutchison AM. Fentanyl pectin nasal spray: a novel intranasal delivery method for the treatment of breakthrough cancer pain. Expert Rev Clin Pharmacol 2013; 6:9-22 Gatti A, Mediati RD, Reale C et al. Breakthrough pain in patients referred to pain clinics. The Italian Pain Network retrospective study. Adv Ther 2012; 29:464-472 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 71 Trattamento del breakthrough cancer pain nella malattia oncologica metastatica Andrea Bertolucci UO Anestesia Rianimazione Terapia del dolore, Ospedale di Lucca Responsabile medico Hospice S.Cataldo di Lucca Introduzione La maggior parte dei pazienti con tumore (oltre il 65%) sperimenta dolore sia nel corso dei trattamenti antineoplastici sia nella fase avanzata di malattia, quando le possibilità terapeutiche sono esaurite. Il dolore oncologico è inquadrabile generalmente in due categorie: il dolore di base, cronico o persistente, e quello episodico definito in letteratura come breakthrough cancer pain (BTcP). Il dolore di base ha durata uguale o superiore alle 12 ore e viene trattato con una terapia analgesica a dosi e orari prestabiliti (around the clock, ATC), seguendo criteri di scelta dei farmaci e modalità di somministrazione in larga parte mutuati dall’approccio classico della Scala OMS per il trattamento del dolore. Nel secondo caso il dolore è caratterizzato da episodi transitori di esacerbazione e può essere trattato solo con una terapia analgesica al bisogno. Il BTcP insorge all’improvviso, in meno di tre minuti, e la sua durata media si attesta intorno ai 30 minuti; gli episodi dolorosi possono ripetersi più volte nel corso della giornata, caratterizzati da un’intensità da moderata a severa con un range di intensità che, secondo i dati riportati in letteratura, riferendosi a una scala numerica da 0 a 10 è in genere compreso fra 7 e 10 [1-2]. Il BTcP rimane, nonostante l’elevata attenzione ottenuta negli ultimi tempi sia per l’impatto clinico sulla qualità di vita dei pazienti sia per l’interesse suscitato dalla commercializzazione di nuovi ed efficaci strumenti terapeutici, un tema controverso. Le incertezze nella definizione di BTcP, oggetto di continue riformulazioni, meccanismi patogenetici non del tutto chiariti, modalità di assessment privi di consenso unanime ne rendono problematico il riconoscimento e la gestione clinica [3]. A complicare ulteriormente la situazione si deve considerare che nel contesto domiciliare né il paziente né i familiari hanno sufficienti informazioni sui diversi tipi di dolore e partecipano dunque con difficoltà al suo inquadramento e alla sua descrizione nel corso della visita ambulatoriale, dell’accesso del medico a casa o, ancora peggio, in occasione di rivalutazioni per contatto telefonico. Ne consegue un sotto-trattamento del BTcP con pesanti ripercussioni sul benessere psico-fisico del paziente, sulla sua autonomia residua e sull’outcome clinico, inteso come controllo globale del sintomo dolore. Nell’ambito delle attuali strategie di trattamento del BTcP, l’applicazione di una terapia rescue (intervento al bisogno, non di routine, con l’intento di risolvere la crisi) con farmaci a rapido onset, maneggevoli e accettati, grazie anche alla semplice modalità di somministrazione, rappresenta l’intervento più appropriato. Sebbene siano spesso utilizzati FANS, oppioidi deboli oppure oppioidi forti in formulazione a normale o lento rilascio per os (spesso come “rinforzo” della terapia di base) si deve riconoscere che questi farmaci presentano profili farmacocinetici e farmacodinamici che non rispecchiano le caratteristiche del BTcP [3]. Un discorso a parte si deve fare per la somministrazione endovenosa di morfina, la cui rapidità 72 Casi Clinici di azione e la cui efficacia rimangono indiscutibili, ma che tuttavia risente dei problemi pratici e gestionali connessi con la via endovenosa (non applicabile da tutti e in tutti i contesti assistenziali). La ricerca di nuovi strumenti farmacologici per il trattamento dell’episodio di BTcP ha portato in questi ultimi anni a focalizzare l’attenzione sul fentanil. Le proprietà di questa molecola possono così essere riassunte: oppioide molto affine al recettore, elevata potenza farmacologica (100 volte superiore alla morfina), liposolubilità, capacità di superare rapidamente le barriere biologiche (mucosa orale/nasale, barriera ematoencefalica), limitata durata d’azione, assenza di cataboliti attivi [4]. Questa molecola sembra soddisfare quelle caratteristiche che alcuni Autori [1,4,5] hanno individuato come trattamento rescue ideale del BTcP: • rapido inizio dell’azione analgesica • durata d’azione relativamente limitata • efficacia elevata • bassa tossicità • maneggevolezza. Un secondo elemento di consenso, derivato dalla ricerca e dai riscontri favorevoli in ambito clinico, è rappresentato dalla via di somministrazione transmucosale: per il fentanil il tempo necessario ad arrivare sul recettore oppioide è molto vicino a quello impiegato dalla morfina iniettata per via endovenosa. Alcune differenze riguardo rapidità di azione, biodisponibilità, rapidità nel raggiungere il picco plasmatico dipendono dalla mucosa di applicazione (orale, sublinguale o nasale), dalla modalità di release e dalle caratteristiche dei vari preparati commerciali. Recentemente, le Linee guida della European association for palliative care (EAPC) 2012 sull’uso degli analgesici oppioidi nel trattamento del dolore da cancro individuano nelle preparazioni a base di fentanil transmucosale (rapid onset opioid, ROO) i farmaci di scelta per la terapia del BTcP [5]. Materiali e metodi Abbiamo voluto valutare il controllo del dolore globale e in particolare del BTcP su una popolazione di pazienti oncologici, in cui il riconoscimento degli episodi di BTcP fosse più semplice da evidenziare sia per il paziente o i familiari sia per il medico algologo, come nel caso delle metastasi ossee. Com’è noto, la metastasi ossea rappresenta la causa più frequente di dolore in corso di neoplasia ed è ritenuta da diversi Autori elemento scatenante di BTcP, identificato classicamente come BTcP incidente, sia nel caso di movimenti attivi del paziente (alzarsi, camminare, muoversi nel letto ecc.) sia di movimenti passivi (manovre assistenziali, mobilizzazione letto-poltrona ecc.) [1,2,5]. L’individuazione di episodi dolorosi tipo BTcP, tali da orientare verso una terapia con fentanil transmucosale, è stata effettuata utilizzando l’algoritmo di Davies [6] adattato alle esigenze organizzative e ai vari setting assistenziali: ambulatorio, domicilio, hospice (Figura 1). Per il trattamento del BTcP abbiamo utilizzato fentanil citrato orosolubile, comunemente conosciuto come lollipop e fentanil pectina per via nasale (FPNS) partendo con dosaggi rispettivamente di 200 mcg e 100 mcg che, se non sufficienti, venivano titolati nei successivi episodi dolorosi fino a raggiungere la dose adeguata al raggiungimento del sollievo dal dolore. L’efficacia V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 73 della terapia veniva misurata durante la visita di controllo amDeve essere in atto un bulatoriale, al letto del paziente trattamento ATC con oppioidi in hospice o durante gli accessi domiciliari programmati con possibilità di rivalutazione della Il dolore di base è mal controllato: Il dolore di base è ben controllato strategia terapeutica oppure trabisogna adeguare la terapia ATC (non è BTcP) mite un contatto telefonico. Oltre a basarsi su misurazioni Il paziente ha avuto episodi di continue dell’intensità del dosopportazione del dolore nelle ultime 24 ore? lore tramite scale numeriche o verbali (spesso dati raccolti non in tempo reale e a volte riferiti Si, No, ha BTcP non ha BTcP dai familiari) sono stati considerati indicatori di successo del trattamento: il performance staFigura 1. Algoritmo per indirizzare la diagnosi di breaktus, la stabilità dei dosaggi della through cancer pain proposto da Davies. (ATC = around the terapia di base e il mancato riclock; BTcP = breakthrough cancer pain) [6]. corso a farmaci integrativi (soprattutto FANS), la minor richiesta di consulti medici, il miglioramento, spesso palese, della qualità di vita e dell’autonomia residua. Casistica clinica Sono stati selezionati complessivamente 12 pazienti seguiti dal servizio di Terapia antalgica dell’Ospedale di Lucca e dal servizio Cure palliative-hospice in un periodo compreso di circa 8 mesi, affetti da patologia oncologica avanzata, con metastasi scheletriche come sorgente principale della sintomatologia algica. Tutti i pazienti al momento dell’osservazione assumevano già terapia con oppioidi del terzo gradino (in prevalenza fentanil transdermico, ossicodone e associazione ossicodone + naloxone) in dosaggi tali da raggiungere la soglia di copertura minima efficace della terapia di fondo (ATC) compatibile con i criteri di definizione del BTcP. Tutti i pazienti avevano riferito in almeno una fase della malattia da 2 a 4 episodi di BTcP con necessità di assumere dosi rescue o farmaci al bisogno. I farmaci utilizzati erano: • in 5 casi morfina orale immediate release (con dosaggio compreso fra 10 e 30 mg come dose rescue per ogni singolo episodio) • in 2 casi l’associazione codeina + paracetamolo con assunzione fino a tre volte/die • in 2 casi ossicodone + paracetamolo, con dosaggio medio di ossicodone compreso tra i 5 e 20 mg • in 3 casi FANS in particolare diclofenac (75 mg/i.m. per singolo episodio), ketorolac trometamina (1 fl 30 mg fino a 2 volte/die) e nimesulide. Il mancato controllo del dolore con la terapia impostata ha rappresentato il motivo maggiore della richiesta di consulenza specialistica, mentre in alcuni casi soprattutto nel setting terapeu- 74 Casi Clinici tico, prevalentemente palliativo (domicilio e hospice), l’aumento della frequenza degli episodi di dolore severo ha imposto dapprima un aumento dei dosaggi della terapia di fondo e poi l’utilizzo di farmaci specifici al bisogno per i picchi di dolore residuo, quasi sempre precipitati da movimento, posture prolungate e manovre assistenziali. In alcuni episodi non si evidenziava alcun evento scatenante e il dolore insorgeva spontaneamente. Caso clinico 1 Uomo di 57 anni, con recente diagnosi di eteroplasia polmonare e mediastino, in paziente con epatopatia HCV-correlata. Progressione di malattia nonostante diverse linee di chemioterapia. Comparsa di ripetizioni ossee sulla colonna cervicale con lisi a livello C5 e cervicobrachialgia destra. Eseguita radioterapia con modesto impatto sul dolore. Presenta sindrome algica con parestesie sul lato esterno del braccio e deficit totale di abduzione della spalla. Si presenta per episodi di dolore lancinante con numerical rating scale (NRS) 8-9 della durata di circa 30-40 minuti in sede brachiale destra. In terapia cronica con ossicodone 40 mg 2 volte/die. L’utilizzo di fiale di morfina a rilascio normale da 10 mg, prescritte inizialmente come terapia al bisogno è stato inefficace, per cui si è passati a fentanil citrato transmucosale orale (OTFC) ottenendo un controllo del dolore adeguato per dosaggi intorno ai 400 mcg per ciascuna dose senza particolari effetti collaterali. Caso clinico 2 Donna di 77 anni, con diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule scarsamente differenziato (broncoscopia del settembre 2013) non candidata a terapie specifiche per importanti comorbilità (BPCO, cardiopatia ischemica cronica, cifoscoliosi dorso-lombare). Si presenta per dolore persistente all’emitorace destro (sede d’infiltrazione della pleura parietale e di alcune coste limitrofe a livello dalla V alla VII costa) non controllato da terapia in atto (ossicodone + naloxone 30 mg 2 volte/die). Inoltre la paziente riferisce in due momenti specifici della giornata (la sera e dopo il pranzo) un improvviso aumento del dolore non tollerabile. L’utilizzo di ketorolac i.m. induce un beneficio transitorio ma negli ultimi giorni sembra “non funzionare più”. Le condizioni generali della paziente sono scadute con iporessia e scarsa assunzione di liquidi. Presenta mucosite orale di grado 2 (eritema con dolore, edema e ulcere) in trattamento con itraconazolo. La paziente ha iniziato OTFC da 200 mcg ma ha dovuto sospenderlo perché lo sfregamento orale necessario alla cessione del farmaco provocava vivo dolore, pertanto si è introdotto FPNS ottenendo subito discreta riduzione dei picchi di dolore per dosaggio di 100 mcg somministrato 2 volte/die. Caso clinico 3 Uomo di 75 anni, con tumore polmonare con metastasi dorsale (D10) e lombare (soma L4 e L5) si presenta per sciatalgia sinistra senza compromissione neurologica. Ha già eseguito radioterapia e utilizza corsetto ortopedico ma persiste dolore lombare e radicolare sotto carico irradiato fino al polpaccio omolaterale. Il paziente riferisce crisi dolorose di breve durata, ma molto intense che il paziente ha provato a gestire con codeina + paracetamolo da lui utilizzato per V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 75 molto tempo per i dolori vertebrali su base artrosica, ma senza risultato. Il paziente è in terapia cronica con fentanil transdermico 50 mcg/h ogni 72 ore. Il paziente ha iniziato ad assumere FPNS ottenendo dopo alcuni giorni di trattamento un controllo soddisfacente del dolore. Il dosaggio efficace è stato da 200 a 400 mcg per ogni somministrazione, dosaggio raggiunto dopo qualche aggiustamento posologico. Una volta individuato il dosaggio efficace non è stato necessario aumentarlo per un periodo di circa 2-3 mesi, quando il paziente ha presentato progressione della malattia fino allo stato terminale con inserimento in hospice ove ha assunto infusione continua di morfina. Caso clinico 4 Uomo di 48 anni, con diagnosi di massa solida nel segmento apicale e dorsale del lobo superiore del polmone destro con ampio contatto con la pleura parietale e lesioni costali multiple, interessamento di linfonodi ilo-mediastinici a sede paratracheale destra; osteolisi delle branche ileo-pubiche, cedimento somatico di D11. Paziente con attuale buona risposta al trattamento chemioterapico che però ha avuto scarso impatto sul dolore, specie quello episodico che si presenta come esacerbazione improvvisa di un dolore fisso di base tollerabile e riferito in sede paravertebrale destra. Durante le crisi il paziente non riesce a stare supino e a trovare una posizione antalgica. Da oltre un mese è in terapia con fentanil transdermico (100 mcg ogni 72 ore) e assume al bisogno 30 mg per os di morfina a pronto rilascio almeno 3-4 volte/die, ma senza efficacia. Abbiamo iniziato terapia rescue con OTFC fino a un dosaggio di 600 mcg/dose con parziale risposta terapeutica, anche per la scarsa adesione del paziente alla tecnica consigliata di somministrazione; successivamente abbiamo proposto FPNS ottenendo un miglioramento della gestione del dolore per dosaggi compresi fra 200 e 400 mcg/dose. All’inizio della terapia il paziente ha riferito vertigini e nausea, poi regrediti, e un notevole sollievo del dolore, specie negli episodi che intervenivano nella posizione supina, e conseguente beneficio nei confronti della qualità del sonno notturno. Caso clinico 5 Donna di 65 anni con neoplasia mammaria destra con anamnesi priva di particolari patologie, a esclusione di dolori articolari rachidei e all’anca. Sottoposta a intervento di mastectomia radicale e successiva chemioterapia (6 cicli) per positività dei linfonodi ascellari circa due anni fa. Da circa un mese lamentava dolore costante al bacino e alla regione femorale destra, di intensità moderata (visual analogue scale, VAS 4-5) con dolore di tipo bruciante, profondo, fisso, leggermente peggiorato dall’attività fisica, che diveniva più intenso alla fine della giornata. La paziente ha assunto ibuprofene (fino a 1200 mg/die), pensando a un peggioramento dell’artrosi dell’anca. Nell’ultima settimana il dolore è aumentato ulteriormente da VAS 4-5 (nonostante l’uso regolare di FANS a dosaggio pieno) a VAS =7. La sera il dolore si presentava anche a riposo. Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato la presenza di ripetizioni ossee a livello del femore destro, bacino e metameri dorso-lombari della colonna (T12, L1, L4); l’ecografia addominale ha rivelato la presenza di metastasi epatiche. La paziente viene sottoposta a nuova valutazione oncologica e a visita radioterapica, nel frattempo la terapia del dolore è stata così impostata: diclo- 76 Casi Clinici fenac 150 mg 1 cps (ore 8), ossicodone a rilascio controllato 40 mg (ore 8-20) + 20 mg (ore 14); morfina soluzione orale 1 fl per os da 10 mg al bisogno (massimo 4 volte/die). La paziente dopo alcuni giorni di relativo miglioramento del dolore comincia a riferire episodi, specie la sera, di dolore lancinante (VAS 9-10) della durata di circa 30-60 minuti legati soprattutto alla deambulazione e al movimento che la costringono a trascorrere molte ore a letto e che non risentono della terapia al bisogno con morfina orale. È stata consigliata l’assunzione di OTFC che ha ridotto l’intensità degli episodi descritti a livello accettabile senza tuttavia abolire il dolore con dosaggi di 600 mcg/dose. L’utilizzo di dosaggi maggiori non è stato possibile perché la paziente riferiva nausea, vomito ed eccessiva sedazione. Caso clinico 6 Donna di 68 anni con neoplasia della mammella destra operata circa 10 anni fa con metastasi ossee (omero destro e bacino), linfonodali e polmonari. La TC toracica ha evidenziato una formazione solida polmonare e adenopatie diffuse, sia mediastiniche che in fossa sopraclaveare destra. Dopo varie linee di chemioterapia la paziente ha eseguito radioterapia per le localizzazioni nei tessuti molli sopraclaveari e testa dell’omero destro. Dopo circa 2-3 mesi dalla fine della terapia è insorta sindrome dolorosa algodistrofica del braccio destro con paralisi da lesione del plesso brachiale, edema imponente dell’arto fino alla mano e dolore neuropatico che dal pilastro anteriore della regione ascellare coinvolge la spalla e l’avambraccio in toto. Il dolore insorge spontaneamente, senza causa apparente raggiunge un picco (descritto come il più forte dolore immaginabile) dopo pochi minuti con i caratteri della “scossa elettrica” per poi tornare ai livelli basali dopo 2030 minuti. All’inizio gli episodi erano sporadici, poi la frequenza è diventata pluriquotidiana, nonostante l’aumento della terapia di fondo e l’utilizzo di farmaci adiuvanti (pregabalin 150 mg 2 volte/die). La paziente ha iniziato trattamento al bisogno con FPNS ottenendo efficacia analgesica con dose di 400 mcg/dose ripetuta fino a 3 volte/die senza effetti collaterali. Caso clinico 7 Donna di 71 anni, con neoplasia della mammella con ripetizioni dorsali D3, D4 e crollo di D4 e focalità costali multiple con dolore incident. La paziente presentava anche cifoscoliosi marcata che non permetteva di tollerare il presidio ortesico di sostegno consigliato dall’ortopedico. La paziente è in terapia con fentanil transdermico (75 mcg/h ogni 72 ore) per dominare le crisi dolorose e morfina orale alla dose di 30 mg; a volte associa anche a diclofenac i.m. senza tuttavia ottenere un significativo sollievo del dolore. Dopo circa un’ora dall’inizio del dolore questo recede e la paziente, spossata, si addormenta. A volte il dolore insorge anche di notte. Dopo l’introduzione di FPNS il dolore episodico è risultato meglio tollerato con 200 mcg/dose. La paziente ha poi imparato a usare lo spray nasale anche a scopo preventivo prima di compiere le azioni volontarie in genere correlate con l’insorgenza del dolore. Caso clinico 8 Uomo di 68 anni; nel 2010 diagnosi di colangiocarcinoma sottoposto a epatectomia parziale e resezione delle vie biliari. Nella progressione di malattia sono comparse metastasi epatiche e V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 77 polmonari con condizioni generali comunque accettabili e scarsa sintomatologia dolorosa. A marzo 2013 comparsa di lesione ossea (L2) con radicolopatia lombo-crurale destra severa e fortemente invalidante. La gestione del dolore diventa rapidamente problematica anche per la scarsa compliance del paziente verso una terapia con oppioidi maggiori (intolleranza a ossicodone precedentemente utilizzato). Il paziente assume l’associazione tramadolo + paracetamolo, ma il dolore non risulta controllato per la maggior parte della giornata né a riposo né durante gli atti volontari (alzarsi, stare seduto, camminare). Si prova a trattare il paziente con idromorfone, a dosi crescenti, e morfina a normale rilascio come farmaco di salvataggio ottenendo una risposta efficace sul dolore di fondo, ma non il controllo delle crisi dolorose, anche perché il paziente è costretto ad assumere più volte al giorno la morfina e questo rinforza la convinzione personale di “prendere troppi farmaci inutili”. S’inizia, quindi, terapia con OTFC, ma la necessità di aumentare rapidamente i dosaggi incontra la resistenza del paziente che appare sfiduciato e poco aderente. Si propone allora fentanil pectina transnasale sottolineando la praticità d’uso e la presenza di solo due dosaggi commercializzati che otterrà un discreto controllo del dolore al dosaggio di 400 mcg/dose. Caso clinico 9 Uomo di 86 anni con tumore prostatico non operato in terapia ormonale dal 2008. Da alcuni anni è comparso impegno plurimetastatico osseo (colonna lombare e bacino). Progressivo scadimento condizioni generali, astenia marcata, discreto controllo del dolore con associazione ossicodone + paracetamolo (10 mg 2 volte/die) che viene utilizzato anche per la gestione del dolore episodico con dosi integrative (fino a 2 volte/die in più). Dopo la comparsa di cedimento vertebrale a L3, L4 il dolore episodico risultava così intenso che il paziente è stato ricoverato in pronto soccorso per praticare infusione e.v. di morfina cloridrato e paracetamolo. Il paziente è stato ricoverato in hospice per lo scadimento delle condizioni generali e trattato per il BTcP con OTFC, che appare però di difficile assunzione per la scarsa autonomia e collaborazione del paziente. Si è ruotato, quindi, a FPNS ottenendo una migliore gestione del dolore con dosaggi di 100 mcg/dose. Dopo una settimana il paziente è deceduto per cachessia neoplastica. Caso clinico 10 Uomo di 55 anni; giunge alla nostra osservazione ambulatoriale astenico, pallido, con difficoltà alla deambulazione ed edemi arti inferiori. Diagnosi tre anni fa di tumore alla prostata trattato con antiandrogeni con buon controllo fino a tre mesi fa, quando è comparso aumento del PSA e sono state evidenziate metastasi ossee diffuse (colonna e bacino diagnosticate con scintigrafia ossea e TC mirata su L1, L2 per sospetto crollo vertebrale). Riferisce da alcune settimane dolore fisso dorso-lombare che si accentua durante la stazione eretta dopo qualche minuto o nei tentativi di deambulazione. Aveva iniziato terapia con fentanil transdermico (50 mcg/h ogni 72 ore) poi ruotato per stipsi ostinata verso ossicodone + naloxone a rilascio controllato al dosaggio di 20 mg/10 mg ogni 12 ore, senza tuttavia ottenere benefici sul dolore provocato dal movimento o da semplici azioni della vita quotidiana nonostante l’uso di FANS (diclofenac e nimesulide) e steroidi. Il paziente è iperteso, vive da solo. L’introduzione di OTFC al dosaggio di 400 mcg/dose 78 Casi Clinici ha consentito, non solo un efficace controllo del dolore, ma anche il recupero di funzioni motorie elementari necessarie alla gestione della vita quotidiana. Mentre prima il paziente passava molte ore a letto, ora torna a essere autonomo nella cura della persona e nella gestione ordinaria della propria abitazione, grazie anche al supporto parentale (la sorella ogni giorno passa alcune ore presso il suo domicilio). I dosaggi efficaci per il BTcP sono rimasti sempre gli stessi per diversi mesi con buona tollerabilità complessiva. Il paziente ha iniziato chemioterapia sistemica. Caso clinico 11 Uomo di 69 anni con pregressa cardiopatia ischemica e tumore prostatico trattato chirurgicamente senza segni di ripresa di malattia per quattro anni. Compare improvvisamente dolore radicolare alla gamba destra, compatibile con impegno delle radici L4, L5, S1 con impotenza funzionale assoluta con necessità di ricovero ospedaliero. Gli accertamenti (Rx bacino e colonna) evidenziano lesioni ossee lombari, sacrali e bacino di sospetta natura ripetitiva e dunque di possibile recidiva del tumore prostatico. Ma una TC total body eseguita durante il ricovero evidenziava eteroplasia polmonare destra (la biopsia evidenzierà una neoplasia polmonare non a piccole cellule) con metastasi surrenalica e impegno plurimetastatico osseo. Superata la fase del ricovero e dopo aver eseguito radioterapia palliativa alla colonna lombosacrale, il paziente assumeva ossicodone a rilascio controllato 30 mg ogni 12 ore e morfina a normale rilascio per il dolore incidente alla gamba, senza tuttavia ottenere beneficio significativo. La mattina il paziente si svegliava con dolore grave alla gamba, con parestesie dolorose riferite fino al piede che non regredivano con la terapia al bisogno prescritta, né con la somministrazione di ketorolac i.m. consigliato al paziente dal medico curante. Pensando a un dolore di “fine dose” si è aumentata la dose serale di ossicodone a 40 mg e si è anticipata la dose della mattina alle ore 6 (40 mg), ma senza alcun beneficio, anche con una terza somministrazione di ossicodone di 20 mg verso le ore 14. Il paziente ha quindi iniziato ad assumere FPNS titolato per il controllo del dolore fino a 400 mcg/dose ottenendo un sollievo quasi immediato del dolore della mattina tanto da consentire al paziente di riaddormentarsi con un certo miglioramento dei successivi episodi di dolore durante la giornata precipitati dal movimento. Il paziente è in attesa di iniziare la chemioterapia; attualmente il dolore risulta ben controllato, sia nell’arco della giornata, sia nel corso delle fluttuazioni di intensità legate al movimento volontario. Utilizzando un corsetto ortopedico adeguato (busto tipo spinomed) il paziente è riuscito anche a deambulare per brevi tratti e a stare seduto diverse ore nella giornata. Caso clinico 12 NR di anni 84 con diagnosi di mieloma multiplo da diversi anni e attualmente in fase avanzata con secondarietà alle coste, ai somi vertebrali, al bacino e allo sterno. Già sottoposto a chemioe radioterapia palliativa, per il dolore il paziente è in trattamento cronico con fentanil transdermico (75 mcg/h ogni tre giorni) e da sempre utilizza durante il giorno l’associazione codeina + paracetamolo arrivando ad assumerne anche 4 volte/die per controllare episodi di dolore severo (NRS 8-9), a volte legati al movimento e alla postura, in altri casi senza una causa scatenante apparente. Negli ultimi tempi le condizioni del paziente sono peggiorate e, su indicazione del V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 79 medico curante, poiché i familiari hanno difficoltà alla gestione domiciliare e vorrebbero che il proprio caro “soffrisse meno”, è stato richiesto l’inserimento in hospice per un adeguato sollievo dal dolore. Il paziente non si alimenta e non si idrata a causa di disfagia per una severa mucosite da candida (grado 3) estesa a tutto il tratto faringo-esofageo con xerostomia, eritema e ulcerazioni dolorose del cavo orale; da alcuni giorni non riesce ad assumere la terapia orale e questo ha notevolmente peggiorato il controllo del dolore che all’inizio è stato gestito con paracetamolo per via venosa con modesto beneficio. Il paziente ha iniziato reidratazione e supporto alimentare parenterale, inoltre si è avviato il trattamento con FPNS al dosaggio di 100 mcg/dose ripetuta fino a 4 volte/die con discreto sollievo degli episodi di dolore. Infine, si è intrapresa terapia sistemica antifungina e misure locali per migliorare l’igiene e le lesioni orali. Il paziente ha tollerato bene il trattamento antalgico e la via di somministrazione transnasale è stata ben accettata anche perché le erogazioni potevano essere eseguite, al bisogno, anche dai familiari istruiti dal personale infermieristico. Discussione Il BTcP è un quadro eterogeneo di situazioni dolorose in cui differenti cause, meccanismi patogenetici e fattori scatenanti producono brusche fluttuazioni del dolore di base in corso di malattia neoplastica. I tratti clinici caratteristici sono: insorgenza rapida, durata limitata nel tempo, intensità molto elevata del dolore durante l’attacco, ripetitività nel corso del tempo. In termini classificativi si distingue un BTcP idiopatico o spontaneo da quello incidente (o volitivo), ma il denominatore comune rimane l’aumento grave e rapido del dolore che necessita di un provvedimento immediato efficace [1,2]. In questo senso il fentanil transmucosale sembra essere attualmente l’indirizzo terapeutico più appropriato, ovviando da una parte l’insoddisfacente cinetica dei farmaci orali, intramuscolari e sottocutanei, e dall’altra la complessità organizzativa delle somministrazioni endovenose in caso di attacco doloroso. Stupisce la frequenza di prescrizione ancora consolidata dei FANS o di oppioidi deboli nella gestione del BTcP, che è priva di un razionale terapeutico [7]. Il fentanil transmucosale ha il vantaggio di un’azione rapidamente efficace, usando una via non invasiva, maneggevole, fruibile direttamente dal malato o da un caregiver in qualsiasi ambiente di cura, specie quando il malato è in fase avanzata di malattia, con astenia marcata e difficoltà a svolgere anche le azioni più semplici. Il set di cure è variabile, spesso organizzato al domicilio stesso del malato: in questo caso non c’è quasi mai un operatore sanitario presente nel momento in cui va somministrato un farmaco rescue. Nella casistica, presentata allo scopo di standardizzare nei limiti del possibile i trattamenti, abbiamo utilizzato due tipi di fentanil transmucosale: le pastiglie orosolubili incorporate in uno stick con cessione per sfregamento sulla mucosa interna della guancia (OTFC-lollipop) e uno spray nasale associato a pectina (FPNS), un polisaccaride in grado di formare uno strato colloide gelatinoso sul tratto di mucosa raggiunto, in modo da rallentare la velocità di cessione del fentanil [8]. In Italia sono in commercio anche compresse orosolubili (da applicare preferenzialmente a livello dei fornici gengivali superiori), delle compresse sublinguali e un altro tipo di spray nasale in soluzione idrica. I fentanil transmucosali nasali e orali orosolubili e sublinguali hanno un 80 Casi Clinici vantaggio di somministrazione sostanzialmente passiva rispetto al lollipop, che richiede una certa collaborazione del paziente; di contro l’OTFC, unico tra i transmucosali, presenta il vantaggio di poter interrompere la somministrazione del farmaco non appena si ottiene la remissione dell’episodio doloroso, limitando l’erogazione del farmaco e gli effetti collaterali. Inoltre, in caso di mucosite orale, altro problema frequente nel paziente oncologico, i preparati transnasali sono preferibili sia per il miglior confort del paziente, sia per le alterazioni dell’assorbimento che si potrebbero avere con gli oromucosali [9]. I dosaggi utilizzati, nelle due formulazioni, citati nella casistica riflettono la diversa biodisponibilità dei preparati: per i transnasali, che evitano il primo passaggio epatico e hanno assorbimento mucosale massimale, è più elevata (dunque i dosaggi saranno più bassi) [10]. Circa gli endpoint relativi alla sicurezza (presenza, prevalenza e gravità delle reazioni avverse dovute al farmaco) emerge che i sintomi a più elevata prevalenza sono la nausea e il vomito (10-15%); tra gli altri effetti si riscontrano sonnolenza e vertigini, espressione di un effetto centrale del farmaco: comunque si tratta di effetti collaterali già conosciuti dal paziente (in terapia cronica con oppioidi) e di modesta rilevanza [7]. Solo in un caso non abbiamo potuto aumentare il dosaggio per eccessiva sedazione, riportata dalla paziente. Infine, si deve osservare che la dose ottimale di fentanil transmucosale da usare nel singolo episodio non può essere definita partendo dal dosaggio degli oppioidi utilizzati per la terapia di base, ma richiede l’utilizzo di dosi crescenti in base a tollerabilità ed entità del dolore fino a stabilire la dose minima efficace; la titolazione, dunque, e la scelta del tipo di preparato transmucosale avvengono in modo personalizzato tenendo conto della situazione del paziente, della compliance e dello stadio della malattia. La disponibilità sul mercato di vari prodotti, ciascuno con le proprie peculiarità vantaggi e svantaggi, sembra rispondere a questa esigenza [4,7]. Bibliografia Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273-281 1. 