Night School 03. Denn Wahrheit musst du suchen

LA SICILIA
4.
MERCOLEDÌ 28 MAGGIO 2014
la POLITICA
DOPO IL VOTO
gli effetti in Sicilia
Radiografia di Articolo 4. Ecco chi
sono i “signori delle preferenze” nelle
singole province. «Ora fase costituente,
entro l’autunno diventeremo un partito»
Il “conto” di Leanza al Pd
«Pari dignità, noi decisivi»
«Siamo importanti in campagna elettorale, ma poi ci snobbano»
MARIO BARRESI
CATANIA. In questo momento potrebbe arrivare ovunque. Ma ieri mattina il suo chiodo fisso era: «Ma chi ce li ha portati quei
180 voti a Santa Lucia del Mela? ». Lino
Leanza è così, prendere o lasciare. Democristiano nell’anima, lombardiano nella lucidità e nella maniacale conoscenza di ogni
più sperduto angolo dell’Isola. Eppure, in
un doppio rito edipico, ha “ucciso” mamma Dc e papà Raffaele. E adesso può davvero arrivare ovunque. Volando ma coi
piedi a terra, se scomodiamo la (verissima)
leggenda metropolitana sulla sua atavica
paura dell’aereo, la quale ha piazzato a Palermo le colonne d’Ercole della sua carriera politica. «In questa campagna elettorale ho fatto 11mila chilometri senza uscire
dall’isola», rivendica. La stessa distanza
che c’è fra la sua irrinunciabile Maletto e
Hollywood. «Ma Michela Giuffrida - ammette - ne ha fatte pure qualche migliaia in
più, di chilometri». Riconoscendo «l’impegno e il grandissimo valore aggiunto di
una candidata vincente».
Ma adesso quei 92mila voti, con i quali
la candidata indipendente di Articolo 4
nella lista del Pd ha fatto saltare il banco
delle Europee, sono un “tesoretto”. Consapevole che non possa essere soltanto una
dote del movimento. «Ma dovevamo contarci e ci siamo contati», rivendica Leanza.
Spiegando così il mancato accordo con Ro-
sario Crocetta, del quale è stato sempre alleato fedele («ma ora cambi marcia o saranno guai») e ridimensionando il fatturato del cosiddetto “patto dei trentenni” fra
il deputato Luca Sammartino e il segretario regionale del Pd Fausto Raciti, «perché
noi abbiamo dato ma senza ricevere». Il
simbolo di un rapporto controverso fra il
movimento «decisivo per l’elezione di Crocetta e di centinaia di sindaci, a partire da
quello di Catania», oggi “azionista” dell’euro-successo del Pd in Sicilia. «C’è un
rapporto leale e un’alleanza organica, anche se... ». Anche se? «Ho come l’impressione che per loro siamo importanti in campagna elettorale e dopo lo spoglio ci snobbano, passiamo subito di moda. Riconoscere i meriti altrui non è il loro forte. Ne
prendiamo atto e ci comporteremo di conseguenza». Ovvero? «Chiediamo pari dignità, d’ora in poi sconti a nessuno». Nemmeno per il sindaco di Catania, Enzo Bianco. Che, ieri, nella conferenza stampa del
Pd etneo aveva sottolineato come dietro all’elezione di Giuffrida ci sia «il voto personale di un candidato forte». Replica di
Leanza: «Parole ingenerose, un’occasione
persa per tacere».
La strada è segnata. «Il movimento diventerà un partito», conferma Leanza. Conferenza organizzativa, tesseramento, congressi provinciali. «Entro l’autunno daremo
una forma alla nostra identità, fondata sulla vicinanza alla gente sui temi del lavoro e
sul radicamento territoriale». Che poi è
l’arma segreta di Articolo 4. Una fittissima
rete di «gente che porta voti perché è perbene e lavora dalla mattina alla sera». Lo
zoccolo duro è a Catania, con il tandem
Sammartino-Sudano e Nicotra. A Siracusa
c’è il sempreverde Sorbello, ora col sostegno dell’assessore regionale Reale e del
Sal di Coltraro. Ragusa si fonda su Insaudo
e Gurrieri, con un vero fortino a Vittoria.
Così come da Gela, con Di Dio, parte la
scalata al Nisseno con lo stesso ruolino di
marcia che Lantieri e Abate hanno seguito
a Enna. «Ma non siamo forti soltanto nella
Sicilia orientale», scandisce Leanza. Citando, paese per paese, tutta la fascia nebroidea in cui i conti tornano. Garantisce il deputato regionale di zona, Currenti. Così
come fanno Cascio ad Agrigento, Lentini e
Anselmo a Palermo, Ruggirello a Trapani.
«Tutte persone che non si sono risparmiate in una campagna elettorale austera di
LINO LEANZA, LEADER DEL MOVIMENTO ARTICOLO 4
fondi, ma generosa per l’impegno». Superando una doppia barriera archiettonica
che nemmeno Leanza ha il coraggio di
smentire: la candidatura “aliena” rispetto
al mondo di Articolo 4 e l’“ospitata” nella
lista del Pd. «Sì, molti mi hanno detto che
votavano per la prima volta quel simbolo confessa - e qualcuno l’ha fatto anche controvoglia. Ma l’hanno fatto. Tutti». E adesso il grande salto: gli “articolisti” hanno deciso di diventare grandi. Un partito. Sem-
bra un film già visto. Leanza, do you remember Mpa? «Certo. E perciò eviteremo
di ripetere gli stessi errori di quell’esperienza autonomista. Non saremo il partito
del grande capo e dei colonnelli-deputati.
Ma quello dei territori». E dei voti. Decine
di migliaia di voti. Che non saranno chic.
