La lud oterapia in ospedale Ass. Sale in Zucca Onlus

La ludoterapia in ospedale
Ass. Sale in Zucca Onlus
Ludoterapia, statistiche interventi, testimonianze letterarie.
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Ludoterapia in ospedale
Il gioco è il mezzo principale di comunicazione che il bambino
usa nei rapporti con gli altri,
“giocare è il lavoro dei bambini” (Anna Freud).
Winnicott scrive che il gioco è esso stesso una terapia
e fare in modo che bambini siano messi in condizione di giocare
di per sé è una psicoterapia che ha applicazione
immediata ed universale.
I bambini che entrano in ospedale vivono un’esperienza emotivamente complessa e critica data
dalla malattia e dall'allontanamento dalla famiglia, da casa, dalla scuola, in sintesi dal quotidiano. Il
contesto ospedaliero, in quanto ambiente estraneo in cui vigono ritmi e regole speciali (con le
limitazioni di movimento connesse) e dove le pratiche mediche ed infermieristiche sono in primo
piano, mette in crisi il delicato equilibrio legato al processo di crescita del bambino. Il bambino che
vive l'esperienza dell'ospedalizzazione è quindi un soggetto a rischio che ha bisogno di essere
sostenuto a 360°. Da qui deriva la necessità di un approccio globale in cui vengono presi in
considerazione sia gli aspetti fisici della malattia sia quelli emotivi, psicologici e relazionali.
Diversi studi hanno ampiamente dimostrato che l'attività ludica può aiutare il bambino ad affrontare
l'esperienza dell'ospedalizzazione. Il gioco in ospedale non è concepito esclusivamente come
attività piacevole e divertente, che fa passare del tempo al bambino e alleggerisce i genitori, ma
come un vero proprio strumento di cura nel senso più ampio del termine.
Il gioco, adattato per essere sviluppato nella specifica realtà ospedaliera, permette al bambino di
dare voce alle proprie rappresentazioni, pensieri, paure connesse sia all’evento malattia sia
all’ospedalizzazione. Con queste caratteristiche il gioco assume valenza terapeutiche e diviene
ludoterapia.
La figura del ludoterapeuta deve quindi essere formata sia nelle tecniche di intervento sia negli
aspetti psicologici ed educativi del gioco. Senza un’adeguata formazione non potrebbe svolgere il
suo ruolo di “mediatore emotivo”. Il ludoterapeuta deve essere in grado di giocare con i bambini e
con tutte le emozioni e i temi che i piccoli degenti hanno bisogno di esprimere: in ospedale molto
spesso sono in primo piano la paura, il dolore, l’attesa, l’imprevisto.
L’accoglienza delle emozioni, il loro ascolto e la loro trasformazione in attività di gioco differenzia
l’approccio ludoterapeutico dagli altri tipi di intervento di intrattenimento in ospedale, che pure
sono contemplabili e utili per il bambino.
Il ludoterapeuta mette in primo piano i bisogni espressivi dei piccoli degenti senza rinunciare al
divertimento ed è quindi pronto a giocare con tutte le emozioni che possono emergere nel qui ed ora
dell’incontro. Questo modus operandi permette al ludoterapeuta di creare un clima in cui le
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Sede sociale: V. Trapani, n. 20 00161 Roma Tel: 06.97619625 Cell.: 392.7167958-338.4641765
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emozioni possono essere elaborate: il gioco (tramite il teatro, l’affabulazione, la pittura, il disegno,
la musica, etc), di gestire l’ansia e dare sfogo agli eventuali sentimenti aggressivi e rabbiosi,
sperimentando la condivisione e la non pericolosità delle proprie emozioni. La ludoterapia diventa
quindi lo spazio per dare voce al “sentire” in un ambiente protetto, che facilita l'elaborazione
creativa delle esperienze. La ludoterapia in ospedale è di grande aiuto per il bambino a patto che vi
sia una persona che sappia come utilizzare al meglio le varie tecniche di gioco e sia consapevole dei
risvolti psicologici del proprio operare.
Lo scopo della ludoterapia è quello di valorizzare le risorse del bambino, stimolandolo a “creare”;
così da rafforzare la sua autostima e permettere inoltre l’espressione delle capacità cognitive,
emotive, relazionali e prassiche non compromesse dalla malattia.
