Analisi del rischio e Controllo dell’Affidabilità Laboratorio sperimentale per l’analisi della vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio storico del Cilento DP_01 RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile | SOMMARIO 1. INTRODUZIONE ........................................................................................................... 3 2. IL PROGETTO .............................................................................................................. 4 2.1 OSSERVAZIONI PRELIMINARI ............................................................................... 4 2.2 FASI .......................................................................................................................... 6 2.3 OGGETTI .................................................................................................................. 7 2.4 DEFINIZIONE STRATEGICA DEGLI OBIETTIVI ..................................................... 7 2.5 DATI .......................................................................................................................... 8 2.6 TEMPI ....................................................................................................................... 8 2.7 INDIVIDUAZIONE DI AMBITI TERRITORIALI DI RIFERIMENTO ........................... 9 3. LE RISORSE ..................................................................................................................... 11 3.1 RESPONSABILE DEL PROGETTO ............................................................................ 11 3.2 GRUPPI DI LAVORO ................................................................................................... 11 3.3 PARTNERS.................................................................................................................. 11 3.4 RIFERIMENTI .............................................................................................................. 11 4. I RISULTATI ATTESI ........................................................................................................ 13 4.1 PUBBLICAZIONI .......................................................................................................... 13 4.2 SVILUPPI ..................................................................................................................... 13 5. APPENDICE - SISMICITÀ DEL TERRITORIO CILENTANO ........................................... 15 5.1 PERICOLOSITÀ SISMICA........................................................................................... 15 5.2 PRINCIPALI TERREMOTI STORICI E LORO DANNI SUL TERRITORIO DI RIFERIMENTO ....................................................................................................................... 18 5.3 SORGENTI SISMOGENETICHE DI INTERESSE ...................................................... 20 2 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 1. INTRODUZIONE Cilento La finalità principale del progetto ARCA | LAB è studiare le strutture degli edifici storici del Cilento per comprendere qual è il loro grado di vulnerabilità e, di conseguenza, qual è il loro grado di adattabilità a trasformazioni che possono intensificarne l’uso1. Studiare una struttura significa innanzitutto chiedersi se essa sia in grado di assolvere alla funzione primaria che le è destinata: portare dei carichi. Il tempo, apparentemente, è il miglior giudice di tale questione. Sappiamo però che l’Italia è un paese fortemente sismico e sappiamo anche che non è possibile prevedere in quale luogo e con quale intensità possono verificarsi i terremoti. È d’obbligo quindi osservare, senza con questo voler generare falsi allarmismi, che tutto il patrimonio edilizio storico del Cilento, analogamente al resto del territorio italiano, è stato costruito senza tenere esplicitamente conto del sisma. All’epoca in cui sono stati edificati questi manufatti, non si disponeva né delle tecnologie, né degli strumenti di calcolo utili alla mitigazione del rischio sismico. Con la conseguenza che tali strutture sono state dimensionate perlopiù con regole empiriche (basate cioè sull’esperienza) e, ciò che più conta, per soli carichi verticali. In quale misura questa mancanza impedisca a queste strutture di fare fronte alle sollecitazioni di un sisma è ciò che vogliamo capire. Questo è l’obiettivo che il progetto ARCA | LABCilento vuole raggiungere, secondo i modi e i tempi in seguito specificati. Una volta capito qual è la attuale capacità delle strutture di fronteggiare un terremoto, saremo in grado di capire quali sono gli interventi più necessari, quelli su cui è prioritario investire per la salvaguardia di questo patrimonio, la cui storicità, è bene ricordarlo, non risiede tanto nella fattura dei conci di pietra o nella loro apparecchiatura, ma