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 “LA SANITA’ CHE VOGLIAMO”
ricerca realizzata in occasione del Convegno OASI 2014
Sintesi dei risultati a cura di
Patrizio Armeni, Elena Cantù, Clara Carbone, Alessandro Furnari, Francesco Longo, Alberto Ricci,
Stefano Tasselli
La sanità italiana del futuro rispecchierà le aspettative dei cittadini e della società? Nel contesto
attuale, le forti tensioni finanziarie si sommano ai cambiamenti epidemiologici e sociali, oltre alle
più “classiche” dinamiche di innovazione medica e tecnologica. Ne risulta un’incertezza crescente,
che sta forzando gli attori pubblici e privati a rivedere in maniera radicale sia la propria
organizzazione interna, sia i servizi offerti.
Tutte queste tematiche sono state approfondite dalla ricerca “La Sanità che vogliamo”, condotta su
scala nazionale da CERGAS, SDA e Alumni Bocconi, con il sostegno incondizionato di BayerItalia. Lo studio, attraverso una survey online, ha coinvolto un campione di 5.906 cittadini e di
1.593 esperti1. Ai cittadini è stato chiesto, con un orizzonte temporale di 10 anni, quali scenari futuri
desiderino. Agli esperti, invece, è stato domandato di selezionare gli scenari evolutivi più probabili.
Le domande rivolte a cittadini ed esperti hanno toccato sei temi rilevanti: il finanziamento dei
servizi sanitari; la mission del SSN; i profili di “consumo” sanitario; l’evoluzione del capitale
umano; la revisione della “geografia” dei servizi; le dinamiche di innovazione. Un estratto dei
risultati più rilevanti organizzato per tema è presentato di seguito.
Finanziamento dei servizi sanitari
Una quota considerevole di cittadini italiani (22%) auspica per il futuro un incremento dei servizi e
delle prestazioni pubbliche, finanziato da ticket più elevati. Il 20% dei cittadini si augura che il
sistema di finanziamento rimanga invariato rispetto alla composizione attuale, che vede (anno 2013)
113 miliardi di euro spesa pubblica e 27 miliardi di spesa privata delle famiglie. Solo il 15% dei
cittadini, invece, si auspica un incremento di forme di assicurazioni private finanziate dalle
famiglie, e poco meno del 9% propone un aumento della pressione fiscale. Il 34% dei rispondenti
non esprime una scelta su questo punto: di fatto, non accetta il crudo trade-off tra servizi e
finanziamento, complicato da notevoli asimmetrie informative e dai comprensibili timori sul piano
dell’equità. Tra i cittadini, comunque, le opinioni non sono omogenee (Figura 1): rispetto a persone
in cerca di lavoro e pensionati, studenti e occupati sarebbero maggiormente disposti a pagare ticket
più elevati o premi assicurativi per ottenere più servizi. Inoltre, occupati e pensionati risultano i
meno favorevoli ad un incremento dei servizi e delle prestazioni pubbliche finanziato tramite un
aumento della pressione fiscale. In generale, all’aumentare dell’età dei rispondenti aumenta la
preferenza per il livello di servizi attuale, che è giudicato adeguato dal 20% dei rispondenti.
1
I compilatori “esperti”, appartenenti ai network CERGAS e Alumni Bocconi (Topic Healthcare), sono stati invitati
nominalmente a compilare il questionario.
1 Rispetto al quadro variegato delle preferenze dei cittadini, gli esperti giudicano poco verosimile
(giudizio medio 3,6/7) che, in termini percentuali, la spesa pubblica aumenti più di quella privata.
Parallelamente, reputano più probabile (4,4/7) che la spesa privata intermediata da assicurazioni e
fondi sanitari cresca in proporzione maggiore rispetto alla spesa pagata direttamente dalle famiglie.
