Gazzettino 13-02-2010

Gazzettino 13-02-2010:Gazzettino-nuovo 1 11/02/10 20:32 Pagina 1
> S E T T I M A N A L E IDG
di Giarre
ANNO XXX • N. 4 • GIARRE, SABATO 13 FEBBRAIO 2010 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P.
ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it
Fenomenologia dei “ribelli”
Pilastri di
una nuova Italia
Riposto vive fasi di “assestamento” in seno al Consiglio comunale e l’arrivo del nuovo
gruppo “Centro Democratico Riformista” è il segnale che, sotto l’ombra
del “lider maximo”… qualcosa si muove
L’Ufficio di Presidenza
dell’Unione Province
Italiane - Upi ricevuto
dal Presidente della
Camera, on.
Gianfranco Fini per
affrontare temi
importanti quali
federalismo, riforme
istituzionali ed
autonomie
B
asta consultare qualunque dizionario
della lingua italiana per vedere che la
definizione del termine ribellarsi è “insorgere, sollevarsi contro un’autorità
costituita”, oppure “opporsi risolutamente e violentemente; dissentire
aspramente”. La storia dell’umanità è costituita da rivolte e ribellioni: la rivolta dei mercenari a Cartagine del
238 a.c., oppure basti pensare ai Vespri Siciliani nel
1282. In epoca contemporanea, invece, nel 1848, le cinque giornate di Milano e, nel 1943, le quattro giornate di
Napoli.
Nella piccola Riposto, invece, da più di sei mesi tiene
banco un’altra “ribellione”. Contro la “gerontocrazia” e
affinché “non vi siano più cittadini di serie A e di serie
B”, lo scorso 4 febbraio è nato, all’interno della maggio-
ranza, il gruppo consiliare “Centro Democratico Riformista”, formato dall’ex assessore giarrese Saro Cerra,
dal celebre pianista Gianfranco Pappalardo Fiumara e da
due militanti del Movimento per l’Autonomia, Gino
Daidone e Nino Virgitto, che, nelle elezioni amministrative del 2008, in riva allo Jonio, furono i due consiglieri
più votati, mettendo insieme più di 600 voti. I Ribelli ripostesi sono un fiume in piena e sembrano destinati a
crescere perché i quattro stanno attirando le simpatie di
qualche collega consigliere, come Giovanni Pennisi e
Nino Leotta, il sindacalista tutto di un pezzo che ama definirsi “solista” perché non è mai voluto entrare in nessuno gruppo. I Ribelli a Riposto, oggi, non sono solo un
gruppo politico, ma incarnano qualcosa di diverso. Come in ogni ribellione che si rispetti, nella nascita del Cdr
c’è una vivacità particolare, una via di mezzo tra il desi-
derio di cambiamento, più o meno effettivo, e anche un
certo desiderio di rivincita e rivalsa.
Il fenomeno dei Ribelli, parte da lontano, almeno un anno addietro quando Nino Virgitto e Gino Daidone entrano in maggioranza. Forti della loro imponente dote elettorale, i due speravano di trovare un benvenuto accogliente e, quanto prima, anche un’adeguata rappresentanza in Giunta. Non arriva ne l’uno ne l’altro. Virgitto e
Daidone sono come due ragazzi che cambiano scuola
ma non riescono ad ambientarsi con i nuovi insegnanti e
i nuovi compagni. Qualunque reminiscenza scolastica,
però, dimostra che, anche nelle classi più ostili, qualche
amico disposto a darti una mano lo trovi sempre. Così
Virgitto e Daidone trovano Cerra e Pappalardo. Ad inizio consiliatura, Saro Cerra rappresenta meglio di chiunque altro il modello spitaleriano: Cerra, così come il Primo cittadino, è giovane, elegante, carismatico, glamour
quanto basta. Sembra Cerra l’uomo giusto per portare
avanti quel rinnovamento nella continuità, promesso da
Spitaleri in campagna elettorale. Poi, tra il Sindaco e
l’ex assessore giarrese l’incantesimo si rompe. Meno
complicata è la vicenda del maestro Gianfranco Pappalardo Fiumara, che si allontana dal gruppo di Angelo Di
Mauro e trova in Virgitto, Daidone e Cerra i soggetti
ideali per dialogare.
Nel luglio 2009, i quattro ribelli compiono il primo atto
insieme: chiedono a Carmelo Spitaleri l’azzeramento
della Giunta. Non lo ottengono, nonostante avessero in
quella fase il benestare del “lider maximo” Carmelo
D’Urso che, in quel momento, voleva la testa di Michele
D’Urso e dare un segnale forte ad Enzo Caragliano, i
due assessori dell’area vicina al sindaco Spitaleri, che,
comunque, negli ultimi mesi, si sono riavvicinati al “lider maximo” grazie al gran lavoro di mediazione e di ricucitura del capogruppo degli “spitaleriani”, Sebastiano
Bergancini. Senza più l’avallo di Carmelo D’Urso e senza una rappresentanza in Giunta, i quattro ribelli maturano l’idea di mettersi insieme, per avere più forza, per
continuare la propria battaglia contro l’establishment
durso-spitaleriano, verso cui nutrono un rapporto di
amore e odio. In fondo, i ribelli vogliono solo incidere di
più, con un ruolo da protagonisti, nell’azione di governo
della città. Non avendo ottenuto queste cose in misura
adeguata alle aspettative, la Ribellione va avanti, cresce.
Fino a quando? Chi può dirlo?
LA DITTA NUCIFORA GIUSEPPE
CON SEDE IN GIARRE (CT), VIALE LIBERTA’ 77
COMUNICA
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Un incontro importante, significativo per i
temi affrontati e per la capacità di dialogo e
confronto aperto che i partecipanti hanno messo in primo piano. Temi importanti, si diceva. E
lo sono stati. Si è parlato di Riforme istituzionali, federalismo fiscale e Carta delle autonomie.
Ed altrettanto importanti sono stati gli interlocutori che hanno affrontato l’incontro. Partendo da una totale condivisione alle richieste
avanzate, il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ha accolto il Presidente
dell’Unione Province Italiane - Upi, Giuseppe
Castiglione, nella Biblioteca di Palazzo Montecitorio. E, partendo da questa convergenza di
intenti, i protagonisti dell’incontro hanno potuto
trarre indicazioni significative per un’azione
comune. E le dichiarazioni, rese al termine dei
colloqui, non hanno fatto altro che confermare
le premesse della vigilia.
«È evidente – ha detto il Presidente Castiglione – che, nei prossimi tre anni, si giocherà
Enrica Sorbello Assunta
Carmelo Puglisi
continua a pag. 2
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N. 4 • s aba to 13 f ebbr aio 2010
giarre
di Giarre
Orizzonti sempre difficili
I vertici locali e provinciali del Sicet (Sindacato Inquilini Casa e Territorio),
aderente alla Cisl, incontrano il sindaco Sodano per affrontare insieme i tanti
punti e le questioni irrisolte del “problema casa”.
Con uno sguardo attento ai punti di allarme presenti da tempo
D
ando seguito alle
proposte ed agli impegni, assunti nel
corso del convegno
tenutosi al Palazzo
delle Culture nel
mese di ottobre, il Sicet (Sindacato Inquilini Casa e Territorio), collegato
alla Cisl, ha incontrato il Sindaco di
Giarre, Teresa Sodano. Incontro programmato da tempo, sulla scia dei primi impegni assunti durante il già citato convegno, che ha visto la presenza
del segretario provinciale Sicet, Carlo
D’Alessandro, di Alfio Sottile, del segretario zonale della Cisl, Mario Cocuccio. Impegni e riflessioni hanno
trovato un punto di incontro, di valutazione e di scambio reciproco, per arrivare a delineare un quadro operativo
che, partendo da Giarre, giunge a
coinvolgere tutti i Comuni vicini.
Giarre, con un notevole patrimonio abitativo, soprattutto di edilizia
popolare e convenzionata, rappresenta una sorta di “cartina di tornasole”
per le capacità di “fare sistema ed intervenire in maniera concertata ed integrata, unendo le forze del sindacato
e le competenze delle Amministrazioni comunali”, come ha avuto modo di
sottolineare il segretario D’Alessandro. I punti nodali della realtà giarrese, che lo stesso Primo cittadino Sodano ha illustrato, sono le case popolari
di via Angelo Musco ed i 60 alloggi di
via Trieste. Sono queste le vicende
che hanno creato il fattore identificativo della realtà giarrese, che diventa
punto di partenza per analizzare errori, possibilità di sviluppo, punti forti
delle richieste e, soprattutto, base di
partenza per uno sviluppo di progetti
abitativi e di recupero, che vedono, insieme, la conoscenza diretta del setto-
re da parte del Sicet e gli ambiti istituzionali affidati alle competenze dei
Comuni. Le note dolenti, ormai da
tempo riconosciute, riguardano il lunghissimo conflitto di competenze che
oppone l’Istituto Autonomo Case Popolari di Acireale a quello di Catania,
per identificare a chi spetti il recupero
e il necessario completamento degli
alloggi (attualmente più scheletri che
altro…) di via Trieste, e lo stato degli
alloggi di via Musco, sulla cui staticità, da tempo, si esprimono dubbi.
Davanti a questo quadro generale
per nulla rassicurante, i rappresentanti
del Sicet hanno ribadito la proposta di
una più stretta concertazione, anche
attraverso l’attivazione di un tavolo
tecnico, con i Sindaci del territorio,
così da avere un quadro generale della
situazione abitativa il più chiaro possibile, individuando anche i punti di
criticità che necessitano di interventi
immediati. A riunire i Primi cittadini
dei Comuni limitrofi si è impegnata il
sindaco di Giarre, Teresa Sodano, collegata all’azione propositiva del Sicet,
che metterà a disposizione le proprie
competenze, la presenza capillare ed i
propri canali operativi e, soprattutto,
punterà a superare eventuali ostacoli.
Lo stesso D’Alessandro ha parlato di
“emergenza abitativa che richiede risposte sinergiche, concertazione e
una comune volontà di garantire il diritto alla casa alle centinaia di famiglie aggrappate alla speranza delle
graduatorie. Ma senza lo sblocco del
settore dell’edilizia, queste speranze
sono destinate a rimanere tali e le
graduatorie continueranno ad essere
soltanto pezzi di carta”.
La strada dell’incontro, del colloquio, del tavolo tecnico e del coinvolgimento dei Sindaci dei Comuni del
Un momento del convegno dello scorso ottobre - foto Di Guardo
comprensorio jonico sono le chiavi di
volta nell’azione che il Sicet, e la Cisl
con la sua struttura organizzativa, propone in tempi brevi.
“L’obiettivo – ha sottolineato Mario Cocuccio, responsabile zonale della Cisl – è quello che abbiamo già individuato ed illustrato nel corso del
convegno dello scorso ottobre, ospitato a Giarre. Dobbiamo coinvolgere
i Comuni dell’hinterland, che hanno
tutto da guadagnare in questa politica
di concertazione, soprattutto perché
non si trovano soli ad affrontare le
questioni all’Iacp, oppure in sede regionale. La scelta fatta dal Sicet, che
è poi una scelta sposata dalla Cisl tutta, è quella della collaborazione, con
pari dignità, in vista di importanti
obiettivi comuni che poi, alla luce, sono quelli di garantire alloggi validi a
tutte quelle famiglie che vivono quotidianamente il problema della casa”.
