IL PICCOLO – venerdì 18 aprile 2014 Indice articoli

IL PICCOLO – venerdì 18 aprile 2014
(Gli articoli della presente rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito
internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Indice articoli
REGIONE (pag. 2)
Addio a ospedali e Ass, arrivano gli Eas (2 articoli)
Fondi agli edili, ok dei sindacati
Meno burocrazia per imprese e start up
TRIESTE (pag. 5)
Ferriera: lunedì scade il bando. Su Danieli nuove voci e smentite
Centri estivi, il 6 maggio incontro finale Comune-sindacati
GORIZIA-MONFALCONE (pag. 7)
Gherghetta: «Sul porto tempo ormai scaduto, via al piano regolatore»
Pressing su Fincantieri per il Centro amianto e la linea ferroviaria
I lavoratori della Beraud: abbandonati da tutti
REGIONE
Addio a ospedali e Ass, arrivano gli Eas
di Gianpaolo Sarti TRIESTE Cinque nuovi enti, gli “Eas”, che mettono insieme ospedali e Ass a
Trieste, Udine e Pordenone. Guerra ai “doppioni” con razionalizzazioni nei reparti di Pediatria,
Chirurgia generale e Ortopedia. Meno punti nascita, pronto soccorso e posti letto per acuti in modo da
rafforzare piuttosto l’assistenza territoriale nei distretti e a domicilio. Perché se aumenta l’aspettativa di
vita, dunque gli anziani, e con loro le malattie croniche, ecco che allora anche l’offerta sanitaria deve
cambiare. Premessa indispensabile a Debora Serracchiani e a Maria Sandra Telesca per spiegare cosa
ha spinto la politica a mandare definitivamente in soffitta il vecchio apparato istituzionale su cui si
reggeva il sistema sanitario in Fvg dagli anni Novanta per sostituirlo con uno nuovo. Che sposta
l’attenzione sulle “cronicità”, cioè sulla gestione nel tempo del paziente che, fuori dalle corsie,
necessita di percorsi “multidimensionali” diversificati. Per garantire la continuità del post-dimissioni,
pure il livello manageriale degli organi deve rispondere a quest’esigenza. Di qui l’accorpamento tra
Ass e ospedali. Dopo mesi di dibattiti e approfondimenti tra direttori, professionisti e giunta, dopo
settimane di voci, indiscrezioni e polemiche, Serracchiani tira fuori dal cilindro la mega riforma della
sanità destinata a rivoluzionare l’intero settore. Sarà legge nel 2015. Gli “Eas” Addio alle 11 aziende
sanitarie e ospedaliere. Arrivano i 5 Eas, Enti per l’Assistenza sanitaria. L’Eas 1 Triestina, innanzitutto,
frutto della fusione tra l’azienda sanitaria e quella ospedaliera, mentre l’Eas 2 Isontina e Bassa Friulana
avrà all’interno i quattro presidi di Monfalcone, Gorizia, Palmanova e Latisana. L’Eas 3 Friuli
montano, invece, sorge dall’accorpamento tra l’Alto Friuli, San Daniele, Tarcento, Tolmezzo e
Gemona. Così l’Eas 4 Medio Friuli che nasce dall’accorpamento tra l’Ass e l’azienda ospedaliera di
Udine, compreso quindi il Gervasutta. Infine l’Eas 5 Pordenonese che segue lo stesso schema di
unificazione. Restano le funzioni universitarie, come chiarisce Telesca, con “una maggior sinergia” tra
le facoltà di medicina a Trieste e Udine. Ciascun ente avrà una Direzione formata da un direttore
generale, sanitario, amministrativo e dei servizi sociali. Strada ancora non ancora definita per gli Irccs,
il Burlo e il Cro di Aviano: per il momento si parla di “integrazione” con gli enti. Ospedali e distretti
Negli ospedali i posti letto per acuti passano dagli attuali 3,5 a 3 ogni mille abitanti. Il taglio investirà
soprattutto le aree di chirurgia e materno-infantile, a fronte però di un incremento (da 0,3 a 0,7) della
riabilitazione e dunque del post-acuzie. L’organizzazione poggerà su presidi ospedalieri unici, o su due
sedi, ma con una differenziazione tra l’attività urgente e quella programmata. La riduzione, che mira a
