Vocazione di Isaia, Geremia, Ezechiele

Vocazione di Isaia (6,1-9)
Nell'anno in cui morì il re Ozia, ho visto il Signore.
Stava seduto sul suo trono, molto in alto.
E il suo mantello scendeva giù e riempiva il tempio.
Attorno a lui stavano esseri simili al fuoco.
Ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia,
con altre due, il corpo, e con due volava.
Gridavano l'un l'altro:
'Santo, santo, santo è il Signore dell'universo:
la sua presenza gloriosa riempie il mondo'.
La loro voce faceva tremare il tempio dalle fondamenta
e il fumo lo riempiva.
Allora gridai: 'È finita! Sono morto.
È finita perché sono un peccatore e ho visto con i miei
occhi il Re, il Signore dell'universo!
Ogni parola che esce dalla mia bocca e da quella del
mio popolo è solo peccato'.
Allora uno degli esseri fiammeggianti volò verso di me.
Teneva in mano un carbone ardente preso con le molle dal fuoco dell'altare.
Toccò le mie labbra e disse:
'Ecco, ho toccato le tue labbra con questo carbone ardente:
la tua colpa è scomparsa, il tuo peccato è cancellato'.
Sentii il Signore che diceva:
'Chi manderò? Chi sarà il nostro messaggero?'.
Io risposi: 'Sono pronto! Manda me!'.
Allora il Signore mi incaricò di portare al popolo questo messaggio:
'Voi ascolterete, ma senza capire, guarderete, ma senza rendervi conto di quel che accade'.
Vocazione di Ezechiele (2, 1-9; 3, 1-3)
Visione del libro
'Uomo, alzati, voglio parlarti'. Intanto lo spirito di Dio mi afferrò
e mi fece alzare in piedi. Io ascoltavo quel che mi diceva:
'Uomo, io ti mando dagli Israeliti. Si sono sempre ribellati e
rivoltati contro di me: ieri i loro antenati, oggi essi stessi Io, il
Signore, il Dio d'Israele, ti mando da questa gente testarda e
ostinata. Riferisci loro le mie parole. Ti ascoltino o no, quei
ribelli almeno sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro. 'Ma
tu, Ezechiele, non temerli, non aver paura di quel che diranno
per contraddirti; sarà per te come trovarsi tra le spine dei rovi,
come sedersi sugli scorpioni. Non farti spaventare dalle parole e
dalle facce di quei ribelli. Tu riferirai loro quel che io dico,
ascoltino o no. Ricordati che sono ribelli. 'Ezechiele, ascolta quel
che ti dico e non ribellarti anche tu. Apri la bocca e mangia quel
che ti do'. Allora vidi una mano tesa verso di me che teneva una
pergamena arrotolata.
Poi il Signore disse: 'Ezechiele, mangia questo rotolo. Poi va' e
parla al popolo d'Israele'. Io aprii la bocca ed egli mi fece
mangiare il rotolo. Aggiunse: 'Ezechiele, riempì il tuo stomaco
con questa pergamena'. La mangiai; era dolce come il miele.
'Ezechiele, - disse il Signore, - va' dal popolo d'Israele e riferisci
le mie parole. Io non ti mando da un popolo che parla una difficile lingua straniera, ma dagli Israeliti. E se anche ti
avessi mandato in grandi nazioni dove si parlano lingue che non capisci, perché straniere e difficili, quei popoli ti
avrebbero ascoltato. Ma gli Israeliti non ti ascolteranno perché rifiutano di ascoltare me. Sono tutti ostinati e testardi.
Ma io renderò te ostinato e testardo come loro.
Vedi Apocalisse (10, 8-11)
La voce che avevo udita dal cielo mi rivolse di nuovo la parola: 'Vai dall'angelo, che sta ritto in piedi sulla terra e sul mare, e
prendi il libretto che sta aperto nella sua mano'.
Io mi avvicinai all'angelo e gli dissi: - Dammi il libretto.
Egli mi rispose: - Prendilo e mangialo. Sarà amaro per il tuo stomaco, anche se in bocca ti sarà dolce, come il miele.
Io presi il libretto dalla mano dell'angelo e lo divorai: nella mia bocca fu dolce, come il miele, ma quando lo inghiottii fu amaro per
il mio stomaco. Allora mi dissero: 'Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni, lingue e regni'.