Al termine dell’incontro, che ha
toccato vari temi sempre legati al problema casa, è stato definito il percorso
che dovrà portare, in tempi brevi, al
tavolo tecnico con Sicet, Sindaci ed
operatori, per avere un quadro generale della situazione abitativa nei vari
Comuni: numero di alloggi, situazione nelle graduatorie, progettazione,
contatti con l’Iacp, richieste di interventi manutentivi e conservativi, progettazione e definizione delle zone di
espansione. Tutti argomenti che, se ad
una lettura veloce potrebbero sembrare troppo tecnici, in parole povere si
traducono nella volontà di dare risposte concrete e dignitose alla elementare richiesta di case da parte della popolazione. Risposte che, tra l’impegno del Sicet e della Cisl, e la volontà
di collaborazione già espressa dai Sindaci e dai rappresentanti dei Comuni
jonici, hanno buone probabilità di diventare solide realtà abitative.
Corrado Petralia
Collaborazione e controlli mirati
Visita istituzionale in
Municipio del
Comandante regionale
della Guardia di Finanza,
gen. Domenico Achille
A
ccolto dai vertici dell’Amministrazione comunale, il Comandante regionale della
Guardia di Finanza, gen. Domenico Achille, è stato ospite al Municipio di Giarre. A ricevere
l’alto ufficiale, accompagnato dal comandante della
Compagnia della Guardia di Finanza di Riposto,
cap. Sergio Cerra, il sindaco Teresa Sodano, l’assessore al Patrimonio, Fabio Cavallaro, il direttore
generale del Comune, avv. Giovanni Tracia, il Capo
di gabinetto del Sindaco, avv. Serena Cantale, il comandante della Polizia municipale, dott. Maurizio
Cannavò.
Il Primo cittadino giarrese ha illustrato le emer-
genze che interessano Giarre, ponendo l’accento
sulla questione dell’ambulantato selvaggio, definito
in più di una occasione “vera piaga sociale”. Un
problema che l’Amministrazione comunale continua a contrastare, attraverso operazioni congiunte di
controllo ma che, come ha avuto modo di sottolineare il sindaco Sodano, evidenziano la necessità
del coinvolgimento della Guardia di Finanza nella
loro attuazione, in sinergia con la Polizia municipale. Soprattutto in vista di altre, più efficaci operazioni mirate, con l’obiettivo di contrastare tale fenomeno. Il gen. Achille ha confermato il pieno sostegno
delle Fiamme gialle, sottolineando che “il problema
degli ambulanti è universale e non riguarda solo
Giarre. In ogni caso, saranno intensificate sul territorio le iniziative repressive”.
Rosa Andò
Un flagello da fermare
A
mettere in evidenza uno dei
problemi principali, legati alla gestione del trasporto aereo dei passeggeri, è stato l’avv. Carmelo Calì, rappresentante del CNCU
nel Comitato tutela diritti del passeggero presso ENAC e responsabile nazionale trasporti di Confconsumatori,
nel corso del suo intervento alla giornata di studio che si é svolta a Roma,
sul tema “Innovazioni e tecnologie
nell’handling bagagli”: «L’obiettivo
primario non é cercare di evitare lo
smarrimento dei bagagli, ma fornire
una qualità sempre più elevata del
servizio di riconsegna. In tal modo, si
renderanno agli utenti del trasporto
aereo servizi rispettosi di standard di
qualità, per come prevede la normativa europea e il nostro codice del consumo».
La manifestazione in questione è
stata promossa da Enac, Assaeroporti
e Assaereo, in collaborazione con Finmeccanica, ed ha affrontato le questioni relative alla sperimentazione in
atto, in alcuni aeroporti europei, del
trasferimento bagagli attraverso il cosiddetto sistema RFID. Si tratta di un
microchip che viene attaccato al bagaglio e consente una facile tracciabilità
del stesso. In tal modo, si potrebbero
evitare moltissimi casi di smarrimento
o ritardata consegna del bagaglio.
L’incontro è stato moderato dal Presidente dell’Enac, Prof. Vito Riggio, e
si é svolto alla presenza del dott. Daniel Calleja-Crespo, Direttore Trasporto aereo della Commissione Europea, il quale ha dichiarato che questo tema sarà prioritario per la Commissione nel 2010. Sono intervenuti
anche i rappresentanti di tutti i soggetti operanti nel settore: le società di gestione degli aeroporti, delle compagnie aeree, degli handlers ed alcune
sioni della giornata di studio sono state affidate al dott. Pier Francesco
Guargaglini, Presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, all’on.
Mario Valducci, Presidente della IX
Commissione Trasporti della Camera
dei Deputati, e all’on. Antonio Tajani,
Vice Presidente Commissione Europea.
L’avv. Calì, ha anche sottolineato
che «l’innovazione é da accogliere
positivamente ma non potrà comportare, tuttavia, un aggravio di costi per
i cittadini-passeggeri. E ciò, sia perché il sistema riceverebbe notevoli risparmi dall’introduzione di tale tecnologia, sia perché i costi necessari
rientrano tra le innovazioni e le ristrutturazioni, a cui le società di gestione degli aeroporti sono già tenute».
società che già stanno attuando il sistema in via sperimentale. Le conclu-
Alessandra Floridia
Continua da pag. 1
una partita importantissima, che dovrà consegnare ai cittadini una Italia migliore, più efficiente, più moderna, capace
di muovere lo sviluppo, nella quale le Istituzioni nazionali e
locali potranno essere i primi alleati delle comunità, delle imprese, delle forze sociali. Per raggiungere questo risultato, è
necessario operare un restyling dell’architettura del Paese,
intervenendo con le riforme su alcuni nodi chiave. La riforma
costituzionale, intanto, come necessaria cornice al nuovo
disegno del Paese. Il dibattito politico su questo tema sembra maturo e si fa sempre più forte la convinzione, anche da
noi condivisa, che sia giunto il momento di rivedere il bicameralismo perfetto, per arrivare alla istituzione di un Senato
federale, in cui siano rappresentate Regioni, Province e Comuni».
Quanto al federalismo fiscale, il Presidente Castiglione
ha ricordato che il percorso di attuazione della delega è appena all’inizio, e i nodi ancora aperti non sono pochi. L’obiettivo comune è quello di assicurare al Paese la semplificazione del sistema tributario e la riduzione della pressione fiscale. Per giungere a questo risultato, i partecipanti all’incontro
hanno considerato indispensabile avvicinare i cespiti dal
centro alla periferia, riportando il prelievo fiscale sul territorio, dove si programmano i servizi ai cittadini. È stato illustrato il sistema che permette un controllo maggiore e responsabilizza gli amministratori locali, che sono chiamati a
dare conto direttamente ai cittadini delle loro scelte programmatiche. Più efficienza, quindi, ma anche maggiore
consapevolezza da parte delle comunità della necessità di
contribuire, attraverso i tributi, alla buona gestione dei propri
territori.
«Per questo motivo – ha ricordato Castiglione – abbiamo chiesto che, attraverso il federalismo fiscale, si assicurasse la piena copertura delle funzioni fondamentali, esercitate da Comuni e Province. Non vorremmo trovarci, ancora
una volta, a dovere essere titolari di nuovi competenze, senza avere a disposizione le risorse necessarie per poterle
esercitare e per programmare lo sviluppo delle nostre Province. Ci auguriamo che la Commissione parlamentare per
l’attuazione del federalismo fiscale, appena istituita, possa
cominciare presto a lavorare, e siamo pronti da subito ad indicare i rappresentanti delle Province che dovranno essere
chiamati ad intervenire nel Comitato che affiancherà i lavori
dei parlamentari. Questo, perché riteniamo che il contributo
di Regioni, Province e Comuni potrà essere prezioso, non
solo per la definizione dei decreti attuativi del federalismo fiscale, ma anche per assicurare il necessario legame tra
questa riforma e la ridefinizione del sistema delle autonomie
locali».
All’incontro erano presenti, insieme a Giuseppe Castiglione (Presidente Provincia Catania e Presidente UPI),
Giovanni Franco Antoci (Presidente Provincia Ragusa e vicepresidente Upi), Antonino Saitta (Presidente Provincia
Torino e vicepresidente Upi), Andrea Barducci (Presidente
Provincia Firenze), Beatrice Draghetti (Presidente Provincia
Bologna), Piero Lacorazza (Presidente Provincia Potenza),
Nicolino D’Ascanio (Presidente Provincia Campobasso),
Giovanni Florido (Presidente Provincia Taranto), Fabrizio
Cesetti (Presidente Provincia Fermo), Nicola Bono (Presidente Provincia Siracusa), Leonardo Muraro (Presidente
Provincia Treviso), Andrea Paparo (Assessore Provincia
Piacenza), Fabio Altitonante (Assessore Provincia Milano),
Cesare Pianasso (Consigliere Provincia Torino).
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di Giarre
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attualità
di Giarre
N . 4 • sabato 13 febbraio 2010
3
Dalle nebbie della memoria
Lo Stirru…
dolore e memoria
La tragedia della Seconda Guerra Mondiale ha ancora riservato poca attenzione
alle vicende degli Internati Militari Italiani. Tra questi il mascalese Giuseppe Nido,
recentemente insignito della Medaglia d’Onore alla memoria
Acireale e Catania hanno
ospitato il progetto di
Alberto Nicolino, che
ripercorre lo sviluppo, le
conseguenze e la crisi
dell’economia basata sulle
miniere di zolfo,
mettendone in evidenza
tragedie, sfruttamento e
storie di grande umanità
I
l 27 gennaio l’Italia ha celebrato, come ogni
anno, la “Giornata della Memoria”. Data dedicata al ricordo delle vittime dell’Olocausto.
Tra le innumerevoli iniziative svoltesi a Catania e provincia una, in particolare, ha riportato il “tempo” indietro di quasi 70 anni. In
Prefettura a Catania, infatti, sono state consegnate le
medaglie d’Onore concesse, in base alla Legge del 27
dicembre 2006, n. 296 – art. 1 commi 1271 e 1276, ai
cittadini italiani, militari e civili, deportati o internati
nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Il Prefetto della città etnea, Vincenzo Santoro, ha consegnato le medaglie a Francesco
Accetta, Nunzio Barbagallo, Giuseppe Calì, Rosario
Canciullo, Salvatore Cavallaro, Fortunato Cona, Giuseppe Di Natale, Vincenzo La Mela, Vito Marsiglia,
Antonino Mazzaglia, Giuseppe Nido, Giuseppe Reitano, Giuseppe Russo, Salvatore Francesco Sanfilippo, Rocco Spagnolo. Soltanto quattro dei sopracitati
uomini, oggi, sono in vita. Per gli altri, spentisi nel
corso degli anni, hanno ritirato il significativo riconoscimento le vedove o i loro discendenti.
Tra gli insigniti della medaglia d’onore, anche il
mascalese Giuseppe Nido (1919 - 1976). Il Prefetto
ha consegnato il riconoscimento alla vedova ed ai figli. La travagliata vicenda del soldato Giuseppe Nido
nei campi di lavoro del Terzo Reich inizia, come per
centinaia di migliaia di militari italiani, l’8 settembre
1943. Arruolato nell’aprile del 1939, partecipa alla
guerra sulla frontiera Alpina occidentale ed alle campagne di Grecia ed Albania. Alla metà del 1942 il
proprio reggimento, facente parte della divisione
“Siena”, viene trasferito nell’isola di Creta. E proprio
a Creta, il giorno dell’armistizio, viene catturato dalle
truppe tedesche e trasferito, dopo un interminabile
viaggio ammassato
su un carro bestiame senza mangiare
e bere costretto a
fare i propri bisogni
sullo stesso carro,
nello Stammlager
VI G di Bonn am
Rhein (Campo principale di prigionia).
