LampedusaInFestival

LampedusaInFestival / 25-30 Settembre 2014, Lampedusa
Il Collettivo Askavusa presenta
LampedusaInFestival - VI Edizione
Piccolo festival di Comunità, migrazioni, lotte, turismo responsabile e storie di mare
Un concorso per filmmakers a Lampedusa dal 25 al 30 Settembre 2014
BANDO DI CONCORSO
1. Preambolo
Le società europee attraversano sempre di più una fase di radicale trasformazione in senso
oligarchico e tecnocratico. Grazie all'Euro, le scelte politiche ed economiche vengono ora prese
direttamente dai creditori del tanto temuto “debito”: vale a dire le banche.
Le istituzioni dell'UE, ormai espressioni esclusive degli interessi del grande capitale finanziario,
sono lanciate in un progetto politico e sociale volto a portare il saggio di sfruttamento ad un livello
compatibile con il saggio di profitto richiesto dal capitale internazionale. Per massimizzare i profitti
di banche e imprese occorre cioè forzare le società europee per spingere il saggio di sfruttamento
al limite della sopportazione sociale. Da ciò derivano il taglio dei salari, la decentralizzazione delle
relazioni industriali e le riforme privatizzanti di sanità, pensioni, istruzione, etc. Strumenti quali il
Fiscal compact appaiono dunque come forme di un particolare colonialismo interno a danno delle
stesse masse europee: strumenti con cui irrigidire il rigore fiscale, sottraendolo anche ai residui
margini di manovra dei governi nazionali, e garantire così la creazione di nuove e più profonde
forme di sfruttamento e di marginalità sociali. Un prezzo altissimo di queste politiche genocide si
scarica infatti sulle varie classi lavoratrici (comprendenti anche la forza-lavoro migrante): queste,
messe le une contro le altre in nome della competitività internazionale, subiscono politiche di
assoggettamento miranti a farne sempre di più un esercito di lavoratori disciplinati che non ha più
nemmeno il diritto di lottare.
Entro un quadro del genere la repressione sociale e le dinamiche di militarizzazione del conflitto
politico e dei territori si fanno sempre più incalzanti. Fenomeni come quello in Val di Susa (TAV), a
Niscemi (MUOS) o come la criminalizzazione dei movimenti sociali in genere, costituiscono dei
veri e propri laboratori di governance repressiva, con cui i poteri dominanti provano a costruire
modelli politici per il futuro prossimo.
Lampedusa non fa eccezione, purtroppo. Dietro i riflettori della grande narrazione mediatica
dell'emergenza infinita e dell'accoglienza strappalacrime, da circa trent'anni è in atto sull'isola un
processo di militarizzazione, determinato dalla sua posizione strategica nel Mediterraneo. La
vicinanza con la Libia, ricca di petrolio ma politicamente non allineata (sino alla sua invasione da
parte di Nato e UE), ha favorito e giustificato la creazione di un presidio territoriale statunitense,
sotto egida Nato. La sua funzione di “ponte verso l'Europa” per i flussi migratori provenienti
dall'Africa l'ha poi trasformata, nell'ultimo decennio, nel baluardo militare di controllo delle frontiere
dell'Unione Europea, nell'ambito di programmi coordinati a livello europeo, come Frontex.
L'istituzione di agenzie militari europee come Eurosur e Frontex e i finanziamenti a loro stanziati,
sono stati giustificati, molto spesso, proprio dagli avvenimenti di Lampedusa. La tragedia del 3
ottobre 2013, in cui hanno perso la vita oltre 300 persone provenienti dall'Eritrea, ha provocato un
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LampedusaInFestival / 25-30 Settembre 2014, Lampedusa
potenziamento della presenza militare sull'isola e nelle acque circostanti, attraverso l'approvazione
dell'operazione Mare Nostrum. Ciò ha reso evidente la volontà di rispondere con soluzioni
prettamente militari, ancorché mascherate da ragioni umanitarie, a problematiche legate alla
negazione del diritto di autodeterminazione dei popoli. Questa risposta non va reputata casuale né
occasionale. La militarizzazione del Mediterraneo a fini “umanitari” e di “controllo” migratorio è
infatti un puro pretesto. Solo una minima parte degli arrivi “irregolari” (come vengono definiti dalle
autorità) avviene infatti via mare. Nonostante ciò il dispiegamento di risorse e lo stanziamento di
fondi sono enormi. Si vuole in realtà mantenere una cintura bellico-militare costantemente
mobilitata, su un'area di enorme interesse geo-politico, quale il nord Africa.Pratiche come lo
sfruttamento imperialista dei territori e la produzione e vendita di armi, infatti, generano
disuguaglianze sociali ed economiche, oltre allʼesodo di masse enormi.
La militarizzazione del territorio è un tassello fondamentale delle politiche colonialiste ed
imperialiste. Al colonialismo interno alla stessa UE fa dunque il paio il mai esauritosi impegno
coloniale a danno di tutte le aree 'fragili' o comunque appetibili del pianeta, ricchissime di risorse
biologiche ed energetiche, in particolare dell'Africa. Con in testa USA ed UE il sistema capitalistico
è impegnato nella produzione di guerre umanitarie o per la democrazia, nello sfruttamento
planetario del lavoro, nell'appropriazione di risorse, nella sottrazione di sovranità,
nell'annichilimento di interi popoli, nell'induzione di destabilizzazioni politiche (di questi giorni, la
criminale destabilizzazione dell'Ucraina), di crisi, di guerre intestine, di migrazioni di massa. Tutto
ciò aumenta ancora di più la radicale divisione tra le masse sempre più subalterne del mondo (sia
nei “centri” capitalistici che nelle “periferie”) e la cerchia ristretta dei potenti.