Ma è con i maccarruna - dicevano i vecchi
saggi nel ventre della Balena Bianca - che si
colma la pignata.
twitter: @MarioBarresi
M5S AL BIVIO. Dalle Politiche persi 400mila voti. «Risultato al di sotto delle attese»
Oltranzisti o aperti al dialogo?
I grillini dell’Ars s’interrogano
IL MITICO “SBARCO” DI GRILLO A MESSINA
Resta forte l’idea di una
«sfiducia popolare» a
Crocetta. Ma c’è un
piano B: ripristinare il
“modello Sicilia”
CATANIA. Adesso il punto non è più se ma di fodo è che il risultato delle urne
#vinciamonoi e non c’è nemmeno da ha frenato un progetto ormai quasi in
farsi innervosire dal perfido #vincete- fase di avvio. Francesco Cappello, atpoi. Adesso, in Sicilia, per il Movimento tuale capogruppo all’Ars, diceva appena
5 Stelle il punto è: cosa si fa? Restare qualche settimana fa: «Dalle urne ci
nella trincea dell’opposizione dura e aspettiamo un voto che suoni come una
pura, a Palermo così come a Roma? Op- sfiducia popolare a Crocetta. Poi noi sapure andare avanti tornando indietro e premo come impiegare all’Ars questo
ripescare i prodromi di quel “modello consenso». Adesso i numeri sono meno
Sicilia” che qualcuno evocò come terza incoraggianti, anche se lo stesso Cancelvia, anche a livello nazionale, alternati- leri rivendica su BlogSicilia come «il Pd,
va sia alle alleanze-stampella sia alla al netto dei contributi dei movimenti
caverna oltranzista della solitudine? E come Articolo 4 e Megafono non sia efnon è una scelta facile, in una terra che fettivamente il primo partito in Sicilia»,
per i 5 Stelle ha un valore tutto speciale, certo che «quando alle prossime eledalla traversata di Beppe Grillo che tra- zioni, di qualsiasi tipo, si andranno a
scinò l’elezione di 15 deputati regiona- spacchettare il risultato non sarà lo stesli ai sondaggi che facevano pregustare so». Avventurandosi in un’analisi magaun “super botto” alle Europee, fino alla ri lucida e veritiera, ma ben poco auto(mezza) delusione per il riscontro delle critica. Una riflessione che il collega
Giampiero Trizzino aveva già abbozzaurne, all’alba di lunedì.
Per due motivi. Il primo è numerico: to a caldo nella diretta elettorale su Ani grillini di Sicilia hanno perso, sulla strada verso Bruxelles, 400mila voti rispetto alle
Politiche del 2013, con un calo del 7%, dal 33,5 al 26,3%,
pur risultando la seconda
forza dopo il Pd.
Il secondo motivo, attestato dall’onestà intellettuale di
un gruppo dirigente che ha
sempre rivendicato l’autonomia delle scelte dal presunto
strapotere dell’asse GrilloCasaleggio, è legato a un dibattito che comunque la base sollecita. Sia nella gestione
complessiva del movimento,
perché - come Ramona Cutroni, attivista di estrazione
di destra, sul profilo Facebook del deputato regionale
Giancarlo Cancelleri - «se
non si vuole che il lavoro di
tutti voi ragazzi diventi solo I DEPUTATI DEL MOVIMENTO 5 STELLE ALL’ARS
un ricordo di pochi mesi,
mettete da parte Grillo e Casaleggio». Un tenna Sicilia per poi affidarla a Repubblipost è come una rondine che non fa ca in questi termini: «Dobbiamo rifletteprimavera, ma il dibattito è aperto a li- re su questo risultato elettorale penso
vello nazionale. Aizzato dalla provoca- che il dialogo costruttivo che ha sempre
zione del senatore palermitano Fran- tenuto il gruppo all’Ars nei confronti
cesco Campanella, cacciato dal movi- degli altri partiti sia la strada giusta,
mento per insubordinazione: «Grillo re- mentre a livello nazionale forse abbiagali il simbolo al movimento, gli attivi- mo esagerato in alcune prese di posiziosti lo riprendano in mano rimuovendo i ne. Penso che il “modello Sicilia” messo
cerchi magici e coloro tra i portavoce in piedi dal nostro gruppo parlamentache si sono trasformati da portavoce re possa essere esportato a livello naziodegli elettori in portavoce del capo. Bi- nale».
Nessuna dietrologia, né retroscena su
sogna assaltare il quartier generale».
Così come si discute sulla strategia da spaccature. Soltanto un dibattito. Una
tenere in Sicilia. Partendo dall’analisi sincera crisi d’identità di una giovane
delle Europee. «Un voto forse al di sotto classe dirigente, che in questi 16 mesi ha
delle attese, ma che dimostra che il Mo- incassato la stima trasversale di tutta
vimento, specie in Sicilia, non è una l’Ars per l’impegno e l’onestà. E che
meteora, ma una splendida realtà», han- adesso s’interroga sulle scelte da fare in
no detto i deputati all’Ars. Parlando di Sicilia, a prescindere dai Maalox liguri.
«anomale urne, che premiano un parti- L’effetto-protesta è difficile da manteneto che festeggia sulle rovine di una Sici- re in eterno. Il dialogo, schietto e nel rilia che non ha nulla da festeggiare, dove spetto dei ruoli, potrebbe essere una
i cortei di protesta sono ormai una co- delle risposte. Non l’unica, certo. Con la
stante e le prospettive inesistenti, le consapevolezza che ripensarci non sicampagne senza acqua e le famiglie gnifica rinnegare i propri principi.
MA. B.
senza lavoro e senza stipendi». Il proble-