Successivamente, a
seguito del rifiuto di
arruolarsi con truppe tedesche o con i
Repubblichini di
Salò, fu assegnato,
in qualità di IMI (Internato Militare Italiano) al lavoro coatto presso una miniera di sale al confine con
l’Olanda.
Una storia ancora poco conosciuta quella degli
Internati Militari Italiani (IMI) e finora sottaciuta dal
grande dibattito storico. Ma non è un racconto di eroismi su campi di battaglia, quali siamo soliti ascoltare.
I cieli grigi dell’Europa centrale, neve e gelo, condizioni di vita miserabili, pidocchi, malattie e fame.
Questi gli scenari nei quali cercarono di sopravvivere
gli internati. Seicentocinquantamila uomini che patirono tutto ciò perché dissero “no” alla Repubblica
Sociale di Salò. Per loro fu trovata la definizione di
Internati Militari. Non prigionieri di guerra, in quanto
avrebbero potuto godere dei privilegi della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa.
Con questo status Hitler voleva vendicarsi del tradimento dell’armistizio e sfruttare, sino al midollo, il
potenziale produttivo di tutti quei prigionieri, in un
momento in cui le prospettive della Germania, sui
campi di battaglia, stavano cominciando a volgere al
peggio. Oltre dodici ore al giorno piegati sottoterra,
con continui rischi di crolli e ascensori che cedevano
improvvisamente. Morirono a migliaia. Marce forzate in mezzo alla neve con zoccoli di legno ai piedi.
Nessuna pausa neanche sotto i bombardamenti. I pochi tentativi di fuga venivano puniti con la morte. La
peggiore sofferenza, la fame. Da documenti scoperti
successivamente, si è constatato che vi era un piano
programmato scientificamente, che prevedeva un’alimentazione ad hoc per gli internati, in modo da garantire loro una sopravvivenza e abilità al lavoro di
circa 18 mesi. Venivano forniti giornalmente, infatti,
dai 900 alle 1750 calorie contro le 2300 necessarie
per la sopravvivenza e le 3300 necessarie per i lavori
forzati. Quelli che resistettero a questa “morte programmata” lo fecero grazie al furto di patate e al mercato nero, dal quale ricavavano qualche pezzo di pane, svendendo i pochi oggetti posseduti.
L’odissea degli internati si concluse, con la fine
della guerra in Europa, nell’aprile 1945. Per oltre tre
anni essi avevano combattuto su tutti i fronti, compiendo il loro dovere di militari. Per venti lunghi mesi
rimasero nelle mani di un feroce nemico, lottarono
contro il fascismo da uomini liberi e, tra quei reticolati, come già sui campi di battaglia, ebbero i loro caduti.
Per Giuseppe Nido la liberazione giunse il 9 aprile 1945, all’arrivo delle truppe americane. Trattenuto
in Germania ancora per qualche mese, rientrò in Italia
il 4 agosto 1945 presentandosi al centro smistamento
di Pescantina (Verona).
Michele Massimiliano Patané
La Sicilia bizantina
L’
uccisione di Amalasunta, figlia di Teodorico, accentuò il
contrasto tra Goti e Romani,
accelerando il loro processo di decadenza.
Di ciò approfittò Giustiniano che
ordinò a Belisario d’iniziare l’occupazione della Sicilia. Lo sbarco avvenne
nel 535 d. C. a Catania, che fu soggiogata senza colpo ferire. Gli stessi siciliani favorirono l’impresa perché speravano nella restaurazione di un regime
più confacente alle proprie tradizioni
religiose e culturali, e l’invasione si effettuò con grande rapidità.
Nel giro di un anno i maggiori centri dell’Isola, tra cui Siracusa e Palermo, uniche città che opposero resistenza, caddero in mano ai Bizantini.
Con la fine della guerra tra Goti e
Bizantini l’Italia intera venne annessa
all’Impero romano d’Oriente. La Sicilia non entrò a far parte della Prefettura
del pretorio d’Italia – che nel 584 con
la riforma di Maurizio divenne un
Esarcato –, costituendo una provincia
indipendente. Essa era amministrata da
un governatore civile che dipendeva direttamente dal Quaestor Sacri Palatii,
mentre l’esercito era affidato a un dux.
Successivamente i poteri civili e militari vennero accentrati nelle mani dello
strategos, comandante civile e militare
delle province bizantine da Eraclio in
poi.
Durante il periodo bizantino la Sicilia subì una profonda trasformazione
politico-militare ed una pesante tassazione che impoverì la popolazione.
Per tale motivo papa Gregorio Magno – che nella zona pedemontana dell’Isola (tra Milo e Piedimonte Etneo),
aveva numerosi possedimenti ereditati
dalla madre e che aveva destinato all’espansione del monachesimo benedettino –, in una lettera del 595 all’Imperatrice Costantina scrisse: «In Sicilia
con scellerate vessazioni, s’impadroniscono dei beni di ciascuno, piantando
degli standardi sopra tutti i terreni e
sopra tutte le case, senza cognizione di
causa... Fatene dunque… su tosto consapevole l’imperator vostro sposo, perché tolga via dalla sua anima un sì
grande e grave peso di colpa dal suo
impero e dai figli suoi».
Nel latifondo, comunque, scomparve la schiavitù e di contro nacque la
servitù della plebe formata dai coloni
miseri e si venne articolando una piccola proprietà con la conversione del
Evoluzione storica del Popolo Siciliano:
l’Isola non faceva parte della Prefettura
del pretorio d’Italia, costituendo una
provincia indipendente… per meglio
comprendere la cesura unitaria
tributo dei coloni in enfiteusi. Le condizioni dei contadini non poterono migliorare perché le coltivazioni si ridussero al frumento e alla vite e poco veniva curato l’ulivo; né vi era alcuna forma di produzione destinata all’esportazione.
A metà del VII secolo anche la Sicilia venne sconvolta dalle controversie religiose, con la diffusione del monotelismo – dottrina cristologica nata
in Oriente nel VII secolo che asseriva
l’unicità di operazione e di volontà in
Cristo (dal greco monos = solo, e thélein = volere); ideata dal patriarca Sergio allo scopo di ristabilire l’unione
con i monofisiti salvando le definizioni
del concilio di Calcedonia, ebbe l’appoggio di Eraclio, ma fu condannata
come eretica dal papato e dal III concilio di Costantinopoli (681) –.
Nel 649 Costante II, nipote di Eraclio, promulgò un editto, il Typos (Tipo
in italiano), con cui proibiva ogni di-
scussione cristologica e teologica riguardante il monotelismo, favorendo
così la diffusione dell’eresia. I vescovi
siciliani, oltre al Papa e alla Chiesa Romana in generale, furono contrari al
Typos, protestarono contro il decreto
imperiale al Concilio convocato nel
Laterano da Papa Martino V. La reazione di Costante II non si fece attendere: iniziò a perseguitare, pure in Sicilia,
tutti gli oppositori.
Nel 663, dopo aver tentato senza
successo di conquistare il Ducato di
Benevento, Costante II pose la sua residenza imperiale a Siracusa, che divenne così la città più importante dell’Impero Romano d’Oriente. L’imposizione di nuovi tributi suscitò malumore fra
i siciliani e gli stessi bizantini naturalizzati in Sicilia, che sfociarono nella
congiura di palazzo del 668 nella quale
perì lo stesso Costante. Le milizie dell’Isola proclamarono allora imperatore
l’armeno Mecezio, che fu sconfitto ed
«La storia, il passato, si realizza nel presente. E il futuro si costruisce a
cominciare dal passato. Se ciò non avviene, vuol dire che non siamo liberi.
Che a casa nostra sono altri a comandare» (Nicola Zitara)
ucciso da Costantino IV, figlio di Costante.
Sulla latinità prevalse la grecità ad
opera dei funzionari, delle milizie e
della propaganda cristiana orientale,
che travolse la Sicilia nella lotta iconoclasta e la strappò alla Chiesa cattolicoromana, interrompendo bruscamente
quell’opera di penetrazione religiosa e
di redenzione sociale intrapresa da papa Gregorio Magno e definita dai coevi: La conquista morale dell’Isola.
La bizantinizzazione della Sicilia
proseguì con l’afflusso dal nord Africa
e dal medio oriente di profughi ortodossi scacciati dagli arabi. Nel 732 l’Isola passò al patriarcato di Costantinopoli e diversi cenobi furono fondati da
monaci basiliani, generalmente ortodossi o cattolici di rito greco.
(I cenobi basiliani, passati successivamente ai monaci benedettini, divennero centri culturali di primo piano
nell’alto medioevo, per la loro attività
di trascrizione e miniatura dei testi antichi).
La cultura artistica siciliana fu permeata dalla concezione bizantina della
rivelazione, del Dio unico, entità perfetta ed immutabile nella sua perfezione. Pertanto, accanto ai monasteri, sorsero piccole chiese a croce greca formate da tre esedre (tre absidi o cellae
trichorae o chiesa a trifoglio), che si
affacciavano su un’area centrale cubica, sormontata da una cupola, con l’ingresso principale situato ad ovest – alcuni esempi, nella parte orientale dell’Isola, si trovano ancora a Randazzo,
Malvagna, Castiglione di Sicilia, Santa
Venerina… –, denominate Cube.
A partire dal 751, si ebbe un riavvicinamento della Chiesa di Sicilia all’esarcato di Ravenna e all’impero di Costantinopoli, ma il malgoverno bizantino aveva ormai esasperato l’animo dei
siciliani. Di questo sentimento ne approfittarono strateghi ambiziosi che in
varie riprese cercarono di separare l’Isola dal resto dell’impero. Tra i numerosi tentativi ricordiamo quello di Sergio (718) e di Elpidio (781) che, sconfitto, fuggì tra gli arabi e combatté in
oriente contro i Bizantini.
Frattanto, l’espansionismo religioso e politico musulmano si ergeva minaccioso all’orizzonte.
(4. – “Sicilia preunitaria - Controlettura del Risorgimento” 2010)
Salvatore Musumeci
È andato in scena a Catania “Stirru. Passato e presente delle zolfare in Sicilia”, il progetto di Alberto Nicolino, articolato in tre momenti autonomi e altamente
suggestivi (lo spettacolo teatrale “La discesa”, finalista
al premio Ustica per il Teatro 2007, il film documentario
“Racconti di zolfo” ed una pubblicazione), che indaga lo
sviluppo di un’economia, di una cultura e di una società
fondata sulle miniere di zolfo che ha attraversato, nel
tempo, una lenta agonia, fino alla completa scomparsa
nei primi anni ’80 del ‘900. Promotrice dell’evento l’Associazione ricreativa e culturale Arci che ha ospitato,
sabato 6 febbraio, nel circolo di Acireale, la proiezione
del documentario che ripercorre le condizioni disumane
di lavoro e le vicende avvenute fino alla chiusura delle
miniere, simbolo di un mondo industriale divenuto poco
remunerativo. Il film, diviso in 10 capitoli e dedicato alla
zona nissena, è caratterizzato dalla mescolanza di canti popolari ed interviste ad ex minatori di Sommatino e
Caltanissetta che, rievocando le loro esperienze personali e quelle dei loro padri, raccontano un mondo fatto
di atrocità e di fatica, ma anche la storia di una comunità, un tempo artefice della propria storia che è poi diventata “stirru”, materiale sterile, scarto.