Figura 1. Questionario sulle preferenze dei cittadini. Desiderata sui livello dei servizi e sulle fonti di
finanziamento, per stato occupazionale
30%
25%
20%
Studente/ssa
15%
Occupato/a
10%
5%
Pensionato/a, non in
cerca di lavoro
0%
Più servizi pubblici
finanziati da ticket
In cerca di lavoro
Più servizi pubblici
finanziati da
pressione fiscale
Più servizi privati
finanziati da
assicurazioni/esborsi
diretti
Livello di servizi
invariato
Nota bene: 5.906 rispondenti, di cui il 34% ha indicato “Non so-Nessuna delle precedenti” (percentuale non riportata nel grafico). Mission del SSN
Sebbene il SSN sia un sistema universalistico, basato sulla gratuità delle prestazioni, spesso le liste
di attesa rendono difficoltoso l’accesso ai servizi. A fronte di risorse limitate per il futuro, la
maggioranza dei cittadini (61%) sembra desiderare un sistema con meno servizi formalmente
garantiti a tutti (rivisitazione dei Livelli Essenziali di Assistenza - LEA), pur di azzerare le liste di
attesa (61%). Solo il 13% dei rispondenti, invece, preferirebbe servizi sanitari gratuiti per tutti ma
con maggiori probabilità di liste di attesa. Il 26% si dichiara incerto. Tra i rispondenti, la
propensione a preferire un sistema sanitario con meno servizi gratuiti diffusi e senza liste d’attesa
aumenta con l’età (
Figura 2);
una seconda variabile rilevante è, naturalmente, lo stato occupazionale: solo il 50% dei
disoccupati è disposto a una riduzione dei servizi garantiti.
Gli esperti sono in questo caso “in sintonia” con i cittadini: giudicano probabile (5,2/7) una
rivisitazione dei LEA che chiarirà quali servizi saranno privi di copertura pubblica. Al tempo stesso,
soprattutto se rivestono ruoli di dirigenza apicale, sono piuttosto scettici (4/7) sulla capacità delle
aziende del sistema pubblico di presidiare tali aree di bisogno attraverso la libera professione.
2 Figura 2: Questionario sulle preferenze dei cittadini. Desiderata sulle politiche per la riduzione delle liste
d’attesa, per fascia d'età
80%
70%
60%
50%
15-24
40%
25-44
30%
45-65
20%
Più di 65
10%
0%
Tutti i servizi gratuiti, ma con
possibili tempi d'attesa
Meno servizi gratuiti, ma senza
tempi di attesa
Nota bene: 5.906 rispondenti, di cui il 26% ha indicato “Non so-nessuna delle precedenti” (percentuale non riportata nel grafico).
Profili di consumo
Il 30% degli italiani soffre di una patologia cronica (diabete, ipertensione, ecc.) che richiede servizi
sanitari di base per molti anni. La metà dei cittadini (50%) ritiene che la figura professionale di
riferimento per i soggetti affetti da tali patologie dovrebbe essere - o restare - il medico di famiglia.
Una quota rilevante (43%), invece, ritiene che tale figura pivotale dovrebbe essere il medico
specialista; tale opinione è più diffusa tra chi usufruisce più frequentemente dei servizi SSN (Figura
3). A livello generale, pochi preferirebbero una presa in carico più marcatamente infermieristica
(4%), anche se tra i giovani e tra chi assiste un familiare non autosufficiente le percentuali si
attestano attorno al 6-7%. Gli esperti, dal canto loro, reputano probabile che il SSN si orienterà
sempre più verso il modello della medicina di iniziativa e prefigurano così il fatto che l’infermiere
possa rivestire un ruolo più centrale nel case management della cronicità.
Figura 3: Questionario sulle preferenze dei cittadini. Desiderata sulla figura professionale più adatta per i
pazienti cronici, per frequenza di accessi
3 60%
50%
40%
30%
Fino a 3 accessi l'anno
20%
4-12 accessi l'anno
10%
Oltre 12 accessi l'anno
0%
Medico di famiglia
Infermiere
Medico specialista
Nota bene: 5.906 rispondenti, di cui il 3% ha indicato “Non so-nessuna delle precedenti” (percentuale non riportata nel grafico).
