Lavoro definitivo Monte Cucco

5 – 10 maggio 2014 Parco del Monte Cucco (PG) Classe 4A SA APPENNINO UMBRO -­‐ MARCHIGIANO L'Appennino umbro-­‐marchigiano è una parte della catena degli Appennini, in parNcolare un traOo dell'Appennino centrale, che interessa l'Umbria e le Marche. Lungo circa 200 km, è composto principalmente da rocce sedimentarie deposte nell'anNco oceano TeNde durante il Mesozoico. L’orogenesi deriva dal movimento verso nord della Placca africana, la sua collisione con la Placca euroasiaNca, e la subduzione di quella Africana soOo quella Europea. Delimitato a nord dal Monte Nerone e a sud dai MonN Sibillini, questo seOore presenta diverse catene parallele, tuOe con vergenza verso il mare AdriaNco, formatesi a causa delle forze di compressione subite da sud-­‐ovest. CORTI STEFANO 4ASA 7 maggio 2014 MONTE CUCCO Foto scaOata presso strada parco regionale del Monte Cucco Il Monte Cucco fa parte dell’appennino umbro-­‐marchigiano ed è definito “cucco” ossia zucca, vuoto, proprio perchè presenta al suo interno numerose groOe formatesi tramite processi di epigenesi ed ipogenesi. Quella ipogeneNca è una teoria formulata proprio aOraverso lo studio delle groOe interne al monte. Le rocce sono in neOa prevalenza calcaree, è possibile riconoscere straN di calcare massiccio, scaglie e marne. Dal punto di vista orogeneNco e della teoria della teOonica a zolle, rappresenta il limite orientale della placca africana, al confine con la placca euroasiaNca. il monte inoltre è ricoperto da un’importante faggeta, presente grazie al microclima Npicamente montano che influenza l’area del parco. ValenNna Gaddi 4A SA 06/05/2014 Monte Cucco (PG) LA FAGLIA DEL MONTE CUCCO Sul versante occidentale del Monte Cucco inizia una faglia lunga 40 km (appenninica, cioè ad andamento longitudinale) che aOraversa il territorio appenninico in tuOa la sua lunghezza, in direzione nord-­‐sud. La faglia segna il confine tra la placca euroasiaNca e quella africana. È una faglia di Npo trascorrente destra, ovvero lungo la quale il movimento di scorrimento dei labbri è stato prevalentemente orizzontale in direzione destra. E’ questa la principale fraOura presente nei rilievi del Parco, lungo la quale si sono sviluppate le morfologie superficiali e profonde più speOacolari come la Forra di Rio Freddo, le groOe e la serie straNgrafica calcarea di origine sedimentaria marina caraOerisNca dell’Appennino Umbro – Marchigiano. L’Appennino umbro-marchigiano e le
Prealpi lecchesi
www.grassilecco.gov.it
USCITA DIDATTICA 4 ASA
5-10 Maggio 2014
Il carsismo del monte Cucco e delle Grigne
Il monte Cucco si presenta a noi come un complesso intreccio di grotte, che sono
centinaia, di ogni forma e dimensione, tutte di grande interesse geologico e
geomorfologico. Di natura calcareo-sedimentaria, è interessato per l’intero volume da
fenomeni carsici i quali, in modo analogo alle Prealpi, svolgono un importante ruolo
nella raccolta della acque
piovane. Viste le migliori di
condizioni di accessibilità e
temperatura, unite ad una
maggiore estensione, le grotte
del monte Cucco presentano
però fenomeni idrologici più
Sorgente favorevoli ad essere analizzati.
Scirca Un’analogia ben visibile tra i
due sistemi montuosi è
rappresentata dalla sorgente
Scirca, alla base del monte
Cucco, e di Fiumelatte, ai piedi della Grigna.
Nelle Prealpi, i fenomeni carsici interessano principalmente l’area chiamata Moncodeno,
facente parte del Grignone, (sistema delle Grigne).
Se le grotte del Moncodeno non godono della stessa importanza di quelle dell’Appenino,
le doline e I campi solcati
rappresentano, però, qui il
fenomeno carsico ben più
rilevante.
Infine, poiché le formazioni
calcaree presentano in
questi due luoghi
stratificazioni ben differenti,
si può affermare che,
nonostante la comune
composizione carbonatica,
le rocce del monte Cucco e
della Grigna si siano formate
indifferenti condizioni di
sedimentazione, quindi in
bacini oceanici che hanno
seguito diversi sviluppi
geologici.
