The Shadow Queen

RAPPORTO SULL’IMPATTO AMBIENTALE RELATIVO AL PROGETTO
INSTALLAZIONE DI IMPIANTO MOBILE PER IL TRATTAMENTO DI
RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI NEL POLO LOGISTICO IN
LOCALITÀ LE MOSE (COMUNE DI PIACENZA)
PRESENTATO DA
m.c.m. Ecosistemi s.r.l.
Località Faggiola
29027 Gariga di Podenzano (PC)
CONFERENZA DEI SERVIZI
(ai sensi del titolo III della L. R. n. 9/1999)
BOZZA
1
indice
1. INTRODUZIONE............................................................................................................................4
1.1. Premessa...............................................................................................................................4
1.2 Attività istruttoria e partecipazione.......................................................................................4
1.3 Lavori della Conferenza di Servizi.......................................................................................5
1.4 Struttura del presente rapporto..............................................................................................5
2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO....................................................................6
2.1 Inquadramento dell’area........................................................................................................6
2.2 Previsioni e vincoli della pianificazione territoriale ed urbanistica......................................6
2.3 Piano Regolatore Generale....................................................................................................6
2.4 Piano Strutturale Comunale – Regolamento Urbanistico Edilizio........................................6
2.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale..................................................................7
2.6 Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti........................................................................7
2.7 Piano per l’Assetto Idrogeologico.........................................................................................8
2.8 Piano Provinciale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’Aria......................................8
2.9 Vincoli paesaggistici e storico-culturali................................................................................9
2.10 Valutazioni in merito al quadro di riferimento programmatico..........................................9
2.11 Prescrizioni in merito al quadro di riferimento programmatico..........................................9
3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE........................................................................10
3.1 Premessa..............................................................................................................................10
3.2 Descrizione dell’impianto e delle modalità operative del processo....................................10
3.3 Materiali impiegati per la produzione delle terre ricostituite..............................................11
3.4 Descrizione delle terre ricostituite prodotte........................................................................12
3.5 Gestione delle acque meteoriche.........................................................................................13
3.6 Dimensionamento dell’intervento.......................................................................................13
3.7 Percorso dei mezzi di lavoro...............................................................................................14
3.8 Dismissione dell’impianto..................................................................................................14
3.9 Valutazioni in merito al quadro di riferimento progettuale.................................................15
3.10 Prescrizioni in merito al quadro di riferimento progettuale..............................................15
4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE............................................................................17
4.1 Stato del clima e dell’atmosfera..........................................................................................17
4.2 Suolo e sottosuolo...............................................................................................................18
4.3 Acque superficiali e sotterranee..........................................................................................18
4.4 Vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi..............................................................................19
4.5 Paesaggio e patrimonio storico culturale............................................................................20
4.6 Sistema infrastrutturale.......................................................................................................21
4.7 Valutazioni in merito al quadro di riferimento ambientale.................................................21
4.8 Prescrizioni in merito al quadro di riferimento ambientale................................................21
5. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI...............................................................................................22
5.1 Produzione di rifiuti............................................................................................................22
5.2 Impatti per atmosfera e clima..............................................................................................22
5.3 Rumore e vibrazioni............................................................................................................24
5.4 Suolo e sottosuolo...............................................................................................................25
5.5 Acque superficiali e sotterranee..........................................................................................26
2
5.6 Vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi..............................................................................26
5.7 Paesaggio e patrimonio storico culturale............................................................................27
5.8 Sistema infrastrutturale.......................................................................................................27
5.9 Salute pubblica....................................................................................................................28
5.10 Indotti occupazionali.........................................................................................................28
5.11 Giudizio sulla valutazione degli impatti............................................................................28
6. PIANO DI MONITORAGGIO......................................................................................................29
7. CONCLUSIONI.............................................................................................................................31
3
1. INTRODUZIONE
1.1. PREMESSA
La ditta m.c.m. Ecosistemi s.r.l. ha presentato in data 07/02/2014 (prot. prov.le n.7559) istanza di
Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) per una campagna di attività mediante impianto mobile di
trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi autorizzato dall’Amministrazione Provinciale con
Determinazione n. 1384 del 10/07/2006, campagna da svolgersi in un’area di proprietà del Comune di
Piacenza, situata nel Polo Logistico in Località Le Mose nel territorio del medesimo Comune (riferimento
catastale: foglio 75 particella 359).
L’attività consiste nella produzione di terre ricostituite attraverso il trattamento/recupero di rifiuti speciali
non pericolosi finalizzata (anche) al ripristino dello strato agrario di un’area situata in località Camposanto
Vecchio della frazione Borgotrebbia di Piacenza.
1.2 ATTIVITÀ ISTRUTTORIA E PARTECIPAZIONE
La società m.c.m. Ecosistemi s.r.l. ha presentato la domanda di attivazione della procedura di Valutazione di
Impatto Ambientale (V.I.A.), di cui al Titolo III della Legge Regionale n. 9/1999 e successive modifiche ed
integrazioni, allegando il prescritto Studio di Impatto Ambientale ed il progetto relativo all’effettuazione
della campagna di attività di cui trattasi.
L’attività va ricondotta all'operazione di recupero R3 “Riciclaggio/recupero delle sostanze organiche non
utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)”.
Il progetto appartiene, in base agli allegati di cui alla L.R. n. 9/99, alla categoria B .2. 57) “Impianti di
smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità superiore a 10 t/giorno...” di cui all'allegato C
“Operazioni di recupero” alla parte Quarta del D. Lgs. N.152/2006
Successivamente all'inoltro si è avuto il seguente sviluppo procedimentale:
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4
nota provinciale prot. n. 13262 del 28/02/2014, indirizzata alla ditta m.c.m. Ecosistemi s.r.l. e
relativa all'esito, non favorevole, della “verifica di completezza”;
lettera della ditta m.c.m. Ecosistemi s.r.l. n. R/PM/L9150/14 del 27/03/2014 (pervenuta in pari data
ed iscritta al prot. prov.le n. 21158) con cui veniva trasmessa documentazione e forniti chiarimenti
rispetto alla nota provinciale di cui sopra;
nota provinciale del 14/04/2014, prot. 25766, con la quale si informava la ditta m.c.m. Ecosistemi
s.r.l. circa l'esito positivo della “verifica di completezza” e si comunicavano gli adempimenti relativi
alla fase di deposito;
pubblicazione dell'avviso di deposito sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 119
del 23/04/2014 (periodico - Parte Seconda, nonché sul quotidiano Libertà sempre in data
23/04/2014);
nota provinciale del 24/04/2014, prot. n. 28101, di convocazione della seduta di conferenza di
servizi;
seduta della conferenza di servizi tenutasi in data 12/06/2014 e trasmissione del relativo verbale (a
tutti i componenti la conferenza stessa) con nota provinciale protocollo n. 39674 del 16/06/2014;
nota provinciale prot. n. 47245 del 18/07/2014 di richiesta di integrazioni sulla scorta dei contributi
pervenuti dai componenti la conferenza stessa;
acquisizione in data 14/08/2014, al prot. prov.le n. 52405, della documentazione integrativa richiesta
e trasmessa dalla Ditta proponente con lettera n. R/GMS/L@9342/14del 14/08/2014;
nota provinciale prot. n. xxxxx del xxxxxxx di convocazione della conferenza di servizi per il giorno
xxxxxx e trasmissione della bozza del rapporto sull'impatto ambientale.
1.3 LAVORI DELLA CONFERENZA DI SERVIZI
La conferenza di servizi è preordinata all’acquisizione ed emanazione dei seguenti atti:
Valutazione di Impatto Ambientale (L.R. 18 maggio 1999, n. 9, e successive
Amministrazione Provinciale
modifiche ed integrazioni)
Assenso sulla campagna di attività ex art. 208 -comma 15 - D. Lgs. 152/2006 Amministrazione Provinciale
Amministrazione Comunale di
Eventuale concessione dell'area interessata dall'intervento
Piacenza
La conferenza di servizi è composta dai seguenti Enti/Amministrazioni:
 Provincia di Piacenza;
 Comune di Piacenza
 ARPA Sez. Prov.le di Piacenza;
 AUSL di Piacenza;
Si rileva che la conferenza di servizi ha organizzato i propri lavori come di seguito:
 si è insediata il giorno 12 giugno 2014;
 si è riunita per la seconda seduta il giorno 07/10/2014;
 ha concluso i propri lavori in data xx/xx/2014;
1.4 STRUTTURA DEL PRESENTE RAPPORTO
Il presente Rapporto, sull’impatto ambientale del progetto in esame è redatto sulla base delle informazioni
contenute nel SIA, nel progetto definitivo e nelle integrazioni fornite ed è strutturato nel modo seguente:
1. Introduzione al progetto
2. Quadro di riferimento programmatico
3. Quadro di riferimento progettuale
4. Quadro di riferimento ambientale
5. Valutazione degli impatti
6. Piano di Monitoraggio
7. Conclusioni
5
2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
2.1 INQUADRAMENTO DELL’AREA
L’area prescelta per l’ubicazione dell’impianto è di proprietà del Comune di Piacenza e rientra nel Polo
Logistico sito in Località Le Mose nel territorio del medesimo Comune (riferimento catastale: foglio 75
particella 359.
Secondo quanto riportato nel certificato di destinazione urbanistica dell’area (riportato in allegato 4 alla
documentazione unita all'istanza), il mappale 359, rientra nei seguenti strumenti urbanistici:
▪ Variante del Piano Regolatore Generale (PRG) vigente del Comune di Piacenza, approvata con
deliberazione della Giunta Provinciale n. 127 del 29/03/2001, come “Area di Trasformazione Produttiva”
(Scheda n. AP3 Polo Logistico dell’elaborato Pr6) disciplinata dagli artt.. 32 e 35 delle relative Norme
Tecniche di Attuazione (N.T.A.) e dagli artt. 14 e 19 delle Norme di adeguamento degli strumenti
urbanistici generali e attuativi agli indirizzi e ai criteri regionali emanati in attuazione del D.Lgs. 31
marzo 1998 n. 114;
▪ PSC – RUE adottato dal Comune di Piacenza con deliberazione del Consiglio Comunale n. 13 del
15/04/2014, quale “P.U.A. – P.R.G. 2001 attuati” disciplinato dall’art. 1.3 delle Norme Tecniche
Strutturali del PSC;
▪ il terreno è parzialmente soggetto al vincolo di cui all’art. 142 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (tale
porzione non è interessata dall'intervento);
2.2 PREVISIONI E VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED
URBANISTICA
Gli strumenti di pianificazione territoriale e di settore presi in considerazione sono:
 Piano Regolatore Generale (PRG);
 Piano Strutturale Comunale (PSC);
 Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE);
 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP);
 Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti (PPGR);
 Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI);
 Piano Provinciale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’Aria (PPRTQA);
 Vincoli paesaggistici e storico-culturali
Nel SIA sono stati esaminati tali strumenti/vincoli di cui ai successivi paragrafi.
2.3 PIANO REGOLATORE GENERALE
Come sopra riportato, l’area prescelta per l’ubicazione dell’impianto viene classificata dal PRG vigente del
Comune di Piacenza come “Area di Trasformazione Produttiva” (Scheda n. AP3 Polo Logistico
dell’elaborato Pr6) disciplinata dagli artt. 32 e 35 delle relative Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) e
dagli artt. 14 e 19 delle Norme di adeguamento degli strumenti urbanistici generali e attuativi agli indirizzi e
ai criteri regionali emanati in attuazione del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 114.
Gli articoli sopra elencati, il cui testo è stato riportato nel SIA, non contengono alcuna previsione ostativa nei
confronti della campagna di attività oggetto della procedura di VIA.
2.4 PIANO STRUTTURALE COMUNALE – REGOLAMENTO URBANISTICO
EDILIZIO
Secondo quanto riportato nel certificato di destinazione urbanistica dell’area emesso, in data 07/08/2014, il
PSC – RUE adottato dal Consiglio Comunale di Piacenza classifica il terreno del mappale 359, nel quale ricade
6
interamente l’area di progetto, quale “P.U.A. – P.R.G. 2001 attuati” disciplinato dall’art. 1.3 delle Norme
Tecniche Strutturali del PSC.
Nella tavola “Aspetti strutturanti” del PSC l’area prescelta per l’ubicazione dell’impianto, situata al Polo
Logistico, risulta inoltre ricompresa in “ambito urbano consolidato prevalentemente produttivo” disciplinato
dall’art. 3.3 delle Norme Tecniche Strutturali. Allo stesso modo, nella tavola “Classificazione del territorio
comunale” che costituisce l’elaborato P2 del RUE, l’area ricade nei “Tessuti produttivi” disciplinati dall’art.
182 delle Norme di Attuazione.
Oltre a ciò, sia nelle tavole citate del PSC e del RUE, l’area ricade all’interno dei confini del polo funzionale
esistente n. 1 “Polo logistico a Le Mose con funzioni legate alla logistica, attività militari e attinenti alla
protezione civile” (art. 4.9 delle Norme Tecniche Strutturali del PSC, art. 185.1 delle Norme di Attuazione del
RUE).
