SA DOMU EST OCCUPADA documento politico Il progetto dello studentato occupato Sa Domu nasce dai percorsi creati all'interno dell'Università di Cagliari, delle case dello studente e delle scuole superiori e parte con l'ambizione di soddisfare necessità e bisogni di un'intera comunità giovanile in lotta e assieme una cittadinanza che si vede sempre più esclusa da servizi e spazi di socialità. La nostra azione mira rendere alla popolazione tutta, uno spazio da anni lasciato all'incuria e al degrado, per creare invece un luogo di partecipazione e confronto aperto a tutti, in cui poter sviluppare attività culturali e sociali. la nostra azione di conflitto e protesta non cesserà finché non ci saranno azione concrete nel campo della cultura e della vivibilità cittadina. Di fronte ad un sempre più forte disimpegno da parte dello Stato e della Regione Sardegna, che diminuisce di anno in anno i fondi per il diritto allo studio (come i sette milioni in meno da quattro anni a questa parte finanziati per il welfare studentesco, e la diminuzione dei posti alloggio nelle case dello studente, passati dai 955 del 2008 ai 725 nel 2014), gli studenti sono ormai costretti a fare delle scelte drastiche per il prosieguo o inizio della loro carriera universitaria. Da un lato siamo spesso obbligati a cercare appartamenti con affitti altissimi, che variano, per esempio a Cagliari, dai 200 euro nelle zone periferiche ai 250 euro delle zone centrali, spesso in nero. Affitti che di anno in anno continuano a salire, anche a causa delle 5000 case sfitte presenti a Cagliari, che fanno salire notevolmente i prezzi degli affitti. Un altro fardello che appesantisce lo svolgimento del corso di studi è il pendolarismo, scelta obbligata per gli studenti costretti a viaggiare dai loro paesi di origine per poter seguire le lezioni e sostenere gli esami, avendo spesso a che fare con ritardi, soppressioni e altri disagi di mezzi pubblici quali treni e pullman. Per chi non è in grado di sostenere queste spese, allora si apre la strada dell'abbandono dall'università: è questo ciò che lo scorso anno sono stati costretti a fare 257 studenti iscritti al primo anno non appena hanno scoperto di essere idonei non beneficiari. A causa sia del disimpegno delle istituzioni preposte sia delle conseguenze che questo provoca, osserviamo come ormai non esistano più gli studenti "puri", ma anzi, spesso questi sono costretti a cercare dei lavori precari, malpagati e senza alcuna garanzia, per poter sostenere una vita universitaria nel capoluogo sardo. Oppure sono obbligati ad emigrare: i dati Istat affermano che un giovane su due è disposto a trasferirsi nel resto d'Italia, uno su tre all’estero. Sappiamo che dietro questi tagli ci sono chiare volontà politiche: esplicativo in questo senso il fatto che dal 2009 ad oggi l’FFO (fondo di finanziamento ordinario) è passato dai 136.1 milioni di euro ai 114 milioni, causando la chiusura di tanti corsi di studio (siamo passati dai 90 del 2009 ai 78 odierni), il mancato turnover dei ricercatori e il pensionamento dei docenti. I dati altissimi di dispersione scolastica, la diminuzione costante negli ultimi anni del numero delle immatricolazioni e l’incremento del numero di NEET (giovani che non lavorano, nè stanno nei percorsi formativi) e di emigrati, sono da leggere in parallelo e sono la viva testimonianza di un territorio che non crede e non investe nella sua popolazione giovanile con politiche miopi e spesso clientelari. Infatti la situazione degli studenti più giovani non è certo migliore: strutture fatiscenti e assenza di strutture adeguate alla didattica rendono estremamente difficile la vita degli studenti medi cagliaritani. Paghiamo prezzi altissimi per raggiungere i nostri istituti e scarsa è la qualità dei trasporti che dovrebbe assicurare di tenerci collegati in una terra già di per sé isolata. se si contano poi le moltissime spese indirette che gli studenti devono affrontare durante l’anno fra tasse, libri e materiale persino il diploma superiore diventa un lusso. Partiamo dalla nostra condizione giovanile e dai luoghi di riferimento in cui ci confrontiamo ogni giorno, ovvero le facoltà, le scuole, le case dello studente, le biblioteche e le mense. Liberiamoci dalla nostra condizione, che ci vede meri fruitori di un servizio prodotto dalle fabbriche del sapere. Creiamo nella nostra città luoghi di aggregazione, scambio e socialità alternativi ai ritmi dettati dall'università azienda e dalla città gentrificata. Questa è la grande scommessa dello Studentato Occupato Sa Domu: riprendersi le strade e la città, riconquistando spazi di libertà in cui il confronto all’interno della popolazione sia slegato da dinamiche di profitto o produzione. Solo noi possiamo dare una spinta decisiva per un cambiamento reale dei luoghi che quotidianamente viviamo, mettendoci in gioco giornalmente e credendo nella possibilità di non emigrare , non accontentandoci ma rilanciando costantemente per conquistare sempre maggiori spazi di libertà indipendenti da chi ci ha costretto a partire o da chi ci obbliga ad avere a che fare con servizi tagliati o, peggio ancora, svenduti. Sino a quando le istituzioni non daranno risposte concrete a queste esigenze proseguiremo con il progetto Sa Domu. LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI DELLO " STUDENTATO OCCUPATO SA DOMU"
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