Michele Miani Jessica Calviello 4 A SA 18/05/2014
Grotta del Monte Cucco, Umbria
La grotta del Monte Cucco, con i suoi 30
km di gallerie e con una profondità
massima di più di 900 m è uno dei sistemi
ipogei più importanti in Europa e
sicuramente tra i più noti e studiati nel
mondo.
Gli 800 metri percorribili da tutti, regalano
al visitatore un'esperienza unica, un
percorso che si snoda tra gallerie, ampie
sale, cunicoli, stallatiti e stalagmiti.
Già nel 1500 arrivarono i primi curiosi
esploratori, ma l'esplorazione più
importante avvenne a fine 800 a opera di
Giambattista Miliani.
Questa grotta grazie al suo sistema
carsico si presta bene per lo studio dei
fenomeni della speleogenesi e per quelli
dell'idrologia sotteranea.
Daniele Ronchee, 4A SA GroOa del monte Cucco, Umbria
CARSISMO
08/05/2014 Con il termine carsismo si intende l’aevità chimica esercitata dall’acqua su rocce calcaree, sia di corrosione che di precipitazione. Nel monte Cucco le groOe carsiche si originano secondo due Npi di processo: -­‐origine epigenica: l’acqua che, combinata con l’anidride carbonica forma acido carbonico (acido debole), corrode lentamente le rocce calcaree all’interno della montagna (le soluzioni sono trasportaN fuori dalle groOe dall' acqua), creando, nel tempo, grandi groOe; -­‐origine ipogenica: fluidi termali fortemente acidi (acido solforico, acido forte) risalendo dalle parN profonde della crosta terrestre corrodono le rocce dal basso. Il carsismo opera anche nel verso opposto, ovvero formando struOure interne alle groOe come stalaeN e stalagmiN. La reazione chimica che descrive il processo carsico, sia costruevo che distruevo, è la seguente: Davide Bassani 4°A-SA
18-05-2014
Grotta del Monte Cucco, Costacciaro (PG), Umbria
L’ immagine rappresenta delle stala34, ossia delle rocce carbonaNche accresciute in situ, tramite lento gocciolamento di acque sature di bicarbonato di calcio. Sono concrezioni Npiche delle groOe carsiche, e presentano al loro interno un canale aOraverso cui percola l’acqua. Le acque meteoriche, infae, infiltrandosi nelle cavità e spandendosi in un soelissimo velo, perdono acqua e anidride carbonica, e il bicarbonato di calcio presente in soluzione si trasforma in carbonato di calcio insolubile, cioè precipita, formando la concrezione calcarea ed accrescendo la stalaete. L’ equazione seguente esemplifica il processo: Ca++ + 2HCO3-­‐ D CaCO3↓+ H2O + CO2 Ad ogni stalaete corrisponde sul pavimento della groOa una stalagmite, che si accresce con lo stesso procedimento, grazie alla soluzione di bicarbonato che gocciola dal soffiOo. Dopo parecchi anni, la stalaete può unirsi alla stalagmite, dando così origine a una colonna. Andrea Uccelli IV A sa 7 maggio 2014 Gro7a del Monte Cucco – Sala della Ca7edrale Il carsismo è un processo di erosione/precipitazione causato da agen4 esogeni, quali le acque meteoriche; esse sono infae ricche di anidride carbonica e scorrendo in superficie corrodono lentamente le rocce calcaree ma poi altrove FOTOGRAFIA creano, con un processo inverso, la deposizione di calcare (ad es. stalaeN e stalagmiN). Col passare del tempo le acque piovane penetrano in profondità, infiltrandosi per vie di penetrazione spesso impostate su linee di faglia, come è il caso del Monte Cucco. L’erosione dà luogo a speOacolari formazioni nel soOosuolo (groOe, gallerie soOerranee): Monte Cucco presenta un’intensa aevità carsica soOerranea, con 20 km di gallerie già scoperte. In più, la parNcolarità delle forme di alcune groOe, come la sala della Ca7edrale (che si innalza per oltre 40 metri ed è l’esempio più significaNvo del lungo processo erosivo) rende questo sito famoso al mondo per aver definito la rivoluzionaria teoria ipogene4ca del carsismo: un processo erosivo causato da fluidi acidi caldi ipogei, di provenienza magmaNca. Giulia Panunzio 4^A SA 18/05/2014 GroOe del Monte Cucco, Umbria Le