Le norme di attuazione sopraccitate di entrambi gli strumenti urbanistici non contengono comunque previsioni
contrarie al progetto in esame.
Occorre sottolineare inoltre che le previsioni relative al polo funzionale esistente fanno riferimento al Piano
Urbanistico Attuativo approvato con Atto di Consiglio Comunale n. 62 del 22/03/2004, cui si fa riferimento
anche nella delibera di concessione dell’area in esame da parte del Comune di Piacenza, allegata al SIA,
delibera nella quale peraltro viene dichiarata la compatibilità della destinazione d’uso produttiva con le
indicazioni del PRG e del PUA.
2.5 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE
Per quanto riguarda il PTCP della Provincia di Piacenza, approvato (come variante generale) con atto del
Consiglio Provinciale n. 69 del 02/07/2010, l’area ricade nelle “Zona di tutela dei corpi idrici superficiali e
sotterranei” disciplinata dall’art. 36bis delle relative N.T.A. ed anche nei “Settori di ricarica di tipo B –
Ricarica indiretta” degli acquiferi sotterranei in pianura normati dall’art. 35 - comma 5 - delle N.T.A. Tali
articoli, il cui testo è stato riportato all’interno del SIA, non contengono alcuna previsione contraria
all’installazione dell’impianto di recupero rifiuti di cui trattasi.
2.6 PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI
Il PPGR della Provincia di Piacenza, adottato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 43 del 14/04/2003
e approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 98 del 22/11/2004, definisce i criteri, gli obiettivi e
le strategie per la gestione dei rifiuti in ambito provinciale; per quanto riguarda la localizzazione degli impianti,
individua le aree più idonee per l’ubicazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti urbani, mentre
rimanda al PTCP l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti per quanto riguarda
le altre tipologie di rifiuti, come si legge al paragrafo 1.6 della Sezione B - Relazione illustrativa: “Per quanto
attiene le problematiche localizzative degli impianti, il PTCP (ai sensi del comma 2 dell'art.128 della L.R. n.
3/99) individua le zone non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero di rifiuti urbani,
speciali e speciali pericolosi; il PPGR, all’interno delle zone idonee, localizza gli impianti di smaltimento e
recupero dei rifiuti urbani, considerando gli aspetti complessivi delle infrastrutture esistenti sul territorio,
l'analisi dei costi di trasporto, ecc.”. Le Norme Tecniche di Attuazione del PPGR (artt. 7-9) contengono
tuttavia alcune indicazioni relative alla possibilità di ubicare gli impianti di gestione rifiuti al di fuori e dentro le
zone omogenee produttive, che di seguito si richiamano.
Nella tavola vR2.1 del PTCP, relativa alla suddivisione del territorio provinciale in aree non idonee alla
gestione dei rifiuti per tipologia di impianto, l’area risulta idonea per la localizzazione di un impianto di
trattamento di rifiuti non pericolosi, come quello all'esame, appartenente alla tipologia R5 “Impianti di
trattamento e stoccaggio rifiuti non pericolosi e pericolosi”. Non si sono dovuti verificare i fattori escludenti
derivanti dal prospetto 3 dell’allegato R relativo alle distanze da altri impianti di smaltimento e di trattamento
di rifiuti, da centri abitati, nuclei, case sparse, ecc., in quanto nell’art. 38 delle N.T.A. Del PTCP, al comma 1
lettera c) si legge che tali fattori escludenti non si applicano in caso di “specifiche e motivate deroghe previste
dal PPGR per le zone omogenee produttive esistenti nonché per altre specifiche situazioni“.
La possibilità di ricorrere a tali deroghe viene descritta, come sopra accennato, negli artt. 7-9 delle N.T.A. del
PPGR. In particolare, l’area in esame ricade nel caso previsto dall’art. 9 “Realizzazione dei nuovi impianti di
discarica, di trattamento, anche ai fini del recupero, di smaltimento e di stoccaggio dei rifiuti speciali in zone
7
omogenee produttive o di servizi tecnologici ed equivalenti esistenti alla data di adozione del PPGR per le
quali il PRG non prevede espressamente l’insediabilità di funzioni relative alla gestione di rifiuti speciali” in
quanto, come riportato nel Certificato di Destinazione Urbanistica, si trova in “Area di trasformazione
produttiva”, individuata nell’ambito del PRG approvato in data 29/03/2001 e quindi già esistente al momento
dell’adozione del PPGR, avvenuta in data 14/04/2003. Al comma 3 dell’art. 9 delle Norme di Attuazione di tale
strumento si legge che: “nelle zone omogenee produttive o di servizi tecnologici ed equivalenti esistenti alla
data di adozione del PPGR per le quali il PRG non prevede espressamente l’insediabilità di funzioni relative
alla gestione di rifiuti speciali si applicano le disposizioni di cui ai commi 3, 4, 5 e 7 del precedente art.7”.
Non si applicano quindi le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 7, relativo alla realizzazione di impianti
di gestione dei rifiuti al di fuori delle zone omogenee produttive, che per il buon ordine vengono di seguito
riportati:
“1. Nessun progetto di nuovo impianto di discarica, di trattamento anche ai fini del recupero, di smaltimento e
di stoccaggio dei rifiuti speciali può essere approvato nelle aree classificate non idonee in base alle tavole, alle
tabelle e alle norme di attuazione contenute nel PTCP e il cui stralcio è riportato nell’appendice n. 1 del
PPGR.
2. Nelle restanti aree, relativamente alla approvazione dei progetti di ampliamento o di nuovo impianto di
discarica, di trattamento anche ai fini del recupero, di smaltimento e di stoccaggio dei rifiuti speciali si
applicano le disposizioni di cui ai seguenti commi.”.
Questo significa che per l’area in esame non trovano applicazione i fattori escludenti previsti dal PTCP.
In particolare, poiché il Comune di Piacenza ha recentemente adottato il PSC, occorre fare riferimento al
comma 3 dell’art.7 delle ripetute Norme Tecniche di Attuazione del PPGR nel quale si legge che “Nei comuni
dotati di Piano Strutturale Comunale – P.S.C. a norma della L.R. n. 20/2000, potranno essere approvati
progetti di nuovo impianto di discarica, di trattamento, anche ai fini del recupero, di smaltimento e di
stoccaggio dei rifiuti speciali a condizione che, oltre al favorevole esito delle diverse valutazioni istruttorie, i
progetti stessi risultino compatibili con le previsioni del P.S.C. stesso.”.
Come precedentemente descritto, l’installazione dell’impianto nell’area appositamente individuata risulta
compatibile con le previsione del PSC, per cui, fatte salve le ulteriori valutazioni in merito alla compatibilità
urbanistica e ambientale della campagna di attività oggetto del presente rapporto, per il progetto non si
riscontrano incompatibilità che ne precludano l'approvazione.
La tipologia di impianto oggetto del presente studio è peraltro assolutamente in linea con gli indirizzi del
PPGR, in quanto questo individua, come si legge al paragrafo 1.5 della stessa Relazione illustrativa, tra gli
obiettivi principali ai fini di una corretta gestione dei flussi di rifiuti speciali e speciali pericolosi la
“massimizzazione dell’attività di recupero di materia e di energia con la conseguente limitazione dello
smaltimento in discarica di rifiuti”, che è proprio uno dei risultati ambientali ottenuti attraverso l’attività
dell’impianto, come descritto nel quadro di riferimento ambientale.
2.7 PIANO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO
Relativamente al PAI, approvato con delibera dell’Autorità di Bacino del Fiume Po n. 18 del 26/04/2001,
l’area in esame non ricade in alcuna fascia; a dimostrazione di questo, nel SIA è stato riportato uno stralcio
del Piano Assetto Idrogeologico scaricato direttamente dal sito web dell’autorità di Bacino del Fiume Po.
2.8 PIANO PROVINCIALE DI RISANAMENTO E TUTELA DELLA QUALITÀ
DELL’ARIA
Nell’ambito del Piano Provinciale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’Aria (PPRTQA) della
Provincia di Piacenza, approvato con Atto del Consiglio Provinciale n. 77 del 15 ottobre 2007 l’area,
trovandosi in Comune di Piacenza, ricade, secondo quanto indicato all’art. 3 delle Norme Tecniche di
Attuazione, in Zona A ed in particolare nella porzione (di Zona A) denominata “Agglomerato”. L’attività
dell’impianto non è in contrasto con nessuno degli obiettivi e delle azioni individuati nel PPRTQA al fine di
salvaguardare la qualità dell’aria.
8
2.9 VINCOLI PAESAGGISTICI E STORICO-CULTURALI
Come visto nel paragrafo introduttivo del quadro di riferimento programmatico, il terreno del mappale 359 del
foglio 75 del Catasto del Comune di Piacenza è parzialmente soggetto al vincolo di cui all’art. 142 del
D.Lgs. 22 gennaio 2004.
L’area soggetta a tale vincolo è stata individuata graficamente nella Tavola 01 rev. 01 allegata alle integrazioni
presentate dalla società m.c.m. Ecosistemi in data 14/08/2014.
Come si vede dalla tavola, tutte le aree nelle quali sono previste lavorazioni o lo stoccaggio di cumuli di
materiali in ingresso o in uscita dall’impianto risultano al di fuori dell’area sul lato Est del mappale 359
interessata dal vincolo relativo a “fiumi, torrenti e corsi d’acqua pubblici e relative sponde o piedi degli argini”
di cui all’art. 142 comma 1 lettera c.).
2.10
VALUTAZIONI
PROGRAMMATICO
IN
MERITO
AL
QUADRO
DI
RIFERIMENTO
Dall’analisi dei piani e dei programmi che compongono il quadro di riferimento programmatico, non sono
emerse incompatibilità o incongruenze con il progetto in esame.
La compatibilità dell’intervento è stata dimostrata con riferimento alla conformità dello stesso con gli strumenti
di programmazione e di pianificazione territoriale (PRG, PSC, RUE, PTCP, PPGR, PAI, PPRTQA). Peraltro si
osserva che dall'esame del Piano Regionale di Gestione Rifiuti e dal Piano Aria Integrato Regionale di recente
adottati non si rinvengono disposizioni contrarie all'esercizio dell'attività.
2.11 PRESCRIZIONI
PROGRAMMATICO
IN
MERITO
AL
QUADRO
DI
RIFERIMENTO
Da quanto emerso dall’analisi del quadro di riferimento programmatico si evince come la campagna di attività
prevista possa ritenersi conforme agli strumenti urbanistici vigenti senza la necessità di prescrizioni.
9
3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
3.1 PREMESSA
Il quadro di riferimento progettuale, unitamente agli elaborati grafici costituenti il progetto, descrive le opere
previste e le caratteristiche di funzionamento della campagna di attività con l'impianto proposto; nel quadro
di riferimento progettuale vengono in particolare presi in considerazione i seguenti aspetti:
 le modalità operative per il funzionamento dell’impianto di recupero dei rifiuti;
 i materiali utilizzati per la produzione delle terre ricostituite;
 le tipologie di materiali prodotti dall’impianto,
 le soluzioni per la gestione delle acque meteoriche;
 il dimensionamento dell’intervento;
 la viabilità utilizzata dai mezzi pesanti;
 le modalità per la dismissione dell’impianto stesso.
3.2 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO E DELLE MODALITÀ OPERATIVE DEL
PROCESSO
Le operazioni di produzione delle terre ricostituite verranno condotte provvedendo alla lavorazione delle
terre provenienti da fuori sito finalizzata alla loro ricostituzione mediante una preventiva miscelazione con le
matrici aggiuntive ed una successiva disgregazione - ricostituzione dei suoli.
Il prodotto originato verrà sistemato in cumulo e sottoposto ai controlli di laboratorio al fine di verificare il
rispetto delle caratteristiche ai sensi del D. Lgs. 152/2006, solamente ad accertamento analitico concluso le
terre vegetali ricostituite verranno inviate alle aree di destinazione.
L’impianto di trattamento risulta costituito da due parti principali:
1) Serbatoio compartimentato costituito dai seguenti comparti:
- 3 comparti dedicati allo scarico degli automezzi e alla sosta di cumuli per eventuali controlli;
- comparto di premiscelazione: dedicato all’eventuale miscelazione dei materiali e della terra accumulata a
lato e al posizionamento del reattore.
La finalità del serbatoio compartimentato risulta essere quella di offrire alla parte impiantistica e di
lavorazione una piattaforma sopra la quale effettuare le operazioni di carico, scarico e lavorazione dei
prodotti. Il serbatoio offre inoltre la possibilità di usufruire di un deposito tecnico temporaneo dei materiali in
attesa del loro utilizzo o dei controlli analitici. In dettaglio, verranno individuate sei zone di stoccaggio che
potranno essere utilizzate per la quarantena, in attesa degli esiti analitici dei controlli effettuati da parte delle
autorità di controllo; ognuna delle zone di stoccaggio sarà dedicata a determinate tipologie di rifiuti previste
dal D.M. 05/02/98 e ai relativi codici CER, come previsto nell’autorizzazione all’impianto.
I compartimenti di scarico e miscelazione sono realizzati tramite una struttura componibile con elementi
prefabbricati di calcestruzzo aerato, secondo la necessità del volume dei materiali da lavorare, facilmente
montabile e smontabile sui luoghi di impiego al termine delle operazioni.
2) Sistema mobile di miscelazione, disgregazione e ricostituzione.
La parte più importante dell’impianto mobile di miscelazione è rappresentato dall’apparato di disgregazionemiscelazione e ricostituzione: il sistema di premiscelazione provvede infatti alle operazioni di lavorazione
preparatorie al fine di fornire all’apparato montato su pala gommata (Caterpillar 950 F) il conglomerato in
modo che l’azione dello stesso possa essere espressa con la migliore efficienza producendo la terra
ricostituita.
Tale apparato è costituito da una benna miscelatrice ALLU modificata; il sistema meccanico montato
all’interno della benna consente di miscelare, aerare, vagliare e frantumare i materiali che vengono raccolti
durante le operazioni di carico ma soprattutto di effettuare le operazioni di disgregazione e di ricostituzione
necessarie per ottenere un prodotto (terre ricostituite vegetali ed agrarie) con proprietà agronomiche
ambientali e merceologiche ben definite.
Il funzionamento del sistema meccanico che agisce all’interno della benna è consentito dal trasferimento
della potenza idraulica dalla macchina operatrice (pala gommata) attraverso dei tubi idraulici fino al motore
del sistema di miscelazione-disgregazione; il motore aziona dei tamburi, sui quali sono montati dei
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martelletti e dischi, tramite ingranaggi che imprimendo rotazione ad essi consentono l’azione di
frantumazione, disgregazione e miscelazione.
3.3 MATERIALI IMPIEGATI PER LA PRODUZIONE DELLE TERRE RICOSTITUITE
I materiali sottoposti a trattamento mediante l’impianto mobile e utilizzati per la produzione delle terre
ricostituite sono costituiti dai terreni naturali provenienti da aree esterne a quella prescelta per lo svolgimento
della campagna di attività e dai residui di produzione sottoposti a recupero.
Le materie prime naturali utilizzate saranno comprese tra le seguenti:
 terreni dell’area Camposanto Vecchio a Borgotrebbia, che è anche la principale area di destinazione
delle terre ricostituite;
 terreni provenienti da cave autorizzate. I suoli di cava hanno origine dalle attività estrattive che
forniscono terreni destinati al riempimento dei vuoti di cava, si tratta di suoli sterili e di scarsa
valenza agronomica che possono essere valorizzati sotto l’aspetto agro-ambientale mediante il
processo di ricostituzione;
 terre provenienti da attività di scotico o di scavo, in conformità a quanto previsto dal DM 161/2012
e, per quantitativi inferiori ai 6.000 m3, dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e dall’art. 41-bis del D.L. n.
69/2013, convertito nella L. n. 98/2013;
 terre provenienti da siti agricoli “esausti”. Si tratta di terreni agricoli che necessitano di essere
sottoposti al trattamento con l’impianto al fine di migliorarne le caratteristiche pedo-agronomiche