2. Mercadante S, Radbruch L, Caraceni A, Cherny N et al. Episodic “breakthrough” pain. Am Cancer Soc 2002; 94:832-839 3. Portenoy RK, Payne D, Jacobsen P. Breakthrough pain: characteristics and impact in patients with cancer pain. Pain 1999; 81:129-134 4. Mercadante S, Amadori D, Apolone G et al. Raccomandazioni per la gestione del breakthrough cancer pain (BTcP). Rivista italiana di Cure Palliative 2010; 10:17-23 5. Davies A, Dickman A, Reid C et al. The management of cancer-related breakthrough pain: recommendations of a task group of the science committee of the Association for Palliative Medicine of Great Britain and Ireland. Eur J Pain 2009; 13:331-338 6. Caraceni A, Martini C, Zecca E. Breakthrough pain characteristics and syndrome in patients with cancer pain. An international survey. Palliat Med 2004; 18:177-183 7. Greco MT, Corli O, Montanari M et al. Epidemiology and pattern of care of breakthrough cancer pain in a longitudinal sample of cancer patients: results from the cancer pain outcome research study group. Clin J Pain 2011; 27:9-18 8. Bulloch MN, Hutchison AM. Fentanyl pectin nasal spray: a novel intranasal delivery method for the treatment of breakthrough cancer pain. Expert Rev Clin Pharmacol 2013; 6:9-22 9. Meriggi F, Zaniboni A. Fentanyl for breakthrough cancer pain: where are we? Rev Recent Clin Trials 2013; 8:42-47 10. Aronoff G, Brennan M, Pritchard DD, Ginsberg B. Evidence-based oral transmucosal fentanyl citrate (OTFC) dosing guidelines. Pain Med 2005; 4:305-314 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 81 Trattamento del dolore episodico intenso in pazienti con neoplasie solide in stadio metastatico Stefania Canova Ospedale San Gerardo, Monza Introduzione Circa il 70-80% dei pazienti affetti da neoplasie in stadio avanzato presenta dolore moderato o severo [1]. Il dolore cronico viene controllato nell’80-90% dei casi. Tuttavia, nonostante un buon controllo del dolore di fondo, i pazienti oncologici possono presentare episodi di breakthrough cancer pain (BTcP) definito come “un’esacerbazione transitoria del dolore che insorge spontaneamente o in seguito a un fattore scatenante, prevedibile o imprevedibile, nonostante un dolore di fondo controllato” [2]. Il BTcP può manifestarsi in tutti gli stadi della malattia, ma è sicuramente più frequente nella malattia avanzata. Uno scarso controllo del BTcP peggiora la qualità di vita del paziente e aumenta i livelli di ansia e depressione. Inoltre, un BTcP non ben controllato implica un aumento dei costi della spesa sanitaria. In passato il BTcP è stato gestito tradizionalmente con la morfina orale. Tuttavia, il tempo di azione di questo farmaco è poco compatibile con le caratteristiche degli episodi di BTcP. Infatti, il BTcP si caratterizza per la rapida insorgenza (solitamente in pochi minuti) e la breve durata (circa 30 minuti), mentre la morfina orale richiede 30 minuti per raggiungere l’effetto analgesico, con un picco di efficacia a circa 60 minuti [3]. Nuove formulazioni di fentanil citrato ad assorbimento transmucosale (orosolubile, sublinguale e intranasale) si sono rivelate efficaci nella gestione del BTcP per la rapidità di azione, la buona tollerabilità e la facilità di somministrazione. Da metanalisi di dati della letteratura, le formulazioni di fentanil transmucosale sono risultate associate a un miglior controllo del BTcP rispetto a placebo e il fentanil spray intranasale ha dimostrato maggiore efficacia rispetto alla morfina orale con un controllo del dolore raggiunto a 15 minuti [4]. La pectina compresa tra gli eccipienti, infatti, consente la distribuzione del fentanil sulla mucosa nasale e la formazione di un gel da cui il principio attivo si diffonde. Questo assorbimento modulato limita il picco di concentrazione plasmatica consentendo però un assorbimento rapido. Si riporta un’esperienza clinica relativa alla gestione di pazienti oncologici con BTcP trattati con fentanil citrato spray nasale a base di pectina. Materiali e metodi Si tratta di una raccolta casi di 15 pazienti affetti da neoplasie solide in stadio metastatico seguiti in ambulatorio da giugno ad agosto 2013. Tutti i pazienti erano in trattamento regolare a domicilio con almeno 60 mg/die di morfina orale o di un oppioide equivalente (ossicodone, fentanil transdermico, idromorfone) e a tutti è stato prescritto fentanil pectina citrato spray nasale. I pazienti avevano un’età compresa tra 45 e 78 anni. Dieci pazienti erano affetti da tumore polmonare, 2 da mesotelioma pleurico, 1 da tumore mammario, 1 da tumore renale e 1 da tumore prostatico. Tutti ave- 82 Casi Clinici vano metastasi in uno o più organi o sedi (13 a livello osseo, 4 a livello pleurico, 2 a livello polmonare, 2 a livello epatico); 5 pazienti erano in trattamento anche con neurolettici e/o FANS. Il dosaggio iniziale di fentanil citrato transnasale prescritto è stato 100 mcg per erogazione per tutti i pazienti come da scheda tecnica. L’efficacia è stata valutata mediante visual analogue scale (VAS) all’inizio dell’episodio di BTcP, dopo 5 e dopo 15 minuti dalla somministrazione del fentanil intranasale. Tutti i pazienti venivano istruiti sulle modalità di assunzione del farmaco anche con l’ausilio di un opuscolo informativo. Cinque pazienti presentavano stomatiti come conseguenza di trattamenti antiblastici. In 2 casi era presente candidosi del cavo orale in trattamento con nistatina collutorio. Risultati La valutazione mediante la scala VAS ha evidenziato un beneficio sul dolore a 5 minuti dalla somministrazione del farmaco in 6 pazienti. Il tempo medio di raggiungimento dell’effetto analgesico è stato di 10 minuti. La dose iniziale del fentanil intranasale di 100 mcg si è dimostrata efficace indipendentemente dalla dose della terapia antalgica di fondo. In 4 pazienti si è reso necessario aumentare la dose del fentanil intranasale raddoppiando il numero di erogazioni. In un caso si è arrivati alla dose di 400 mcg. Il farmaco si è dimostrato efficace indipendentemente dalle sedi di metastasi e indipendentemente dal tipo di BTcP, spontaneo o precipitato da un fattore scatenante. In 10 pazienti è stato necessario aumentare il dosaggio della terapia antidolorifica di base. Il trattamento è stato ben tollerato: nessun paziente ha interrotto la terapia per eventi avversi. L’evento avverso più frequentemente segnalato è stato la stipsi (13 pazienti), ma è difficile valutare se essa sia attribuibile al fentanil spray nasale o agli antidolorifici di base. Molto meno frequenti nausea (2 pazienti) e sonnolenza (1 paziente). Nessun paziente ha avuto problemi o difficoltà di somministrazione del farmaco, neppure i pazienti anziani (2 persone con età >75 anni). Discussione In questa limitata esperienza, il fentanil pectina citrato intranasale si è dimostrato efficace nel controllo del BTcP, rapido nel raggiungimento dell’effetto analgesico e ben tollerato. I risultati confermano i dati di letteratura, in particolare la rapidità d’azione del farmaco che risulta superiore agli altri antidolorifici usati nel trattamento del BTcP [4]. Particolarmente utile, rispetto ad altri farmaci ad assorbimento transmucosale utilizzati per il BTcP, si è rivelata la modalità di somministrazione intranasale nei pazienti con problematiche del cavo orale quali stomatiti o candidosi. Il farmaco si è dimostrato efficace e ben tollerato anche nei pazienti anziani. La possibile iniziale diffidenza del paziente verso questo farmaco dovuta all’innovativa modalità di somministrazione, viene rapidamente superata con un’adeguata spiegazione da parte del medico e con la constatazione della stessa rapidità di azione del farmaco da parte del paziente stesso. Conclusione Il fentanil pectina citrato spray nasale è tra i migliori farmaci a disposizione per la gestione di pazienti oncologici con episodi di BTcP. I maggiori punti di forza del farmaco sono la rapidità V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 83 d’azione, con un picco di raggiungimento dell’effetto analgesico superiore a quello della morfina orale, la minore durata dell’effetto analgesico (pari alla durata dell’evento doloroso acuto e tale da impedire effetti collaterali legati all’accumulo del farmaco) e la modalità di somministrazione, particolarmente utile in pazienti con problemi di deglutizione o patologie del cavo orale che impediscono o controindicano l’utilizzo di farmaci ad assorbimento transmucosale orale. Bibliografia Caraceni A, Hanks G, Kaasa S et al. Use of opioid analgesics in the treatment of cancer pain: evidence1. based recommendations from the EAPC. Lancet Oncol 2012; 13:e58-e68 2. Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41(3):273-281 3. Zeppetella G. Opioids for the management of breakthrough cancer pain in adults: a systematic review undertaken as part of an EPCRC opioid guidelines project. Palliat Med 2010; 25:516-524 4. Zeppetella G, Davies A, Eijgelshoven I, Jansen JP. A network meta-analysis of the efficacy of opioid analgesics for the management of breakthrough cancer pain episodes. J Pain Symptom Manage 2013; 24:1-14 84 Casi Clinici Efficacia antalgica del fentanil pectina spray nasale nella terapia del BTcP in pazienti con metastasi ossee da carcinoma mammario Daniele Farci SC Oncologia medica, Ospedale Oncologico Regionale A. Businco, Cagliari Introduzione Le metastasi ossee rappresentano una complicazione frequente nel carcinoma mammario. Nel 25% dei casi sono asintomatiche, ma nel 75% dei casi provocano i cosiddetti “eventi scheletrici correlati” (skeletal related event, SRE), ossia fratture, crolli vertebrali, compressione midollare, perdita di autonomia e, soprattutto, dolore. In almeno un terzo delle pazienti con metastasi ossee da carcinoma mammario, il dolore oncologico di base, pur adeguatamente controllato dalla terapia antalgica nell’arco della giornata (around the clock, ATC), può essere accompagnato da saltuarie esacerbazioni, riferite con il termine inglese di breakthrough cancer pain (BTcP) [1,2]. Negli ultimi vent’anni in letteratura sono state riportate varie definizioni di questa tipologia di dolore, tanto che tale confusione semantica ha portato a un misconoscimento della problematica. Attualmente, la definizione di BTcP approvata da un consensus di palliativisti, algologi e oncologi è “un’esacerbazione transitoria del dolore, di intensità moderata-elevata, che insorge, sia spontaneamente sia a seguito di un fattore scatenante, in pazienti con dolore di base mantenuto per la maggior parte della giornata sotto controllo o di intensità lieve”. In tutti i pazienti con BTcP è necessaria una specifica valutazione iniziale (eziologia, durata, intensità e meccanismi fisiopatologici), che va ripetuta dopo l’inizio di un trattamento, una sua modifica o a seguito di variazioni del quadro clinico. Nella definizione stessa di BTcP è insita la necessità di un’adeguata terapia del dolore oncologico di base, cui dev’essere associato un trattamento efficace per il BTcP. Queste esacerbazioni del dolore durano, dal momento della loro insorgenza, mediamente tra i 30 e i 60 minuti, per poi scemare spontaneamente. Nella terapia del BTcP è indispensabile, pertanto, utilizzare un farmaco che sia in grado di agire dopo pochi minuti, ovviamente prima dello spontaneo affievolirsi di tale dolore [3]. I FANS non rispondono a queste caratteristiche, tanto meno la morfina e altri oppiacei somministrati per via orale, che hanno una latenza di azione non compatibile con la durata del BTcP. La morfina iniettabile avrebbe idonee caratteristiche, ma non è di pratico utilizzo. Negli ultimi anni sono stati introdotti in commercio alcuni farmaci che, attraverso una modalità di somministrazione maneggevole, producono un’analgesia rapida e di breve durata (rapid onset opioid, ROO). Tra questi il più efficace si è dimostrato il fentanil che, nelle formulazioni orosolubile, sublinguale e intranasale, offre sostanziali vantaggi dal punto di vista farmacocinetico (rapido assorbimento, maggiore biodisponibilità) e della compliance (più facile via di somministrazione). I pazienti affetti da una neoplasia che presentano episodi BTcP sono, spesso, pluritrattati e in conseguenza delle chemioterapie praticate hanno frequentemente mucositi acute o sub-acute del cavo orale. Per tale motivo le formulazioni sublinguali e orodispersibili di fentanil possono essere mal tollerate. V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 85 Il fentanil spray nasale utilizza il sistema PecSys, che consente l’erogazione del prodotto nell’area frontale della cavità nasale, sotto forma di gocce finemente nebulizzate, che si trasformano in gel a contatto con gli ioni calcio presenti nella mucosa nasale. Il fentanil si diffonde dal gel e viene assorbito attraverso la mucosa nasale. In tal modo l’assorbimento del fentanil modulato dal gel limita il picco di concentrazione plasmatica (Cmax), consentendo però di raggiungere precocemente il tempo a tale picco (Tmax). Gli studi di confronto tra le formulazioni transmucosali orali e transnasali di fentanil non hanno evidenziato differenze significative da un punto di vista farmacocinetico [4]. Materiali e metodi Abbiamo valutato 21 donne di età media di 52,3 anni (range 37-83 anni) con metastasi ossee da carcinoma mammario, in assenza di altre localizzazioni della neoplasia. In tutti i casi si trattava di pazienti già trattate con radioterapia ed attualmente in terapia con oppiaceo (12 con morfina solfato, 5 con ossicodone cloridrato + naloxone, 2 con fentanil transdermico) e con zoledronato (4 mg e.v. ogni 21 giorni). Quattordici pazienti avevano in corso anche una terapia ormonale (8 fulvestrant, 4 exemestane, 2 letrozolo); 7 pazienti stavano ricevendo trattamento chemioterapico. Nello studio sono state valutate pazienti con BTcP trattate con FANS e alle quali è stato prescritto fentanil pectina spray nasale (FPNS). In fase iniziale era stata suggerita un’erogazione nasale di con fentanil spray nasale da 100 mcg e successiva titolazione in caso di inefficacia con 200 e 400 mcg. Risultati In 12 pazienti si è raggiunta l’efficacia con il dosaggio di 400 mcg, mentre per le restanti 9 pazienti è stato sufficiente il dosaggio di 200 mcg. In media si sono avuti 2 episodi di BTcP nell’arco della giornata. Si segnala una buona compliance al trattamento: nessuna delle pazienti ha avuto problemi nell’erogazione del prodotto e la maggioranza delle pazienti ha espresso un elevato grado di soddisfazione nei confronti di tale terapia (Tabella 1). Non si sono riscontrate tossicità significative in seguito a tale trattamento. In 3 delle 21 pazienti si è registrata una lieve mucosite nasale, in assenza di episodi di epistassi. Dopo valutazione specialistica dell’otorinolaringoiatra, non è stata ritenuta necessaria una sospensione della terapia. Per niente soddisfatta Poco soddisfatta Abbastanza soddisfatta Molto soddisfatta 1a settimana 2a settimana Fine studio 0 3 14 4 0 2 13 6 0 2 14 5 Tabella 1. Grado di soddisfazione delle pazienti trattate con FPNS 86 Casi Clinici Discussione Il BTcP rappresenta una problematica rilevante nei pazienti con metastasi ossee: pur con un buon controllo del dolore oncologico di base, nell’arco della giornata si possono presentare uno o più episodi di dolore acuto o acutissimo, di breve durata (30-60 minuti). Non riconoscendo il più delle volte un elemento scatenante, gli episodi non trattati di BTcP rappresentano un’importante limitazione per i pazienti con peggioramento della qualità di vita. Il fentanil si è dimostrato efficace nel trattamento di tale tipo di dolore, ma le formulazioni sublinguali e orodispersibili possono rappresentare un ulteriore problema per pazienti che, a causa delle concomitanti chemioterapie, hanno stomatiti. Particolarmente interessante è, pertanto, la formulazione intranasale. Conclusione Il nostro studio conferma l’efficacia del fentanil pectina in formulazione spray nasale nel trattamento degli episodi di BTcP in pazienti con metastasi ossee da carcinoma mammario, già in trattamento con oppioidi e sottoposte a trattamento antitumorale (ormono- o chemioterapia) e a terapia con zoledronato. Il fentanil pectina è stato ben tollerato, in assenza di effetti collaterali significativi e con una buona compliance e sicurezza d’uso. Tale farmaco rappresenta, quindi, una valida arma terapeutica contro il BTcP. Bibliografia Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:2731. 