LO SCALPELLO 2005 (SUPPL. 1);19:S105-S107 P084. Problematiche nelle revisioni protesiche di anca: aspetti tecnici e procedurali Problems in hip prosthesis revision: technical and procedural aspects A.E. SALVI, G.P. METELLI Azienda Ospedaliera “Mellino Mellini”, Presidio Ospedaliero di Iseo (Brescia), Divisione di Ortopedia e Traumatologia Riassunto I procedimenti di revisione protesica di anca sottopongono il chirurgo a scelte tecniche e ad imprevisti di natura biologica ed anatomica. L’articolo desidera riassumere schematicamente i diversi parametri da prendere in considerazione, quali la scelta della via di accesso chirurgica, le cause di revisione, il modello protesico da revisionare, la scelta della tecnica di rimozione del cemento, la scelta del nuovo modello protesico, le possibilità di ricementazione ed il possibile utilizzo delle cages acetabolari. Summary Hip revision procedures subject the surgeon to technical choices and to biologic and anatomic unexpected events. This articles tries to summarize schematically several parameters to consider, as the choice of the surgical approach, reasons for revision procedure, model of hip prosthesis to replace, choice of cement removing technique and the new hip prosthesis, re-cementing possibility and the power of acetabular cages. L’obiettivo di ogni revisione protesica è restaurare la miglior funzionalità possibile 1. La procedura è complicata da molteplici variabili. Via di accesso chirurgica: è spesso preferibile un approccio antero-laterale secondo Hardinge-McFarlandOsborne (Fig. 1) o secondo Watson-Jones modificato sec. Bauer piuttosto che postero-laterale (MooreSouthern e Gibson) per il posizionamento più naturale e più semplice dell’anca, per l’orientamento dell’acetabolo da revisionare e per un minor rischio di lussazione protesica. L’approccio antero-laterale (con o senza osteotomia del grande trocantere) viene preferito per le ricostruzioni acetabolari complesse, mentre l’approccio posterolaterale è scelto per le revisioni su endoprotesi e su steli corti cementati 2. L’approccio ileo-femorale (Smith-Petersen) è talvolta scelto per l’ampia visione che offre in caso di bone-loss periacetabolare 3. Fig. 1. La via di accesso secondo Hardinge-McFarland-Osborne è un approccio utilizzato assai frequentemente nella chirurgia di revisione dell’anca, in quanto permette di non incidere il muscolo medio gluteo e di non osteotomizzare il grande trocantere, evitando perciò il manifestarsi di problematiche post-operatorie. S105 Cause di revisione: i motivi che portano al fallimento di una protesi (scollamento cemento-osso, subsidenza dello stelo e/o del cotile, dolore di coscia, fratture periprotesiche, rottura dello stelo, difetti cavitari, protesi su anca displasica) modificano integralmente la procedura chirurgica, in quanto ne cambiano il tipo di soluzione tecnica da adottare. Nel caso di uno scollamento tra il cemento e l’osso è da evitare l’opzione “cemento nel cemento”, preferendo un’estesa asportazione del manto cementizio. La subsidenza delle componenti, in particolare quello cotiloideo impone un’opzione maggiormente invasiva, con l’utilizzo di un elemento protesico a più punti di presa (cotile Octopus o cotile a fittone). Il dolore di coscia suggerisce l’utilizzo di uno stelo anatomico Fig. 2. Alcune protesi sottoposte a procedura di revisione. Si riconoscono la Zweymuller (non cementata), la CLS-Spotorno (non cementata), la Muller-Ochsner (cementata), le Thompson (cementate, versione con testa metallica e versione con testa in ceramica), la Mathys Morscher isoelastica (non cementata), la Charnley (cementata), la Muller (cementata) e la Charnley-Muller (cementata, nella figura con lo stelo spezzato). 