nelle migliaia di vite umane che hanno trovato in queste strutture la loro casa e dove vogliamo che per secoli ancora possano trovare casa le generazioni future. Non è escluso che nel corso della ricerca si possa venire in possesso di dati, per così dire, secondari, quali ad esempio notizie sui costruttori, sui regolamenti edilizi del passato, sulle macchine di cantiere, sui costi di produzione etc. Ma è bene ribadire che il focus del progetto è sulle strutture e sul loro comportamento sotto carico sismico. Non sarà obiettivo di questo progetto trovare risposta alla moltitudine di domande che possono altresì riguardare il nostro meraviglioso patrimonio storico-architettonico, benché sarà nostra cura cercare di non disperdere le eventuali informazioni accessorie che avremo la fortuna di raccogliere in corso d’opera. 1 Il Cilento sta subendo un processo di progressivo spopolamento. Il rilancio delle attività produttive, soprattutto di quelle legate alla filiera del turismo e della ricettività, può invertire questa tendenza. La compatibilità dell’edilizia dei centri storici con gli usi legati a tali attività dipende innanzitutto dalla sicurezza delle strutture. 3 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 2. IL PROGETTO 2.1 OSSERVAZIONI PRELIMINARI Il Cilento conta decine di paesi, in cui è possibile individuare oltre un centinaio di centri storici (considerando anche le frazioni). Il numero di isolati2 da analizzare è elevato e non c’è da dubitare che l’ambizione di prendersi cura di tutti dovrà fare i conti con mille difficoltà. Ma questo non è affatto un buon motivo per scoraggiarsi. “Acino acino s’accocchia a macina”, ci ricorda un proverbio molto usato dagli anziani nel Cilento. Gli acini della raccolta di ARCA | LABCilento saranno tutti i dati utili alla valutazione della sicurezza delle strutture. Il frantoio in cui questi dati verranno macinati è attrezzato di strumenti informatici e modelli numerici accreditati e si avvale delle conoscenze sviluppate nel corso di studi precedenti. La qualità dei risultati andrà quindi via via affinandosi con la qualità e la quantità della materia prima disponibile (i dati). E negli anni a venire, quando nuovi strumenti di analisi e nuove professionalità saranno disponibili, quegli stessi dati saranno ancora buoni per realizzare altro prodotto, altre analisi, altri progetti. In un processo di miglioramento che, se intelligentemente condotto, potrebbe rappresentare un efficace contrasto al decadimento naturale delle prestazioni delle strutture dovuto al loro invecchiamento. A tal proposito è doveroso osservare che si sono registrati in passato (cfr. Appendice) danni molto seri nelle località che saranno prese in considerazione in questo studio (cfr. par. 2.7). Ci si riferisce ai danni provocati in particolare dai terremoti dell’Irpinia del 1732 e della Basilicata del 1857. Stiamo parlando, quindi, di eventi lontani sia nel tempo che geograficamente dalle località interessate da questa ricerca. Il tempo è trascorso, ma come hanno dimostrato eventi più recenti, quelle stesse sorgenti sismogenetiche sono ancora attive e la gran parte delle strutture presenti oggi sul territorio a cui faremo riferimento sono le stesse di allora. Sono le stesse, ma con molti più anni e fenomeni di degrado sulle spalle. Inoltre, molte di queste strutture hanno subito nel tempo interventi poco rispettosi della condizione sismica (come sopraelevazioni e solai in cemento armato ancorati sbrecciando le pareti). Anche l’inserimento di impianti prima assenti (condotte, scarichi, trincee, pozzetti) può avere modificato in modo significativo l’assetto delle strutture e, di conseguenza, il loro comportamento sotto carico sismico. In breve, siamo coscienti di essere stati, noi cilentani, molto più fortunati di altre popolazioni italiane dal punto di vista della sismicità. Ma è nostro dovere non sciupare questa grazia ignorando i rischi a cui sono oggettivamente esposte le nostre strutture e le popolazioni che le abitano. Per questo 2 Con il termine “isolato” si intende normalmente un aggregato edilizio contornato da strade; ai fini delle analisi previste da questo progetto, il termine può essere usato anche per individuare una unità strutturale minima, eventualmente separata da altre unità da spazi anche non transitabili. 