Università degli studi “Roma Tre” Corso di Laurea in Fisica a.a. 2014/2015 Prof. Giuseppe SCHIRRIPA SPAGNOLO Amplificazione Elettronica Esperimentazioni di Fisica III Il presente materiale riprende in parte informazioni, idee, trasparenze tratte da varie fonti e rielaborate ai fini del corso. Un generatore di tensione "ideale" fornisce una differenza di potenziale "indipendente" dal carico. In altre parole, "adegua" la corrente erogata in funzione del carico. Un generatore di corrente "ideale" fornisce una corrente "indipendente" dal carico. In altre parole, "adegua" la differenza di potenziale ai morsetti in funzione del carico. Un generatore ideale di tensione fornisce qualunque corrente necessaria per mantenere, ai suoi terminali, il livello di tensione specificato. Un generatore ideale di corrente fornisce qualunque tensione necessaria per mantenere, ai suoi terminali, il livello di corrente specificato. In teoria, sono in grado di fornire energia infinita Essi possono erogare e assorbire potenza. i v v i Assurdo fisico Assurdo fisico I segnali contengono informazioni riguardanti una varietà di cose e attività del nostro mondo fisico. Un segnale è una qualsiasi grandezza fisica che evolve nel tempo. I segnali sono quindi funzioni che hanno come dominio il tempo e come codominio l’insieme di tutti i valori che possono essere assunti dalla grandezza che costituisce il segnale. Per estrarre da un’insieme di segnali le informazioni d’interesse, l’osservatore (essere umano o “macchina”) deve elaborare il segnale in qualche maniera predeterminata. Un sistema di elaborazione di segnali opera trasformando uno o più segnali di ingresso in uno o più segnali di uscita. La trasformazione operata dal sistema può essere descritta matematicamente da un operatore. I sistemi elettronici ricevono informazioni dal mondo esterno attraverso i “sensori”. Questi dispositivi convertono la grandezza fisica di interesse (temperatura, pressione, suono, velocità di rotazione etc. … ) in segnali elettrici. Si sente parlare frequentemente di sensori e trasduttori, spesso si pensa che i due termini siano sinonimi. In realtà con il termine di trasduttore ci si riferisce ad un oggetto che è un po’ di più che non un semplice sensore. Sensore è un dispositivo meccanico, elettrico, chimico, ecc. , in grado di rilevare una certa grandezza fisica. Trasduttore è un apparecchio che serve a “trasdurre” (trasformare) una certa forma di energia in un’altra e a trasportarla da un punto ad un altro. Allo stato attuale della tecnologia, è sempre più frequente l’uso di “trasduttori”, in quanto è sempre più diffuso l’uso di strumentazione elettronica per effettuare misure di grandezze anche non elettriche. La trasduzione non è "soltanto" una trasformazione energetica; da un punto di vista generale l’energia che "fuoriesce" da un trasduttore non proviene dall’energia dello stimolo (sensore); in campo elettronico, l’energia "aggiuntiva" proviene dal sistema di alimentazione. Il segnale d’ingresso "codifica", con la propria informazione, l’energia dell’alimentazione. Ovviamente questo meccanismo non è esclusivo dei sistemi elettronici ma si applica a molti altri campi della tecnica e dei processi naturali. Tutti i trasduttori possono essere descritti, per quanto riguarda il segnale elettrico da essi fornito, da un semplice circuito elettrico equivalente. Il sensore si studia con un circuito elettrico che sintetizza le caratteristiche che hanno interesse per la successiva elaborazione elettronica del segnale. Circuito equivalente di Thévenin Sensore visto come generatore di tensione Circuito equivalente di Norton Sensore visto come generatore di corrente es(t) ed is(t) rappresentano generatori “ideali” di tensione e corrente. RS rappresenta la resistenza (impedenza) con cui il “sensore” si presenta al successivo stadio elettronico. Da un punto di vista concettuale, la più semplice elaborazione di un segnale consiste