Moda e street style: una relazione da rivita

 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-­‐05-­‐2011 ISSN: 2239-­‐0898 www.aracne-­‐rivista.it #1 – 2014 Quando è moda: dallo stile al trend
Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Moda e street style: una relazione da rivitalizzare di Vittoria Caterina Caratozzolo Negli ultimi mesi un diffuso sentimento di crisi aleggia sullo street style, un genere inizialmente ispirato agli stili di farsi portavoce di una ‘generazione senza nome’– come delle sottoculture giovanili urbane, ma più direttamente venne chiamata all’epoca – desiderosa di accedere a inedite apparentato a una categoria di moda con il primo numero modalità di rappresentazione personale. Nelle intenzioni di della rivista britannica i-­‐D, pubblicato nell’agosto del 1980 Jones, il primo e più inusuale formato, mantenuto fino al sotto la direzione di Terry Jones, già art director di British 1983, doveva dare ad apertura di pagina la sensazione di una Vogue. moda che si proiettava direttamente ‘sulla strada’, come su Assieme alla rivista The Face, l’intento della pubblicazione un paesaggio fluido fatto di ‘persone vere’ con indosso ‘abiti era di rappresentare una contemporanea pluralità di stili – veri’, colte nei luoghi e negli atteggiamenti più casuali. dal punk al new romantic, dal rastafarian al goth – ma anche 1
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare quotidianamente visualizzato sui media della comunicazione globale, con blogs e social media in primo piano, l’autore dichiara il suo sconcerto rispetto a un fenomeno sempre meno caratterizzato da un’ ‘autentica’ ispirazione individuale. Le strade delle metropoli più che essere espressione di un’agentività manifestata attraverso l’elaborazione di un personale stile vestimentario, riflettono per buona parte l’esibizione di temi stagionali dettati dall’industria del volatile fashion contemporaneo e dalle stringenti strategie del marketing di settore. Durante la settimana newyorchese della moda, in particolare all’incrocio tra la cinquantasettesima strada e la Quinta La rivista on line The Business of Fashion ha di recente Avenue, perfino l’obiettivo di Bill Cunningham – storico pubblicato sotto la rubrica ‘Opinion op-­‐ed’, un articolo nel fotografo del New York Times – sembra destinato a quale – come recita lo stesso titolo: “Cosa è accaduto allo catturare pose e attitudini di personaggi che hanno i
street style?” – lo scrittore e giornalista Max Berlinger si è assimilato in profondità il variegato repertorio performativo interrogato criticamente sull’attuale piega assunta da delle griffe dominanti. Berlinger osserva, infatti, come le questa pratica sociale e culturale. Riferendosi al vasto e crescente repertorio fotografico di street immagini di street style tendano a riprodurre e reiterare le style, narrazioni patinate rappresentate sulla maggior parte delle 2
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare riviste di moda e, paradossalmente anche sul web, esse mostrino con più evidenza la perdita di “immediatezza e vitalità”. Non più precisamente rintracciabile alla frontiera tra la ricerca di uno stile individuale e il do-­‐it-­‐yourself, lo street style contemporaneo si mostra sempre più subalterno al sistema della moda fino a diventarne ambiguamente suo più avanzato dispositivo di ‘democratizzazione’. Il mutuo rispecchiamento di queste realtà spettacolarizzate, perseguendo la pervasiva colonizzazione di ogni sorta di individualità, rischia di produrre una vera e propria stagnazione espressiva sia ai danni della moda che della indipendenza nella pratica fruitiva. L’attuale paesaggio dello street style si presenta, dunque, totalmente trasformato rispetto al modello iniziale costituito dai primi numeri di i-­‐D, dove una serie di ritratti a figura intera, realizzati dal fotografo Steve Johnston, documentava e celebrava insieme al Blitz kid, figura emblematica della clubculture londinese dei quei primi anni 3