sabbie, limi e argille; queste materie prime verranno utilizzate nel caso occorra correggere per
qualsiasi motivo la tessitura delle terre ricostituite; in particolare i limi eventualmente utilizzati
provengono da attività di lavaggio inerti (sabbie, ghiaia, pietrisco) e sono ottenuti solo per
decantazione naturale senza l’utilizzo di polielettroliti, per cui non costituiscono rifiuto e possono
essere utilizzati come sottoprodotti in un altro processo, purché soddisfino i requisiti definiti nell’art.
184-bis del D.Lgs. 152/2006.
I terreni naturali che verranno utilizzati per la produzione delle terre ricostituite verranno preventivamente
analizzati per la determinazione dei metalli pesanti al fine di verificare il rispetto dei valori limite di colonna
A della tabella 1 dell’Allegato 5 al Titolo V della Parte Quarta del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152.
Nel processo di produzione delle terre ricostituite verranno quindi utilizzati unicamente terreni che in base
alle analisi effettuate risultino contenere concentrazioni di metalli pesanti al di sotto dei limiti di colonna A.
I rifiuti che verranno sottoposti al trattamento e recuperati sono invece i seguenti:
A) Ceneri da combustione di biomasse (paglia, vinacce) ed affini, legno, pannelli, fanghi di cartiere: CER
[10 01 01]; [10 01 03]; [10 01 17];
B) Gessi chimici da desolforazione di effluenti liquidi e gassosi: CER [06 11 99]; [06 11 01]; [06 06 99];
[10 01 05]; [10 01 07]; [10 12 10];
C) Gessi chimici: CER [06 05 03]; [10 03 24];
D) Fanghi da industria cartaria: CER [03 03 05]; [03 03 09]; [03 03 10]; [03 03 11]; [03 03 99];
E) Rifiuti ligno-cellulosici derivanti dal verde ornamentale: CER [20 02 01];
F) Fanghi da impianti di decantazione, chiarificazione e decarbonatazione delle acque per la preparazione
di acqua potabile o di acqua addolcita , demineralizzata per uso industriale: CER [19 08 02]; [19 09
02]; [19 09 03];
G) Fanghi e polveri da segagione e lavorazione pietre, marmi e ardesie: CER [01 04 03].
I rifiuti utilizzati per la produzione delle terre ricostituite verranno sottoposti, preventivamente all’inizio dei
conferimenti e, successivamente, con frequenza bimestrale, al test di cessione secondo le previsioni
dell'Allegato 3 del DM 05/02/1998 e s.m.i. e utilizzati solo qualora le concentrazioni riscontrate nell’eluato
rispettino i limiti stabiliti.
11
Si precisa che, qualora vengano utilizzati rifiuti con codice CER 20 02 01, dovranno essere rispettate le
prescrizioni contenute nella DD n. 1255 del 09/07/2009, rilasciata dalla Provincia di Piacenza a modifica
dell'autorizzazione dell'impianto (D.D. n. 1384 del 10/07/2006) e recante le seguenti specifiche prescrizioni:
▪ verranno ritirati unicamente rifiuti speciali con codice CER 20 02 01 (non verranno quindi ritirate le
frazioni verdi da raccolta differenziata dei rifiuti urbani);
▪ verranno ritirati soltanto rifiuti provenienti da impianti nei quali vengano effettuate le operazioni di
pre-trattamento consistenti nella triturazione, eliminazione delle frazioni indesiderate (plastica, carta,
metallo ecc.) ed eventuale stabilizzazione necessarie all’ottenimento di un materiale che possa entrare
direttamente nel ciclo di produzione delle terre ricostituite senza ulteriori trattamenti in cantiere;
▪ verrà effettuata una visita preliminare presso l’impianto produttivo con campionamento e analisi del
rifiuto per la determinazione degli inerti totali (vetro, plastica e metalli) secondo il metodo n. 4
contenuto nel Manuale ANPA 3/2001 “Metodi di analisi del compost” e il saggio di respirazione
mediante metodica indicata nel Manuale IPLA – ARPA “Metodi di analisi dei compost”; le analisi
verranno effettuate successivamente su lotti omogenei e con frequenza almeno semestrale;
▪ con congruo anticipo rispetto all’inizio dei conferimenti dei rifiuti con codice CER 20 02 01 verrà
inviata agli Enti competenti la scheda tecnica del rifiuto contenente le informazioni relative al
produttore del rifiuto e al processo che lo ha generato e la descrizione delle caratteristiche sopra
riportate con i risultati analitici riscontrati.
3.4 DESCRIZIONE DELLE TERRE RICOSTITUITE PRODOTTE
Il prodotto finito dopo il trattamento con l'impianto, in seguito alle operazioni di recupero e quindi alla
miscelazione tra le componenti aggiuntive (costituite da rifiuti) e le materie prime, è a tutti gli effetti, salvo
accertamenti delle relative caratteristiche previste in sede di autorizzazione di campagna di attività, una
materia prima e non più un rifiuto.
Si descrivono di seguito le caratteristiche che le terre ricostituite devono possedere per essere inquadrate ai
sensi delle norme UNI e in particolare, tra le diverse tipologie di materiali che possono essere prodotte
dall’impianto, le terre vegetali ricostituite, che saranno oggetto della campagna di attività in esame.
Le terre ricostituite prodotte tramite le operazioni di recupero sono classificate in base ai parametri
merceologici contemplati dalle norme UNI-EN-ISO 14688-1 e 14688-2 (identificazione e classificazione dei
terreni). Il prodotto finito dovrà possedere le caratteristiche riassunte nella seguente tabella:
Parametro
Norma di riferimento - metodo
Intervallo di valori
Tessitura
DM 13/09/99 n° 248 Met. II.6
Franco limosa
Frazione – scheletro
UNI EN ISO 14688-2:2004 § 4.2
UNI EN ISO 933-1:2012
Plasticità
UNI EN ISO 14688-1:2003 § 5.8
Basso contenuto in pietre < 5%
Basso contenuto in ciottoli < 10%
Bassa
Media
Contenuto di sostanza organica
UNI EN ISO 14688-1:2003 § 5.11
UNI EN ISO 14688-2:2004 § 4.5
DM 13/09/99 n° 248 Met. V.1
Medio 6 ÷ 20 g/kg
Alto >20 g/kg
Composizione metalli pesanti
DM 13/09/99 n° 248 Met. XI.1 +
EPA 6020A 2007
All’interno dei limiti di Tab. 1
Col. A All. 5 Titolo V Parte IV
D.Lgs. 152/2006
L’area di stoccaggio temporaneo delle terre ricostituite in attesa di analisi avrà dimensioni 40 x 50 metri e
quindi una superficie pari a 2.000 m2. Considerato che verranno stoccati contemporaneamente al massimo 3
lotti omogenei di dimensioni pari a 1.000 m 3 l’uno, e che la tempistica necessaria per l’esecuzione delle
analisi è di 3 giorni lavorativi, la superficie disponibile risulta sufficiente a garantire lo stoccaggio delle terre
ricostituite in attesa dell’esito analitico.
In merito al rispetto dei limiti di Tab. 1 Col. A dell'All. 5 alla Parte IV D.Lgs. 152/2006, verrà seguita la
seguente procedura:
12

se le terre ricostituite sono state realizzate con utilizzo di terreni naturali con concentrazioni di
metalli pesanti al di sotto dei limiti di colonna A e le successive analisi sulle stesse confermano il
rispettino dei limiti di colonna A, queste saranno utilizzate senza alcun vincolo;

se le terre prodotte non rispettano i limiti di colonna A ma solo quelli di colonna B, le stesse
potranno essere riutilizzate solo in siti industriali, artigianali, commerciali;