Questo aspetto diventa centrale nello spettacolo
teatrale, andato in scena domenica 7 febbraio, al teatro
Tezzano, “La discesa”, che, fondendo fatti realmente
accaduti con invenzioni fantastiche, fornisce un desolante quadro di rimozione sociale. Attore dai numerosi
personaggi, Alberto Nicolino, alterna registri comici e
drammatici nello svelare i volti di un paese e di un gruppo sociale, un tempo coeso, che, per interesse o rassegnazione, ha accettato di rimuovere la propria storia e
la propria identità culturale.
Emblematico, a tal proposito, è il discorso pronunciato dal personaggio Vito Indorato, morto schiacciato
in una tragedia mineraria che, in un viaggio surreale
nelle viscere della zolfara abbandonata, esclama parole che suonano come un monito: “Com’è che nessuno
si è accorto che il cemento che ha tappato la bocca della miniera ha tappato la bocca a tutti? Non vedete che
siete morti?”.
Francesca Torre
Appuntamento
oggi, sabato 13, alle ore 17.00, presso l’auditorium
Angelo Musco in via Vecchia San Giovanni, si svolgerà
la cerimonia di premiazione della 7ª edizione del concorso di poesia “Città di Gravina”, organizzato dal Centro Culturale Ricreativo per la terza Età e non solo, con
la collaborazione del mensile “Paesi Etnei oggi”, ed il
patrocinio del Comune di Gravina, della Provincia Regionale di Catania, da 50 &Più Fenacom Catania.
Alla cerimonia seguirà uno spettacolo con la partecipazione del cantautore Silvio Salinari, del pianista Andrea Strazzulla, del gruppo musicale Harundo (con musica etnica contemporanea), della compagnia vocale
“Ad Maiora”. ospite della serata la scrittrice Carmen
Privitera. Condurrà la serata, con rinfresco finale, il
giornalista Carmelo Di Mauro.
***********
Il porto internazionale dell’Etna di Riposto e il Circolo velico Marina di Riposto, ospiteranno, domenica, 14
febbraio, alle 9.30, all’interno del Porto turistico “Il carnevale del mare dell’Etna”. L’evento è organizzato dalla
locale sezione della Lega navale italiana ed è patrocinato dai Comuni di Riposto ed Acireale, dalla Provincia
regionale di Catania, in collaborazione con l’associazione turistica Proloco acese.
L’appuntamento prenderà il via domenica mattina,
al Porto dell’Etna, a partire dalle 9, a cura del Comune
di Riposto, con musica ed animazione, con la partecipazione in maschera dei ragazzi delle scuole del comprensorio e premi ai partecipanti. Seguirà la sfilata di
barche, a vela ed a motore, con a bordo equipaggi rigorosamente in maschera. Subito dopo sarà dato lo start
alla regata in maschera. La cerimonia di premiazione,
prevista per le ore 13, sarà ospitata all’interno dei locali
del Circolo velico. Saranno premiati gli equipaggi più
spiritosi, la barca più colorata e l’imbarcazione con
equipaggio a tema. I vincitori saranno premiati, nel corso della serata finale del “Più bel Carnevale di Sicilia”,
martedì 16 febbraio, alle 23, ad Acireale.
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> S E T T I M A N A L E IDG
N . 4 • sabato 13 febbraio 2010
acireale
Legalità, valore di crescita
L’Associazione antiracket acese onlus (AS.AR.A.) “Rosario
Livatino” ha bandito il Concorso sulla “Legalità” riservato
agli studenti degli Istituti statali di Scuola secondaria
di 1° e 2 ° grado di Acireale
A
nche per l’anno scolastico 2009-2010
l’Associazione antiracket acese onlus
(AS.AR.A.) “Rosario Livatino”, nata
per dire “No all’estorsione” e “No all’usura”, giunta ormai al suo undicesimo anno di vita, ha bandito, in questi primi giorni di febbraio, il Concorso sulla “Legalità”. Il Bando è riservato agli studenti degli Istituti statali di Scuola secondaria di 1° e 2 ° grado di Acireale. Il
10 febbraio scorso ben 12 scuole hanno aderito all’iniziativa segnalando, innanzitutto, il docente-referente
che dovrà, in seguito, raccogliere e trasmettere le adesioni degli alunni partecipanti.
«L’Associazione – dichiara il presidente, l’avv.
Giacomo Fiorini –, in un clima di perfetta collaborazione e impegno con i docenti-referenti, fisserà la data
di svolgimento del concorso d’intesa con gli stessi referenti, per tenere in debito conto gli impegni di lavoro
di ogni scuola. I temi saranno due: uno per le scuole di
1° grado ed uno per le scuole di 2° grado, aventi per
oggetto “Democrazia e Cittadinanza”, il cui testo
completo, nelle sue molteplici sfaccettature, sarà conosciuto dai candidati lo stesso giorno del concorso».
Dallo stesso presidente Fiorini apprendiamo che
ciascuna scuola selezionerà e trasmetterà all’Associazione, poi, entro il 30 marzo prossimo, i cinque elaborati ritenuti più meritevoli, elaborati che una apposita
Commissione esaminerà scegliendone soltanto due,
formulando di conseguenza la relativa graduatoria. La
Commissione farà conoscere, in tempo utile, ad ogni
scuola i nomi dei vincitori, il luogo e la data della cerimonia di premiazione.
«Per quanto riguarda i premi in denaro – conclude
di Giarre
Carnevale,
una nuova perla
Acireale e Posteitaliane presentano il nuovo
francobollo che sancisce il colorato e allegro
connubio tra barocco e divertimento
I
il presidente Fiorini –, quest’anno ci sarà una novità:
quella di premiare il primo e secondo classificato di
ciascuna scuola, anziché il primo e secondo classificato degli Istituti di 1° e 2° grado, incoraggiando così la
partecipazione degli studenti ed educandoli al rispetto
del denaro».
Al cronista non resta altro che aggiungere che a
tutte le scuole verrà consegnata una pergamena ricordo
e che a tutti gli studenti-concorrenti verrà rilasciato un
attestato di partecipazione, durante una bella e colorata
manifestazione alla presenza di S.E. mons. Pio Vittorio
Vigo, autorità civili, scolastiche, rappresentanti di varie Associazioni di volontariato impegnate, a vario titolo, nella crescita della promozione umana e del Bene
comune.
Camillo De Martino
Appuntamenti
All’Istituto musicale Vincenzo Bellini di Catania, il prossimo 18 febbraio, il pianista Giacomo Scinardo
eseguirà la sonata in Do maggiore, K330 di Mozart, le Variazioni su un tema di Paganini (Libro I) e la sonata n. 5, op. 53 di Skrjabin.
****
Il 7 marzo 2010, alle ore 19.30, nella Chiesa di San Michele Arcangelo ai Minoriti, a Catania, si terrà un
concerto “vocem, instrumenta et organum”, curata da Gianluca Libertucci, organo , e dall’orchestra
Sinfonica dell’ERSU, direttore Antonella Fiorino. Musiche di Mozart, Frescobaldi, Bach, Valerj, Moretti,
Donizetti, Bellini, Dubois, Beethoven
l “Più bel Carnevale di Sicilia” si arricchisce di una
nuova perla, che contribuisce a rendere più felici i
collezionisti in generale, e gli appassionati di filatelia in particolare. Infatti, Posteitaliane e la Città di Acireale hanno presentato, ospiti al Municipio, l’emissione filatelica del 12 febbraio: “Il francobollo del Carnevale di Acireale”. L’immagine riprodotta propone un
carro infiorato con sullo sfondo le guglie della cattedrale di Acireale.: un colorato ed efficace abbraccio tra
il Barocco e il Carnevale, che si uniscono inscindibilmente. Alla conferenza di presentazione erano presenti il sindaco, Nino Garozzo, il direttore della Filiale
2 di Catania di Poste Italiane, Caterina Giordano, il
presidente del Consiglio, Pietro Filetti, l’assessore Nives Leonardi, il direttore di Posteitaliane di Acireale,
Vincenzo Di Grazia, il presidente dell’Associazione filatelica di Acireale, Rosario Bottino.
Con il suo intervento, di saluto ai presenti e di presentazione di un “evento” significativo, il sindaco Garozzo ha ringraziato Posteitaliane per aver voluto, 12
anni dopo la prima emissione su Acireale, stampare e
diffondere un francobollo sulla “Città del barocco”.
L’Amministrazione comunale ha voluto sottolineare
l’impegno dell’ufficio filatelico di Posteitaliane e dell’Istituto poligrafico dello Stato che, sulle indicazioni fornite, hanno consentito a Gaetano Ieluzzo di “disegnare” l’immagine del francobollo “davvero attinente ad
Acireale e al Carnevale, kermesse che conquista
sempre più spazi e maggiore visibilità, anche con l’operazione del francobollo che lusinga e inorgoglisce
una intera Città”. La direttrice Caterina Giordano si è
soffermata sul valore storico del francobollo che “certifica la qualità di una manifestazione ma che premia
anche l’impegno di una azienda territoriale, Posteitaliane appunto, sempre presente al servizio dei cittadini
ed attenta alle peculiarità e alla cultura particolare dei
vari luoghi d’Italia. Da non dimenticare, inoltre, che
questo è il secondo francobollo che Posteitaliane dedica, nella sua storia, ad un Carnevale”.
La presentazione ha anche visto gli interventi di
saluto dell’assessore Leonardi, del presidente Filetti,
del direttore della filiale di Acireale Di Grazia.
Il francobollo, stampato in 4 milioni di copie e in distribuzione da venerdì 12, è stato affiancato da un annullo filatelico, che ha salutato la prima giornata di
emissione. Sempre venerdì 12, infatti, all’Ufficio postale di Acireale nella mattinata, e al teatro Maugeri
nel pomeriggio, è stata effettuata la “timbratura”. Inoltre, domani, domenica 14 febbraio, un secondo speciale annullo filatelico certificherà il connubio tra Posteitaliane e la Città di Acireale.
Valeria Scalisi
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attualità
di Giarre
N. 4 • s aba to 13 f ebbr aio 2010
La vergogna senza limiti
Catania: grazie alla
collaborazione tra
Guardia di Finanza
ed Azienda
Sanitaria
Provinciale,
scoperta una serie
di truffe sulle cure
ai malati terminali
I
l risultato finale è indubbiamente
significativo, ma lascia ampio
spazio a riflessioni amare. La scoperta della Guardia di Finanza di
Catania di una truffa ai danni dell’Asp Catania, che coinvolge una
cooperativa catanese che si occupa di assistenza ai malati terminali propone numerosi punti su cui riflettere. A tracciare
un quadro generale della situazione, nel
corso di una affollata conferenza stampa,
è stato il Direttore generale dell’Azienda
sanitaria provinciale, Giuseppe Calaciura, illustrando anche i dati forniti dalla
Guardia di Finanza, senza tralasciare una
più ampia valutazione negativa sull’operato di chi ha speculato sui “malati terminali”.
«Quella che stiamo illustrando – ha
sottolineato il dott. Calaciura – è soltanto una piccola parte della più grande
operazione di “bonifica” effettuata in
questi ultimi mesi. Abbiamo davanti
un’ulteriore conferma dell’attento lavoro svolto dalla Guardia di Finanza e,
contemporaneamente, dell’efficacia delle azioni di monitoraggio interne, attivate per rilevare, accertare e segnalare
agli organi competenti eventuali situazioni illecite perpetratesi nell’ambito
delle strutture dell’Azienda».