4 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | bisogna studiare il patrimonio esistente e verificare che la sua fragilità non esalti in modo disastroso i danni che può fare un terremoto anche relativamente modesto. Un altro aspetto su cui conviene soffermarsi a riflettere è che l’attenzione del legislatore per il tema della sicurezza al sisma è un fatto relativamente recente, e sicuramente posteriore alla data di costruzione di gran parte delle strutture storiche in muratura. In Italia, la prima normativa (non cogente) in materia di costruzioni in zona sismica fu emanata a seguito del disastroso terremoto di Reggio Calabria del 1908. La relazione della commissione incaricata di studiare e proporre norme obbligatorie per i comuni colpiti dal terremoto del 28 dicembre 1908 e da altri anteriori fu pubblicata nel Giornale del genio Civile nel 1909. Questo può essere considerato il primo documento che sia stato prodotto in Italia nel tentativo di fornire indicazioni chiare su come costruire gli edifici in zona sismica. Da allora, sono state emanate numerose normative (cfr. par. 3.4 – Riferimenti), fino al recente D.M. 14 gennaio 2008 che contiene le più recenti Norme Tecniche per le Costruzioni. Il difetto (ci sia permesso usare questo termine forte) di tutte le norme emanate nell’arco di questo secolo (1909-2008) è stato che esse hanno reso obbligatorie le loro prescrizioni solo per le nuove costruzioni o per gli interventi di trasformazione sul patrimonio già costruito. Nessun obbligo è stato mai imposto per la salvaguardia del patrimonio edilizio storico sul quale non siano previsti interventi di trasformazione, salvo il caso di edifici speciali sottoposti alla tutela del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Ciò implica che una parte cospicua di questi immobili non è stata mai studiata e che nulla si sappia riguardo al comportamento che potrebbero avere sotto carico sismico. Da ultimo, è importante sottolineare un aspetto, a nostro giudizio, ancora più determinante. Una norma tecnica risponde al livello di sviluppo socio-economico e culturale del paese in cui è emanata. Le norme tecniche italiane sono sicuramente all’avanguardia e in linea con il dettato degli Eurocodici Strutturali, da cui derivano in larga parte le loro prescrizioni. Tuttavia esse si pongono nei confronti del problema sismico con un approccio prestazionale orientato alla definizione di stati limite di comportamento delle strutture. Lo stato limite di salvaguardia della vita e lo stato limite di prevenzione del collasso sono i due stati limite di riferimento per un progetto (sia esso destinato ad una nuova costruzione o alla trasformazione di una costruzione esistente). Provando a non scendere in dettagli tecnici troppo spinti, diremo semplicemente che questi due stati limite pongono come obiettivo della progettazione il contenimento di perdite di vite umane durante un sisma. Mentre è ammesso e del tutto lecito progettare (sul nuovo e sul vecchio) in modo che il sisma atteso renda inagibile un edificio a destinazione d’uso residenziale (diverso il discorso per gli edifici strategici, quali ad esempio gli ospedali). Se estendiamo questa infausta eventualità a tutti i fabbricati di un centro storico, capiamo che esso potrebbe trasformarsi in villaggio fantasma anche qualora il sisma non causasse perdita di vite umane o crolli rovinosi. 5 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | Sanno bene gli addetti ai lavori che le risorse a cui deve attingere la struttura in caso di sisma sono la sua resistenza e la sua duttilità. Impegnare la duttilità di una struttura vuol dire ammettere che si verifichino deformazioni tali da compromettere (sia pure in parte) la stabilità della struttura, con la conseguenza, consentita dalle norme, che la struttura risulti inservibile dopo il sisma. Puntare invece sulla resilienza (ovvero sulla capacità di assorbire grandi quantità di energia senza che vi siano collassi strutturali) è ciò che sta emergendo come futuro delle costruzioni nel mondo della progettazione. Una struttura resiliente, ovvero una città resiliente, è in grado non solo di restare in piedi dopo il terremoto atteso, ma di continuare a vivere. Di continuare cioè a permettere ai suoi abitanti di svolgere in essa tutte le funzioni primarie, pur nella necessità di fronteggiare i danni causati dall’evento sismico. Con il nostro studio ci proponiamo anche di avviare un percorso che porti a capire quali investimenti sono necessari per rendere resilienti i centri storici del Cilento, onde garantire la loro sopravvivenza civile. 2.2 FASI Il progetto si articola in tre fasi fondamentali: 1. rilievo delle strutture, finalizzato alla conoscenza della loro geometria, del loro stato di conservazione e delle proprietà meccaniche dei materiali e del suolo; 2. valutazione della vulnerabilità, con riferimento particolare alla condizione sismica, mediante analisi statiche e dinamiche, sia in campo lineare che in campo non lineare, basate su modellazioni (sia manuali che assistite da calcolatore elettronico) che tengano conto della effettiva configurazione spaziale delle strutture e della loro interazione con l’ambiente e con il suolo di fondazione. 