2014 CReSO - MultiData

2014
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CReSO
Graziano Vittone
Luca Nari
Martedì 4 marzo 2014
Nota Tecnica N° 1
La presente nota è dedicata agli impianti antigrandine e alle regole da
rispettare per garantire la durata nel tempo della struttura anche in
presenza di eventi atmosferici eccezionali.
CReSO – Centro di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese
La presente nota, facendo riferimento all’evento eccezionale del 19 agosto 2013 che ha causato il
collasso di diversi impianti, contiene un’analisi tecnica dei principali elementi che costituiscono un
impianto antigrandine allo scopo di fornire utili indicazioni atte a garantire la massima funzionalità e
sicurezza.
Collasso di un impianto con pali in cemento privo
di ancoraggi laterali
Impianto con pali in legno con impregnatura
inadeguata
PALIFICAZIONE
I pali rappresentano la componente principale dell’impianto antigrandine; nei frutteti, di norma sono in
legno o in cemento e, in base alla loro tipologia, si possono distinguere in:
PALI IN LEGNO
In Piemonte, il castagno, ha avuto da sempre una significativa diffusione data la reperibilità locale e il
costo ridotto. Questo legno presenta una “resistenza naturale” ai patogeni agenti di marciumi e, per
sua natura, non viene impregnato. Il castagno, infatti, e alcune altre essenze (Abete - Robinia) sono
caratterizzate dell’esistenza di una porzione prevalente di duramen rispetto all’alburno che rende questi
legni refrattari all’impregnatura e al tempo stesso ne conferisce una maggiore resistenza. Quest’ultima
però, non è sempre così duratura nel tempo: infatti si fa riferimento a 10 – 15 anni (nei casi migliori)
dopodiché anche questo legno risulta sensibile agli attacchi dei parassiti. Gli anni di accrescimento
delle piante, l’esposizione del terreno in cui esse sono cresciute e il periodo in cui vengono tagliate,
rappresentano i fattori che ne determinano resistenza e durata.
Il pino, sia la specie silvestre sia la marittima, a differenza del castagno, contiene una porzione
importante, a volte predominante, di alburno e quindi più recettiva all’impregnatura. La provenienza
delle pianta, il tipo di stagionatura e la quantità di prodotto utilizzato nel trattamento impregnante ne
conferiscono la resistenza e il suo costo:
-
-
-
Provenienza: A differenza del castagno che è locale, i maggiori centri di produzione di pino
sono, Francia, Polonia, Portogallo. La natura del terreno in cui un albero è cresciuto giuoca un
ruolo importante sulla qualità del palo: nei terreni più poveri e sabbiosi, l’incremento di diametro
è ridotto e per avere pali con sezioni idonee (10 x 12 cm) servono più di vent’anni.
Stagionatura: affinché il legno accetti il trattamento d’impregnatura esso dovrà aver perso la
maggior parte dell’acqua al suo interno e la sua umidità non dovrà essere mai superiore al 25
%. L’essiccatura può avvenire naturalmente stoccando il legno all’aria aperta oppure
artificialmente in specifici essiccatoi. L’essiccatura naturale necessita di maggior tempo e
consente una perdita progressiva di acqua mentre quella eseguita in appositi forni, molto più
breve, è caratterizzata da una repentina perdita di umidità favorevole alla formazione di
spaccature, siti d’ingresso di patogeni fungini.
Impregnatura: questa fase consiste nel far giungere la miscela fungicida (solo rame e altri
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fungicidi in quanto altri metalli come cromo e arsenico sono stati vietati nella C.E.) all’interno del
palo. Questo processo avviene in autoclave nella quale, fatto precedentemente il vuoto e
successivamente portata ad una pressione di 10 – 12 bar, si immette la soluzione che
impregnerà completamente i pali; per il loro utilizzo in frutticoltura e viticoltura la classe di
riferimento è la numero 4 che prevede “il contatto
con il suolo o una fonte di umidificazione prolungata
e permanente”. A fronte di questo processo le ditte
più affermate rilasciano un certificato che ne attesta
l’avvenuta osservanza di tutte le fasi (in Francia ad
esempio esiste la certificazione CTB+ e per l’Italia
la normativa DIN 68 800-3); a richiesta può venire
rilasciata una garanzia scritta di 10 o 15 anni con la
quale si fa obbligo alla ditta costruttrice della
sostituzione dei pali che nel frattempo dovessero
subire alterazioni tali da determinarne la
marcescenza.