I dati parlano chiaro: la Guardia di
Finanza catanese ha sequestrato beni
complessivi per 70mila euro, a seguito di
una ordinanza del Tribunale di Catania
nei confronti di una cooperativa catanese, che si occupa dell’assistenza ai malati terminali. Nel corso delle investigazioni, condotte anche attraverso l’utilizzo di
indagini tecniche, i finanzieri hanno appurato che molti pazienti, non più diagnosticabili come malati terminali, continuavano ad essere “assistiti”, nonostante alcuni di essi partecipassero a pellegrinaggi in varie località (S. Giovanni Rotondo, Roma, Lourdes) e altri guidassero
tranquillamente la propria autovettura,
viaggiando da Catania al nord Italia. In
altri casi, è emerso che l’assistenza fornita superava di gran lunga i due mesi previsti, fino a sfiorare anche la durata di un
paio di anni. In sostanza, in tutti quei casi in cui l’assistito otteneva l’auspicato
miglioramento del quadro clinico, superando favorevolmente la fase cosiddetta
“terminale”, gli operatori, invece di evidenziare la necessità di interrompere tali
tipologie di assistenza, al fine di consentire un notevole risparmio di spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale,
che si poteva utilizzare verso settori di
intervento più opportuni, suggerivano,
invece ai pazienti, fortunatamente non
più terminali, i comportamenti più opportuni da tenere, in occasione di eventuali interventi da parte degli organi di
controllo. In tali casi, quindi, l’assistenza
a carico dell’erario si riduceva di fatto a
semplici operazioni di routine da parte
dei medici, i quali si limitavano a misurare la pressione, a fare qualche puntura
intramuscolare o addirittura poteva accadere che l’infermiere, recatosi al domicilio dell’assistito, non avendo da somministrargli cure, si dilettasse nella professione di barbiere.
Grande soddisfazione è stata espressa, per l’operazione della Guardia di Finanza e, soprattutto, per l’efficacia dei
controlli interni attivati dalla stessa Asp,
anche dal direttore del Servizio Cure domiciliari, Pippo Spampinato, che ha parlato di «un’azione che consente d’isolare
comportamenti che, seppur marginali,
rischiano di compromettere l’efficienza
e l’efficacia del nostro sistema sanitario.
Nella provincia di Catania, ci sono circa
600 persone che, ogni anno, ricevono
cure palliative: un servizio che ha un indice di gradimento elevato da parte degli utenti e dei loro familiari e che viene
attualmente erogato da tre cooperative.
L’aspettativa media di vita dei malati
cosiddetti terminali, presi in carico dall’Asp di Catania, è di circa 60 giorni, in
linea con i dati nazionali. Particolarmente anomalo è apparso il comportamento della cooperativa in questione,
che ha continuato a fornire assistenza
per diversi mesi o addirittura anni, anche se in particolari casi la malattia può
presentare un temporaneo arresto della
sua evoluzione».
Il Servizio di cure palliative garantisce al domicilio del paziente assistenza
medico-infermieristica al malato, il supporto psicologico anche per la famiglia e
altre prestazioni specialistiche, necessarie a migliorare la qualità di vita del paziente: il costo giornaliero per utente è di
51,65 euro al giorno, ovvero di circa
1.500 euro al mese. In questi ultimi mesi
l’Asp, dopo un attento controllo dei servizi erogati, sta segnalando alla Guardia
di Finanza casi e comportamenti “sospetti”, affinché possano essere avviate
indagini nell’ambito del protocollo d’intesa, stipulato dalla stessa Azienda sanitaria locale e dalla Gdf, che regola i rapporti di collaborazione e scambio di
informazioni, con l’obiettivo di ridurre
eventuali fenomeni illeciti. Si trattano di
informazioni che consentono, quindi, alla Guardia di Finanza, di svolgere una
propria attività di indagine, controllo, segnalazione e successiva denuncia agli
organi giudiziari ordinari, per riscontrare
eventuali violazioni alla normativa, di
cui viene a conoscenza mediante gli
esposti e le denunce trasferite dai diversi
Settori dell’Asp. Questa è stata definita
una collaborazione virtuosa che consente, sia in senso preventivo che repressivo, di assicurare il pieno rispetto della
razionalizzazione delle spese, a carico
del Servizio Sanitario regionale e della
correttezza etica e deontologica dei comportamenti.
Ma, nonostante questi risultati, resta
forte l’amaro senso di sconfitta civile,
davanti a queste truffe che non tengono
in alcun conto la sofferenza di pazienti e
famiglie, piegando la pietà umana al raggiungimento di obiettivi illeciti e, in definitiva, assolutamente spregevoli.
Elisa Torrisi
Uno spiraglio
per rinascere
Giardini Naxos:
tutte le Associazioni
si compattano per
ridare slancio al
turismo in crisi
surazioni precise ed avanzò delle ipotesi sugli aspetti
costruttivi, nonché sul suo aspetto originale.
Durante i lavori di rimozione delle macerie e del
pietrame, effettuate dal Lojacono, non venne trovato
alcun pavimento primitivo, invece fu rinvenuto nella
zona centrale del nartece un pozzetto formato da pietre laviche che doveva servire da fonte battesimale.
Il monastero era con certezza basiliano alla data
della sua fondazione, dato il periodo di costruzione e
la sua forma architettonica. Sembra che fosse attivo
nell’inizio del XII secolo, epoca di grande fiorire del
monachesimo basiliano. Possibilmente venne affrescato come successe a Nunziatella, ma dei colori si è
persa qualsiasi traccia a causa della caduta dell’intonaco. Il rapido declino dei cenobi basiliani dalla fine del
XII secolo, favorì il passaggio della chiesa e del monastero ai benedettini, che verosimilmente, come viene ricordato nella “Cronaca” di Nicolò Speciale, fu abbandonato definitivamente nell’occasione dell’eruzione dell’Etna del 1284.
Un progetto per il recupero della Cuba di Santo
Stefano venne elaborato negli anni Settanta del secolo
scorso, dall’arch. Domenico Brocato. Ma il Comune
di Santa Venerina (a parte il tentativo dell’Amministrazione Ferlito e dell’Assessore alla Cultura Salvatore Musumeci, di individuare tutti i proprietari del sito)
non ha mai manifestato serie intenzioni di acquisire il
terreno e realizzare il recupero, destinando l’area circostante a un museo di mineralogia.
Nonostante tanti anni dalla presa di coscienza del
valore del rudere, esso si trova ancora in stato di abbandono e rischia, inesorabilmente, di non lasciare
nessuna traccia della sua esistenza.
Giardini Naxos, un paese stanco; un paese
in letargo. Un sonno profondo, innaturale. Non
un sonno ristoratore dopo un periodo di fertile e
produttivo lavoro, come ricompensa per le fatiche fatte, che ritempra e prepara, ma un sonno
comatoso che costringe il paese ad una lenta,
continua e paurosa decadenza. Giardini Naxos
soffre: soffre la mancanza di una guida naturale.
Tutto ciò è causato, ora, dalla decadenza della
Amministrazione eletta; prima, dalla poca e inadatta politica delle amministrazioni che si sono
succedute. oggi, il Comune è retto da un Commissario straordinario il quale, anche se amministra con altissima competenza e grandissima
professionalità, resta sempre un corpo estraneo,
non la cura per una malattia che deve essere
guarita. La sua presenza è dovuta alla negligenza di alcuni Soloni che, nella presentazione delle
liste durante le elezioni del Sindaco del 2008,
avevano commesso degli errori grossolani, senza però che gli organi preposti al controllo e alla
legittimazione di quanto presentato li notassero.
Così, l’impreparazione dei compilatori delle liste
e una burocrazia disattenta, facilona e frettolosa,
hanno costretto il Tar di Catania a dichiarare nulle le elezioni, mortificando la volontà popolare
che democraticamente e liberamente, anche se
con sofferenza, si era espressa.
Il paese soffre, langue e aspetta tempi migliori, tempi che forse mai verranno. In questa attesa, cercando di fare uscire Giardini Naxos dal
tunnel nel quale si trova, tutte le Associazioni si
sono compattate e quindi mosse. L’Associazione
Archeoclub, l’Associazione Albergatori, l’Associazione Centro Storico, l’Associazione Commercianti, l’Associazione Acava, il Centro Diritti
dei Cittadini, l’Associazione Naxos Tiracium,
L’Associazione Gruppo Folk Naxos, l’Associazione Foto Club Naxos, consapevoli della gravissima situazione che il paese sta vivendo, invitate
dal dinamico Avv. Franz Buda, si sono riunite il
giorno 6 febbraio e hanno preso l’iniziativa di
creare un nuovo soggetto turistico, per ridare vita
al paese. Ritenuto che ormai l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo è stata soppressa,
considerato che come Ente Promotore del Turismo ha cessato di esistere, volendo dare al turismo locale una nuova spinta, hanno inviato al
Commissario straordinario, dottoressa Maria Letizia Diliberti, una lettera nella quale avanzano alcune proposte. Rifondare e ricostituire la “Pro
Loco”, sulle orme della mitica “Pro Naxos”, anima e motore negli anni ‘70 della nascita del turismo giardinese, dello sport e dello spettacolo,
dell’arte e dell’archeologia. Destinare il pianterreno del Palazzo dei Naxioti a Galleria Civica di Arte e Cultura.
Considerato che la crisi mondiale ha investito anche il paese di Giardini Naxos, l’iniziativa
delle Associazioni giardinesi ha lo scopo, in mancanza di un Ente Turismo, di far ripartire il turismo locale, in crisi negli ultimi anni. Ritenuto che
la dottoressa Maria Letizia Diliberti ha a cuore le
sorti del Comune, come ha dimostrato in questo
sue periodo di reggenza, i cittadini sono certi che
farà volentieri quanto di sua competenza per ridare slancio e fiducia e far ripartire le potenzialità
del paese, che dovranno portare masse sempre
nuove e sempre crescenti di visitatori, in quella
che fu la prima colonia greca in Sicilia che omero chiamò: “baia degli dei”. E dove si davano
convegno le ammaliatrici sirene che tentarono
odisseo, nel suo lungo e tormentato ritorno verso Itaca.
Giuseppe Musumeci
Francesco Bottari
Santa Venerina: la Cuba di Santo Stefano
C’era una volta… e forse non ci sarà più! Grazie
all’insensibilità delle Amministrazioni e dei cittadini
L
a Cuba, edificio religioso d’epoca bizantina, si presenta a pianta
quadrata con una cupola e solitamente a tre absidi (a trifoglio o croce
greca) e con l’ingresso principale situato ad ovest. L’abside posteriore era dotata di una finestra (spesso una bifora)
rivolta verso oriente affinché, secondo
tradizione, durante la veglia pasquale la
luce della luna piena entrando nell’edificio, attraverso l’apertura, desse inizio
alla Pasqua.
Il termine cuba ha una origine misteriosa. Secondo alcuni deriverebbe dal
latino cupa (botte) e cupula (botticella),
o dall’arabo cuba (fossa, deposito). In
lingua siciliana si citano spesso le chiesette di campagna come cubole.