3. pubblicazione dei risultati, intesa non solo come pubblicazione degli esiti finali della ricerca, ma anche come strumento di partecipazione sociale; mediante la pubblicazione di risultati anche parziali, e tuttavia significativi, ci si propone infatti di innescare un processo partecipativo, utile sia alla comprensione del progetto e dei suoi scopi, sia al suo completamento mediante l’inclusione dei contributi in linea con i suoi scopi. Queste tre fasi sono da intendersi cronologicamente indipendenti, ovvero esse potranno essere sviluppate in parallelo, una volta acquisiti i dati sulle prime unità strutturali da analizzare e una volta che si disporrà dei primi risultati da pubblicare. 6 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 2.3 OGGETTI Nel mirino della ricerca si annoverano i seguenti oggetti: a. edifici ordinari (intendendo con “ordinari” gli edifici che costituiscono il tessuto urbanistico di base, ovvero le abitazioni e, più in generale, tutti i manufatti non classificabili come “speciali”) b. edifici speciali (chiese, palazzi nobiliari ed edifici che si distinguano in virtù di caratteristiche costruttive tali da suggerire analisi diversificate rispetto al tessuto edilizio ordinario) Potranno essere inoltre prese in considerazione strutture non classificabili come “edifici” (ponti, muri, pozzi ..). Ad esse, nel caso, verrà dedicata una appendice al lavoro principale. 2.4 DEFINIZIONE STRATEGICA DEGLI OBIETTIVI Occorre delineare degli obiettivi credibili e, soprattutto, verificabili in termini di efficacia ed efficienza delle attività svolte per raggiungerli. In tal senso, riteniamo che sia congruo concentrare al ricerca sui tre ambiti territoriali in seguito specificati (cfr. par. 2.7) e fissare a due il numero (minimo) di edifici ordinari da sottoporre ad analisi per ciascun paese interessato dalla ricerca. In questo modo sarà possibile estendere territorialmente la ricerca e acquisire fin da subito le prime conoscenze sul comportamento delle strutture in siti diversi tra loro quanto a conformazione geologica del suolo, meccanismi di propagazione del segnale sismico e (in misura non meno determinante) connotati salienti delle costruzioni. Per quanto riguarda gli edifici speciali, per ragioni connesse alla loro frequentazione e al loro alto valore simbolico ed identitario, sarebbero da tenere in considerazione tutte le chiese e tutti i palazzi in cui siano possibili attività collettive. La particolare natura di questo tipo di fabbriche obbliga tuttavia a riconoscere le speciali difficoltà del loro studio e, pertanto, la necessità di dedicarsi ad esse solo qualora sia già disponibile una adeguata quantità di dati (rilievi, elaborati grafici descrittivi etc.), che consenta di procedere più speditamente all’analisi del loro comportamento strutturale. Nel caso (più sfavorevole) che nessun dato sia reso disponibile, si procederà ad individuare dei casi studio esemplari e a svolgere solo per questi le analisi strutturali. 7 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 2.5 DATI Come dati di input vanno intesi, oltre alla geometria della struttura e al suo stato di conservazione, anche i parametri meccanici dei materiali e del suolo. A tal proposito va detto che, mentre sono possibili indagini sul suolo di fondazione in grado di fornire notizie attendibili sui diversi parametri utili allo studio (coesione non drenata, grado di consolidazione, modulo di taglio, velocità di propagazione delle onde di taglio), le prove eseguibili in sito sulla muratura (quando eseguibili senza pregiudizio) possono dare risultati il cui impiego non necessariamente conduce ad una attendibilità dei calcoli maggiore di quella che possono garantire le tabelle già disponibili in normativa o in letteratura. D’altro canto, le stesse prove geotecniche comportano oneri importanti. Per cui saranno da privilegiare i casi studio che consentano l’impiego di dati geotecnici reperibili in relazioni specialistiche redatte nel corso di interventi precedenti. Le stesse relazioni geologiche a corredo degli strumenti urbanistici, ove presenti, possono rappresentare un utile supporto scientifico. Per quanto riguarda i dati di output, poiché le elaborazioni si baseranno sull’analisi cinematica della struttura, esse condurranno alla definizione della capacità di spostamento della stessa e, quindi, alla definizione della sua capacità di sopportare un sisma. Questo modo di procedere permetterà in un certo senso di prescindere dalla definizione del sisma atteso. Pertanto, anche laddove non fosse possibile, in un primo momento, definire i parametri per una microzonazione sismica del sito, si potrà comunque dare una risposta chiara in merito alla sicurezza della struttura in termini di accelerazione massima al suolo che questa può tollerare. Il confronto tra l’accelerazione sopportabile e quella massima attesa offre già un validissimo aiuto. E anzi, nell’ottica di rendere tra loro paragonabili le analisi effettuate in siti diversi (per una comparazione della qualità del costruito), attenersi alla sola accelerazione permetterà di esprimere i risultati in modo più omogeneo. 