Il Cittadino - Festival della Fotografia Etica

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MERCOLEDÌ 8 OTTOBRE 2014
il Cittadino
IL LIBRO
CULTURA&SPETTACOLI
PUBBLICATA LA NOVELLA DELLA LODIGIANA PAOLA FENINI, CRITICO D’ARTE E CURATRICE
DEL MUSEO ARCHINTI: FIABA MODERNA COSTELLATA DI RIFERIMENTI LETTERARI DEL PASSATO
Una “volpe” in un bosco di parole
«Un animale che possiede un grande
spirito di sopravvivenza» e che diventa
un simbolo per raccontare tante cose
FABIO RAVERA
n Una novella che procede cadenzata e musicale come un poema, in cui ogni parola è calibrata e
nasconde in sé molteplici significati. La volpe, opera prima in prosa
della lodigiana Paola Fenini, trent’anni, critico d’arte e curatrice del
Museo Ettore Archinti, è una storia
magica e complessa, una fiaba moderna costellata di riferimenti letterari del passato, di rimandi alla simbologia, alla numerologia, al mito.
In poco più di sessanta pagine, Paola Fenini crea un mondo sospeso tra
realtà e sogno, raccontando una
storia in cui la protagonista – la volpe, alter ego dell’autrice – cambia e
si trasforma, assumendo di volta in
volta fattezze animali, umane e addirittura vegetali. Una metamorfosi
continua che si rivela un viaggio alla
scoperta della natura che ci sta intorno, ma anche un percorso di iniziazione e di formazione per comprendere meglio la nostra esistenza
e la nostra stessa coscienza. Il racconto ha subito attirato l’attenzione
di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo,
scrittore-sognatore che ha fondato
Acquaviva, minuscola ma rivoluzionaria e stimatissima (anche da
grandi nomi) casa editrice milanese
che stampa libri in serie limitate,
spesso producendo pezzi unici.
«Ho scritto la novella sapendo già di
volerla pubblicare per Acquaviva –
racconta Paola Fenini -. Non l’ho
proposta a nessun altro editore, e
Giuseppe D’Ambrosio Angelillo
(anche autore dei disegni del volume) si è accorto di questo aspetto.
Gli è piaciuta molto la filosofia di
fondo della storia, la mia ricerca
personale, ritenendo La volpe un titolo adatto alla sua collana». Già tre
anni fa Paola si era affacciata al
mondo editoriale, pubblicando con
Linee Infinite la sua prima raccolta
poetica, Aloni. «La poesia è sempre
stata il mio campo d’elezione, è il
genere più vicino alla mia sensibilità. La volpe è nata di getto, in un mese, sulla scia della lettura di un racconto di Yeats scritto in prosa poeti-
PAOLA FENINI
La volpe
Ed. Acquaviva,
2014, pp 63,
10 euro.
In vendita
a Lodi al
Museo
Archinti in
viale Pavia;
a Milano
la prima
domenica
del mese
sul Naviglio
Grande; la
quarta in
piazza Diaz
ca». Che si tratti di un’opera non
convenzionale lo si capisce già dal
genere, la novella, una forma letteraria poco battuta ultimamente. Ma
ciò che colpisce è lo stile, una prosa
cesellata e raffinata che sconfina
nell’amata poesia. «Lo spazio della
storia è proprio quello di una novella. Nella prima parte ho utilizzato
una prosa ritmica, assonanzata.