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Ottanta, una galleria di tipi rappresentativi di inedite o Non poco mi ha colpito, nel corso di una mia recente ricerca, reinterpretate istanze estetiche che eleggevano lo stile a il modo in cui, nell’ottobre del 1967, Walter Albini, uno dei “forma simbolica di resistenza”ii a salvaguardia della principali artefici di quello che oggi consideriamo il periodo propria i-­‐Dentity. più fulgido e originale della moda italiana, ovvero la nascita Se l’opinione di Berlinger, nel suo denunciare il venire meno dello stilismo, veniva presentato sulle pagine dell’ancora dello street style autentico – quello incarnato da persone fresca edizione domestica di Vogue Italia. ‘vere’ che indossano abiti ‘veri’– suona oggi perfino L’articolo tratteggiava i primi passi del breve ma fecondo ingenua, non ha, tuttavia, il sapore di una mera destino creativo del giovane stilista del prêt-­‐à-­‐porter, rivendicazione nostalgica e tradisce, piuttosto, una crisi di capace di parlare di abiti “con umana gentilezza”,iii come se, vitalità che informa la relazione tra street style e sistema vien fatto di pensare, di quella modalità il mondo della moda della moda. Non è una mera coincidenza, infatti, che il non mondo della moda faccia appello, più o meno rappresentativo. Attribuendo ad Albini quella singolare retoricamente, alla vita proprio quando più intensamente attitudine, il redazionale intendeva difatti mettere in luce la percepisce la propria vulnerabilità. A questo proposito, mi scelta innovativa che informava il suo design: “Preferisce il sembra interessante tracciare qui la parziale ricognizione prêt-­‐à-­‐porter perché va incontro alla vita, perché è per tutte storica di alcuni passaggi che hanno caratterizzato la più le donne e le aiuta a vivere”.iv Incarnato nella formula complessa e articolata relazione tra moda e street style a vincente del prêt-­‐à-­‐porter, lo stilismo avrebbe di lì a poco partire dalla fine degli anni Sessanta e con particolare contribuito in modo decisivo alla sempre più compiuta riferimento alla moda italiana. democratizzazione della moda, come pure ad allineare il 4
fosse stato per tradizione propriamente Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-­‐05-­‐2011 ISSN: 2239-­‐0898 www.aracne-­‐rivista.it #1 – 2014 Quando è moda: dallo stile al trend
Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare sentimento del paese alla più matura esperienza allora già ampiamente acquisita ed elaborata dal mondo anglosassone in fatto di produzione e di consumi vestimentari di massa. La posizione di Albini, infatti, non era soltanto in linea con la concezione mcluhaniana dell’abito quale medium espressivo più prossimo alla persona – “un’estensione della nostra pelle”v –, ma già mostrava di intuire come il filosofo dei media avrebbe definito la moda in un articolo dell’aprile 1968 su Harper’s Bazaar: “un’arte primaria […] che appartiene all’ordinaria esperienza quotidiana”.vi A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, la sensibilità creativa di Albini si fece portavoce di un processo di rinnovamento attivato da un’analisi critica del fare moda, da una ricognizione informata e consapevole dei cambiamenti sociali e, in particolare, delle posizioni controculturali che in quel momento agitavano “le acque stagnanti della moda”.vii Nell’illuminante articolo “1967: Note per una teoria dello stile degli anni ‘60”viii, pubblicato su New Society, la scrittrice 5