stalagmiN (in figura) sono concrezioni minerali, per lo più calcaree, che si LE STALAGMITI formano sul suolo di ampie cavità rocciose; esse possono presentare diverse struOure a cupola: in questo caso a “splash”, perché la goccia d’acqua che arriva da una considerevole altezza, toccando il suolo schizza e le sue molecole si dispongono radialmente. Le stalagmiN si formano in seguito alla precipitazione di CaCO 3 : le acque meteoriche, che infiltrandosi giungono in una cavità, liberano l’anidride carbonica in esse contenuta e il bicarbonato di calcio solubile si trasforma in carbonato insolubile, che precipita come calcite. Le stalagmiN crescono spesso soOo una stalaete, dalla quale provengono le gocce di acqua ricche di ioni Ca++ e [HCO3]-­‐ , dopo aver già depositato della calcite e aver così accresciuto la stalaete.. L’origine delle stalagmiN nelle groOe del Monte Cucco è dovuta anche ad un processo ipogenico: tale meccanismo prevede la dissoluzione delle rocce calcaree per l'azione di fluidi termali, fortemente acidi, risalenN dalle parN profonde della crosta terrestre e quindi la formazione di stalagmiN “dal basso verso l’alto”. Giulia Fagnoni 4ASA – 9 maggio 2014 Gro7a Aperta nei pressi del monte Nerone Il cedimento della groOa fu causato da una conNnua azione erosiva degli agenN esogeni che portarono ad un progressivo assoegliamento dello spessore del soffiOo ed al suo successivo cedimento. L’immagine sopra mostra l’interno di una groOa aperta di notevole altezza, un tempo chiusa (infae era una groOa). Questo si può dedurre dall’arco iniziale (foto a destra) che lascia intendere l’azione corrosiva compiuta in passato da un fiume (teoria epigenica). Si pensa che un tempo questa groOa fosse collegata alla soOostante groOa delle Farfalle aOraverso un apertura ora chiusa. Curiosità: Le pareN di questa groOa vengono spesso uNlizzate dagli speleologi come esercitazione, poiché presentano le stesse condizioni di una groOa chiusa. Simone Scalzi
4Asa
9 maggio 2014
GROTTA DELLE FARFALLE Questa groOa di media ampiezza è stata formata in modo epigenico, a causa dello scorrimento di un fiume (come è osservabile dall'angusto ingresso), ma anche ipogenico aOraverso l'azione corrosiva dei gas acidi provenienN dal suolo.
Grazie al suo clima mite e costante (15 °C circa) possiamo trovare sei diverse specie di pipistrelli e una parNcolare salamandra piuOosto rara, del genere Speleomantes che, come tue gli anfibi, respira aOraverso la pelle e grazie al suo colore si mimeNzza bene con il terreno. All' interno della groOa sono state ritrovate punte di freccia che tesNmoniano la presenza dell'uomo in SimoneTesta
4^A sa
06/05/2014
Umbria, Alta valle del Rio Freddo
L’immagine mostra le acque del Rio Freddo, che fa da confine naturale fra Umbria e Marche. Come si può notare dalla presenza di straNficazioni, le rocce della parete sono sedimentarie. In parNcolare, la formazione che si disNngue più facilmente nel paesaggio, oltre ai vari Npi di calcare, è la selce. Questa roccia sedimentaria si forma in due modi: 1-­‐ Per accumulo di resN di scheletri e gusci silicei di diatomee, radiolari e spugne. 2-­‐Per segregazione e accumulo di silice proveniente da rocce terrigene o carbonaNche. La peculiarità di questa roccia è che, essendo estremamente compaOa e dura, è molto resistente all’erosione. Per questa ragione il leOo di questo fiume è quasi totalmente di selce, che è impermeabile, al contrario del calcare, di cui sono fae gli altri straN. Andrea Anghileri Parte iniziale Classe 4 ASA FORRA DEL RIO FREDDO 8 maggio 2014 Parte finale La forra di monte Cucco è un’insenature scavata nella roccia del Monte Cucco dal torrente Rio Freddo. Si sviluppa per oltre tre chilometri in lunghezza e trecentocinquanta metri di dislivello tra il suo inizio e la sua fine. Si traOa di un Npico esempio di quella che è l’azione erosiva dell’acqua sulle rocce carbonaNche che cosNtuiscono la montagna. Luca Pozzi 4A SA Costacciaro, Umbria