Nella seconda invece la prosa diventa più secca, più cruda». In questo bosco affascinante di parole si
muove la volpe, «un animale che
possiede un grande spirito di sopravvivenza. Amo la natura e mi è
capitato di sentirmi in perfetta
unione con la sua bellezza». La volpe diventa così un simbolo per raccontare tante cose: «Alcuni argomenti sono difficile da affrontare
direttamente. Nella storia ci sono
tanti elementi simbolici, esoterici,
magici. Anche tutte le erbe citate
hanno un significato simbolico. Ricorre spesso il numero tre, come
quando la protagonista diventa una
sorta di vegetale rimanendo tre anni, tre mesi e tre giorni in un faggio,
proprio come i monaci tibetani che
si ritirano a meditare». Come scriveva Borges, ogni scrittore è autobiografico. E anche attraverso una
lettura attenta de La volpe si coglie
IL MUSEO
Vidardo
ritrova
la storia
di CRISTOFORO
VECCHIETTI
POESIA
E ARTE
Un primo
piano
di Paola
Fenini
questo aspetto: «La letteratura può
avere un ruolo di autocomprensione e autocoscienza. Chi scrive, a
mio parere, deve essere generoso e
condividere se stesso senza però
essere autoreferenziale. Attraverso
la simbologia ci si può raccontare: è
un archetipo, ma il valore dei simboli cambiano in base all’interpretazione di chi legge».
L’ANNIVERSARIO
LA BERGOGNONE
PREPARA LA FESTA
PER I SUOI PRIMI
QUARANT’ANNI
n I primi quarant’anni di “follia”
Bergognone. La nota scuola d’arte
lodigiana fondata da Angelo Frosio
si prepara a celebrare il grande traguardo con una serie di iniziative
collegate al tema di Expo 2015.
«Già negli scorsi anni, diversi eventi
realizzati dalla Bergognone hanno
avuto come tema centrale la sicurezza alimentare, lanciata da Frosio
come la vera grande sfida dell’arte
per il terzio millennio - spiega Matteo Vecellio, co-presidente della
scuola e direttore del Museo Folligeniali -. Per il 2015 stiamo organizzando un ciclo di incontri in cui inviteremo amici e collaboratori da tutto il mondo, da Chicago a Vilnius,
per progettare insieme agli artisti
Folligeniali i prossimi quarant’anni
della Bergognone». La grande avventura iniziò nel 1975, quando Fro-
sio raccolse nel suo garage un gruppo di giovani affascinati dal suo
modo di intendere l’arte. Oggi la
Bergognone apre le sue porte a tutti, in particolare a coloro che cercano un riscatto e una realizzazione
personale attraverso l’arte. A partire da sabato 11 partiranno i nuovi
c o r s i ( p e r i n fo , 0 3 7 1 . 3 2 8 4 1 ) :
espressione artistica (giovedì dalle
21 alle 23 e sabato dalle 15 alle 17),
restauro (14-17) e arte-gioco (mercoledì 16.45-18). «In quarant’anni la
scuola ha fatto sempre una stessa
cosa: cercare di seminare negli allievi il senso dell’arte, però non in
modo accademico o erudito, bensì
in termini umani e personali. La vera sfida che ha appassionato migliaia di allievi è stata quella di incarnare l’arte nella propria esperienza esistenziale, senza timore».
LA RASSEGNA n SI PUÒ COLLABORARE DA VOLONTARI ALL’ORGANIZZAZIONE DAL 17 AL 19 E DAL 24 AL 26 OTTOBRE
La fotografia fa appello agli “amici del festival”
n Ancora una decina di giorni
di attesa e poi si aprirà il sipario
sulla quinta edizione del Festival della fotografia etica, la manifestazione di respiro internazionale organizzata dal Gruppo
fotografico Progetto Immagine.