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Angela Carter sottolineava come in quella temperie dallo stesso stilista. Egli aveva infatti intuito che il portato di culturale la nozione di stile implicasse la “teatralizzazione” quelle generazioni più che il segno di un’autentica nostalgia dell’individuo. Le nuove generazioni rivendicavano, infatti, la per il passato andava letto come atteggiamento di libertà di armonizzare capi caratterizzati da e appartenenti a insoddisfazione rispetto alle proposte allora offerte dal stili e contesti diversi, tanto contemporanei quanto rétro, in mercato dell’abbigliamento, incapace di farsi interprete o nome di una personale creatività combinatoria capace di anticipatore di modalità d’essere ancora inespresse e presentare “il proprio sé come un oggetto d’arte recondite. La contestazione, nell’opinione di Albini, andava tridimensionale, da ammirare e da toccare.”ix Era il tempo in raccolta e considerata come conferma del ruolo significativo cui si scopriva sui banchi dei mercatini dell’usato il piacere di acquisito dalla moda dal secondo dopoguerra in poi. Era riportare in vita abiti dismessi e dimenticati come pure perciò necessario individuare e attivare un processo di costumi esotici e folklorici, adattandoli a nuove modalità innovazione d’uso e facendoli strumento di uno spaesamento spazio-­‐
emergevano dai sentimenti e dalle modalità performative di temporale giocato sul proprio corpo e sulla propria quelle giovani generazioni: “In questo momento noi non immagine. A riprova di quanto questa pratica avrebbe siamo in grado di inventare nulla nella moda. È il periodo influenzato in profondità il linguaggio della moda fino ad storico che forse lo impedisce. Io mi limito ad andare a oggi, val qui la pena di citare proprio l’eloquente slogan recuperare nella memoria ciò che mi piace”; e ancora: “Noi attribuito ad Albini: Vestire è un po’ partire – titolo felice di stilisti non sappiamo progettare nulla nella moda, ma un articolo apparso su Vogue Uomo per presentare la sappiamo progettare lo stile della moda”.x tenendo collezione autunno/inverno del 1976, disegnata e indossata 6
conto delle indicazioni che Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-­‐05-­‐2011 ISSN: 2239-­‐0898 www.aracne-­‐rivista.it #1 – 2014 Quando è moda: dallo stile al trend
Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Sicché il nuovo corso andava giocato sulla centralità operativa dello stile, nozione che rimandava simultaneamente tanto alle voghe del passato, quindi al corpo sedimentato della moda, a cui ora si guardava criticamente da una prospettiva denaturalizzante, quanto al “progetto di singolarità” del fruitore che stava interiorizzando “un modello culturale orientato prevalentemente alla valorizzazione di se stesso e della propria vita”.xi In questa prospettiva, Albini comprese che la progettazione vestimentaria per riscuotere nuovo consenso doveva essere in sintonia con una cultura che istituiva “continuità fra oggetti, abiti e persone, una cultura che intende[va] la città come un pezzo dell’arredo e le persone come protagoniste di una nuova messa in scena, di una recita e narrazione.”xii È dunque sull’invenzione del personaggio, quale dispositivo di irradiazione narrativa e performativa, che ha cominciato a modellarsi la relazione tra moda e street style. Prendeva corpo in una certa misura quel processo che Roland 7
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Barthes, nel saggio del 1962, “La fine del dandismo”, aveva Rimane, tuttavia, ancora aperta la domanda di Berlinger già annunciato come “il primo colpo mortale”xiii inferto dalla che, nel riscontrare l’appiattimento dello street style sui moda, e in particolare, dall’emersione delle “boutiques”, linguaggi dominanti della moda, ci sollecita in realtà a all’“invenzione personale della singolarità”xiv. Secondo chiederci dov’è davvero che oggi vita e moda mancano il questa prefigurazione, fu in realtà il modello ottocentesco loro più virtuoso confronto. del dandy ad essere depotenziato, e difatti, poco dopo, la vitalità di questa figura dello stile per eccellenza fu di nuovo L’occasione della recente pubblicazione Lezioni. Moda-­‐