Tra le tante, che insistono sul territorio della Sicilia orientale, ricordiamo la
Pianta del Lojacono
Cuba di Santo Stefano, di Dagala del Re
– Santa Venerina, purtroppo sconosciuteva benissimo essere contemporaneo con la parte
ta agli stessi cittadini e che, per l’insensibilità delle
centrale della chiesa, in quanto un nartece, pronao, era
Amministrazioni, rischia di scomparire per sempre,
un accessorio utile e indispensabile delle chiese bizancosì come recentemente è scomparsa la Cupola, un
tine.
gazebo realizzato all’inizio del XVIII secolo dal prinSalvatore Giglio, tra l’altro, sostiene che la costrucipe di Reburdone, come luogo di riparo e punto di oszione fosse in origine un battistero, trasformato sucservazione privilegiato, in mezzo alla tenuta, chiamata
cessivamente in una piccola trichora.
“feu” (feudo).
Infatti, si nota chiaramente che il nartece è un corEppure, nel corso degli anni la Cuba di Santo Stepo giustapposto alle pareti delle abside; delle fessure
fano è stata oggetto di studio e su di essa sono stati reachiare si vedono sulla linea di giunzione tra il nartece e
lizzati e pubblicati diversi saggi – Bottari S., La chiesa
le absidi. Però, il tipo di muratura, pietra lavica di dibizantina di Dagala, in “Rivista di Archeologia Crimensioni diverse, legata con la calce e l’aggiunta di
stiana”, XXII, Città del Vaticano, 1945-1946; Lojacococci di cotto, è uguale in tutta la struttura. Il nartece,
no P., La chiesa di Dagala del Re presso Santa Veneriprobabilmente costituisce una aggiunta nei tempi coena (Catania ), in “Tecnica e Ricostruzione”, XV, 1-2,
vi alla costruzione della trichora stessa. Nei muri del
Catania, 1960; S. Giglio, in Sicilia Bizantina, Bonannartece, in basso, vi si trovano inserite piccole anforetno, Acireale 2003 –, da noi accuratamente consultati.
te in posizione orizontale (con la bocca verso l’esterLa Cuba di Dagala del Re si distingue dalle altre
no), molto probabilmente resti della conduttura idrica.
trichore per le sue armoniose proporzioni, con ampie
La scoperta della Cuba di santo Stefano, nei tempi
absidi laterali, leggermente più piccole dell’abside
moderni, appartiene a Stefano Bottari, che pubblicò
centrale. Del tutto particolare è il nartece molto spanel 1944-45 un testo con la descrizione del rudere.
zioso, diviso in tre parti marcati da volte a botte. NelSaggio richiamato, qualche anno dopo, da Biagio Pal’estremità sinistra del nartece insiste una cisterna con
ce, nella sua monumentale opera “Arte e civiltà della
parete doppia, molto probabilmente una modifica ulteSicilia antica” .
riore che portò alla chiusura di uno degli ingressi del
Nel 1959 venne riscoperta dall’allora sovrintenprospetto. Il lato opposto poteva essere chiuso per nedente ai monumenti per la Sicilia Orientale, arch. Piecessità funzionali.
tro Lojacono, che un semestre dopo pubblicò sulla riNon c’è dubbio sull’epoca alla quale ascrivere l’evista “Tecnica e Ricostruzione” un resoconto di “codificio presente a Santa Venerina. Risale al periodo
me avvenne la scoperta della cella trichora” e dei “laprearabo, tra la seconda metà del VII secolo e inizio
vori per mettere in luce il monumento”. Agli occhi di
del IX, presumibilmente verso la fine dell’intervallo
Lojacono il rudere si presentava come “un deposito di
indicato. Per quanto riguarda il nartece, sono state
pietrame gettatovi dai contadini per la bonifica dei teravanzate ipotesi, sia dal Lojacono e sia dal Giglio, che
reni circostanti”. Procedette ai lavori di sterro e di
si tratti di una aggiunta posteriore. È possibile, ma poconsolidamento delle murature pericolanti. Fece le mi-
5
Resti della Cuba di Santo Stefano
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6
> S E T T I M A N A L E IDG
N . 4 • sabato 13 febbraio 2010
catania e provincia
Le delibere del 2009, il futuro
Dall’Ato Idrico alla
Viabilità, l’analisi a 360°
del Presidente del
Consiglio del Comune di
Randazzo, Lucio Rubbino
I
l 2009 è già alle spalle, ma il Presidente del
Consiglio comunale di Randazzo, Lucio
Rubbino, traccia un bilancio dell’anno passato e si proietta verso il futuro di un Comune, che come tanti altri, non vive delle situazioni agevoli per un proficuo ed immediato
sviluppo: «Sappiamo benissimo che viviamo in un
momento economico difficile e che i Comuni non navigano nell’oro, così come non è altrettanto facile
portare a definizione tutti i problemi della nostra
città. Ciò nonostante, penso che il Consiglio comunale, da me presieduto, non si è sottratto dal dibattere e approvare importanti delibere».
Il Presidente, tiene ad evidenziare come lo scorso
aprile 2009, il Comune di Randazzo è stato tra i primi
a discutere delle problematiche riguardanti l’Ato
Idrico, approvando degli indirizzi ben precisi nei
confronti dell’Amministrazione comunale, quali il rifiuto di cedere gli impianti all’Autorità di Ambito
Territoriale Ottimale di Catania e sostenere tutte le
iniziative per modificare la legislazione attuale. Con
l’intento di capire e operare di conseguenza, al fine di
risolvere il problema dei miasmi che, da diverso tempo, sono emanati dal Depuratore comunale, è stata
istituita una Commissione di indagine che, terminati i
lavori, a breve provvederà a relazionare in Consiglio.
«Abbiamo deliberato diverse proposte – dice il
presidente Rubbino – che daranno a privati, associazioni, enti e allo stesso Comune la possibilità di attivarsi per programmare lo sviluppo economico e sociale del territorio. È stata approvata una variante di
lottizzazione in contrada S. Lorenzo; è stato modificato il Piano Triennale Opere Pubbliche, al fine di
inserire il progetto di ristrutturazione del Centro visite Parco dei Parchi in contrada Murazzo Rotto; è
stata approvata l’adesione al G.A.L. Terre dell’Etna
e dell’Alcantara, così come è stato approvato un altro strumento per la crescita economica di Randazzo
il “Centro Commerciale Naturale città di Randazzo”. Inoltre, è stata attivata una convenzione con l’Istituto Agrario per il servizio di gestione del verde
della collina di s. Giorgio».
Sono state adottate anche tutte le delibere propedeutiche: Programma Annuale e triennale delle Opere Pubbliche, elenco delle aree da cedere e l’elenco
delle alienazioni degli immobili, per l’approvazione
del Bilancio preventivo 2009; nonostante le gravi
difficoltà che i Comuni hanno in seguito a trasferimenti regionali e nazionali che sono sempre minori e
insufficienti. Importanti provvedimenti sono stati
presi per quanto riguarda il cimitero, modificando il
Regolamento di Polizia mortuaria, permettendo così
la possibilità di accedere alla concessione degli avelli
su terreno cimiteriale, il che non avveniva da oltre
dieci anni, e ha anche concesso il ricongiungimento
tra coniugi defunti, per mezzo della revoca di una delibera del 2005.
- Presidente, ci troviamo di fronte a condizioni
economiche, se non disastrose, ma sicuramente
non facili da affrontare.
«Se iniziamo con la situazione economica, la
prospettiva non è confortante. Ogni anno riusciamo
a predisporre il bilancio, però, può essere inserito
solo il minimo indispensabile, solo i servizi essenziali. Questo perché i trasferimenti della Regione e dello Stato si sono molto ridotti del 30/40%, e per di più
è stata eliminata l’Ici, cosa gradita per i cittadini ma
che mette in difficoltà gli Enti. Non ci interessa farlo
ma sono stati bloccati anche gli aumenti delle tariffe
e il Comune ha pochissime e irrisorie entrate. Nonostante tutto, però, quest’anno, in finanziaria, sono
stati inseriti alcuni articoli per il rimborso dell’Ici
2008 e 2009, e su questo punto siamo fiduciosi».
- Nell’elenco delle fondamentali delibere, non
ne compare nemmeno una inerente la viabilità,
eppure è una questione di cui i cittadini discutono
spesso.
“La viabilità è un altro importante problema, soprattutto per quanto riguarda la manutenzione delle
strade, che si sta provvedendo già ora a sistemare,
attenzionando quei tratti dove il manto stradale è più
deteriorato. Inoltre, sono stati presentati diversi progetti per migliorare e mettere in sicurezza alcuni
tratti, sia del centro che della periferia, sia la viabilità in senso stretto che stiamo, a piccoli passi, affrontando, cercando di perfezionare e renderla più
fluida. Certo, gran parte delle difficoltà potrebbero
essere superate se la gente fosse un po’ più attenta
alle regole del Codice della strada. A mio avviso i
problemi di circolazione non sono dovuti alle macchine che camminano ma alle macchine che stanno
ferme».
- Un punto fondamentale, indicato fra le delibere, è quello riguardante le problematiche sociosanitarie, come si prospetta il futuro di questa
struttura?
«Tra i problemi che si stanno continuamente monitorando, per evitare che la situazione diventi critica, oltre alla questione dell’Ato idrico, affrontata già
in Consiglio, ci sono il mercato domenicale, il Prg.
Ma anche per le problematiche del sistema sanitario,
che sembrano le più critiche, diversi incontri sono
stati fatti tra l’Amministrazione comunale e i direttori che si sono susseguiti in questo anno e mezzo. La
nostra idea è quella di lasciare i servizi, che a
tutt’oggi insistono nell’Ospedale, puntando, in aggiunta, sulla creazione di un punto importante per i
servizi di riabilitazione. Abbiamo i locali, abbiamo il
personale, abbiamo gli strumenti, ci sono servizi a
complemento, come la Radiologia e la Lungodegenza. Questa è la battaglia per il nostro Ospedale, questo è quello che vogliamo per la nostra comunità».
- Quali saranno gli impegni imminenti che vedranno interessarsi il nostro Consiglio comunale?
«Ci sarà un incontro tra i capigruppo, per concertare la data e i punti da inserire nel prossimo
Consiglio comunale. Con molta probabilità, saranno
inseriti alcuni regolamenti e una convenzione con la
Provincia per quanto concerne la problematica del
randagismo. Poi, uno dei punti focali del dibatto
consiliare, a cui stiamo già lavorando, è rappresentato dall’approvazione del Bilancio di previsione».
- Un anno pieno, un primo vero anno da Presidente del Consiglio comunale. Soddisfatto del suo
operato?
«Credo che, per chi piace fare politica, sia una
avventura esaltante e piacevole. Inoltre, io che mi
trovo a ricoprire questa importante carica, e per
questo ringrazio sempre i consiglieri che mi hanno
dato il loro voto, sento la responsabilità del ruolo e
di fare e dare il meglio per i cittadini di Randazzo.
Mi preme evidenziare che ogni proposta, sottoposta
all’approvazione del Consiglio, è stata sempre esitata favorevolmente dai Consiglieri comunali, nell’intento di mettere il Sindaco e la Giunta nelle condizioni migliori per lavorare. Ciò è stato possibile grazie
al lavoro fattivo dei Consiglieri di maggioranza e,
molte volte, al senso di responsabilità dei Consiglieri
di minoranza che, o con il loro voto o con la loro presenza in aula, hanno fatto sì che questo si realizzasse».
Salvatore Rubbino
Insieme per la legalità
S
Il Comandante regionale delle Fiamme Gialle incontra il Sindaco Spitaleri.