2.6 TEMPI Il tempo necessario al completamento delle analisi relative a ciascun manufatto dipende da diversi fattori. Nella prima fase del lavoro, quella del rilievo, la velocità con cui è possibile procedere dipende dalla configurazione dell’oggetto da studiare. Gli edifici storici in muratura presentano già di per sé caratteristiche che impongono grande attenzione e cura nell’acquisizione dei dati relativi alla loro geometria e al loro stato di conservazione. A questo si aggiunge il fatto che spesso essi hanno subito modifiche stratificate nel tempo, la cui individuazione richiede approfondimenti niente affatto semplici, e tuttavia determinanti allo scopo di capire quale sarà il comportamento del manufatto sotto carichi sismici. 8 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | In definitiva, per ciascuna unità strutturale, è possibile stimare che il tempo necessario all’acquisizione dei dati di input vari da pochi giorni (nei casi più felici) a una o due settimane (nei casi più complessi). In merito poi allo svolgimento delle elaborazioni destinate a produrre l’output numerico su cui basare la valutazione della vulnerabilità, sono in genere necessarie da due a quattro settimane. Mediamente, quindi, è possibile dire che occorre un mese di lavoro3 per ciascuna unità presa in considerazione. E dunque, avendo fissato a due il numero minimo di manufatti da studiare per ciascun paese, si ottiene un tempo indicativo per il raggiungimento dell’obiettivo finale quantificabile in due mesi per ciascuna località. Vedremo nel paragrafo successivo che gli ambiti territoriali di riferimento sono in tutto 3, e che ciascuno di essi include 6 comuni. Pertanto è possibile affermare che lo studio relativo al singolo ambito territoriale potrà essere concluso in un anno di lavoro effettivo. La corrispondenza tra tempo effettivamente lavorato e tempo complessivamente necessario al completamento della ricerca non può che essere oggetto di congetture. È piuttosto il caso di notare che il progetto ARCA | LABCilento vuole innescare un processo che continui negli anni. Fissare delle tappe intermedie a questo processo ha il vantaggio di favorire la sua comprensione, la condivisione dei suoi obiettivi e la fruizione dei suoi risultati (altrimenti rinviati a un tempo imprecisato). Con questo intento possiamo affermare che il frutto del lavoro svolto potrà essere presentato alla collettività con cadenza almeno semestrale, nell’ambito di pubblicazioni a scopo divulgativo (cfr. par. 4 – I risultati attesi). È lecito aspettarsi, infine, che tutto il progetto possa essere portato a termine in un tempo variabile tra i tre e i cinque anni. 2.7 INDIVIDUAZIONE DI AMBITI TERRITORIALI DI RIFERIMENTO Nonostante la particolarità dei fenomeni di urbanizzazione avvenuti nel Cilento, caratterizzati da nuclei ben distinti tra loro, non è da escludere che un catalogo sufficientemente rappresentativo di tutto il territorio cilentano possa essere acquisito con il completamento dello studio di un numero limitato di centri urbani, in cui sia possibile riconoscere caratteristiche omogenee individuabili anche in altri centri. Individuare delle aree omogenee potrebbe quindi sembrare utile ai fini dell’individuazione di sub-obiettivi a cui assegnare la priorità. Ma siamo sicuri del fatto che qualunque tentativo di catalogazione preliminare potrebbe essere confutato dai risultati delle analisi successive. Riteniamo quindi più opportuno individuare gli ambiti territoriali in base alla distanza geografica dei centri urbani, anche per favorire le attività 3 Ci si riferisce qui al lavoro di operatori volontari, il cui impegno nel progetto può essere alternato o comunque integrato con altri impegni lavorativi. 9 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | dei gruppi di lavoro e limitarne gli spostamenti tra centri troppo distanti tra loro (che le visite per i rilievi possono rendere anche molto onerosi). Definiamo quindi i seguenti ambiti territoriali di riferimento. AT1 Campora, Laurino, Piaggine, Roscigno, Sacco, Valle dell’Angelo AT2 Cannalonga, Ceraso, Moio della Civitella, Novi Velia, Vallo della Lucania AT3 Alfano, Cuccaro Vetere, Futani, Laurito, Montano Antilia, Rofrano Questi tre ambiti coprono un’area sufficientemente vasta e abbastanza rappresentativa delle condizioni riscontrabili in altri ambiti territoriali. Essi sono inoltre tra quelli dove si sono riscontrate le maggiori intensità macrosismiche nel passato (cfr. Appendice A). È ambizione di questo progetto estendere poi lo studio ad un quarto ambito territoriale, comprendente i comuni di: Torre Orsaia, Caselle in Pittari, Sanza, Buonabitacolo e Sassano. In questo modo sarebbe possibile descrivere un’area che circoscrive il gruppo montuoso del Gelbison e del Cervati, come mostrato dalla seguente immagine. 