Sintesi di tutti i progetti presentati

BANDO “IL MIO CAMPUS SOSTENIBILE” SINTESI PROGETTI 1. TITOLO PROGETTO: “EcoCampus” RESPONSABILE: Enrico Pranovi OBIETTIVI DEL PROGETTO: Le tematiche legate allo sviluppo sostenibile riscuotono grande interesse oggigiorno, anche e soprattutto, tra gli studenti cafoscarini. L’obiettivo è la realizzazione di un incubatore di idee, all’interno del Campus di Treviso, che possa trasformare le proposte dei singoli in eventi di sostenibilità concreti all’interno dell’università: conferenze, green workshop, incontri e giornate a tema. Saranno occasioni per sensibilizzare sui temi dell’ecologia in chiave moderna e pragmatica, dimostrando ancora una volta l’impegno degli studenti di Ca’ Foscari per il raggiungimento di un “orientamento trasversale di sostenibilità”. DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO: EcoCampus si articolerà in un portale informatico sempre aggiornato, con articoli di studenti e professori, con ricerche e interviste a figure di spicco del panorama universitario/imprenditoriale. Tutti gli eventi organizzati al Campus di Treviso saranno ripresi e resi disponibili online direttamente sul sito di EcoCampus,con possibilità anche di accedere a livestream delle conferenze in tempo reale. Tutto questo per favorire il coinvolgimento e la fruizione dei contenuti da parte del maggior numero di studenti e interessati. Eco Campus ha già in programma due conferenze incentrate sulla green economy, che prendono spunto dal grande evento organizzato da Ca’ Foscari “Treviso Campus Sostenibile”, per portare avanti una discussione importantissima sul binomio ambiente e sviluppo, con uno sguardo al futuro: -­‐ “LA GREEN ECONOMY E LO SVILUPPO OCIDENTALE: UN BINOMIO POSSIILE?” -­‐ “DALL’UNIVERSITA’ ALLE METROPOLI: I CENTRI ECOSOSTENIBILI DEL DOMANI” La green economy può rappresentare un’opportunità per fronteggiare la recessione economica, fare innovazione e quindi avviare una nuova fase di sviluppo industriale sostenibile e competitivo. Da questi presupposti prenderanno vita i due appuntamenti organizzati, con l’intervento di professori, relatori e degli stessi studenti. Sono previste all’incirca 200 persone tra ospiti e studenti interessati. 2. TITOLO PROGETTO: Riduzione del consumo dell’acqua in bottiglia RESPONSABILE: Valentina Platzgummer OBIETTIVI DEL PROGETTO: Questo progetto si pone come obiettivo principale la riduzione del consumo di acque minerali confezionate in bottiglie di plastica, dati gli altissimi costi ambientali che il loro consumo comporta. Il raggiungimento di tale obiettivo si snoda su due piani, uno di breve termine, di impatto immediato e di concreta applicazione, con area di intervento limitata al Campus di Treviso dell’Università Ca’ Foscari ed eventualmente ad altre sedi della stessa, e un secondo piano che si presenta invece come più ampio e che mira allo sradicamento dell’abitudine generalizzata di consumare, anche in casa, acqua in bottiglia invece che acqua del rubinetto. DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO: Rendersi conto del fato che un’azione quotidiana e banale come l’acquisto di una bottiglietta d’acqua implichi grosse conseguenze non è scontato se si considera che, per le tasche degli studenti, ciò si traduce semplicemente nell’esborso di una manciata di monetine, niente di più. Infatti, nonostante gli ingenti costi ambientali, ci vengono richiesi solo 0,45 Euro a bottiglia. E così lo studente assetato corre ai distributori automatici e, senza troppo pensare ai costi in termini ambientali, compra una bottiglietta d’acqua in plastica, la cui vita utile andrà da qualche ora a massimo qualche giorno. In fin dei coni, ci è stato insegnato che si tratta di esternalità: che possiamo farci se l’azienda che produce le bottigliette d’acqua che beviamo all’università ha, come controindicazione del suo operare, degli effetti negativi sull’ambiente che non trovano riscontro in un adeguata modifica di prezzo. Il mercato in questo caso fallisce miseramente, ma perché non sfruttare gli aspetti in cui esso si dimostra invece perfettamente funzionante, per esempio nella prevedibilità che un aumento di prezzo porti a una diminuzione della quantità domandata. Facciamo quindi appello agli strumento che la microeconomia ci ha insegnato, e aumentiamo drasticamente il prezzo delle bottigliette d’acqua vendute ai distributori automatici della nostra Università, virtualmente inglobando in questo prezzo i costi ambientali che invece l’azienda produttrice non considera di certo. Questo gesto rappresenterebbe un primo, forte segnale per il mercato degli studenti assetati, che dovrebbe rispondere con una diminuzione della quantità di bottigliette d’acqua consumata e, auspicabilmente, con una riflessione sulle ragioni del drastico aumento del prezzo di questo bene: non sarà più così scontato acquistare una bottiglietta d’acqua al giorno se passa il messaggio che il suo costo non è, in realtà, di soli 0,45 Euro. Verrà forse in mente che fare qualche metro in più e raggiungere i servizi del nostro campus per riempire la bottiglietta del giorno prima con acqua proveniente dall’acquedotto di Treviso potrebbe essere un’alternativa migliore. In fin dei conti, a ben riflettere, forse il problema non è costituito dalla bottiglietta d’acqua, ma dalla bottiglietta in sé: perché aggiungere un pezzo di plastica (così costoso in termini ambientali) nel soddisfacimento di un bisogno come la sete che, per essere soddisfatto, non richiede altro che una fonte di erogazione