Vocazione di Geremia (1, 4-13)
Il Signore mi disse: - Io pensavo a te prima ancora di formarti nel ventre
materno. Prima che tu venissi alla luce, ti avevo già scelto, ti avevo
consacrato profeta per annunziare il mio messaggio alle nazioni.
Io risposi: - Signore mio Dio, come farò? Vedi che sono ancora troppo
giovane per presentarmi a parlare.
Ma il Signore mi disse: - Non preoccuparti se sei troppo giovane. Va' dove ti
manderò e riferisci quel che ti ordinerò. Non aver paura della gente, perché
io sono con te a difenderti. Io, il Signore, ti do la mia parola.
Allora il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e mi disse: - Io metto le
mie parole sulle tue labbra.
Ecco, oggi ti do autorità sulle nazioni e sui regni per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere, per edificare e piantare.
Il Signore mi domandò: - Geremia, che cosa vedi?
Io risposi: - Vedo un ramo di mandorlo.
Il Signore aggiunse: - Hai visto bene. Ricordati che anch'io sto ben attento
perché si realizzi tutto quel che dico.
Il Signore mi domandò ancora: - Che cos'altro vedi?
Risposi: - Vedo una pentola che sta bollendo, inclinata da nord verso sud.
La vocazione profetica
Profeti esistevano non solo in Israele antico, ma anche nel Vicino Oriente, in Egitto, in Mesopotamia (Mari), Siria (Ebla),
Fenicia (Ugarit), in Asia Minore (per esempio dagli ittiti). La parola ’profeta’ in accadico (nabu, anabbiatu) è identico col
nome biblico (nabi). Spesso anche il messaggio trasmesso da un profeta ’pagano’ é molto simile ai messaggi dei profeti
biblici. Un profeta arameo – ad esempio – comunicò questo messaggio al suo re durante un assedio della sua città
(Hamath): „Cosí ti parla Baal Shammain (il Signore dei Cieli): Non aver paura! Io ti ho fatto re! Sarò con te, e ti libererò!”
Come se udissimo un oracolo biblico.
Ma la differenza più vistosa tra profeti biblici e profeti pagani sta nel fatto, che nessuno dei profeti pagani non racconta la
sua vocazione. Nelle letteratura conservataci sui profeti orientali antichi, non ci é rimasto neanche un unico racconto di
vocazione! Perché? Perché questi profeti orientali non hanno sperimentato quell’incontro travolgente, sul quale i profeti
biblici ci rendono testimonianza. Non hanno incontrato il Dio vivente, che tocca il cuore, che chiama.
Nella Bibbia vediamo una panoramica ben diversa da quello orientale, accennato sopra. Quando Dio chiama qualcuno,
non vuole ottenere qualcosa da lui, ma vuole lui stesso. Non lo vuole ’usare’ da mezzo, ma lo chiama ad essere suo
alleato, suo amico. Quando Dio chiama Abramo, non gli affida ancora nessun messaggio. Abramo non sa neanche, dove
deve andare! Al centro della chiamata di Dio non sta il messaggio, il compito, ma la persona. Dio vuole prima di tutto lui
stesso, “lo scelse, come suo amico” .
Geremia, quando racconta la sua vocazione, comincia così: “Ed avvenne, che la parola del SIGNORE venne da me” (Ger
1,4). La traduzione in genere perde la forza di questa frase: ’Così mi parlò il SIGNORE’. In ebraico la parola ’verbo’
significa anche: ’avvenimento’, ’cosa’, ’fatto’. Il verbo viene concepito dall’uomo biblico come una realtà, una cosa, un
avvenimento. Come se Geremia dicesse: Mi é successo, che la PAROLA del SIGNORE venne da me, entrò nella mia
camera, e tutto bruciava, tutto travolgeva, non potevo resistere.
Poi Geremia cita le parole di Dio: “Prima che tu nascessi, io ti ho conosciuto, ti ho consacrato…” (Ger 1,5) Conoscere
nella mentalità orientale non significa puramente una conoscenza intellettuale, astratta, ma piuttosto una conoscenza
esistenziale. Con la stessa parola la Bibbia esprime il rapporto di amore fra uomo e donna: Adamo conobbe Eva, sua
moglie, ed ella concepì” (Gn 4,1). Geremia rende testimonianza di una conoscenza della stessa profondità. Ti ho
conosciuto, ti ho amato, ti ho sigillato, ti ho fatto mio prima, che tu nascessi.
La tua vita é stata sigillata dal mio amore, dalla mia chiamata sin dal primo momento della tua esistenza.