10 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 3. LE RISORSE 3.1 RESPONSABILE DEL PROGETTO Responsabile del progetto è l’ingegnere Oliver Rizzo. L’ing. Rizzo è anche responsabile del trattamento dei dati. A questo proposito, è bene sottolineare che, data la finalità del progetto, tutti i dati saranno trattati in forma anonima, garantendo la riservatezza delle informazioni ricevute e raccolte, ed evitando che le proprietà oggetto delle analisi siano direttamente collegabili ai risultati ottenuti. Questa riservatezza è resa necessaria anche dal fatto che il riferimento diretto delle analisi svolte alle proprietà interessate configurerebbe un vero e proprio incarico professionale. E ciò non può avvenire, in primo luogo per non tradire l’animo di questa ricerca, che mira a produrre un vantaggio collettivo, e poi perché una simile distorsione sarebbe deontologicamente e penalmente perseguibile. 3.2 GRUPPI DI LAVORO La squadra che lavora la progetto ARCA|LAB Cilento è suddivisa in due gruppi di lavoro. Il primo gruppo si occupa di raccolta dati e analisi numeriche; il secondo gruppo cura tutti gli aspetti legati alla comunicazione. L’organico è in via di definizione ed aperto a nuove candidature per entrambi i gruppi. 3.3 PARTNERS L’apertura di un costruttivo dialogo con l’architetto Francesco Ruocco e il Reframe workgroup consente di inserire il lavoro svolto in un quadro più ampio di politiche di rigenerazione urbana dei centri storici. Altre partnership sono in corso di definizione. Di esse si renderà conto in documenti di prossima pubblicazione. 3.4 RIFERIMENTI Il principale riferimento scientifico è rappresentato dalla scuola napoletana di ingegneria strutturale che discende dagli insegnamenti del prof. Michele Pagano. L’autore ha attinto ampiamente alle lezioni e alle pubblicazioni, in particolare, dei proff. Pietro Lenza, Aurelio Ghersi e Bruno Calderoni. Dalla scuola di Pagano discende anche l’ing. Antonio Perretti, dottore in ingegneria delle strutture, ai cui insegnamenti l’autore deve la comprensione di quanto possa essere appassionante e ricca di imprevisti l’avventura terrena di un ingegnere strutturista. 11 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | Importanti sono state anche le suggestioni del breve incontro con il prof. Gabriele Milani, del Politecnico di Milano. Dal punto di vista normativo, il quadro entro il quale verrà svolto il lavoro di ricerca di cui al presente progetto è definito dalle seguenti norme/circolari/direttive: - - - - - - - - - - CNR-DT 212/2013, Istruzioni per la Valutazione Affidabilistica della Sicurezza Sismica di Edifici Esistenti, messe a punto dalla Commissione di studio per la predisposizione e l'analisi di norme tecniche relative alle costruzioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma – CNR 14/05/2014 Norme Tecniche per le Costruzioni emanate con il D.M. 14/01/2008; Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici recante Istruzioni per l’applicazione delle Norme tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14/01/2008; Circolare n. 26 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, avente ad oggetto Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale allineate alle nuove Norme tecniche per le costruzioni (d.m. 14 gennaio 2008); Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 09/02/2011, Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14/01/2008; Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni, 12 ottobre 2007; D-M- 16/01/1996, Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche; Circolare 10/04/97 n. 65 del Ministero dei Lavori Pubblici, recante Istruzioni per l’applicazione delle Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche di cui al D.M. 16/01/1996 D.M. 20/11/1997, Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento; D.M. 2/07/1981 n. 593, Normativa per le riparazioni ed il rafforzamento degli edifici danneggiati dal sisma nelle Regioni Basilicata, Campania e Puglia; Circolare Ministero Lavori Pubblici 30 Luglio 1981 n.21745, Istruzioni relative alla normativa tecnica per la riparazione ed il rafforzamento degli edifici in muratura danneggiati dal sisma; Regio Decreto Legge 22 novembre 1937 n. 2105, Norme tecniche di edilizia con speciali prescrizioni per le località colpite dai terremoti. Relazione della commissione incaricata di studiare e proporre norme edilizie obbligatorie per i comuni colpiti dal terremoto del 28 dicembre 1908 e da altri anteriori, Roma – Giornale del Genio Civile 1909. 