superare i doppioni delle aziende ospedaliere, toccherà i punti nascita in base ai criteri territoriali e di
sicurezza. E ancora meno Pronto soccorso, reparti di Pediatria, Chirurgia generale e Ortopedia con la
previsione di concentrare alcune attività anche nell’Oncologia. Sarà rivista, infine, l’organizzazione dei
laboratori analisi. I medici di medicina generale saranno il “perno del sistema”, evidenzia Telesca, e
l’assistenza dei territorio sarà affidata ai distretti socio-sanitari di cui sarà rivista l’intera
organizzazione. Le funzioni per distretto si articoleranno in una decina di aree, come l’assistenza
medica primaria (pediatria, riabilitazione e prevenzione ), la farmaceutica, la domiciliare, la maternoinfantile, il servizio dipendenze e il Centro salute mentale. L’agenzia La giunta ha deciso di togliere ai
5 enti qualsiasi funzione tecnico-amministrativa che farà capo, invece, a un’unica Agenzia per i servizi
centralizzati. Si occuperà di gestire acquisti, logistica, magazzino, personale e appalti. «Non
comporterà alcuna spesa aggiuntiva - chiarisce Serracchiani -. Spostiamo semplicemente il personale».
Il giallo dei risparmi attesi dalle fusioni
TRIESTE Il nodo, quello che ha rubato la scena in questi giorni, lo porta a galla il consigliere di
Autonomia Responsabile Valter Santarossa: il pericolo che gli ospedali, idrovore di risorse, alla fine
inghiottano le Ass. Ma il tema resta nell’aria e non riceve le rassicurazioni richieste. Ci sarà tempo,
evidentemente, per entrare nel merito. A Serracchiani e Telesca, per il momento stanno a cuore gli
obiettivi: «Vogliamo che il cittadino abbia la stessa possibilità di offerta sanitaria indifferentemente da
dove risiede», dicono. Ma non c’è, da quanto risulta, una quantificazione sui risparmi che la riforma
potrebbe portare. «Ritengo che nella sanità non si debba fare utili ma usare bene le risorse – ribatte la
governatrice – anche se il provvedimento comporterà economie di scala che ci faranno risparmiare».
«Siamo partiti dai bisogni dei cittadini, non dai contenitori», le fa eco l’assessore. Ne è convinto il
capogruppo Shaurli quando sottolinea che «la nuova architettura fa della continuità della cura ospedaleterritorio il suo primo obiettivo». E, ancora, la segretaria Pd Antonella Grim, certa di trovarsi davanti a
un provvedimento «coraggioso, organico e strutturale che ha posto con forza il cittadino al centro». Ma
l’opposizione non esce soddisfatta dal dibattito in Commissione. Se il capogruppo Ncd Alessandro
Colutti bolla come un “Potëmkin” la mega Agenzia che centralizza acquisti, appalti e personale, il
capogruppo Fi Riccardo Riccardi sommerge la riforma da una raffica di critiche. «Non vorrei che dietro
a questa melina in realtà si nasconda l'intenzione di non rivelare i contenuti di un progetto che potrebbe
ledere il consenso del Pd alle prossime europee - afferma -. Serracchiani ha sempre detto che non
chiuderà nessun ospedale. Ora ci spiega che avremo 5 nuovi enti e 3 livelli di ospedali. Non mi pare
che questi potranno essere tali soltanto perché all'entrata avranno un cartello blu con una “H” bianca. È
necessario capire che servizi ci saranno rispetto all'offerta esistente di Latisana, Palmanova, San
Daniele, Gemona, Tolmezzo, Cividale, Gorizia, Monfalcone, Spilimbergo, Sacile o San Vito». La
maggioranza però è compatta. «La riforma – rileva Gino Gregoris dei Cittadini - è la testimonianza che
il centrosinistra al governo ha rispettato il primo degli impegni presi». Così Giulio Lauri di Sel: «Una
riforma vera che rimette al centro la persona». (g.s.)