Indirettamente, l’intervento ludoterapico facilita la relazione bambino e genitori. I genitori molto
spesso, con la malattia e l’ospedalizzazione, dimenticano che il loro bambino è capace di giocare e
creare. Nelle sale giochi o nella stanza di degenza il genitore può assistere ed eventualmente
partecipare al gioco riscoprendo un aspetto della relazione con il proprio figlio che era andata in
secondo piano.
L'intento principale della ludoterapia è di sostenere il bambino per migliorare le sue strategie di
adattamento e portare all'interno del contesto ospedaliero un momento di quotidiana normalità: si
può giocare. In sintesi la ludoterapia contribuisce in maniera sostanziale all’umanizzazione delle
cure ospedaliere.
Ludoterapia in Oncologia pediatrica
Un giovane essere vivente svolge attività acquisite da poco, che possono sembrare preparativi per la
vita da adulto: il divertimento però sta nell’esercizio della funzione appena acquisita. Può essere
una funzione mentale o fisica. Per esempio, un ragazzo eschimese può passare tutta la giornata a
schioccare una piccola frusta-giocattolo che il padre gli ha costruito. Per il padre costruirgliela è
stato un gioco, perché non l’ha costruita come qualcosa di necessario per la propria vita. Per il
ragazzo è un gioco usarla. Quando sarà cresciuto, quella frusta che ora è lunga solo i metro e
mezzo, avrà un raggio di oltre dieci metri, e un’impugnatura di circa 60 centimetri: ci vorrà molta
abilità per poterla usare. E in più una frusta può essere pericolosa: usata con la massima forza può
bucare un bidone di lamiera, ma, se non la si sa usare, ci si può accidentalmente rovinare un occhio.
Sembra che il ragazzo si stia preparando per la vita futura, ma per il momento si sta soprattutto
divertendo. Non c’è in lui finalità immediata. Non ha ricevuto pressioni da parte dei genitori.
Bateson G., “Questo è un gioco”, Cortina Editore, pag. 156
Il contesto dell’oncologia pediatrica risulta essere caratterizzato da regole mediche, infermieristiche
ancora più rigide di altri reparti pediatrici; regole necessarie per l’espletamento delle pratiche
mediche e per arginare i rischi dell’immunodepressione cui vengono sottoposti i bambini durante le
cure. In questo contesto la proposta ludica, così come descritta da Bateson, può diventare un
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strumento di prevenzione secondaria del disagio psicologico dando al bambino strumenti per
aumentare i fattori di resilienza.
Per descrivere le attività ludoterapiche in ambiente oncologico che l’associazione svolge ci
rifacciamo a quanto già scritto dalla dott.ssa Rubbini Paglia in un articolo apparso in Psicobiettivo
del 2007:
“Nel contesto della lungodegenza in oncologia pediatrica diviene ancor più importante che l’attività
del gioco assuma una valenza terapeutica tale da coadiuvare l’intervento delle diverse figure
professionale coinvolte nella gestione della malattia. In tal senso, riteniamo opportuno evidenziare
le finalità della ludoterapia quale risorsa specifica nell’attività di supporto psicologico all’interno di
un progetto mirato che vede coinvolta l’intera équipe:
-
garantire, con attività integrate, una continuità nello stile di vita del bambino;
offrire uno spazio di accoglienza alle emozioni ed ai vissuti legati alla malattia e al
ricovero;
cogliere, nel rispetto dei tempi e delle modalità proprie del bambino, i messaggi
(non solo verbali) che egli vuole trasmettere;
Nella proposta delle diverse attività, bisogna, tuttavia, tenere conto dei limiti imposti dall’iter
terapeutico e dai deficit permanenti o transitori (astenia, paresi, cecità, immunodeficienza ecc.)
indotti dalla patologia e dal trattamento stesso.
Dalla nostra esperienza emerge che la ludoterapia è uno strumento efficace non solo
nell’individuazione dei vissuti emotivi del bambino ma anche nell’osservazione della sua relazione
con le figure di accudimento. Ad un vissuto di forte ansia da parte della figura materna, ad esempio,
può associarsi la tendenza del bambino a “proteggere” la madre da ulteriori emozioni negative,
quali la paura o la rabbia; il gioco rappresenta, in tal senso, la modalità attraverso cui diviene
possibile, per il bambino, esprimere tali vissuti. Nel gioco, infatti, il bambino può far fluire
liberamente tutte le emozioni che la malattia attiva nel corso del tempo.