36° CONGRESSO OTODI Fig. 3. La prima versione della protesi francese di Lord (1972). Era una protesi non cementata dotata di una superficie rugosa (madreporic surface) in grado di aumentare l’area di contatto dello stelo con la superficie diafisaria. Il profilo irregolare dello stelo permetteva l’interdigitazione completa del tessuto osseo, aumentando notevolmente la sua stabilizzazione e, nel contempo, complicando la sua rimozione. Fig. 5. La protesi italiana di Motta-Callea (1978). Si tratta di una protesi non cementata con stelo provvisto di profilo elicoidale che veniva inserita per avvitamento nel canale diafisario. I tentativi di rimozione di tale stelo per svitamento provocavano assai spesso estese fratture spiroidi diafisarie. Fig. 6. La via di accesso transfemorale secondo Wagner permette una completa esposizione dello stelo da rimuovere e dell’osso circostante. Fig. 4. La seconda versione della protesi di Lord era provvista di profili longitudinali localizzati lungo lo stelo. Anche il questo caso la procedura di rimozione della protesi era di difficile esecuzione. o a tronco di cono onde evitare il riempimento completo della diafisi femorale. Le fratture periprotesiche devono essere valutate alla luce della stabilità dell’impianto protesi-osso, intervenendo con una revisione quando questa viene perduta. La rottura dello stelo obbliga a una rimozione completa dell’impianto. I difetti cavitari devono essere colmati con l’adozione di gabbie acetabolari e di innesti ossei. La revisione di una protesi su anca displasica (da paleocotile a neocotile) va studiata valutando il rischio di uno stiramento del nervo sciatico 4. Modello protesico da revisionare (Fig. 2): le protesi maggiormente ostiche da affrontare sono le due versioni di Lord (per la completa interdigitazione del tessuto osseo sul profilo degli steli) (Figg. 3, 4) e quella di Motta-Callea (per le possibili complicanze fratturative che i tentativi di asportazione con svitamento dello stelo potrebbero causare) (Fig. 5). Scelta della tecnica di rimozione del cemento: la vasta gamma di tecniche di cui l’operatore dispone attualmente impone al chirurgo di scegliere tra metodiche osteotomiche tradizionali invasive, quali la via transfemorale secondo Wagner (Fig. 6), la via di Paprosky 5 (Fig. 7), l’accesso transfemorale parziale con salvataggio del grande trocantere o “step-cut” e metodiche conservative più recenti, quali la SEG.C.E.S. (SEGmental Cement Extraction System) 6, gli ultrasuoni e la Tecnica di Greenwald “cemento nel cemento” 7, valutandone vantaggi e svantaggi. La metodica transfemorale di Wagner, modificabi- Fig. 7. La via di accesso secondo Paprosky inizia l’osteotomia dall’apice del grande trocantere, rimuovendo un terzo dell’osso diafisario ed evitando di ruotare il paziente come avviene durante la via di accesso di Wagner. le secondo Paprosky o secondo la procedura “Step-cut”, sebbene invasiva, resta una tecnica semplice e risolutiva nella rimozione della protesi e del cemento 8. Scelta del nuovo modello protesico: l’adozione del tipo di nuova protesi e/o cotile dovrà essere effettuata alla luce di determinati parametri, quali la stabilità del precedente impianto nell’interfaccia osso-cemento, la presenza di eventuali difetti cavitari femorali, integrità del calcar, perdite ossee acetabolari, scegliendo perciò tra proS106 36° CONGRESSO OTODI dea, una gabbia acetabolare (Burch-Schneider, Muller, Ganz) è consigliabile, in quanto la stabilità che garantisce all’impianto bone chips-cotile protesico permette la ricostituzione del bone stock perduto 14. tesi a stelo lungo e protesi di dimensioni più ridotte. Una protesi a stelo lungo è da preferire nei casi in cui si presentino perdite massive del bone-stock o qualora si presenti una frattura femorale 9 mentre una protesi a stelo corto è indicabile nel caso di revisioni che utilizzino il cemento residuo per legarlo con nuovo cemento 10. Ri-cementare la protesi?: la procedura di ri-cementazione può esitare con bassa longevità dell’impianto 11 a causa della bassa capacità di tenuta del cemento, suggerendo perciò una revisione con protesi non cementata, in quanto dimostra una notevole durata nella fissazione a lungo termine 12 13. Cages acetabolari: in caso di massiva osteolisi cotiloi- Ringraziamenti Bibliografia 8 1 2 3 4 5 6 7 Elke R. Shaft revision. Classification and Treatment. Orthopade 2001;30:280-6. Glassman AH. Exposure for revision: total hip replacement. Clin Orthop 2004;420:39-47. Kaspar S, Winemaker MJ, de V de Beer J. Modified iliofemoral approach for major isolated acetabular revision arthroplasty. J Arthroplasty 2003;18:193-8. Cameron HU, Eren OT, Solomon M. Nerve injury in the prosthetic management of the dysplastic hip. Orthopedics 1998;21:980-1. Younger TI, Bradford MS, Magnus RE, Paprosky WG. Extended proximal femoral osteotomy. A new technique for femoral revision arthroplasty. 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