Elementi di analisi per Visione Artificiale

Un particolare ringraziamento a:
Città di Arzignano
CONCERTO
SINFONICO
Comune di Arzignano
CONFINDUSTRIA VICENZA
Raggruppamento di Arzignano
Montecchio Maggiore
Gruppo Mastrotto
Silvana Marchesini Mastrotto
Calpeda spa
Rino Mastrotto Group
Conceria Montebello
Musiche di L.v. Beethoven
SEA
in collaborazione con Associazione Veneta Amici della Musica
GSC Group S.p.A.
Direttore Romolo Gessi
Pianista Antonio Camponogara
Sicit 2000 spa
TFL
Con il loro contributo hanno reso possibile
il Concerto di Natale
TIP. STELLA SRL
Che la danza ed il ritmo penetrino in ogni settore della
composizione è del tutto vero; il ritmo ne diviene categoria generatrice: dà forma ad incisi ed idee, innerva
e vivifica la melodia, trasforma plasticamente i temi.
Un’Introduzione lenta precede ed avvia l’Esposizione.
Si tratta di una pagina di ampio respiro (tempo Poco
sostenuto), la più estesa mai scritta da Beethoven.
Un’atmosfera satura, carica di attesa, accoglie l’ascoltatore ed i suoni paiono i segni premonitori di un
evento. Poi lo stesso movimento di semicrome esplode d’improvviso in una fragorosa e partecipata enunciazione. Sulla sua scia sonora, che lentamente si
spegne, l’oboe intona una delicata frase bucolica ed
i violini la riprendono, prima che di nuovo l’orchestra prorompa, ed ancora più fragorosamente. È un
clima selvaggio e aurorale, quello che magistralmente va dipingendo Beethoven, fatto di scosse decise
e di curve rassicuranti, di tensioni e di distensioni.
L’Allegretto è in forma di canzone ternaria. Un tema fioco e sommesso è esposto nel registro grave dagli archi.
Quando sale ai violini primi e secondi è una linea ancora
triste, ma limpida e trasparente. Infine si estende al tutti
compatto in un vibrante fortissimo. Da misterioso qual
era, il tema è ora divenuto un solenne canto di preghiera.
La parte centrale è una parentesi tranquilla e disimpegnata. Vede i fiati dialogare serenamente in ameni scambi e giochi d’eco e lascia presto il posto alla
Ripresa della prima sezione. Beethoven rivela la
sua spiccata vocazione teatrale e decide di produrre tensione all’interno dei gruppi strumentali: si
apre cosi uno splendido fugato sul tema iniziale che
via via viene notevolmente esteso ed amplificato.
L’irruzione del Presto rinnova il vitalismo del primo
movimento. Beethoven ricorre qui ad un uso massiccio della ripetizione. Già il tema di apertura, scattante
e brioso, è costruito sul principio di iterazione ritmicomelodica.: dopo che si è aperta una tranquilla zona centrale, (un delicato Trio di carattere arcadico), c’è una
prima Ripresa dello Scherzo ed una del Trio stesso. Il
Finale della Settima, l’Allegro con brio fu cosi definito
da Wagner: «Con una danza agreste ungherese [Beethovenj invitò al ballo la natura; chi mai potesse vederla danzare crederebbe di vedere materializzarsi di
fronte ai suoi occhi un nuovo pianeta in un immenso
movimento a vortice». E di festa di suoni bisognerebbe parlare già all’ascolto del primo tema, variopinta
girandola sonora cui seguono la scoppiettante fanfara
dei fiati ed il ritorno del tema stesso variato ed imitato .
Teatro Mattarello - Arzignano
Venerdì 5 dicembre 2014 - ore 21.00
L’L’ouverture Coriolano, presentata a Vienna il giorno 8 marzo 1807 in casa del principe Lobkowitz e
diretta dallo stesso Beethoven, si ispira alle tragiche
vicende dell’eroe romano. Il carattere cupo del personaggio è accentuato dalla tonalità minore. L’intensa
carica che scaturisce dalla partitura esprime il conflitto drammatico che agita Coriolano, l’antitesi tra
due momenti, uno combattivo e l’altro arrendevole.
Apre un vigoroso accordo di tutta l’orchestra; si sviluppa il primo tema con progressione vivace e incalzante. Alla collera di Coriolano si contrappone il
secondo tema, una soave melodia in tonalità maggiore, l’implorazione della moglie Volumnia affinchè
Coriolano desista dall’attuare la meditata vendetta.
I due motivi si intrecciano, si sovrappongono e si
interrompono; i frequenti cambi di tonalità sviluppano una varietà di figurazioni ritmiche e mantengono alta la tensione che, solo nel finale, trova requie con un pianissimo quasi impercettibile.
Il compositore aggiunse alla sua musica una formazione culturale di impronta illuministica, kantiana in
particolare. Dal filosofo Beethoven trasse la concezione dell’esistenza, nella coscienza individuale, di
una legge morale, espressa nella forma dell’imperativo categorico. Egli mise allora il risultato della
propria essenziale attività, la musica, al centro della
morale, inserendovi valori ideali, arricchendola di
una forza emotiva che esprimesse il movimento dei
sentimenti e i conflitti interiori. Dallo stesso autore
dei Fondamenti metafisici della scienza della natura
annotò questo passo: «Nell’anima, come nel mondo
fisico, agiscono due forze, egualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione.»
che lo portarono a individuare per analogia il “Widerstrebende Prinzip” e il “Bittende Prinzip”, ossia
il “principio di opposizione” e il “principio implorante”, principi che nella sua opera divengono temi
musicali in conflitto reciproco, il primo robustamente
caratterizzato da energia ritmica e precisa determinazione tonale, l’altro piano, melodico e modulante.
