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TO BE OR NOT TO BE
Regia: Ernst Lubitsch Sceneggiatura: Edwin Justus Mayer. Montaggio: Dorothy Spencer.
Fotografia: Rudolph Maté. Scenografia: Julia Heron. Musica: Werner R. Heymann. Interpreti:
Kevin Robert Stack, Carole Lombard, Jack Benny, Felix Bressart, Henry Victor. Produzione:
Ernst Lubitsch per Romaine Film Corporation. Origine: USA 1942. Tit. originale: To Be or Not to
Be. Durata: 99'.
Il quasi cinquantenne Ernst Lubitsch realizza Vogliamo vivere (traduzione impropriamente
melodrammatica del più sobrio e pertinente To be or not to be), destinato a essere il quartultimo
dei suoi quasi settanta film, gran parte dei quali muti, alla fine del 1941. Il film esce nei cinema
americani tra febbraio e marzo del 1942. Il 7 dicembre dell'attacco giapponese a Pearl Harbour e
dell'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America cade durante le riprese. Un inquadramento
cronologico che (assieme a un altro dato comparativo inevitabile: il lungimirante monito di Il
grande dittatore di Chaplin è nei cinema nell'autunno del 1940) ci aiuta a cogliere il carattere e
ad apprezzare il valore del film. […] Concepita come una pungente satira verso il nazismo, è un
capolavoro della Hollywood classica che mescola satira politica, divertimento e momenti di
commozione. […] La quintessenza della finzione - al centro della storia c'è una compagnia di
attori - al servizio dell'urgenza storica. O meglio: la finzione, la rappresentazione, come nucleo
sempre vincente, non evasione dalla realtà ma sua sintesi e guida. Ancorché farsesco, il
riferimento shakespeariano dice questo. L'irriverenza burlesca - in contemporaneità con gli
avvenimenti - del guitto travestito da Hitler, che risolve la situazione, è in continuità con
Chaplin. Buttando tutto in caciara nel sottofinale di Bastardi senza gloria quasi settant'anni
dopo, la pesante mano citazionistica di Tarantino ci ricorda malinconicamente la perdita della
misura di cui Lubitsch resta insuperato maestro. […] Continua ancora oggi a sprigionare intatta
la sua forza. Proprio perché il mago della commedia sofisticata non rinuncia, nell'immergersi nel
buio della storia che sta succedendo in diretta, alla malizia, alle allusioni, al trastullo della
superficialità, agli scambi di persona, al divertimento del posticcio, alle famose porte che si
aprono e si chiudono in continuazione. E sì che Lubitsch, ebreo berlinese di famiglia
proveniente dalla Galizia allora asburgica (e oggi tra Polonia e Ucraina), aveva di che guardare a
quella parte d’Europa e alle nuove minacce con preoccupazione e angoscia. […] Dice John Ford:
"Nessuno di noi a Hollywood pensava di fare nient'altro che intrattenimento. Solo Lubitsch
sapeva che stavamo facendo arte".
(Paolo D'Agostini, La Repubblica)
Ernst Lubitsch padrino della "sophisticated comedy” (Il principe consorte, 1929 e Montecarlo,
1930), ritrae il mondo piccolo borghese in Se avessi un milione ( 1932) e la Russia bolscevica in
Ninotchka (1939), con Greta garbo. Negli ultimi anni gira le opere più originali: Vogliamo vivere!
(1942), satira pungente sul Nazismo e Il cielo può attendere (1943).