rimessa in gioco da Susan Sontag che interpretava la Design e cultura del progetto,xvii firmata dalla designer Nanni sensibilità Camp come “il dandysmo dell’era della cultura di Strada e dedicata agli studenti che hanno frequentato i corsi massa”.xv Il personaggio camp “non fa distinzione tra da lei tenuti presso il Politecnico di Milano – offre a questo l’oggetto unico e quello prodotto in serie. Il gusto Camp proposito uno spunto di riflessione su percorsi ancora oggi supera la nausea della ripetizione.”xvi suscettibili di sperimentazione nel rapporto tra moda e stile nell’epoca ormai avanzata della riproducibilità e ripetizione Questi passaggi culturali indicano come la relazione tra di massa. Dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, attraverso moda e street style sia in realtà costruita secondo collezioni, progetti di ricerca, mostre, conferenze, corsi progressive modalità interlocutorie, come del resto hanno accademici e pubblicazioni, Nanni Strada non ha solo testimoniato nel corso del tempo tutte le forme di reciproca rappresentato una vera e propria alternativa allo stilismo dal appropriazione culturale innescate e rappresentate dai punto di vista della produzione, ma proprio in virtù di un media della comunicazione. inedito approccio culturale e tecnologico alla costruzione 8
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare dell’indumento, ha anche tentato di imprimere un diverso A differenza dello stilismo, il suo design “impersonale”, orientamento alla relazione tra abito e persona. Con incardinato sulla biografia del capo, opera un vero e proprio l’innovativa collezione dell’Autunno/Inverno 1971/72, Giù dal close up sull’identità dell’indumento e non del suo ideale corpo, realizzata per Sportmax della Max Mara, la designer fruitore. Si è trattato di un vero e proprio capovolgimento ha introdotto nell’abbigliamento industriale la metodologia creativo, volto a depotenziare quel vincolo immaginativo progettuale struttura che sulla narrativizzazione del personaggio ha modellato e bidimensionale dell’abito ed emancipandolo dall’anatomia sigillato nella moda mainstream il patto di fedeltà tra corporea e dalle regole tradizionali della sartoria su misura. signature del capo e fruizione. Questa inedita cifra del design, lavorando sulla concettuale e operativa ha inteso così riorientare l’esperienza vestimentaria emancipandola dalla seduzione di un prodotto che si presenta alla fruizione già ‘immaginativamente’ saturo. Dalla Collezione Etnologica, ispirata ai concetti di libertà dal/del corpo, a La Pelle, il primo abito al mondo senza cuciture e Compasso d’Oro nel 1979, dai Torchon – abiti per viaggiare, stropicciati e comprimibili, incarnazione materica dello stato mentale e reale del nomadismo –, ai Pli-­‐Plà – forme geometriche, modulari e flessibili, “che si aprono e si richiudono come ventagli e si ripiegano su se stessi come oggetti minimali”xviii –, le 9
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare creazioni indemodabili xixdi Nanni Strada, scoraggiando un stilismo, che ci ha a lungo addestrati all’estetizzazione del tipo di consumo meramente imitativo e compulsivo, si quotidiano e con essa al potenziamento delle nostre mettono al servizio della creatività del fruitore senza capacità espressive e performative, è piuttosto la lezione esaurire le dinamiche del suo libero gioco interpretativo e esemplare del design di Nanni Strada a rappresentare la performativo. possibilità concreta di un approccio allo slow fashion Si può ipotizzare da questa prospettiva progettuale, e da attraverso la prefigurazione di una disciplina del altre simili e recenti per intento e modalità, una cambiamento nelle modalità del produrre e del consumare riconfigurazione della relazione tra moda e street style? moda. Si può provare a immaginare un ritorno della vitalità Oggi, ad esempio, l’occasione urgente di un nuovo tanto nella moda quanto nello street style decostruendo il confronto tra il sistema della moda e il mondo articolato discorso di un’autorenferenzialità stilistica ed economica della fruizione passa per una delle problematiche più ormai sterile, per individuare percorsi che prediligono un scottanti del mondo contemporaneo: la sostenibilità. Non è modello di vita autenticamente più “aperto, partecipativo e per certo il modello che informa attualmente il carattere responsabile”xx? effimero e frenetico del fast fashion globale a poter essere considerato quello più adeguato a fare i conti con l’esaurimento delle risorse naturali, con il grave inquinamento ambientale, e, last but not least, con il rinnovato sfruttamento sociale dei lavoratori. Benché esso raccolga l’eredità residuale dell’energia creativa dello 10