nella sua amplificazione. La necessità dell’amplificazione deriva dal fatto che i trasduttori forniscono segnali “deboli” (sotto il profilo energetico). Molto spesso i segnali dei trasduttori sono confrontabili con eventuali disturbi estranei al processo o alla grandezza di interesse. L’elaborazione di un segnale è più semplice se la sua ampiezza è significativamente più grande del rumore. Il blocco funzionale che realizza questo obiettivo è detto amplificatore di segnale. Poiché è necessario che l’informazione contenuta nel segnale non venga alterata e che non venga introdotta informazione "estranea", l’amplificatore deve essere lineare. In altre parole il segnale d’uscita deve essere, a parte l’ampiezza, una replica esatta di quello presente in ingresso. L’amplificazione è un “processo” molto utilizzato in molti campi della tecnica e della “natura”. Per amplificazione si intende un processo che porta ad “ingrandire” la grandezza “elaborata”. Per attenuazione si intende un processo che porta ad “rimpicciolire” la grandezza “elaborata”. Ci sono molte forme di amplificazione “non‐elettronica”. In elettronica, per amplificazione si intende un'amplificazione della "potenza". Molto spesso parleremo di amplificazione di tensione o di corrente; in tutti questi casi è sottinteso che un amplificatore "elettronico" è tale se la potenza in uscita è "maggiore" di quella fornita dal segnale che viene amplificato. Un’amplificazione di potenza non è possibile in un sistema che trasforma direttamente un tipo di energia in un altro. Per semplici considerazioni termodinamiche, in un sistema isolato, l’energia ottenuta all’uscita non può essere superiore all’energia dell’entrata. Come è possiamo effettuare un'amplificazione della potenza? Bisogna prelevare energia da una sorgente "ausiliaria". Dal un punto di vista generale l’energia che "fuoriesce" da un "amplificatore" non proviene dall’energia dello stimolo (sensore); in campo elettronico, l’energia "aggiuntiva" proviene dal sistema di alimentazione. Il segnale d’ingresso (quello proveniente dal sensore) "codifica", con la propria informazione, l’energia dell’alimentazione. Ovviamente questo meccanismo non è esclusivo dei sistemi elettronici ma si applica a molti altri campi della tecnica e dei processi naturali. A titolo di esempio consideriamo il sistema dei visione degli invertebrati. In questo caso, l’energia del segnale nervoso (quella presente nel nervo ottico) non proviene dall’energia dello stimolo (energia dei fotoni incidenti); essa è prodotta da azioni metaboliche che creano dei potenziali elettrochimici a livello della membrana plasmatica (membrana cellulare dei recettori). Agendo sui recettori, l’energia dello stimolo sensoriale mette in moto un meccanismo che, liberando una parte dell’energia accumulata sulla membrana, produce un cambiamento specifico del potenziale elettrico; questo spiega perché l’energia del segnale nervoso possa superare l’energia dello stimolo. Nei bastoncelli della retina, la risposta ad un solo fotone può implicare un’energia che è 105 volte più grande dell’energia del fotone stesso; questo è il meccanismo che sta alla base dell’amplificazione di potenza. vout Amplificatore di tensione (Av ) vin iout Amplifizazione di corrente (Ai ) iin Pout Amplificazione di potenza (Ap ) Pin A vout vin Simbolo circuitale di un amplificatore Ribadiamo: affinché si possa parlare di amplificatore elettronico, è indispensabile che l'amplificazione di potenza sia Ap > 1. La tensione (o corrente) d’uscita è correlata alla tensione (o corrente) d’ingresso mediante un parametro di guadagno (A‐ amplificazione). Se il segnale d’uscita è direttamente proporzionale a quello d’ingresso (forma del segnale identica a quella dell’ingresso) siamo di fronte ad un amplificatore lineare. L’amplificatore è unidirezionale se le grandezze elettriche d’ingesso non dipendono dalle grandezze elettriche d’uscita. Il simbolo circuitale, di