Fondi agli edili, ok dei sindacati
Una boccata d'ossigeno per i lavoratori di un comparto, quello dell’edilizia, che negli ultimi cinque
anni ha perso quasi 6mila addetti. Così che Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil giudicano il
provvedimento approvato della giunta regionale che dispone dei contributi una tantum per chi, in tutto
il Fvg Venezia Giulia, ha perso il lavoro. «Non possiamo che essere soddisfatti – commentano per le
tre sigle, Emiliano Giareghi, Gianni Barchetta e Mauro Franzolini -. È stata accolta appieno la nostra
sollecitazione di sostenere un settore ancora profondamente in crisi».
Meno burocrazia per imprese e start up
di Roberto Urizio TRIESTE Semplificazione delle procedure burocratiche per ridare competitività al
sistema economico regionale. È l’obiettivo che si prefigge il disegno di legge proposto dal
vicepresidente della Regione e assessore alle attività produttive, Sergio Bolzonello, approvato ieri dalla
giunta riunitasi nel pomeriggio a Trieste. Un testo che mira a snellire gli adempimenti a cui sono
obbligate le imprese, in particolare per l’artigianato, la cooperazione e l’accesso al credito. Nello
specifico, il ddl prevede alcune misure che vanno dalle agevolazioni per le “start up” artigiane (estese
fino ai 24 mesi successivi all’iscrizione all’albo) allo snellimento delle istruttorie per i finanziamenti
concessi alle iniziative di imprenditoria giovanile, oltre all’introduzione dell’iscrizione per via
telematica nel settore cooperativo. Il testo si occupa anche di finanziamenti ai Consorzi industriali,
prevedendo in particolare un intervento dell'amministrazione regionale nella ricapitalizzazione del
Consorzio per lo sviluppo industriale di Tolmezzo, di cui la Regione è socia, in modo da rilanciare lo
sviluppo economico nell'area montana. Fissati, con un delibera dell’assessore Francesco Peroni, anche
gli indirizzi dei programmi operativi regionali relativi ai Fondi strutturali europei (FESR - Fondo
Europeo per lo Sviluppo Regionale, FSE - Fondo Sociale Europeo, FEASR - Fondo Europeo Agricolo
per lo Sviluppo Rurale, FEAMP - Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) per il periodo
2014-2020. In particolare, nell'ambito del FESR (231 milioni di euro) il Friuli Venezia Giulia ha
individuato tra i suoi obiettivi strategici i "capitoli" della ricerca-sviluppo tecnologico-innovazione, la
competitività dei sistemi produttivi, le energie sostenibili, lo sviluppo locale. Sul FSE (283 milioni di
euro), invece, l'attenzione sarà particolarmente concentrata sull'occupazione sostenibile, l'inclusione
sociale, istruzione e formazione, l'efficienza nelle pubbliche amministrazioni. Approvato inoltre il
Piano integrato di Politiche per l'occupazione e il lavoro (con dotazione di 39,5 milioni di euro) per
coordinare e integrare le iniziative a favore dell'occupazione finanziate dai diversi programmi dell'Ue,
rivolte in particolare ai giovani. È stato inoltre poi approvato in via preliminare, su proposta
dell'assessore Telesca, il programma per la realizzazione di strutture sanitarie finalizzate al definitivo
superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari che, a livello nazionale, è stato fissato al 31 marzo
2015. Il programma, finanziato con 2,8 milioni di euro, quasi tutti statali, prevede la dislocazione di
dieci posti letto (corrispondenti al fabbisogno regionale per l'accoglienza delle persone cui sono
applicate le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario) su tre strutture
sanitarie che fanno parte della rete dei servizi regionali per la salute mentale, una a Maniago (che
inizialmente era stata indicata come sede unica), una nell’area giuliana e un’altra in quella udinese.
L'obiettivo primario di questa scelta è il miglioramento degli scenari di cura e riabilitazione attraverso
la possibilità di curare le persone in una logica di "pertinenza territoriale", contribuendo così alla
costruzione di progetti terapeutico-riabilitativi individuali ed alla successiva possibilità di inclusione
sociale, con il concorso dei servizi territoriali. Sempre su proposta dell’assessore Telesca, è stato
approvato il regolamento per l’erogazione delle risorse a sostegno dei corsi di formazione ed
aggiornamento destinati ai volontari delle associazioni e degli enti che si occupano di animali di
affezione. Sul fronte giunta, infine, va registrato un “passaggio di consegne”: la delega al servizio
Caccia e Risorse ittiche, sino ad ora in capo all'assessore alle Attività produttive e Risorse agricole,
Sergio Bolzonello, passa a Paolo Panontin, già titolare di Autonomie locali e Protezione civile.
