31 MERCOLEDÌ 8 OTTOBRE 2014 il Cittadino IL LIBRO CULTURA&SPETTACOLI PUBBLICATA LA NOVELLA DELLA LODIGIANA PAOLA FENINI, CRITICO D’ARTE E CURATRICE DEL MUSEO ARCHINTI: FIABA MODERNA COSTELLATA DI RIFERIMENTI LETTERARI DEL PASSATO Una “volpe” in un bosco di parole «Un animale che possiede un grande spirito di sopravvivenza» e che diventa un simbolo per raccontare tante cose FABIO RAVERA n Una novella che procede cadenzata e musicale come un poema, in cui ogni parola è calibrata e nasconde in sé molteplici significati. La volpe, opera prima in prosa della lodigiana Paola Fenini, trent’anni, critico d’arte e curatrice del Museo Ettore Archinti, è una storia magica e complessa, una fiaba moderna costellata di riferimenti letterari del passato, di rimandi alla simbologia, alla numerologia, al mito. In poco più di sessanta pagine, Paola Fenini crea un mondo sospeso tra realtà e sogno, raccontando una storia in cui la protagonista – la volpe, alter ego dell’autrice – cambia e si trasforma, assumendo di volta in volta fattezze animali, umane e addirittura vegetali. Una metamorfosi continua che si rivela un viaggio alla scoperta della natura che ci sta intorno, ma anche un percorso di iniziazione e di formazione per comprendere meglio la nostra esistenza e la nostra stessa coscienza. Il racconto ha subito attirato l’attenzione di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo, scrittore-sognatore che ha fondato Acquaviva, minuscola ma rivoluzionaria e stimatissima (anche da grandi nomi) casa editrice milanese che stampa libri in serie limitate, spesso producendo pezzi unici. «Ho scritto la novella sapendo già di volerla pubblicare per Acquaviva – racconta Paola Fenini -. Non l’ho proposta a nessun altro editore, e Giuseppe D’Ambrosio Angelillo (anche autore dei disegni del volume) si è accorto di questo aspetto. Gli è piaciuta molto la filosofia di fondo della storia, la mia ricerca personale, ritenendo La volpe un titolo adatto alla sua collana». Già tre anni fa Paola si era affacciata al mondo editoriale, pubblicando con Linee Infinite la sua prima raccolta poetica, Aloni. «La poesia è sempre stata il mio campo d’elezione, è il genere più vicino alla mia sensibilità. La volpe è nata di getto, in un mese, sulla scia della lettura di un racconto di Yeats scritto in prosa poeti- PAOLA FENINI La volpe Ed. Acquaviva, 2014, pp 63, 10 euro. In vendita a Lodi al Museo Archinti in viale Pavia; a Milano la prima domenica del mese sul Naviglio Grande; la quarta in piazza Diaz ca». Che si tratti di un’opera non convenzionale lo si capisce già dal genere, la novella, una forma letteraria poco battuta ultimamente. Ma ciò che colpisce è lo stile, una prosa cesellata e raffinata che sconfina nell’amata poesia. «Lo spazio della storia è proprio quello di una novella. Nella prima parte ho utilizzato una prosa ritmica, assonanzata. Nella seconda invece la prosa diventa più secca, più cruda». In questo bosco affascinante di parole si muove la volpe, «un animale che possiede un grande spirito di sopravvivenza. Amo la natura e mi è capitato di sentirmi in perfetta unione con la sua bellezza». La volpe diventa così un simbolo per raccontare tante cose: «Alcuni argomenti sono difficile da affrontare direttamente. Nella storia ci sono tanti elementi simbolici, esoterici, magici. Anche tutte le erbe citate hanno un significato simbolico. Ricorre spesso il numero tre, come quando la protagonista diventa una sorta di vegetale rimanendo tre anni, tre mesi e tre giorni in un faggio, proprio come i monaci tibetani che si ritirano a meditare». Come scriveva Borges, ogni scrittore è autobiografico. E anche attraverso una lettura attenta de La volpe si coglie IL MUSEO Vidardo ritrova la storia di CRISTOFORO VECCHIETTI POESIA E ARTE Un primo piano di Paola Fenini questo aspetto: «La letteratura può avere un ruolo di autocomprensione e autocoscienza. Chi scrive, a mio parere, deve essere generoso e condividere se stesso senza però essere autoreferenziale. Attraverso la simbologia ci si può raccontare: è un archetipo, ma il valore dei simboli cambiano in base all’interpretazione di chi legge». L’ANNIVERSARIO LA BERGOGNONE PREPARA LA FESTA PER I SUOI PRIMI QUARANT’ANNI n I primi quarant’anni di “follia” Bergognone. La nota scuola d’arte lodigiana fondata da Angelo Frosio si prepara a celebrare il grande traguardo con una serie di iniziative collegate al tema di Expo 2015. «Già negli scorsi anni, diversi eventi realizzati dalla Bergognone hanno avuto come tema centrale la sicurezza alimentare, lanciata da Frosio come la vera grande sfida dell’arte per il terzio millennio - spiega Matteo Vecellio, co-presidente della scuola e direttore del Museo Folligeniali -. Per il 2015 stiamo organizzando un ciclo di incontri in cui inviteremo amici e collaboratori da tutto il mondo, da Chicago a Vilnius, per progettare insieme agli artisti Folligeniali i prossimi quarant’anni della Bergognone». La grande avventura iniziò nel 1975, quando Fro- sio raccolse nel suo garage un gruppo di giovani affascinati dal suo modo di intendere l’arte. Oggi la Bergognone apre le sue porte a tutti, in particolare a coloro che cercano un riscatto e una realizzazione personale attraverso l’arte. A partire da sabato 11 partiranno i nuovi c o r s i ( p e r i n fo , 0 3 7 1 . 