Ambasciata d’Italia a Mosca Rassegna della stampa russa - Traduzioni 21 gennaio 2014 Vedomosti http://www.vedomosti.ru/ Pagina 1/6 – Il conservatorismo sovrano Sommario: il corso politico delle autorità russe verso i valori conservatori è comprensibile solo in apparenza e nella realtà si differenzia molto dal conservatorismo classico esistente in molti Paesi. Articolo editoriale Il corso politico intrapreso dalle autorità russe verso i valori conservatori a prima vista appare assolutamente comprensibile. Ma solo a prima vista. Il conservatorismo, persino nelle sue forme minori, è un concetto molto ampio, che società diverse e gruppi sociali differenti investono di nozioni varie che a volte si escludono a vicenda. Ad esempio il partito di estrema destra “Fronte Nazionale” di Marine Le Pen acquista popolarità sull’onda dell’anti-islamismo, il “Partito Popolare” svizzero ha avviato il divieto alla costruzione di moschee ed è contrario all’adesione all’UE, mentre il “Partito Conservatore” norvegese è a favore dell’ingresso in UE e persino dei diritti della comunità LGBT. Gli elementi essenziali di un conservatorismo “pulito” sono stati in parte formulati 200 anni fa da Edmund Burke, con il suo rifiuto di perseguire lo sviluppo tramite via rivoluzionaria e in favore invece della continuità della vita politica e sociale. Continuità che, a sua volta, consiste nella assolutizzazione della legge, nell’economia di mercato, nei fondamenti morali religiosi e nell’idea che ogni uomo sia personalmente responsabile delle proprie azioni. La difesa della famiglia tradizionale, il divieto di abortire, il nazionalismo e i vincoli per i diritti degli immigrati sono tematiche dei secoli XX-XXI che si sono sovrapposte a quelle iniziali. Il conservatorismo tradizionale presuppone la richiesta di emancipazione da parte di cittadini da circostanze negative di cui sono causa o altri cittadini o il potere. Portatori di valori conservatori sono gli aristocratici britannici, i Bürger tedeschi o gli agricoltori texani: tutti loro invocano ai valori tradizionali come loro diritto di indipendenza dallo stato. In Russia i portatori dei valori conservatori sono i pensionati e gli operai della “Uralvagonzavod”. Se il conservatorismo classico prevede la responsabilità personale e la conoscenza giuridica quali basi dell’ordine sociale, stranamente in Russia si basa sulla maggioranza passiva e che evita responsabilità, insicura dei propri diritti e che non è pronta a sacrificarli per amore dell’“ordine”. Le autorità russe, affibiandosi un orientamento volto ai valori tradizionali, ne oltrepassano le specificità (emblematico il fatto che la legge “Sulla tutela dei bambini dall’informazione” vieti fra l’altro la divulgazione di informazioni che “neghino i valori familiari”, senza averli mai in alcun modo definiti). Facendo riferimento ai fondamenti cristiani del proprio orientamento le autoritò, ad esempio, non parlano mai di una limitazione degli aborti. In questo modo il conservatorismo russo si presenta in un certo qual modo opposto al conservatorismo classico. Le autorità infondono nella società una relazione nei loro confronti come agli elargitori di tutti i beni, negando gli istituti indipendenti, fulcro del conservatorismo. Prospera dall’alto il populismo, libero da valori, che permette di giocare con le parole a proprio piacimento. Basti pensare con che facilità i concetti si tramutino in concetti opposti: Putin recentemente si è definito “un vero liberale”. L’articolo di Nikolaj Berdjaev, che Putin ha citato nel suo messaggio all’Assemblea Federale, termina per l’appunto con un’affermazione di condanna storica del decantato conservatorismo: “Se il conservatorismo esiste solamente al livello dei vertici, disgiunto dal popolo, allora tutto lo sviluppo del popolo sarà doloroso [...] Un conservatorismo che respinge è impotente, può usare la forza ma non può attrarre a sé né farsi seguire [...] Quando il conservatorismo verrà associato nella coscienza popolare alle barriere allo sviluppo e all’ostilità nei confronti della creatività, allora nel paese si starà preparando la rivoluzione”. Taglio: alto Traduzione: Elena Di Bisceglie ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Kommersant http://www.kommersant.ru/ Pagina 10 – Eataly rimpinzerà come ad un