281 2. Mercadante S, Radbruch L, Caraceni A et al; Steering Committee of the European Association for Palliative Care (EAPC) Research Network. Episodic (breakthrough) pain. Consensus conference of an expert working group of the European Association for Palliative Care. Cancer 2002; 94:832-839 3. Mercadante S, Amadori D, Apolone G et al. Raccomandazioni per la gestione del Breakthrough cancer Pain (BTcP). Rivista italiana di Cure Palliative 2010; 1:17-23 4. Portenoy RK, Burton AW, Gabrail N et al. A multicenter, placebo-controlled, double-blind, multiplecrossover study of Fentanyl Pectin Nasal Spray (FPNS) in the treatment of Breakthrough cancer pain. Pain 2010; 151:617-624 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 87 Breakthrough cancer pain: esperienza clinica con la somministrazione di oppioide per via nasale Mersedeh Farzad, Daniela Grassi Dipartimento Oncologia USL 7 Siena Introduzione Nella gestione del dolore oncologico il breakthrough cancer pain (BTcP) costituisce una vera e propria sfida. Viene descritto come un dolore severo acuto che si verifica nel corso della terapia antalgica di base. Il BTcP, in particolare se non controllato, diminuisce significativamente la qualità di vita del paziente e aumenta lo sconforto psicologico e spirituale. Materiali e metodi Abbiamo valutato l’effetto dell’assunzione di fentanil pectina spray somministrato per via nasale in pazienti oncologici in fase avanzata di malattia con dolore di base ben controllato (visual numeric scale, VNS 2-3) e presenza di episodi di BTcP. Abbiamo selezionato 8 pazienti domiciliari, di età compresa tra i 57 e i 92 anni, con patologia tumorale primitiva varia (mammella, polmone, pancreas, colon) e metastasi diffuse per un periodo di osservazione di 3 mesi, con dolore di base controllato (5 pazienti con fentanil cerotto transdermico, 2 pazienti con ossicodone + naloxone, 1 paziente con elastomero con morfina) e tutti aventi grado 1-2 di mucosite del cavo orale. Per gli episodi di dolore non controllato (BTcP) è stato utilizzato fentanil pectina spray nasale ai dosaggi di 100 mcg, 200 mcg e 400 mcg. Ai pazienti, nel corso dello studio, è stato somministrato, con cadenza quindicinale, un test di gradimento al fine di valutare lo spray nasale in termini di praticità, numero di episodi ricorrenti nell’arco della giornata, tempo di sollievo dal dolore, eventuali reazioni avverse e giudizio sul farmaco in termini di soddisfazione personale. Risultati Negli 8 pazienti arruolati la dose media efficace è risultata di 200 mcg. I pazienti hanno riscontrato una buona praticità nell’utilizzo dello spray nasale. Nell’arco della giornata l’utilizzo medio è stato di 2-3 volte/die, ottenendo un sollievo dal dolore dopo 5 minuti nel 90% dei pazienti. Si sono manifestati 5 episodi iniziali di sonnolenza, 3 episodi di disorientamento, 2 episodi di fastidio e prurito nasale, senza però inficiare il prosieguo del trattamento. Tutti i pazienti hanno manifestato una buona soddisfazione dell’uso dello spray nasale. Discussione I risultati ottenuti dall’osservazione dei nostri 8 pazienti sono indicativi di quanto il fentanil pectina spray nasale sia utile nella gestione del BTcP in generale e in particolare nelle condizioni in cui la mucosa orale risulti compromessa come conseguenza delle pregresse terapie a cui i nostri pazienti sono stati sottoposti. Inoltre abbiamo osservato che l’uso dello spray nasale con pectina ha prodotto un significativo miglioramento della condizione della mucosite stessa. 88 Casi Clinici Conclusione La via nasale, in particolare con la somministrazione di fentanil pectina, consente al paziente di controllare l’episodio di BTcP in modo pratico, non invasivo, rapido ed efficace. I risultati di questa nostra esperienza limitata a 8 pazienti son supportati da studi clinici di più lunga durata e con un maggiore numero di soggetti trattati. La nostra pratica clinica merita una maggiore indagine sul tipo di pazienti che pur essendo trattati con altre vie di somministrazione potrebbero ottenere ulteriori vantaggi con il passaggio a una via di somministrazione nasale. Letteratura consigliata Taylor R, Galan V, Weinstein SM et al. Fentanyl Pectin Nasal Spray 043 Study Group. Fentanyl pectin nasal spray in breakthrough cancer pain. J Support Oncol 2010; 8:184-90 Mercadante S, Radbruch L, Davies A et al. A comparison of intranasal fentanyl spray with oral transmucosal fentanyl citrate for the treatment of breakthrough cancer pain: an open-label, randomised, crossover trial. Cur Med Res Opin 2009; 25:2805-2815 Radbruch L, Torres LM, Ellershaw JE et al. Long-term tolerability, efficacy and acceptability of fentanyl pectin nasal spray for breakthrough cancer pain. Support Care Cancer 2012; 20:565-573 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 89 Fentanil pectina spray nasale vs fentanil citrato transmucosale orale nel trattamento del BTcP Luciano Lamarca Responsabile UOS Cure palliative e Terapia antalgica Azienda ULSS N. 10 “Veneto Orientale” Introduzione In questo studio osservazionale abbiamo voluto confrontare l’efficacia di due formulazioni di fentanil citrato, il fentanil pectina spray nasale (FPNS) e il fentanil transmucosale orale effervescente (FBT). Il fentanil citrato somministrato per via trasmucosale è definito quale farmaco di prima scelta nel trattamento degli episodi di breakthrough cancer pain (BTcP), dolore spesso improvviso e imprevisto caratteristico dei pazienti oncologici con dolore persistente già in trattamento con oppioidi somministrati “a orario fisso”, around the clock (ATC). Esso è caratterizzato da una rapida insorgenza (3-4 minuti), con picco di dolore di elevata intensità (NRS >8), di breve durata (mediana = 30 minuti) che si può ripetere fino a 3/4 volte durante la giornata nonostante il trattamento di base [1-2]. Materiali e metodi Sono stati arruolati nello studio osservazionale, durato 3 mesi, 12 malati oncologici, 6 maschi e 6 femmine, inseriti in un programma di Assistenza domiciliare di cure palliative che presentavano dolore persistente già adeguatamente trattato con oppiacei ATC, associato a episodi di BTcP in ragione di almeno 3 episodi giornalieri e trattati con fentanil citrato transmucosale orale effervescente. Il monitoraggio dell’intensità del dolore è stato eseguito utilizzando la NRS, scala numerica da 0 a 10, dove 0 è assenza di dolore e 10 il più atroce dolore sopportato, che il malato, coadiuvato dal caregiver, riportava su apposita scheda oraria giornaliera al momento dell’insorgenza del BTcP e 30 minuti dopo l’assunzione del fentanil citrato, quale verifica dell’efficacia del trattamento antalgico. La formulazione spray è stata proposta a 7 malati quale alternativa all’assunzione della formulazione transmucosale orale in presenza di: xerostomia, infezioni o infiammazioni del cavo orale, secondo le recenti Linee guida emesse dalla Commissione regionale del farmaco della Regione Emilia-Romagna [3]. Negli altri 5 pazienti vi era una dichiarata incompleta o mancata efficacia antalgica dovuta a una modalità di assunzione scorretta delle compresse orali (deglutite o masticate); essi sono stati arruolati offrendo loro lo spray nasale quale alternativa all’assunzione della compressa orale, proposta in dose equianalgesica in base alla diversa e specifica biodisponibilità (50% per la FBT e 100% per la FPNS). L’efficacia del trattamento è stata stabilita sulla base di un pain relief di almeno il 50% misurato con la scala NRS, con valori dopo 30 minuti dall’assunzione dello spray nasale uguali o inferiori a 4 ovvero analoga azione antalgica rispetto alla formulazione precedente. A tutti i pazienti è stato richiesto, al termine dello studio osservazionale, il gradimento ed è stata offerta loro la possibilità di riutilizzare la formulazione orale effervescente, considerando tale eventualità quale drop out rispetto allo spray nasale. 90 Casi Clinici Risultati I 12 malati arruolati nello studio hanno dichiarato un pain relief di almeno il 50%. Un solo malato su 12 ha preferito al termine della sperimentazione riutilizzare la compressa orale effervescente per irritazione della mucosa nasale: drop out pari all’8,3%. A una più attenta anamnesi il paziente risultava affetto da rinite allergica, non dichiarata nella fase di arruolamento, e senza trattamento specifico per tale disturbo (cortisonici o anti-istaminici). I 12 malati hanno dichiarato un gradimento della preparazione spray nasale per la rapidità dell’effetto antalgico ottenuto. Discussione Il fentanil citrato somministrato per via trasmucosale viene definito quale farmaco di prima scelta nel trattamento degli episodi di BTcP, ovvero del dolore episodico intenso (DEI). Tale manifestazione dolorosa insorge all’improvviso e raggiunge molto rapidamente l’intensità massima uguale o superiore al valore di 8 nella NSR, provocando nel malato uno stato di ansia e di agitazione che richiede una pronta risoluzione. L’episodio doloroso si caratterizza inoltre della breve durata (mediana di 30 minuti). Il fentanil citrato somministrato per via transmucosale si è dimostrato in questo momento il rimedio più efficace tra gli oppiacei assunti attraverso una via non iniettiva (e.v. oppure s.c.). Per le sue caratteristiche farmacocinetiche è stato definito rapid onset opioid (ROO), svolgendo l’azione analgesica richiesta nell’arco di pochi minuti (breve onset time) e con durata d’azione di 90-120 minuti (breve durata d’azione rispetto a morfina solfato). Recentemente si sono resi disponibili in commercio 2 formulazioni per spray nasale. Il primo è una formulazione idrosolubile con concentrazioni disponibili pari a 50 mcg, 100 mcg e 200 mcg di principio attivo. L’onset time di questa formulazione è molto rapido e in determinate condizioni cliniche può compromettere il profilo di sicurezza del farmaco, specie se il malato si trova in ambiente non protetto, qual è per definizione il domicilio. Il secondo spray nasale, per ovviare a possibili rischi di over dose, presenta una formulazione nella quale il principio attivo fentanil è associato alla pectina, con tecnologia basata sulla gelificazione della pectina quando viene in contatto con determinate superfici mucose, in particolare la cavità nasale, ricca di ioni calcio. Il metodo offre la possibilità di ottimizzare l’assorbimento del fentanil modificandone la farmacocinetica. La pectina modula l’assorbimento del farmaco, consentendo un rapido passaggio in circolo con un ridotto picco di concentrazione (Cmax) e impedendo la deglutizione del farmaco che resta adeso alla mucosa. Esso è disponibile alle dosi di 100 mcg e 400 mcg, con la possibilità di raddoppiare la dose di prima somministrazione utilizzando la seconda narice in caso di parziale efficacia [4]. Conclusioni Il fentanil pectina spray nasale si è dimostrato efficace nell’azione analgesica richiesta, risultando maggiormente gradito da tutti i pazienti arruolati in questo studio osservazionale per la più rapida insorgenza dell’effetto antalgico atteso (onset time <0 minuti) e per la facilità di utilizzo. Un solo paziente ha richiesto la formulazione effervescente, risultando successivamente all’arruolamento affetto da rinite allergica. V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 91 Bibliografia Mercadante S. The use of rapid onset opioids for breakthrough cancer pain: the challenge of its dosing. 1. Crit Rev Oncol Hematol 2011; 80:460-4655 2. Smith HS. Considerations in selecting rapid-onset opioids for the management of breakthrough pain. J Pain Res 2013; 6:189-200 3. Regione Emilia-Romagna “Fentanil transmucosale orale e nasale”. PTR 2013; n. 173 4. Castile J, Cheng YH, Simmons B et al. Development of in vitro models to demonstrate the ability of PecSys®, an in situ nasal gelling technology, to reduce nasal run-off and drip. Drug Dev Ind Pharm. 2013; 39:816-824 92 Casi Clinici Il dolore episodico intenso nella shoulder syndrome Maurizio Marchesini Servizio di Terapia del dolore “M. Mellini”, Chiari (BS) Presentazione e rilievi anamnestici Il dolore episodico intenso, o breakthrough pain (BTP) è definito come una transitoria esacerbazione del dolore in una situazione di dolore di fondo stabile. Presenta caratteristiche d’intensità elevata e di brevità nel tempo e può essere correlato a movimenti specifici, che il paziente descrive con accuratezza, o avere presentazione spontanea e imprevedibile [1]. I tumori del capo-collo sono al decimo posto tra i tumori più comuni, comprendono un’ampia distribuzione di malattia: cavità nasali, ghiandole salivari, tiroide, cavità orale, seni paranasali e laringe. In particolare, i tumori della cavità orale, più di quelli dell’orofaringe, si correlano a problemi di verbalizzazione, di mobilità della lingua e d’impatto estetico che limitano enormemente la qualità di vita di questi pazienti [2]. Già dai primi anni cinquanta, inoltre, è stata evidenziata una complicanza dolorosa legata alla dissezione chirurgica del collo definita shoulder syndrome [3]. Questa sindrome, causata dalla lesione del nervo spinale accessorio, si caratterizza per quadro di “posizione oscillante” della scapola, dolore e limitazione funzionale della spalla [4]. Nella nostra unità di terapia del dolore si sono presentati 27 pazienti che presentavano un quadro di shoulder syndrome successiva a dissezione cervicale. L’età media dei pazienti era di 63,48 anni con un rapporto circa di 2:1 a favore dei pazienti maschi; i tumori più rappresentati erano tumori della cavità orale (35%) seguiti da tumori della laringe (28%) e tiroide (13%). In accordo con la classificazione della società americana di otorinolaringoiatria, il 58% delle dissezioni era stato di tipo selettivo, il 30% radicale modificato e il 12% radicale [5]. Esame obiettivo e iter diagnostico I pazienti selezionati erano già noti al nostro servizio, o comunque già in trattamento per dolore cronico legato alla patologia e all’intervento. Essi riferivano un buon controllo del dolore nelle 24 ore mediante uso di oppioidi maggiori, ma ancora episodi di BTP a livello del cingolo scapolare omolaterale alla cervicotomia. Per essere inclusi nel nostro protocollo di trattamento, i pazienti dovevano presentare un numero di episodi di dolore non maggiore a 3 e un buon controllo del dolore (NRS <3) nell’arco delle 24 ore. Per definire ulteriormente tale quadro è stata utilizza la scala UCLA Shoulder Scale nella sua versione validata italiana. Tale scala presenta un item dedicato alla valutazione del dolore: sono stati scartati i pazienti che presentavano un valore di 1 (dolore sempre presente e insopportabile) e di 2 (dolore sempre presente ma sopportabile). A tali pazienti è stata reimpostata la terapia analgesica sino a farli rientrare, quando possibile, nelle categorie definite con punteggi di 4 (dolore assente a riposo, presente durante attività leggere) e 6 (dolore presente durante attività pesanti e/o particolari). V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 93 Ai pazienti selezionati è stato inoltre somministrato, prima dell’inizio dello studio, a 15 giorni e a 1 mese, la versione italiana dello SPADI (shoulder pain and disability index), che valuta il quadro di dolore e di disabilità da 0 a 100% [6]. I 5 item del dolore valutano l’intensità: massima, disteso sul lato operato, a raggiungere scaffali in alto, a toccarsi la nuca e a spingere con il braccio interessato. Gli 8 item funzionali valutano la difficoltà a eseguire alcune attività di tutti i giorni: lavarsi i capelli, lavarsi la schiena, indossare una maglietta, indossare un camicia, indossare i pantaloni, mettere un oggetto in alto, portare un peso maggiore a 5 kg, prendere qualcosa dalla tasca posteriore. Terapia e decorso clinico Ai pazienti è stato prescritto fentanil spray nasale con addizione di pectina; la titolazione del farmaco è stata effettuata in accordo con le indicazioni cliniche, attraverso una prima somministrazione di 100 mcg, raddoppiando la dose all’episodio successivo nel caso di scarso effetto sino a ottenere la dose efficace. Ai pazienti inoltre era stato consigliato di utilizzare il fentanil spray nasale circa 10 minuti prima dell’inizio della fisioterapia a cui tutti erano sottoposti e che era, quasi invariabilmente, causa di dolore episodico intenso. Ogni settimana i pazienti erano valutati per eventuali effetti collaterali; a 15 giorni e a 1 mese veniva somministrato lo SPADI test. Tutti i 27 pazienti hanno portato a termine il mese di osservazione; 3 pazienti hanno riferito sonnolenza; in 11 casi sono stati introdotti farmaci per contrastare la stipsi con beneficio tale da non richiedere sospensione del trattamento; in 2 casi è stato ridotto il dosaggio di oppioide maggiore a orario. La mediana di dosaggio è stata di 300 mcg dopo i primi 15 giorni e di 400 mcg dopo i 30 giorni. I risultati delle rilevazioni dei test SPADI sono riportati nella Tabella 1, i dati sono inoltre stati confrontati come variabili continue mediante test t di student corretto per analisi ripetute tra il tempo 0 e 15 giorni e tra il tempo 15 giorni e 30 giorni. SPADI dolore (0-100%) media ds SPADI disabilità (0-100%) media ds t =0 t =15 gg t =30 gg 69,30 44,85 43,78 5,57 6,86 5,56 70,96 59,85 57,70 6,52 5,61 5,62 Test t student 0-15 gg Test t student 15-30 gg Test t student 0-15 gg Test t student 15-30 gg p <0,0001 p <0,0001 p = 0,383 p = 0,061 Tabella 1. Valori (media e deviazione standard) dei test SPADI rilevati nei soggetti trattati 94 Casi Clinici Discussione In seguito a lesione del nervo accessorio spinale, la qualità di vita, già ridotta in pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per neoplasia del capo-collo, peggiora ulteriormente per un insieme di sintomi dolorosi e di ulteriori limitazioni all’attività quotidiana. L’uso di fentanil pectina nasale si è rivelato efficace in tutti i tipi d’intervento testa-collo, anche molto demolitivi senza dover modificare la via di somministrazione