L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 10 settembre 2014 pagina 7 In pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Luján Ricordo del teologo Wolfhart Pannenberg Quando la fede soccorre la ragione di ROSINO GIBELLINI Celebrata in Argentina la Giornata del migrante Verso un mondo migliore BUENOS AIRES, 9. «La vita di ogni migrante e di ogni rifugiato ci interpella e ci invita a costruire un nuovo mondo»: è quanto si legge in una dichiarazione della Commissione episcopale per le migrazioni e della Commissione cattolica argenti- La Chiesa in El Salvador sui ricongiungimenti familiari SAN SALVAD OR, 9. LA Chiesa cattolica in El Salvador ha chiesto agli Stati Uniti di approvare al più presto una riforma globale della legislazione sull’immigrazione che consenta il ricongiungimento familiare. In una dichiarazione resa nota in occasione della Giornata del migrante, la pastorale per le migrazioni dell’arcidiocesi di San Salvador ha ricordato al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che «i bambini e gli adolescenti hanno il diritto di godere del ricongiungimento familiare». L’Ufficio per la pastorale ha inoltre deplorato i fermi eseguiti negli Stati Uniti nei confronti dei migranti sprovvisti di documenti: «È preoccupante che i bambini non accompagnati siano detenuti per lunghi periodi, con il rischio di traumi psicologici». Nella dichiarazione vengono esortate le autorità statunitensi, in particolare la polizia di frontiera, a rispettare «i diritti umani delle persone senza documenti» e a consentire «il giusto processo affinché possano accedere allo status di rifugiato o chiedere asilo». Campagna nei Paesi Bassi Siamo tutti nazareni AMSTERDAM, 9. «WeareN»: è il titolo della campagna di solidarietà con i cristiani e le altre minoranze perseguitate dell’Iraq lanciata nei Paesi Bassi da otto associazioni caritative cattoliche. L’iniziativa fa riferimento alla “N”, prima lettera della parola nasrani (nazareni in arabo), tracciata sulle case per segnalare la presenza di cristiani. «Scopo della campagna è principalmente scuotere i cristiani nei Paesi Bassi», ha spiegato Joris van Voorst tot Voorst, di Aiuto alla Chiesa che Soffre. «I cristiani in Iraq hanno molto bisogno di aiuti concreti, ma chiedono anche di pregare per loro e di far sentire che non sono soli». Per questo la campagna propone iniziative di solidarietà e di preghiera. na delle migrazioni in occasione della Giornata del migrante che si è celebrata domenica scorsa nella nazione sudamericana. Tema scelto dai promotori dell’iniziativa è stato «Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore», in sintonia con il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2014. Per la circostanza — riferisce l’agenzia Fides — la pastorale per le migrazioni dell’Argentina ha ribadito il suo impegno di assistenza spirituale, umana e solidale verso i migranti e i rifugiati, rilanciando i suoi obiettivi: sensibilizzazione della comunità ecclesiale e civile sul fenomeno delle migrazioni e sulla sua incidenza nella società; conoscenza della dottrina cattolica in materia; applicazione dello spirito cristiano alle leggi e alle norme pratiche relative alle migrazioni; coordinamento dell’assistenza spirituale; promozione umana integrale e difesa della cultura, dell’identità e dei diritti dei migranti e dei rifugiati. Nel contesto delle celebrazioni della Giornata del migrante, sabato 6 settembre migliaia di immigrati e di discendenti di quanti, provenienti da diverse parti del mondo, hanno fatto dell’Argentina la loro seconda patria si sono recati in pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Luján, patrona dell’Argentina, a una sessantina di chilometri da Buenos Aires, per celebrare la Fiesta de todos. Nella cripta della basilica sono infatti custodite le diverse immagini mariane delle singole comunità straniere presenti in Argentina, e qui si è svolto un momento di preghiera dinanzi a ogni immagine. Prima della messa del migrante, celebrata dal rettore e parroco del santuario, padre José Daniel Blanchoud, e animata dalle diverse comunità, nell’atrio della chiesa sono state raccolte le bandiere delle nazioni presenti al pellegrinaggio. Settembre mese della Bibbia Alimento per la fede BUENOS AIRES, 9. «Si tratta di un’opportunità eccezionale per approfondire il nostro incontro con il Signore Gesù. Il mese di settembre costituisce così un contesto importante per rafforzare la missione evangelizzatrice della Chiesa». Lo scrive il vescovo di La Rioja, monsignor Marcelo Daniel Colombo, nella lettera pastorale indirizzata alla diocesi in occasione del mese della Bibbia, iniziativa che si celebra anche quest’anno in molti Paesi dell’America latina. Il presule sottolinea che «tutta l’evangelizzazione è fondata sulla Parola di Dio, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. Le sacre Scritture sono