La quantità di prodotto utilizzato nel trattamento
Sezione di palo ben impregnato
risulta fondamentale e non dovrebbe essere, per la
classe 4, inferiore a 18 kg/m3. Dosaggi inferiori, ne riducono il costo ma ne limitano la
resistenza e la durata. Purtroppo, non è possibile evidenziare visivamente un errato o
insufficiente trattamento impregnante in quanto esteriormente non vi sono differenze: l’unico
sistema è procedere, nell’ambito di un certo lotto, a sezionare alcuni esemplari ad oltre 20 cm
dall’estremità ed esaminare se la soluzione ha raggiunto tutte le parti, anche la parte più
interna, del palo.
PALI IN CEMENTO
I pali in cemento rappresentano una valida alternativa ai pali in legno; risultano più duraturi e con
caratteristiche standardizzabili. La loro resistenza a flessione è aumentata notevolmente negli ultimi
anni data l’evoluzione tecnologica del cemento armato precompresso. Questi pali sono realizzati in
apposite casseforme mediante la tecnica delle trecce ''pre-tese''. All’interno della cassaforma sono
inseriti fili d’acciaio ad aderenza migliorata, opportunamente intrecciati, che vengono messe in tensione
da una macchina esterna che ne imprime una forza di trazione molto elevata.
A questo punto si getta il calcestruzzo nella cassaforma
e si aspetta l’indurimento della colata. Si rilascia
progressivamente la macchina che tende le trecce:
queste, tornando nella loro forma originaria trasformano
la forza di trazione ricevuta in forza di compressione
assorbita dal calcestruzzo. Come i pali in cemento
utilizzati in passato, anche quelli in precompresso
necessitano di un sistema di ancoraggi oltre che dei
pali di testata anche di quelli perimetrali.
L’ancoraggio ha il compito di scindere le forze
complesse di presso flessione, che si sviluppano in
condizioni di carico (grandine e vento), in forze semplice
Fili d’acciaio messi in tensione per la
di compressione assorbibili completamente dal
preparazione dei pali in cemento
calcestruzzo. Si ricorda che con i pali in cemento, in
caso di rottura anche di pochi pali, si attua inesorabilmente “l’effetto domino” che determina
l’abbattimento di tutto l’impianto. Un accenno lo merita la profondità alla quale un palo in cemento
deve essere posto: l’interramento non deve essere superiore ai 70 cm in quanto a profondità
maggiori la sua tenuta alle forze orizzontali, viene diminuita.
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Corretto ancoraggio del palo esterno e di quelli laterali
RESISTENZA STRUTTURALE DEI PALI PERIMETRALI
Qualunque sia la natura del palo utilizzato, è importante conoscere le sollecitazioni alla quale un palo
posto nel perimetro può venire sottoposto; infatti in questo caso agisce oltre la forza di compressione
(rete e grandine) anche quella orizzontale (vento) che in qualche caso eccezionale può anche essere
di forte intensità (forza 9 e 10 durante il temporale del 19 agosto 2013). La resistenza di un palo varia
in funzione della sua altezza (fuori terra) e dalla distanza dall’ ancoraggio.
Nella seguente tabella sono riportati i valori di sforzo (momento alla base) che si sviluppano in funzione
dei parametri sopra citati, considerando come carico verticale, il peso della grandine e della neve (166
kg/m2) e il carico orizzontale (56.3 kg/m2) derivante dall’azione del vento con una velocità di oltre 90
km/h indicato come vento di tempesta dalla scala di Beaufort (valore 10).
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Nel caso del LEGNO, un palo di altezza di 4 m ( fuori terra ) richiede almeno una sezione di diametro
Ø10-12 cm in quanto la sezione Ø8 cm NON è in grado di resistere ad una sollecitazione di
momento massima superiore a circa 70 kgm. In alternativa occorre diminuire l’interasse tra i pali
non superiore agli 8 m.
Un palo in CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO 9x9 oppure 8x10 cm alto 4 m con quattro trecce
3x2,25 e calcestruzzo classe C20/25, ha un momento resistente stimato di circa 115 kgm; è quindi
corretto un suo utilizzo con una distanza dell’ancoraggio pari a 1,5 m e non inferiore.
GLI ANCORAGGI
- Ancoraggi con base di cemento: sono costituiti da un’asta di acciaio galvanizzata di lunghezza
di 1.5 – 1.7 m alla cui base viene fissato un blocco di cemento a forma circolare e posto al fondo di
una buca di larghezza di 30 – 40 cm e di profondità di 1.5 m che viene riempita con materiale
terroso e sassi. In passato l’asta anziché essere precostituita dallo zoccolo di cemento, veniva
coperta sul posto da una colata di cemento: questa pratica si è dimostrata difettosa e quindi
abbandonata in quanto si sono verificate delle situazioni di scarsa tenuta alla trazione. Una volta
installati bisognerà assolutamente aspettare il tempo che il terreno si ricompatti prima di
procedere alla messa in tensione dell’impianto.