Lo sfruttamento di tutte le risorse naturali e l'inquinamento massiccio, derivato da sistemi di
produzione ormai insostenibili, hanno messo in pericolo la vita stessa del pianeta. La comunità di
Lampedusa, che da anni subisce tutte le conseguenze di queste politiche globali, da una parte si
vede negare i basilari diritti sanciti dalla Costituzione Italiana e dall'altra si trova ad essere
proposta come "Premio Nobel per la Pace”. Si continuano a ricevere premi e onorificenze che non
migliorano però concretamente la vita degli isolani; al contrario, in pieno clima da propaganda di
guerra, il clamore delle onorificenze contribuisce a velare mediaticamente la realtà attraverso il
velo della spettacolarizzazione di massa.
2. Concorso
Viene richiesto a tutti i registi, agli appassionati di video, ai collettivi che si occupano di cinema e a
tutte le realtà che producono documenti video, di contribuire al LampedusaInFestival con
produzioni che riguardino la tematica: Militarizzazione.
Attendiamo approfondimenti sullʼindustria bellica e storie connesse allo sfruttamento e al controllo
del territorio da parte di potenze imperialiste, multinazionali e poteri finanziari, storie
sulla militarizzazione intesa come strumento di controllo, razzismo, colonialismo,schiavismo,
imperialismo. Accoglieremo con particolare favore le testimonianze delle situazioni vissute nei
propri territori.
La manifestazione si svolgerà dal 25 al 30 settembre 2014. Durante le cinque serate verranno
proiettati tutti i film che accederanno alla fase finale del concorso. I vincitori verranno annunciati e
premiati nel corso dellʼultima serata.
2a. Regole di partecipazione
Lʼiscrizione al Festival è gratuita. Sono ammessi al concorso produzioni di qualsiasi genere e
durata. Si accettano solamente filmati su supporto DVD. Gli altri supporti non potranno essere
selezionati per la fase finale del concorso. Non sarà accettata la presentazione di più film su un
solo supporto DVD. Non verranno accettati filmati consegnati la sera della proiezione.
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LampedusaInFestival / 25-30 Settembre 2014, Lampedusa
2b. Premi
Sono previsti premi in denaro per le prime due opere selezionate dalla giuria. I membri della giuria
verranno resi noti tramite il sito web prima dellʼinizio della manifestazione.
I premi saranno suddivisi come segue:
— 1° premio: € 650,00
— 2° premio: € 350,00
2c. Modalità di invio delle opere
È necessario inviare i lavori, accompagnati da scheda di partecipazione e modulo di trattamento
dei dati personali, per lettera/pacco postale o per corriere, entro e non oltre il 10 agosto 2014 a:
Collettivo Askavusa c/o Giacomo Sferlazzo - Via Cala Pisana, 66 - 92010 Lampedusa (AG)
Gli autori devono compilare la scheda con lʼavvertenza di scrivere in modo leggibile nome e
cognome, indirizzo, città, telefono e dovranno firmare il consenso al trattamento dei dati personali.
Scheda di partecipazione e modulo di consenso al trattamento dei dati personali sono disponibili
online sul sito ufficiale dellʼevento: www.lampedusainfestival.com.
Le spese di spedizione sono a carico dellʼautore.
Si richiede la gentilezza di sottotitolare le opere in lingua inglese, vista la propensione del Festival
alla creazione di circuiti internazionali, gemellaggi e proiezioni allʼestero. I filmati non italiani
dovranno avere i sottotitoli in italiano oppure in inglese o francese.
Si richiede la gentilezza di inviare una foto di scena con una definizione di 300 dpi via email
allʼindirizzo: [email protected].
2d. Utilizzo delle opere
I filmati inviati non saranno restituiti e rimarranno presso lʼarchivio del Festival. Gli autori
autorizzano il LampedusaInFestival alla proiezione delle proprie opere per motivi promozionali o di
studio, senza fini di lucro, che si possono svolgere in momenti diversi dallʼevento stesso.
La selezione delle opere che verranno ammesse in concorso avviene a cura e a giudizio
insindacabile della direzione artistica del festival.
Al termine della preselezione, gli autori saranno informati telefonicamente o via email. Le opere e i
nomi degli autori selezionati verranno inoltre pubblicati sul sito ufficiale dellʼevento.
La manifestazione è sviluppata in collaborazione con:
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Re.Co.Sol. - Rete dei comuni solidali
BSA - Brigata di solidarietà attiva
eGlob web agency
Associazione culturale Archivio Storico Lampedusa
Assoimprenditori Isole Pelagie
8per Mille Tavola Valdese Roma
Legambiente Onlus
Rete del Caffè Sospeso - Rete di festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso
Il LampedusaInFestival ha il patrocinio del Comune di Lampedusa e Linosa.
La manifestazione è stata selezionata nel 2012 dallʼUNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali) come buona pratica contro il razzismo.
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