fonte di evangelizzazione. Pertanto, occorre formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare». Monsignor Colombo rileva inoltre che nell’anno catechistico diocesano «è importante ricordare la necessità di partire dalla Parola di Dio per animare tutte le nostre celebrazioni e la vita pastorale». L’itinerario catechistico per i sacramenti dell’iniziazione cristiana è una grande opportunità affinché «i bambini e i loro genitori — spiega il vescovo — si possano avvicinare alla Bibbia considerandola un alimento per la fede vissuta in famiglia». Appello del centro Silsilah in occasione dell’Anno dei laici nelle Filippine Cristiani e musulmani chiamati a promuovere l’armonia MANILA, 9. Cristiani e musulmani sono chiamati a promuovere lo spirito di armonia, in un momento difficile per il mondo, vista la nuova esplosione di violenza settaria e del radicalismo islamico in Iraq. In particolare, i cattolici filippini sono chiamati a vivere il messaggio evangelico di compassione nell’Anno dei laici, che ricorda l’avvento della fede cristiana nelle Filippine. È quanto si legge in un appello del Centro per il dialogo islamo-cristiano Silsilah, con sede a Zamboanga, sull’isola di Mindanao. Il centro — riferisce l’agenzia Fides — ha diffuso nei giorni scorsi un opuscolo dal titolo Settembre da ricordare. Il testo contiene dieci storie di gente comune, musulmani e cristiani, che hanno vissuto l’assedio del 9 settembre del 2013 a Zamboanga, quando i miliziani del Moro National Liberation Front misero a ferro e fuoco la città. Con questo contributo il centro Silsilah vuole ricordare, ancora una volta, a tutti, l’importanza dell’armonia, sostenuta dalla spiritualità della “vitain-dialogo”. «Dobbiamo ricordare nella preghiera quanto è successo l’anno scorso — prosegue il documento — e pregare per coloro che sono morti e per quanti ancora ne soffrono le conseguenze. Da allora la distanza tra musulmani e cristiani si è allargata. La situazione internazionale di violenza e radicalismo influenza anche il futuro di pace nell’isola di Mindanao. Silsilah ricorda a tutti che, mentre stiamo vivendo in un momento critico, urge condividere più amore e solidarietà. Vogliamo ricordare a tutti di diffondere il bene». Il testo si rivolge, in particolar modo, ai fedeli cattolici: «Lo spirito cristiano è fondato sull’amore, la compassione, il perdono, la solidarietà e l’armonia. Questo spirito che deve animare i cattolici, quest’anno invitati a concentrare la loro atten- zione sull’Anno dei laici per celebrare i cinquecento anni dell’arrivo del cristianesimo nelle Filippine. Essere laici nella Chiesa — conclude il testo — è una vocazione a vivere in santità, guidati dallo spirito del battesimo». Nel giugno scorso, in Mindanao si è svolta una conferenza internazionale nel corso della quale è stato sottolineato il ruolo cruciale che le religioni e le culture possono avere per costruire la pace e la riconciliazione. Quando, dopo la disfatta della Germania nel 1945, in città semidistrutte e affollate da profughi le università tedesche riaprirono i battenti a studenti reduci dal fronte e dalla prigionia, a Heidelberg, nella più antica università tedesca, venne eletto come rettore un docente della facoltà di teologia (evangelica), Hans von Campenhausen, il quale tenne per l’occasione una memorabile prolusione su un tema storico denso di significato per la sua allusività: «Agostino e la caduta di Roma». In essa lo storico della Chiesa mostrava come i fatti di quel tempo, quali il sacco di Roma del 410, avevano interpellato la coscienza di Agostino, che nel De civitate Dei (426) aveva saputo interpretare l’evangelo nella lingua del suo tempo, svolgendo le linee di una teologia della storia, la quale, contrariamente alla dominante ideologia nazionale degli storici e filosofi pagani, inseriva la storia di Roma nel più vasto contesto della storia universale. Il tramonto della potenza imperiale romana aveva offerto l’occasione al grande pensatore cristiano di una profonda e innovativa riflessione storica e teologica, per la quale egli è considerato «il primo storico universale e il primo teologo della storia in Occidente». E concludeva invitando gli studiosi a ispirarsi all’opera di Agostino e a misurarsi sul terreno della storia universale, per saper cogliere anche il senso della nostra epoca. Il ricupero della storia era il nuovo compito affidato alla teologia. In questa linea si muovevano il teologo alsaziano Oscar Cullmann con Cristo e il tempo (1946), ma anche la teologia cattolica con il Saggio sul mistero della storia (1953) del teologo dell’Institut Catholique, Jean Daniélou. In questa direzione di confronto con la storia si colloca presto anche un gruppo di giovani studiosi evangelici dell’università di Heidelberg, che si situavano sotto l’influsso culturale del biblista Gerhard von Rad, la cui Teologia dell’Antico