Ancoraggi a vite: sono molto pratici, facili e
veloci da installare ed offrono, se calcolati bene, la
stessa garanzia di tenuta oltre alla possibilità, una volta
installati, di poter tensionare immediatamente l’impianto.
Da evitarne l’adozione nei terreni molto sciolti o con
grosse pietre.
Riguardo agli ancoraggi delle file esterne, questi
devono assolutamente essere applicati su tutti i pali
sia in cemento che in legno. La distanza dal palo agli
ancoraggi deve essere di almeno 150 cm diversamente,
con distanze inferiori si ha minor tenuta (vedi tabella
specifica).
Pali esterni in legno anch’essi
ancorati
Regole generali da rispettare nel posizionamento degli
ancoraggi:
 Profondità nel terreno: non inferiore a 1.50 m
 Utilizzare un solo ancoraggio per ogni buca
 Si devono ancorare tutti i pali di testata e anche
quelli laterali
RETE
Dopo una certa confusione iniziale riguardo la tipologia di reti oggi si è giunti ad una visione
abbastanza uniforme sulle caratteristiche che una rete deve avere affinché assolva nel tempo e al
meglio la propria funzione. Infatti la rete è sottoposta ad importanti azioni che non di rado raggiungono
il limite della sua resistenza e che possiamo così sintetizzare:
 Azione della luce (raggi U.V.)
 Peso della grandine (è pura utopia creare un sistema che scarichi sempre e completamente la
grandine!)
 Usura per azione dello sfregamento da parte del vento nei sistemi che sovrappongono i due teli.
Caratteristiche principali di una rete antigrandine
Per tali ragioni la rete antigrandine deve rispondere a determinati requisiti che sono codificati nelle
norme di certificazione UNI EN 10406 sui materiali e, per la resistenza, UNI EN 13206 e che comunque
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si possono così riassumere:






Materiale: polietilene (HDPE)
Lavorazione: giro inglese
Diametro dei fili: minimo 0.28 mm
Maglia: non superiore a 2.8 x 8 mm
Peso unitario: 48 g/mq ±5 %
Durata: non specificata, ma normalmente (alcune garanzie) 10 anni per la nera, 5 anni per
quella bianca. In realtà la durata con materiali di buona qualità è quasi sempre maggiore.
 Colore: nero (-20% di luce); bianco (-8-10% di luce); grigio (-12% di luce); altri colori:
ombreggiamento tra grigio e nero, ma con influenza sui diversi parametri (°Brix, colore: in corso
di accertamento).
Esistono poi altri parametri che caratterizzano la qualità della rete e che le società produttrici più serie
normalmente riportano: a titolo esemplificativo riportiamo una scheda accompagnatoria.
Caratteristiche fisiche
Caratteristiche dimensionali
Caratteristiche meccaniche
ALTRI ELEMENTI: I TIRANTI
Corretto fissaggio del filo
all’ancoraggio
 Oltre agli ancoraggi, la resistenza di tutti i componenti della
struttura deve essere garantita in presenza di sollecitazioni. Infatti
può accadere che anche solo l’assenza o la debolezza di un
morsetto in un punto critico determini, in condizioni estreme, il
cedimento dell’impianto.
 Si tenga presente che la forza di trazione su un tirante
varia, a seconda della distanza dell’ancoraggio dal palo e
dell’altezza del palo stesso da 4500 a 6500 kg e di conseguenza
tutti i componenti per resistere dovranno presentare resistenze
adeguate.
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Distanza ancoraggio da palo =
SISTEMI DI COPERTURA
In questi ultimi dieci anni non sono state proposte soluzioni particolarmente innovative rispetto al
passato; infatti i principali sistemi adottati, presentano, ciascuno pregi e difetti, gli uni preponderanti
sugli altri in rapporto alle caratteristiche dell’impianto.
Si riporta di seguito una sintesi di queste tipologie in quanto più dettagliatamente ci si era occupati già
in apposite pubblicazioni.