TRIESTE
Ferriera: lunedì scade il bando. Su Danieli nuove voci e smentite
di Silvio Maranzana Tre giorni alla chiusura del bando per la Ferriera di Servola, ma nemmeno ieri dal
Gruppo Arvedi di Cremona è giunta la conferma della presentazione della manifestazione d’interesse.
In compenso, come avviene quasi ciclicamente da anni, è tornata a riaffiorare la voce di una possibile
discesa in campo della friulana Danieli. Era successo già nel maggio 2010 allorché la Severstal di
Alexei Mordashov aveva messo il Gruppo Lucchini all’asta con l’advisor Deutsche Bank e si era
parlato di un possibile coinvolgimento della Danieli attraverso Abs-Acciaierie Bertoli Safau, ma anche
nel giugno scorso all’emergere dell’interessamento di Arvedi, quella della Danieli veniva considerata
una pista alternativa. Negli ultimi giorni la voce è sembrata riprendere quota negli ambienti politici,
mentre dal fronte sindacale Umberto Salvaneschi segretario di Fim-Cisl per Trieste e Gorizia, oltre che
dipendente della Ferriera ieri ha confermato un riaffacciarsi dell’ipotesi Danieli addirittura all’apertura
del bando, cioé non più tardi degli ultimi giorni di marzo. «Voce però - specifica - che non poggia su
alcun dato concreto.» E nel primo pomeriggio di ieri dallo stesso quartier generale della Danieli di
Buttrio è uscita una dichiarazione ufficiale: «Smentiamo qualsiasi tipo di interessamento alla Ferriera
di Servola» che potrebbe anche mettere la parola fine alle ripetute illazioni che hanno chiamato in
causa il colosso friulano. Di conseguenza è ulteriormente cresciuta l’apprensione all’interno dello
stabilimento dove però a seguito della chiusura dell’altoforno in questi giorni sono assenti duecento
dipendenti di cui la maggioranza in cassa integrazione straordinaria e una minima parte per lo
smaltimento delle ferie residue. «Il bando per presentare le manifestazioni di interesse è soltanto questo
- specifica Salvaneschi - per cui siamo dinanzi a giornate decisive per la sopravvivenza stessa dello
stabilimento e ci auguriamo che la proposta di Arvedi sia formalizzata proprio in queste ore.
Attendiamo con ansia la data del 21, ma ci auguriamo di apprendere buone notizie già prima.» La
questione stavolta è veramente alla stretta finale e anche la cokeria potrebbe essere giunta alle ultime
settimane di attività. «I lavori sulla bocca dell’altoforno proseguono e presto termineranno - spiega
Salvaneschi - ma per questioni di sicurezza e di salvaguardia ambientale bisognerà intervenire anche su
altri parti dell’impianto e sarebbe meglio fare i lavori in un unica soluzione. Il carbone per la cokeria si
esaurirà invece alla fine di maggio: o entro quella data arriverà nuova materia prima, che però non ci
risulta essere già stata ordinata, oppure sarà la fine. Per questo sono indispensabili immediate novità
sull’acquisto dello stabilimento.»