12 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 4. I RISULTATI ATTESI 4.1 PUBBLICAZIONI Il canale principale su cui avverrà la pubblicazione dei risultati dello studio è il blog del Reframe workgroup. Altri canali (come una pagina facebook dedicata) potranno essere utilizzati secondo le opportunità. Relazioni sul lavoro svolto all’interno dei singoli ambiti verranno pubblicate, come già detto, con cadenza almeno semestrale. Stralci potranno essere pubblicati in anticipo rispetto alla revisione finale del testo divulgativo per riportare all’attenzione del pubblico risultati parziali e comunque ritenuti significativi. Tutti i testi saranno curati in modo da poter essere letti su un doppio livello, per favorire la comprensione di un pubblico non specializzato e per sollecitare, con opportuni approfondimenti, l’attenzione dei tecnici. Per dare visibilità al lavoro svolto e per presentarlo anche in maniera adeguata, sono da prevedere inoltre degli incontri pubblici. Questi incontri assumeranno i connotati di seminari esplicativi, quando si vorrà dare conto in maniera tecnica del lavoro svolto, si svolgeranno invece in luoghi e con modalità meno formali quando si vorrà richiamare l’attenzione di un pubblico più vasto. Infine si auspica che il lavoro svolto possa essere usato per pubblicare alcuni articoli scientifici. 4.2 SVILUPPI Tutte le analisi svolte, mediante i testi approntati e divulgati in rete, saranno di grande aiuto per lo sviluppo di futuri progetti di riqualificazione urbana dei centri storici. Chiunque vorrà servirsi delle analisi svolte per ragionare sulle soluzioni progettuali più idonee da mettere in cantiere, non dovrà fare altro che accedere alla banca dati e rivolgersi agli autori, tramite i canali attivati, per avere tutti i chiarimenti che fossero necessari. Per quanto riguarda l’eventualità che gli stessi immobili oggetto di analisi trovino nei risultati della ricerca uno spunto per future progettazioni, l’utilizzo dei risultati medesimi dovrà essere rimesso in discussione, alla luce delle esigenze di quella che, in tali casi, diventerebbe a tutti gli effetti una committenza. Mentre non è da escludere che, tra gli sviluppi futuri, possa esservi una raccolta ordinata di proposte progettuali, intese a tradurre i risultati della ricerca in soluzioni per il miglioramento sismico delle tipologie edilizie studiate. 13 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | È infine auspicabile che questo progetto, innescando quel processo che ci siamo augurati, possa servire da stimolo per la creazione di un Osservatorio sull’edilizia storica del Cilento. L’auspicio, infine, è che questa arca possa navigare agilmente, attraversando la quotidianità dei cilentani e fare cultura a partire dai temi del recupero sismico dell’edilizia storica, per includere lungo il percorso altri temi e progetti legati alla sostenibilità e allo sviluppo del territorio. 14 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 5. APPENDICE - SISMICITÀ DEL TERRITORIO CILENTANO 5.1 PERICOLOSITÀ SISMICA La mappa di pericolosità sismica d’Italia mostrata nella seguente figura illustra quali sono le massime accelerazioni al suolo che hanno una probabilità del 10% di essere superate in 50 anni su suoli rigidi. È noto poi che tale accelerazione massima può aumentare in relazione ad altri parametri, primo dei quali la rigidezza del suolo calcolata a partire dalla velocità di propagazione delle onde di taglio alla profondità di 30 metri (Vs30). Figura 1 – Mappa di pericolosità sismica del territorio italiano (fonte: INGV) L’accelerazione al suolo è il parametro che definisce la capacità di un sisma di eccitare il moto delle strutture. I danni che queste strutture potranno quindi subire 15 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | dipendono da numerosi altri fattori. Tra questi si possono annoverare: la tipologia di suolo e le condizioni topografiche, la robustezza e la duttilità della struttura, le caratteristiche dinamiche della stessa e la sua interazione con il suolo di fondazione. Per quanto riguarda il territorio campano, è possibile utilizzare un utilissimo strumento messo a disposizione del pubblico sul sito dell’ INGV. Si tratta del SISCam (Sitema Informativo Sismotettonico della Regione Campania), per mezzo del quale si possono ottenere numerose informazioni utili alla conoscenza del territorio dal punto di vista della sua sismicità. Abbiamo scelto qui di riportare una cartina che illustra quali sono le accelerazioni di picco attese al suolo sul territorio campano. Fonte: Vilardo G., Bronzino G., Terranova C. (2009). Sistema Informativo Sismotettonico della Regione Campania (SISCam 2.0), © LGC 2009, Laboratorio di Geomatica e Cartografia, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Osservatorio