in funzione dello stato delle mucose del paziente (per esempio, glossectomie con associata radioterapia, laringectomie ecc.). L’efficacia del trattamento si è rivelata rapida e costante nel tempo a fronte di minimi aumenti del dosaggio di farmaco. Non sono stati evidenziati effetti collaterali significativi tali da sospendere la terapia. La componente di dolore misurata ha mostrato un decremento molto significativo (20% circa); la componente di disabilità ha mostrato un miglioramento più lento, ma continuo e significativo, associato a una riferita miglior capacità di eseguire esercizi fisioterapici e riabilitativi. Bibliografia 1. Mercadante S, Radbruch L, Caraceni A et al. Episodic (breakthrough) pain: consensus conference of an expert working group of the European Association for Palliative Care. Cancer 2002; 94:832-839 2. Rogers SN, Lowe D, Fisher SE et al. Health-related quality of life and clinical function after primary surgery for oral cancer. Br J Oral Maxillofac Surg 2002; 40:11-18 3. Ewing MR, Martin H. Disability following radical neck dissection; an assessment based on the postoperative evaluation of 100 patients. Cancer 1952; 5:873-883 4. Stuiver MM, van Wilgen CP, de Boer EM et al. Impact of shoulder complaints after neck dissection on shoulder disability and quality of life. Otolaryngol Head Neck Surg 2008; 139:32-39 5. Ferlito A, Robbins KT, Silver CE et al. Classification of neck dissections: an evolving system. Auris Nasus Larynx 2009; 36(2):127-134 6. Marchese C, Cristalli G, Pichi B et al. Italian cross-cultural adaptation and validation of three different scales for the evaluation of shoulder pain and dysfunction after neck dissection: University of California - Los Angeles (UCLA) Shoulder Scale, Shoulder Pain and Disability Index (SPADI) and Simple Shoulder Test (SST). Acta Otorhinolaryngol Ital 2012; 32:12–17 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 95 Esperienza con l’uso di fentanil per via mucosale nasale nel trattamento del breakthrough cancer pain Giulio Napoletano, Paola Folcia, Luca Nicora, Chiara Terzoli, Apostolou Garyfallià, Alessio Bassola, Rosario Cacopardo Servizio di Anestesia e Rianimazione, UOL Macchi, Presidio del Verbano, Cittiglio (VA) Introduzione I pazienti neoplastici che afferiscono al nostro ambulatorio presentano spesso, oltre al dolore cronico (che perdura per diverse ore ogni giorno), alcuni periodi di esacerbazione transitoria di dolore che si risolvono nel giro di breve tempo. Questi periodi identificati in letteratura con il termine di breakthrough cancer pain (BTcP), talvolta non hanno una specifica noxa scatenante e sono detti idiopatici, mentre talvolta sono scatenati dalla tosse, dai movimenti o dalla posizione, e sono detti secondari. La percentuale di pazienti nei quali il BTcP è idiopatico si aggira intorno al 60% dei nostri pazienti, per un 40% invece se ne può ravvisare la causa. Il trattamento del BTcP nel corso di questi anni ha rivestito sempre più un ruolo fondamentale nella cura del paziente oncologico. Accanto ai tradizionali oppioidi a rilascio pronto come la morfina solfato, sono state recentemente studiate formulazioni di fentanil citrato (orosolubile, intranasale e sublinguale) che presentano fondamentali vantaggi rispetto ai classici oppiacei. Con essi, infatti, assistiamo a un più veloce assorbimento e una più rapida azione, ottenendo una migliore accettabilità da parte dei pazienti. Pertanto la nostra équipe di cure palliative ha deciso di rivisitare il case mix dei pazienti che abbiamo trattato con fentanil pectina spray nasale, da giugno a settembre 2013, e di osservarne i risultati. Materiali e metodi Abbiamo rivisitato le cartelle di 20 nostri pazienti ai quali abbiamo somministrato fentanil pectina spray nasale (totale dei pazienti trattati per BTcP: 45), nel periodo succitato. Il range di età di questi pazienti andava da 42-79 anni (età media: 65,6 ± 10,1 anni). Quattordici pazienti erano maschi, 6 erano femmine. Le neoplasie diagnosticate erano 3 mammarie, 8 tratto gastrointestinale, 2 prostatiche, 6 polmonari e 1 mieloma multiplo. Metastasi ossee sono state rilevate in 8 pazienti, cutanee in 2, epatiche in 6 e polmonari in 3. Un paziente infine, con adenocarcinoma dell’esofago distale, non aveva metastasi diagnosticate, ma mostrava BTcP da probabile interessamento neuropatico mediastinico. Questi pazienti presentavano un dolore cronico da cancro trattato con oppioidi forti (morfina, ossicodone, tapentadolo e idromorfone) associati a paracetamolo alla dose di 3 g/die. La VNS (visual numeric scale) iniziale di questi pazienti era 7,43 ± 1,2. Dopo un periodo medio di trattamento di 15-20 giorni con tali oppioidi, il dolore era stabile e riferito o come assente o ben tollerabile (VNS <3). In questi pazienti era stato introdotto l’uso di fentanil pectina spray nasale per il riscontro di BTcP. Tutti i pazienti erano stati istruiti ad assumere una dose iniziale di 100 mcg in una narice, incrementando il dosaggio se necessario a 200 mcg, 400 mcg, od 800 mcg all’episodio doloroso successivo (dose ripetuta per non più di 96 Casi Clinici 4 volte/die). Durante le visite successive i pazienti venivano interrogati sul dosaggio raggiunto per ottenere beneficio, e sulla comparsa o meno di effetti collaterali. Risultati La dose di fentanil pectina utilizzata è stata fra 100 e 600 mcg. Gli 8 pazienti con metastasi ossee hanno utilizzato più farmaco rispetto agli altri, sia come numero di somministrazioni/die (4-5 volte/die vs 1-3/die) sia come dosaggio (400-600 mcg vs 100-200 mcg). Ciò ci ha convinto che le metastasi ossee sono le responsabili del maggior dolore rispetto agli altri tipi di lesioni neoplastiche. Quasi tutti i pazienti hanno avuto remissione del dolore (BTcP) con un tempo dai 3 minuti ai 5 minuti e solo i pazienti con metastasi ossee, cutanee e neoplasia esofagea hanno avuto necessità di incrementare il farmaco ricorrendo a rescue dose. In 4 casi su 20 c’è stato l’abbandono della terapia: in 2 per inadeguatezza familiare alle cure prestate, in 1 caso per insorgenza di agitazione psicomotoria e in 1 caso (neoplasia esofagea) per non adeguato controllo del BTcP nonostante la rescue dose. Infine la tollerabilità, la soddisfazione e la facilità nell’uso del farmaco sono state più che buone. Discussione In media possiamo dire di aver osservato buoni risultati dall’uso di fentanil pectina. Sicuramente i migliori risultati si sono ottenuti con dolori più remissibili (metastasi epatiche). Qualche difficoltà è stata rilevata nei pazienti con dolori più severi e di più difficile governabilità (metastasi ossee). In accordo con i dati della letteratura, l’effetto antalgico è stato caratterizzato da rapido inizio, buona tollerabilità e ottima maneggevolezza. Questo dimostra che il fentanil pectina possiede un profilo analgesico adatto al BTcP. I casi di abbandono del farmaco non possono essere attribuiti a inadeguatezza del medicamento ma semmai a cause estranee quali la compliance familiare. Conclusione Nonostante gli ovvi limiti del nostro studio legati all’esiguità dei pazienti osservati, possiamo affermare che l’uso di fentanil pectina rappresenta un valido aiuto nel bagaglio terapeutico del medico palliativista per il controllo del BTcP, sicuramente in armonia con gli altri rimedi al dolore episodico intenso da cancro. Letteratura consigliata Mercadante S. Cancer pain. Curr Opin Support Palliat Care 2013; 7:139-143 Portenoy RK. Treatment of cancer pain. Lancet 2011; 377:2236-2247 Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273-281 Portenoy RK, Payne D, Jacobsen P. Breakthrough pain: characteristics and impact in patients with cancer pain. Pain 1999; 81:129-134 Gatti A, Mediati RD, Reale C et al. Breakthrough pain in patients referred to pain clinics. The Italian Pain Network retrospective study. Adv Ther 2013; 29:464-472 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 97 Il dolore episodico intenso nella pratica clinica Linda Natalini Presidio Ospedaliero di “Belcolle”, AUSL Viterbo Introduzione Si riportano di seguito tre casi riguardanti pazienti afferenti all’ambulatorio di terapia del dolore del Presidio Ospedaliero di “Belcolle”, AUSL Viterbo, nel periodo agosto 2012-giugno 2013, scelti in base ad alcune caratteristiche peculiari della loro storia clinica. Caso clinico 1 Uomo di 56 anni con diagnosi di metastasi multiple da carcinoma della vescica, inviato al nostro ambulatorio dal dipartimento di onco-ematologia in seguito allo scarso controllo del dolore con la terapia in atto. Il paziente era stato sottoposto a ottobre 2008 a intervento di cisto-prostato-uretrectomia totale con uretero-cutaneostomia bilaterale. Nel mese di febbraio 2009 erano comparse metastasi polmonari, per cui era stato sottoposto ad asportazione di nodulo polmonare (novembre 2009). Da gennaio 2010 a febbraio 2010 il paziente aveva effettuato chemioterapia, ripetuta ad aprile, maggio e agosto dello stesso anno. Nel mese di ottobre 2011 erano stati eseguiti ulteriori tre cicli di chemioterapia per progressione della malattia a livello polmonare e inguinale. In seguito il paziente era stato sottoposto a radioterapia antalgica su una massa pelvica e perineale; alla TC total body di ottobre 2012 si evidenziavano metastasi polmonari aumentate per numero e dimensioni; focalità ipodense del parenchima epatico; formazioni linfonodali di 1,5 cm in sede para-aorto-cavale e inguinale destra e sinistra. All’esame obiettivo a livello del pene e dello scroto presenza di noduli, molto dolenti, sospetti per diffusione di malattia e dolore intenso del perineo che si irradia lungo il pene. Si modificava la terapia in atto (ossicodone 70 mg/die, pregabalin 150 mg 2 volte/die, prednisone 25 mg, paracetamolo 1 g 2 volte/die) sostituendo l’ossicodone con fentanil transdermico al dosaggio di 50 mcg/h e fentanil transmucosale al dosaggio di 400 mcg per il breakthrough cancer pain (BTcP). Dopo un breve periodo di sollievo del dolore, con riduzione da 10 a 5 punti della numerical rating scale (NRS), il paziente accusava nuovamente dolore al perineo, irradiato al pene con difficoltà a mantenere la posizione seduta e gravi disturbi del sonno. La frequenza degli episodi di BTcP era di circa 5 al giorno, con durata di oltre 20 minuti ognuno e intensità di NRS =10. Pertanto, dopo un’iniezione peridurale di prova di anestetico locale (naropina 2 mg/ml, 10 ml) che aveva apportato notevole giovamento, veniva inserito catetere peridurale, collegato a pompa elastomerica contenente anestetico locale (naropina e morfina alla dose di 20 mg) che garantiva infusione di 5 ml/h della miscela (novembre 2012). Il fentanil transmucosale veniva sostituito con spray nasale della stessa molecola, per il presentarsi di mucosite orale, al dosaggio sempre di 400 mcg. Gli episodi di BTcP avevano una fre- 98 Casi Clinici quenza di 1 al giorno, non tutti i giorni. Il paziente conosceva un periodo di benessere (NRS =3) durante il quale la somministrazione di fentanil spray nasale garantiva una copertura anche degli episodi di dolore incidente. Il decesso sopravveniva nel mese di febbraio 2013, in seguito alla progressione della malattia. Caso clinico 2 Uomo di 56 anni, già conosciuto e trattato presso il nostro ambulatorio dal 2010 per una failed back surgery syndrome, torna alla nostra osservazione ad agosto 2012, dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico per neoplasia del laringe, seguito da 2 cicli di chemio- e radioterapia. Il paziente presentava riacutizzazione del dolore alla regione lombo-sacrale, per cui iniziava terapia con pregabalin 150 mg 2 volte/die e associazione codeina + paracetamolo. A dicembre il dolore alla colonna lombo-sacrale era ben controllato, ma appariva un dolore alla regione parotidea destra di grave intensità (NRS 9-10) di tipo somatico, sia superficiale sia profondo, con trisma sempre più evidente, edema della guancia e segni locali di infiammazione; si eseguiva una TC (dicembre 2012) che evidenziava necrosi della mandibola con colliquazione e ascesso nella regione parotidea destra; l’ascesso, in seguito, fistolizzava nella cavità orale. Si è attuata una variazione sia dei tipi di farmaci sia della via di somministrazione fino ad allora assunti dal paziente. Pertanto si prescriveva fentanil transdermico al dosaggio di 75 mcg/h e fentanil spray nasale 400 mcg, ottenendo un buon risultato sul controllo del dolore. Contestualmente veniva confezionata percutaneous endoscopic gastrostomy (PEG), in modo da non utilizzare il primo tratto del canale digerente. Attualmente la situazione è in via di risoluzione, il paziente ha diminuito il dosaggio del fentanil transdermico (25 mcg/h) e assume lo spray nasale molto raramente. In questo caso la possibilità di utilizzare farmaci per vie alternative a quella orale e l’utilizzo dello spray nasale in un tipo di dolore, quale quello indotto da un ascesso, in cui le esacerbazioni sono estremamente frequenti e determinate da qualsiasi sollecitazione del cavo orale, ha determinato la reale efficacia della terapia. Caso clinico 3 Donna di 42 anni con carcinoma dell’endometrio con metastasi multiple (ossee e linfonodali mediastiniche), trattata presso altri ospedali con cicli di chemio- e radioterapia (emitorace destro). Giunge alla nostra osservazione a giugno 2013 per un dolore basale con NRS =7 (con BTcP di intensità 10 all’emitorace destro, particolarmente al territorio di T8-,T9), accompagnato da nausea e tosse frequente. L’esame radiografico dimostra ”infrazione della 7a e 8a costa con tessuto cicatriziale contiguo”. Viene impostata terapia con idromorfone (8 mg/die) più paracetamolo e fentanil spray nasale (400 mcg al bisogno). La terapia risulta poco efficace; la presenza di nausea continua comporta lo shift verso la via transdermica dell’oppioide; viene praticato anche blocco dei nervi intercostali nei territori interessati. Il dolore non diminuisce e il ricorso allo spray nasale è frequente e necessario per ottenere un minimo di sollievo. Si decide, pertanto, di approfondire gli accertamenti e una radiografia del torace (luglio 2013) dimostra una atelettasia massiva del polmone di destra da compressione del bronco principale. V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 99 Una successiva TC conferma quanto evidenziato, per cui s’invia la paziente presso la chirurgia toracica di un centro oncologico nell’ipotesi di posizionamento di stent bronchiale. Discussione I casi riportati ci interrogano sulla necessità di approfondire le cause della sintomatologia dolorosa, soprattutto quando le terapie risultano inefficaci e quando il BTcP assume caratteristiche drammatiche, sia per l’intensità che per la frequenza. Il dolore oncologico rappresenta un’ulteriore sfida all’interno del complesso campo della terapia del dolore, in considerazione delle sue caratteristiche specifiche, che lo rendono un dolore “a parte”. Infatti, studi non più recentissimi [1], ripresi anche successivamente [2] riconoscono meccanismi biomolecolari diversi nella genesi del dolore da cancro, rispetto al dolore cronico non oncologico. Nella specificità del dolore oncologico, poi, s’inserisce quello che è chiamato dolore episodico intenso o breakthrough cancer pain (BTcP) per gli Autori inglesi. Esso è definito come un’“esacerbazione transitoria del dolore che avviene sia spontaneamente, sia in seguito a prevedibili o imprevedibili fattori scatenanti a fronte di un dolore di base adeguatamente controllato da un trattamento di base” [3] e, nella sua imprevedibilità (se spontaneo) o nel suo presentarsi anche dopo minime sollecitazioni meccaniche, inficia ulteriormente la qualità di vita dei pazienti oncologici [4]. Secondo recenti studi [5], esso è presente in oltre la metà dei pazienti affetti da tumore, con grossa variabilità in base all’ambito di rilevazione, all’età, al sesso e al tipo di tumore. Da questa breve premessa si può ben intuire che trattare il dolore da cancro, soprattutto se gravato da episodi di BTcP, è una difficile impresa per chi si dedica alla terapia del dolore. L’introduzione in terapia di composti del fentanil a rapido onset permette, attualmente, di contrastare efficacemente il BTcP [6]; al contempo, l’osservazione del tipo di BTcP, la sua frequenza, l’efficacia dei cosiddetti rapid onset opioid (ROO) sono elementi utili per adeguare la terapia di base all’evoluzione della malattia [7] e per indagare sulle cause di dolori diversi da quello di fondo. Dai casi presentati, infatti, si nota come la terapia si sia modificata tenendo presente tutti gli elementi del quadro clinico e in particolare l’evoluzione del sintomo dolore. Bibliografia 1. Schwei MJ, Honore P, Rogers SD. Neurochemical and cellular reorganization of the spinal cord in a murine model of bone cancer pain. J Neurosci 1999; 19:10886-10897 2. Peters CM, Ghilardi JR, Keyser CP et al. Tumor-induced injury of primary afferent sensory nerve fibres in bone cancer pain. Exp Neurol 2005; 193:85-100 3. Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273281 4. Caraceni A, Davies A, Poulain P et al. Guidelines for the management of breakthrough cancer pain in patients with cancer. J Natl Compr Canc Netw 2013; 11(Suppl 1):S29-S36 5. Deandrea S, Corli O, Consonni D et al. Prevalence of breakthrough cancer pain: a systematic review and a pooled analysis of published literature. J Pain Symptom Manage. 2014; 47:57:76 6. Zeppetella G, Davies A, Eigelshoven I, Jansen JP. A network meta-analysis of the efficacy of opioid analgesic for the management of breakthrough cancer pain episodes. J Pain Symptom Manage 2013. pii: S08853924(13)00365-5 [Epub ahead of print] 7. Mercadante S, Prestia G, Casuccio A. The use of sublingual fentanyl or BTcP by using doses proportional to opioid basal regimen. Curr Med Res Opin 2013; 29:1527-1532 100 Casi Clinici Fentanil per via nasale e BTcP nel paziente oncologico con mucosite del cavo orale: l’esperienza dell’Hospice/UF Leniterapia di Grosseto Anna Paola Pecci, Bruno Mazzocchi Hospice/UF Leniterapia di Grosseto Introduzione Il trattamento del breakthrough pain (BTcP), o dolore episodico intenso, è obbligatorio nell’impostazione della terapia antalgica nel paziente oncologico indipendentemente dalla fase di malattia e dalla linea di terapia antiblastica in corso: questo per sottolineare la priorità della prescrizione di farmaci per la terapia del dolore a rapido rilascio (ROO) nel paziente sia in fase di terapie attive, sia in cure palliative nel rispetto, comunque, della qualità di vita. A oggi lo spettro di farmaci a disposizione del clinico offre anche la possibilità di usufruire di nuove formulazioni a base di fentanil transmucosale, in particolare nella sua formulazione associata alla pectina per via transnasale (FPNS). La scelta di fentanil transnasale si presta particolarmente al trattamento di quella fascia di pazienti che sviluppano durante il percorso terapeutico radioe/o chemioterapico mucositi e micosi del cavo orale [1], disturbi che sconsigliano l’impiego di formulazioni ad assorbimento transmucoso orale. Dai dati della letteratura, del resto, si evince una percentuale superiore al 90% di mucositi nei protocolli radio-chemioterapici [2] e dell’85% dei pazienti con neoplasia testa-collo trattati con radioterapia esclusiva. Anche in cure palliative, oltre ai pazienti ancora in programma di terapie attive che afferiscono all’ambulatorio di Leniterapia per la terapia sintomatica (antalgica e di supporto) [3], il paziente può presentare mucositi di vario grado anche per l’immunodepressione che lo contraddistingue, motivo per cui, escludendo i soggetti in fase terminale, assume una notevole importanza l’uso del fentanil transnasale per il trattamento del BTcP [4]. Materiali e metodi Da giugno a ottobre 2013 sono stati reclutati e seguiti 12 pazienti oncologici metastatici con programma chemio- e/o radioterapico o chemioterapia esclusiva, trattamenti tutti di II o III linea con intento solo palliativo. Il performance status (PS) secondo Karnofsky di 8 pazienti su 12 era compreso tra 4 e 6; i restanti avevano presentato all’inizio del trattamento un PS pari a 3. L’età dei pazienti andava da un minimo di 45 anni a un massimo di 78 anni con valore medio di 58 anni; 9 pazienti di sesso maschile, 3 pazienti sesso femminile; 7 pazienti trattati con RT e chemioterapia per neoplasia testa-collo; 5 pazienti chemiotrattati per neoplasia colon-retto. Dei 12 pazienti soltanto 3 sono stati seguiti per un periodo di 2 mesi; gli altri sono stati osservati e trattati per 4 mesi: ovviamente sono afferiti all’UF di Leniterapia, al servizio di day hospital, o al servizio di assistenza domiciliare, sempre seguiti in entrambi i casi nell’ambito della terapia sintomatica antalgica oltre che per un programma di terapia nutrizionale. Il comune denominatore era la presenza di tossicità mucosa secondaria ai vari trattamenti antiblastici, mucosite al cavo orale e in parte associata (in 8 su 12 pazienti) a micosi: degli 8 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 101 pazienti con micosi, 4 presentavano estensione della stessa anche all’orofaringe ed estremo prossimale dell’esofago. Dei 12 pazienti, nel periodo dell’osservazione sintomatica, 4 erano in progressione di malattia, i restanti in fase di stazionarietà. Tutti son stati adeguatamente trattati con terapia antalgica di base associata a FPNS in caso di BTcP: la terapia antalgica di base nei 2/3 dei pazienti consisteva nell’uso di ossicodone a dosi scalari in tre somministrazioni al giorno fino a un massimo di 180 mg/die (3 pazienti soltanto hanno raggiunto dosi massime); in 4 pazienti su 12 totali era presente terapia per via transdermica con fentanil a dosi massimali fino a 50 mcg/h. L’FPNS, dopo accurata spiegazione delle modalità d’impiego [5], è stato prescritto titolando la dose a partire da 100 mcg e procedendo fino al raggiungimento della risposta clinica. Risultati L’incremento di dose per l’FPNS è stata fino a un massimo di 400 mcg; non sono state segnalate dai pazienti stessi reazioni di intolleranza di entità ingente ma soltanto disforia e nausea di grado II, in particolare in pazienti over 70: solo tre pazienti hanno dovuto sospendere il farmaco per tipici effetti collaterali degli oppiacei. Dei 9 pazienti solo 2 hanno beneficiato del dosaggio 200 mcg; gli altri hanno raggiunto il beneficio clinico al dosaggio di 400 mcg mantenendo lo stesso per l’intero periodo di osservazione con una frequenza media di uso giornaliero di 3 somministrazioni. I 3 pazienti che hanno sospeso la terapia con FPNS hanno comunque dimostrato intolleranza al fentanil in genere, indipendentemente che fosse transmucoso e/o transdermico, tanto da ricorrere successivamente per il BTcP alla morfina solfato per via orale. Discussione La nostra esperienza vuole sottolineare che la scelta del farmaco per la gestione del BTcP deve essere “conformata”, personalizzata al paziente, attraverso un continuo e accurato esame clinico oltre che alla valutazione della persona nel suo insieme, tenendo conto, anche nelle fasi avanzate di malattia, dei fattori relazionali e psicologici, potenziando le possibilità di espletamento delle attività quotidiane e l’autonomia gestionale. In quest’ottica l’FPNS costituisce, per la praticità d’uso, un prezioso alleato del paziente e del clinico. Conclusione La nostra esperienza, se pure con una casistica numericamente limitata e con un altrettanto breve periodo di osservazione, vuole essere la dimostrazione che l’FPNS è efficace, sicuro, ben tollerato nel trattamento del BTcP del paziente oncologico nelle varie fasi di malattia e di trattamento antiblastico. Inoltre si evidenzia, a fronte di un soddisfacente risultato clinico, una ridotta tossicità rispetto ad altri farmaci analoghi. Bibliografia Peterson DE, Bensadoun RJ Roila F, ESMO Guidelines Working Group, Management of oral and gastroin1. testinal mucositis: ESMO Clinical Practice Guidelines. Ann Oncol 2011; 22 (suppl 6):vi78-vi84 102 2. 3. 4. 5. Casi Clinici Sonis ST, Elting LS, Keefe D, Perspectives on cancer therapy-induced mucosal injury: pathogenesis, measurement, epidemiology, and consequences for patients. Cancer 2004; 100 (suppl 9):1995-2005 Zeppetella G, O’Doherty CA, Collins S, et al, Prevalence and characteristics of Btcp in cancer patients admitted to a Hospice. J Pain Symptom Manage 2000; 20:87-92 Mercadante S, Radbruch L, Davies A, et al, A comparison of intranasal fentanyl spray with oral transmucosal fentanyl citrate for the treatment of breakthrough cancer pain: an open-label, randomi sed, crossover trial. Curr Med Res Opin 2009; 25:2805-2815 Taylor D, Galan V, Weinstein SM, et al, Fentanil pectin nasal spray in BTcP. J Support Oncol 2010; 8:184190 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 103 La gestione del BTP oncologico integrata con il controllo del dolore di base Federico Piacentini Divisione di Oncologia medica, dipartimento di Scienze mediche e Chirurgiche materno-infantili e dell'adulto, Policlinico Universitario di Modena Introduzione Il dolore episodico intenso o breakthrough pain (BTP) è una temporanea esacerbazione della sintomatologia dolorosa che si verifica in corso di dolore cronico di base: può manifestarsi in assenza o come conseguenza di uno specifico fattore scatenante (movimento, starnuto etc). Tipicamente di rapida insorgenza (<3 minuti), d’intensità moderata-severa, di durata media di 30 minuti, ma comunque variabile per frequenza, insorgenza, intensità e durata, il BTP è presente nel 40-80% dei pazienti oncologici. La strategia farmacologica del BTP prevede l’ottimizzazione della terapia antalgica di base e l’impiego di dosi supplementari di farmaci, a rapido effetto ma breve durata di azione, effetti collaterali limitati e facilità di assunzione. Vengono presentati sinteticamente alcuni casi clinici ove il trattamento del BTP è integrato con il controllo del dolore di base. Caso clinico 1 Uomo di 72 anni con diagnosi di adenocarcinoma polmonare sinistro (EGFR e KRAS non mutati; ALK negativo) con secondarismi linfonodali, epatici e scheletrici (prevalentemente addensanti: rachide dorso-lombare e bacino), in progressione cerebrale dopo chemioterapia con cisplatino + pemetrexed in prima linea ed erlotinib in seconda linea (sempre in associazione a zoledronato). Pregresso e recente trattamento radioterapico su emibacino destro ed L3 (25 Gy) a scopo antalgico. Terapia e decorso clinico Paziente in corso di trattamento antalgico con fentanil 50 mcg/h, paracetamolo 500 mg 3 volte/die, pregabalin 150 mg/die (e desametasone 8 mg/die a scopo antiedemigeno per le localizzazioni cerebrali) per dolore a carico dell’emicostato sinistro e della regione lombo-sacrale già radiotrattata. A causa del mancato controllo del dolore con la terapia in atto, specie ai passaggi posturali e tale da ridurre la compliance del paziente al trattamento radioterapico panencefalico in corso, si propone incremento posologico del fentanil transdermico a 75 mcg/h e associazione di fentanil pectina 100 mcg per via nasale nei casi di BTP e prima di ogni seduta radioterapica. Il paziente raggiunge così adeguata copertura antalgica nell’arco della giornata, in particolare non mostra difficoltà ad assumere e mantenere il clinostatismo su struttura rigida durante la radioterapia. Caso clinico 2 Donna di 53 anni con diagnosi di mastite carcinomatosa sinistra (istotipo: carcinoma duttale infiltrante a recettori estroprogestinici negativi, HER2 positivo) e ripetizioni linfonodali e sche- 104 Casi Clinici letriche sincrone, in trattamento di prima linea con chemioterapia trastuzumab + zoledronato. In corso trattamento radioterapico panencefalico per recente evidenza di lesioni sostitutive cerebro-cerebellari, con associato edema peri-lesionale. In corso di trattamento antiedemigeno con desametasone (16 mg/die) per le note ripetizioni encefaliche, la paziente sviluppa intensa sintomatologia in regione sacrale, poco responsiva a terapia antinfiammatoria con ketoprofene, che le impone il decubito preferenziale supino e la necessità di spostamenti con carrozzina. Si esegue RMN lombo-sacrale con evidenza di quadro compatibile con edema intraspongioso secondario a frattura da cosiddetta insufficienza (probabile genesi steroidea). Si imposta pertanto adeguata terapia antalgica con ossicodone a dosaggio incrementale sino a 60 mg/die e fentanil pectina per via nasale (100 mcg) nei casi di BTP, con adeguato controllo della sintomatologia e il pieno recupero delle attività di vita quotidiana. Caso clinico 3 Donna di 52 anni con diagnosi di melanoma (mutazione a carico dell’esone 15 del gene B-RAF: V600E) con metastasi linfonodali, polmonari, scheletriche (rachide dorso-lombare e bacino) e carcinosi peritoneale, in trattamento di terza linea con ipilimumab + zoledronato (a progressione dopo vemurafenib e temozolamide). Pregressi trattamenti radioterapici su branca ischio-pubica sinistra (20 Gy) a scopo antalgico e su rachide dorso-lombare D11-L2 (20 Gy) a scopo decompressivo. In particolare, comparsa di crollo del soma di L1, sostituito da tessuto patologico in incremento rispetto al precedente controllo e importante sintomatologia dolorosa con irradiazione lombosciatalgica sinistra. In corso trattamento antalgico con fentanil transdermico (150 mcg/h), nimesulide (100 mg 2 volte/die) e terapia antidepressiva. La paziente dimostra importante sofferenza (visual analogue scale, VAS 9) secondaria al cedimento strutturale di L1, peraltro suscettibile a giudizio neurochirurgico di vertebroplastica percutanea. In regime di assistenza domiciliare viene introdotta terapia morfinica e cortisonica a dosaggio equianalgesico in infusione continua sottocute; si associa fentanil pectina spray nasale (100 mcg) nei casi di BTP e prima della procedura di vertebroplastica. La paziente ha ottenuto buon controllo della sintomatologia dolorosa (VAS 3) a riposo e ha fatto ricorso allo spray nasale 2-3 volte/die sino all’esecuzione della vertebroplastica, che ha sensibilmente migliorato il dolore vertebrale ridimensionando il fabbisogno giornaliero di antidolorifici. Caso clinico 4 Donna di 60 anni con esiti di intervento chirurgico di tiroidectomia totale per carcinoma anaplastico della tiroide in stadio pT4a cN0 M0 R1, sottoposta a trattamento chemioterapico (cisplatino) e radioterapico concomitante (su ex sede di T e collo con tecnica intensity modulated radiation therapy, IMRT). Al termine della terapia radiante la paziente ha lamentato intensa disfagia per solidi e liquidi con disgeusia, tosse secca stizzosa ed intensa faringodinia, dolore a livello cervicale. Obiettivamente: al cavo orale mucosite di grado 2 a palato molle ed orofaringe, eritema cutaneo di grado V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 105 2 al collo e in regione pettorale anteriore con aree di epiteliolisi secca. Eseguita consulenza nutrizionistica che ha consigliato supporto con nutrizione parenterale. Si imposta trattamento antalgico con buprenorfina transdermica (35 mcg/h), trattamenti topici come prevenzione di sovrainfezioni ed integratori alimentari, e si suggerisce l’applicazione di fentanil pectina (100 mcg) spray nasale prima di ogni pasto. La paziente è così riuscita a garantire un adeguato introito calorico ovviando alla necessità di supporti parenterali, sino alla completa restitutio ad integrum della mucosa orofaringea. Discussione Il fentanil, in particolare nelle formulazioni transmucosali e intranasali, è molto efficace nell’ottenere un rapido controllo del BTP. La formulazione con pectina è usata per il trattamento del BTP negli adulti già in terapia con oppioidi per il dolore oncologico cronico, in quanto ad azione rapida e di durata adeguata alle caratteristiche del BTP, di pratica somministrazione al bisogno e a gestione individualizzata. I casi clinici descritti testimoniamo il buon profilo di tollerabilità e la maneggevolezza della somministrazione intranasale del fentanil, in particolare per la gestione del BTP legato alle procedure programmate (per esempio: radioterapia o vertebroplastica) o sintomatologie transitorie (per esempio: la mucosite attinica). Letteratura consigliata Caraceni A, Martini C, Zecca E et al. Working Group of an IASP Task Force on Cancer Pain. Breakthrough pain characteristics and syndromes in patients with cancer pain. An international survey. Palliat Med 2004; 18:177-183 Maltoni M, Caraceni A, Pigni A et al. Terapia del dolore in oncologia. Linee guida AIOM 2013 (http://www.aiom.it/) Lyseng-Williamson KA. Fentanyl pectin nasal spray: in breakthrough pain in opioid-tolerant adults with cancer. CNS Drugs 2011; 25:511-522 Mystakidou K, Panagiotou I, Gouliamos A. Fentanyl nasal spray for the treatment of cancer pain. Expert Opin Pharmacother 2011; 12:1653-1659 106 Casi Clinici Fentanil transmucosale: esperienza personale nel setting dell’assistenza domiciliare Alessandro Poggi Centro assistenza domiciliare ASL Roma G Il dolore nel paziente oncologico è un problema rilevante per la sua complessità e per la sua incidenza che, nelle fasi avanzate, può superare l’80% dei pazienti. Gli studi presenti in letteratura hanno ormai chiarito che nel corso della malattia oncologica il dolore cessa di essere il segnale del danno tissutale ma diventa patologia a sé stante come risultato di modificazioni strutturali del SNC sia nei circuiti neuronali che portano l’informazione alla corteccia sia a livello sinaptico sia a livello biochimico. Fino a poco più di vent’anni fa, lo sciroppo di morfina, la morfina