un amplificatore unidirezionale, è un triangolo che fornisce un’indicazione visiva del flusso del segnale. Solitamente uno dei due terminali d’ingresso è connesso a uno dei terminali d’uscita ed entrambi sono collegati al potenziale di riferimento (terra o massa). La tensione (o corrente) d’uscita è correlata alla tensione (o corrente) d’ingresso mediante un parametro di guadagno. La porta d'ingresso di un amplificatore "unidirezionale" può essere "adeguatamente" modellizzata con una semplice impedenza: l'impedenza d'ingresso. amplificatore Vin Trascurando gli effetti reattivi, la porta d'ingresso può essere modellizzata da una resistenza d'ingresso. Rin Il guadagno di un amplificatore elettronico può essere "modellizzato" con un generatore controllato dalla grandezza d'ingresso. Generatore di corrente controllato in corrente Generatore di corrente controllato in tensione Generatore di tensione controllato in corrente Generatore di tensione controllato in tensione La porta d'uscita di un amplificatore può essere "adeguatamente" modellizzata con un generatore di tensione con in serie un'impedenza o con un generatore di corrente con in parallelo un'impedenza. Il generatore collegato alla porta d'uscita è un generatore controllato dalla grandezza presente nella porta d'ingresso. Amplificatore di tensione Un amplificatore di tensione può essere rappresentato schematicamente dal circuito equivalente riportato nella figura seguente. Esso è caratterizzato da un generatore di tensione controllato in tensione. Tale generatore ha un guadagno di tensione a vuoto Avo (guadagno di tensione con il carico RL sconnesso). Nello schema circuitale, Rin e Rout sono, rispettivamente, la resistenza d’ingresso e d’uscita dell’amplificatore. Amplificatore di tensione vout Avo vin iout 0 Avo: guadagno in tensione a circuito aperto (iout = 0 ). ... continua: Amplificatore di tensione Considerando il partitore d’ingresso all’amplificatore, il segnale di tensione che viene amplificato risulta essere: vin vS Rin RS Rin ... continua: Amplificatore di tensione Affinché il segnale di tensione erogato dal sensore possa essere correttamente amplificato, senza essere attenuato dalla partizione resistiva di ingresso, l’impedenza di ingresso dell’amplificatore (Rin) dovrebbe essere infinita o con valore tale che Rin >> Rs . La resistenza d’ingresso dell’amplificatore deve essere molto maggiore della resistenza caratteristica RS del sensore a cui è collegato. vin vS Rin RS Rin ... continua: Amplificatore di tensione Un amplificatore di tensione non deve solo rilevare senza significativa “perdita” il segnale presente in ingresso, ma deve anche erogare al carico il segnale amplificato. Anche in questo caso, se il circuito d’uscita dell’amplificatore è rappresentato con il circuito equivalente di Thévenin, la tensione che si sviluppa ai capi del carico RL, è data da: vout RL Avo vin RL Rout ... continua: Amplificatore di tensione Affinché ai capi del carico si riesca a sviluppare la massima tensione disponibile, pari a vout = Avo ·vin occorre che Rout << RL . Ovvero, l’uscita di un amplificatore di tensione deve avere un’impedenza (Rout ) molto più bassa delle impedenze dei carichi a cui detto amplificatore è connesso. Questa considerazione si esprime anche dicendo che un amplificatore di tensione deve erogare il segnale in uscita con un’impedenza la più bassa possibile, dal punto di vista pratico Rout << RL. vout RL Avo vin RL Rout ... continua: Amplificatore di tensione In conclusione, affinché un amplificatore possa pilotare un carico con il segnale proveniente dal sensore e che la sua amplificazione sia indipendente dal sensore e dal carico (guadagno che dipende soltanto dall’amplificatore) si deve avere che: Rin >> RS (Rin → ∞ ) e Rout << RL (Rout → 0 ) . Consideriamo in ingresso un sensore “rappresentato” con il circuito equivalente di Norton. Amplificatore di corrente iout Aic iin v out 0 ... continua: Amplificatore di corrente Un amplificatore di corrente è normalmente utilizzato per fornire un grande guadagno in corrente e, in genere, un modesto/trascurabile guadagno in tensione. La corrente d’uscita iout di un amplificatore di corrente può essere ottenuta con la regola del partitore di corrente come: iout Rout Aic iin Rout RL ... continua: Amplificatore di corrente iout Rout Aic iin Rout RL Rs iin is Rs Rin iout Rout Aic iin Rout RL iin Rs is Rs Rin iout iout iin Aic Rs Rout Aic Ai = is iin is Rs Rin Rout RL 1 Rin Rs 1 RL Rout ... continua: Amplificatore di corrente iout iout iin Aic Rs Rout Aic Ai = is iin is Rs Rin Rout RL 1 Rin Rs 1 RL Rout La resistenza d’ingresso Rin e un piccolo valore della resistenza d’uscita Rout riducono il guadagno di corrente effettivo Ai . Quindi un amplificatore di corrente dovrebbe avere una resistenza d’ingresso Rin molto più piccola della resistenza del generatore, cioè Rin << Rs . Inoltre, la riduzione di guadagno può essere minimizzata progettando un amplificatore tale che RL /Rout sia piccolissimo, cioè Rout >> RL. Con queste ipotesi si ha: iout Ai is Aic is Un amplificatore che ha una tensione come segnale d’ingresso e fornisce una corrente quale segnale d’uscita è detto amplificatore a transammettenza. Esso può essere rappresentato (come circuito d'uscita) da un generatore di corrente controllato in tensione. Il parametro di guadagno, rapporto fra la corrente d’uscita di corto circuito e la tensione d’ingresso, prende il nome di transammettenza di cortocircuito Gmc . ... continua: Amplificatore a transammettenza Gmc iout vin vout 0 Transammettenza in corto circuito (vout = 0 ). ... continua: Amplificatore a transammettenza Utilizzando la regola del partitore di corrente, la corrente d’uscita iout si può esprimere come: iout Rout Gmc vin Rout RL ... continua: Amplificatore a transammettenza iout Rout Gmc vin Rout RL Rin vs poiché vin Rin RS iout Gmc Rout Rin Gmc Gm vs Rout RL Rin RS 1 RL Rout 1 RS Rin ... continua: Amplificatore di transammettenza iout Gmc Gm vs 1 RL Rout 1 RS Rin La resistenza RS e la resistenza RL riducono la transconduttanza effettiva Gmc . Quindi un amplificatore transconduttivo dovrebbe avere un’alta resistenza d’ingresso Rin così che Rin >> Rs e anche un’altra resistenza d’uscita Rout così che risulti Rout >> RL. Pertanto un amplificatore transconduttivo ideale è caratterizzato da Rout = e Rin = . Con queste ipotesi si ha: iout Gm vs Gmc vs Convertitore corrente-tensione Amplificatore a transimpedenza Il segnale d’ingresso di un amplificatore di transimpedenza è costituito da un generatore di corrente e la sua uscita da un generatore di tensione. Questo tipo di amplificatore può essere rappresentato da un generatore di tensione controllato in corrente. Tale generatore presenta un guadagno di tensione Zmo che è il rapporto fra la tensione d’uscita a circuito aperto e la corrente d’ingresso. ... continua: Amplificatore a transimpedenza Z mo vout iin iout 0 Transimpedenza a circuito aperto (iout = 0 ). ... continua: Amplificatore a transimpedenza La tensione d’uscita vout è legata a iin mediante la relazione: vout RL Z mo iin RL Rout ... continua: Amplificatore a transimpedenza vout RL Z mo iin RL Rout Rs poiché iin is Rs Rin vout Z mo RL Rs Z mo Zm is RL Rout Rs Rin 1 Rout RL 1 Rin Rs ... continua: Amplificatore a transimpedenza vout Z mo Zm is 1 Rout RL 1 Rin Rs Un amplificatore a transimpedenza dovrebbe avere una bassa resistenza d’ingresso Rin così che risulti Rin << Rs . Inoltre dovrebbe avere, anche, una bassa resistenza di uscita Rout così che risulti Rout << RL. Pertanto un amplificatore a transimpedenza ideale è caratterizzato da Rin = 0 e Rout = 0 . Con queste ipotesi si ha: vout Z m is Z mo is Consideriamo un amplificatore con all’ingresso una tensione vin . Se il sistema fornisce una tensione d’uscita vout , che è una replica fedele e amplificata di vin , l’amplificatore ha un guadagno di