Centri estivi, il 6 maggio incontro finale Comune-sindacati
Saranno le assemblee delle diverse sigle sindacali a dettare la linea che i loro rappresentanti dovranno
esprimere in merito alla proposta del Comune sui centri estivi per il 2014. Una partita che si chiuderà il
prossimo 6 maggio, data dell’incontro conclusivo fra amministrazione comunale e sindacati. La
posizione del Comune è stata ribadita nel faccia a faccia dell’altro pomeriggio, nell’ambito del
confronto innescato dalla sentenza con cui il Tar ha bocciato la decisione con la quale il Municipio nel
2013 aveva precettato le maestre dipendenti comunali per due settimane a testa fra luglio e agosto per
farle lavorare, a turno, nei centri estivi. I contenuti della proposta: «Rispettiamo la sentenza e
desideriamo dare un segnale alle insegnanti - spiega l’assessore al Personale Roberto Treu -: il servizio
sarà garantito, gestito come nel 2012 con l’affidamento a cooperative e soggetti terzi esterni. Poi
proponiamo la volontarietà del personale comunale per integrare questi servizi e ampliare l’offerta, a
fronte del riconoscimento di 300 euro per due settimane, come previsto dal contratto - aggiunge Treu -,
a valere sul fondo della produttività». Non è tutto: «Parallelamente abbiamo proposto corsi di
formazione finalizzati all’attività ordinaria - osserva l’assessore - per migliorare ulteriormente la
qualificazione. Sulla base di come andrà quest’anno di transizione, valuteremo per il 2015». Il 24 aprile
il Comune consegnerà l’ipotesi di proposta di accordo ai sindacati. Seguiranno le consultazioni e il 6
maggio il vertice finale. La collega di giunta, Antonella Grim, delegata all’Educazione, certifica
intanto: «Entro metà maggio contiamo di avviare le iscrizioni ai servizi estivi 2014 per asili nido,
scuole dell’infanzia e primarie. Inizieranno il 7 luglio. I servizi nido - illustra - dovrebbero finire entro
metà agosto, mentre gli altri si concluderanno a fine agosto». Dal fronte sindacale, le perplessità non
sono superate. «La proposta del Comune è interessante anche se ovviamente figlia di una sentenza che
per noi non concede altra soluzione che quella di esternalizzare il servizio nel 2014 - osserva Walter
Giani (Cisl) -. Proporre la volontarietà anche alle insegnanti delle scuole d’infanzia che secondo il
contratto non possono lavorare nei centri estivi desta perplessità, per questo andremo in assemblea. La
sentenza ha definito che non possono lavorare al di fuori del calendario scolastico». Così Fabio
Goruppi (Ugl) sulla volontarietà: «Dal punto di vista pratico penso non si potrà fare, perché da
circolare Brunetta viene premiata solo la valutazione. La sentenza ci dà ragione nel merito. Per noi non
cambia nulla: prendiamo solo atto della buona volontà di voler tornare al 2012. Ma - si chiede Goruppi
- come mai non avevano i soldi prima e adesso sì?». Infine, Rossana Giacaz (Cgil): «Abbiamo chiesto
che la maestre dipendenti comunali che sceglieranno di lavorare nei centri estivi, possano a
compensazione recuperare durante il resto dell’anno le due settimane di ferie, non a Natale o a
Pasqua». (m.u.)
GORIZIA-MONFALCONE
Gherghetta: «Sul porto tempo ormai scaduto, via al piano regolatore»
di Giulio Garau Dopo mesi di silenzio la Regione, “padrone di casa” in porto a Monfalcone, ha avviato
i primi timidi passi per il nuovo Piano regolatore portuale, uno strumento indispensabile per lo sviluppo
dello scalo e di assoluta urgenza visto che tutti i problemi discendono dal fatto che l’ultimo piano risale
al 1979. Ed è di pochi giorni fa la prima visita “operativa” di funzionari e tecnici della Regione in porto
per il piano, ma appena compiuti questi primi passi ecco scatenarsi una bufera, scoppiata ieri mattina
durante la riunione del cda dell’Azienda speciale porto. A provocarla da una parte il presidente della
provincia Enrico Gherghetta che ha dato «l’ultimatum alla Regione sul piano regolatore» dichiarando
che «il tempo è scaduto, ora vado con il trattore e non mollo fino a quando non ho risposte». Un
bicchiere che Gherghetta vede mezzo vuoto e accusa la Regione, e in particolare l’assessorato alle