08/05/2014 IDROLOGIA DEL MONTE CUCCO
La figura (in pianta) mostra l'indipendenza tra spar4acque superficiale e spar4acque so7erraneo nell'area del Monte Cucco. La linea traOeggiata rossa, con direzione NO-­‐SE, che segue la traieOoria individuata dalle veOe dei rilievi, rappresenta lo sparNacque superficiale Tirreno-­‐
AdriaNco (limite dei bacini idrografici, rispeevamente il Nrrenico soOo e l’adriaNco sopra la linea). Le aree colorate, invece, rappresentano i tre principali bacini idrogeologici della zona: quello del Rio Freddo (in arancione), quello della sorgente Scirca (in azzurro) e quello delle sorgenN delle Lecce e del Sodo (in verde). Come si può notare, le acque dei bacini in azzurro e in verde, pur avendo le falde che le contengono anche sul versante adriaNco, confluiscono nel Mar Tirreno. Questa discrepanza tra quanto osservabile in superficie e quanto avviene nel soOosuolo è da aOribuire ai fenomeni carsici che caraOerizzano la zona: le numerose groOe soOerranee, scavate nelle rocce calcaree, consentono all'acqua che filtra nel soOosuolo sul versante NE del Cucco (rivolto verso l'AdriaNco) di alimentare le sorgenN che si trovano sul versante SO (rivolto verso il Tirreno). Panzeri Denise 4 Asa 09/05/14 Sorgen4 permanen4 e sorgen4 di troppo pieno del Monte Cucco Le sorgen4 permanen4 (o perenni) sono così denominate, perché il terreno sopra la falda è talmente compaOo che l’acqua resta “imprigionata”: perciò scorre molto lentamente (questo fa sì che possa anche depurarsi); successivamente confluisce nel bacino idrico soOostante, reso impermeabile dalle rocce marnose. L'affioramento delle acque – ovvero la formazione della sorgente – non è dovuto solo all'innalzamento della falda freaNca, nei periodi di maggiore confluenza di acqua, ma anche al trabocco in conseguenza dell'ostacolo rappresentato dalla minore porosità dei sedimenN soOostanN. Le sorgen4 di troppo pieno (deOe anche temporanee) sono tali, perché si formano solo quando la falda presente nel soOosuolo è piena d’acqua e la pressione esercitata su di essa è abbastanza alta per far si che l’acqua fuoriesca dal terreno, aOraverso cunicoli e gallerie, soOoforma di sorgente. Di solito si trovano ad un alNtudine maggiore rispeOo a quelle perenni ed è questo il moNvo per cui è più probabile che si asciughino. Simone Melesi 4A SA Acquedo7o della sorgente Scirca, Costacciaro, Umbria, 08/05/2014 Nella fotografia è rappresentato l’edificio, risalente al 1932, dell'acquedoOo della sorgente Scirca, ai piedi del Monte Cucco (Appennino umbro-­‐marchigiano). Questa sorgente, aeva tuOo l'anno, apparNene alla categoria delle sorgen4 perenni e grazie ad essa si ha un rifornimento costante di acqua all'intera zona circostante, con un flusso medio annuale pari a 250 L/s. L’acquedoOo serve, oltre ai due comuni di Sigillo e Costacciaro (non meno di 11 L/s ciascuno), sopraOuOo la ciOà di Perugia, distante 44 km, ove l’acqua giunge sfruOando solo la pendenza del terreno. L'origine della sorgente è dovuta alla presenza di rocce (marne a fucoidi) alla base del monte Cucco, che rendono il bacino idrico impermeabile e permeOono alle acque di penetrare e raccogliersi nelle formazioni calcaree (maiolica, calcare massiccio). Poiché la porosità di tali rocce è tale da non lasciarsi percolare troppo velocemente, la sorgente resNtuisce, poco per volta, acqua per tuOo l'anno: pertanto è perenne. Riva Massimiliano, 4A SA
Parco del monte Cucco, Costacciaro, PG
Rosso Ammonitico
Il rosso ammonitico e’ una formazione sedimentaria calcareo-marnosa i cui tratti
distintivi per il riconoscimento sono la frequente presenza di ammoniti (o
nautiloidi, belemniti e bivalvi) e il colore rosso ruggine, dovuto alla presenza di
ioni ferrici, Fe3+, causati dall’ossidazione del ferro presente nella roccia.