In occasione di una visita ispettiva al comando ripostese, è avvenuto anche
un colloquio “chiarificatore” con il Primo cittadino di Riposto
econda visita, in meno di un anno, da parte del Comandante Regionale della Guardia di Finanza, il Generale di Divisione Achille
Gemellaro, al comando di Riposto. Gli
ultimi avvenimenti, ma soprattutto le
recenti indagini che sono state intraprese dagli uomini delle Fiamme gialle
ripostesi, hanno avuto grosso eco, come era probabile. La visita, occorsa
nella mattina di mercoledì 10, è stata
ufficialmente ispettiva. Con tutto il
personale in servizio a disposizione del
Generale Achille, il quale ha voluto,
ancora una volta, complimentarsi con
tutti gli uomini gestiti dal più alto in
grado, il Capitano Sergio Cerra. Ribadito a tutti il discorso di grande plauso,
che viene da più parti, anche fuori il
territorio regionale, per i risultati ottenuti e le indagini intraprese.
Dopo il solito giro della caserma,
Cerra e Achille si sono soffermati per
un colloquio a quattrocchi, per meglio
inquadrare gli sviluppi e i mezzi necessari al prosieguo delle delicate vicende
intercorse nel ripostese, primo su tutti,
l’arresto dei due estorsori, che ha sollevato un polverone sul sistema anche
politico del Comune di Riposto. A questo proposito, si è anche parlato delle
vicende che hanno visto la Guardia di
Finanza avere sempre più a che fare
con la vita politica del comune. L’arresto di uno dei fiduciari del sindaco Spitaleri, la chiusura del mercato del pesce
comunale, le frizioni avute con gli uomini del corpo di Polizia municipale.
Tutto questo è stato anche affrontato con il diretto interessato, il sindaco
Carmelo Spitaleri, che ha accolto il
Comandante regionale nelle sale co-
di Giarre
Poche certezze,
molte voci
Pedara, in primavera, torna
a votare per eleggere il
Sindaco. E proseguono le
manovre di avvicinamento
per i vari schieramenti
A Pedara, città “Fata dell’Etna”, nella primavera del
2005 si votò per la prima volta con il sistema proporzionale, dopo qualche anno dalla morte del sindaco, Giuseppe Pappalardo, per qualche anno sostituito dal commissario regionale Rosolino Greco. Con circa 5000 voti,
pari al 72%, fu eletto l’avvocato Anthony Emanuele Barbagallo, supportato da quattro liste: Alleanza Nazionale
(la lista più votata con 1572 voti e 5 seggi), Udc (di cui faceva parte Barbagallo con 1546 voti 5 seggi), Forza Italia (1144 voti 3 seggi), Fatti per Pedara (751 voti 2 seggi). Quindi, una maggioranza di 15 seggi su 20. Avversario di Anthony Barbagallo fu il notaio Antonino Torresi,
che ebbe 1954 voti, pari al 28%, appoggiato dalle liste:
Uniti per Pedara (685 voti e 2 seggi), Impegno per Pedara (422 voti, un seggio), Alleanza per Pedara (537 voti 2
seggi).
Dopo quasi 5 anni, a Pedara, tante cose sono cambiate. Innanzitutto, il cambio di formazione politica di tanti consiglieri e del sindaco Barbagallo, passato all’Mpa.
Non ci sono più Alleanza Nazionale e Forza Italia, confluiti nel Pdl. La maggioranza del 2005 si è spaccata,
creando confusione in seno al Pdl. Infatti, dopo varie riunioni pubbliche o segrete, con una parte delle deputazione nazionale, regionale, e provinciale, della componente
di Alleanza Nazionale, hanno deciso di presentare un
proprio candidato a sindaco, dicendo che “siamo il primo
partito votato nelle passate elezioni, ci tocca presentare
un nostro candidato”. Di questa formazione ne fanno
parte l’ex vice Sindaco, oggi consigliere provinciale,
Francesco Laudani, il più votato in assoluto nelle passate elezioni con circa 500 preferenze; il presidente del
Consiglio comunale, Mario Laudani, forse Milena Verdi,
eletta in Forza Italia, nominata assessore, la quale, da
qualche mese, ha avuto tolta la delega dal Sindaco.
Una parte del Pdl, con il vice Sindaco Roberto Laudani, l’assessore Gaetano Petralia, il consigliere Antonino Moschetto, tutti provenienti da An, l’assessore Sebastiano Di Prima, già Forza Italia, dichiarano di sostenere
Anthony Barbagallo. Pare che, a sostegno di Barbagallo, oltre ad Mpa, Udc, Fatti per Pedara, e Barbagallo sindaco, ci sarà il Pdl Sicilia che, come sostengono alcuni,
ha la lista quasi pronta. In questo caso, ci sarà guerra in
seno al Pdl. Chi ne potrebbe trarre vantaggio?
Saranno gli elettori a decidere le sorti dei contendenti, eleggendo il sindaco, ed i 20 consiglieri comunali
che, per 5 anni, governeranno Pedara. Le tre liste che,
nel 2005, sostennero il notaio Salvatore Torresi, cioè
Uniti per Pedara, Impegno per Pedara, Alleanza per Pedara, espressione della sinistra, presenteranno il loro
candidato? Pare di si. Ancora nulla di deciso. Ma circola
una voce, che avrebbe poco di veritiero, che dice: “La sinistra appoggerà il Pdl di Francesco e Mario Laudani”.
Michele Milazzo
Il Santo
dei giovani
Mascali ha festeggiato
San Giovanni Bosco con
forte partecipazione
munali. Ufficialmente, era una visita
dovuta. In effetti, non desta sospetto
recarsi al Comune della città che ospita
il comando in visita. Ma si sa che dentro le mura delle stanze consiliari ripostesi si è anche parlato di altro. Rispettando un certo riserbo. Il lavoro dei militari è a servizio del Comune, non con-
tro, ma la collaborazione deve essere
reciproca, non sono ammesse eccezioni. Questo è un po’ il sunto di ciò che è
stato proferito tra le alte cariche. La
giornata si è conclusa con i saluti e gli
auguri per il proseguo del lavoro, a tutti gli uomini del comando.
Emanuele Galeano
foto Di Guardo
oggi voglio proporre ai nostri lettori
una ricetta alquanto semplice da preparare, ma non per questo meno buona
da gustare. È un piatto unico che propongo spesso ai miei commensali nelle
fredde serate invernali. Gli ingredienti
sono tutti di facile reperibilità ma abbiate cura che siano di eccellente qualità.
Solo così otterrete il massimo da un
piatto che sprigionerà profumi
inebrianti, che esigerà la presenza di
Bacco, non disdegnerà quella di Venere, ma farà benissimo a meno del tabacco, permettendovi quindi di non ridurvi in cenere.
Pennette con salsiccia
e funghi di “ferla”
Ingredienti per quattro persone: 400 gr
di pendette rigate, 6 cipollette scalogno,
mezzo radicchio rosso, 6 nodi di salsiccia al finocchietto, 400 gr di funghi di
“ferla”, uno spicchio d’aglio, un ciuffetto
di prezzemolo, un peperoncino piccante, due bicchieri di vino bianco, olio extravergine, sale (poco), 200 gr di pepato
fresco a cubetti.
Preparazione: in una padella fate dorare la cipolletta ed il radicchio in olio ex-
tra e fate, quindi, appassire con mezzo
bicchiere di vino bianco. Unite ad esso
la salsiccia, dopo averla sbriciolata, e
fatela cuocere per circa 10 minuti, sfumando con un bicchiere di vino bianco.
In un’altra padella preparerete i funghi
di “ferla”. Tritate, quindi, l’aglio, il prezzemolo ed il peperoncino e mettete il
tutto in padella con olio extra. Aggiungete i funghi tagliati a listello e fateli
cuocere a fuoco lento con il restante
mezzo bicchiere di vino bianco. A cottura ultimata, uniteli alla salsiccia e fateli
insaporire qualche minuto ancora. Nel
frattempo, portate ad ebollizione una
capiente pentola e fate cuocere le pennette, colatele al dente e continuate la
cottura in padella con funghi e salsiccia
unendo, a questo punto, il pepato a cubetti. Servite accompagnando con un
corposo rosso dell’Etna. Buon appetito.
Domenica scorsa, in occasione della festa di San
Giovanni Bosco, i giovani dell’oratorio parrocchiale
presso la chiesa di S. Leonardo Abate a Mascali, hanno
animato con musica e canti la Santa Messa, celebrata
dal padre salesiano Don Benedetto, mentre Padre Rosario Di Bella ha benedetto le tessere del nuovo anno
associativo dei giovani dell’oratorio. Sempre domenica,
dopo la S. Messa vespertina, i fedeli si sono riuniti in
preghiera, portando in processione le reliquie del santo
lungo la via Umberto fino alla stele di via Roma votata a
San Giovanni Bosco. Qui i giovani hanno riflettuto sugli
insegnamenti di vita impartiti amorevolmente da Don
Bosco a tutti i giovani, e hanno cantato un inno al “Santo
dei Giovani”.
Il giorno precedente, ancora i giovani dell’oratorio si
sono riuniti in allegria, seguiti dal vicario parrocchiale
Padre Daniele Raciti, organizzando dei giochi e dei passatempi per tutti i ragazzi della catechesi, proprio con lo
stile semplice di Don Bosco.
Franco Pulvirenti
Angela Di Francisca
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alcantara
di Giarre
N. 4 • sabato 13 febbraio 2010
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Sp 81: il pericolo viene anche… dall’alto
N
on è una “santa crociata”
quella che ci siamo intestati, ma uno stimolo per
la risoluzione di un problema realmente avvertito dalla comunità locale
e che, come tale, merita di essere frequentemente attenzionato sul nostro organo
d’informazione.
Due volte ce n’eravamo occupati nell’autunno scorso e, a distanza di qualche
mese, la scorsa settimana riportando la lettera di protesta che l’avvocato Francesco
Corsaro Boccadifuoco ha recentemente
inoltrato alle massime autorità della provincia di Catania per smuovere le loro “coscienze” sullo stato di abbandono in cui
continua inspiegabilmente a versare la Sp
81 Mitogio-Gravà.
Questa “saga”, fatta di servizi giornalistici, lettere in redazione e proteste varie,
viene seguita anche dagli amministratori
del Comune di Castiglione di Sicilia, nel
cui territorio ricade l’arteria in questione; e
da uno di loro apprendiamo che pure da tale municipalità sono giunti solleciti al riguardo, rimasti anch’essi “puntualmente”
privi di riscontro.
Così, in particolare, scriveva il consigliere comunale Antonino Damico (in qua-
Un edificio oltremodo fatiscente rischia di crollare sulla già
“martoriata” carreggiata della Mitogio-Gravà. E si scopre che sono
caduti nel vuoto pure i reiterati appelli del Comune di Castiglione
di Sicilia, nel cui territorio l’arteria “dimenticata” ricade
lità di rappresentante della frazione Gravà)
in una missiva del 14 gennaio scorso indirizzata all’On. Giuseppe Castiglione, Presidente della Provincia Regionale di Catania, e, per conoscenza, al Prefetto Vincenzo Santoro, al Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo ed all’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara: «Nel febbraio
del 2007 l’Amministrazione Provinciale di
Catania chiudeva al transito la Sp 81. Il 28
settembre scorso ho segnalato al Presidente Giuseppe Castiglione il problema del
tratto di questa strada tra la frazione
Gravà e la contrada Ficarazzi ed, il giorno
dopo, l’argomento è stato discusso anche
in sede di Consiglio Comunale su richiesta
del sottoscritto. A tutt’oggi, però, la mia
segnalazione non ha ancora ricevuto risposta, ed i residenti ed i proprietari terrieri di Ficarazzi incontrano grosse difficoltà per accedere sia alle abitazioni che
ai propri fondi: la strada è, infatti, pressoché impraticabile. Capisco che la Provin-
cia Regionale di Catania deve occuparsi di
cinquantotto Comuni, ma ritengo che un
briciolo di rispetto (o di senso di umanità)
debba essere riservato anche a chi vive e
lavora in questo lembo di territorio: facciamo in modo che si possa ancora credere
nelle istituzioni della Repubblica!».