cloridrato in fiale, la bubrenorfina sublinguale e la pentazocina in supposte costituivano le uniche possibilità di trattamento per i pazienti con dolore oncologico. Nei trattati di oncologia [1] si può ancora leggere che si deve somministrare la morfina per os a orari fissi rispettando l’intervallo delle 4 ore svegliando il paziente anche di notte per non farlo rimanere senza copertura antalgica. Negli ultimi 20 anni abbiamo imparato a usare tutte le molecole messe a nostra disposizione in Italia, utilizzando con profitto i vantaggi del rilascio controllato del farmaco o il raddoppio della dose serale di morfina per os [2]; così i pazienti non devono essere più svegliati di notte. Abbiamo imparato la non cross-reattività tra molecole diverse e l’abbiamo messa in pratica con grandi vantaggi per i pazienti che necessitano della rotazione degli oppioidi, come ci ha insegnato il grande maestro Eduardo Bruera. Ma il dolore oncologico – anche questo lo abbiamo imparato in questi 20 anni – è un’entità dinamica e proteiforme, e la copertura di base, anche se efficace, non è sufficiente per raggiungere un buon effetto analgesico. È nata così l’esigenza di una strategia che potesse controllare il dolore episodico intenso [3,4]. I farmaci che per primi sono stati usati per affrontare questo problema sono stati la morfina e l’ossicodone nelle preparazioni orali a pronto rilascio ma più per mancanza di alternative che per una loro effettiva specificità. A essi si è aggiunto il fentanil transmucosale. Il fentanil è una molecola che per le sue caratteristiche chimiche ha i requisiti migliori per essere impiegata come farmaco di salvataggio in quanto può essere somministrata al paziente per via transmucosale ed essere quindi disponibile rapidamente in circolo. La via orale non è in grado di offrire tale rapidità per limiti anatomo-fisiologici e la via parenterale è troppo invasiva e inadatta al setting domiciliare. La mia esperienza personale con il fentanil transmucosale ha ovviamente solo il valore di una visione soggettiva derivante da un contesto di assistenza domiciliare e non vuole arrivare a una conclusione che solo uno studio controllato può dare. Durante tre mesi della mia attività di oncologo in assistenza domiciliare ho trattato 52 pazienti, 30 uomini e 22 donne, di età compresa tra 55 e 86 anni, tutti con neoplasia in fase avanzata. Le patologie più rappresentate sono state neoplasie della mammella, polmone, stomaco, colon-retto, V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 107 vie biliari. Tutti i pazienti erano in trattamento con farmaci oppiacei, idromorfone, fentanil transdermico e ossicodone + naloxone. Dei 30 uomini, 10 pazienti erano affetti da neoplasia polmonare, 8 colon-retto, 6 prostata, 3 stomaco e 3 vie biliari. Tra le 22 pazienti di sesso femminile 8 erano affette da neoplasia mammaria, 8 polmone, 4 colon-retto e 2 endometrio. Tutti questi pazienti avevano terminato il loro percorso terapeutico, a parte quelli in ormonoterapia per la neoplasia mammaria o quelli affetti da neoplasia prostatica. Il dolore, prevalentemente di tipo misto, in alcuni pazienti presentava le caratteristiche del dolore neuropatico ed è stato trattato con pregabalin in associazione alla terapia oppiacea. Gli episodi di breakthrough cancer pain (BTcP) variavano in questi pazienti da 1 a 6 volte/die. Ho prescritto loro fentanil pectina spray nasale e sublinguale istruendo i pazienti e le relative famiglie su come riportare sul diario domiciliare della terapia il tempo di inizio del dolore, il tempo necessario per la sua risoluzione e la durata dell’effetto. Tutti i pazienti hanno confermato i tempi riportati nelle schede tecniche dei due prodotti. Alcuni pazienti hanno riferito una durata dell’effetto inferiore alle 4 ore, pari a circa 2 ore. Circa l’80% dei pazienti ha riferito un andamento più regolare dell’effetto antalgico e con meno effetti collaterali per lo spray nasale, attribuendo alle compresse sublinguali una variabilità nell’inizio dell’effetto antalgico e una maggior incidenza di sonnolenza e confusione all’inizio del trattamento. Tutti i pazienti hanno riferito il controllo totale del dolore con questo approccio terapeutico del BTcP. Ritengo di fondamentale importanza informare soprattutto i medici di famiglia che un trattamento antalgico di base deve sempre prevedere un approccio corretto al BTcP, con farmaci adeguati che devono essere prescritti anche quando il paziente riferisce che il trattamento di base è totalmente efficace, in quanto il dolore oncologico è una patologia in evoluzione e complessa: si raccomanda quindi ai medici di famiglia e anche agli specialisti la scrupolosità nella raccolta delle informazioni non solo dal paziente ma anche dai familiari oltre che dal caregiver. Solo la raccolta scrupolosa delle informazioni, anche con l’aiuto di questionari validati, può dare indicazioni su un fenomeno clinico che non è in alcun modo misurabile dal medico con esame fisico del paziente e che può essere oggi controllato con successo nella maggior parte dei malati. Bibliografia Bonadonna G, Della Cuna G. Manuale di oncologia medica, Milano, Masson 1983 1. 2. Gatti A, Reale C et al. Standard therapy with opioids in chronic pain management: ORTIBER study. Clin Drug Investig 2009; 29:17-23 3. Gatti A, Mediati RD, Reale C et al. Breakthrough pain in patients referred to pain clinics: The Italian pain network retrospective study. Adv Ther 2012; 29:464-472 4. Gatti A, Reale C, Luzi M et al. Effects of opioid rotation in chronic pain patients. Clin Drug Investig 2010; 30:39-47 108 Casi Clinici Trattamento del BTP con fentanil per via nasale in una coorte di pazienti affetti da carcinoma renale avanzato Camillo Porta, Palma Giglione, Fiorella Lombardo, Cristina Bregant, Chiara Paglino SC Oncologia medica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia Introduzione Come tutti i pazienti oncologici, anche quelli affetti da carcinoma renale avanzato presentano frequentemente problemi di controllo del dolore. Si calcola per esempio che circa un terzo dei pazienti affetti da carcinoma renale avanzato presenti metastasi ossee [1], usualmente litiche, spesso rapidamente progressive, in grado di causare sostanziale morbilità attraverso l’insorgenza di eventi scheletrici (skeletal related event, SRE), incluso il dolore, nonché responsabili, secondo alcuni Autori, di un sensibile peggioramento della prognosi, rispetto ad altre sedi metastatiche [2]. In una recente survey condotta su alcune centinaia di pazienti affetti da metastasi ossee da carcinoma renale [1], è emerso come circa l’80% di questi pazienti necessiti di una radioterapia finalizzata alla palliazione del dolore; sorprendentemente, poi, è emerso come solamente il 50% di questi pazienti venga trattato con acido zoledronico (verosimilmente a causa della frequente concomitanza di insufficienza renale in questi pazienti), negando così ai pazienti un importante coadiuvante nel controllo del dolore. Recidive retroperitoneali, in sede di nefrectomia, e a livello toracico, sono poi altre frequenti localizzazioni di carcinoma renale che possono causare un’importante sintomatologia dolorosa, mediante compressione su plessi nervosi, infiltrazione di parete ed erosione di strutture ossee [3]. Alcune tossicità specifiche dei nuovi farmaci a bersaglio molecolare utilizzati nei pazienti affetti da carcinoma renale (per esempio: la sindrome mano-piede) possono poi contribuire a causare ulteriore dolore, spesso episodico [4]. Il breakthrough cancer pain (BTcP) o dolore oncologico incidente, può essere definito come un temporaneo peggioramento del dolore che sopraggiunge, spontaneamente o in relazione a un fattore scatenante, prevedibile o imprevedibile, nonostante il dolore di fondo sia stazionario e sufficientemente controllato [5]. Si stima che fino all’80% dei pazienti oncologici che accusano dolore vada incontro a episodi di BTcP [6]; usualmente, tali episodi insorgono rapidamente (tra l’inizio del dolore e il suo picco, passano, in media, tra uno e tre minuti) [7,8], sono caratterizzati da una durata relativamente breve (in media 45 minuti) [8] e hanno un impatto profondamente negativo sull’autonomia e sulla qualità di vita dei pazienti. Fino a poco tempo fa, i derivati morfinici a pronto rilascio rappresentavano il trattamento di scelta per gli episodi di BTcP, ma il tempo necessario perché questi farmaci abbiano effetto (almeno 30 minuti) non li rende chiaramente ideali per il trattamento di questo tipo di dolore così peculiare [9,10]. Recentemente, uno spray nasale a base di fentanil pectina è stato sviluppato per il trattamento del BTcP [11]: questo prodotto presenta una serie di caratteristiche favorevoli, che lo rendono particolarmente idoneo per il trattamento di questo tipo di dolore. V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 109 Innanzitutto, il fentanil possiede un’emivita relativamente breve, fatto che ne consente l’utilizzo al bisogno anche in pazienti con importanti terapie analgesiche oppiacee di fondo, e inoltre, essendo lipofilico, ben si presta a un assorbimento transmucosale [11,12]. La via di somministrazione transnasale, poi, consente un rapido assorbimento del farmaco attraverso una mucosa altamente vascolarizzata e facilmente permeabile, senza bisogno del classico metabolismo di primo passaggio a livello epatico e senza la necessità di attraversare una barriera mucosa spesso sede di importanti fenomeni flogistici, come quella orale [11,12]. Infine, nella soluzione di fentanil pectina l’utilizzo del primo componente consente la formazione, a contatto con la mucosa nasale, di un sottile gel che previene lo scolo del fentanil o la sua deglutizione [11,12]. Di seguito è riportata l’esperienza con uno spray nasale a base di fentanil pectina nel controllo del BTcP in una coorte di pazienti affetti da carcinoma renale avanzato. Pazienti e trattamento Abbiamo trattato con l’associazione di fentanil pectina per via nasale una coorte di 15 pazienti affetti da carcinoma renale avanzato che accusavano da 1 a 4 episodi giornalieri di BTcP, pur essendo in trattamento cronico con 60 mg di morfina per os/die, o 25 mcg di fentanil transdermico l’ora, o 30 mg di ossicodone/die, o 8 mg di idromorfone per os/die (o una dose equianalgesica di un altro oppioide), per una settimana o più. Sono stati esclusi pazienti con più di 4 episodi di BTcP, in quanto evidentemente necessitavano di una revisione della terapia analgesica di fondo. I pazienti sono stati selezionati sulla base del riscontro anamnestico di episodi (sempre inferiori ai quattro giornalieri) di BTcP nella settimana precedente; in questa coorte di pazienti, la valutazione relativa all’efficacia del trattamento con fentanil pectina per via nasale è stata effettuata, per ciascun paziente, in una singola giornata in cui si siano verificati non meno di uno, e fino a un massimo di 4 episodi di BTcP. Le caratteristiche dei pazienti trattati sono riportate in Tabella 1. I pazienti sono stati titolati partendo da una dose iniziale di 100 mcg, somministrata in una narice; a ogni ulteriore episodio di BTcP, in caso di inefficacia alla dose precedentemente utilizzata, era previsto un graduale incremento di dose, mantenendo sempre un intervallo minimo non inferiore alle 4 ore tra una dose e l’eventuale dose successiva; l’eventuale dose successiva alla prima doveva essere somministrata nella narice controlaterale rispetto a quella utilizzata per la prima somministrazione. Lo schema di titolazione utilizzato è riportato in Figura 1. A ciascun paziente è stata consegnata una scheda raccolta dati (Figura 2) riportante una serie di scale visuo-analogiche (visual analogue scale, VAS) per la rilevazione dell’entità del dolore nel tempo, e gli è stato chiesto di registrare l’entità del dolore a ciascun episodio di BTcP, e quindi l’andamento del dolore a 5, 10, 15 e 30 minuti dalla somministrazione di fentanil pectina. Oltre a valutare le variazioni d’intensità del dolore ai diversi tempi sopra riportati, si è valutata la percentuale di episodi di BTcP esitanti in miglioramento del dolore clinicamente significativo (clinically meaningful pain relief, CMPR), definito come una riduzione di almeno 2 punti sulla scala visuo-analogica [13,14]. 110 Casi Clinici V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE Numero totale pazienti 15 Sesso maschi femmine 10 5 (66,6%) (33,3%) Età (anni) Media Mediana Range età ≥ 65, < 70 anni età ≥ 70 anni 65,46 68 49-81 5 5 (33,3%) (33,3%) ECOG Performance Status 0 1 2 2 9 4 (13,3%) (60,0%) (26,6%) Sedi dolenti di metastasi1 osso retroperitoneo parete toracica 13 2 3 (86,6%) (13,3%) (20,0%) Oppioidi usati per il controllo del dolore di fondo2 morfina solfato 3 ossicodone 3 ossicodone + paracetamolo 3 ossicodone + naloxone 4 fentanil transdermico 2 idromorfone 2 (20,0%) (20,0%) (20,0%) (26,6%) (13,3%) (13,3%) Altri analgesici3 paracetamolo FANS tramadolo 10 2 2 (66,6%) (13,3%) (13,3%) Steroidi in corso sì no 8 7 (53,3%) (46,6%) Trattamento con bifosfonati (acido zoledronico) sì 6 no 9 Trattamento antitumorale attivo in corso4 sì 14 no 1 (40,0%) (60,0%) (93,3%) (6,6%) 1 possibili più sedi dolenti di metastasi per ciascun paziente; 2alcuni pazienti erano in trattamento con più di un oppioide; 3al di là delle combinazioni contenenti oppioidi di cui sopra; 4Inibitori delle tirosin-chinasi (TKIs) o di mTOR (mTORI). Tabella 1. Caratteristiche dei pazienti trattati Sezione 1° Episodio BTcP 111 Somministrata la dose minima: 100 mcg in una narice Dopo 4 ore 2° Episodio BTcP 100 mcg precedenti efficaci Continua con 100 mcg 100 mcg precedenti inefficaci Somministra 100 mcg in ogni narice (totale 200 mcg) Dopo 4 ore 3° Episodio BTcP 200 mcg precedenti efficaci Continua con 200 mcg 200 mcg precedenti inefficaci Somministra 400 mcg in una narice (totale 400 mcg) Dopo 4 ore 4° Episodio BTcP 400 mcg precedenti efficaci Continua con 400 mcg 200 mcg precedenti inefficaci Somministra 400 mcg in ogni narice (totale 800 mcg) Figura 1. Schematizzazione della fase di titolazione nella popolazione di pazienti oggetto di osservazione Risultati Efficacia È stato considerato un totale di 36 episodi di BTcP occorsi nella singola giornata di osservazione nei 15 pazienti oggetto di questa analisi, equivalenti a una media di 2,4 episodi di BTcP per paziente (range: 1-4); dei 15 pazienti, solo 2 hanno presentato 4 episodi di BTcP nelle 24 ore, limite massimo di episodi di BTcP consentito. Dei 15 pazienti trattati, 12 (80%) hanno mantenuto la dose iniziale (100 mcg) anche ai successivi episodi di BTcP, e soltanto 3 (20%) hanno dovuto ricorrere, ai successivi episodi, a dosi superiori, per inefficacia del dosaggio iniziale; due di essi hanno poi risposto alla dose immediatamente successiva (200 mcg), e uno solo ha necessitato di un ulteriore aumento della dose (fino a 400 mcg). L’intensità media delle crisi di BTcP (o pain intensity, PI) per tutti i pazienti trattati è risultata pari a 7,13 (range: 5-10). Considerando solo l’efficacia della dose di attacco, un CMPR è stato osservato in 12 pazienti trattati su 15 (80%), mentre, considerando il miglior risultato ottenuto in ciascun singolo paziente, tale percentuale raggiunge il 100%. Considerando l’efficacia del trattamento nel tempo, il trattamento si è dimostrato efficace (in grado cioè di controllare l’episodio di BTcP) già dopo soli 5 minuti, con una riduzione della mediana di PI da 7 a 3,5, continuando poi a osservare una riduzione della PI anche ai controlli temporali successivi nella maggioranza dei pazienti. L’andamento della PI nel tempo è riportata graficamente nella Figura 3. È importante poi notare come, 17 dei 36 episodi di BTcP considerati (47,2%) trattati, abbiano esitato nella totale risoluzione del dolore (0 sulla VAS). 