della preziosa risorsa che è l‘acqua? Insomma, perché bere l’acqua in bottiglia e non quella che sgorga dal rubinetto? Dunque non esiste alcun dato concreto che giustifichi la convinzione che l’acqua in bottiglia sia da preferire a quella del rubinetto (per lo meno, non nel nostro campus). Purtroppo questa convinzione trova invece ampia diffusione in Italia, che risulta essere il primo paese europeo per consumo di acqua in bottiglia (il terzo nel mondo) con una media di quasi 190 litri a testa, l’80% dei quali venduti in bottiglie di plastica. Ma se l’idea di bere la cosiddetta “acqua del sindaco” proprio non ci piace, e qui a Treviso questa è l’univa ragione che ci spinge a non utilizzarla, allora troviamo un modo di farci andare a genio l’abitudine di ricorrere all’acqua di rubinetto! Personalmente, sono convinta che informare non sia sufficiente; per convincerci a cambiare abitudine potrebbe tornare utile la tecnica dell’”indorare la pillola”: camuffiamo allora i nostri rubinetti nelle veste di moderne drinking water fountains, le fontanelle che siamo abituati ad associare ai college e ai campus universitari americani. Anche se, nel contesto di una prestigiosa e storica istituzione quale è l’Università Ca’ Foscari, sarebbe forse più consono ripescare invece le antiche fontanelle in bronzo, quelle in cui ci si può imbattere girando per i campielli veneziani. Ma anche se l’intero campus di Treviso venisse tappezzato di fontanelle, qualche studente potrebbe ancora essere in grado di andare ai distributori ad acquistare una bottiglietta d’acqua di plastica nel caso di improvvisa e incontrollabile sete durante la lezione. Perché quindi non rendere disponibile nel campus l’acquisto di bottigliette e borracce in materiale alternativo alla plastica? E infine, perché non sfruttare il corso di marketing internazionale e le menti degli studenti di Commercio Estero che lo seguono per creare una brillante campagna pubblicitaria atta a supportare e propagandare tutte queste azioni? Operando quindi su diversi piani, da quello dell’aumento del costo delle bottigliette d’acqua, alla disponibilità di fontanelle a cui bere in alternativa e a quello pubblicitario, l’intento è quello di far breccia nell’inerzia dell’abitudine degli studenti di acquistare fin tropo spesso bottigliette di plastica ai distributori automatici e di ridurre al minimo questo comportamento piantando in loro il seme della consapevolezza che questa azione comporta notevoli costi a livello ambientale. Una volta raggiunto ciò, l’estensione dello stesso ragionamento per il consumo di qualsiasi tipo di bottiglia in plastica dovrebbe essere automatico e portare a ridurre il consumo di plastica anche in situazioni esterne all’università. E non solo: l’azione consapevole degli studenti potrà essere motore di riflessione anche per i loro familiari e cerchia di conoscenze e, successivamente, i risultati potrebbero essere una sempre maggiore rivalutazione dell’acqua del rubinetto a sfavore dell’acqua confezionata in imballaggi di plastica. 3. TITOLO PROGETTO: TVfreight RESPONSABILE: Diego Filippin OBIETTIVI DEL PROGETTO: La città di Treviso è tra le città più inquinate d’Europa e la maggior parte dell’inquinamento è generato dall’eccessivo uso di automobili, per questo il mio progetto è finalizzato alla riduzione dell’uso di mezzi privati e quindi incentivando l’uso di mezzi pubblici o di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale. Oltre a questo il mio progetto si presuppone di creare una rete di persone, non solo studenti, che potranno condividere tragitti comuni con mezzi privati; oltre a questo aiuterà a calcolare e rendere consapevoli gli tenti dei benefici o danni che possono causare all’ambiente nelle azioni quotidiane. DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO: Sostanzialmente il mio progetto gira intorno a una sorta di applicazione per smartphone in cui l’utente inserirà il proprio indirizzo “CASA” dopodiché salverà altre posizioni abituali a seconda delle proprie esigenze, ad esempio: “SCUOLA”, “LAVORO”, “CAMPUS TV” ecc. La mattina stessa o la sera prima l’utente indicherà la posizione in cui si recherà e il mezzo utilizzato, ad esempio “auto”, “treno”, “bici”; in automatico l’applicazione calcolerà l’”impronta ambientale” ossia la quantità di anidride carbonica, polveri sottili o altre sostanze inquinanti prodotte dalle proprie azioni, indicando oltre a questo il prezzo monetario del proprio spostamento (prezzi dei biglietti, consumo di carburante ecc.), oltre a questo l’applicazione mi indicherà chi dei miei amici si recherà in quella posizione a circa la stesa ora; allo stesso modo mi notificherà chi dei miei amici eventualmente si recherà li domani invitandomi a contattarli. Questo servirà per fare la strada assieme condividendo il mezzo e quindi ridurre le automobili in circolazione riducendo quindi l’impatto ambientale o semplicemente per fare due chiacchiere lungo il tragitto. Oltre a questo nel caso di “Car Pooling”, ossia nel caso in cui più persone utilizzino la stessa automobile, l’applicazione calcolerà il “Biglietto di cortesia”, ossia quanto i passeggeri dovrebbero dare al proprietario dell’auto a titolo di rimborso calcolato sulla base dei kilometri percorsi assieme; questo sarà reso possibile grazie ad un collegamento tra questa applicazione e il GPS del telefono cellulare. Tale collegamento al GPS del cellulare darà la possibilità di usarlo come comune navigatore satellitare oppure per ricercare il tragitto più rapido.