se le terre prodotte non rispettano i limiti né di colonna A né quelli di colonna B dovranno essere
trattate come rifiuto.
Il prodotto finito verrà accompagnato da una scheda tecnica che indicherà le caratteristiche richieste dalle
norme UNI; tale scheda sarà allegata ai documenti commerciali di accompagnamento (bolla di consegna).
3.5 GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE
Per quanto riguarda la gestione delle acque meteoriche, occorre innanzitutto distinguere all’interno del
cantiere le diverse aree sulle quali sono stoccati materiali al fine di valutare e dimensionare i sistemi di
raccolta e smaltimento delle acque meteoriche:
▪ piazzale di calcestruzzo sul quale vengono stoccati i rifiuti ed effettuate le operazioni di recupero degli
stessi;
▪ area di stoccaggio temporaneo del prodotto finito in attesa di accertamenti analitici;
▪ cumuli di terre naturali da utilizzare nel processo di produzione delle terre ricostituite;
▪ cumuli di terre ricostituite già analizzate con esito positivo in attesa di essere avviate ai siti di
destinazione.
Le acque di dilavamento del piazzale in calcestruzzo vengono convogliate nelle canalette in cemento poste al
perimetro del piazzale e vengono raccolte all’interno della stazione di sollevamento acque.
All’interno del serbatoio della stazione di sollevamento trova posto una pompa sommersa autoadescante
provvista di galleggiante di attivazione: quando il livello dell’acqua è sufficientemente elevato, il
galleggiante attiva la pompa sommersa inviando le acque meteoriche, accumulate all’interno della stazione
di sollevamento, a serbatoi fuori terra in PEAD per una complessiva capacità di accumulo delle acque pari a
40.000 litri. Tale capacità per contenere le acque in caso di evento piovoso eccezionale. Dovranno essere
definite le capacità del serbatoio di sollevamento e dei serbatoi fuori terra per l'accumulo delle acque.
Per quanto riguarda le terre ricostituite in attesa di analisi, le stesse sono stoccate in un bacino di
contenimento con pavimentazione realizzata con argilla completato con un argine su tre lati, sempre
realizzato in argilla, di altezza pari a 100 cm. Sul lato aperto verrà invece realizzato un piccolo dosso di
altezza pari a 15 cm al fine di evitare la fuoriuscita delle acque da questo lato.
Le pendenze saranno tali da convogliare le acque meteoriche verso il lato opposto al lato aperto al fine di
evitare qualsiasi sversamento.
Dovrà essere specificato il destino delle acque trattenute all'interno del bacino di contenimento.
Per quanto riguarda lo stoccaggio di terre naturali e terre ricostituite in seguito all’emissione delle analisi con
esito positivo, trattandosi di inerti non contaminati, non si ravvisa la possibilità di produzione di acque di
dilavamento contenenti sostanze inquinanti, ma di semplici acque meteoriche, con eventuale presenza di
solidi sedimentabili generati dall’eccesso di acque meteoriche non assorbite dai terreni.
Queste acque verranno contenute all’interno del piazzale con piccoli cordoli di regimazione attorno ai
cumuli.
3.6 DIMENSIONAMENTO DELL’INTERVENTO
Il quantitativo complessivo di componenti aggiuntive (rifiuti) che si intende trattare nel corso della campagna
di attività oggetto dello Studio di Impatto Ambientale è pari a 80.000 tonnellate.
Questi quantitativi di rifiuti verranno sottoposti alle operazioni di recupero e utilizzati per produrre terre
ricostituite con la seguente distribuzione delle miscele percentuali:
- 30.000 tonnellate di rifiuti verranno miscelate al 40% con terreno naturale al 60%; saranno quindi
necessarie 45.000 tonnellate di terreno naturale, per una produzione complessiva di terre ricostituite
pari a 75.000 tonnellate;
13
- 30.000 tonnellate di rifiuti verranno miscelate al 50% con terreno naturale al 50%; saranno quindi
necessarie 30.000 tonnellate di terreno naturale, per una produzione complessiva di terre ricostituite
pari a 60.000 tonnellate;
- 20.000 tonnellate di rifiuti verranno miscelate al 60% con terreno naturale al 40%; saranno quindi
necessarie 13.333 tonnellate di terreno naturale, per una produzione complessiva di terre ricostituite
pari a 33.333 tonnellate.
Il quantitativo che si prevede di produrre nell’intera campagna di attività è quindi pari a 75.000 + 60.000 +
33.333 = 168.333 tonnellate complessive di terre ricostituite. Per la produzione di tale quantitativo di terre
ricostituite verranno utilizzate 45.000 + 30.000 + 13.333 = 88.333 tonnellate complessive di terreno naturale.
L’impianto mobile cui attiene il presente elaborato è stato autorizzato dalla Provincia di Piacenza. con
provvedimento dirigenziale n. 1384 del 10/07/2006, l’autorizzazione prevede che l’impianto possa trattare un
quantitativo massimo di rifiuti pari a 800 ton/giorno.
Per la campagna di attività , si prevede un massimo di 15 carichi conferiti in cantiere al giorno, ed una media
di 10 carichi al giorno. In base a questi dati, poiché un camion trasporta all’incirca 30 ton di rifiuti, ed in
considerazione del fatto che alcuni carichi di rifiuto non vengono trattati in giornata rispetto al conferimento
in cantiere (ad esempio perché devono essere sottoposti ad analisi) e vengono quindi stoccati
provvisoriamente nei compartimenti di scarico, la capacità massima di trattamento prevista per l’intervento
in esame è di 500 ton/giorno di rifiuti.
Il quantitativo medio di rifiuti trattati giornalmente è pari invece a 250 ton/giorno, considerando il numero
medio di 10 carichi al giorno e che non tutti i carichi raggiungono le 30 tonnellate di peso. Come sopra
esposto, il quantitativo complessivo previsto di rifiuti in ingresso al cantiere nel corso della campagna di
attività è pari a 80.000 tonnellate; nell'ipotesi di un trattamento medio giornaliero di 250 tonnellate, i giorni
lavorativi necessari risultano 320, pari a circa 16 mesi di attività. La campagna avrà quindi una durata pari a
circa un anno e mezzo, comprensiva del tempo necessario per l’installazione del cantiere, di eventuali periodi
di sosta del cantiere per qualsiasi motivo (manutenzione dell’impianto e delle sue componenti, ricollocazione
del prodotto finito sul sito ecc.) e del suo smantellamento.
L’orario giornaliero di apertura sarà il seguente:
mattino: 7:30 ÷ 12:00;
pomeriggio: 13:30 ÷ 17:00 in periodo invernale, 13:30 ÷ 18:00 in periodo estivo.
La superficie totale utilizzata è pari a circa 20.000 m 2; l’impianto peraltro ne occuperà una parte ridotta in
quanto il serbatoio mobile compartimentato, che costituisce l’elemento principale dell’impianto stesso, è
lungo 30 m e largo 20 m e ha quindi una superficie pari a 600 m2. La restante superficie verrà utilizzata
quale spazio di manovra per i mezzi che opereranno presso l’impianto e per lo stoccaggio dei terreni in
ingresso all’impianto, del prodotto finito in attesa di analisi e del prodotto finito già sottoposto ad analisi ed
in attesa di essere avviato all’area di destinazione.
3.7 PERCORSO DEI MEZZI DI LAVORO
L’accesso all’area da parte dei mezzi pesanti che conferiscono i rifiuti ed i materiali in ingresso al cantiere
avviene tramite il seguente percorso: tangenziale di Piacenza, strada Caorsana e viabilità comunale del
comparto logistico. I mezzi arriveranno all’area attraverso l’apposita pista di servizio.
I mezzi pesanti che trasporteranno le terre ricostituite prodotte dal cantiere alle aree di destinazione potranno
seguire il percorso inverso rispetto a quello sopra descritto.
3.8 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO
Una volta terminata la campagna di attività, l’impianto mobile verrà rimosso in modo tale da non aver
modificato in alcun modo lo stato del sito.
In particolare, i vari componenti dell’impianto mobile (pale gommate, benna miscelatrice, serbatoio mobile
compartimentato, sistema di raccolta delle acque meteoriche, box adibito a uffici) verranno trasferiti
nell’area individuata per la successiva campagna di attività o, in alternativa, in un’apposita area di deposito,
in attesa di localizzare la successiva campagna di attività.
Inoltre, verranno rimossi tutti gli elementi introdotti nell’area per l’effettuazione della campagna di attività,
ivi compresi il pezzo di recinzione realizzato da m.c.m. Ecosistemi e il cancello di cantiere.
14
Le piastre di calcestruzzo che costituiscono il serbatoio mobile compartimentato verranno recuperate per la
successiva campagna di attività oppure, in caso di danneggiamenti durante la dismissione, avviate a
operazioni di recupero come rifiuto presso impianti autorizzati, come pure il materiale granulare di riporto
utilizzato per creare il sottofondo del serbatoio mobile.
Una volta completato lo smantellamento dell’impianto, si provvederà al ripristino del sito per riportarlo allo
stato ante operam, risistemando il profilo plano-altimetrico dell’area mediante lama cingolata.
Il definitivo rilascio del sito avverrà quando sarà completato il trasporto delle terre ricostituite prodotte nel
corso della campagna di attività.
3.9 VALUTAZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Dall’analisi della documentazione che compone il quadro di riferimento progettuale, non sono emerse
incompatibilità o incongruenze con il progetto in esame.
La documentazione presentata risulta sufficiente per il rilascio del nulla osta all’esecuzione della campagna
di attività fermo restando le prescrizioni di cui al successivo punto.
Si valuta che:
 l'utilizzo di terre provenienti da siti agricoli esausti (vedi precedente punto 3.3) non possa che dover
rispettare quanto previsto dalla vigente normativa in materia di “terre e rocce da scavo”;
 non possono essere considerati sottoprodotti i fanghi (limi) derivanti da impianti di trattamento delle
acque reflue per definizione ai sensi dell'art. 184 – comma 3 – lettera g) del D.Lgs n.152/06 (vedi
precedente punto 3.3.);
 l'utilizzo di terre con valori di contaminanti (Nichel e Cromo) superiori ai limiti di cui alla colonna A
della tabella 1 – Allegato V alla parte Quarta – del D. Lgs. 152/2006, benchè non connessi a
fenomeni di inquinamento, possa essere causa di peggioramento del sito oggetto di reimpiego.
 qualora le terre prodotte non rispettano i limiti di colonna A ma solo quelli di colonna B, le stesse
potranno essere riutilizzate solo in siti industriali, artigianali, commerciali;

qualora le terre prodotte non rispettano i limiti né di colonna A né quelli di colonna B dovranno
essere trattate come rifiuto.
3.10 PRESCRIZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Da quanto emerso dall’analisi del quadro di riferimento progettuale si evince come la campagna di attività
oggetto del presente rapporto possa ritenersi conforme con le seguenti prescrizioni:
 l'impianto mobile mcm01 di trattamento per il recupero R3 di rifiuti speciali non pericolosi dovrà
essere realizzato in conformità alla documentazione prodotta dalla Ditta proponente per la richiesta
di autorizzazione dell’impianto stesso;
15

l'attività dovrà essere iniziata entro 6 mesi dalla data di notifica della pronuncia di VIA. La stessa,
avente una durata effettiva di 18 mesi, dovrà essere conclusa (con la completa dismissione dela
cantiere) entro 24 mesi dalla data di notifica della pronuncia di VIA. La Ditta proponente dovrà
inviare con adeguato anticipo alla Provincia, al Comune ed all'Arpa apposita comunicazione
dell'inizio e della fine della campagna;

in fase di cantiere dovranno essere rispettati i limiti di pressione sonora previsti dal Piano di
Zonizzazione Acustica del Comune di Piacenza come previsto dalla Legge quadro sull'inquinamento
acustico del 26/10/1995 n. 447 e dal D.P.C.M. 01/03/1991 e succ. mod.; in caso si verifichi la
necessità di superare tali limiti potrà essere richiesta apposita deroga al Comune, cosi come previsto
dalla D.G.R. n. 45/2002;

i terreni naturali utilizzati dovranno essere preventivamente sottoposti ad accertamenti analitici per
la determinazione dei metalli pesanti al fine di verificare il rispetto dei valori limite di colonna A
della tabella 1 dell’Allegato 5 al Titolo V della Parte Quarta del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152;

i rifiuti utilizzati dovranno essere sottoposti, preventivamente all’inizio dei conferimenti e,
successivamente, con frequenza bimestrale, al test di cessione secondo Allegato 3 del DM
05/02/1998 e s.m.i. e utilizzati nel caso che le concentrazioni riscontrate nell’eluato rispettino i limiti
stabiliti;

il quantitativo massimo di rifiuti trattabili nel corso della campagna di attività è pari a 80.000
tonnellate, con una capacità massima giornaliera di trattamento pari a 500 tonnellate/giorno e un
numero massimo di carichi giornalieri conferiti in cantiere pari a 15;

il quantitativo massimo di terre utilizzabili nel corso della campagna di attività è pari a 88.333
tonnellate, con una capacità massima giornaliera di trattamento pari a 550 tonnellate/giorno e un
numero massimo di carichi giornalieri conferiti in cantiere pari a 15;

le terre ricostituite prodotte dovranno essere analizzate per lotti omogenei di dimensioni pari 1.000
m3 circa per verificare che posseggano le caratteristiche richieste dalle norme UNI e che non
contengano metalli pesanti in concentrazioni superiori ai limiti di colonna A della tabella 1
dell’Allegato 5 al Titolo V della Parte Quarta del D.Lgs. 3 aprile 2006;

dovrà essere mantenuto un registro di produzione nel quale verranno annotate tutte le informazioni
relative alla provenienza e alle quantità dei materiali impiegati (terre naturali e rifiuti), nonchè alla
quantità ed alla destinazione delle terre ricostituite prodotte;

l’area di stoccaggio temporaneo delle terre ricostituite in attesa di analisi dovrà essere realizzata
come indicato nella Tavola 06 rev. 01 allegata alle integrazioni presentate dalla Ditta proponente in
data 14/08/2014;

attorno ai cumuli di terre naturali e di terre ricostituite già analizzate con esito positivo dovranno
essere realizzati dei piccoli cordoli di regimazione per contenere le acque meteoriche all’interno
dell’area;

al termine della campagna di attività dell’impianto mobile dovrà essere effettuato il ripristino dello
stato dei luoghi con le modalità proposte per la dismissione dell’impianto stesso. La sez. prov.le
dell'Arpa provvederà a verificare che la dismissione sia stata eseguita correttamente;
l'utilizzo di terre provenienti da siti agricoli esausti dovrà rispettare quanto previsto dalla vigente
normativa in materia di “terre e rocce da scavo”;
i fanghi (limi) derivanti da impianti di trattamento delle acque reflue non possono essere utilizzati
come sottoprodotti in quanto, per definizione, ai sensi dell'art. 184 – comma 3 – lettera g) del D.Lgs
n.152/06, sono rifiuti;
non è consentito l'utilizzo di terre con valori di contaminanti superiori ai limiti di cui alla colonna A
della tabella 1 – Allegato V alla parte Quarta – del D. Lgs. 152/2006;
qualora le terre ricostituite prodotte non rispettino i limiti di colonna A ma solo quelli di colonna B,
le stesse potranno essere riutilizzate solo in siti industriali, artigianali, commerciali;