3 2 8 4 1 ) : espressione artistica (giovedì dalle 21 alle 23 e sabato dalle 15 alle 17), restauro (14-17) e arte-gioco (mercoledì 16.45-18). «In quarant’anni la scuola ha fatto sempre una stessa cosa: cercare di seminare negli allievi il senso dell’arte, però non in modo accademico o erudito, bensì in termini umani e personali. La vera sfida che ha appassionato migliaia di allievi è stata quella di incarnare l’arte nella propria esperienza esistenziale, senza timore». LA RASSEGNA n SI PUÒ COLLABORARE DA VOLONTARI ALL’ORGANIZZAZIONE DAL 17 AL 19 E DAL 24 AL 26 OTTOBRE La fotografia fa appello agli “amici del festival” n Ancora una decina di giorni di attesa e poi si aprirà il sipario sulla quinta edizione del Festival della fotografia etica, la manifestazione di respiro internazionale organizzata dal Gruppo fotografico Progetto Immagine. Per due fine settimana (dal 17 al 19 e dal 24 al 26 ottobre) Lodi tornerà a vestire i panni della capitale del fotogiornalismo proponendo mostre, dibattiti, incontri e workshop che quest’anno saranno incentrati principalmente sul tema dell’universo femminile e le sue problematiche. Intanto continua a crescere il numero di visitatori che quotidianamente navigano sul sito internet della rassegna (festivaldellafotografiaetica.it) e di coloro che hanno deciso di collaborare per rendere il Festival ancora più ricco. Si IMMAGINI Tutto pronto per la quinta edizione del Festival della fotografia etica a Lodi tratta degli “Amici del Festival”, una squadra di volontari che affiancheranno gli organizzatori (anch’essi volontari) occupandosi di una parte non secondaria della kermesse, dall’accoglien- za al presidio delle sedi dove si terranno le mostre. Iscriversi è semplicissimo: basta accedere al sito nell’apposita pagina web, cliccare il link e compilare un modulo per registrarsi. «Il Fe- stival è un patrimonio della città - spiega Alberto Prina, responsabile del Gruppo fotografico Progetto Immagine -. Non lo organizziamo soltanto per soddisfare il nostro ego, ma soprattutto per dare un’opportunità in più a chiunque abbia voglia di misurarsi con le dinamiche e la gestione di un evento di questo genere». Finora la “raccolta” di volontari sta andando alla grande: «Abbiamo ricevuto molte adesioni dai lodigiani, ma anche da persone che vivono fuori territorio: sono arrivate due richieste da Milano, tre da Reggio Emilia e una da Brescia. Tutti coloro che diventeranno “Amici del Festival” potranno naturalmente visitare gratuitamente tutte le mostre e riceveranno un gadget speciale». F. Rav. n Finalmente riappare dopo dieci anni la collezione Pozzoli a Castiraga Vidardo. La collezione di attrezzi agricoli, costituente un piccolo museo, era stata allestita in una sala del comune, ma visitata da non molti cittadini. Il nuovo allestimento nell’edificio che per i vidardesi è definito “l’ex posta”, poco distante dal municipio, gli ha ridato nuova vita. Visitiamo la mostra con il sindaco Emma Perfetti che ci racconta le scelte fatte. La collezione è stata arricchita anche con altri elementi informativi, tenendo al centro del discorso la vita contadina e il paese nel ‘900. Così, accanto agli attrezzi agricoli, i finimenti per buoi, una collezione di ferri per cavalli, una curiosa trappola per talpe, aratri, strumenti di lavoro comuni, ma anche utensili per la casa, ci sono, proprio come un vecchio tinello, mobili antichi, ritrovati in locali comunali. Sono state esposte anche vecchie foto del paese, che erano conservate in luoghi diversi «e ritrovate nei cassetti del comune», commenta il sindaco Emma Perfetti. Tra tutte le foto, quella che ha suscitato maggior curiosità è sicuramente quella del piccolo ponte che congiungeva la villa storica con la parrocchiale e che nello stesso tempo costituiva l’ingresso di una cascina scomparsa. Come se a quel punto sparisse il paese e cominciasse la campagna, dove ora si è sviluppata un’ampia nuova parte di Castiraga Vidardo. Tra le foto che non si possono perdere appare anche la vecchia ponticella di collegamento sul Lambro, travolta non molti anni fa da una piena del Lambro e ora sostituita da un ponte più ampio e solido e poi i curiosi comignoli le foto del municipio in epoca fascista e la frana al cimitero del 1964. Compongono una parte a sé della mostra le lettere dei militari i ricordi delle guerre e il documento di attribuzione del gonfalone comunale da parte di Vittorio Emanuele III del 1939 riccamente fregiato e decorato su carta pergamena. Commenta il sindaco Emma Perfetti: «Per ora la mostra resterà in questo allestimento per almeno un mese. Abbiamo esposto il 50% di quello che i Pozzoli, famiglia contadina del paese, hanno affidato all’amministrazione comunale L’obiettivo è trovare una sistemazione definitiva, accessibile anche ai bambini, per questa esposizione che ricostruisce la storia del paese» . In attesa, complice anche la sagra, Castiraga Vidardo ha ritrovato parte del proprio passato.
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