Capitale umano
Il 54% dei cittadini auspica un’ulteriore riduzione delle retribuzioni per i manager pubblici in
un’ottica di spending review, mentre una consistente minoranza (31%) si augura un avvicinamento
delle retribuzioni dei manager pubblici a quelle dei manager delle imprese private. Man mano che si
risale la penisola aumenta la percentuale di chi condivide quest’ultima opzione (Figura 4): le
performance dei sistemi sanitari sembrano legittimare il management, che, probabilmente, a sua
volta ha l’opportunità di “creare buona sanità”. Anche gli studenti, gli occupati e chi ha conseguito
un titolo di studio più alto preferirebbe retribuzioni più alte ma più controllo su competenze e
risultati.
Gli esperti giudicano poco probabile (3,5/7) lo scenario di un aumento delle retribuzioni e
prevedono il permanere di meccanismi di selezione basati in buona parte sulla relazione fiduciaria.
Figura 4: Questionario sulle preferenze dei cittadini. Desiderata sulle retribuzioni dei manager pubblici, per
macroarea geografica
70%
60%
50%
40%
30%
Nord
Centro
Sud
20%
10%
0%
Maggiori retribuzioni, maggiori
controlli su competenze/risultati
Minori retribuzioni
Nota bene: 5.906 rispondenti, di cui il 15% ha indicato “Non so-nessuna delle precedenti” (percentuale non riportata nel grafico).
4 Geografia dei servizi
Insieme al ripensamento delle reti ospedaliere, le stesse strutture stanno attraversando, da ormai
diversi anni, una fase di trasformazione dimensionale e organizzativa. I cittadini preferirebbero un
ridotto numero di ospedali di grandi dimensioni dove concentrare le tecnologie e le competenze
(52%) rispetto al decentramento sul territorio di strutture di piccole/medie dimensioni (27%). Chi
lavora in sanità mostra una ancor più intensa predilezione per i pochi grandi ospedali (
Figura 5). Al Sud, dove il grande ospedale è poco presente, la percentuale di chi preferirebbe una
rete di presidi medio - piccoli è maggiore.
Gli esperti giudicano probabile (5,3/7) un’ulteriore concentrazione di posti letto e unità operative in
pochi ospedali di rilevanti dimensioni, per conseguire economie di scala e consentire gli
investimenti in tecnologie avanzate.
Figura 5: Questionario sulle preferenze dei cittadini. Desiderata sul dimensionamento degli ospedali, per chi
lavora in sanità
70%
60%
50%
40%
Lavora in
Sanità
Non lavora in
Sanità
30%
20%
10%
0%
Pochi grandi
ospedali
Molti ospedali di
piccole/medie
dimensioni
Nota bene: 5.906 rispondenti, di cui il 20% ha indicato “Non so-nessuna delle precedenti” (percentuale non riportata nel grafico).
5 Innovazione e tecnologie
L’evoluzione tecnologica rende disponibili nuovi strumenti per prevenire, diagnosticare e curare un
numero crescente di patologie. Resta da capire a quale livello istituzionale deve decidere quali
farmaci, device e tecnologie devono trovare spazio nel SSN, svolgendo le attività di Health
Technology Assessment (HTA). Su questo tema, i cittadini si dividono tra chi preferirebbe una
centralizzazione a livello statale (46%) e chi, invece, un decentramento a livello regionale (43%). Il
dato nazionale, tuttavia, “nasconde” oltre venti punti percentuali di scarto tra il Nord e il Sud
(Figura 6), dove si predilige di gran lunga il ruolo dello Stato come “garante” di standard minimi di
assistenza e si ha meno fiducia sull’operato dei policy maker locali. È, inoltre, interessante notare
che chi lavora o ha lavorato in sanità mostra un maggiore livello di fiducia nello Stato.
Su questo punto, gli esperti prevedono (4,7/7) che la selezione delle innovazioni tecnologiche sarà
guidata dal regolatore pubblico attraverso logiche di HTA accentrate a livello ministeriale.
Figura 6: Questionario sulle preferenze dei cittadini. Desiderata sul livello di decentramento della scelta delle
innovazioni, per macroarea geografica
60%
50%
40%
30%
Nord
20%
Centro
10%
Sud
0%
Scelta delle innovazioni
centralizzata
Scelta delle innovazioni a
livello regionale
Nota bene: 5.906 rispondenti, di cui il 10% ha indicato “Non so-nessuna delle precedenti” (percentuale non riportata nel grafico).
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