16
qualora le terre ricostituite prodotte non rispettino i limiti né di colonna A né quelli di colonna B
dovranno essere trattate come rifiuto.
4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
4.1 STATO DEL CLIMA E DELL’ATMOSFERA
Qualità dell’aria
Per inquadrare lo stato dell’aria della Provincia di Piacenza e, nello specifico, dell’area oggetto di indagine,
si fa riferimento al PPRTQA, Piano Provinciale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’Aria. Tale
documento è stato approvato con Atto C.P. n. 77 del 15/10/2007.
Il territorio del Comune di Piacenza, interessato dall’attività in esame, si colloca nella Zona A Agglomerato.
Al 2012 la rete di Piacenza risulta costituita da 5 stazioni regionali fisse:
• Piacenza-Giordani Farnese
• Piacenza-Parco Montecucco
• Besenzone
• Lugagnano
• Corte Brugnatella (località Carana)
oltre che da un laboratorio mobile, di proprietà dell’Amministrazione Provinciale, e da un’unità mobile per la
rilevazione del particolato fine, che consentono la realizzazione di specifiche campagne di misura.
Sono presenti inoltre 4 stazioni locali, di norma collocate sul territorio con l’obiettivo di valutare eventuali
impatti sulla qualità dell’aria prodotti nelle aree circostanti da specifiche fonti di emissione, come impianti
industriali; i dati rilevati da tali stazioni sono quindi indicativi della sola realtà locale monitorata, a differenza
di quelli rilevati dalle stazioni della rete regionale di monitoraggio, posizionate in modo tale da rappresentare
l'intero territorio provinciale:
• Piacenza-Pubblico Passeggio (che -per il solo anno 2012- l’Amministrazione Provinciale ha ritenuto di
finanziare interamente ed è dunque passata dalla Rete regionale alla Rete locale);
• Piacenza-Montale (per il controllo dell’area del Polo Logistico);
• Piacenza-Ceno (per il controllo dell’area circostante l’Impianto di Termovalorizzazione);
• Piacenza-Gerbido (per il controllo dell’area circostante l’Impianto di Termovalorizzazione).
In base ai dati ed alle figure riportati nel SIA, è possibile affermare che il Comune di Piacenza si trova in una
situazione critica all’interno dell’Agglomerato; analizzando le ulteriori interpolazioni riportate nel PPRTQA,
nelle cui rappresentazioni i flussi di massa annui di PM10 e dei precursori dell’ozono, di composti organici
volatili e ossidi di Azoto, sono rappresentati su maglie quadrate di 1 km di lato, si conferma che le maggiori
criticità risultano caratteristiche fondamentalmente del capoluogo
Sono stati presi in considerazione i dati pubblicati nel documento “La qualità dell’aria nella provincia di
Piacenza – Rapporto 2012”, che ha l’obiettivo primario di diffondere i risultati dei monitoraggi effettuati in
continuo nel corso dell’anno 2012 mediante gli analizzatori dalla rete fissa di rilevamento della qualità
dell’aria, il laboratorio mobile ed il campionatore sequenziale di polveri fini nella provincia di Piacenza.
Nel corso del 2012, si sono avuti in particolare superamenti dei valori limite orari per i parametri NO 2 e
PM10.
Sono stati inoltre valutati i dati relativi all’Indice di Qualità dell’Aria (IQA), che consente di rappresentare
sinteticamente lo stato complessivo della qualità dell’aria. Vengono considerati per il calcolo dell’IQA PM 10,
NO2 e O3 che, tra gli inquinanti con effetti a breve termine, sono quelli che presentano in Emilia-Romagna le
maggiori criticità.
L’indice viene calcolato su base giornaliera, a partire dalle concentrazioni misurate e dai limiti previsti dalla
legislazione per la difesa della salute. In base a tale indice si è osservata una situazione sostanzialmente
invariata nel biennio 2011/2012, con un indice IQA che per la maggior parte dei giorni dell’anno è risultato
“accettabile” o “mediocre”; in entrambi gli anni si sono avuti 5 giorni nei quali in base all’IQA la qualità
dell’aria è risultata “pessima”.
17
Rumore
Insieme al Piano Strutturale Comunale, con la deliberazione del Consiglio Comunale n. 13 del 15/04/2014 è
stato adottato anche il nuovo Piano di classificazione acustica del territorio comunale di Piacenza.
L’area ricade ora in classe III “Area di tipo misto” e non più, come nel precedente piano di classificazione
acustica e come quindi esposto nella relazione di valutazione previsionale di impatto acustico allegata al
SIA, in classe V “Aree prevalentemente industriali”. Occorre sottolineare che si tratta di un piano di
classificazione acustica adottato e non ancora approvato.
Al momento, in base al Piano adottato, i valori limite assoluti di emissione e di immissione sonora nel
periodo di riferimento diurno, nel quale ricade interamente l’orario di apertura del cantiere, sono
rispettivamente 55 e 60 dB(A).
Il livello di rumore di fondo presente nell’area è stato misurato in data 21/03/13 ed è risultato pari a 53,3
dB(A).
Vibrazioni
L’area oggetto di studio è inserita in un vasto ambito destinato ad attività produttive e di gestione logistica; di
conseguenza, assumendo come stato di fatto un orizzonte temporale a breve periodo, le vibrazioni che
insistono sull’area di studio sono riconducibili all’impiego dei mezzi pesanti di trasporto cui le attività svolte
presso l’impianto sono assimilabili.
Si tratta, comunque, di livelli contenuti, anche in considerazione delle brevi distanze necessarie a rendere le
vibrazioni impercettibili per l’uomo; si consideri che, per esempio, le vibrazioni prodotte dai mezzi d’opera
nelle operazioni lavorative (scavo e transito), seppur condizionate dalla potenza dei mezzi e dalle
caratteristiche dinamiche dei terreni interessati, in generale non sono più percepibili già alla distanza di 20
metri dalla sorgente.
4.2 SUOLO E SOTTOSUOLO
Una classificazione tematica dei suoli è stata elaborata con il Progetto SINA “Carta Pedologica” che
attribuisce una classe di capacità a ciascun suolo valutandone le qualità specifiche sulla base della
caratteristica che ne limita maggiormente l’uso.
Le Classi di capacità di uso del suolo rappresentano dalla I alla VIII una gerarchia di suoli da “molto
produttivi” ovvero utilizzabili per un gran numero di colture agrarie e forestali con le ordinarie pratiche
gestionali e senza arrecare danno al suolo, a “poco produttivi” per le colture agrarie (> V classe) e per le
colture forestali (VIII classe). Sono state, inoltre, valutate le qualità specifiche dei suoli.
L’area nella quale si intende ubicare l’impianto, originariamente destinata a funzioni logistiche e al momento
inutilizzata, è situata all’interno di un’ampia zona a ovest del territorio comunale caratterizzata dalla
presenza di suoli di Classe II, ossia contraddistinti da limitazioni di diversa natura che riducono la possibilità
di coltivazione usando metodi gestionali comuni.
4.3 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE
Stato acque superficiali
La metodologia per la classificazione dei corpi idrici è dettata dal D.Lgs. 152/99, che definisce gli indicatori e
gli indici necessari per costruire il quadro conoscitivo dello stato ecologico ed ambientale delle acque.
Per quanto riguarda i corsi d’acqua, il D.Lgs. 152/99 introduce lo Stato Ecologico dei corpi idrici superficiali
come “l’espressione della complessità degli ecosistemi acquatici”, alla cui definizione contribuiscono sia
parametri chimico-fisici di base relativi al bilancio dell’ossigeno ed allo stato trofico, attraverso l’indice LIM,
sia la composizione della comunità macrobentonica delle acque correnti attraverso il valore dell’Indice Biotico
Esteso.
Per definire lo Stato Ecologico di un corpo idrico superficiale (SECA) si adotta un’intersezione dove il risultato
18
peggiore tra quelli di LIM e IBE determina la classe di appartenenza.
Al fine dell’attribuzione dello Stato Ambientale del corso d’acqua (SACA), i dati relativi allo Stato Ecologico
sono raffrontati con i dati relativi alla presenza degli inquinanti chimici indicati nella tabella 1 dell’Allegato 1 al
Decreto.
In generale è importante sottolineare come i corpi idrici superficiali della provincia di Piacenza mostrano trend
positivi nel tempo, nel senso che le classi di qualità, lette anche attraverso gli indici più specifici del LIM e
dell’IBE, non peggiorano, ma si mantengono nella stesso livello di qualità o addirittura migliorano,
raggiungendo quello superiore; tutto questo nonostante le pressioni antropiche non siano diminuite nel corso
degli ultimi anni, né come quantità, né come intensità.
Per quanto riguarda l’area in oggetto, i punti di monitoraggio della rete non consentono di verificare
direttamente lo stato ambientale del Colatore, in quanto non sono presenti stazioni in monitoraggio sul corso
d’acqua.
La stazione di monitoraggio più vicina si trova direttamente sul ricettore principale, il fiume Po, in prossimità
del ponte per Lodi; il valore per questa stazione risulta costante nel corso degli anni ad un livello di sufficiente.
Stato acque sotterranee
La Rete di monitoraggio delle acque sotterranee è costituita da punti di campionamento, distribuiti nei
principali acquiferi presenti sul territorio provinciale e i pozzi sono suddivisi all´interno dei diversi acquiferi, in
modo da poterli monitorare tutti. I principali acquiferi di pianura sono costituiti dalle conoidi alluvionali
appenniniche (Tidone, Trebbia, Nure, Chiavenna, Arda), che sottendono i rispettivi bacini fluviali di superficie,
e dalla Piana Alluvionale Padana, che copre la restante porzione di territorio, a ridosso del Fiume Po. Le
conoidi presentano una frazione "libera", a diretto contatto col reticolo idrografico superficiale, che la alimenta,
e sotto, una frazione confinata superiore ed una inferiore.
Dall’anagrafica delle stazioni di monitoraggio presenti in provincia si evince l’appartenenza del sito in
oggetto alla conoide del Torrente Nure.
Lo stato ambientale delle acque sotterranee è definito attraverso la sovrapposizione di cinque classi di qualità
con quattro classi di quantità.
Lo stato ambientale determinato per le singole conoidi si riferisce all'anno 2002 in quanto sovrapposizione
dello stato chimico e dello stato quantitativo del medesimo anno.
In generale nella provincia la classe 1, corrispondente allo stato ambientale “elevato”, non è più presente in
nessun acquifero; inoltre, lo stato ambientale “buono” non è più presente nella conoide del Trebbia-Nure,
condizionata dallo stato quantitativo in netto peggioramento, per effetto del deficit idrico e dalle condizioni
climatiche estreme degli anni 2006-2007, particolarmente siccitosi.
Vulnerabilità degli acquiferi
La vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento rappresenta la possibilità di penetrazione e di propagazione, in
condizioni naturali, di inquinanti provenienti dalla superficie nei serbatoi naturali ospitanti la falda
generalmente libera e da questa, quando possibile, nel sistema acquifero più profondo.
Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stata definita una zonazione qualitativa del territorio
provinciale per aree omogenee, in funzione del grado di vulnerabilità degli acquiferi (basso, medio, elevato ed
estremamente elevato); L’area interessata non è classificata come vulnerabile. L’area appartiene al settore di
ricarica di tipo B – Ricarica indiretta.
4.4 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI
L’area oggetto di intervento si trova all’interno del polo logistico di Piacenza, in un contesto fortemente
antropizzato; ed è costituita da un “fazzoletto” di terra posto tra la ferrovia "Milano-Bologna", la tangenziale
sud ed i capannoni della Blumen S.r.l.; si tratta quindi di una zona fortemente compromessa sotto il profilo
paesaggistico-ambientale.
19
La vegetazione naturale è praticamente assente o ridotta a lembi residuali ubicati lungo i canali.
Dall’analisi della tavola “Aspetti condizionanti e tutele” allegata al PSC di Piacenza in fase di adozione
emerge che ad ovest dell’area di intervento scorre un canale consortile, in corrispondenza del quale si rileva
anche la presenza di una "formazione lineare meritevole di pregio".
Si sottolinea come il canale sia posto nell'area confinante al di là della recinzione e quindi in una zona
adiacente ma non oggetto di intervento; si precisa inoltre che pur essendo indicato nelle tavole di piano, in
corrispondenza del canale di bonifica in oggetto non è stata rilevata nessuna essenza arborea e/o arbustiva di
pregio. Le strutture vegetali presenti nell’area oggetto di valutazione sono risultate sostanzialmente nulle e,
in linea generale, di scarsa valenza naturalistico ambientale ad eccezione di un pregevole esemplare di
Quercus robur posto in prossimità dell’accesso all’area.
Fino a pochi anni fa l’area era utilizzata per lo stoccaggio del materiale inerte per la realizzazione delle
massicciate ferroviarie ed inoltre risulta tuttora attraversata da linee della ferrovia presumibilmente dismesse,
probabilmente utilizzate per la realizzazione del polo logistico. La rete ecologica principale presente nella
zona è costituita dal corridoio del diversivo; pur essendo la vegetazione praticamente nulla anche lungo le
sue sponde.
Da un punto di vista faunistico, si deve quindi ricordare, come già riferito in precedenza, che l’area in
considerazione non solo è fortemente isolata su quasi tutti i lati e praticamente circondata da zone
urbanizzate ma che presenta anche una sostanziale assenza di strutture vegetali. I seminativi confinanti a sudovest sono gli ambienti meno ricchi di specie e con la minore diversità biologica e la meccanizzazione delle
pratiche agricole ha impresso una drastica impronta al paesaggio ed ha portato ad una spinta semplificazione
ambientale con conseguente notevole semplificazione del popolamento animale. E la situazione è solo di