Molto efficace è il meccanismo della "proiezione" messo in opera brillantemente nella
"drammatizzazione", tecnica privilegiata nella ludoterapia. Il bambino, proiettando su altri (animali,
burattini, personaggi interpretati, ecc.) i sentimenti contrastanti e proibiti che generano il conflitto,
se ne libera. Ed ancora, nel gioco psicodrammatico convergono e si intersecano due campi, il campo
immaginario ed il campo ludico: l'immaginario si materializza per qualche istante e il gioco lo fa
apparire e scomparire. Certamente lo psicodramma (Moreno, 1947) apre una scena in cui, attraverso
il cambio di ruolo, si può rientrare senza alcun rischio nelle parti scisse del Sé avvertendole, in
questo modo,meno minacciose ed inaccettabili.”
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Bibliografia di riferimento
Barbara M. Sourkes, Il tempo tra le braccia, Cortina, Milano 1999
Bateson, G. (1996) Questo è un gioco. Perché non si può mai dire a qualcuno: «Gioca!», Milano,
Raffaello Cortina Editore
Blake Susan and Paulsen Karen, Therapeutic Intervention With Terminally Ill Children: A Review,
Professional Psychology, October 1981, vol. 12, 5, pp. 655-663
Castellazzi V. L. (2000), Quando il bambino gioca. Diagnosi e psicoterapia. LSA, Roma
Gamba, A. (1998), Il disegno e la narrativa del bambino malato di tumore. In R. Saccomani (a cura
di), Tutti Bravi. Psicologia e clinica del bambino malato di tumore, Milano, Raffaello Cortina
Rubbini Paglia P., Menenti B., Il gioco e il disegno spontaneo come risorsa terapeutica in oncologia
pediatrica, Psicobiettivo, 2007, fasc.3.
Winnicott D. (1939), Aggressività e sue radici. Tr. it., in Winnicott D., Il bambino deprivato.
Raffaello Cortina, Milano, 1986
Winnicott D. (1942), Perchè i bambini giocano. Tr. It., in Winnicott D., Il bambino e il mondo
esterno. Giunti-Barbera, Firenze, 1973
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Statistiche degli interventi di Ludoterapia
Policlinico “Umberto I” di Roma
Reparto di Ematologia Pediatrica e Day Hospital
Presenza degli operatori dell’Associazione: 2 interventi settimanali in reparto di due ore
Ogni mese gli operatori dell’Associazione Sale in Zucca Onlus realizzano in media 30 interventi di
ludoterapia incontrando i bambini ricoverati all’interno del reparto di Ematologia Pediatrica
lungo il loro percorso di degenza, che spesso si protrae per mesi e, a volte, per più di un anno.
In un anno gli operatori dell’Associazione Sale in Zucca Onlus realizzano 360 interventi di
ludoterapia con i bambini.
Policlinico “A. Gemelli” Di Roma
Reparto di Oncologia Pediatrica
Presenza degli operatori dell’Associazione: 2 interventi settimanali in reparto della durata due ore.
Ogni mese gli operatori dell’Associazione Sale in Zucca Onlus realizzano in media 30 interventi di
ludoterapia incontrando i bambini ricoverati all’interno del reparto do Oncologia Pediatrica
lungo il loro percorso di degenza, che si protrae, anche in questo caso, per mesi e, a volte , anche
per più di un anno.
In un anno gli operatori dell’Associazione Sale in Zucca Onlus realizzano in media 360 interventi di
ludoterapia con i piccoli degenti.
Policlinico “A. Gemelli”
Reparto di Neurochirurgia Infantile
Presenza degli operatori dell’Associazione: 2 interventi settimanali in reparto di due ore.
Ogni mese gli operatori dell’Associazione Sale in Zucca Onlus realizzano in media 30 interventi di
ludoterapia con bambini ricoverati all’interno del reparto.
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In un anno gli operatori dell’Associazione Sale in Zucca Onlus realizzano circa 360 interventi di
ludoterapia con bambini.
Laddove richiesto l’associazione si è resa disponibile a seguire i bambini per tutto il loro percorso di
malattia, a domicilio, come in altri reparti ospedalieri. Questo è il caso di “Nina” bambina
conosciuta al reparto di Ematologia Pediatrica del Pol. “Umberto I” e che si è trovata a subire, dopo
una lunghissima degenza nel suddetto reparto, una ospedalizzazione presso il reparto di terapia
intensiva del Pol. Gemelli, alla fine della quale si è spenta.
Una delle nostre operatrici, che in questo caso ha prestato il suo lavoro in qualità di volontaria, ha
voluto ricordare gli incontri con Nina in occasione del concorso artistico-letterario “Il Volo di
Pegaso: raccontare le malattie rare”.
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