Vesuviano, http://ipf.ov.ingv.it/siscam.html 16 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | Le elaborazioni sopra riportate in forma grafica restituiscono un quadro della pericolosità sismica che permette di distinguere le zone soggette ai rischi maggiori. Come specificato all’inizio del paragrafo, i valori indicati si riferiscono ad un periodo di tempo pari a 50 anni, che è il periodo usualmente assunto come vita utile delle nuove costruzioni. Un intervento di recupero su un edificio storico che avesse come obiettivo quello di salvaguardare la sua stabilità per, mettiamo, i prossimi due secoli, dovrebbe fare i conti con una azione sismica doppia rispetto a quella indicata nei casi ordinari. Questo significa che, per l’edilizia storica, il problema della vulnerabilità deve essere studiato con riferimento al periodo di tempo entro il quale si vuole che l’intervento stesso continui ad esplicare i suoi benefici. Assumere come riferimento il periodo standard dei 50 anni non è di per sé scorretto. Purché si riconoscano i limiti di valenza che una simile scelta comporta ai fini della salvaguardia del patrimonio edilizio storico. 17 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 5.2 PRINCIPALI TERREMOTI STORICI E LORO DANNI SUL TERRITORIO DI RIFERIMENTO Dal Database Macrosismico Italiano4 è possibile estrapolare gli eventi sismici più significativi che hanno interessato gli ambiti territoriali in precedenza individuati. Nessuno di questi eventi ha avuto sorgente localizzata nel territorio cilentano, a testimonianza del fatto che l’assenza (finora) di sorgenti sismogenetiche capaci di generare terremoti di forte intensità non è di per sé garanzia di sicurezza rispetto ai danni che terremoti generati anche a notevole distanza possono – in virtù della propagazione del segnale sismico – provocare nel Cilento. Conviene allora dare uno sguardo di insieme alla seguente cartina, che illustra la distribuzione geografica dei terremoti su tutto il territorio nazionale in base alla loro intensità macrosismica (quella misurabile con la ben nota scala MCS, detta anche scala Mercalli). Figura 2 – Plot delle intensità macrosismiche massime in Italia http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/presentazione.htm, a cura di M. Locati, R. Camassi e M. Stucchi. 4 18 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | È possibile leggere sulla cartina riportata in figura 2 la distribuzione dei danni provocati dai maggiori terremoti avutisi dall’anno 1000 al 2006. Accedendo alla pagina linkata nella nota 5, gli stessi dati possono essere letti in forma tabellare per singole località. È possibile così osservare che le intensità maggiori si sono avute, come era lecito aspettarsi, in prossimità degli epicentri dei terremoti più forti. Ma danni molto significativi si sono registrati anche in località lontane decine di chilometri dalla sorgente. Per quanto riguarda il territorio a cui vogliamo fare riferimento, si può osservare che è stata raggiunta in diverse località un intensità macrosismica pari a 8, corrispondente al grado “rovinoso”, dove circa un quarto delle abitazioni riportano seri danni, alcune di esse crollano, molte diventano inabitabili (da Sieberg A., 1930. Geologie der Erdbeben, Handbuch der Geophysik, 2, 4, 552-555). In particolare si segnalano: 1. Cannalonga e Vallo della Lucania (AT2, dove è stata raggiunta una intensità MCS = 7 in occasione del terremoto della Basilicata del 1857) 2. Laurito e Montano Antilia (AT3, dove la massima intensità macrosismica MCS è stata pari a 8 in occasione del sisma della Basilicata del 1857) 3. Laurino (AT1, in cui una intensità MCS = 8 è stata raggiunta in occasione di due eventi, il terremoto dell’Irpinia del 1732 e quello della Basilicata del 1857) 19 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] | 5.3 SORGENTI SISMOGENETICHE DI INTERESSE Le sorgenti sismogenetiche che possono dare origine a terremoti di magnitudo Richter superiore a 5 sono quelle individuate nella seguente figura. In particolare, per la capacità di causare danni nel territorio a cui si fa riferimento, si segnalano quelle disposte lungo l’arco appenninico al confine tra Campania e Basilicata. Figura 3 – Sorgenti sismogenetiche di interesse La fonte da cui è tratta l’immagine precedente è: Vilardo G., Bronzino G., Terranova C. (2009). Sistema Informativo Sismotettonico della Regione Campania (SISCam 2.0), © LGC 2009, Laboratorio di Geomatica e Cartografia, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Osservatorio Vesuviano, http://ipf.ov.ingv.it/siscam.html 20 Progetto ARCA | LAB Cilento DP_01 · RELAZIONE INTRODUTTIVA | Documento a cura di: Oliver Rizzo, ingegnere edile - email: [email protected] |
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