Testamento (1957) si muoveva sulla linea delle tradizioni storiche, a differenza della Teologia del Nuovo Testamento (1953) di Bultmann, che era focalizzata sulla problematica esistenziale. I giovani studiosi di Heidelberg percepivano la differenza di impostazione ed editarono nel 1961 un libro a più voci dal titolo programmatico Rivelazione come storia, il cui redattore principale era il giovane Wolfhart Pannenberg, teologo protestante morto il 5 settembre scorso a quasi 86 anni. La formula «rivelazione come storia» (Offenbarung als Geschichte) non dev’essere confusa con la formula di marca idealista, soprattutto hegeliana, di «storia come rivelazione». Non la storia in quanto tale è rivelazione dell’Assoluto, bensì la rivelazione avviene in fatti storici, in fatti operati da Dio nella storia, in fatti che manifestano il senso della storia, del destino del mondo e dell’uomo. Cristo è il centro della storia, perché la sua storia, nella sua risurrezione, è anticipatrice della fine della storia e del destino dell’umanità. Il destino diventa destinazione. L’incontro con la storia porterà Pannenberg nella sua docenza alla Facoltà evangelica di teologia a Monaco di Baviera, e con la sua grande opera Teologia sistematica in tre volumi (1988-1993) al confronto tra fede cristiana e ragione critica operante nella modernità. La storia della teologia registra molteplici tensioni tra ragione e fede. Per Pannenberg, la ragione non è una grandezza omogenea, non esiste “la” ragione, bensì diversi tipi di ragione. La ragione di Tommaso o di Lutero non è la ragione tout court. Noi siamo alle prese con la ragione moderna e questa si configura con Dilthey — dopo lo sviluppo della filosofia da Kant a Hegel — come ragione storica. La ragione storica non è rigida, va alla ricerca del significato (che subentra al conchiuso concetto hegeliano). Ma i significati sfuggono, perché attendono di essere inseriti in una totalità, non ancora attuata. Il nostro teologo cita le parole di Wilhelm Dilthey: «Bisognerebbe attendere la fine del corso della nostra vita, l’ora della nostra morte, per poter abbracciare con lo sguardo quell’insieme che ci permette d’individuare anche il nesso che collega tutte le sue parti. Bisognerebbe attendere la fine della storia per avere tutto il materiale necessario per determinarne il significato». Per la moderna ragione storica la comprensione definitiva del singolo evento si ha solo nell’orizzonte del futuro della realtà nella sua totalità, ossia del futuro ultimo. La ragione storica è orientata, così, al futuro, come del resto la fede in forza della sua dimensione escatologica. Ragione e fede, pur nella loro distinzione, mostrano qui di essere in continuità, e non in contrasto. La continuità sta nel fatto che ragione e fede sono orientate al futuro; la distinzione sta nel fatto che la fede è orientata al futuro escatologico, anticipato nella storia di Gesù. La fede può così “inverare” la ragione, perché la fede porta a espressione l’inespresso della ragione. Il rapporto fra ragione e fede attende, dunque, di essere riformulato; è contro la ragione moderna, che è ragione storica aperta in avanti alla ricerca di significati, prospettarla ancora come rapporto di razionalità (ragione) a irrazionalità (fede). Per Pannenberg, è la fede che può aiutare la ragione a comprendersi in tutta trasparenza: «Proprio in quanto orientamento al futuro ultimo, escatologico, la fede può confermarsi come criterio della razionalità della ragione». Anche la progettata Teologia della ragione (non eseguita come opera, ma in molti saggi), intesa come reimpostazione moderna del rapporto fra fede e ragione storica, risulta essere compito conseguente a una programmatica assunzione da parte della teologia cristiana, della sfida lanciata dall’illuminismo. In questo senso l’impresa di Pannenberg si presenta come un vasto e sistematico tentativo — moderno, post-illuministico — di rifondazione della teologia cristiana, in vista di una riconciliazione tra fede cristiana e ragione critica. Seminario della Comece I giovani per l’eco-giustizia BRUXELLES, 9. In Europa «c’è inquinamento, povertà, ingiustizia e isolamento. La sostenibilità non è ancora accessibile per molti. Che cosa possono fare i giovani?». È l’interrogativo su cui si impernia il seminario organizzato per questa sera a Bruxelles dal segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) insieme all’Ecumenical Youth Council in Europe e agli evangelici tedeschi. «Giovani europei: il nostro impegno per la sostenibilità e l’eco-giustizia» è il tema dell’incontro, introdotto da Roberta Di Lecce, responsabile per le questioni climatiche della rappresentanza italiana presso l’Ue, a cui segue l’intervento di Peter Pavlovic, segretario della commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee.
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