112 Casi Clinici Paziente _____/_____ V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE Data ___/___/2013 Episodio di dolore BTCP n. __ DOLORE BASALE 0 Nessun dolore Dolore insopportabile 10 DOLORE DOPO 5’ 0 Nessun dolore Dolore insopportabile 10 DOLORE DOPO 10’ 0 Nessun dolore Dolore insopportabile 10 DOLORE DOPO 15’ 0 Nessun dolore Dolore insopportabile 10 DOLORE DOPO 30’ 0 Nessun dolore Dolore insopportabile 10 DOLORE DOPO 60’ 0 Nessun dolore Dolore insopportabile 10 Figura 2. Esempio di scheda raccolta dati somministrata ai pazienti, contenente le diverse scale visuo-analogiche relative ai diversi tempi di osservazione Sezione 113 8 Intensità del dolore (PI) 7 7,13 7 6 Mediana Media 5 4 3,66 3,5 3 2,33 2,5 2 2,02 1,83 2 1 0 2,86 1 0 1 10’ 15’ 5’ 30’ 60’ Tempo (minuti dopo la somministrazione) Figura 3. Andamento del dolore, espresso come PI nel tempo Tollerabilità Complessivamente, il trattamento per via transnasale è stato ottimamente tollerato. Solo un paziente, non sorprendentemente quello che, nelle 24 ore, ha dovuto ricorrere al maggior incremento di dose (fino a 400 mcg), ha riferito la comparsa di nausea moderata (G2 secondo i national cancer institute/common toxicity criteria, versione 4,0) [15], mentre due altri pazienti hanno riferito la comparsa di lieve (G1) e comunque transitoria sonnolenza e confusione mentale. È poi importante notare come non siano stati rilevati né stipsi (o per lo meno, peggioramento di una preesistente stipsi, comunque relativamente comune in pazienti con importante terapia oppiacea di fondo) né secchezza delle fauci (o peggioramento della stessa) né soprattutto disturbi di sorta a carico della mucosa nasale, sede dell’assorbimento del fentanil. Conclusioni I risultati di questa esperienza, pur con tutti i suoi evidenti limiti metodologici (studio osservazionale prospettico, condotto in aperto e non controllato, su una coorte di pazienti della pratica clinica) confermano ulteriormente come fentanil pectina per via transnasale sia efficace nel trattamento di episodi di BTcP, efficacia clinica che si accoppia a un ottimo profilo di tollerabilità. La scelta di studiare quest’associazione (anche se sarebbe più corretto parlare di nuova tecnologia di somministrazione) in una popolazione di pazienti oncologici molto particolari, in quanto tutti affetti da carcinoma renale avanzato e con dolore prevalentemente, ma non esclusivamente, di origine ossea, rappresenta una peculiarità della nostra casistica da non sottovalutare. Le metastasi ossee da carcinoma del rene appaiono, infatti, estremamente frequenti, 114 Casi Clinici sono causa di rilevante morbilità (sotto forma di SRE) e sembrerebbero (anche se vi è discordanza tra le diverse casistiche riportate in letteratura) avere un impatto negativo sull’outcome sopravvivenza di questi pazienti [1,2]. Lo spray nasale rappresenta una innovativa formulazione per la somministrazione del fentanil come trattamento del BTcP in pazienti già in trattamento con (e tolleranti agli) oppioidi. Il sistema di rilascio del fentanil mediante l’utilizzo della pectina consente un efficace assorbimento transmucoso, limitando il rischio che il principio attivo scoli dal naso; in questa maniera, si raggiunge una concentrazione plasmatica di fentanil maggiore (in tempi nettamente più rapidi) rispetto, per esempio, alla via transorale [11,14]. In un recente studio randomizzato condotto su 110 pazienti oncologici, il fentanil si è infatti dimostrato superiore, come trattamento del BTcP, rispetto alla morfina a rilascio immediato, avendo determinato un miglior controllo della PI a 15 minuti e un miglior CMPR, il tutto associato a un’ottima tollerabilità [14]. Almeno un altro grosso studio, in cui sono stati analizzati ben 42.227 episodi di BTcP registrati in 403 pazienti, ne hanno poi confermato, non solo l’efficacia, ma soprattutto l’estrema tollerabilità (anche sul lungo termine) e la particolare accettazione da parte dei pazienti [16]. In conclusione, l’utilizzo di uno spray nasale a base di fentanil pectina rappresenta un efficace e sicuro trattamento del BTcP in pazienti affetti da carcinoma renale avanzato. Bibliografia 1. Woodward E, Jagdev S, McParland L et al. Skeletal complications and survival in renal cancer patients with bone metastases. Bone 2011; 48:160-166 2. Kume H, Kakutani S, Yamada Y et al. Prognostic factors for renal cell carcinoma with bone metastasis: who are the long-term survivors? J Urol 2011; 185:1611-1614 3. Wagner G. Frequency of pain in patients with cancer. Recent Results Cancer Res 1984; 89:64-71 4. Manchen E, Robert C, Porta C. Management of tyrosine kinase inhibitor-induced hand-foot skin reaction: viewpoints from the medical oncologist, dermatologist, and oncology nurse. J Support Oncol 2011; 9:13-23 5. Davies AN, Dickman A, Reid C et al. The management of cancer-related breakthrough pain: recommendations of a task group of the Science Committee of the Association for Palliative Medicine of Great Britain and Ireland. Eur J Pain 2009; 13:331-338 6. Mercadante S, Radbruch L, Caraceni A et al. Episodic (breakthrough) pain: consensus conference of an expert working group of the European Association for Palliative Care. Cancer 2002; 94:832-839 7. Portenoy RK, Hagen NA. Breakthrough pain: definition, prevalence and characteristics. Pain 1990; 41:273-281 8. Portenoy RK, Bruns D, Shoemaker B, Shoemaker SA. Breakthrough pain in community-dwelling patients with cancer pain and noncancer pain. Part 1: prevalence and characteristics. J Opioid Manag 2010; 6:97-108 9. Wiffren PJ. Evidence-based pain management and palliative care issue for 2008 of the Cochrane Library. J Pain Palliat Care Pharmacother 2008; 22:239-242 10. Ruiz-Garcia V, Lopez-Briz E. Morphine remains gold standard in breakthrough cancer pain. BMJ 2008; 337:a3104 11. Bulloch MN, Hutchinson AM. Fentanyl pectin nasal spray: a novel intranasal delivery method for the treatment of breakthrough cancer pain. Expert Rev Clin Pharmacol 2013; 6:9-22 12. Taylor D, Galan V, Weinstein SM et al. Fentanyl pectin nasal spray in breakthrough cancer pain. J Support Oncol 2010; 8:184-190 13. Zeppetella G. Opioids for cancer breakthrough pain: a pilot study reporting patient assessment of time to meaningful pain relief. J Pain Symptom Manage 2008; 35:563-567 V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE 14. 15. 16. 115 Fallon M, Reale C, Davies A et al. Efficacy and safety of fentanyl pectin nasal spray compared with immediate-release morphine sulfate tablets in the treatment of breakthrough cancer pain: a multicenter, randomized, controlled, double-blind, double-dummy multiple-crossover study. J Support Oncol 2011; 9:224-231 National Cancer Institute, U.S. Nationa Institutes of Health, Cancer therapy Evaluation Program http://ctep.cancer.gov/protocolDevelopment/electronic_applications/ctc.htm Radbruch L, Torres LM, Ellerdhaw JE et al. Long-term tolerability, efficacy and acceptability of fentanyl pectin nasal spray for breakthrough cancer pain. Support Care Cancer 2012; 20:565-573 116 Casi Clinici Trattamento del dolore episodico intenso nel setting domiciliare Daniela Rinaldi Nucleo Cure palliative ULSS 15, Alta Padovana Introduzione Il dolore episodico intenso, o breakthrough cancer pain (BTcP), è una comune e distinta componente del dolore da cancro. Si definisce BTcP un dolore improvviso, acuto, severo, generalmente a breve durata (circa 30 minuti), a risoluzione spontanea, correlato alla sintomatologia algica basale [1]. Incide nel 29-32% circa nei pazienti con neoplasia in stadio avanzato e deve essere trattato con un oppiaceo a immediato rilascio [2] ed è associato a morbosità dei pazienti [3], ridotta funzionalità [3,4]; sonno disturbato [3] e aumentati livelli di ansia e depressione [3]. Nella gestione dei pazienti con malattia oncologica in fase terminale o pre-terminale il controllo del dolore assume un’importanza fondamentale. Fattore non trascurabile nella gestione del dolore negli stadi avanzati della patologia è la capacità del paziente e/o del caregiver di utilizzare adeguatamente i mezzi a disposizione per il controllo della sintomatologia algica [5]. Il trattamento del dolore nella patologia oncologica risulta, quindi, una priorità per non aggravare ulteriormente la quality of life (QOL) dei pazienti oncologici già notevolmente compromessa. In questo studio, si è scelto di valutare la capacità di gestione del BTcP attraverso l’uso di fentanil spray nasale con pectina in 16 pazienti con patologia oncologica in stadio avanzato (aspettativa di vita da 2 settimane a 6 mesi) con attenzione all’efficacia e copertura d’azione anche in regime di assistenza al paziente (medicazione, mobilizzazioni e manovre del paziente da parte del personale infermieristico in ospedale e a domicilio), dosi di fentanil pectina spray nasale somministrate e numero di episodi di BTcP in relazione all’exitus del paziente. Materiali e metodi Sono stati arruolati 16 pazienti, in un periodo di tempo che va da maggio 2013 ad ottobre 2013 presso il Nucleo di Cure palliative dell’Alta Padovana, ULSS 15. In 1 paziente, fentanil pectina spray nasale è stato utilizzato nel trattamento del BTcP prevedibile per il trattamento del dolore causato da medicazioni, mobilizzazioni e manovre del paziente. Le caratteristiche dei pazienti coinvolti nello studio sono riassunte nella Tabella 1, riportata di seguito. I pazienti si caratterizzavano alla prima visita per: • patologia oncologica in fase avanzata (spettanza di vita da 2 settimane a 6 mesi) con metastasi diffuse • dolore basale compreso tra NRS 7 e 9 (numerical rating scale) e in seguito stabilizzato a NRS compreso tra 1 e 3 • episodi riferiti di BTcP con NRS compresi tra 7 e 10 • turbe della deglutizione e/o alterazioni età-correlate del cavo orale (xerostomia). V. VIA TRANSMUCOSALE NASALE Paziente Sesso Età (anni) Tipo di tumore Terapia dolore basale Terapia BTcP con fentanil pectina spray nasale (dosaggio mcg) 1 Femmina 59 Femmina 37 Cerotto transdermico di fentanil 50 mcg/h Metadone 21 mg/die 100 mcg 2 3 Maschio 60 Morfina e.v. 200 mg/die 400 mcg 4 Maschio 46 Femmina 43 6 Femmina 68 Cerotto transdermico di fentanil 100 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 50 mcg/h Morfina 60 mg/die 100 mcg 5 7 Maschio 37 Maschio 68 9 Femmina 69 10 Femmina 46 11 Femmina 81 Cerotto transdermico di fentanil 100 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 100 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 100 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 100 mcg/h Morfina 60 mg/die, 400 mcg 8 12 Femmina 85 Ossicodone 40 mg/die 100 mcg 13 Maschio 69 Femmina 59 15 Maschio 63 16 Maschio 39 Cerotto transdermico di fentanil 75 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 50 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 50 mcg/h Cerotto transdermico di fentanil 100 mcg/h 100 mcg 14 Carcinoma pancreas Carcinoma mammella Carcinoma colon-retto Carcinoma colon-retto Carcinoma gastrico Carcinoma vulvare Carcinoma gastrico Carcinoma laringe Carcinoma polmone Carcinoma colon-retto Carcinoma mammella Carcinoma pancreas Carcinoma vie biliari Carcinoma pancreas Carcinoma linfoma Carcinoma colon-retto 117 400 mcg 100 mcg 100 mcg 400 mcg 400 mcg 400 mcg 100 mcg 100 mcg 400 mcg 400 mcg Tabella 1. Caratteristiche dei pazienti trattati Al momento della visita, tutti i pazienti, date le alterazioni del cavo orale, è stato consigliato l’utilizzo di fentanil pectina spray nasale alla comparsa del BTcP. Durante la visita successiva, si sono valutati: l’efficacia del trattamento del BTcP; la copertura del BTcP incidente da manovre di assistenza domiciliare integrata o infermieristiche; la copertura temporale del BTcP; il dosaggio di fentanil pectina spray nasale utilizzato nelle diverse fasi dell’avanzamento della malattia oncologica; la frequenza del BTcP (frequenza di utilizzo del fentanil pectina spray nasale) in ogni fase della patologia. 118 Casi Clinici Risultati Nei 16 pazienti osservati, l’utilizzo di fentanil spray nasale si è dimostrato efficace nell’81,3% dei casi (13 casi); nel 18,7% non vi è stata risposta al trattamento (3 casi). Il 100% dei responder ha riferito un’importante rapidità d’azione e ottima copertura del BTcP da parte del fentanil spray nasale. Nel caso in cui il fentanil pectina spray nasale è stato utilizzato per il trattamento del BTcP prevedibile, ha dimostrato un’ottima efficacia per il trattamento del dolore episodico intenso dovuto a medicazioni, mobilizzazione del paziente e manovre di igiene, soprattutto durante l’assistenza domiciliare, in cui l’arrivo degli operatori spesso non aveva orari precisi ed era soggetto a numerose variazioni temporali. Infine, si è osservato che i pazienti lontani dall’exitus rispondevano a bassi dosaggi di fentanil spray nasale per il trattamento del BTcP e possedevano una minore frequenza di episodi (media: 2 volte/die). Viceversa, nei pazienti prossimi all’exitus, si è osservato che erano usati dosaggi più alti e possedevano una maggiore incidenza di BTcP giornaliera (3-4 volte/die). Discussione L’esperienza condotta presso il centro Nucleo di Cure Palliative dell’Alta Padovana, ULSS 15, ha dimostrato la buona e rapida efficacia di fentanil pectina spray nasale nei pazienti oncologici affetti da tumore in fase avanzata di malattia per il controllo del BTcP spontaneo e prevedibile. Ciò che emerge è che l’efficacia è risultata indipendente rispetto all’avanzamento dello stadio della patologia oncologica per tutti i pazienti trattati. L’efficacia del fentanil pectina spray nasale è stata buona. Si è infine rilevato che i pazienti più lontani dall’exitus richiedono un dosaggio minore rispetto ai pazienti più vicini all’exitus indipendentemente dalla terapia di base. Bibliografia Zeppetella G, Ribeiro MDC. The pharmacotherapy of cancer-related episodic pain. Expert Opin Pharma1. cother 2003; 4:493-502 2. Raffaelli W. Gli oppioidi nella terapia del dolore, 2010, EDIMES 3. Portenoy RK, Payne D, Jacobsen P. Breakthrough pain: characteristics and impact in patients with cancer pain. Pain 1999; 81(1-2):129-134 4. Caraceni A, Martini C, Zecca E et al. Breakthrough pain characteristics and syndromes in patients with cancer pain. An international survey. Palliat Med 2004; 18:177-183 5. Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN). Control of pain in adults with cancer. A national clinical guideline. Linee Guida 106, Novembre 2008 Sezione 119 Indice degli Autori, affiliazioni e recapiti email Raffaele Addeo Ospedale S. Giovanni di Dio, Frattamaggiore (NA) [email protected] Giorgio Astara SC Oncologia medica, Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari [email protected] Andrea Bertolucci UO Anestesia Rianimazione Terapia del dolore, Ospedale di Lucca, Responsabile medico Hospice S.Cataldo di Lucca [email protected] Stefania Canova Ospedale San Gerardo, Monza [email protected] Simona Carnio SCDU Malattie dell’apparato respiratorio 5 a indirizzo oncologico, AUO San Luigi di Orbassano (TO) [email protected] Alessandro De Lisi Samot Onlus, Palermo [email protected] Daniele Farci SC Oncologia medica, Ospedale oncologico regionale A. Businco, Cagliari [email protected] Mersedeh Farzad Dipartimento Oncologia, USL 7 Siena [email protected] Fabio Ferrarese Dipartimento di Radiologia, UOC Radioterapia Oncologia, Ospedale Civile “Ca’ Fondello”, Treviso [email protected] Roberto Fiorentino Oncologia medica, AORN Antonio Cardarelli, Napoli [email protected] Francesco Fornaro Medico palliativista presso ANT di Taranto [email protected] Luciano Lamarca Responsabile UOS Cure palliative e Terapia antalgica, Azienda ULSS N. 10 “Veneto Orientale” [email protected] Luigi Marafioti UOC Radioterapia, Cosenza [email protected] Maurizio Marchesini Servizio di Terapia del dolore “M. Mellini”, Chiari (BS) [email protected] Massimo Martino UO di Cure Palliative, Istituto Oncologico del Mediterraneo, Viagrande (CT) [email protected] Marco Montanari UOP Oncologia, Ospedale S. Maria delle Croci, AUSL Ravenna [email protected] Giulio Napoletano Servizio di Anestesia e Rianimazione, UOL Macchi, Presidio del Verbano, Cittiglio (Va) [email protected] Linda Natalini Presidio Ospedaliero di “Belcolle”, AUSL Viterbo [email protected] 120 Casi Clinici Emilio Pagliaro Ryder Italia onlus, Roma [email protected] Guido Pallone AO S. Camillo Forlanini, Roma [email protected] Anna Paola Pecci Hospice/UF Leniterapia di Grosseto [email protected] Federico Piacentini Divisione di Oncologia medica, dipartimento di Scienze mediche e Chirurgiche materno-infantili e dell’adulto, Policlinico Universitario di Modena [email protected] Alessandro Poggi Centro assistenza domiciliare, ASL Roma G [email protected] Claudio Pollastrini Terapia antalgica Ospedale san Luca, ASL 2 Lucca [email protected] Camillo Porta SC Oncologia medica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia [email protected] Daniela Rinaldi Nucleo cure palliative ULSS 15, Alta Padovana [email protected] Andrea Rocchi UO Oncologia clinica, Arcispedale S. Anna, Ferrara [email protected] Claudio Scavelli UOC di Oncologia, Polo Oncologico Sud Salento, Ospedale “S. Cuore di Gesù”, Gallipoli (LE) [email protected] Marilina Schembari Hospice e cure palliative, UOS Ospedale Alessandro Rizza, Siracusa [email protected] Laura Spano SSD Tumori Rari, Istituto Oncologico Veneto IOV - IRCCS [email protected] Andrea Pietro Sponghini SC di Oncologia, AOU Maggiore della Carità, Novara, Italia [email protected] Luca Tuccinardi UOS Terapia del dolore, Ospedale San Gerardo Monza [email protected] Onofrio Vuturo ASP 6 Palermo [email protected] Cod. 661-G - Depositato presso AIFA in data 18/04/2014
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