tensione AV definito come: tensione d'uscita vout Guadagno di tensione AV tensione d'ingresso vin Per amplificatori lineare la caratteristica di trasferimento è una linea retta con pendenza AV . Amplificatore: guadagno di corrente Consideriamo un amplificatore con all’ingresso una corrente IN . Se il sistema fornisce, al carico RL , una corrente d’uscita IOUT , l’amplificatore ha un guadagno di corrente AI definito come: corrente d'uscita I OUT Guadagno di corrente AI corrente d'ingresso I IN Nel caso di amplificatori lineari la caratteristica di trasferimento, anche in questo caso, è una linea retta con pendenza Ai . Per gli amplificatori lineari il guadagno in continua è uguale a quello per piccoli segnali. Ai iout iin I out I in AI Un amplificatore fornisce al carico, in generale, una potenza maggiore di quella assorbita dall’ingresso. Pertanto un amplificatore è caratterizzato da guadagno di potenza Ap definito come: Guadagno di potenza A p potenza d'uscita PL v i OUT OUT Av Ai potenza d'ingresso PIN v IN i IN Il guadagno di potenza è il prodotto del guadagno di tensione per il guadagno di corrente. Il decibel è la decima parte dell’unità di una scala logaritmica per la misura di potenza, usata in acustica, nella teoria delle comunicazioni e in elettronica in genere. In acustica viene usata per il fatto che la sensibilità dell’orecchio umano è logaritmica, in teoria delle comunicazioni è usata in quanto, se il guadagno di ogni singola parte di un sistema composto da circuiti in cascata è valutato in scala logaritmica, il guadagno totale è ottenuto sommando i singoli guadagni. In elettronica viene usata per l’analisi della risposta in frequenza dei circuiti. L’unità di misura di tale scala logaritmica, il bel (B), è troppo grande nelle misure d’uso comune, pertanto viene comunemente usato il decibel (dB) che viene definito come un rapporto di due potenze: P (potenza da misurare) e Pr (potenza di riferimento). E’ una unità di misura relativa, quindi è sempre necessario specificare il valore della grandezza di riferimento. I guadagni di un amplificatore sono espressi come rapporti adimensionali (vout/vin per il guadagno di tensione, iout/iin per il guadagno di corrente, Pout/Pin per il guadagno di potenza). Tali valori sono normalmente molto grandi, ovvero si estendono su vari ordini di grandezza. Risulta quindi poco agevole fare dei grafici di confronto fra tali guadagni e altri parametri. Anche per questo motivo normalmente le amplificazioni (o guadagni) sono espressi in scala logaritmica. PL Guadagno di potenza in dB 10log Ap 10log PIN 2 vOUT RL vOUT RL 10log 2 20log 10log vIN Rin vIN RIN vOUT 20log Av Guadagno di tensione in dB 20log vIN Il guadagno in potenza può essere espresso anche in funzione delle correnti d’ingresso e d’uscita, cioè: Guadagno di potenza in dB 2 PL iOUT RL io RL 10log Ap 10log 10log 2 20log 10log PIN iIN Rin ii Ri iOUT 20log Ai Guadagno di corrente in dB 20log iIN Un amplificatore necessita di una alimentazione in continua. In questo modo si determina un punto di lavoro che consente una variazione dell’uscita in corrispondenza di una piccola variazione in ingresso. L’alimentazione (o alimentazioni) in continua fornisce l’energia al carico; comunque una parte di energia viene dissipata sotto forma di calore all’interno dell’amplificatore stesso. La tensione d’uscita dell’alimentatore non può essere superiore al limite di saturazione positiva VOUT(max) e non può essere inferiore al limite di saturazione negativa VOUT(min) . Il valore di saturazione VOUT(max) è, in genere, minore di 1 o 2 V del valore di VCC , mentre il valore di VOUT(min) è maggiore di 1 o 2 V del valore di -VEE ; ciò è dovuto ai circuiti interni dell’amplificazione. Per evitare distorsioni del segnale d’uscita, il segnale d’ingresso deve essere compreso nell’intervallo: VOUT (min) AV vIN VOUT (max) AV Se l’amplificatore opera nei limiti di saturazione, il guadagno è lineare. Il