mercato Sommario: In Russia aprirà una rete di boutique gastronomiche. Jurij Tetrov, comproprietario della “NTK Town Restaurant”, il quale ha già sviluppato in Russia le caffetterie Lavazza Espression, ha trovato un partner con cui fondare a Mosca una rete di boutique gastronomiche di Eataly, molto popolari in Italia. L’imprenditore progetta di aprire il primo locale con la “Patero Development” di Paata Gamgoneišvili. In cinque anni nella capitale potranno comparire fino a 20 locali con prodotti forniti direttamente da agricoltori italiani. Il primo locale della catena di boutique gastronomiche “Eataly” aprirà a Mosca nel complesso turistico che prenderà il posto dell’hotel demolito “Kievskaja”, come comunicato dal sito specialistico Bybrand Inform. A confermare questa informazione è stato lo stesso contitolare della “NTK Town Restaurant”, Jurij Tretov, che l’anno scorso ha stipulato un contratto di master-franchising con “Eataly” per l’apertura di ristoranti con questo brand sia in Russia che nei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti. Stando alle sue parole, il partner per il primo locale è il futuro proprietario del complesso turistico, la “Patero Development”, appartenente al fondatore della banca “Slavjanskij Kredit” Paata Gamgoneišvili, nonchè a Tejmuras Chichinašvili e Roland Isaev. Il complesso occuperà uno spazio di 80,5mila metri quadrati, di cui, come dichiarato da Tetrov, un intero piano sarà riservato a Eataly, cioè uno spazio di circa 10-11mila metri quadrati. “Patero” figura nel progetto anche come co-investitore, ha aggiunto Jurij Tetrov. Valerij Afinogenov, direttore generale di “Patero Development”, ha confermato questa informazione. “Dopo l’apertura del primo locale in luogo dell’hotel “Kievskaja” si capirà quali saranno le prospettive future della nostra partecipazione a questo progetto”, ha affermato Afinogenov. Le parti non svelano le loro quote di partecipazione al progetto e l’ammontare degli investimenti per l’apertura del primo punto “Eataly”. Jurij Tetrov pensa che il primo locale, in cui il conto medio sarà di 600/800 rubli, verrà frequentato dalle 7mila alle 15 mila persone al giorno. Parallelamente, come dichiarato dal coproprietario della “NTK Town Restaurant”, lui si occuperà di condurre delle trattative con con la “Enka TC” (che sviluppa il centro commerciale “Kapitolij” e appartiene alla turca Enka) per l’affitto di locali sotto il brand “Eataly”. Entro cinque anni a Mosca apriranno 4-5 locali “Eataly” di 5-10mila metri quadrati, e circa altri 12 saranno più piccoli, di 1,5-2mila metri quadrati, ha aggiunto Tretov. La rete potrà estendersi alle regioni per conto di partner che potranno ottenere un accordo di sub-franchise per aprire delle boutique gastronomiche “Eataly”. I locali “Eataly” entreranno in concorrenza con il mercato “Fermerskij Bazar” che opera al centro commerciale “Tsvetnoy”: qui vengono venduti i prodotti agricoli con cui possono cucinare gli chef locali. Nasib Piriev, contitolare della PNN Group (che ha in affitto il quinto e sesto piano del centro commerciale “Tvetnoy”, dove è situato il mercato “Fermerskij”) ha raccontato di aver appreso il concetto alla base di “Eataly” alcuni anni fa ma aveva preferito non concentrarsi solamente in prodotti italiani. “E’ più difficile importarli”, ha affermato. “In occidente questo progetto funziona bene perchè consente di cucinare con prodotti di alta qualità e non costosi, in Russia, date le specificità logistiche, sarà difficile mantenere dei prezzi medi”. Piriev stima che le spese per l’apertura di un solo punto “Eataly” a Mosca ammontino a circa 1,5-2mila dollari a metro quadrato. Ogni locale della catena “Eataly”, fondata nel 2007 dall’imprenditore Oscar Farinetti, offre un proprio piccolo mercato dove si vendono prodotti di agricoltori italiani che si possono gustare sul posto. Ora “Eataly” conta 27 locali di cui 10 in Italia, 13 in Giappone e uno per ognuna delle seguenti città: Chicago, New York, Dubai e Istanbul. Secondo le stime di “Economist”, il fatturato della compagnia nel 2013 è stato di circa 405-410 milioni di dollari, cioè del 30% più alto rispetto al fatturato del 2012. Autore: E. Gerašenko, Ja. Roždectvenskaja Taglio: medio Traduzione: Elena Di Bisceglie
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