Nella successione sedimentaria della zona del Monte Cucco il rosso ammonitico
si presenta al di sopra dello strato calcareo Corniola (essi a volte separati da uno
strato di marne del Monte Serrone) e al di sotto del calcari Diasprigni.
E’ uno strato la cui formazione nella zona mediterranea risale all’eta’ del
Giurassico superiore, in corrispondenza dell’apertura del mare di Tetide.
Il principale impiego di questa roccia e’ prettamente ornamentale, utilizzato nella
costruzione di edifici religiosi o nei centri storici di citta’.
I fossili del monte Cucco
Nell’immagine si può vedere un tipico
fossile di ammonite ritrovato tra le rocce
del Monte Cucco.
L’abbondante presenza di ammoniti in
questa formazione è una chiara traccia
dell’ambiente marino, del clima e del
periodo geologico in cui si è formata.
Questi fossili si trovano nelle rocce più
antiche nella successione stratigrafica
dell'anticlinale del monte Cucco (tranne
che nel calcare massiccio), che si è
originata a causa delle spinte tettoniche
venendo alla luce e creando il monte. Sono
frequenti nel rosso ammonitico (180 milioni
di anni fa), nel grigio ammonitico (150
milioni di anni fa) e più raramente nel
calcare maiolica.
Questo fossile, in particolare, è un
ritrovamento del grigio ammonitico.
Emanuele Venturini
Classe 4A SA
8 maggio 2014 – Monte Cucco (PG)
Castelnuovo Elisa classe 4Asa 10/05/14 Gola del Bo=accione, Perugia, Umbria Il Limite KT La persona nella foto si trova sul limite K-­‐T perché ha il piede destro su rocce del periodo Cretaceo e il sinistro nell’era Terziaria. . Il limite K-­‐T consiste in un sottile strato argilloso contente una percentuale di iridio molto maggiore del normale. L’iridio è un elemento quasi assente sula Terra, dove si deposita in modo regolare dal pulviscolo atmosferico ma è presente in abbondanza nei corpi celesti o nei meteoriti . Analizzando questo strato si osservò che la quantità di iridio era troppo alta rispetto ad un normale processo di sedimentazione. Lo studioso Luis Walter Alvarez ipotizzò che un grosso meteorite, che viaggiava a 40 km/s e di 100 km di diametro, avesse colpito la Terra circa 65 milioni di anni fa. L’ipotesi fu confermata dall’individuazione del punto in cui il previsto meteorite colpì la Terra: infatti, per un caso fortuito, una nave che stava cercando petrolio davanti alla penisola dello Yucatan trovò un cratere (“dell’apocalisse” ) di 200 km di diametro in rocce della stessa età e con un medesimo contenuto di iridio. Il meteorite causò l’estinzione di massa di molte specie viventi, soprattutto rettili al massimo grado di evoluzione come dinosauri, molluschi a guscio calcareo come ammoniti e belemniti e alghe calcaree, al punto da segnare la Qine di un’era.