guadagno di un amplificatore può dipende in modo significativo dai parametri dei dispositivi attivi che lo compongono e quindi dal loro punto di riposo. Si pone il problema di realizzare amplificatori nei quali il guadagno non dipenda praticamente dai parametri dei dispositivi attivi, ma soltanto da componenti molto stabili nel tempo, ad esempio da resistori. I circuiti che realizzano ciò si basano su un principio generale valido per molti altri campi di applicazione: il principio della retroazione. A catena aperta u(t) Gc(s) Gp(s) y(t) A retroazione r(t) + _ Gc(s) Gß(s) y(t) Meccanismi di controllo: il principio della retroazione (feedback) Il feedback, o retroazione, è la capacità dei sistemi dinamici di tenere conto dei risultati del sistema per modificare le caratteristiche del sistema stesso. I sistemi a FEEDBACK NEGATIVO agiscono sempre DIMINUENDO il SEGNALE DI ERRORE e non necessariamente la VARIABILE SOTTO CONTROLLO. I sistemi a FEEDBACK POSITIVO agiscono AUMENTANDO il segnale di errore. Essi sono instabili, in generale non si usano come controllo. Sistema automatico di controllo • Controllo della temperatura di una stanza Gli amplificatori a retroazione utilizzano la reazione negativa per mantenere costante, istante per istante, il rapporto fra il segnale di uscita e quello di ingresso (in altre parole mantenere costante il guadagno). Qualsiasi sistema lineare retroazionato può essere ricondotto al seguente schema: Amplificatore con guadagno G Rete di feedback blocco di confronto (sottrazione) Se è positivo, cioè se i segnali nel blocco di confronto si sottraggono, la retroazione viene chiamata negativa. Consideriamo vIN la tensione d’ingresso dell’amplificatore retroazionato. In base allo schema, si vede che una tensione ·vOUT viene sottratta al segnale di ingresso (vIN) in modo che il segnale presente in ingresso all’amplificatore non retroazionato sia: ve = vIN - vOUT . Sapendo che vOUT = G·ve , possiamo scrivere: vOUT G ve G vIN G vOUT vOUT G vIN 1 G vOUT G ve G v IN G vOUT vOUT G G v IN 1 G ( feedback ) vOUT v IN G 1 G Il guadagno dell’amplificatore con retroazione. Questo guadagno può essere maggiore o minore di G a seconda se che sia positivo o negativo. Il guadagno dell’amplificatore con retroazione (amplificatore con feedback) è: vOUT G ( feedback ) G v IN 1 G Consideriamo il caso di 1 feedback negativo (o 1 controreazione) in cui è G positivo. Nell'ipotesi di guadagno dell’amplificatore ad anello aperto (G ) molto grande, avremo G >> 1 . 1 1 ( feedback ) Con questa ipotesi, il lim G lim G G 1 guadagno dell’amplificatore G con feedback diventa: G ( feedback ) 1 Significa che il guadagno dipende soltanto dalle proprietà della rete di feedback. Quest’ultima è quasi sempre una semplice combinazione di resistenze e/o condensatori. Perciò il guadagno non dipende più dalle variazioni dei parametri dei transistor che fanno parte dell’amplificatore. In aggiunta a questo favorevole miglioramento in termini di stabilità, si nota che per calcolare il guadagno bastano i valori della sola rete di feedback. I vantaggi della controreazione si ottengono a prezzo di un guadagno più basso. Ciò tuttavia non costituisce un serio problema perché negli amplificatori si ottengono facilmente guadagni molto elevati. Consideriamo adesso che, per un motivo qualsiasi, il guadagno ad anello aperto dell’amplificatore (G ) subisca una variazione G . Conseguentemente, cambia anche il guadagno ad anello chiuso ( G (feedback ) ). G( feedback ) G ? rispetto a ( feedback ) G G G ( feedback ) 1 G G 1 2 2 G 1 G 1 G G( feedback ) G ( feedback ) G 1 1 G 1 G 1 G G G ( feedback ) G ( feedback ) 1 G 1 G G Se un amplificatore viene controreazionato (β positivo) le variazioni del suo guadagno vengono attenuate di un fattore pari a (1+βG). Ciò ci consente di avere amplificatori meno sensibili a fattori esterni (amplificatori più stabili).
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