infrastrutture di «assoluta inerzia e manzanza di risposte». Dall’altro lato il sindaco di Monfalcone,
Silvia Altran, che cerca di essere un po’ più ottimista: «Vedo il bicchiere mezzo pieno» spiega e
conferma di aver incontrato la delegazione di tecnici e funzionari la scorsa settimana, «dobbiamo
mettere assieme i due piani regolatori, ci devono essere le intese» aggiunge. Ma confessa anche che
dopo «aver constatato le professionalità all’interno del gruppo (lavori pubblici, ambiente e urbanistica
ndr)» ritiene che «qualche integrazione di una professionalità più specifica andrebbe fatta». Cosa
manca? Una cosa fondamentale per il porto «Un esperto di logistica dei trasporti» spiega Altran. Una
situazione paradossale emersa nella seduta del cda dove il presidente Gherghetta ha ricordato che
«Sono otto mesi che abbiamo dato i nostri contributi progettuali sul piano regolatore, ma dalla Regione
c’è stato solo silenzio». Il contributo della Provincia risale a settembre, quello del Comune, ricorda il
sindaco Altran «ad agosto». Nel mirino, sia dal fronte politico che degli operatori «l’assoluta assenza
sul fronte dei problemi del porto di Monfalcone» dell’assessore regionale alle infrastrutture
Mariagrazia Santoro. «I ritardi accumulati sinora sono assolutamente ingiustificabili - accusa il
presidente della Provincia - il tempo è scaduto. Non mi interessa che al Regione abbia fatto una visita
in porto, sono oltre 8 mesi che attendiamo. Se negli uffici regionali e in assessorato non hanno le idee
chiare che si chiariscano. Finora c’è stato solo il nulla. Dalla prossima settimana incalzerò ogni giorno
fino a quando non verrà data una risposta certa con le tempistiche per il piano regolatore. E’ finito il
tempo delle chiacchiere e delle sciocchezze, la Regione si assuma le sue responsabilità e dia risposte
altrimenti per il porto sarà impossibile mantenere relazioni, attirare investitori e garantire condizioni di
lavoro agli operatori». E sul fatto che «si sia arrivati troppo lunghi» sul piano regolatore concorda
anche il sindaco Altran che ora sprona la Regione a «fare presto perchè sono passati troppi mesi». Il
gruppo di lavoro costituito secondo il sindaco deve lavorare in fretta e soprattutto valutare seriamente
le indicazioni del Comune e del territorio: «Serve un privato che intervenga con il sistema del project
financing e che investa credendo nello scalo - spiega Altran - e poi bisogna intervenire sul fronte delle
connessioni ferroviarie e viarie». Una situazione paradossale quella di Monfalcone che dal 1979 aspetta
un nuovo piano regolatore e che di fronte a un mercato che si sviluppa e chiede continui cambiamenti a
infrastrutture e traffici trova un porto bloccato da 35 anni con banchine (a parte qualche tratto)
antidiluviane infrastrutture insufficienti e carenti, e fondali inadeguati grazie all’escavo bloccato (a
causa della mancanza di un piano regolatore) da oltre 10 anni. Quadro ben presente ai pochi operatori
presenti ieri al cda dell’Aspm che, disillusi e scoraggiati, sono rimasti in silenzio mentre scoppiava
l’ennesima bufera sulla Regione, assente alla riunione.
Pressing su Fincantieri per il Centro amianto e la linea ferroviaria
di Laura Blasich Tra Comune di Monfalcone e Fincantieri va raggiunto quanto prima un Accordo di
programma quadro per affrontare nodi come quello della cessione del sedime della ferrovia, che taglia
in due la città, la compartecipazione alla creazione del Centro amianto, la presenza di un presidio di
sanità pubblica all’interno dello stabilimento a tutela di dipendenti e lavoratori delle ditte esterne. È
questo l’impegno che il Consiglio comunale, con i soli voti però della maggioranza e Sel, ha assegnato
al sindaco Silvia Altran e alla giunta, approvando la mozione, presentata ancora nell’ottobre 2013, dalla
capogruppo di Responsabilmente Elisa Di Ilio e dal capogruppo di Rifondazione comunista Alessandro
Saullo. Un documento integrato dagli emendamenti presentati da Giovanni Iacono di Sel e che, in ogni
caso, richiama l’amministrazione, ma anche la Regione e lo Stato, a una riflessione sul concetto di
Responsabilità sociale d’impresa, a fronte degli impatti sociali e ambientali prodotti su Monfalcone