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i
Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare http://www.businessoffashion.com/2014/01/op-­‐ed-­‐
x
happened-­‐street-­‐style.html dell’Università di Parma,1988), p. 35. ii
xi
Dick Hebdidige, Sottocultura. Il fascino di uno stile Gloria Bianchino, Walter Albini, (Parma: CSAC Gerardo Ragone, “I consumi in Italia tra ‘novità’, innaturale, (Genova: Costa & Nolan, 1990), p. 87. ‘distinzione’ e ‘qualità’”, La moda italiana. Dall’antimoda allo iii
stilismo, a c. Grazietta Buttazzi, Alessandra Mottola, “Cesellare lo stile sport, l’idea di un giovane designer di moda”, Vogue Italia, N. 196, (Ottobre 1967): 116. Molfino, (Milano: Electa, 1986), p. 15. iv
Ibidem. xii
Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare,(Milano: Il xiii
v
Gloria Bianchino, Walter Albini, cit., pp. 29-­‐31. Roland Barthes, “La fine del dandismo”, in Il senso della Saggiatore, 1967) p. 129. moda, a. c. Gianfranco Marrone (Torin: Einaudi, 2006), pp. vi
73-­‐76. Marshall McLuhan, “Fashion è medium”, Mercanti di stile, a c. Paola Colaiacomo, Vittoria C. Caratozzolo, (Roma: xiv
Editori Riuniti, 2002), p. 208. xv
vii
l’interpretazione, (Milano: Mondadori, 1998), pp.388-­‐389. Ibidem. Susan Sontag, “Note su «Camp», in Contro G. Avogadro, “Abiti da antiquariato”, Bellezza, Giugno, (1970):128. xvi
viii
xvii
Ibidem. Angela Carter, “1967: note per una teoria dello stile anni Nanni Strada, Lezioni. Moda-­‐Design e cultura del progetto, ‘60”, Mercanti di stile, cit., p. 286. (Milano: Lupetti, 2013). ix
xviii
Ibidem. Nanni Strada, Moda Design, (Milano: Editoriale Modo, 1998), pp. 78-­‐80. 11
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xix
Nanni Strada, Lezioni. Moda-­‐Design e cultura del progetto, Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Pag. 5 -­‐ L’uomo Vogue 1968/1998/ “Dandy Trims”, in L’Uomo cit., p.165. Vogue, Luglio-­‐Agosto 1998, n.292, s.p. xx
Pag. 7 -­‐ Antonello Agliotti con camicia di Carlo Palazzi/ 924 (2009): 18 Antonello Agliotti indossa una camicia di Carlo Palazzi, foto di Ugo Mulas, in L’Uomo Vogue, Autunno-­‐Inverno, 1968/1969, n. 3, p. 77. Pag. 9 -­‐ Collezione Sportmax 1971-­‐1972/ Nanni Strada/ Nanni Immagini: Strada, “Collezione Sportmax”, 1971/1972, in Abitare l’abito, Pag. 1 -­‐ Fashion Magazine 1 / Dal primo numero di i-­‐D, 1980. mostra alla triennale di Milano 1/4/2003-­‐ 13/7/2003. Pag. 2 -­‐ Wild/ Straight up/ Dal primo numero di i-­‐D 1980 Pag. 3 -­‐ Bomberjacket/ “Civil Disobedience” by Angela Hill, Model Sylvia, Stylist Anna Clausen (A vintage army jacket, camping mat, a bag of chips, some sportswear, clothing by a few designers, an overcast day – the necessities for a social transition: this is more than just getting away from Pubblicato nel mese di maggio 2014 Clino Castelli, “Progetto ai tempi della crisi”, Domus, N. work, consumption, luxury, and everyone else, it’s a way to trash one’s colors –red, white. and blue– in the comfort of one’s own campfire.), in Purple, Fall 2002, n. 13, p. 123. 12
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Vittoria Caterina Caratozzolo Moda e street style: una relazione da rivitalizzare Vittoria Caterina Caratozzolo insegna Storia e Teorie della moda presso il Master in Fashion Studies dell’Università “Sapienza” di Roma. Ha recentemente pubblicato: “Reorienting Fashion: Italy’s Wayfinding after World War II”, in The Glamour Of Italian Fashion 1945-­‐2014, a cura di Sonnet Stanfill (Victoria and Albert Publishing 2014); “Visibly Fashionable: The Changing Role of Clothes in the Everyday Life of Italian American Immigrant Women”, in Making Italian America. Consumer Culture and the Production of Ethnic Identities, a cura di Simone Cinotto (Fordham University Press 2014). 13