poco mitigata dalla presenza di siepi “paranaturali” fra le coltivazioni. Sulla base di questo risultato,
considerato che eventuali presenze faunistiche verosimilmente avrebbero avuto carattere sporadico ed
occasionale, si è ritenuto di poter soprassedere al censimento faunistico specifico.
4.5 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO CULTURALE
La Convenzione europea del paesaggio definisce il paesaggio come “una determinata parte di territorio, così
come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro
interrelazioni”. Il paesaggio è quindi inteso come sistema di ecosistemi, in cui gli ecotipi umani e quelli naturali
interagiscono in mosaici complessi.
I caratteri che maggiormente definiscono le unità paesaggistiche sono:
-
morfologia e topografia del terreno;
-
tipo di copertura vegetale;
-
elementi di attrazione locale: beni storico-culturali;
-
elementi naturali di facile individuazione;
-
forme d’uso del suolo;
insediamenti diffusi o concentrati.
È importante effettuare una analisi degli elementi che concorrono alla composizione del paesaggio, attraverso
l’identificazione dei principali elementi e aspetti di percezione visiva.
Dall’analisi della tavola A1 del PTCP si deduce che la zona di intervento si trova in un area in cui non sono
presenti elementi di particolare valenza ambientale, paesaggistica o storico-testimoniale; l’ambito di intervento,
che si sviluppa in una zona fortemente antropizzata al limite Sud-est della città di Piacenza, ed è destinato alle
attività produttive e all’attività logistica, non presenta elementi di particolare pregio.
L’analisi degli strumenti pianificatori ed urbanistici evidenzia la presenza di un tratto di viabilità storica e di
alcuni edifici di valore storico testimoniale che però, oltre ad essere ubicati ad una considerevole distanza, sono
separati dall’area da importanti infrastrutture di trasporto (tangenziale e ferrovia) e non si ritiene quindi possibile
alcuna interferenza.
Non si riscontra la presenza di beni di interesse storico testimoniale individuati ai sensi del Codice dei Beni
20
Culturali; in prossimità dell’area si riscontra la presenza di un colatore iscritto all’elenco dei corsi d’acqua
pubblici (Colatore Riazza del Mulino – n. 172) il cui percorso nella zona in esame è attualmente in parte
interrato; è stato verificato che l’area interessata dall'intervento è esterna alla fascia dei 150 metri di tutela del
corso d’acqua.
4.6 SISTEMA INFRASTRUTTURALE
L’area oggetto di intervento si trova nei pressi di località Le Mose nel comune di Piacenza, in prossimità della
SP10 che collega la città di Piacenza con la città di Cremona, dello svincolo autostradale che collega la A21 con
la A1 e della tangenziale sud che permette la connessione con le principali arterie cittadine ed extra urbane.
L’area oggetto di intervento risulta già servita da una viabilità comunale che garantisce un facile accesso a tutte e
tre le arterie principali; risulta importante specificare che questa zona è ben servita da diverse categorie di
viabilità anche per la vicinanza che ha con l’area industriale del Polo Logistico.
La relazione allegata al Quadro Conoscitivo redatto per la variante 2007 al PTCP, volume C, contiene
un’approfondita indagine sui flussi di traffico che interessano tutte le principali arterie della provincia e sul
relativo livello di congestione fornendo un ottimo strumento per valutare il livello di saturazione delle
infrastrutture di una particolare area.
L’analisi evidenzia un traffico mediamente elevato in prossimità della zona di intervento in particolare per
quanto riguarda l’autostrada A1, la SP10 e il tratto di tangenziale che collega l’area industriale alla SP654R.
La SP10, nel tratto interessato, risulta caratterizzata da un flusso complessivo (nella fascia oraria considerata:
orario di punta 7:00 - 9:00) pari a circa 3444 veicoli equivalenti distribuiti nei due sensi di marcia.
La Tangenziale, nel tratto interessato, risulta caratterizzata da un flusso complessivo (nella fascia oraria
considerata: orario di punta 7:00 - 9:00) pari a circa 4548 veicoli equivalenti ben distribuiti nei due versi di
percorrenza.
Si evidenzia un buon livello di servizio caratterizzato da una congestione compresa tra il 35% e il 55%.
Come riportato nel Volume C della relazione descrittiva del Quadro Conoscitivo predisposto dalla Provincia di
Piacenza in funzione della variante 2007 al PTCP, nell’ambito dello sviluppo del processo conoscitivo e
progettuale della variante è stato sviluppato un aggiornamento delle analisi per valutare nuove ipotesi progettuali
e scenari evolutivi della mobilità in provincia di Piacenza riferiti a orizzonti temporali più lunghi; in particolare è
stato esaminato un nuovo scenario di riferimento al 2015 con il sistema delle infrastrutture in progetto e
realizzabili in tale orizzonte temporale.
In questo scenario, pur non essendo previsti particolari interventi sul territorio, viene ipotizzata una saturazione
dell’arteria stradale SP10 nella direzione Piacenza e buon livello di servizio per l’altro senso di marcia, nonché
per il tratto di tangenziale interessato.
4.7 VALUTAZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Trattandosi di un'attività limitata nel tempo e, considerato che lo stato dei luoghi una volta concluso
l'intervento verrà riportato allo stato “ante operam”, si può ritenere che:
il suolo e il sottosuolo non potranno subire variazioni significative;
non potrà interferire direttamente con lo stato di qualità delle acque superficiali e/o sotterranee in quanto non
sono previsti scarichi;.
Dall’analisi dei contenuti del SIA relativi agli aspetti ambientali, non sono emerse incompatibilità o
incongruenze con il progetto in esame.
4.8 PRESCRIZIONI IN MERITO AL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Da quanto emerso dall’analisi del quadro di riferimento ambientale si evince come la campagna di attività
possa ritenersi conforme; le prescrizioni relative alle modalità da osservare nell’installazione, conduzione e
dismissione dell’impianto sono già state elencate al termine del quadro di riferimento progettuale; le ulteriori
prescrizioni relative:
 al monitoraggio della campagna di attività;
 alle opere previste per la compensazione dell'incremento di CO2 (emissioni dei mezzi);
sono elencate più avanti e rispettivamente al capitolo “6 PIANO DI MONITORAGGIO” ed al paragrafo
“5.2 IMPATTI PER ATMOSFERA E CLIMA”.
21
5. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI
Il procedimento valutativo verrà applicato alle 2 fasi dell’opera in progetto: Fase di cantiere e Fase di
esercizio. La fase di cantiere avrà in realtà durata assai limitata nel tempo (pari a circa 4 settimane lavorative
in base al cronoprogramma allegato al SIA) per cui gli impatti possono considerarsi trascurabili; solo per
alcune matrici ambientali vengono quindi riportate eventuali considerazioni sui possibili impatti ambientali
in questa fase.
5.1 PRODUZIONE DI RIFIUTI
Fase di cantiere
L’eventuale deposito temporaneo di rifiuti presso il cantiere sarà disciplinato, come disposto nella normativa
vigente, individuando le aree idonee allo stoccaggio temporaneo e le modalità stesse dello stoccaggio. Gli
eventuali rifiuti prodotti saranno conferiti a Ditte autorizzate e avviati al recupero o allo smaltimento in
osservanza alle vigenti normative in materia.
Fase di esercizio
Dal punto di vista della produzione di rifiuti, l’attività prevista nel cantiere in località Le Mose determina
senza dubbio un impatto ambientale positivo, in quanto consente il recupero all’interno di un processo
produttivo di determinati rifiuti speciali non pericolosi altrimenti destinati a smaltimento in discarica. Questo
è in perfetto accordo con i principi ispiratori della normativa vigente in materia di rifiuti; in particolare, l’art.
181 comma 1 del D.Lgs. 152/2006, così come modificato dall’art. 2 comma 18 del D.Lgs. 4/2008, stabilisce
che “Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le autorità competenti favoriscono la riduzione dello
smaltimento finale degli stessi, attraverso:
a) il riutilizzo, il riciclo o le altre forme di recupero;
b) l'adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l'impiego dei
materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi;
c) l'utilizzazione dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia”
Il riciclo di scarti è quindi un aspetto strettamente legato alle linee principali dello sviluppo sostenibile che
prevede, oltre a un sempre maggior utilizzo delle tecnologie di recupero dei rifiuti in generale e quindi anche
di quelli industriali rispetto allo smaltimento, un maggior impiego di risorse rinnovabili a scapito di quelle
non rinnovabili.
A fronte del recupero di un quantitativo ingente di rifiuti altrimenti destinati a smaltimento (80.000 tonnellate
nel corso dell’intera campagna), l’attività di cantiere genera i seguenti rifiuti, per quantitativi estremamente
ridotti:
▪ acqua di dilavamento del piazzale (codice CER 16 10 02; in base ai dati delle campagne precedenti, al
massimo qualche decina di ton all’anno);
▪ filtri esausti (codice CER 16 01 07*) e olio esausto (13 02 05*) derivanti dalla manutenzione periodica
dei mezzi di movimentazione (in base ai dati delle campagne precedenti, al massimo qualche decina di
kg all’anno).
Per quanto riguarda l’acqua di dilavamento del piazzale, questa, previa analisi con riferimento ai parametri
del D.Lgs 152/2006 Parte Terza Allegato 5 Tabella 3 per le acque di scarico, viene inviata a smaltimento
presso appositi impianti; l’operazione viene segnata sul registro di carico e scarico relativo ai rifiuti in uscita
dal cantiere, come anche le operazioni di smaltimento di filtri e olio esausti derivanti dalla manutenzione
periodica dei mezzi di cantiere.
5.2 IMPATTI PER ATMOSFERA E CLIMA
Fase di esercizio
Per quanto riguarda l’emissione di polveri durante l’attività dell’impianto, l’impatto può essere considerato
estremamente ridotto, considerando le attività e le sorgenti che possono provocare l’emissione di materiale
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particolato, che sono le seguenti:
- cumuli di prodotto finito: i cumuli di prodotto finito sono temporanei e comunque umidi, pertanto non
arrecano problemi di polveri;
- materiale in ingresso scaricato: l’attività di recupero non prevede il ritiro di materiale polverulento, e
comunque tutti i carichi sono ricoperti adeguatamente da teloni fino all’arrivo in cantiere;
- materiale stoccato: le trincee di stoccaggio saranno adeguatamente coperte al fine di evitare la
percolazione di acque piovane, emissioni odorose ed emissioni di polveri;
- cumuli di terra: le eventuali emissioni di polveri sono limitate e comunque assimilabili a quelle
associate a qualsiasi lavoro di movimentazione terre, occorre notare come i terreni mantengano sempre
un elevato contenuto di umidità che riduce notevolmente la probabilità di generare polveri;
- transito mezzi pesanti: il numero di carichi giornalieri previsto è limitato (come detto, al massimo 15
carichi di rifiuti, per trattare i quali ne occorrono circa altrettanti di terre naturali, e dal cui trattamento
deriva circa il doppio di carichi di terre ricostituite); le piste interne all’area di lavorazione, su fondo
sterrato, saranno opportunamente bagnate nei periodi di maggiore polverosità.
In riferimento all’alternativa zero, è possibile ipotizzare, in caso di non realizzazione dell’impianto, una lieve
diminuzione delle emissioni polverose connessa fondamentalmente all’assenza dei trasporti effettuati per la
distribuzione del prodotto finito e all’assenza dei mezzi per la movimentazione dei materiali in cantiere. I
rifiuti e le terre naturali sarebbero infatti comunque oggetto di altri utilizzi o operazioni e quindi di trasporto
verso altre destinazioni.
Per quanto riguarda l’eventuale emissione di odori dai cumuli di rifiuti, di materiale proveniente dalla
premiscelazione dei materiali e di prodotto finito, questi aspetti vengono monitorati attraverso le attività di
controllo dei cumuli che sono effettuate durante l’ispezione giornaliera del cantiere.
È bene sottolineare che le matrici in ingresso all’impianto non posseggono componenti che comportino lo
sviluppo di attività fermentative in grado di generare odori in quanto, nella loro composizione, risulta
presente sostanza organica stabile rappresentata da cellulose, lignine ed emicellulose e sono quindi prive
della componente azotata che innesca ed alimenta i processi fermentativi che originano emissioni olfattive
moleste.
Si precisa che i materiali in ingresso all’impianto, sebbene non presentino impatti olfattivi di rilievo, ancor
meno ne presentano una volta sottoposti a miscelazione finale, in quanto non posseggono più la minima
potenziale caratteristica olfattiva. L’emissione di odori dai cumuli di prodotto finito (o di prodotto finito in
attesa di analisi), pertanto, è da escludere.
Nell’eventualità remota che al conferimento dei rifiuti in ingresso possano presentarsi problematiche inerenti
agli odori, queste verranno comunque risolte in quanto il tempo di permanenza dei rifiuti nelle aree di
stoccaggio tecnico risulta essere molto breve (al massimo 1 ora). Nel caso in cui il materiale conferito
dovesse sostare (in seguito ad accertamenti analitici) negli appositi serbatoi di stoccaggio, si provvederà,
come azione migliorativa, alla loro copertura mediante dei teli, scongiurando così ulteriormente ogni
potenziale (per quanto remota) emissione olfattiva di sorta.
Nel piano di monitoraggio è comunque previsto un campionamento delle emissioni odorigene a cadenza