Sistema ad elastici a rete incrociata
Sistema V5
Sistema a struttura semplificata
Sistema V5
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Principali sistemi di copertura adottati in Piemonte a confronto
SITEMI
VANTAGGI
INCONVENIENTI
-
Capannina
semplificata
-
(con
placchette)
-
Idonea per impianti con
uguale/maggiore 4 m
Buona efficacia protettiva
h
-
Sistema ad
elastici a reti
incrociate
-
-
Adattabilità alla maggior parte di
strutture già esistenti
Riduzione
dei
tempi
di
realizzazione
Grazie alla flessibilità degli
elastici,
l’impianto
sopporta
l’azione
anche
di
violenti
temporali
Presenta il minimo ostacolo al
passaggio di mezzi meccanici
-
-
V5
(sistema misto
a placchette e
a elastici)
-
Maggiore possibilità di scarico
della grandine rispetto gli altri
sistemi
Velocizzazione nelle operazioni
di apertura e chiusura rete
Buona efficacia protettiva
-
Esigenza di una buona struttura di
sostegno (ancoraggi perimetrali,
ecc.)
Possibile formazione di sacche di
grandine
Formazione di sacche in qualunque
situazione
con
protezione
incompleta della parte inferiore della
parete fruttifera con grandinate
prolungate
Elevata sollecitazione della rete per
la formazione e la persistenza di
sacche di grandine
Necessità della sostituzione degli
elastici ogni 5 - 6 anni
Maggior
ombreggiamento
in
particolare con la rete nera
Maggiore difficoltà e tempi di lavoro
nelle operazione di apertura e
chiusura rete
Da evitare negli impianti con h > 4 m
OSSERVAZIONI
E VINCOLI
-
Interfila
uguale/maggi
ore 4 m
Costo di realizzazione lievemente
superiore e maggior complessità
esecutiva
-
ANALISI ECONOMICA
Il costo di un impianto antigrandine dipende da numerosi fattori. Le caratteristiche dell’appezzamento e
le scelte progettuali rappresentano le principali variabili da considerare e sono influenzate da:
- forma dell’appezzamento
- lunghezza delle file
- altezza delle piante
- tipo di materiale utilizzato per i pali (legno, cemento)
- qualità del materiale impiegato (pali, fili di ferro, rete antigrandine ecc)
- numero di ancoraggi
- realizzazione dell’impianto con manodopera aziendale o extra - aziendale
In commercio, la variabilità dei prezzi dei diversi elementi (pali ecc), spesso, disorienta l’agricoltore il
quale tende a limitare i costi e scegliere materiali, talvolta economici ma non sempre affidabili, che a
lungo andare, risultano di scarsa resistenza e durata.
Nelle tabelle si riportano alcuni esempi relativi ai tipi di palo e filo di ferro di uso corrente presenti sul
mercato:
TIPO DI PALO
DIMENSIONE PALI
INTERNI (cm)
COSTO €
(H = 5 m)
DIMENSIONI PALI DI
TESTATA (cm)
COSTO €
(H= 5 m)
legno
8 - 10
10 - 12
15 - 18
17 - 22
10 - 12
17 - 22
cemento
9x9
15
10 x 12
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Si riporta di seguito un esempio di costi per la realizzazione di un impianto antigrandine su 1 ha:
DESCRIZIONE
UM
QUANTITA'
PREZZO
UNITARIO
PREZZO
COMPLESSIVO
PALI IN LEGNO di PINO 10-12 cm
PZ
250
22,5
5.625
ANCORA CEMENTO BASE 40X40
PZ
22
2,4
53
ASTA ZINCATA cm.150 DIAM.14
PZ
22
5,5
120,6
15,8
SPEZZONI
PZ
22
0,7
FUNE ACIAIO D.6 19X1,20 M.200
NR
1
116
116
MORSETTI
PZ
95
1
76,1
1.160
FILO CRAPAL
KG
400
2,9
CAMBRETTE ARPIONATE 4X50
KG
10
6
60
COPRIPALO LEGNO
PZ
250
0,5
120
TUBETTO EXTRA/E IN MATASSE
KG
16
3,4
54,9
BRACCIO LAT. ANT. LEGNO
PZ
14
12
168
TIRAFONDI ZINCATO 8X80
CT
1
15,1
15,1
RETE ANTIGR. NERA (V.5)
MQ
12.200
0,3
3.416
PLACCHETTA
PZ
2.000
0,2
320
PLACCHETTA PICCOLA CONCHIGLIA
PZ
1.580
0,2
347,6
ELASTICI 0,60 ML
NR
800
0,8
677,6
PLACCHETTA DOPPIA + CHIAVE
TIRANTE + GANCIO CHIUSURA
RETEANCHOR-NET
PZ
1.600
0,5
832
PZ
1.500
0,2
315
TOTALE
13.492,7
Nell’importo suddetto non è compreso il costo della manodopera per il montaggio che richiede circa 300 ore
Nel caso si opti per la palificazione in cemento, l’importo totale può essere ridotto di 2.900 Euro
Calcolo della quota di ammortamento
Nell’ipotesi A si considera che la durata dell’impianto + rete non superi i 15 anni (pali in legno).