Riassunto delle… puntate precedenti:
una strada viene “teoricamente” chiusa al
transito perché il maltempo l’ha resa ad alto rischio, ma chi ci abita o lavora nelle
campagne adiacenti non può certo lasciare
tutto e trasferirsi altrove; si continuano,
quindi, ad affrontare pericoli e disagi in attesa di un intervento di sistemazione che,
da ben tre anni, non arriva mai malgrado
nel bilancio del 2008 (quindi di un anno e
mezzo fa) l’Amministrazione Provinciale
etnea aveva destinato ottocentomila euro
proprio a questa ormai “leggendaria” Sp 81
Mitogio-Gravà.
E, come se non bastasse, in queste ore
apprendiamo che alle preoccupazioni per il
pessimo stato della carreggiata si aggiungono i pericoli che potrebbero venire…
dall’alto.
Sempre l’avvocato Francesco Corsaro
Boccadifuoco, con studio legale a Catania,
ma con possedimenti nelle contrade in questione, ha inviato qualche giorno addietro
l’ennesima segnalazione scritta alle massime istituzioni della provincia etnea nonché
agli amministratori del Comune di Castiglione di Sicilia.
«In Italia – scrive il professionista siamo da tempo, purtroppo, abituati alle
catastrofi preannunciate. E numerose, di
recente, sono state le morti causate da
crolli di edifici fatiscenti. Ebbene: all’ingresso della “solita” Sp 81, al civico 17,
esiste un rudere di fabbricato (nella foto),
da tempo pericolante, le cui condizioni si
sono ulteriormente aggravate ed una parte
del muro del primo piano dell’immobile è
a rischio di imminente crollo; qualora ciò
dovesse malauguratamente accadere, lo
stesso precipiterebbe nella stretta strada
sottostante, frequentata dai residenti, dagli
agricoltori e da numerosi turisti. Bisognerà aspettare il morto prima che le Autorità si decidano a provvedere in merito?
Si chiede, pertanto, un autorevole ed urgente intervento di S.E. il Prefetto di Catania».
Rodolfo Amodeo
Una pizza per celebrare Motta Camastra
L’ha “inventata” Mario Chisari in onore del
piccolo centro dell’Alcantara che gli ha dato i
natali trentuno anni fa. La nuova pietanza ha
ben figurato alla recente gara nazionale del
settore organizzata dalla F.I.P.
L
a sua professione di pizzaiolo l’ha
portato in giro per l’Europa, ma il
trentunenne Mario Chisari non ha
mai dimenticato il paesino che gli ha dato i
natali ed in cui ha voluto fare ritorno, ossia
Motta Camastra. Così, da qualche tempo, il
“principe” del forno delizia i palati degli
avventori del giovane, ma apprezzato, ritrovo “I due compari”, ubicato nel territorio mottese lungo la S.S. 185 (frazione
Fondaco).
Ma c’è di più: nei giorni scorsi Chisari
ha ben figurato a Messina (presso l’Hotel
“Capo Peloro”) al Primo Trofeo “Birra Triscele” nell’ambito della gara nazionale di
pizza organizzata dalla “F.I.P.” (Federazione Italiana Pizzaioli) promuovendo il
nome ed i prodotti agroalimentari tipici del
suo amato Comune.
«Per Motta Camastra – sottolinea Ma-
rio più che soddisfatto per i lusinghieri risultati da lui raggiunti su ben centottanta
concorrenti – ho voluto ideare due pizze,
rispettivamente partecipanti alle categorie
“classica” e “dessert”. Come pizza classica ho proposto “Delizia Mottese”, a base
di pomodori secchi, crema al pesto di noci,
mascarpone, rucola e striscioline di lardo,
mentre per la sezione “dessert” ho guarnito l’impasto con pere, fichi secchi, noci e
crema di mascarpone, denominando il tutto “I due compari dolci”, in onore dell’azienda per cui lavoro e che mi sta dando
tante soddisfazioni».
Due “florilegi”, insomma, di sapori ed
odori con cui il provetto pizzaiolo è sapientemente riuscito ad esprimere e sintetizzare
in un unico piatto la più autentica tradizione alimentare di Motta Camastra, all’insegna della prelibata noce, delle conserve di
Mario Chisari con un’hostess mentre presenta a Messina la “Delizia Mottese” ed insieme allo staff del ristorante “I due compari”
pomodori e dei frutti della terra offerti dalle campagne del luogo.
Un vero e proprio “atto d’amore”, dunque, per il piccolo centro dell’Alcantara
che, grazie a questo suo giovane professionista della ristorazione, potrà da adesso legare il proprio nome anche a quella che,
dopo gli spaghetti, può senz’altro conside-
rarsi la pietanza più popolare d’Italia nel
mondo.
«In passato – ricorda Mario Chisari –
avevo ben figurato in importanti competizioni come “acrobata della pizza”, facendo spettacolarmente roteare in aria i panetti durante la fase della preparazione;
adesso, però, voglio maggiormente con-
centrarmi sui “contenuti” di questo particolare genere gastronomico che tanto mi
affascina, al punto da averlo scelto come
attività lavorativa: ideare nuove pizze è la
mia passione, che ho voluto coniugare a
quella per il paese in cui sono nato e dove
ho deciso di tornare a vivere».
R.A.
Carnevale Francavillese in… sicurezza
Gli organizzatori di questa
edizione hanno messo
giustamente al bando le
“pompe” d’acqua ed i lanci
di farina all’indirizzo del
pubblico che assiste alla
spassosa “Cianciùta” del
Martedì Grasso
I
l Carnevale Francavillese 2010 punta sulla rivalutazione della tradizionale “Cianciùta”, ossia la
spassosa pantomima del “funerale” del Re Burlone, che costituisce la peculiarità della manifestazione
del centro dell’Alcantara, un tempo una delle più apprezzate della Sicilia Orientale.
La kermesse è iniziata avantieri (Giovedì Grasso)
con il primo dei cinque veglioni danzanti serali (allietati dal gruppo musicale “Aloha”); particolarmente attese sono, ovviamente, le sfilate-concorso dei carri allegorici e dei gruppi in maschera di domenica 14 febbraio e del Martedì Grasso (16 febbraio). Ad organizzare il tutto la locale associazione “Atlantide”, presieduta da Nino Vaccaro, coadiuvata da un comitato civico guidato da Carmelo Magaraci, Gianfranco D’Aprile
ed Alessandro Treffiletti.
E dagli organizzatori giunge un appello a vivere
l’evento in maniera civile e serena, evitando comportamenti troppo “esuberanti”. Il riferimento è, soprattutto, ai fastidiosi e pericolosi “lanci” di acqua con pom-
pe a pressione o mischiata a farina ed intrugli vari, all’indirizzo del pubblico che assiste al passaggio della
“Cianciùta” del Martedì Grasso. «Il divertimento –
sottolineano – deve essere di tutti, e non solo degli animatori del corteo; questi ultimi, pertanto, sono invitati
ad attenersi alle innocue burle tramandateci dalla tradizione, senza trascendere in atteggiamenti che infastidiscono e che potrebbero danneggiare seriamente
gli spettatori».
Nei locali pubblici del paese è stato, quindi, affisso
un apposito “editto” che impone ai partecipanti al carro della “Cianciùta” di registrarsi preventivamente
presso il comitato organizzatore, che provvederà ad
inoltrare l’elenco all’autorità di pubblica sicurezza;
durante il corteo si vieta, altresì, il lancio di farina o di
qualsiasi altro miscuglio su persone e cose. Nelle ultime edizioni della kermesse, infatti, sono state parecchie le lamentele e le proteste di cittadini e visitatori
“vittime” di un modo sicuramente “insano” di divertirsi: a seguito, in particolare, dei lanci d’acqua, c’è chi si
è beccato una polmonite e chi ha dovuto buttare via la
propria fotocamera.
Oltre a questo apprezzabile richiamo alla compostezza, tra le novità del Carnevale Francavillese 2010
figurano l’introduzione del voto popolare (incidente
per il 50% su quello della giuria “di qualità”) al concorso per i carri ed i gruppi in maschera, il pomeriggio
di lunedì 15 febbraio all’insegna di giochi popolari tradizionali (che verranno disputati nella parte di Via Vittorio Emanuele dove si svolgono i veglioni serali) e gli
incentivi destinati ai partecipanti alle sfilate: ai carri
vanno quattrocento euro ed ai gruppi duecento, al di là
dei premi in denaro che si meriteranno sulla base del
verdetto delle giurie. «Ci è sembrato doveroso – dichiarano al riguardo gli organizzatori – venire incontro
a chi si prodiga per allietare la manifestazione, prevedendo dei contributi che consentono di coprire una
parte delle spese affrontate. Ma, al di là delle sfilate, il
nostro principale obiettivo è quello di rilanciare la
gloriosa “Cianciùta”, ossia il “momento topico” dell’atmosfera farsesca che, in ossequio alla tradizione,
dovrebbe contraddistinguere la kermesse carnascialesca locale».
E tale pantomima ha anche un suo preciso significato, in linea con l’etimologia latina della denominazione “Carnevale” (ossia “addio alla carne” o “carnem levare”): l’“estremo saluto” al Re Burlone, emblema del divertimento e della lussuria, per poi addentrarsi nell’austero periodo quaresimale. Così, lungo il
corteo “funebre”, vengono fatti sventolare i colorati
vessilli del “baccalaro”, della “salsiccia”, delle “provole” e dell’“asso di bastone”, chiaramente allusivi
agli attributi intimi di entrambi i sessi. I drappi ed i cartelloni riproducenti tali simboli fanno da cornice al
grande “catafalco”, allestito sul cassone di un camion,
dove il fantoccio di Carnevale viene macchiettisticamente “pianto” da “vedove inconsolabili” ed uomini
vestiti di bianco e con la faccia infarinata (denominati
“scunchiudùti”, ovvero “uomini sconclusi”) che fanno
a gara per tributare le dovute “esequie” al loro “idolo”.
Un esilarante spettacolo popolare, insomma, all’insegna di una garbata trasgressività che, riallacciandoci alla fondamentale esortazione rivolta dagli organizzatori di questa edizione, merita di non essere rovinato da comportamenti che potrebbero rivelarsi letali.
Sono, intanto, da elogiare tutti quei giovani (in
particolare Gaetano Pafumi, Andrea Rapisardi, Adriano Silvestro, Giuseppe Campo, Antonello Orsina e
Francesco Silvestro) che già da un paio di settimane,
così come si faceva un tempo, hanno introdotto a Francavilla di Sicilia il clima carnascialesco allestendo
spontaneamente delle farse e realizzando il fantoccio
di Re Burlone (nella foto), in questi giorni “conteso”
dai vari esercizi commerciali del paese per metterlo in
mostra nelle rispettive vetrine.
R.A.
Gazzettino 13-02-2010:Gazzettino-nuovo 1 11/02/10 20:33 Pagina 8
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di Giarre