semestrale, almeno per il primo anno di attività.
L’alternativa zero in questo caso abbatterebbe il rischio, sebbene scarsamente rilevante, inerente la possibilità
che si sviluppino emissioni odorose dai cumuli di rifiuti.
Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, queste possono essere ricondotte fondamentalmente ai gas di
scarico dei mezzi pesanti utilizzati per il trasporto di rifiuti e terreni in ingresso e dei prodotti finiti in uscita e
dei mezzi di movimentazione utilizzati in cantiere.
In riferimento all’alternativa zero, è possibile ipotizzare, in caso di non realizzazione dell’impianto, una lieve
diminuzione delle emissioni connessa fondamentalmente all’assenza dei trasporti effettuati per la
distribuzione del prodotto finito e all’assenza dei mezzi per la movimentazione dei materiali in cantiere.
I parametri utilizzati, per quanto riguarda numero di viaggi e relativo chilometraggio connessi al trasporto
dei rifiuti e dei terreni naturali in ingresso e delle terre ricostituite in uscita dall’impianto, sono stati definiti
sulla base delle attuali condizioni di lavoro della società m.c.m. Ecosistemi.
23
Nel complesso, sono stati rilevati i seguenti quantitativi di emissioni prodotte in un anno connessi al
trasporto dei materiali:
- CO
1,13 ton/anno
- NOx
3,15 ton/anno
- PM10
0,20 ton/anno
Considerando le emissioni complessivamente quantificate sulla Provincia di Piacenza, riportate nel Quadro
Conoscitivo allegato al PPRTQA le emissioni stimate per i trasporti connessi all’attività risultano inferiori
per svariati ordini di grandezza e si reputano quindi irrilevanti.
Sono state inoltre stimate le emissioni connesse all’utilizzo dei mezzi di movimentazione; i quantitativi di
emissioni risultanti sono i seguenti:
- CO
0,2112 ton/anno
- NOx
0,1478 ton/anno
- NMCOV 0,0211 ton/anno
- PM10
0,0127 ton/anno
Anche queste emissioni risultano inferiori per svariati ordini di grandezza rispetto alle emissioni
complessivamente quantificate sulla Provincia di Piacenza, riportate nel Quadro Conoscitivo allegato al
PPRTQA, e quindi irrilevanti.
Per quanto riguarda il calcolo delle emissioni di CO 2, sono stati poi presi in considerazione i consumi dei
mezzi di movimentazione e di quelli destinati al trasporto del materiale.
Il quantitativo complessivo stimato di emissioni di CO 2 nel corso della campagna di attività è pari a 867,68
ton; confrontando con il quantitativo stimato per l’alternativa zero, pari a 584,88 ton, risulta che la quantità
delle emissioni di CO2 prodotte nel corso dell’intera campagna di attività rispetto all’alternativa zero
ipotizzata è pari a 282,8 tonnellate.
Queste, in relazione al “patto dei sindaci”, verranno compensate mediante piantumazione di un’area
sufficientemente grande da consentire l’assorbimento di un pari quantitativo di CO 2.
Dai calcoli effettuati, risulta necessario piantumare, considerando una durata di vita delle piante di almeno 20
anni, una superficie pari a 0,99 ha. L’obiettivo di compensare le emissioni di CO” verrà raggiunto mediante
piantumazione di un’area di superficie pari a 1 ha nell’area di destinazione delle terre ricostituite in località
Camposanto Vecchio a Borgotrebbia nell’ambito del progetto europeo “New Life Life10 ENV/IT/400”.
5.3 RUMORE E VIBRAZIONI
Fase di esercizio
Per quanto riguarda l’emissione di rumore e vibrazioni non si riscontrano differenze sostanziali tra gli impatti
di progetto e gli impatti inerenti l’alternativa zero, in quanto l’area in oggetto è inserita in un contesto di forte
antropizzazione, un’area industriale con vocazione logistica, che risulta già gravata dal transito costante di
mezzi pesanti, principali fonti di emissioni sonore e di vibrazioni.
Relativamente all’impatto acustico generato dall’attività di cantiere, si riportano di seguito i risultati
contenuti nella relazione di valutazione previsionale di impatto acustico, integrati in seguito all’adozione del
nuovo Piano di classificazione acustica del territorio comunale di Piacenza:
▪ il valore limite assoluto di emissione sonora per l’area in esame, pari a 55 dB(A), risulta superato, in
quanto il livello equivalente di rumore previsto al confine di proprietà nel periodo diurno è pari a 65,8
dB(A);
▪
24
il valore limite assoluto di immissione sonora per l’area in esame, pari a 60 dB(A), come anche il
limite di 70 dB(A) in facciata all’abitazione stabilito dalla Delibera della Giunta Regionale del
21/01/2002, che peraltro in questo caso non si applica non essendo presenti edifici a funzione abitativa
nei pressi dell’area in esame, risultano rispettati, in quanto il livello equivalente di rumore previsto al
ricettore nel periodo diurno è pari a 54,7 dB(A);
▪
il criterio del valore limite differenziale di immissione stabilito all’art. 4 del Dpcm 14/11/1997, pari a 5
dB nel periodo diurno. che peraltro non è applicabile dato che il ricettore più vicino è un edificio ad uso
industriale e non abitativo, risulta largamente rispettato in quanto la differenza tra il livello equivalente
di rumore ambientale e il rumore residuo al ricettore, pari a 53,3 dB(A), risulta pari a 1,4 dB(A);
▪
nel complesso, considerando l’assenza di ricettori sensibili nei dintorni dell’area prescelta per
l’ubicazione del cantiere e il pieno rispetto dei valori limite in corrispondenza dei ricettori industriali
presenti, il previsto superamento del valore limite assoluto di emissione sonora non desta alcuna
preoccupazione da un punto di vista ambientale e l’impatto sonoro dovuto all’attività di cantiere può
essere ritenuto ridotto;
▪
è comunque previsto l’utilizzo dei DPI adeguati da parte del personale operante in cantiere quando
necessario.
Relativamente alle vibrazioni, l’attività produce sostanzialmente vibrazioni di tipo meccanico, cui saranno
esposti gli operai all’interno dell’area di cantiere; la bibliografia di settore evidenzia come l’esposizione del
sistema corpo intero a vibrazioni meccaniche, nel caso di utilizzo di mezzi d’opera, raggiunga livelli di
interesse solo per gli Addetti all’utilizzo dei mezzi; questa esposizione è disciplinata dalla normativa di tutela
della salute e della sicurezza dei Lavoratori (D. Lgs. 81/2008) che verrà applicata a tutti gli operatori.
Si evidenzia che l’utilizzo dei mezzi comporta la produzione di vibrazioni che possono propagarsi anche
all’esterno dell’area di cantiere, ma queste risultano impercettibili da una distanza superiore a 20 metri dalla
sorgente.
5.4 SUOLO E SOTTOSUOLO
Fase di cantiere
Durante la fase di installazione del cantiere, sarà necessario provvedere allo scotico di uno strato di circa 50
cm di terreno sull’intera aera destinata sia alla realizzazione del piazzale che alla manovra dei mezzi. Tale
area risulta pari a circa 2.000 m 2, per cui si prevede un quantitativo di terreno scoticato pari a circa 1.000 m 3;
tale materiale verrà stoccato a parte e potrà essere utilizzato all’interno dell’impianto per la produzione di
terre ricostituite.
Per quanto riguarda la sismicità, per l’effettuazione della campagna di attività non è prevista la realizzazione
di opere strutturali; in allegato al SIA è stata riportata la relativa asseverazione in materia sismica.
Fase di esercizio
L’occupazione di suolo nel corso dell’attività dell’impianto corrisponde all’area destinata sia alla
realizzazione del piazzale che alla manovra dei mezzi e alle aree individuate per lo stoccaggio delle materie
prime impiegate per la produzione delle terre ricostituite, per lo stoccaggio temporaneo dei lotti di prodotto
finito in attesa di analisi e, infine, per lo stoccaggio dei cumuli di prodotto finito già sottoposto ad analisi ed
in attesa di essere avviato a destinazione, per un’area massima complessivamente occupata di circa 20.000
m2, che, come già sottolineato, al momento risulta del tutto inutilizzata e verrà completamente ripristinata in
sede dismissione dell’impianto stesso.
L’attività dell’impianto non comporta inoltre il rischio di contaminazione della matrice sottosuolo, in quanto
i rifiuti verranno stoccati e trattati sul piazzale in calcestruzzo e le acque di dilavamento del piazzale
verranno sempre raccolte e avviate a smaltimento.
Per quanto riguarda il terreno naturale impiegato per la produzione delle terre ricostituite, l’utilizzo di risorse
naturali è un aspetto dell’attività dell’impianto che determina in realtà un impatto ambientale positivo
rispetto all’alternativa zero. L’utilizzo delle terre ricostituite prodotte dal processo consente infatti il
risparmio di notevoli quantità di terreno; visto che la percentuale prevista di utilizzo del terreno naturale
nella miscelazione è compresa tra il 40 ed il 60%, questo significa che per effettuare le stesse attività di
ripristino agronomico e ambientale, senza utilizzare le terre ricostituite prodotte dall’impianto, sarebbe
necessario un quantitativo maggiore di materie prime.
Occorre notare inoltre che l’attività dell’impianto consente di ottenere terre vegetali ricostituite attraverso il
miglioramento delle caratteristiche pedo-agronomiche di terreni che non potrebbero essere utilizzati
altrimenti per scopi agrari; questo significa che laddove si realizza un intervento di ripristino di aree agricole
degradate nel quale sono necessari terreni agricoli e in particolare terreni vegetali, se non vengono utilizzate
25
le terre prodotte dall’impianto tali interventi possono essere effettuati solo con l’asportazione di terreno
prezioso da altri siti, con un consumo di risorse naturali non rinnovabili che, invece, l’attività dell’impianto
consente di evitare.
Prevedendo un quantitativo complessivo di rifiuti conferiti all’impianto pari a circa 80.000 tonnellate nel
corso della campagna di attività, è possibile ottenere un risparmio di terreno naturale, di cui buona parte
costituita da terreno agricolo vegetale, dello stesso ordine di grandezza; solo nel corso dell’attività
dell’impianto sarà comunque possibile stabilire esattamente i quantitativi di terreno utilizzati nell’impianto, i
quantitativi di terre ricostituite prodotti e di conseguenza i quantitativi di terreno naturale e di terreno agrario
in particolare che sarebbe stato necessario utilizzare per effettuare gli stessi interventi senza il trattamento di
ricostituzione mediante l’aggiunta delle matrici di scarto e le operazioni di recupero effettuate con
l’impianto.
5.5 ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE
Fase di cantiere
L’utilizzo di macchinari e mezzi d’opera può comportare, al momento della manutenzione e del rifornimento,
sversamenti accidentali; nel caso specifico si osserva che eventuali sversamenti, oltre che poco probabili,
sarebbero costituiti da quantità decisamente contenute; si riscontra quindi l’improbabilità che eventuali
inquinanti possano riversarsi nel reticolo delle acque superficiali.
Fase di esercizio
La gestione dell’impianto non prevede significativi impatti, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, né
sulle acque superficiali né sulle acque sotterranee.
L’esercizio dell’impianto non necessita di acqua nella fase di produzione e, di conseguenza, l’attività non
comporta la realizzazione di scarichi.
L’unica possibile fonte di inquinamento delle acque è data dal lavaggio di parte della platea dell’impianto
effettuato dalle acque meteoriche, che vengono gestite come descritto nel quadro di riferimento progettuale.
L’acqua piovana accumulata all’interno dei serbatoi verrà inviata a smaltimento tramite autocisterna. Le
acque verranno raccolte solamente in caso di attività dell’impianto mobile e/o nel caso in cui siano presenti
dei carichi depositati al suo interno.
Al fine di minimizzare i rischi connessi all’eventuale sversamento accidentale di liquidi (carburanti,
lubrificanti, ecc.), durante le operazioni di manutenzione e rifornimento dei mezzi utilizzati in cantiere,
saranno rispettate le seguenti prescrizioni:
- durante i rifornimenti dei mezzi, quando effettuati in cantiere in aree non impermeabilizzate e
attrezzate per il contenimento, saranno approntati idonei contenimenti provvisori (fusti) per la
raccolta di eventuali perdite;
-
la manutenzione ordinaria dei mezzi non sarà effettuata in cantiere ma solo in officine specializzate;
-
le medesime procedure attuate per i rifornimenti saranno impiegate nel caso di manutenzioni
straordinarie effettuate in cantiere;
-
nel caso in cui, pur avendo attuato le misure sopra descritte, si verifichi uno sversamento sul terreno,
si dovrà intervenire asportando la porzione di suolo interessata e conferendola a trasportatori e
smaltitori autorizzati.
5.6 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI
Fase di esercizio
L’unico elemento vegetazionale presente nell’area in esame è costituito da un esemplare di Quercus Robur
posto in prossimità dell’ingresso all’area, in una posizione che non sarà minimamente interessata
dall’intervento in oggetto.
Il corridoio ecologico individuato sulle tavole urbanistiche è posto su un terreno esterno all’area di progetto e
non risulta quindi interessato dall’intervento proposto.
Non si riscontrano quindi impatti sulla rete ecologica né per l’alternativa zero né per l’alternativa di progetto.
Per quanto riguarda invece le interazioni con la fauna, il mutamento della destinazione dell’area può
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produrre variazioni sull’habitat di alcune specie faunistiche che usufruiscono della zona di intervento a causa
della presenza di personale e del passaggio dei mezzi di lavoro oltre che dal funzionamento stesso
dell’impianto, mentre l’alternativa zero non comporta alcun impatto né sulla fauna locale né sull’habitat delle
specie faunistiche presenti.
