Le Idi di Marzo - Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II

Le Idi di Marzo
Convitto Nazionale
15 marzo ore 11:00 - Cesare deve morire
Giulio Cesare è uno dei personaggi più importanti di tutta la cultura occidentale. Il suo prestigio dura da oltre duemila anni e il suo nome è
divenuto oggi sinonimo di potere.
Lo studioso Luciano Canfora lo ha definito
“dittatore democratico”. Il suo potere, infatti, aveva come base e principale sostegno il consenso del
demos, del popolo appunto.
Se fosse vissuto ai nostri giorni, Cesare, probabilmente, sarebbe stato etichettato come un
“populista” e paragonato, per esempio, a Ugo
Chavez o a Fidel Castro.
Anche se è stato spesso dipinto come l’uomo
del destino, non bisogna dimenticare che gli esiti
dei suoi scontri e delle sue azioni furono sempre
aperti a qualunque risultato: vinse tutto, ma rischiò anche di perdere tutto.
Ci sono ancora aspetti controversi nella sua
vita, come il suo ruolo nella congiura di Catilina,
che gli storici cercano ancora di comprendere.
In ogni caso, Cesare è passato alla Storia per il
suo genio in campo politico e militare. V i s s u t o
in un momento di crisi della Res publica romana,
ne scosse le fondamenta e, dopo la sua morte (44
a.C.), niente fu come prima.
Luigi Famiglietti
classe IV A del Liceo Classico
“Vittorio Emanuele II”
Piazza Monte Grappa n. 5 - 00195 Roma
Convitto - Semiconvitto con Scuole interne:
Scuola Primaria - Scuola Secondaria di I grado
Liceo Classico - Liceo Scientifico - Liceo Classico Europeo
Sezione Liceo Scientifico a Indirizzo Sportivo
Liceo Musicale e Coreutico - Sezione Coreutica
Liceo Scientifico Internazionale con opzione Lingua Cinese
AULA CONFUCIO - [email protected]
Piazza Monte Grappa, 5 - 00195 ROMA -Tel. 06.3269981 - Fax 06.3203524
www.convittonazionaleroma.it
Coordinatrice dell’evento:
Prof.ssa Antonella Menenti - [email protected]
Alunna conduttrice del dibattito:
Lectio Magistralis
Del Gaudio Francesca
Media e filmati:
Ed.re Mauro Manni
Sito Internet:
Prof.ssa Eleonora Sanna - [email protected]
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CONVITTO NAZIONALE
“Vittorio Emanuele II”
Le Idi di Marzo
15 marzo ore 11:00 - Cesare deve morire
Prof. Antonio Casella
Direttore dei servizi generali e amministrativi:
“Soltanto i vili muoion molte volte prima della lor
morte; il valoroso solo una volta assapora la morte.
La più strana di tutte le stranezze finora da me
udite, m’è sembrata quella che l’uomo debba aver
paura della morte, sapendo che la morte, un fine
necessario e inderogabile, verrà quando verrà”.
Dott.ssa Lucia Latini
Progetto grafico e Segreteria:
Dott.ssa Rossana Simonetti
Sig.ra Maria Ianniello
(Atto Secondo, Scena II)
ore 11:30 - 14:00
[email protected]
Sig.ra Stefania Macallè
[email protected]
Shakespeare
Giulio Cesare
15 maggio 2014
Auditorium “Giovanni Paolo II”
Convitto Nazionale di Roma
Organizzazione e accoglienza a cura degli alunni del Liceo
Classico interno al Convitto Nazionale di Roma
via Marcello Prestinari, 8
Programma / Invito
STORICI
Presentazione
La storia della civiltà occidentale è
stata contrassegnata, in misura diversa
ma duratura, da due uomini apparsi
quasi contemporaneamente a distanza
di 40 anni l'uno dall'altro: Caio Giulio
Cesare e Gesù Cristo.
Di Gesù parlano i Vangeli, ma soprattutto la storia dell'Occidente, che
deve la sua civiltà ai principi cristiani
scaturenti dal suo insegnamento; di Cesare parlano gli storici e, tra questi, mi
piace ricordare Theodor MOMMSEN
che, nella sua Storia di Roma, V, 7, scrive di lui:
“È opera di Cesare se, dalla passata
grandezza dell'Ellade e dell'Italia, un
ponte conduce all'edificio più magnifico della moderna storia del mondo, se
l'Europa occidentale è romanza, se
l'Europa germanica è classica... l'edificio di Cesare è durato oltre migliaia
d'anni che hanno cambiato religione e
Stato al genere umano e che hanno mutato perfino il centro di gravità della Civiltà e continua a esistere per quella che
noi chiamiamo eternità”.
Antonio Casella
Lectio Magistralis
Le Idi di Marzo
ore 11.30 - saluto del Rettore - Dirigente Scolastico
Dott. Emilio Fatovic
ore 11:40 - Lectio Magistralis
Prof. Antonio Casella
Storico
- Introduzione
Brevi notizie biografiche su Caio Giulio Cesare
- Le Idi di Marzo:
15 marzo ore 11:00 – Cesare deve morire
Plutarco
(da Le Vite parallele - Cesare, cap. 66)
... e mentre entrava Cesare, il Senato si alzò facendo atto di
riverenza, e tra i complici di Bruto alcuni si disposero dietro il suo seggio, altri invece si fecero incontro, proprio
come se intendessero rivolgergli una supplica, assieme a
Tillio Cimbro che lo supplicava per il fratello esule, e parteciparono insieme alla supplica accompagnandolo fino al
seggio. Ma, poiché sedutosi respingeva le richieste e, siccome insistevano più decisamente, era arrabbiato con ciascuno (di loro), Tillio afferrando la sua toga con entrambe le
mani la tirò giù dal collo, il che era il segnale convenuto
dell’attentato. E per primo Casca lo colpisce con una spada
vicino al collo (procurandogli) una ferita non mortale né
profonda, ma, come è naturale, emozionato all’inizio di
un’importante azione temeraria, tanto che anche Cesare,
voltatosi, afferrò il pugnale e lo trattenne....
ore 13:00 - Dibattito introdotto da
Francesca Del Gaudio
Svetonio
Alunna del V anno del Liceo Classico
(da Le vite dei dodici Cesari - Cesare, cap. 82)
ore 13:40 - Conclusioni
Dott. Emilio Fatovic
Rettore - Dirigente Scolastico
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percorso voluto ed elaborato dagli alunni del Liceo
Classico interno al Convitto Nazionale di Roma
… Cesare trapassò con lo stilo il braccio di Casca (che
aveva) afferrato e, avendo cercato di balzare in piedi, fu
fermato da un'altra ferita. Quando si accorse che era assalito da ogni parte con i pugnali levati, si avvolse il capo con
la toga e, nello stesso tempo, con la mano sinistra ne tirò
giù il lembo fino ai piedi per cadere più decorosamente,
con anche la parte inferiore del corpo coperta. E così venne trafitto da ventitré ferite, avendo mandato un solo gemito al primo colpo, senza articolare parola, anche se alcuni
tramandarono che egli disse a Marco Bruto, il quale gli si
avventava contro: «Anche tu, Bruto, figlio mio?». Mentre
tutti fuggivano, giacque esanime per qualche tempo, fino a
che tre schiavi, deposto(lo) su una lettiga, con un braccio
penzolante, lo riportarono a casa.