IL LIVELLO BONARELLI Nell’immagine si osserva il “livello Bonarelli”, ossia l’evidente spaccatura nella roccia, definita strato bituminoso, compreso fra le formazioni della scaglia rossa, a destra, e scaglia bianca, a sinistra. Questo strato si è formato nella TeNde circa 91 milioni di anni fa (periodo Cretaceo), quando delle sostanze organiche si sono depositate sul fondale marino e, in assenza di ossigeno, non sono state decomposte, mantenendo quindi il loro potere energeNco. In questo sito lo strato è soele ma al mondo ne esistono altri di maggiori spessori: non sono altro che le riserve di petrolio. Esse si formano quando lo strato bituminoso viene trasportato a grandi profondità e rimane conservato soOo cupole straNficate tra rocce impermeabili e, a causa dell’elevate pressione e temperatura, si trasforma in petrolio. Caligaris Marco, 4 A sa, 18/05/2014 Gruppo del Nerone, Pesaro e Urbino (PG) Cecilia Marchesi 4ASA, 18 maggio 2014 Faggeta, Val di Ranco, Monte Cucco (PG) Questa faggeta è deOa anche Madre dei Faggi perché conNene il faggio più anNco del parco del Monte Cucco. L’esemplare nella foto ha più di 500 anni. La faggeta del Monte Cucco, insieme a quella del vicino monte Catria, è fra le più estese, più sviluppate ed integre presenN nell'intero Appenino Umbro-­‐Marchigiano. Il faggio è infae l'essenza arborea dominante nel massiccio del Cucco al di sopra degli 800/1000 metri di quota, specie nelle stazioni vallive più fresche e riparate dai venN caldi e secchi. In parNcolare in Val di Ranco troviamo piante molto alte e sNpate in un soOobosco arioso, pulito e relaNvamente buio, dovuto allo sviluppo secolare degli alberi che con la loro notevole vicinanza non permeOono ai nuovi germogli di svilupparsi pienamente per la mancanza di luce. In isolate radure, i faggi acquisiscono un portamento più maestoso. GarlaN Samuele 4ASA 7/5/2014 Parco del Monte Cucco
Nella foto sono immortalate le radici esposte di un faggio ricoperte da muschio e il
sottobosco, dominato dall'aglio orsino (Allium ursinum). Habitat tipici di quest’ultima
specie, così come del muschio, sono i boschi umidi di latifoglie e non in pieno sole,
oppure le sponde ruscelli ombreggiati, tipici del Parco del Monte Cucco (valle del Rio
Freddo). Le radici della pianta di faggio sono esposte poiché non hanno la possibilità
estendersi in verticale vista la presenza di corpi rocciosi di calcare maiolica nel
sottosuolo.
Marta La Milia classe 4ASA 18/05/2014 Fotografia sca7ata all’interno della “faggeta” nei pressi del Monte Cucco (PG) Il calcare maiolica, che deriva il suo nome dall’omonima ceramica, è una formazione che si riscontra nella successione straNgrafica del Monte Cucco tra i Calcari Diasprini e le Marne a Fucoidi. Si può datare la sua genesi a circa 120 milioni di anni fa, a cavallo tra il Giurassico e il Cretaceo inferiore, nei pressi del mar della TeNde. La composizione è prevalentemente calcarea, con alcuni nodi di selce di colore variabile, dal rosato al grigio scuro. Se osservata in sezione soele, la maiolica rivela la presenza di microfossili, sedimentaN in ambiente pelagico. Lo spessore del calcare raggiunge un massimo di 300-­‐400 m ed è molto variabile a causa della pasta finissima di cui è composto che nel tempo ha colmato le fraOure delle altre formazioni. Roccia permeabile, insieme al calcare massiccio, ha permesso la formazione di grandi groOe all’interno del Monte Cucco. Paolo, Febelli,4asa, 18/05/2014, Luogo: faggeta della valle del Rio Freddo nei pressi del monte Cucco (PG) Con questa immagine possiamo capire l'importante ruolo che la vegetazione svolge nel stabilizzare il versante di una montagna. Come si vede dalla fotografia, lo strato di terreno uNle per lo sviluppo soOerraneo delle radici è molto limitato dalla soOostante presenza di uno strato calcareo: questo faOore fa sì che le radici si sviluppino in orizzontale e che, così facendo, fermino l'acqua che altrimenN nei mesi piovosi farebbe scivolare la terra sullo strato roccioso soOostante provocando anche significaNvi smoOamenN. Inoltre in questa sezione verNcale del versante possiamo apprezzare molto chiaramente la straNficazione che caraOerizza le rocce sedimentarie, presenN in modo esclusivo in questa regione. Daria Turolla IV ASA 19/05/2014 Monte Nerone (PG) Umbria 09/05/2014 LA CARBONAIA In fotografia si può vedere una carbonaia, struOura uNlizzata per la trasformazione del legno in carbone. La legna viene disposta meOendo i ceppi più grandi al centro e quelli più piccoli via via verso l’esterno, lasciando un buco al centro, il quale verrà poi chiuso con delle lamiere, dove vengono poste le braci accese. A questo punto la catasta viene coperta con paglia bagnata o terra per evitare la combusNone del legno e oOenere il carbone; durante il lento riscaldamento il legno è privato di acqua e di volaNli. Il procedimento dura diversi giorni, durante i quali i carbonai rimangono accanto alla catasta per controllare assiduamente che le condizioni di trasformazione siano correOe. La loro abilità è tale che riconoscono se la carbonizzazione procede nel modo correOo solo guardando il colore del fumo e sentendone l’odore.