Considerando comunque la localizzazione dell’area, inserita in aree fortemente antropizzate destinate ad
attività produttive e logistiche, la durata limitata nel tempo della campagna di attività e il fatto che le
lavorazioni non vengono mai eseguite in orario notturno, non si ritengono critici i possibili impatti connessi
alla realizzazione del progetto.
5.7 PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO CULTURALE
Fase di esercizio
Non è prevista illuminazione notturna dell’area di progetto di conseguenza non si ritiene possibile
l’insorgenza di fenomeni di inquinamento luminoso.
Per intrusione visuale si intende l’impatto generato dall’opera sulle valenze estetiche del paesaggio.
Come già descritto, l’area si trova inserita in un ambito destinato ad attività logistiche e produttive, ed inoltre
è perimetrata da infrastrutture per la viabilità di alto livello (ferrovia e tangenziale); non si ritiene quindi che
l’attività possa comportare impatti negativi in termini di intrusione nell’ambito.
L’impianto mobile non prevede infine la realizzazione di strutture che possano creare criticità per quanto
concerne l’ostruzione visuale.
L’alternativa zero pertanto, con la totale assenza dei suddetti impatti, non comporta comunque un sensibile
miglioramento.
5.8 SISTEMA INFRASTRUTTURALE
Fase di esercizio
Gli aspetti connessi al traffico indotto di mezzi pesanti che trasportano i rifiuti e li scaricano in cantiere, sono
solo indirettamente gestibili da m.c.m. Ecosistemi, che tenterà comunque di influenzare positivamente il
comportamento dei trasportatori inviando prima dell’inizio dei conferimenti un codice di comportamento
contenente alcune norme cui gli autisti si devono attenere nell’effettuazione del servizio
In fase di esercizio è previsto un numero massimo di 60 transiti (riferiti ai materiali in ingresso ed uscita terre ri­
costituite) di mezzi pesanti al giorno equamente distribuiti nelle ore lavorative e quindi corrispondenti a circa 7-8
mezzi all’ora.
In riferimento all’alternativa zero, è possibile ipotizzare, in caso di non realizzazione dell’impianto, una lieve
diminuzione degli impatti connessa fondamentalmente all’assenza dei trasporti effettuati per la distribuzione del
prodotto finito.
Per quanto riguarda infatti la movimentazione dei rifiuti si osserva che, anche nell’alternativa zero, questi
dovrebbero comunque essere trasportati e avviati ad operazioni di recupero o smaltimento.
Non potendo determinare con esattezza il sito di smaltimento eventualmente scelto come destinazione dai
produttori di rifiuti, è stata effettuata una breve disanima della localizzazione delle discariche ed è stato valutata
una distanza media dai produttori pari a circa 200 km.
Anche per quanto riguarda la movimentazione delle terre naturali l’impatto appare simile per entrambe le
alternative, poiché le terre utilizzate, provenienti da attività di scavo, sarebbero comunque asportate, accumulate
ed infine destinate ad una distribuzione.
Al fine di stimare gli effetti di congestione connessi al traffico indotto sono state considerate tre distinte fasi del
ciclo di lavoro che implicano l’aumento del traffico sulla viabilità, ovvero la fase di approvvigionamento dei
rifiuti, la fase di approvvigionamento delle terre naturali e la fase di distribuzione delle terre ricostituite.
Gli impatti considerati, inerenti un flusso di circa 7 – 8 mezzi all’ora per le arterie gravate dalle diverse tipologie
di trasporto, ovvero approvvigionamento di materie prime e distribuzione del prodotto finito, oppure inerenti un
flusso di circa 2 – 3 mezzi all’ora per le arterie gravate dal solo trasporto di materie prime o dal solo trasporto di
prodotto finito, non incidono sul traffico autostradale né sui tratti delle arterie interessate dal traffico indotto
dall’attività di cantiere all’interno del territorio provinciale di Piacenza; la poco rilevante incidenza è stata
valutata rispetto ai dati presentati nella relazione allegata al Quadro Conoscitivo redatto per la variante 2007 al
PTCP.
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Considerato l’esiguo numero dei viaggi sopra descritto, si considerano irrilevanti anche gli impatti generati sui
brevi tratti di viabilità comunale necessari al raggiungimento dei vari siti.
5.9 SALUTE PUBBLICA
Fase di esercizio
La realizzazione dell’impianto non prevede la strutturazione di una rete di alimentazione che possa comportare
criticità per quanto concerne l’inquinamento elettromagnetico, non sono quindi previsti, in tal senso, particolari
impatti in nessuna delle alternative considerate.
Analizzando gli impatti ambientali legati al consumo di risorse non rinnovabili, si osserva che il funzionamento
dell’impianto mobile richiede l’utilizzo di un mezzo di movimentazione per volta (consumo medio pari a circa
18 litri/ora per ogni mezzo) e quindi, prevedendo un funzionamento medio giornaliero di 8 ore per impianto e
mezzi di movimentazione, si ha un consumo di circa 150 litri di gasolio al giorno.
Per tutte le lavorazioni svolte in cantiere dovranno essere comunque rispettate le disposizioni contenute nel
D.Lgs. 81/2008, Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
La gestione dell’impianto non comporta rischio di incidenti a regime, essendo i materiali impiegati inerti. La
realizzazione del progetto non comporta lo stoccaggio, la manipolazione o il trasporto di sostanze pericolose
(infiammabili, esplosive, tossiche, radioattive, cancerogene o mutagene). L’impianto non può subire guasti tali
da rendere insufficienti le normali misure di protezione ambientale né vi è il rischio di rilascio di sostanze nocive
nell’ambiente.
Per quanto riguarda il rischio di incidenti a causa di situazioni anomale (quali ad esempio l’eiezione di
frammenti di materiale durante il processo di miscelazione, o il ribaltamento di camion durante l’operazione di
scarico dei materiali) la probabilità è estremamente bassa; il personale operante in cantiere riceverà comunque,
prima dell’inizio dell’attività, adeguata formazione in merito alle misure da adottare per prevenire tali rischi.
Durante l’orario di apertura del cantiere saranno sempre presenti due lavoratori, di cui un responsabile di cantiere
(oppure il suo sostituto) ed un operatore sui mezzi di movimentazione. Entrambi i lavoratori presenti in cantiere
saranno in possesso dell’attestato di partecipazione al corso per funzione di primo soccorso aziendale; sarà
inoltre tenuta una cassetta di primo soccorso conforme a quanto previsto dal D.M. 388/03.
L’alternativa zero elimina il rischio di incidenti legati all’attività lavorativa descritta, rischio che tuttavia, per
tutte le considerazioni sopra esposte, si può concludere sia praticamente nullo.
5.10 INDOTTI OCCUPAZIONALI
L’alternativa zero comporta la generazione di un impatto negativo connesso all’azzeramento degli indotti
occupazionali connessi alla realizzazione del progetto.
5.11 GIUDIZIO SULLA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI
Con riferimento a quanto riportato nella documentazione presentata dal Proponente si rileva che il progetto
genera un impatto di entità contenuta sulle matrici considerate e pertinenti; a fronte di impatti negativi di
entità modesta (lieve aumento del livello di rumore ai ricettori, aumento di emissioni gassose in atmosfera,
traffico indotto dall’attività) sono presenti 2 sensibili impatti positivi (recupero di rifiuti altrimenti destinati a
smaltimento, ripristino di aree degradate con notevole risparmio di risorse non rinnovabili costituite da
terreni vegetali).
Gli impatti generati nella fase di cantiere non risultano significativi in ragione: della breve durata prevista per
l’installazione dell’impianto, della semplicità delle operazioni di montaggio ed anche delle caratteristiche
della zona interessata (lontana da ricettori sensibili).
Gli impatti relativi alla fase gestionale non appaiono critici se confrontati con l’alternativa zero,
considerando l’orizzonte temporale limitato della campagna di attività (della durata complessiva di 18 mesi
comprese le fasi di installazione e dismissione dell’impianto)e tutte le misure poste in atto dalla Ditta
proponente per mitigare gli impatti; inoltre, al termine dell’attività, l’area verrà ripristinata allo stato ante
operam.
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6. PIANO DI MONITORAGGIO
Al fine di garantire una corretta gestione ambientale, è stato proposto ad opera di m.c.m. Ecosistemi di
sottoporre l’impianto mobile di trattamento rifiuti ad un sistema di monitoraggio, che prevede i seguenti
controlli.
Emissioni odorigene. Si programma l’effettuazione di un campionamento con cadenza semestrale (periodo
invernale e periodo estivo) per il primo anno di attività. Poichè l’attività non subirà particolari variazioni, sia
per quanto concerne le procedure di lavoro che per quanto riguarda i materiali impiegati, nel caso in cui le
analisi non evidenzino alcuna criticità, il programma di campionamento sarà sospeso dopo le due campagne
di analisi; se invece le analisi dovessero evidenziare criticità, sarà redatto un piano di adeguamento e la
frequenza di campionamento sarà portata a trimestrale sino alla conferma della risoluzione delle criticità con
due campagne di analisi. Ogni campagna di monitoraggio sarà effettuata con il prelievo di campioni per la
determinazione della concentrazione di odore C od (ouE/m3) in accordo con la UNI EN 13725, presso 3 punti
perimetrali data la conformazione triangolare dell’area oggetto della concessione da parte del Comune di
Piacenza.
Impatto acustico. Si programma una verifica in opera dell’impatto acustico, a conferma di quanto previsto in
sede di valutazione di impatto acustico, da effettuarsi entro 30 gg dall’avvio della campagna di lavorazione.
Gestione dei rifiuti liquidi. Verrà osservato il programma di monitoraggio di seguito riportato.
- controlli giornalieri: ispezione dei pozzetti e delle caditoie di raccolta dei percolati e delle acque
meteoriche, eliminazione di eventuali corpi estranei e registrazione delle operazioni eseguite;
- controlli settimanali: verifica e registrazione dei livelli nei serbatoi di stoccaggio.
Verifica dei rifiuti in ingresso. I rifiuti da sottoporre al trattamento, prima di essere conferiti, verranno
sottoposti ad una serie di controlli organizzati nel seguente modo:
- ricevimento del campione per il controllo preventivo della sua idoneità attraverso un’analisi iniziale ad
uso interno che verte sui seguenti parametri: metalli pesanti sul tal quale (Cadmio, Cromo esavalente,
Mercurio, Nichel, Piombo, Rame e Zinco) sulle matrici previste dal D.M. 05/02/98 All.1 Suball.1; test
di cessione secondo All.3 al D.M. 05/02/98 e s.m.i.; test di fitotossicità condotto secondo il metodo
contenuto nella D.G.R. Regione Lombardia 16/04/2003 – n°7/12764 – Allegato B “effetto di matrici
complesse sulla crescita delle piante superiori”;
- eventuale visita presso l’impianto produttivo con campionamento formale e analisi del rifiuto secondo
All.3 al D.M. 05/02/98 e s.m.i., soprattutto nel caso del rifiuto con codice CER 20 02 01, per il quale
dovranno essere rispettate le prescrizioni aggiuntive contenute nella DD n. 1255 del 09/07/2009 della
Provincia di Piacenza;
- effettuazione di un carico di prova con prelievo del campione per l’effettuazione del test di cessione
secondo All.3 al D.M. 05/02/98 e s.m.i.;
- accettazione, in caso di conformità a tutti i requisiti, e inizio conferimenti con prelievo del campione
secondo la frequenza prescritta nel documento autorizzativo della campagna di attività.
Per le analisi da effettuare sui materiali in ingresso si programma la stessa frequenza bimestrale indicata
nelle prescrizioni imposte dalle Autorità competenti per campagne di attività precedentemente autorizzate
per lo stesso impianto mobile mcm01 (Cascina C Matta - Gossolengo).
Verifica del prodotto finito. La scheda tecnica con la quale verrà consegnato il prodotto indicherà le
caratteristiche richieste dalle norme UNI; tale scheda sarà allegata ai documenti commerciali di
accompagnamento (bolla di consegna). Il prodotto finito dovrà avere le caratteristiche richieste dalle norme
UNI EN ISO 14688-1 e UNI EN ISO 14688-2 (Identificazione e classificazione dei terreni) e dovrà
rispettare i limiti di Tab. 1 Col. A All. 5 Titolo V Parte IV D.Lgs. 152/2006.
Caratterizzazione del sito ante e post intervento. Per quanto concerne la caratterizzazione del sito, non si
ritiene pertinente programmare un piano di caratterizzazione sulla base delle seguenti considerazioni:
- l’area non è stata né oggetto di interventi né sede di attività che possano averne compromesso le
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caratteristiche qualitative;
- la conformazione dell’impianto così come progettato da m.c.m. Ecosistemi prevede la realizzazione di
un piazzale di lavoro in calcestruzzo strutturato in modo tale da minimizzare ogni possibilità di
inquinamento dei suoli; la corretta gestione è garantita altresì dal piano di monitoraggio sopra riportato;
- il prodotto finito, ovvero le terre ricostituite, è caratterizzato da parametri qualitativi tali da garantire il
miglioramento dei suoli (in particolare la concentrazione di metalli pesanti deve rispettare i limiti di
colonna A) ed escludere quindi la possibilità di alterazioni negative dei suoli del sito.
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7. CONCLUSIONI
La conferenza di servizi nella seduta del xx/xx/2014, dopo aver preso in considerazione i diversi contributi
dei soggetti coinvolti nel procedimento e constatata l’assenza di osservazioni in merito, si è espressa
conclusivamente come di seguito:
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