dalle scelte produttive effettuate da Fincantieri. Attraverso l’Apq, l’amministrazione dovrebbe, quindi,
anche «responsabilizzare l’azienda Fincantieri nei confronti della città di Monfalcone, troppo spesso
vista come un soggetto non paritario lasciato poi solo a gestire gli impatti sociali delle azioni
aziendali». Il Consiglio comunale si è non a caso riconvocato per dedicare una seduta al tema degli
appalti e del lavoro, visto anche quanto emerso dalla indagini sul caporalato e i crescenti problemi di
disoccupazione creati nel territorio dalla rotazione di imprese all’interno dello stabilimento. Un nodo
che il sindaco Silvia Altran ha spiegato di aver già iniziato ad affrontare con l’assessore regionale al
Lavoro, Loredana Panariti, e che Iacono ha chiesto sia oggetto di una delega specifica da parte
dell’amministrazione comunale. «La commissione Lavoro della Camera è venuta in regione per
Electrolux, ma la situazione di Monfalcone è altrettanto pesante - ha detto Iacono -. Bisogna pretendere
che la commissione venga anche qui, che ci vengano i parlamentari eletti e la Regione inserisca
Monfalcone tra le sue priorità». La minoranza ha però di fatto bocciato la mozione, criticando proprio
l’assenza di richieste di misure concrete per ridurre l’impatto sociale di Fincantieri. «Crediamo,
tuttavia, che questo sia un inizio, che da qui si debba partire, perché quando si parla di Fincantieri gli
aspetti in gioco sono tanti - sottolinea Elisa Di Ilio - e, in ogni caso, vogliamo affrontarli tutti. Intanto
abbiamo disposto una mozione che sollecita la giunta a raggiungere un primo obiettivo concreto quale
un accordo quadro di programma che affronti in particolare le tematiche urbanistiche, che impattano
pure sul vivere quotidiano della città». Elisa Di Ilio rimane convinta che «la situazione creatasi
potrebbe venir diversamente gestita dall’organizzazione direzionale di Fincantieri, la quale dovrebbe
confrontarsi maggiormente con l’amministrazione di questa città in un’ottica di collaborazione e di
reciproco rispetto, che permetterebbe una migliore gestione dei flussi migratori, la tutela della salute
dei lavoratori e un minor impatto sulla città».
I lavoratori della Beraud: abbandonati da tutti
All’esterno dell’aula in cui il Consiglio comunale discuteva degli impatti sociali e ambientali di
Fincantieri, chiamata a confrontarsi sul tema della responsabilità sociale d’impresa, mercoledì sera
c’era una quindicina di lavoratori Beraud. Solo una parte della quarantina rimasta senza impiego, dopo
che la storica impresa dell’indotto Fincantieri è stata soppiantata dalla Petrol Lavori nelle lavorazioni di
sabbiatura e pitturazione delle navi in costruzione nello stabilimento di Monfalcone. Tutte persone da
lungo tempo stabilite in città, dove hanno acquistato casa e cresciuto i figli. Per qualcuno la perdita del
lavoro è arrivata dopo 34 anni passati nel cantiere navale. A cinquant’anni, però, hanno spiegato al
sindaco Silvia Altran, che li ha brevemente incontrati, e ai consiglieri che hanno voluto ascoltarli, la
prospettiva di trovare un altro impiego in zona è pressoché nulla. «Intanto la mobilità è agli sgoccioli,
gli Lsu, quando ci sono, sono solo un palliativo: siamo in fortissima difficoltà», hanno detto,
raccontando dei colleghi meno fortunati. Quelli della Beraud Servizi, che hanno potuto contare solo su
un anno di mobilità. «Chi ha potuto, ha affittato l’appartamento per pagare il mutuo e non perdere la
casa - hanno spiegato -, andando ad abitare con i genitori». Il sindaco si è impegnata a incontrare in
modo ufficiale i lavoratori, che alcuni giorni fa avevano invece avuto modo di spiegare la loro
situazione ai rappresentanti di Sel. Il sindaco, che si è già confrontata con l’assessore regionale al
Lavoro, Loredana Panariti, ritiene non sia più rinviabile l’attivazione di misure in grado di gestire il
nodo dei lavoratori dell’appalto rimasti senza lavoro per il subentro di altre imprese. «Nel pubblico,
l’appalto è costruito prevedendo spesso il riassorbimento dei lavoratori già impiegati nel servizio osserva -. Credo sia una misura anche a tutela della qualità del prodotto finale».(la.bl.)