Per due fine settimana (dal 17 al
19 e dal 24 al 26 ottobre) Lodi
tornerà a vestire i panni della
capitale del fotogiornalismo
proponendo mostre, dibattiti,
incontri e workshop che quest’anno saranno incentrati principalmente sul tema dell’universo femminile e le sue problematiche. Intanto continua a
crescere il numero di visitatori
che quotidianamente navigano
sul sito internet della rassegna
(festivaldellafotografiaetica.it) e di coloro che hanno deciso di collaborare per rendere il
Festival ancora più ricco. Si
IMMAGINI
Tutto pronto
per la quinta
edizione del
Festival della
fotografia
etica a Lodi
tratta degli “Amici del Festival”,
una squadra di volontari che affiancheranno gli organizzatori
(anch’essi volontari) occupandosi di una parte non secondaria
della kermesse, dall’accoglien-
za al presidio delle sedi dove si
terranno le mostre. Iscriversi è
semplicissimo: basta accedere
al sito nell’apposita pagina web,
cliccare il link e compilare un
modulo per registrarsi. «Il Fe-
stival è un patrimonio della città
- spiega Alberto Prina, responsabile del Gruppo fotografico
Progetto Immagine -. Non lo organizziamo soltanto per soddisfare il nostro ego, ma soprattutto per dare un’opportunità in
più a chiunque abbia voglia di
misurarsi con le dinamiche e la
gestione di un evento di questo
genere». Finora la “raccolta” di
volontari sta andando alla grande: «Abbiamo ricevuto molte
adesioni dai lodigiani, ma anche
da persone che vivono fuori territorio: sono arrivate due richieste da Milano, tre da Reggio
Emilia e una da Brescia. Tutti
coloro che diventeranno “Amici
del Festival” potranno naturalmente visitare gratuitamente
tutte le mostre e riceveranno un
gadget speciale».
F. Rav.
n Finalmente riappare dopo
dieci anni la collezione Pozzoli
a Castiraga Vidardo. La collezione di attrezzi agricoli, costituente un piccolo museo, era
stata allestita in una sala del
comune, ma visitata da non
molti cittadini. Il nuovo allestimento nell’edificio che per i vidardesi è definito “l’ex posta”,
poco distante dal municipio, gli
ha ridato nuova vita. Visitiamo
la mostra con il sindaco Emma
Perfetti che ci racconta le scelte
fatte. La collezione è stata arricchita anche con altri elementi informativi, tenendo al
centro del discorso la vita contadina e il paese nel ‘900. Così,
accanto agli attrezzi agricoli, i
finimenti per buoi, una collezione di ferri per cavalli, una
curiosa trappola per talpe, aratri, strumenti di lavoro comuni,
ma anche utensili per la casa,
ci sono, proprio come un vecchio tinello, mobili antichi, ritrovati in locali comunali. Sono
state esposte anche vecchie foto
del paese, che erano conservate
in luoghi diversi «e ritrovate
nei cassetti del comune», commenta il sindaco Emma Perfetti. Tra tutte le foto, quella che
ha suscitato maggior curiosità
è sicuramente quella del piccolo ponte che congiungeva la
villa storica con la parrocchiale
e che nello stesso tempo costituiva l’ingresso di una cascina
scomparsa. Come se a quel
punto sparisse il paese e cominciasse la campagna, dove
ora si è sviluppata un’ampia
nuova parte di Castiraga Vidardo. Tra le foto che non si
possono perdere appare anche
la vecchia ponticella di collegamento sul Lambro, travolta
non molti anni fa da una piena
del Lambro e ora sostituita da
un ponte più ampio e solido e
poi i curiosi comignoli le foto
del municipio in epoca fascista
e la frana al cimitero del 1964.
Compongono una parte a sé
della mostra le lettere dei militari i ricordi delle guerre e il documento di attribuzione del
gonfalone comunale da parte
di Vittorio Emanuele III del
1939 riccamente fregiato e decorato su carta pergamena.
Commenta il sindaco Emma
Perfetti: «Per ora la mostra resterà in questo allestimento per
almeno un mese. Abbiamo
esposto il 50% di quello che i
Pozzoli, famiglia contadina del
paese, hanno affidato all’amministrazione
comunale
L’obiettivo è trovare una sistemazione definitiva, accessibile
anche ai bambini, per questa
esposizione che ricostruisce la
storia del paese» . In attesa,
complice anche la sagra, Castiraga Vidardo ha ritrovato parte
del proprio passato.