Nel caso B è stata considerata una durata dei pali superiore, cioè 30 anni, con durata della rete di 15
anni.
Ipotesi
A
Ipotesi
B
Costo
durata
R
quota annua di
ammortamento
quota
totale
pali + reti
13000
15
3%
1089,0
1089,0
pali cemento e ancore
7800
30
3%
398,0
833,5
reti
5200
15
3%
Ipotesi A: Durata impianto totale di 15 anni: 1089€
Ipotesi B: Durata Rete 15 anni e Pali + ancore 30 anni: 833€ = Risparmio
435,6
256€ annui con il cemento.
Assicurazione contro la grandine Vs copertura antigrandine
Considerando una PLV media di un meleto pari a 20000€, la quota di assicurazione dovuta, al netto
del contributo pubblico ammonta a circa 8% della PLV, cioè 1600 €. Confrontando con le quote di
ammortamento calcolate con qualunque ipotesi , la convenienza economica di installare un impianto
antigrandine è evidente. Per correttezza va segnalato che oggi tutte le polizze assicurative sono del
tipo multirischio e di conseguenza vengono compresi altri tipi di danni come il gelo o la pioggia. Resta
comunque il fatto che con la protezione sotto rete il prodotto è commerciabile , quindi si garantisce la
fornitura alla struttura di appartenenza senza contare gli eventuali danni da ferita alle piante stesse.
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CONCLUSIONI
Anche a seguito di queste ulteriori valutazioni non si è in grado di formulare un giudizio riguardo al
grado di affidabilità dei diversi sistemi e materiali utilizzabilità in quanto sulla scelta giocano diversi
fattori spesso legati all’organizzazione aziendale ad una carenza conoscitiva sulle caratteristiche del
materiale.
Certo è che, qualunque sia la scelta nel sistema di copertura e sulla tipologia dei pali, si dovrà ottenere
un risultato che dia il massimo livello di garanzia di affidabilità e durata.
In estrema sintesi si può affermare che una struttura in legno semplifica la realizzazione dell’impianto in
tutti i sensi ma presenta, per la natura stessa del materiale, una durata limitata, in genere non
superiore alla vita produttiva della specie protetta. La struttura in cemento o meglio in calcestruzzo
precompresso richiede un’attenzione ed un tempo, nel caso non si abbia un livello minimo di
specializzazione, lievemente maggiore nella realizzazione dell’impianto ma la sua maggior durata,
consentirà un utilizzo anche per più cicli produttivi. E’ bene comunque in ogni caso considerare che
una manutenzione periodica è fondamentale sia per i pali in legno che per i pali in calcestruzzo
precompresso.
In ogni caso, qualunque sia la soluzione adottata, la struttura, specie se deve proteggere un meleto o
specie non autoportanti, non dovrà mai cedere salvo in situazioni veramente estreme; infatti in caso di
collasso della struttura, inevitabilmente ne conseguirà, in tutto o in parte, quasi sempre il cedimento
delle piante il che potrebbe in certe situazioni compromettere la stessa continuità imprenditoriale. In
ogni caso si fa presente che a fronte di eventi come quelli del 19 agosto 2013 si sarebbero potuti
evitare o ridurre di molto i danni verificatesi, solo con l’osservazione attenta dei consigli sopra riportati.
Si ricorda inoltre della possibilità, da parte di qualche ditta produttrice, di fornire una garanzia contro gli
eventi atmosferici che prevedono la rimozione e lo smaltimento dei materiali rovinati nonché il ripristino
dell’impianto in caso di eventi atmosferici a condizione che l’impianto sia stato eseguito rispettando le
norme di sicurezza concordate.
Si ringraziano, per la fornitura dei dati tecnici dei materiali le seguenti società:
Valente S.p.A. – pali in cemento precompresso
Bono Giuseppe – pali CMV
Consorzio Agrario di Saluzzo – pali MATELDA
AGRI Valle Bronda – pali STEBO
Ferro Antonino – pali CARMO
Marco Benzo (C.D., Cuneo) – Settore Forestazione
Per l’elaborazione dei dati tecnici si ringrazia l’Ing. Stefano Coalova (libero professionista)
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