Il Concerto in do minore op. 37, già sbozzato intorno al 1800, fu completato intorno al 1802 ed
eseguito con Beethoven al pianoforte; l’anno
dopo veniva pubblicato, incontrando un successo che ne ha fatto per tutto l’Ottocento il concerto pianistico beethoveniano più eseguito.
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
Costituita nell’ottobre 1966, si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane. Peter Maag ne è stato il direttore
principale dal 1983 al 2001. Alla direzione artistica si sono succeduti
Claudio Scimone (dalla fondazione al 1983), Bruno Giuranna (19831992), Guido Turchi (1992-1993) e, come direttore musicale, Mario
Brunello (2002-2003); l’attuale direttore artistico è Filippo Juvarra.
E’ l’unica Istituzione Concertistico - Orchestrale (I.C.O.) operante nel
Veneto e realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria stagione
a Padova, concerti in Regione, in Italia per le più prestigiose Società
di concerti e Festival (recenti i successi a Roma al Quirinale in diretta
su RAI Radio3, e alla Biennale di Venezia) e tournée all’estero. Tra i
collaborazioni più insigni del concertismo internazionale si ricordano S. Accardo, M. Argerich, V. Ashkenazy, R. Buchbinder, C. Desderi,
G. Gavazzeni, R. Goebel, C. Hogwood, L. Kavakos, T. Koopman, R.
Lupu, M. Maisky, A.S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, S. Richter, M.
Rostropovich e K. Zimerman). A partire dal 1987 ha realizzando oltre
cinquanta incisioni discografiche.
www.opvorchestra.it
Musiche di L.v. Beethoven
L.v. Beethoven (1770 - 1827)
“Coriolano” Ouverture in do minore op. 62
(Allegro con brio)
Concerto in do minore op. 37 n° 3
(Allegro con brio - Largo - Allegro)
Sinfonia in la maggiore op. 92 n° 7
(Poco Sostenuto - Vivace - allegretto - Presto Assai meno presto - Allegro con brio)
Antonio Camponogara
Pianoforte
Orchestra di Padova e del Veneto
Direttore Romolo Gessi
Con quest’opera Beethoven afferma per la prima volta in modo evidente la propria concezione sinfonica
del concerto solistico; proprio considerando il punto di partenza mozartiano (il Concerto in do min. K.
491) si coglie la strada fatta da Beethoven: l’Allegro
con brio si apre con un tema rettilineo, basato sull’accordo di do minore, senza lasciare quelle possibilità
divagatorie che sono l’incanto dei concerti di Mozart.
Tutto viene sfruttato nel lavoro tematico, anche i materiali più grezzi come le due note cadenzanti (sol-do,
sol-do) che concludono il primo tema. Il secondo tema
ha andamento cantabile, ma non rinuncia all’ampiezza
messa in gioco dalle prime note del Concerto: negli sviluppi, lo scontro di solista e orchestra accumula tensione, risolta in modo mirabile alla fine del movimento con
la combinazioni timbrica in pianissimo di pianoforte e
timpano. Il Largo si apre su orizzonti già schiettamente
romantici: la tonalità scelta è il lontano mi maggiore, il
pianoforte procede senza apparente unità metrica come
improvvisando. Rispetto all’originalità dei primi due
movimenti il Rondò finale sembra rientrare in binari
più consueti: tuttavia, oltre alla sfumatura umoristica,
grottesca, impressa alla tonalità di do minore, sono
da notare le improvvise modulazioni, un episodio fugato centrale e il ritmo cangiante delle ultime pagine.
La Settima Sinfonia nasce fra l’autunno 1811 e il giugno
1812, in comunione con l’Ottava e con le musiche di scena per “Le rovine di Atene” e “Re Stefano” di Kotzebue.
Con la Settima Sinfonia in la maggiore è l’idea di armonia, di «gioia», che conquista Beethoven. Dopo gli impeti bellicosi della Quinta l’uomo pare raggiungere una
nuova compiuta consapevolezza nei riguardi dell’universo, quasi una presa di coscienza nel senso di una rinnovata e ideale sintonia di fronte alle sue leggi eterne.
Terminata nel 1812, cinque anni dopo la Sesta, la
Settima venne eseguita sotto la direzione del compositore all’Universitätssaal di Vienna durante un
concerto benefico a vantaggio dei soldati austriaci e
bavaresi feriti nella battaglia napoleonica di Hanau.
Il concerto fu accolto in modo entusiastico dal pubblico e l’esecuzione fu giudicata eccellente, anche
in virtù del fatto che vi avevano collaborato i maggiori strumentisti residenti a Vienna nel periodo.
Richard Wagner, colpito dall’elemento ritmico che, incessante, pervade l’intera partitura, cosi
la definì: «Questa sinfonia è l’apoteosi della danza. È la danza nella sua massima essenza, l’azione del corpo tradotta in suoni per così dire ideali».